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D'onofrio - Excerpta

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CORPVS CHRISTIANORVM

Continuatio Mediaeualis

cxx
CORPVS CHRISTIANORVM

Continuatio Mediaeualts

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LOGICA ANTIQVIORIS
MEDIAE AETATIS

I
EXCERPTA CATEGORIARVM
ET
ISAGOGARVM

TVRNHOLTI
TYPOGRAPHI BREPOLS EDITORES PONTIFICII
MCMXCV
EXCERPTA ISAGOGARVM
ET
CATEGORIARVM

nunc primum edidit

IVLIVS
d'ONOFRIO

TVRNHOLTI
TYPOGRAPHI BREPOLS EDITORES PONTinCII
MCMXCV
ù4m

svmptibvs svppeditante
Svpremo Belgarvm Magistratv
pvblicae institvtioni
atqve Optimis Artibvs Praeposito
EDITVM

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A mia madre
INTRODUZIONE

I. Gli Excerpta isagogarum et categoriarum


e la logica alto-medievale

L'inventario manoscritto del fondo Reginense latino della Bi


blioteca Vaticana, redatto intorno alla metà del '700 dallabate Do
menico Teoli, scriptor dal 1721 al 1761, segnala al n0 12.81, come
primo titolo, un testo anonimo di argomento logico: De Praedica-
bilibus et Praedicamentis Quaestiones.
Tale intitolazione non si legge perô sul Reg. lat. 1281, un elegante
codice pergamenaceo composto di due parti, entrambe databili
intorno ai primi decenni del secolo undicesimo: è stato con tutta
probabilità lo stesso Teoli a risolvere di sua iniziativa in questa
forma, facendo ricorso ad un linguaggio logico più consueto, l'er-
metica iscrizione in capitale che introduce l'opuscolo al f. iv della
seconda delle due parti che lo compongono: Incipiunt excerta
categogarum et isagoriarum C).
L'enigma di questo titolo non è perô di difficile soluzione: a
parte l'ortografia scorretta (.excerta per excerpta), è infatti evidente
che, coscientemente oppure no, lo scriba altomedievale respon-
sabile della trascrizione ha operato una curiosa metatesi sillabica
tra i due genitivi plurali isagogarum e categoriarum. E' perô pro-
babile che per l'onesta erudizione settecentesca di Teoli anche
dopo lo scioglimento della trasposizione sillabica restasse ancora
priva di significato, o quanto meno bizzarra, la trasformazione in
sostantivo femminile plurale - sul calco delle categoriae aristote-
liche - del titolo latinizzato dell'operetta di Porfirio di Tiro (Isago
ge) che l'intera tradizione tardo-antica e medievale accoglie come
introduzione M'Organon aristotelico. Cosicché si è ritenuto auto-
rizzato a sostituire questa anomala terminologia con quella corri-

(') L'inventario Teoli si trova nella sala Barberini della Biblioteca Vaticana con il
numero di collocazione 385. La descrizione completa del Reg. lat. 1281, al f. 170', è
la seguente: "De Praedicabilibus, et Praedicamentis Quaestiones: 'Quot in omni...'
(iv). De Philosophia, et Grammatica ехcефга: 'Philosophia...' (17). De Calculi Ra-
tione, et de Mensuris, ac Ponderibus Liber, sub nomine Abbonis Abbatis Floriacen-
sis: 'Unitas...' (2ov). Abbonis Abbatis Floriacensis Commentarii in Canonem Pascha-
lem Victorii; ea enim tantum superest ex huiusmodi Commentario: 'Calculum...'
(29*). De Numero, Pondere, et Mensura Liber: 'Amor sapientiae...' (29*). Cod(ex)
ex Mem(brana) fol(io) C(hartae) Scriptae) 44". Sull'inventario Teoli cfrj. Bignami-
Odier, Lefond de la Reine à la Bibliotbèque Vaticane, in Collectanea Vaticana in
bonorem Anselmi Ai. Card. Albareda a Bibliotbeca Apostolica edita, I, Città del Va
ticano, 1952 (Studie test!, 219), [p. 159-189], p. 186-187.
VIII INTRODUZIONE
spondente forgiata da Boezio nelle sue traduzioni e vulgata nei
testi logici del più maturo Medioevo universitario: praedicabilia
per indicare i contenuti dell'opuscolo porfiriano e praedicamenta
per le 'categorie' aristoteliche. Per quanto poi riguarda la parola
Quaestiones, è evidente che Teoli l'ha dedotta dalla natura dialo
gica dell'opuscolo, articolato in una serie di domande e risposte
introdotte rispettivamente dalle sigle "Q." e "S.".
In verità la correttezza terminologica del titolo proposto dal
manoscritto, Excerpta isagogarum et categoriarum, trova un'ulte-
riore conferma r\e\Yexplicit, ancora in capitale, al f. iyT: "finiunt
super ysagogas et categoriias expositiones". E, lungi dall'essere
anomalo o scorretto, l'uso di questo particolare linguaggio logico
costituisce già da solo una motivazione sufficiente per collocare la
composizione degli Excerpta nei secoli dell'alto Medioevo,
quando la logica si chiamava ancora dialectica e l'educazione fi
losofica degli studiosi era limitata alle sintetiche esposizioni degli
insegnamenti delle arti liberali reperibili nelle fonti manualistiche
tardo-antiche: fonti sommarie e superficiali, ma sufficienti per for-
nire le informazioni di base richieste da una tecnica di scuola la
cui principale aspirazione, oltre la completezza, era la facile ap-
plicabilità pratica delle regole ivi apprese in via teorica. E' proprio
in questi secoli, infatti, che si puô constatare nelle opere degli
scrittori che si occupano di logica una diffusa utilizzazione della
trascrizione facilitata in forma di sostantivo femminile plurale del
titolo greco non soltanto dcWIsagoge di Porfirio, ma anche del Peri
bermeneias di Aristotele. Ed a partire dalle Etymologiae di Isidoro
di Siviglia, proprio come i praedicamenta boeziani vengono più
semplicemente e diffusamente chiamati, con la traslitterazione del
nome greco, categoriae, cosi il nome isagogae (o ysagogaé),
designa correntemente quelle che più tardi verranno vulgate
come "quinque voces", ossia i praedicabilia boeziani (genere,
specie, differenza, proprio, accidente); e periermeneiae (con
le possibili varianti grafiche peribermeneiae, peribermeniai,
perierminiai, ecc.) è il nome complessivo degli argomenti dei
primi capitoli dell' opuscolo aristotelico che Boezio aveva tradotto
e commentato con il titolo latino De interpretation (nome, verbo,
discorso e sue specie) 0). Tali forme, riprese e consacrate da

(*) Cfr IsidoRo di Simc.ua, Etymologiae siue Origines, II, 25, 1 - PL 82, i42D-143A;
ed. W. M. Lindsay, Oxford, 1911 (senza numeraz. delle pagine): "De isagogis Por-
phyrii. Post Philosophise definitiones..., nunc isagogas Porphyrii expediamus. Isa-
goga quippe Graece, Latine introductio dicitur, eorum scilicet qui Philosophiam in-
cipiunt: continens in se demoastrationem primarum rationum de qualibet re quid
sit suaque certa аc substantiali definitione declaretur"; per "perihermeniae", cfr
INTRODUZIONE EX
Alcuino (0, sono poi attestate nelle opere degli scrittori carolingi
e tardo-carolingi più impegnati nello studio e nella pratica della
dialettica (4); ma talvolta ritornano anche presso autori meno di-

ibid., 27, 1-3, 145CD. I due neo-sostantivi sono invece ancora assenti in Cassiodoro,
lnstitutiones saecularium iitterarum, 3, 8 - PL 70, 1169В, ed. R.A.B. Mynors, Oxford,
1937, p. m, fonte privilegiata di Isidoro per la dialettica. Sul titolo latino del Peri
bermeneias, cfr Boezio, Commentartus in librum Aristotelis Peri bermeneias, Edi-
tio prima, I, prol. - PL 64, 294D; ed. С Meiser, Leipzig, 1877, p. 32,8-12; e Editio se
cunda, I, prol. - PL 64, 395A; ed. С Meiser, Leipzig, 1880, p. 6,25-7,5; e cfr J. Isaac,
Le "Peri Hermemeias" en Occident de Boéce à Saint Tbomas, Paris, 1953 (Bi
bliotbèque Tbomiste, 29), p. 6.
(') Cfr Alojino, De dialectica, 1 ("De philosophia et partibus eius") - PL 101,
953AB: "Clarolus]. Quot sunt species dialecticae? - Ajlbinus]. Quinque principales:
isagogae, categoriae, syllogismorum formulae (et) diffinitiones, topica, perierme-
neiae"; ibid., 2 ("De isagogis"), 953B: "C. Quae sunt isagogae? - A. Isagoga quippe
Latine introductio dicitur. - С Quid significat introductio? - A. Introductio es1, quae
sensum nostrum per varias divisiones rerum communium ad proprietatem cujusli-
bet rei introducit". Per "perihermeniae" cfr ibid., 15, 972C-973A. Ancora di Alcuino
cfr De rbetorica et virtutibus, schem. - PL 101, 947; e, in dipendenza evidente dal
suo insegnamento, Libri Carolini (Capitulare de imaginibus), 2, 30 - PL 98, 1105BC;
ed. H. Bastgen, MGH leges. 3, conc. 2, suppi, Hannover - Leipzig, 1924, p. 97: "Illic
quoque (cioè nella sacra Scrittura) inveniet ysagogas, quae ad inquirendas res
leciorem utiliter introducunt; categorias...; definitiones vel modos syllogismorum...;
topica...; perihermenias..., quae omnia proprie artis sunt dialecticae".
(4) Cfr Giovanni Scoto Erjugena, Annotationes in Marcianum, 157,5 - ed- СE.
Lutz, Cambridge (Mass.), 1939. p. 93,2-9: "Isagogae, introductiones. Et est prima pars
artis dialecticae, et sunt quinque numero: genus, species vel forma, differentia,
proprium, accidens. Isagogae autem dicuntur introductiones, quia sine illis diflini-
tio non potest esse et per notitiam earum pervenitur ad decem cathegorias, id est
praedicamenta. In periermeniis, hoc est interpretationibus, quaeritur quid nomen,
quid verbum, et quo modo iunguntur sibi invicem, quid affirmatio, quid negatio, et
quid species" (è significativo il fatto che l'editrice Lutz, imbarazzata come forse lo è
stato l'abate Teoli dall'apparente anomalia del termine, si sia ritenuta autorizzata a
correggere nel testo la parola periermeniis con il titolo greco dell'opuscolo aristo
telico: cfr ibid., I. 7 e app. crit. corrispondente). Da notare che del commento eriu-
geniano al quarto libro (De dialectica) del De nuptiis di Marziano Capella desto
nel quale non si incontrano le espressioni in questione) si possiedono due diverse
redazioni: questa glossa, che si propone come una preliminare sistemazione del-
l'insegnamento dialettico, si trova in questa forma soltanto nella seconda versione.
Nella prima, invece (ibid., p. 84,1-3), il termine "isagoge" è usato al singolare: "Isa
goge, introductio. ...Isagoge autem introductio dicitur, quia nisi notitiam earum quis
habuerit, ad decem genera rerum non potest ascendere" (ho parzialmente preci-
sato punteggiatura e ortografía dell'edizione). Collegabile all'insegnamento di Gio
vanni Scoto è anche il seguente testo, probabilmente la glossa iniziale del com
mento al De dialectica pseudo-agostiniano di Remigio di Alxerre, che cito dal ms.
Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 12949, al verso di un foglio ¡nserito tra i ff. 22 e 23:
"'Dialectica est bene disputandi scientia' et caet. Item, dialectica est communium
animi coneeptionum rationabilium diligens investigatrixque disciplina (su questa
formula cfr Giovanni Scoto, Peripbyseon, I, 27 - PL 122, 475A; ed. I. P. Sheldon-
X INTRODUZIONE
rettamente coinvolti in ricerche di nашга filosofica ('). E si sono
poi soprattutto diffuse in rubriche o in glosse, come testimonianza
di una consuetudine di scuola, in un grandissimo numero di co-
dici di argomento logico (*), la cui redazione è anteriore alla ге-
staurazione della corrispondente terminologia logica boeziana,
compiuta poi, più o meno definitivamente, intorno al volgere del
dodicesimo secolo (7).

