Rubel, Karl Marx e Il Socialismo Populist A, 1947
Rubel, Karl Marx e Il Socialismo Populist A, 1947
Rubel, Karl Marx e Il Socialismo Populist A, 1947
di Maximilien Rubel
Ora, non è che dodici anni più tardi che l’enigma fu risolto, la
lettera di Marx essendo stata ritrovata negli archivi di Pavel
Axelrod, a Berlino [6].
Negli abbozzi delle sue lettere a Vera Zasulich, Marx insiste sulle
idee di Maurer, e cita Lewis Henry Morgan in appoggio della tesi
secondo la quale la comune russa sia fattibile. Infatti, una delle
circostanze favorevoli alla sua conversione è, secondo Marx, che il
sistema capitalista occidentale- a cui essa ha avuto la fortuna di
sopravvivere, quando era intatto- si trova- si trova oramai in stato
di crisi permanente, crisi che non potrà finire che con la sparizione
del sistema capitalista e con un ritorno delle società moderne al
tipo “arcaico” della proprietà comune, forma in cui- come dice un
autore americano [16], tutt’altro che sospetto in quanto a tendenze
rivoluzionarie... - “il nuovo sistema” a cui la società moderna tende
“sarà una rinascita (a revival) in una forma superiore (in a superior
form), di un tipo sociale arcaico”. E Marx aggiunge: “Dunque, non
bisogna lasciarsi troppo spaventare dalla parola arcaico”.
4. - Un’alternativa fatale.
Abbiamo visto che, nella sua replica a Mikhailovsky, rimasta
inedita mentre era vivo, Marx si era opposto ad un’interpretazione
abusiva della sua analisi del capitalismo occidentale e contro la
tendenza a trasformare le sue teorie in una dottrina storico-
filosofica universalmente valida. Da allora, aveva riassunto il
risultato delle sue ricerche effettuate “durante molti anni” nella
seguente formula lapidaria: “Se la Russia continua a proseguire
lungo il sentiero seguito dal 1861, essa perderà la più bella
occasione che la storia abbia mai offerto ad un popolo, per subire
tutte le peripezie del regime capitalista”. E poco dopo, aveva
espresso questo ragionamento ipotetico nei seguenti termini: “Se la
Russia tende a diventare una nazione capitalista sul modello delle
nazioni dell’Europa occidentale- e durante gli ultimi anni si è data
da fare molto in questo senso- non riuscirà senza aver
preventivamente trasformato una buona parte dei suoi contadini in
proletari; e dopo di ciò, condotta nel girone del regime capitalista,
ne subirà le spietate leggi come altre nazioni profane” [22].
Nei suoi appunti per la risposta ai narodniki, Marx presenta
questa ipotesi sotto forma di un’alternativa, derivante dal carattere
dal carattere dualistico “innato” della comune rurale: o “il suo
elemento di proprietà prevarrà sul suo elemento collettivo, o questo
s’impone su quello. Tutto “dipende dall’ambiente storico nel quale
essa si trova”. Esiste dunque non una “fatalità storica” né in un
senso né in quello opposto: né la dissoluzione della comune rurale
né la sua sopravvivenza sono fatali, considerate isolatamente.
Soltanto quest’alternativa lo è.
Ora, per decidere del probabile futuro della comune, Marx, fedele
ai principi etici così come li aveva enunciati nelle sue Tesi su
Feuerbach, sposta il problema dal campo della teoria in quello della
pratica,- della pratica rivoluzionaria: “Qui non si tratta più, egli
sottolinea, di un problema da risolvere; si tratta del tutto
semplicemente di un nemico da battere. Non è più dunque un
problema teorico... Per salvare la comune russa, occorre una
Rivoluzione russa... Se la rivoluzione si fa al momento opportuno, se
essa concentra tutte le sue forze, per assicurare il libero sviluppo
della comune rurale, quest’ultima si svilupperà presto come
elemento rigeneratore della società russa e come elemento di
superiorità sui paesi asserviti dal regime capitalista”. Una volta
assicurate le sue nuove assise, la comune rurale russa “può
diventare il punto di partenza diretto del sistema economico al
quale tende la società moderna e cambiare pelle senza cominciare
dal suo suicidio”.
Ecco ora il testo definitivo della risposta che Marx fece a Vera
Zasilich [23]:
8 Marzo 1881.
41, Maitland Park Road, London N.W.
Cara Cittadina,
Una malattia di nervi che mi aggredisce periodicamente negli
ultimi dieci anni, mi ha impedito di rispondere prima alla vostra
lettera de 16 febbraio. Mi dispiace di non potervi dare un esposto
succinto e destinato alla pubblicità della questione che mi avete
fatto l’onore di propormi. Da mesi ho promesso un lavoro sullo
stesso tema al Comitato di San Pietroburgo. Tuttavia spero che
alcune righe basteranno nel non lasciarvi alcun dubbio sul
malinteso nei confronti della mia sedicente teoria.
Analizzando la genesi della produzione capitalista, sostengo: “In
fondo al sistema capitalista c’è dunque la separazione radicale del
produttore dai mezzi di produzione... la base di tutta questa
evoluzione è l’espropriazione dei coltivatori. Non si è compiuta in
modo radicale che in Inghilterra... Ma tutti gli altri paesi dell’Europa
occidentale percorrono lo stesso movimento (Il Capitale, ed.
francese, p. 315).
La “fatalità storica” di questo movimento è dunque
espressamente ristretta ai paesi dell’Europa occidentale. Il perché
di questa restrizione è indicato in questo passaggio del cap. XXXII:
“La proprietà privata, fondata sul lavoro personale... sta per essere
soppiantata dalla proprietà privata capitalista, fondata sullo
sfruttamento del lavoro altrui, sul salariato” (op. cit., p. 340).
In questo movimento occidentale si tratta dunque della
trasformazione da una forma di proprietà in un’altra forma di
proprietà privata. Presso i contadini russi si dovrebbe al contrario
trasformare la loro proprietà comune in proprietà privata. L’analisi
fornita in Il Capitale non offre dunque ragioni né a favore né contro
la vitalità della comune rurale, ma lo studio speciale che ne ho
fatto, e di cui ho cercato i materiali nelle fonti originali, mi ha
convinto che questa comune è il punto d’appoggio della
rigenerazione sociale in Russia; ma affinché essa possa funzionare
in quanto tale, bisognerebbe innanzitutto eliminare le deleterie
influenze che l’assalgono da ogni parte ed in seguito assicurarle le
condizioni normali di uno sviluppo spontaneo.
Ho l’onore, cara Cittadina di essere vostro devoto.
Karl MARX
Maximilien Rubel