Williams, Dublin, 1968, p. 112,3-4), cuius officium est discernere vera a falsis. Partes
vero sunt eius quinque: isagogae, id est inlroductiones; cathegoriae, praedica-
menta; periermeneias, de interpretatione; topica, loci dialectici; sillogismus, ver-
bum e venbo...".
(') Cosi in PaOUNO d'AQUIIEIa, Concilium Forojuliense... ¡n causa sacrosanctae
Trinitatis et Incarnationis Verbi divinl congregatum, 7 - PL 99, 2Í5D, con "isago
gicas conclusiones" sono indicate in senso lato le argomentazioni dialettiche. Ed è
da notare l'uso di isagoge, -es, come sostantivo singolare alla greca, nel senso di
'introduzione' о 'prefazione', nell'Epistula praefatoria di Angeiomo di Llxeuil al
Commentarius in Geneslm- PL 115, 110C, ed. E. Dümm]er, MGH eplst. 5, Kar. aev. 3,
p. 622,7; e poi ancora nelle sue Enarraiiones in libros Regum, I, 1 - PL 115, 248C, e
In Cantica Canticorum, 1 - PL 115, 577A. Introductlo è d'altronde il significara di
isagoge anche secondo il Liber glossarum, detra Glossarium Anstleubt, vero e pro
prio dizionario carolingio di latino: cfr ed. W. M. Lindsay, Paris, 1926 (Glosaria la
tina iussu Academias Britannlcae edita, 1). p. 603*. E gli esempi potrebbero es-
sere moltiplicati.
O A titolo di esempio, nel codice della Biblioteca Vaticana, Reg. lat. 1332 del
decimo secolo, che contiene il secondo commento boeziano M'Isagoge (è il ms. R
dell'edizione Brandt, v. infra, nota 75), l'incipit al f. i' recita: "Commentum Boecii
in isagogas"; e (explicit al f. 45': "quinquae fit optatus hic finis isagogarum"; e an
che ГоPегепа stessa di Porfirio, ¡vi trascritta ai margini del commento, è accompa-
gnata da intitolazioni dello stesso tipo; cfr al f. iv: "incipit liber artis dialecticae in-
troductiones qu(ae) et isagog(ae) Porphyrii"; e al f. 40v: "explicit liber isagogarum
Porphyrii" (su questo codice cfr anche infra, p. XLVIIl-LIII). Esempi simili sono re-
peribili in altri manoscritti boeziani dell'XI sec. E per quanto riguarda il De inter
pretatione, si puô ricordare l'intilolazione della versione boeziana del trattato ari
stotelico nel ms. Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 87, dell'XI sec., secondo l'editore
Meiser (£di//o prima, p. 1, app. cr.): "Incipit liber /xríermí-HeiíjrumAristotelis'. An
che i cataloghi di manoscritti altomedievali attestant) tale terminologia: cfr in G.
Becker, Catalogt Btbliotbecarum Antiqut, Bonn, 1885, in particolare le seguenti in
titolazioni di manoscritti di Porfirio, Aristotele e/o Boezio: n. 32,394 (p. 69); n. 41,1
(p. 126); n. 43,9 (p. 130); n. 44,66-71 (p. 131); n. 68,236-238 (p. 153); n. 76,45 (p. 179) e
139 (p. 181); n. 114,26-29 (p. 232); n. 121,15-17 (p. 247); eco
(7) Cfr ancora in Abelardo, Historia calamitatum, 2 - PL 178, 119B; ed. J. Mon-
frin, Paris, 1962 (19784), p. 65,93-94: "...Porphyrius quoque in -ysagogis suis..."; biso-
gna perô segnalare che Abelardo nelle opere logiche preferisce indicare i predica-
bili boeziani come "quinque nomina" (о più semplicemente "quinque (haec]"): cfr
Lоgica Ingredientibus"- ed. В. Geyer. Münster, 1919 (Beitrüge zur Gescbicbte der
Pbilosopbie des Mittelalters, Texte und Untersucb., 21), p. 2,21-38; Lоgica "Nostro-
rum" - ibid., Münster, 1933, p. 509,9-23 (questa discordanza terminologica non è
stata notata da chi è intervenuto sulla questione, ancora discussa, dell'autenticità
INTRODUZIONE XI
L'uso del termine isagogae preferito alla terminologia boeziana
nel titolo e nei primi capitoli degli Excerpta del manoscritto
reginense (*), è perô tanto più significativo in quanto, già ad una
prima lettura, le domande e risposte di cui è intessuto il testo di
questo opuscolo mostrano di essere effettiva mente il risultato
complessivo di un'opera di excerptio, ossia di antologizzazione e
sintesi, proprio dai commenti che lo stesso Boezio ha dedicato ri-
spettivamente in due versioni all'operetta di Porfirio e in una alle
Categoriae di Aristotele. E' infatti sorprendente constatare in un
testo di logica altomedievale l'accostamento del linguaggio arcaiz-
zante, dominante nei secoli nono e decimo, all'utilizzazione pro
prio di quei testi boeziani la cui assenza aveva permesso o comun-
que accompagnato la diffusione di tale terminologia in un conte
sto didattico elementarizzato, e la cui rinnovata utilizzazione sco-
lastica, fra undicesimo e dodicesimo secolo, ne determinerà poi
definitivamente l'abbandono.
Il titolo Excerpta isagogarum et categoriarum rende perciô
conto adeguatamente della natura del testo: un dialogo scolastico
sugli insegnamenti elementari della prima parte della logica vetus
- quelli relativi alla logica del termine, ossia alla dottrina della de-
terminazione del significato dei singoli elementi del discorso - co-
struito con excerpta (estratti letterali alternati a brevi riassunti e
parafrasi) dalle opere boeziane dedicate a questo argomento; con
un intento dunque non soltanto di semplificazione e chiarifica-
zione rispetto alla corposità delle opere di Boezio, ma anche, e

abelardiana de\YHistoria e dell "Epistolario: per uno "status quaestionis" cfr I. Pa


gant, Epistolario o dialogo spirituals? Postule ad una interpretazione della corri-
spondenza di Abelardo ed Eloisa, in Studi medievali, 3a Ser., 27,1, 1986, p. 241-318; e
P. von Moos, Heloise und Abaelard, in Gefälscbt.' Betrug in Politik, Literatur, Wis
senscbaft, Kunst und Musik, hrsg. von K. Corino, Nördlingen 1988. p. 150-161). Da
notare ancora la compresenza delle diverse terminologie anche nel glossario (risa-
lente alla metà circa dell'JQ sec.) del cosiddetto Papia Vocabuusta (cfr ed. Milano,
1476; oppure Venezia, 1485; in entrambi i casi senza numerazione delle pagine), s.v.
Isagoga-. "Isagoga introducto, eorum scilicet qui philosophiam incipiunt, continens
in se rationem primarum demonstrat ionu m . Hanc transtulit in latinum Victorinus
orator, commentumque eius quinque libris Boetius edidit"; e s.v. Pertbermeneias
(solo nell'ed. milanese): "Perihermeneias liber subtilissimus... Omnis elocutio
mente conceptae rei est interpres: hanc Aristoteles perihermeneiam nominat, quam
interpretationem nos appellamus...". L'awenuta svolta terminologica è comunque
chiaramente delineata in Garlando Computista, il quale nella Dialectica si adegua
stabilmente all'uso proprio della fonte boeziana, fin dal titolo della prima sezione
dell'opera "De quinque praedicabilibus": cfr ed. L. M. De Rijk, Assen, 1959 ( Wijsge-
rigen Teksten en Studies, 3), p. 3,3.
(*) Cfr nella presente edizione: 1, 10, 2о, 26; 3, 20; 5, 21; 29, 1-3 e 17-2о. Per l'uso
sostantivato di periermenetae cfr invece 1, 17 e 85, 10.
XII INTRODUZIONE
soprattutto, di ricostituzione sintetica di una unità didattica, in par-
ticolare la prima, per la disciplina dialettica insegnata nelle scuole
altomedievali.
Quest'operazione culturale è dunque caratterizzata, a prescin-
dere dalla scarsa originalità del testo, dal prezioso connotato della
novità. Un'utilizzazione cosi diretta e articolata in ambito didattico
dei commenti logici boeziani non è infatti attestata con frequenza
nell'alto Medioevo. Se si escludono le brevi glosse carolinge di
Israele Scoto all'Isagoge ('), la prima documentata utilizzazione
metodica in ambito scolastico dei commenti logici di Boezio alla
parte iniziale dell' Organon sembra risalire solo a Gerberto di Au-
rillac, maestro e quindi vescovo di Reims e poi ancora pontefice
con il nome di Silvestre II (t 1003), stando almeno alla testimo-
nianza dello storico Richero di Saint-Remi, suo discepolo a Reims,
che in un famoso passaggio delle Historiae, descrive nel modo
seguente il programma delle lezioni di dialettica di Gerberto:

Dialecticam ergo ordine librorum percurrens, dilucidis sententiarum


verbis enodavit. Inprimis enim Porphirii ysagogas, id est introductiones,
secundum Viaorini rhethoris translationem, inde eiiam easdem secundum
Manlium explanavit. Cathegoriarum, id est praedicamentorum, librum Ari-
stotelis consequenter enucleans. Periermeneias vero, id est de interpreta-
tione librum, cuius laboris sit, aptissime monstravit. Inde etiam iopica, id
est argumentorum sedes, a Tullio de Greco in Latinum translata, et a
Manlio consule sex commentariorum libris dilucidata, suis auditoribus in-
timavit. Necnon et quatuor de topicis diíferentiis libros, de sillogismis ca-
thegoricis duos, de ypotheticis tres, diffinitionumque librum unum, divi-
sionum aeque unum, militer legit et expressit (io).

(') Edite sotto il criptico nome 'Icpa' da C. Baeumker e B.S.F. von Waltershau
sen in Frübmittelaltertlicbe Glossen des Angeblicben lcpa zur Isagoge des Por
pbyritis, Münster, 1924 (Beiträge, 24,1), le glosse contenute nel ms. Paris, Bi
bliothèque Nationale, lat. 12040, ai ff. ч6r-52\ sono state giustamente restituée alla
paternità di Israele Scoto da C. Jeldv, Israel le Grammairien et la tradition manu-
scripte du commentaire de Remi d'Aitxerre, in Studi Medievalt, 3* Ser., 18. 2, 1977, [p.
185-248], p. 204-205; e quindi da É. Jeauneau, Pour le dossier d'Isrûel Scot, in Arcbi
ves d'Histoire doctrinale et littéraire du Moyen Age, 52, 1985. [p. 7-72], p. 15-16. Dal
punto di vista formale queste glosse, redatte tra la fine del LX e l'inizio del X sec. in
ambiente ¡nfluenzato dall'insegnamento di Giovanni Scoto Eriugena, costituiscono
una significativa anticipazione del metodo applicato negli Excerpta, in quanto si
propongono come un rapido commento deWIsagoge porfiriana sostanzialmente
costituito da brevi ritagli dei corrispondenti passaggi boeziani, senza perô aveme
gli stessi intenti di sistematicità e completezza.
(io) RiaiERO di Saint-Remi, Historiae, III, 46-47 - PL i38, 102C-10У1; MGH scr. 3, p.
617; ed. G. Waitz, MGH Ser. rerum germ, in usum scbol., Hannover, 1877. p. 101.
INTRODUZIONE XIII
E' interessante il fatto che anche Richero, come l'anonimo au-
tore degli Excerpta, continui ad adoperare in parte la terminolo
gia che potremmo definire pre-boeziana, parlando ancora di "Por-
phirii ysagogae id est introductiones" nel momento stesso in cui
segnala invece in Gerberto un'utilizzazione programmatica, deci-
samente avanzata rispetto ai suoi tempi, non soltanto dei primi
commenti di Boezio sulla logica vetus, ma anche di altre sue opere
logiche poco frequentate in età carolingia, come il commento ai
Topica di Cicerone e le monografie sui topici e sui sillogismi.
Ma ancora più interessante è allora constatare la presenza al-
l'interno degli Excerpta di alcuni passaggi, tra loro lontani nel
corso della successione di domande e risposte, il cui contenuto
dottrinale è sensibilmente vicino alle problematiche dibattute pro
prio nell'unico opuscolo di logica scritto da Gerberto, intitolato De
rationali et ratione uti ("). In queste pagine infatti l'anonimo, su
bito dopo aver sottoposto alla sua antologizzazione proprio le
stesse pagine deWlsagoge e del commento di Boezio che hanno
occasionato l'interesse problematico da cui è nato questo breve
trattato gerbertiano, si interroga sulla relazione di predicabilità che
puô unire ad una differentia logica, ossia "rationale", peculiare
della specie "animal rationale", un'altra differentia, "ratione uti".
Nel manoscritto reginense questi passaggi sono poi trascritti una
seconda volta, con alcune differenze formali, alla fine del testo e
in forma isolata da esso, riuniti in una specie di esposizione con
tinua, senza intitolazioni particolari ("). Non si tratta di citazioni
letterali, né di parafrasi dirette dal testo del De rationali et ratione
uti, ma il contenuto dottrinale ed il linguaggio consentono dei pa-
rallelismi estremamente significativi, in base ai quali sara possibile,
determinando la dipendenza dell'anonimo da Gerberto, descri-
vere nelle sue linee generali un interessante episodio della tradi-
zione scolastica di questo opuscolo, che deve forse essere consi
derara il primo scritto originale non manualistico di logica di età
medievale, dai tempi di Boezio C3).
Ma l'utilizzazione del De rationali et ratione uti nel corso degli
Excerpta, oltre ad avere offerto un'indicazione precisa per la loro
collocazione in un determinara contesto storico-culturale, si è ri-
velata anche utile come strumento di indagine per individuare al

eo Gerberto d'Aurillac, De rationali et ratione uti- PL 139, 159A-160D; ed. A.


Olliers, Oeuvres de Gerbert, Clermont-Ferrand, 1867, p. 297-310. Nel testo degli
Excerpta i passaggi in questione comspondono ai cap. 16 e 79-81.
(") Ms. Reg. lat. 1281, ff. 17''v: questi estratti sono qui editi in Appendices, I/1-2.
(") Per un confronto fra il testo degli Exceгpta e ¡I De rationale, cfr infra p.
LXXV1-LXXXII.
XIV INTRODUZIONE
tre testimonianze manoscritte relative all'opera dell'anonimo del
codice reginense.
Era proprio concentrando la sua attenzione su una possibilitâ
di collegamento con l'opuscolo di Gerberto, per esempio, che
Lambertus Maria De Rijk, in un articolo sulla produzione altome-
dievale relativa al trivium a S. Gallo, indicava una delle maggiori
motivazioni di interesse storico-dottrinale per un incompiuto Dia
logas tra "M." (Magister) e "D." (Discipulus), costituito in gran
parte di estratti dal secondo commento di Boezio aW'Isagoge di
Porfirio, da lui rintracciato in un manoscritto di Vienna, Österrei
chische Nationalbibliothek, Pal. lat. 2508, ff. n'-2гv, anch'esso da-
tabile tra X e XI sec. C4). Confrontando questo testo con gli
Excerpta del manoscritto reginense, ci si accorge subito che si
tratta di una versione compendiaria, ossia più breve e semplificata
(quasi Xexcerptio da un' excerptió), della sola sezione di essi rela
tiva alle isagogae, limitata inoltre alla serie di questioni provenienti
dal secondo commento boeziano: e poiché il manoscritto Vien
nese si interrompe bruscamente proprio verso la metà del se
condo passaggio sui rapporti tra rationale e ratione uti, che nella
versione integrale del reginense costituiscono la conclusione della
prima parte dell'opera, ci è impossibile attualmente sapere se nella
sua struttura originale questa versio brevis degli Excerpta com-
prendesse oppure no anche una sezione sulle Categoriae ('')-
Un secondo caso in cui una notizia relativa ad un testo collega-
bile con il De rationali et ratione uti di Gerberto mi ha consentito
il reperimento di una nuova testimonianza manoscritta del testo
degli Excerpta, concerne il codice della Bibliothèque Nationale di
Parigi, lat. 8672, databile ancora una volta tra la fine del X e l'inizio
dell'XI sec. e contenente, fra l'altro, una incompleta trascrizione
del De nuptiis Mercurii et Pbilologiae. Claudio Leonardi, infatti,
nella descrizione che ne propone nel suo catalogo dei manoscritti
di Marziano Capella, segnala ai ff. 88r-89r la presenza di un fram-
mento anonimo di argomento logico, del quale trascrive un inci-
pit già sufficiente da solo per metterlo in relazione con le temati-

(M) L. M. De Rijk, On tbe curriculum of tbe Arts of tbe Tritium at St. Gallfrom с
S¡o<. 1000, in Vivarium, 1, 1963, (p. 35-86l, p. 57-64. De Rijk propone un incipit erro
neo del testo, poiché, senza rilevare che il copista ha lasciato lo spazio vuoto per
una iniziale, legge "nam multiplex animae vis..." anziche "(Q)uam multiplex..." (cfr
nella presente edizione 25, 1). Nel corso della sua descrizione analitica del testo,
De Rijk ne propone anche altre frammentarie citazioni, in trascrizioni perô non
sempre ineccepibili. Sul manoscritto Viennese cfr infra, p. XXXVII-XXXDC.
(") La versio brevis degli Excerpta è edita nel presente volume in Appendices,
П.
INTRODUZIONE XV
che di Gerberto: quaestio est quomodo ralione uti... C*). Una ve
rifica diretta consente di constatare non soltanto che questo fram-
mento (che si estende in verità soltanto sul f. 88") è di natura
simile a quelli inseriti negli Excerpta, pur se non coincide testual-
mente con nessuno di essi O7); ma anche che ad esso segue un
secondo frammento, sempre anonimo e di natura logica, non se-
gnalato da Leonardi (che lo ha evidentemente ritenuto tutt'uno
con il precedente), in cui è facilmente riconoscibile proprio la se-
zione iniziale degli Excerpta. Introdotto dall'intitolazione lrtci-
piunt quaestiones de minori commento isagogarum, questo testo
(ff. 88v-890 costituisce dunque un secondo testimone della primis-
sima parte dell'opera (nella versione del reginense), corrispon-
dente ai soli primi tre capitoli della presente edizione, alla fine dei
quali il frammento si interrompe con senso compiuto ma senza
alcuna indicazione conclusiva C8): una prova in più, dunque, del
fatto che gli Excerpta devono aver goduto nel loro secolo di una
certa diífusione in ambito scolastico.
Ancora una terza indicazione (e non si puô escludere che non
sia l'ultima) proviene poi dal catalogo dei manoscritti di Orléans
redatto da Charles Cuissard, che al n. 267 (vecchia numer. 233), se-
gnalando al f. iv (» f. 3) un testo il cui incipitè Sub rationali enim
differentia duae considerantur differentiae, rivela, ancora in un
codice boeziano dellXI secolo, l'esistenza di un ulteriore fram
mento, sempre relativo ai temi di Gerberto, non corrispondente
ad alcuno dei precedenti, ma che mostra alcuni parallelismi con
un luogo boeziano già inserito dall'anonimo autore degli Excerpta
proprio nel capitolo che precede i suoi passaggi sui rapporti tra
rationale e ratione uti ('').

Un solo manoscritto dunque, in base agli attuali risultati di tali


ricerche, riporta la versione originale, la più ampia e l'unica inte
grale, dell'opuscolo. Ma altri testimoni, tutti più o meno coevi, do-
cumentano nel loro insieme l'esistenza di una storia peculiare e

(") CfrC Leonardi, I codici di Marziano Capella, Milano, 1959-1960, p. 438-439,


n. 163.
C7) Questo frammento è qui edito in Appendices, 1/3.
('*) Vexplicit è quello indicato da Leonardi per il frammento sul de rationali et
ratione uti: "...propria signincatione condudit". Non ci sono sul manoscritto altre
tracce del testo degli Excerpta: al verso del f. 89 segue infatti, dall'inizio, un'opera
grammaticale di Servio. Cfr infra, p. XXXTV-XXXVI.
( ") Cfr Ch . Cuissard, Catalogue Général des manuscrits des Bibliotbèquespubli
ques de France, Départements, 12, Orléans, Paris, 1989, p. 130. L'edizione di quest'ul-
timo frammento è in Appendices, 1/4. Il testo parallelo degli Excerpta è, nella
presente edizione, al cap. 78, 15-25.
XVI INTRODUZIONE
ramificata di quest'opera. La copia completa del manoscritto regi-
nense non dovrà perciô essere considerata il risultato del lavoro
di uno studioso isolato, priva di diffusione negli scriptoria del suo
tempo: al contrario la produzione degli Excerpta si inserisce natu
ralmente, contribuendo a farlo meglio conoscere e comprendere,
all'interno di un settore ben determinato della cultura scolastica
altomedievale, quello degli studi di dialectica, la terza delle arti
del trivium, in una fase collegata al diffondersi nelle scuole degli
scritti di Boezio e delle discussioni di problematiche ad essi ine-
renti.
Questo opuscolo anonimo è passato fino ad oggi inosservato
anche presso chi per altri motivi si è accostato ai contenuti dei
manoscritti che, in forma integrale, ridotta o parziale, lo traman-
dano: senz'altro a causa del fatto che, ad uno sguardo superficiale,
è facile giudicarlo privo di originalità speculativa e quindi poco
interessante per la storia del pensiero cristiano altomedievale. E
invece, ad una più attenta valutazione e adeguata ricollocazione
nella comice dello stato delle arti liberali fra i secoli X e XJ, questo
testo rivela di essere un prezioso documento di storia intellettuale:
un utile contributo per la ricomposizione di una temperie di studi
sulla quale possediamo oggi ancora conoscenze superficiali e di-
radate, sufficienti perô a far percepire l'esistenza di un lavorio di
scuola molto più diffuso e fecondo di quanto non consenta di va-
lutare solo quanto ci è pervenuto, in forma episodica e isolata,
delle opere logiche dei personaggi di maggiore spicco, tra i quali
fu Gerberto di Reims.

П. I manoscritti

i. CrrrÀ del Vaticano,


Biblioteca Apostólica Vaticana,
Reg. lat. 1281 ( V)

Descrizione

Nella situazione attuale il codice raccoglie, in una legatura in


pergamena chiara con cuciture e frammenti di lacci in pelle dello
stesso tipo, due parti di origine diversa. Una mano moderna le ha
contrassegnate a matita rispettivamente con le cifre arabe 1 e 2
iscritte in un circoletto sul recto dei primi fogli all'angolo superiore
destro.
Sul recto di ogni foglio dell'intero manoscritto, al centro del
margine inferiore, sempre a matita (forse ad opera della stessa
INTRODUZIONE XVII
mano), una numerazione moderna unisce in progressione le due
parti: per la prima i fogli cosi numerati vanno dal n. i al n. 8, per la
seconda dal n. 9 al n. 52. Il numero 44 è stato corretto (a. c. era 42
o 45). И 45 è stato cancellato da una macchia di inchiostro nегo.
Ancora a matita un'altra numerazione conta sull'angolo esterno
ogni facciata, sia al recto sia al verso; questa serie è attualmente
leggibile su tutta la prima parte (dall'i al 16, in corrispondenza dei
ff. 1-8), ma ne restano tracce anche nella seconda (sono leggibili
in particolare i nn. 24, 26, 28, 30 e 32, in corrispondenza rispettiva-
mente dei ff. 4v, sv, 6\ 7V e 8V).

Prima parte Membr., XI sec. (*0), mm. 320x240


(260x180 ca.), ff. 8, fasc. I*.
Non c'è altra numerazione oltre quella a matita sopra segnalata. Il
testo è mediamente scritto su due colonne, con poche eccezioni,
da mani diverse. Poche annotazioni marginali. 50/51 righe. Iniziali
in inchiostro rosso ai ff. ir (- f. 1), 2v (- f. 4), 3г (- f. 5), 4' (- f. 7);
in verde al f. 4V (- f. 8). Intitolazioni in rosso ai ff. ir (- f. 2), 2V e 3г
(- ff. 4 e 5); in verde al f. 4V (- f. 8) e in verde e rosso al f. $' (- f.
9). Spazio lasciato in bianco per iniziale e intitolazione al f. 6r (- f.
n). Annotazioni marginali in capitale per evidenziare gli argomenti
ai ff. 6r-7v (- ff. 11-14).
Fascicolazione ("):

fasc. rigatura foratura


I'* >»<«« »»»»

Contenuto:
1. f. 1ra"1* (- ff. 1-2) Abbone di Fleury, Epistula ad Geraldum et Vi
talem sull'era dionisiana ("). (Intit.) "Epistula Abbonis (a.c. Ab-

(*0) Propone una datazione di questa parte al XII sec. P. Cousin, AbЬоп deFleu-
ту-sur-loire. Un savant, un pasteur, un mart)* à Iafin du Xe siècle, Paris, 1954, p.
24-25 e 27-28. Di qui forse questa datazione è passata a A. van de Vyver, Les œuires
inédites d'Abbon de Fleury, in Revue bénedictine, 47, 1935, [p. 125-169], p. 156 e a M.
Mostert, Tbe Library ofFleury. Л Provisional List ofManuscripts, Hilversum, 1989
(Middeleeuwse Studies en Bronnen, 3), p. 280, n. BF 1487. Dal punto di vista paleo-
grafico mi sembra pero opportunа una retrodatazione all XI.
(") Per la descrizione sommaria della fascicolazione di ciascun codice mi at-
tengo al seguente schema: fascicoli in cifre romane, con esponenziale arabo per le
pagine secondo la numerazione del codice; i segni ) e ( per indicare rigatura e fo
ratura sul recto o sul verso di ciascun foglio (un'eventuale rigatura effettuata tanto
sul recto quanto sul verso è indiana dal simbolo corrispondente in grassetto).
(**) Questa prima lettera, datata 1004, è solitamente associata nella tradizione
XVIII INTRODUZIONE
banis) Floriacensium Abbatis ad GKRBLDXM et XKTBLEM"
(questa crittografia del nome dei destinatari è comune anche ad
altri testimoni). Onc.) "Amatorum Christi amator A[bbo] Floria
censium rector fratribus et filiis Gliraldo] et V[itali]. Saepe me-
mini..."; (expl.) "...ab ipsis cunabulis erudivit. Val[etel". Alcune
note marginal) al f. ir.
Al f. 2rv (- ff. 3-4) segue una tavola computistica che propone
tre cicli da Dionigi il Piccolo, indicati nelle rubriche rispettiva-
mente come l 'ultimo (ma al margine destro una mano recente
annota: "penultimus ciclus Dionisii"), il primo e il secondo (*J).
La tavola è commentata in una postilla, scritta su pagina intera:
(inc.) "Sicut dictum est a primo et secundo, sic sequuntur reli-
qui..."; (expl.) "...inicium XmiVIII cycli".

2. ff. 2"*-3га (= ff. 4-5) Abbone di Fleury, Epistula ad Geraldum et


Vitalem sull'anno della passione di Cristo (M). Untit.) "Quid
Dionisius senserit", all'ultimo rigo del testo precedente; "Epistu
la Abbonis de Anno Dominicae Passionis. Quid ipse". (Inc.)
"Humilis Floriacensium rector Ab[bo] suis fratribus et filiis... Ve-
stra (ms. vestram) karitas fratres karissimi me compellit enodare
quaestiunculam..."; (expl.) "...primum hominem de limo terrae
formasset. Valete".

manoscritta con la seconda agli stessi monaci floriacensi (cfr n. 2), anche se di so
lito la segue anziche precederla: frequentemente entrambe sono unite al com-
mento di Abbone sul Calculus di Vittorio d Aquitania (vedi seconda patte del co-
dice, n. 7). Cfr van de Vyver, Les œuvres inédites (v. supra, nota 20), p. 154-158. Le
due lettere di Abbone a Geraldo e Vitale non fanno parte della raccolta edita ne]
volume 139 della Patrologia Latina-, soltanto questa prima è stata pubblicata da P.
Varin, Lettre sur Ies cycles dionysiaques, in Bulletindu Comité des Monuments écrits
de l'Histoire de France, sect. Histoire, Sciences, Lettres, 1, 1849, P- ii7-128. dal ms.
Chartres, Bibliothèque Municipale. 75. Entrambe invece sono state trascritte (secon
do una notizia di van de Vyver) da E. Baluze, che le ha copiate. proprio da V, nel
ms. Paris, Bibliothèque Nationale, Fonds Baluze 129, ff. 173-177. Sull'autenticità delie
due fpistole, comunque, non sussistono dubbi (per altro la formula incipitaria della
prima ritorna identica anche in testa ad un'altra epistola di Abbone, la n. 10 in PL
139, 433A). Per la storia della loro scoperta ed una valuiazione di esse in relazione
aile altre opere scientifiche di Abbone cfr: J. Mabillon, Annales Ordinis Sancti Be
nedict!, XLII, 52-53, t. Г/, Lucca, 1739, p. 160; Histoire littéraire de ¡a France, VII, Pa
ris, 1746, p. 170; U. Bewjere, Abbon de Fleury, in DHGE, I, 1912, col. 49-51; A. Cor-
douani, Abbon de Fleury, Hériger de Lobbes et Gerland de Besançon sur l'ère de
l'Incarnation de Denys Ie Petit, in Revue d Histoire Ecclésiastique, 44, 1949, [p. 463-
468], p. 465-468; Cousin, Abbon de Fleury-sur-Loire(v. supra, nota 20), p. 24-28; A.
Vidier, L'bistoriograpbie d Saint-Benoît-sur-Loire et les miracles de Saint Benoît,
Paris, 1965, p. 110, n. 258.
(") Cfr PL 67, 493-498.
( M) Datata 1003. Cfr supra, nota 22.
INTRODUZIONE XIX
Seguono (ma collegati al corpo della lettera) al f. 3га"ь (- f. 5)
due frammenti da Beda, De temporum ratione. Primo
frammento С): (intit.) "Beda refert in libro de temporibus ca-
pitolo XLVII"; (inc.) "Quia (ms. qua) lunaris circulus decenno-
venalis est..."; (expl.) "...incipientem fieri iam quasi annorum
XXX". Secondo frammento (**): (inc.) "Sequitur Beda in eodem
libro cap. LXII (sic) loquens de magno circulo paschae, in quo:
Anni dominicae incarnationis suo certo tramite..."; (expl.)
"...eiusdem sacrosanctae incarnationis annum".
Di seguito, ancora al f. 3*, senza soluzione di continuità, an
che qui una postilla abboniana: (inc.) "Quo loco Beda innotuit
quia si temporibus primi hominis..."; (expl.) "...tertius vero obi-
tum Benedicti piissimi patris".
Mezza colonna del f. 3гЬ (- f. 5) e l'intero f. 3V (- f. 6) sono in
bianco.
3. f. 4ra"vb (= ff. 7-8) DiONiGi il Piccolo, Liber decemnovennalis
nella revisione abboniana.
Comincia al f. 4ra-vb con VEpistula de ratione Pascbae ad Pe-
tronium episcopum(*7). (Intit.) "Incipit liber Dyonisii Exigui".
(Inc.) "Domino beatissimo et nimium desiderantissimo patri Pe-
tronio episcopo Dionisius Exiguus. Pascalis festi (ms. festa) ra-
tionem quam..."; (expl.) "...divina gratia custodire dignetur.
Explicit praefatio".
Segue l'introduzione, al f. 4vb: (intit.) "Incipit cyclus decem-
novenalis quem Graeci..."; (expl.) "...tertius decimus circulus
decennovenalis decimus lunaris est".
Quindi, al f. 4vb, un breve commento, simile alle postille di
Abbone indicate sopra nelle due epistole: (inc.) "Hic autem
cyclus Dionisii quinque decennovenalibus constat..."; (expl.)
"...praedicti primi cicli terminaretur".
Al f. 5r (- f. 9) la tavola computistica di Dionigi secondo la
revisione cui fa riferimento Abbone nella conclusione della se
conda delle due lettere, seguita ancora da una postilla abbo
niana, sotto la tavola, al centro del foglio su pagina intera: (inc.)
"Tres circa concurrentes quadranguli designant..."; (expl.) "...et
hebraica ventas deinceps".
Il f. 5V (- f. 10) è bianco.

(") Cap. 47 - PL 90, 492А-496Л.


('*) Cap. 65 -PL 90, 52oB.
('7) E' inscrita come prefazione al Liber in PL 67, 483D-494A, ma pubblicata an
che come lettera separata ibid., 19A-23B.
XX INTRODUZIONE
4. ff. 6га-8га (- ff. 11-15) Girolamo, Eplstola de monogamia ad
AgerucbiamC). (Inc.) (senza rubr. e intitolaz., dopo uno spa-
zio in bianco di ca. 7 righe) "In veteri via novam semitam quae-
rimus..."; (expJ.) "...sub nomine tuo titulum possidet. Explicit
Hieronimus de monogamia ad Ageruchiam". Varie brevi anno-
tazioni marginali segnalano gli argomenti trattati nel corso del-
l'epistola e le citazioni (*').
La seconda colonna del f. 8r (- f. 15) e l'intero f. 8V (- f. 16)
sono in bianco. Su quest'ultimo foglio, danneggiato da buchi e
strappi, è stato apposto il timbro della Biblioteca Vaticana.

Seconda parte Membr., XI sec. in., mm. 335/340x245


(255x175 ca), ff. 44, fasc. I-II*, III4, IV-VI8.
Oltre le due serie di numerazioni comuni alla prima parte, questa
seconda ha anche una regolare numerazione antica sul recto di
ogni foglio, all'angolo superiore destro (ff. 1-44). Sul f. 44v in alto a
sinistra è stato apposto il numero 34 in inchiostro scuro. Al mar
gine inferiore del f. 3 un taglio lineare di circa 8 cm. è stato restau
rato da una cucitura. Scrittura uniforme, su pagina intera (unica
eccezione: su due colonne i ff. 21 r-29'). 41 righe per pagina. Ini-
ziali: lasciata in bianco al f. ir; decorate a penna ai ff. 6', 7', 8r, 9™,
10"', i3v, цг, i5v (quattro iniziali), i6v (tre), 17' (quattro), 17V (due),
2ir, 27r (due), 28v, 29r, 29v (due), 3^, 39r(due), 39 v. Intitolazioni in
nero.
Per una certa fase della storia del codice i sei fascicoli sono stati
separati e ordinati male, in modo che il terzo precedesse il se-
condo. Tale circostanza è testimoniata da due indizi: a) i richiami
in gotica corsiva al margine inferiore dell'ultimo foglio di ciascun
fascicolo; b) le tracce di un danno da roditore, sul lato destro del
manoscritto: tanto l'apposizione dei richiami, quanto l'intervento
dell'animale sono evidentemente awenuti in un momento in cui
l'ordine dei primi tre fascicoli era stato invertira. La legatura che
ha successivamente riunito nel giusto ordine i sei quaternioni ha
utilizzato tasselli pergamenacei con elegante scrittura gotica.
Fascicolazione (attuale e corretta):

fasc. ligatura foratura


.. »»«« «««O
II'-,« >»X<« »»»»
ИГ7"*0 «» «»

(") PL 22, 1046-1059, n. 123.


(") ln fondo al f. 8' (- f. 15), in rasura, non è più leggibile una scritta, forse della
stessa mano che ha copiato il testo dell'epistola.
INTRODUZIONE XXI
lV-*8 »»«« »»»»

Vl'7- (0X0) »««»


Contenuto:
i. ff. 2r-17r Excerpta isagogarum et categoriarum. (Intit.) "Inci-
piunt excerta categogarum et isagoriarum (sic)". Unc.) "(Q)uot
in omni expositione praelibant magistri?..."; (expl.) "...et equi-
vocum secundum multiplicitatem. Finiunt super ysagogas et ca
tegorias expositiones".
2. f. 17r Divisio pbilosopbiae. Si tratta di una delle numerose ver-
sioni di questo testo che si incontrano in manoscritti altomedie-
vali, soprattutto di argomento logico, probabilmente collegabili
nella loro origine con l'insegnamento di Alcuino e in partico-
lare con gli schemi di divisione delle scienze apposti alla fine
del suo De rhetorica et virtutibus. Come si puô vedere, la se
conda parte del testo sembra infatti anche qui una schematiz-
zatione della prima, e potrebbe anzi essere disposta, come nelle
pagine alcuiniane, in forma di grafico riassuntivo (30). In calce
le va nanti del codice:

Philosophia" tripharieb primo diuiditur, id est in theoreticam, practi-


cam et logicam. Sed hae tres speciesc uel partes subdiuisiones singulae
capiunt isto modo. Theoreticad id est contemplatiua in tres diuiditur, id

(,0) La prima parte coincide, con solo lievi varianti, con una divisione identica
trascritta da B. Bischoff, dal ms. Bamberg, Staatliche Bibliothek, Hist. nat. 1, del IX
sec., in Eine verscbollene Einteilung der Wissenscbaßen, in Arcbives d'bistoire
doctrinale et littéraire du Moyen Age, 25, 1958, lp. 5-20I, p. 5-6, nota 2 (e in Id., Mit
telalterlicben Studien, I, Stuttgart, 1966, (p. 273-288], p. 273-274, nota 2). Alle altre
numerose testimonianze manoscritte di questo testo o di testi imparentati segna-
late da Bishoff si puô ancora aggiungere il codice Firenze, Biblioteca Medicea Lau-
renziana, S. Marco 113, f. 20' (sec. XII), il cui testo corrisponde sensibilmente con
quello di V fino aW'explicit, e anzi prosegue con le seguenti parole che aggiun-
gono alla divisione della filosofia quella dei sensi scritturali: "Practica actualis hinc
theoretica ascendit. Theoretica inspectiva historiae spiritualis. Tropologia morum
compositio. Allegorica figura. Anagogen ad superna ducens". L. Thorndike, A Ca
talogue of Incipits ofMediaeval Scientific Writings in Latin, London. 1963, col. 1043,
segnala ancora altri testimoni, tra cui uno, il codice Paris, Bibliothèque Nationale,
lat. 74J8, f. 217v""b, nel quale (secondo le sue indicazioni) la divisione della filosofía
è attribuita ad Alcuino. Sulla competenza riconosciuta nell'alto medioevo all'inse-
gnamento della dialettica per simili divisioni della filosofia, che costituiscono in un
certo senso un'introduzione о una prima regola della disciplina, cfr. G. d'Onofrio,
Fons scientiae. La dialettica nell'Occidente tardo-antico, Napoli, 1986 (Nuovo Me
dioevo, 31), p. 57-78.
XXII INTRODUZIONE
est in theologicam, physicam et mathematicame: theologica est cogni-
tio diuinorumr; physica" est naturalium rerum peruestigatio; mathema-
tica est in ediscendish accommoda ("), quae et ipsa in quattuor diuidi-
tur, in geometriamr, arithmeticam, astronomiam, musicam. Practica, id
est actualls, item in tres diuiditur: in ethicam', id est moralem; in oeco-
nomicamk, id est dispeasatiuam; in politicam, id est ciuilem. Logica est
quae similiter tripharie1 subdiuiditur: in dialecticam, id est disputato-
riam; epidkticam, id est demonstratiuamm; et sophisticam, id est frau-
dolentam ac fictam.
Philosophiae" diuisio haec est: theorica, id est contemplatiua; prac
tica, id est actualis; logica, id est rationales. Theologica diuinis in rebus,
physica in humants et naturalibus, mathematica in ediscendis. Ethica0,
moralis; oeconomicap, dispensatiua; politica, ciuilis. Dialectica, dispu-
tatoria4; epidictica, demonstratiua; sophistica, id est fraudolenta uel
ficta.
Geometria constat in spatiorum, id est formarum, dimensione. Arith-
■ metica ad numeros cognoscendos. Astronomia ad cognitiones stella-
rum. Musica ad modulationes sonorum.

"phylosophya "triphariae cspeties "theoritica 'matheticam 'diuinarum


"phisica hdiscendis 'geometria 'aethicam kaeconomicam Hriphariae
"demonstraticam "phylosophiae "etyca peconomica 4)isputoria

3. f. I7r Frammento anonimo contenente una divisione in quattro


forme del discorso interrogativo ("percontatio interrogandi"):

Quattuor modis est percontatio interrogandi. Uno modo interrogat


quis aliquem, ut magisier discipulum, cupiens scire si scit ipse quod
interrogat. Alio modo interrogat homo aliquem, ut discipulus magi-
strum, causa discendi, cupiens scire quod nescit. Tertio modo interro-
¡ gat subsannando hoc quod ipse seit, et scit ipsum nescire quod inter-
rogat. Sed interrogatio talis debet esse, ut sit aut negatio aut confessio:
ut, si quis interrogauerit te 'quid est sciscitatio?', continuo aut age, aut
nega. Sed (sic; fors, quarta) percontatio talis est quam iussit uno modo,
ubi diuersa possunt responden et semper habet subauditionem, et
> semper cum grauitate pronuntiatur, ut: 'quid existis uidere? arundinem
uento agitatam?' (Mt 11,7), percontatio subauditur.

4. f. 17r Breve annotazione vocabulistica. Si trova di seguito al te


sto precedente, ma dopo un segno di paragrafo:

Tinea in uestimentis est, eruca in holere, termes in ligno, tarmus in


lardo.

(") Questa lezione (in ediscendis accommoda) è confermata dal manoscritto di


Firenze; nel manoscritto di Bamberg si legge soltanto in ediscendis Cfr anche in
fra, I. 15.
INTRODUZIONE XXIII
5. f. 17™ Due brevi testi De rationali et ralione uti(3*). (Inc.) "In-
terrogatio: Quomodo ratione uti de rationali potest praedica-
ri..."; (expl.) "...dicunt maius esse ratione uti quam rationale".

6. ff. I7v-19v Trattato anonimo (e qui privo di intitolazione) sulla


corrispondenza tra le otto parti del discorso secondo la gram-
matica e le dieci categorie secondo la logica. Il testo, che è stato
pubblicato da Paul Piper con il titolo Distributio omnium spe-
cierum nominum inter calbegorias Aristotelis ("), si interrompe
a circa 14 righe dalla fine della versione edita. (Inc.) "Octo par
tes orationis in grammatica quales in seipsis dictiones sint li
quido ostendunt..."; (expl.) "...potuit ergo locum monstrare sine
(ms. siue) corpore sicut numerum monstravit sine (ms. siue)
corpore: I, II, III. Ergo (•")".
Il f. 2or è bianco.

7. ff. 2or-44v Abbone di Fleury, Commentarius in Calculum Vlcto-


rii Aquitaniae uel Isagoge arilbmeticae uel Tractatus de nu
mero, pondere et mensura О4). L'opera è composta di più parti:
i. f. 20™ Praefatio de ratione calculi (")' (Intit.) "Incipit
Praefatio de ratione calculi". (Inc.) "Unitas illa unde om-
nis multitudo numerorum procedit..."; (expl.) "...per qua-
druplicationem usque ad III et sic usque ad finem". Il re
sto del f. 20 v è bianco.

(") Vedi supra, p. XIII. Cfr Appendices, I/1-2.


(") Cfr P. Piper, Die Scbriften Notkers und seiner Scbule, I, Freiburg i. Br. - Tü
bingen, 1882. p. LXXV-LXXXrX. Piper utilizza il manoscritto di origine sangallense
Bruxelles, Bibliothèque Royale, 10615-10729, f. 65": il testo di Vsi interrompe a p.
LXXXVIII dell'edizione. Anche l'edizione Piper è pero incompleta, e lo stesso edi-
tore ha successivamente pubblicato la parte finale dell'opera, ritrovata al f. 74"
dello stesso manoscritto, in Zeitscbrift für deutscbe Pbilologie, 22. 1890, p. 278-286;
cfr De Rjjk, On tbe Curriculum (v. supra, nota 14), p. 48.
(*4) Cfr N. Blbnov, Gerberti, postea Silvestri II pupae Opera Matbematica. Ber
lin, 1899, p. 197-208 (ignora la testimonianza di V). Cfr inoltre van de Vyver, Les ceti
tres inédites (v. supra, nota 20), p. 137-140; e G. R. Evans - A. M. Peden, Natural
Science and tbe Liberal Arts in Abbo of Fleury s Commentary on tbe Calculus of
Victorias of Aquitaine, in Viator, 16, 1985, p. 109-127: a p. 109, n. 4, i due studiosi
inglesi nominano il Reg. lat. 128t, senza ulteriori precisazioni, all'intemo dell'elenco
dei manoscritti noti di quest'opera.
(") Pubblicata ira le opere di Beda fin dalle prime edizioni moderne (cfr infra,
note 45 e 71) e in PL 90, 677A-678B e 677CD; quindi, recentemente, dal manoscritto
Berlin, Deutsche Staatsbibliothek, Phillipps 1833, f. J', da Evans - Peden, Natural
science, p. 126-127.
XXIV INTRODUZIONE
ii. f. 2ira-29rb Testo del Calculus di VittorIo di Aquitania

¡ii. f. 29v Nuovo prologo di Abbone, che introduce, in que-


sto caso, il commento (37). Unfit., in fondo al f. 29*):
"Incipit explanatio in calculo Victorii qu(a)m ysagogen
arithmeticae (ms. arinmeticae) placeat dici". (Inc.) "Cal-
culum Victorii dum quondam fratribus..."; (expl.) "...sin
gula quibus insunt in causa. Unde hinc congruum suma-
tur exordium".
iv. ff. 29v-44v Tractatus de numero, mensura et pondere, ov-
vero il commento vero e proprio di Abbone. (Intit.) "In
cipit tractatus de numero, pondere et mensura". Unc.)
"Amor sapientiae qui a graecis philosophia dicitur...";
(expO ".et decies quini sunt quinquaginta". Il titolo qui
indicato trova conferma in un passaggio della prefazione
delle Quaestiones Grammaticales dello stesso Abbone
(3»).
v. f. 44 v Nuova trascrizione della prima Praefatio (cfr supra,
i: il testo è quasi identico).
Il resto del f. 44v è bianco, con il timbro della Biblioteca Va
ticana.

Storia del manoscritto

Da Jean Nicot Le prime indicazioni precise sulla sto-


aPaulPetau ria del codice riguardano la sua se
conda parte, sul cui f. ir [cfr Tav. I]
diverse annotazioni attestano la provenienza dal fondo privato di
Jean de Villemain Nicot (1530 - 1600), erudito francese, vissuto ne-
gli anni dei conflitti di religione, che raccolse una discreta serie di

('*) II Calculus, un repertorio strumentale di tavole per il computo cronologico


e di elenchi ragionati di unità di misura in uso nell'antichitá, è stato edito, in ma
niera pero incompleta (limitatamente cioe alie tavole di computo della prima parte
del testo), da G. Friedlein, in BuUettino di Bibliografia e di Storia delle scienze ma-
tematicbe efisicbe. 4, 1871, Roma, 1872, p. 3-23, che si basa oltre che su V anche sul
Reg. lat. 1569, sul quale cfr infra, note 64 e 70.
(") Edito da E. Martène e U. Durand in Tbesaurus novus anecdotorum, I, Paris,
1717, p. 118-119.
C) Cfr Abbone Di Fletrv, Quaestiones Grammaticales, 50 - PL 139, щЪ; ed. A.
Guerreau-Jalabert, Paris, 1982 (Les Belles Lettres, Auteurs Latins du Moyen Age, 1), p.
275: "...Sed quia de his, ut mihi uisum est, satis disserui in libellulo quem precibus
fratrum coactus De numero, mensura et pondere olim edidi super Calculum Victo
rii, ideirco hic plura dicere supersedi...". Ancora più vicina alla forma qui indicata è
l'intilolazione del ms. berlinese, Phillipps 1833, f. 7v: "Incipit tractatus de numero,
mensura et pondere".
INTRODUZIONE XXV
codici provenienti dalle biblioteche di monasteri francesi disa-
strate dalla guerra civile ("): Y ex-libris, in alto, in elegante corsiva,
Ex bibliolbeca Nicotiana, che una mano successiva ha corretto,
sovrapponendo i caratteri, in Petaniana; un numero di catalogo,
N. 8; al centro, qualche centimetro più in basso, un alfa capitale
seguito da un punto e da un tbeta capitale; e, nella parte inferiore
della pagina (sotto il timbro della Biblioteca Vaticana), il motto su
due righe xkpecriv xaî ттарр-qcrCav - Né senza sfinge Né senza Edipo,
anch'esso caratteristico dei manoscritti di Nicot C0).
La mano che ha corretto Yex-libris, sostituendo Nicotiana con
Petauiana, ci consente di identificare facilmente il successivo pos
sessore della seconda parte di V. anche questo manoscritto infatti,
come la quasi totalita di quelli posseduti da Nicot, è passato, pro-
babilmente alla sua morte, alla biblioteca di Paul Petau (1568-1614),
prevalentemente formata di manoscritti provenienti anche in que
sto caso da monasteri saccheggiati dagli Ugonotti ma ulterior-

C) Nato a Nîmes nel 1530, Nicot svolse incarichi politici sotto Enrico II e Fran
cesco II. In occasione del matrimonio di Margherita di Valois con Sebastiano di
Portogallo accompagnô la sposa in qualità di ambasciatore di Francia a Lisbona.
Qui ebbe occasione di conoscere le proprietà medicinali del tabacco, coltivato nei
giardini reali portoghesi: ne inviô i semi a Francesco II e a Caterina de' Medici,
awiandone cosi la divulgazione nel mondo scientifico europeo. In suo onore il
botanico Jacques Dalechamps, ne\\' Historia generalis plantaru m (2 voll., Lione,
1586), chiamô il tabacco berba Nicotiana; di qui Carlo Linneo trasse il nome scien-
tifico della pianta, Nicotiana tabacum, da cui derivó poi anche quello della nico
tina. Dal 1651 circa Nicot si ritirô a vita privata dedicandosi ad attività letterarie: va
ricordato per aver curato l'edizione delle Historiae Francorum (o Degestis Fran-
corurri) di Aimoino di Fleury, noto anche quale biografo di Abbone (Paris, 1567): e
soprattutto quella del Tbrésor de la languefrançaise, tant ancienne que moderne
(ed. post., Parigi, 1606), che puô essere considerato il più antico dizionario di lin
gua francese a stampa. Sulla sua biblioteca cfr K. A. De Meyier, Paul en Alexander
Petau en de gescbiedenis van bun bandscriflen..., Leiden, 1947, p. 76-79.
(4e) Coppie di leitete maiuscole al centro del foglio tornano in altri manoscritti
che riportano l'ex-libris di Nicot e ne costituiscono una sorta di numerazione: è
probabile che anche il numero 8 fosse relativo alla raccolta nicoziana, ma non pos-
sediamo alcun catalogo che consenta di ricostruirne la composizione originaria.
Altri codici provenienti dalla raccolta di Nicot sono ricordati da De Meyier, Paul en
Alexander Petau. p. 78-79: alcuni ira essi sono in effetti numerati anche con cifre
arabe, altri no. A questi posso aggiungere un altro antico reginense, da me studiato
nel contributo Maleriale didattico per le discipline del trivium in un manoscritto
altomedievale (Reg. Iat. 1461), in Le cbiavi delia Memoria. Miscellanea in occasione
del I centenario delta Sitióla Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Arcbhistica, a
cura della Associazione degli ex-Allievi, Cilla del Vaticano, 1984, p. 347-383 (Littera
Antiqua, 4).
XXVI INTRODUZIONE
mente arricchita da acquisti di lotti di libri da collezionisti
dell'epoca (4i).
La correzione operata da Petau sulYex-libris di Nicot non gli è
abituale (4*). Ma, sempre sulla seconda parte di V, lo stesso Paul
Petau ha lasciato anche altre tracce della sua inconfondibile
scrittura (43). Per esempio al margine superiore del f. 20 v, all'inizio
del commento al Calculus, ha annotato: Abbonis Floriacensis ab-
batis-, precedono due minuscole greche, uno iota con spirito dolce
e un sigma con un trattino superiore in verticale: forse un'abbre-
viazione per il titolo Isagoge (*<). Quindi ha aggiunto sullo stesso
foglio, al margine sinistro in alto, in riferimento alla prima prefa-
zione al testo: excusa inter Opera Bedae Tom. Ip. 147 (4'); poi ha
tracciato una riga e ha continuato sotto: i(dem) p. 44 (4é). Infine
ha apposto ancora un'intitolazione al margine superiore del f. 29*',
all'inizio del secondo prologo di Abbone: Abbo Floriacensis Ab
bas super Calculum Victorii (47).

(4') Su Paul Petau e suo figlio Alexandre e sulle loro biblioteche, oltre il già ri-
cordato e fondamentale lavoro di De Meyier, Paul en Alexandre Petau, cfr anche:
Bignami-Odier, Lefond de la Reine (v. supra, nota 1), p. 163 e 180; С Cau-mhr. Kö
nigin Cbristina, ibre Bibliotbekare und ibre Handscbriften. Beiträge zur europäi
scben Bibliolbeksgescbicbte, Stockholm, 1977, p. 156.
(4') AI f. 2' del manoscritto Citta del Vaticano, Reg. lat. 1661, sotto il titolo della
Regula de abaco di Gerbeno dAurillac, Petau ha invece aggiunto il proprio nome
(P. Petatius) in calce al motto di Nicot. Cfr. Blbnov, in Gerberti Opera (v. supra,
nota 34), p. LXXXII.
(4') Cfr uno specimen della scrittura di Paul Petau in De Meyer, Paul en Alexan
dre Petau, tav. in corrispondenza di p. 28: alcune caratteristiche particolari, come
la s allungata sopra e sotto il rigo e soprattutto le legature -per- e -ter-, consentono
lidentificazione.
(*') Cfr supra, p. XXTV, per il nome Isagoge Aritbmeticae ne\['\m'no\azione del f.
29' -
(-") II rinvio è all'edizione bedana di Basilea del 1563, dove effettivamente il te
sto si trova con il titolo Bedae presbiteri praefatio in libellum de ratione calculi,
alle col. 147-148 del primo tomo.
(4*) Tale indicazione è con tutta probabilità relativa al f. 44' di questa stessa parte
di V, dove è copíato una seconda volta Ü testo del prologo: vedi supra, p. XXTV.
(47) Sul f. i', circa tre centimetri sotto Xex-libris nicoziano-peiaviano, sempre al
centro, è stata scritta e quindi successivamente erasa una indicazione di contenuto.
I raggi ultravioletti rivelano una scrittura moderna diversa da quella di Petau: essa
appaniene comunque a qualcuno che ha identificato la natura logica degii Excerpta
(il primo testo in questa parte del codice) e che per determinarla usa una termino-
logia appartenente, come nel caso del catalogo di Teoli, ad epoche diverse da
quella della stesura: Dialogus in quinque noces Porpbyrij et categorias Aristotelis.
INTRODUZIONE XXVII
Da Alexandre Petau Dopo la тortе di Paul Petau il suo
a Isaac Vossius fondo fu arricchito, fino a circa 1500
manoscritti, da ulteriori acquisizioni
del figlio Alexandre (1610-1647). Acquistata poi, alla тortе di que-
st'ultimo, da Isaac Vossius (i618-1689), la biblioteca petaviana con
fluí quindi nel fondo della regina Cristina (.•*). La seconda parte di
Vfaceva dunque parte dei circa 200 manoscritti (un quarto del
fondo reginense originario) che Cristina riuscî dopo la sua fuga a
farsi portare a Roma nel 1657 e che nel 1690 fu acquisita dalla Bi
blioteca Vaticana sotto papa Alessandro VIII.
Ma è possibile dimostrare che anche la prima parte del codice
si trovava nel fondo di Alexandre Petau acquistato da Vossius. Ab-
biamo infatti diversi cataloghi dei manoscritti di Alexandre Petau,
divisi per sezioni tematiche ordinate alfabeticamente al loro in
terno, nei quali si ritrovano titoli relativi al contenuto tanto della
prima quanto della seconda parte di V, secondo la sua composi-
zione attuale (-"). Sia infatti nel manoscritto Paris, Bibliothèque
Nationale, lat. 13076, dove ai ff. 225^282' i Benedettini della Pro
cura romana della Congregazione di S. Mauro hanno copiato un
catalogo forse elaborato all'atto della vendita a Vossius 0o); sia in
un'edizione a stampa di questo stesso elenco curata da Bernard
de Montfaucon nella sua Bibliolbeca bibliolbecarum nel XVI II
sec. ("); sia ancora nel cosiddetto Catalogo di Anversa, oggi ma
noscritto Vat. lat. 8171, redatto da Vossius in questa città nel 1655
durante una tappa della regina e delle sue casse di libri nell'av-
venturoso viaggio verso Roma ('*); sia infine nel Vat. lat. 7764 che
deriva dal precedente ("): in tutti questi cataloghi si possono leg-
gere più o meno in posizioni corrispondenti i seguenti titoli, tra
loro separati, ma tutti posteriormente contrassegnati dall'apposi-
zione di un numero comune, il 423, che segnala la collocazione

(4*) Cfr Bignami-Odier, Lefond de la Reine, p. 163. Isaac Vossius (da Voss), figlio
dellerudilo olandese, storico e grammatico calvinista Gerhard Johannes (1577-1649),
fu a sua volta erudito, filologo, ricercatore e editore di testi con specifici interessi
per la storia, la cronologia e la teologia. Tra il 1650 e il 1655 (con un'interruzione tra
il '52 e il '53) gli fu affidata la guida della biblioteca di Cristina di Svezia. Cfr Nieuw
Sederlandiscb Btogrnfiscb Woordenboek, I, Leiden, 1911, s.v., col. 1519-1525.
(4') Su questi cataloghi, cfr Bignami-Odier, Lefond de la Reine, p. 174-187.
С0) Probabilmente il catalogo oggi conservato a Leida, Bibliotheek der Rijksu-
niversiteit, Voss. lat. Q. 76.
C) B. de Montfaucon, Biblioibeca bibliotbecarum manuscriptorum nova. I,
Paris, '739, P- 61-96 (Biblioibeca Alexandri Petavii in Vaticana).
(") II Vat. lat. 8171 è costituito di due inventan: il primo descrive il primitivo
fondo della regina raccolto negli anni svedesi; il secondo, ai ff. 174r-404r, è invece
un catalogo del fondo Petau.
(") Ai ff. i'-117r, copia del secondo inventario del Vat. lat. 8171.
XXVIII INTRODUZIONE
unica delle due parti riunite di V nel successivo primo catalogo
romano del fondo reginense: S. Hieronimi epistola de monogamia
ad Agerucbiam (nella sezione "Scriptura Sacra, Patres et Theolo-
gi"); Abbonis Floriacensis, epistola et tractatus de compoto - Eius-
dem super Calculum Victorii - Eiusdem de cyclo Pascbali (nella
sezione "Philosophi"); Dionisii Exigui de ratione pascbalisfesti li
ber - Eiusdem de Cyclo magno tractatus (nella stessa sezione); e
infine Excerpta Isagogiarum et Calbegoriarum (nella sezione "Phi
losophia tractatus auctorum incertorum") (M). Nel catalogo pari-
gino, perô, e in Montfaucon che ad esso attinge, il numero 423 è
quasi sempre preceduto (con la sola eccezione dell'epistola di Gi-
rolamo) da un altro numero, che dunque indica la segnatura nel-
l'originario catalogo di Alexandre Petau: ora, mentre per il com-
mento al Calculus e gli Excerpta questo numero è lo stesso, il 326,
per le altre opere tale corrispondenza non sussiste (")' Questo si
gnifica che mentre colui o coloro che hanno aggiunto il n. 423 tro-
vavano tutte queste opere in un unico manoscritto, il redattore del
primitivo catalogo petaviano le incontrava ancora separate e di
stinte.
E' dunque evidente che l'unificazione deve essere awenuta ad
opera di Isaac Vossius medesimo, o comunque nella fase in cui i
manoscritti di Petau furono sotto la sua tutela. E forse a conferma
di ció si puô segnalare il fatto che alcune annotazioni in inchio-
stro scuro sul margine del f. 3' (- f. 5) della attuale prima parte di
V, che segnano i capitoli (,s) e poi la fine dei frammenti dal De

(") Tali indicazioni si trovano rispettivamente nel parigino lat. 13076 ai ff. 232,
265, 283, 280; nell'edizione Montfaucon alle p. 65, 87, 88, 95; nel Vat. lat. 8171 ai ff.
196' (numerazione più arnica, relativa solo alla seconda parte: 220, 337г (i^5O, 342'
(170О, m' (183'); nel 'vat. lat. 77é4 ai ff. to', 80', 82v e 89'. I/ultimo titolo è nella
forma sopra trasoirta nei due cataloghi vaticani; nel parigino e in Montfaucon si
legge invece lsagogae & Categoriae; qui inoltre si trova, anziche il titolo De c)кIо
pascbali, un Abbonis Floriacensis de astronomia, anch'esso posteriormente con-
trassegnato con il numero 423, titolo che potrebbe indicare il medesimo testo (os-
sia la revisione del liber dionisiano). Il nome della corrispondente di Girolamo va
ria: Agericbiam nel catalogo di Anversa, Gerontiam nel parigino e in Montfaucon.
(") Più precisamente, per le epistole di Abbone e il presunto De Astronomia (cfr
nota precedente) il numero che precede il 423 (e dunque è relativo al catalogo di
A. Petau) è il 792, mentre per i due titoli di Dionigi è il 717 (non si puô perô esclu-
dere che tale differenza nasca da un errore di copiatura). Il numero 511 che pre
cede anch'esso in questi cataloghi il titolo De ratione pascbali di Dionigi è invece
relativo ad un altro manoscritto con quest'opera d'attuale Reg. lat. 755), e ne desi
gna la numerazione all'interno non del fondo Petau ma del successivo catalogo
romano dei reginensi.
(**) Ossia, correggendole indicazioni del manoscritto (cfrsupra, p. XIX) in base alla
numerazione dei capitoli propria delle prime edizioni a stampa: cap. 45 e cap. 63.
INTRODüZIONE XXDC
temporum ratione di Beda con le parole bue usque Beda, sono
molto probabilmente di mano dello stesso Vossius, come si puô
verificare da un confronto con alcune annotazioni autografe da lui
apposte al catalogo di Anversa (S7). Cosi si potrà pensare che la
prima parte (dove manca qualsiasi nota di Paul Petau) sia stata in-
trodotta nel fondo paterno da Alexandre, che l'ha probabilmente
acquisita come membrum disiectum da qualche altro manoscritto
di origine francese; e che Vossius, personalmente interessato agli
studi di cronologia, abbia puntato la propria attenzione sugli scritti
abboniani in questa materia ed abbia operato l'unificazione, favo
rita anche dal formato non troppo dissimile.

Da Mabillon I numen aggiunti nei cataloghi dei co-


a Teoll dici di Alexandre Petau indicano, come
si è detto, le corrispondenze con la
prima numerazione romana complessiva del fondo reginense -
indicata dagli studiosi, appunto, con il nome "Reginae" - fatta re-
digere dal cardinale Decio Azzolino dopo la morte di Cristina,
nell'anno 1689. In quegli anni, fra il 1663 ed il i690 la sede romana
della biblioteca reginense era Palazzo Riario, prima che il cardi
nale Ottoboni l'acquistasse e la trasferisse definitivamente in
Vaticano C8).
Il catalogo numerico dei reginensi di Palazzo Riario è oggi con-
servato all'Archivio di Stato in Roma. Al n. 423 troviamo qui per la
prima volta nel suo insieme un'indicazione completa dell'attuale
contenuto di V, dal cui testo sembra perô che le due parti fossero
a quell'epoca accostate in un ordine inverso rispetto a quello
odierno: Anonimi excerpta Catbegoriarum et Isagogiarum. Abbo
Floriacensis de ratione Calculi. Eiusdem explanatio super Cal-
culum Victorii, seu IsagocesArilbmetice. Eiusdem epistuïa de Cyclo
Pascbali. Hieronymus de Monogamia ad Gerucbiam ('').

C7) Gli autograft di Vossius sono ai ff. 10' e 404' del Vat. lat. 8171 (il secondo te
sto è riprodotto da Bignami-Odier, Lefond de la Reine, tav. VI, 1). Le note al f. 3' di
V sono simili per l'inchiostro e il ductus, \'b iniziale inclinata verso destra, la a fi
nale di parola, ecc. Si tratta perô di annotazioni troppo brevi e corsive per consen
tire un'identificazione certa. Da segnalare anche un'altra annotazione moderna in
inchiostro scuro e in lingua italiana, sul margine sinistro dello stesso f. 3', non del
tutto leggibile: Sin qui (...venia) (?) copióto.
('*) Cfr Bignami-Odier, Lefond de la Reine, p. 174.
(") Roma, Archivio di Stato, Notari del Tribunale dell'A.С, prot. 917, privo di
numerazione delle pagine, n. 423. La medesima descrizione di contenuto si ritrova
nel ms. Vat. lat. 10255, f. 24' (- f. 32), copia conforme e coeva del catalogo di Pa
lazzo Riario, e nel ms. Vat. lat. 7138, f. 6ov (- f. 54*), che contiene una lista dei ira-
noscritti reginensi redatta nel 1690 dopo ¡l trasporto del fondo in Biblioteca Vati-
XXX INTRODUZIONE
Frequentatori assidui della biblioteca reginense nel periodo di
Palazzo Riario furono i benedettini della Congregazione di S.
Mauro, che avevano anche la possibilità di portame via tempora
neamente i manoscritti per studiarli con comodità. Come si è detto
furono i Maurini di Roma a copiare il catalogo di Petau nel mano-
scritto parigino lat. 13076: nella prima parte di esso, ai ff. у'-22У,
essi avevano d'altronde già trascritto, nel 1691, il contenuto del ca
talogo di Palazzo Riario, ed anche in questo caso la loro copia
servi successivamente di base ad un'edizione di Montfaucon, sem-
pre nella Bibliotbeca bibliolbecarum, della quale si puô dire che
fu il primo ed è ancora al giorno d'oggi l'unico catalogo a stampa
completo del fondo reginense C0). L'item corrispondente a Vé
sempre al numero 423 ed è quasi identico a quello del catalogo di
Palazzo Riario, con lo stesso ordinamento del contenuto (").
Ospite in quegli anni della Procura romana della Congrega
zione di San Mauro fu anche Jean Mabillon (1632-1707) (**): il co-
dice V, composto di entrambe le parti, fu molto probabilmente fra
le sue mani, in quanto proprio da esso è verosimile che egli abbia
tratto due notizie introdotte negli Annales Ordinis S. Benedicto',
relative rispettiva mente alle due epistole di Abbone a Gerardo e
Vitale e al commento al Calculus: delle epistole infatti egli dice
"quae prae manibus habemus", e del commento, pur non asso-
ciato materialmente ad esse, dà il titolo abboniano che si legge,
come si è detto, anche in una intitolazione di V-. "ad haec opu-
sculum de pondere, numero & mensura, quod penes nos est" (*')'

cana, sempre con la numerazione "Regime". L'inversione interna al titolo degli


Excerpta (tra Catbegoriarum e Isagogiarum) rispetto alla lista di Vossius risulta
evidentemente da una diversa maniera di sciogliere la metatesi sillabica con cui si
presenta Yincipit dell'opera in V(vedi supra, p. VII).
(*0) Montfaucon, Bibliotbeca bibliotbecarum(v. supra, nota 51), I, p. 14-61 (Ca-
talogus Bibliolbecae Reginae Sueciae in Vaticana), con Addenda aile p. 96-97.
Questo catalogo di Montfaucon è stato riedito con la ricostruzione delle corrispon-
denze numeriche fra i numeri "Reginae" e le segnature attuali, in Les manuscrits de
la Reine de Suède au Vatican. Réedition du catalogue de Montfaucon et cotes ac
tuelles leur. F. De Marco], Città del Vaticano, 1964 (Studi e testi, 238). Sul catalogo di
Montfaucon cfr Bignami-Odier, Lefond de la Reine, p. 185-187.
C) Ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 13076, f. 45 (e ed. Montfaucon, p. 23),
n. 423. Ci sono in Montfaucon lievi varianti ortografiche, tra le quali: lsagogae
Aritbmeticae, e soprattutto il nome di Gerontiam per la corrispondente di Giro-
lamo, la stessa forma cioè che abbiamo già incontrato (come probabilmente lo
stesso Montfaucon, che perciô lo corregge) sullo stesso parigino lat. 13076 (e, an
cora, in Montfaucon), nel catalogo dei manoscritti petaviani (cfr supra, nota 54).
Cfr anche Les manuscrits de la Reine, p. 28, n. 423, dove per un errore tipografico si
legge excepta anziche excerpta.
(") Cfr H. Leclerq, Mabillon, I, Paris, 1953, p. 325-366 e 396-417; in partic, p. 328.
(*') Cfr il luogo degli Annales segnalato supra, nota 22.
INTRODUZIONE XXXI
Sono invece verosimilmente soltanto le indicazioni su V che si
leggono nei due cataloghi copiati nel parigino lat. 13076 e quindi
pubblicate da Montfaucon (nel 1739) le fonti di due notizie intro-
dotte nel capitolo dedicato ad Abbone di Fleury dagli autori del
settimo volume dell' Histoire litteraire de la France (del 1746), i
quali pur riferendosi ai testi nella forma che assumono in V, non
sembrano essersi basati su un diretto controllo del
manoscritto (*4).
Come già ricordato (*'), l'inventario settecentesco dell'abate
Teoli, ordinato secondo la numerazione definitiva dei reginensi,
descrive al n. 1281 esclusivamente il contenuto della (attuale) se
conda parte di V, a cominciare, come in Montfaucon, dagli
Excerpta anonimi: e ignora invece completamente il contenuto
della prima, al quale non viene d'altronde fatto alcun riferimento
né dal medesimo Teoli in altra parte del suo inventario, né da un
catalogo vaticano ordinato alfabeticamente che ne dipende in
modo diretto (").
Il mistero di questa omissione è difficilmente risolubile. Teoli è
infatti un descrittore molto accurato ed entra solitamente nel det-
taglio - come conferma il fatto che questa sua analisi della se
conda parte di Vè molto più dettagliata e completa rispetto a tutti
i cataloghi precedenti, e tiene conto per la prima volta anche dei

(*4) Cfr Histoire littéraire de la France, VII, Paris, 1746, p. 177-178: "Abbon tra
vailla aussi sur le Cycle pascal de Victorius...; & son ouvrage existe encore dans
diverses bibliothèques de l'Europe. Il se trouve notamment dans deux manuscrits
de celle du Vatican, l'un desquels appartenoit autrefois à Christine Reine de Suede,
& l'autre à Alexandre Petau..."; il manoscritto regúlense, diverso da quello peta-
viano, cui si fa qui riferimento puô essere il Reg. lat. 1569, che perô contiene solo il
testo di Vittorio (tavole e testo, ai ff. 2v-2^г), con la prefazione di Abbone (ai ff.
Г-2'), ma non il commento (a questo codice rinvia suH'ultimo foglio di V anche
una nota di Angelo Mai: cfr infra, nota 70). Notare inoltre che in base alla distin-
zione dei due cataloghi l'autore di questo testo considera erroneamente i mano-
scritti di Petau distinti dal fondo reginense. E poi ancora, a p. 179, è segnalata la
presenza del Computus di Abbone in due diversi manoscritti della Biblioteca Vati
cana: "dans l'un desquels ce traité porte pour titre De ratione Calculi, & dans l'au
tre: De computo eplstola 6 tractatus'; ma è evidente che queste intitolazioni pro-
vengono dal catalogo parigino o da Montfaucon, dove designano, e sempre in
relazione soltanto al codice V, l'una le epislole abboniane (o una di esse) e l'altra
la Praefatio al commento al Calculus. Infine, a p. 170, sono ricordate le due lettere
computistiche e l'interesse che per esse aveva già manifestato Mabillon: "Le même
écrivain", cioè Mabillon, "en avoit deux autres", ossia due lettere di Abbone oltre
quelle edite, "encore manuscrites, qu'il avoit dessein de publier... Elles sont écrites
l'une & l'autre à Gerard & à VitaI, moines de Fleury & disciples de l'Auteur...".
(") Cfr supra, p. VII e nota 1.
(") Una riproduzione del catalogo alfabetico dedotto dall'inventario Teoli è
nella sala Barberini della Biblioteca Vaticana, con il numero di collocazione 80.
XXXII INTRODUZIONE
frammenti anonimi sulla divisione della filosofía e sulla relazione
tra le categorie aristoteliche e le parti del discorso (De Pbilosopbia
et Gramniatica excerptä) (*7). Si potrebbe pensare che in questo
momento della loro storia le due parti del codice fossero nuova-
mente separate e che nel momento in cui Teoli elaborava il pro
prio inventario la (attuale) prima parte non facesse momentanea
mente parte né di V né, per altro, del fondo reginense. L'ipotesi
più economica porta perô a supporre che le due parti fino a que-
sta data non fossero ancora state ruegate e che la (attuale) prima,
di dimensioni più ridotte, fosse soltanto stata inserita (da Vossius?)
come un fascicolo libero all'interno della legatura pergamenacea
della seconda: questo consente non soltanto di giustificare in qual-
che modo l'omissione di Teoli (che potrebbe non aver conside
rate tale fascicolo volante come appartenente al fondo reginense),
ma soprattutto di spiegare il motivo per cui, quando in un'epoca
successiva le due parti sono state definitivamente riunite, il loro
ordine sia stato invertito: nella situazione attuale la prima parte è
infatti collegata alla legatura soltanto da pochi fragili fili cuciti ad
occhiello sulle più solide cuciture che rilegano la seconda. La mo
derna numerazione continua a manta ha poi definitivamente con-
sacrato tale nuova situazione.

Angelo Mai Che si voglia oppure no identificarlo


con il responsabile di questa riunifica-
zione e del nuovo ordinamento delle due parti di V, ancora un
illustre personaggio ha lasciato significative tracce su entrambe. Al
f. 2ov della seconda parte, dove Paul Petau ha indicato la presenza
della Praefatio de ratione calculi tra le opere di Beda (*8), una
sottile mano ottocentesca che scrive a matita ha infatti precisato
ulteriormente il riferimento, con un rinvio alla pagina di un'altra
edizione bedana: alia(s) ed. n1. Quindi, al f. 2ir, sul margine sini
stro in alto, dove cominciano le tabelle del Calculus, la stessa
mano annota: Haec non sunt apud Bedam 1. I col. n1. Ancora, al
margine destro del f. 29" la stessa mano, perô a penna, segnala fin

(*7) Teoli descrive inoltre in modo particolareggiato le diverse parti da cui è co-
stituilo il commento al Calculus, in pratica fraintendendone la natura: De Calculi
Ratione, et de Mensuris, ac Pondéribtis Liber, sub nomine Abbonis Abbatis Floria-
censis, ossia la prima Praefatio e il testo di Vittorio d'Aquilania, con I'indicazione
del nome di Abbone come autore da parte di Paul Petau al f. 2о\ Abbonis Abbatis
Floriacensis Commentant in Canonem Pascbalem \4ctorii..., ossia la seconda pre-
fazione abboniana. presa come un'opera a sé, anche in questo caso secondo I'in
dicazione di Petau al f. 29v; De Numero, Pondere, et Mensura Liber, ossia il com-
mento, secondo l'incipit sempre al f. 29v.
(**) Cfr sttpra, nota 45.
INTRODUZIONE XXXIII
dove arriva la corrispondenza con l'edizione Martène del prologo
al Calculus (*'), e in questa occasione firma con una sigla che ne
consente l'identificazione: Hue usque Martenius Anecdot. T. I p.
и8-119. AM. Infine, al margine destro del f. 44', dove è copiato per
la seconda volta il testo della Praefatio di Abbone, con la mede-
sima sigla, ancora a penna: Apud Bedam opp. T. I. col. m. Sed re
vera est prologus Victorii. Videsis cod. vat. reg. irf?. AJÍ. (70).
Responsabile di queste annotazioni è Angelo Mai (1782-1854),
prefetto della Biblioteca Vaticana dal 1819 al 1838 e cardinale biblio
tecario dal 1853: il rinvio è in questo caso all'edizione bedana di
Colonia del 1688, di cui è conservata una copia nel fondo "Mai"
della Biblioteca Vaticana, dove la Praefatio compare, attribute a
Beda, proprio alla p. ш del primo tomo (70. E di questa sua scrit-
tura è possibile rintracciare altre rapide presenze nella prima parte
del manoscritto, in particolare al f. 3', al margine, in corrispon
denza di quelle annotazioni seicentesche ancora relative all'iden-
tificazione di due frammenti da Beda, per il cui autore abbiamo
suggerito come possibile il nome di Isaac Vossius: Mai vi ha ag-
giunto la corrispondenza con le pagine dell'edizione moderna in
suo possesso del De temporum ratione, rispettivamente T. II p. 88
e T.IIp.nC*).
Una particolare attenzione, dunque, da parte del Mai per le
opere computistiche di Abbone lo ha portato più volte ad occu-
parsi di V(73). Non ci sono pero indizi sufficienti per stabilire se

(*') Cfr supra, nota 37.


C0) Anche al margine destro del f. Г del manoscritto Reg. 1569, in corrispon
denza dell'incipit della stessa Praefatio, la stessa mano ha apposto in effetti a ma-
tita una simile annotazione: Male inscribitur Bedae T. I col. 111. AM.
(") Cfr Venerabius Bedae... Opera..., Coloniae Agrippinae, apud Johannem
Wilhelm Friessen juniorem, 1688, I, p. iii-1ií: "Bedae presbiteri praefatio in libellum
de ratione calculi. Unitas illa...".
(") Da notare il fatto che nel secondo tomo dell'edizione bedana di Colonia di
proprietà di Mai, per un errore tipografico, la numerazione delle pagine dopo il n.
118 riprende dal n. 79, e di qui prosegue regolare fino al 117, alla fine del volume: i
nn. 88 e 99 delle pagine di Beda, con rispettivamente i capitoli 45 e 63 del De tem
porum ratione appartengono a questa seconda serie delle pagine 79-117.
C) Ancora un fatto conferiría questo interessamento. Mai è stato il primo edi-
tore delle Quaestiones grammaticales di Abbone di Fleur)', nella raccolta Classici
auctores. e in una nota editoriale relativa ad un passaggio della prefazione in cui
Abbone rinvia il lettore al proprio commento al Calculus - testo che abbiamo già
segnalato perché il commento vi è ricordato con il titolo De numero, mensura et
pondere (cfr supra, p. XXTV e nota 38) - ha dichiarato la propria intenzione (poi
non portata a compimento) di pubblicare anche quest'opera, che dice di aver polu
to leggere in un antiquus codice vaticano. Van de Vyver, Les cetitres inédites (v.
supra, nota 20), p. 139, n. 2, si dice convinto che tale manoscritto fosse V: è un'ipo-
XXXIV INTRODUZIONE
fra le sue mani le due parti che lo compongono fossero unifícate,
e in quale ordine: nel suo registro personale dei Codices praestan-
tiores della Biblioteca Vaticana, oggi Vat. lat. 13179, egli ha soltanto
apposto in relazione al numero 1281 dei reginensi alcune osserva-
zioni relative al commento al Calculus (J<).

2. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8672 (P)

Descrizione

Anche questo codice (7') è composto di due parti, unite da una


legatura in pelle con fregi in oro ed uno stemma che ne denuncia
l'appartenenza a Colbert (1619-1683). Sulla costola, in oro, si legge
in alto Marci/anus/Capella, e più in basso la segnatura del fondo
Colbert: 1496; quindi l'etichetta moderna: Latin 8672. All'interno
della prima pagina della legatura, al centro, è stata apposta la
stessa etichetta.
Al margine superiore del f. 3г è ripetuta la segnatura del fondo
Colbert: Cod. Colb. 1496; quindi quella della Biblioteca Reale, nella
quale il codice è entrato nel 1732: Regius 5073B. Ancora sul f. 3г, al-
Pangolo inferiore destro, la segnatura moderna con un piccolo
fregio a penna: 8672.
Fogli di guardia: 1 cart, e 2 membr. (ff. 1-2) + 2 membr. (ff. 98-99)
e 1 cart. (7i). Una numerazione complessiva moderna, da 1 a 99,
comprende anche i membranacei di guardia. Sedici numen di fa-
scicolazione sono indicará, in cifre arabe precedute da una Q cal-

tesi che puô essere confermata ulteriormente. Infatti nella nota in questione An
gelo Mai segnala anche di avere ritrovato nel Commento di Abbone una citazione
da 'Virgilio di Tolosa', da lui stesso edito in un'altra sezione del medesimo volume,
e al f. 37' di V, al punto in cui occorre tale citazione, il passaggio è stato eviden-
ziato in tempi moderni con un breve segmento a matita, al margine destro tra le
righe 35 e 36. Cfr A. Mai, in Classicorum auctorum e vaticanis codicibas editorum,
V, Roma 1833, ed. di Abbone di Fletry. Quaestiones Grammaticales, Ip. 329-349],
nota 1 a p. 349 (integralmente irascritta come nota 55 in PL 139, 533D-534!)); I edi-
zione di Virgilio Grammatico (o Tolosano) è ibid., p. 1-149.
(74) Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 13179, f. 34' (- f. 68); cfr anche l'altro
registro personale del Mai, il Vat. lat 13180, al f. 4V.
(7)) Cfr S. Brandt, Prolegomena all'ed. di Boethils. In Isagogen Purpbyrii Com
menta, Wien - Leipzig, 1906 (CSEL 4S), p. ХХХГХ; Leonardt, IcodicHv. supra, nota
16), p. 438-439, n. 163; С Jeudy, L'institutio de nomine, pronomine et verbo de Pri-
scien. Manuscrits et commentaires médiévaux, in Revue d'bistoire des textes, 2, 1972,
[p. 73-144], p. 125; M. Passalacqla, / codici di Prisciano, Roma. 1978 (Fdizioni di
Storia e Letteratura, Sussidi eruditi, 29), p. 240. n. 526.
C) Sul recto del primo f. di guardia cartaceo, al centro, si legge: Volume de ff
Feuillets. Les Feuillets 1, 2, ft, ff sont blancs. 17 Novembre tSfi.
INTRODUZIONE XXXV
ligrafica, sull'angolo inferiore destro del recto del primo foglio di
ciascun fascicolo e, per l'ultimo fascicolo, sul recto dei ff. 93, 94, 95
e 96 (su quest'ultimo il n. 16 è seguito da una croce).

Prima parte Membr., X-XI sec, mm. 280/293x260/


270 ca, ff. 50 (- ff. 3-52), fasc. I*, II-VII«.
Testo a piena pagina. Righe per pagina: 20 (ff. 3-9); 21 (ff. 10-12); 25
(f. 13-21); 25-27 (ff. 22 sgg.). Iniziali decorate a penna: talvolta si tra-
ducono in un monogramma in cui è nascosta la prima parola: per
es. ai ff. 9r (due volte), 9v, 13v, 42', ecc. Intitolazioni in nero.
Fascicolazione:
fasc. rigatura foratura (77)
I' X »
ll '"
Ш„-го
xxxx »)»)»
xxxx »))»»
iV"-»»
V»'-J*
xxxx »)»»)
VIJ7-M
»XX» »»»»
XXX» »»»»
VII «-*» x»»x »»»»
Contenuto:
ff. 3r-52v Marziano Capeua, De nuptiis Mercurii et Pbilologiae,
libri I (framm.), II-VI (con lacune) (78).

Seconda parte Membr., X-XI sec., mm. 318/330x247/250


(220x178, 234x164, 228x168, 218x166), ff. 45
(- ff 53-97), fasc. I-V», VI*-'\
Fascicoli senza segnatura né richiamo. Testo a piena pagina. 26/28
righe per pagina. Iniziale grande in nero decorata a palmeete al f.
68r; altre iniziali lasciate in bianco. Intitolazioni in nero.
Fascicolazione:
fasc. rigatura foratura (7')
]''-«o
t|ii-68
»»X« »)»)»
»»X« »»»»
III""7* »»»» <»)»»
IV77-8« » }»« »»)»)
V8'-** »»)») »»»))
VJ'J-'7
X») »»)

(") Nel secondo fascicolo i fori sono doppi.


I7*) Per una descrizione completa di questa sezbne cfr Leonardi, Icodici, p. 439.
C') Al f. 92 i fori sono doppi.
XXXVI INTRODUZIONE
I ff. 93, 94 e 95 sono parti di bifogli (gli ultimi due conservano il
talloncino), mentre i ff. 96-97 sono il bifoglio centrale del fascicolo
originario.
Sul margine superiore del f. 53' a sinistra si legge su una sola
riga: Sp(er)ne, Platon, olon sinposia quatin{us) odon. Sul margine
inf. del f. 6o\ su due righe, parzialmente cancellato: linea / 90
M...).
Contenuto:
1. ff. 53r-88r BoEZio, In Porpbyrii Isagogen, Editio prima. (Inc.)
"Hiemantis anni tempore..."; (expl.) "...postea consideratione
tractabitur. Explicit editionis primae commentorum liber
secundus" (*0).

2. f. 88™ dopo una riga lasciata in bianco, senza intitolazione,


frammento anonimo De rationali et ratione uti. Unc.) "Quae-
stio est quomodo ratione uti de rationali praedicetur..."; (expl.)
"...et eo quod non, de deo (ms. eo)".
3. ff. 88v-89r Excerpta isagogarum et categoriarum, capitoli iniziali
(nella presente edizione: 1-3). (Intit.) "Incipiunt quaestiones de
minori commento isagogarum". (Inc.) "Quot in omni exposi-
tione magistri praelibant?..."; (expl.) "...propria significatione
concludit". L'ultima riga de! f. 89' è in bianco (*').
4. ff. 89v-92r Servio Onorato, Definalibus. (Intit.) "De ultimarum
syllabarum ratione". (Inc.) "Ultimarum sillabarum naturas...";
(expl.) "...aut positione longae sunt" (8i).

5. ff. 92r-97v Prisciano, Institutio de nomine, pronomine et verbo.


(Inc.) "Omnia nomina quibus latina..."; (expl.) "...latius disser-
tum esse invenies" (*3)-

(*0) Pè tra i codici su cui si fonda l'edizione di Brandt, che lo designa con la
sigla К (della classe FGK vedi infra, p. LXII).
(*') Sui n. 2 e 3 cfr supra, p. XTV-XV. Cfr rispettivamente: Appendices, 1/3 e
testo, 1, 4 - 3, 40.
(") Ed. H. Keil, GL IV (Leipzig, 1864), p. 449-455-
(*') Ed. H. Keil, GL III (Leipzig, 1859), p. 443-456- Non ho rinvenuto dati suffi
cient! per ricostruire in modo attendibile la Moria di questo manoscritto anterior
mente al suo ingresso nel fondo Colbert.
INTRODUZIONE XXXVII
3. Wien,
Österreichische nationalbibliothek,
Palat. lat. 2508 (W)

Descrizione

Membr., sec. XI in. (*4), mm. 175x140 (120x100 ca.), ff. 1 + 22, fasc,
1e ц8(-*i I1I8 Numerazione moderna, in alto a destra sul recto di
ogni foglio. Scrittura uniforme, su pagina intera. 21 righe. Iniziali:
a penna ai ff. ir, 19', 20r, 2iv; lasciata in bianco, ma con poco spa-
zio di margine, al f. i2r. Intitolazioni in nero, prima riga di testo in
capitale al f. Г.
Legatura in pergamena più rigida, con scrittura del XII-XIII
sec. (*') Sul dorso della legatura due etichette bianche proteggono
il filo di cucitura: quella inferiore riporta su quattro righe la segna-
tura antica (v. infra). Una seconda copertina moderna, in carton-
cino, protegge la legatura.
Il foglio di guardia è moderno, inserito in occasione di un re
stauro del 1915, e reca sul verso, al centro, il timbro della Österrei
chische Nationalbibliothek.
Fascicolazione:

fasc. rigatura foraaira


I- «««« ««««
u™ XXX »»»
ni"-" XXXX »))»))
Contenuto:
1. ff. ir-nv Dialogas inter Magistrum et Discipulum de Dialectica
et Rbetorica, adespoto e anepigrafo (8*). (Inc.) "Si omnis vita

(*4) Il catalogo della Österreichische Nationalbibliothek, Tabulae Codicum


Manu Scriptorum praeter Graecos et Orientales in Bibliolbeca Palatina Vindobo-
nensi Asservatorum, ed. Academia Caesarea Vindobonensis, II (axld. 2001-3500),
Wien, 1868, p. 87, n0 2508, indica come data l'undicesimo secolo seguito da un
punto interrogativo. De Rijk, On tbe curriculum (v. supra, n. 14), p. 57, propone
invece il decimo. Cfr l'analisi paleografica infra, p. L\T e nota 132.
("') Sul primo dei fogli che la costituiscono si leggono sul recto e sul verso fram-
menti di un testo di logica correlabile per argomento ai commenti boeziani al De
interpretatione. Sul verso del secondo foglio si leggono invece con difficoltà una
decina di versi in latino e un frammentario colopbon.
("*) L'intitolazione al f. i' (Quaestiones aliquot dialecticaé) è moderna: cfr infra.
Il titolo che propongo viene dal manoscritto München, Bayerische Staatsbibliothek,
Clm 4621 (sec. X), che reca la stessa opera ai ff. 47r-J7v e sul quale si basa l'edizione
XXXVIII INTRODUZIONE
nostra philosophiae disciplinis proficit..."; (expl.) "...haec eadem
moderatíva ostendat".
Il f. iiv è scritlo solo per tre righe, le rimanenti 18 sono bian-
che, con una rasura che forse nasconde un disegno.
2. ff. i2r-22v Excerpta isagogarum (versio brevis)(*7). (/«c.)
"(Q)uam multiplex animae uis in uegetandis corporibus
deprehen(di)tur?..."; (expl): "...M. Illud uidelicet quod haec
praedicato fit secundum naturam inde(***)".

Storia del manoscritto

Secondo il catalogo a stampa l'antica segnatura di Wnella Bi-


bioteca Imperiale di Vienna era Pbilos. #£("). Un rinvio ad essa è
leggibile sull'etichetta inferiore apposta sul dorso della legatura
antica, su quattro righe: Codex Ms. /Pbilosopbic. /N. DLVIII/ olim.
Inoltre questa segnatura è stata scritta a penna sul recto del primo
foglio della copertina membranacea, preceduta da altre annota-
zioni: una lettera F successiva mente corretta in G all'angolo de-
stro, quindi al centro p(...) rio. z. accedente, e infine, appunto, al
rigo successivo N. 152 Pbil.
Sul f. ir ancora, al margine superiore, prima dell'inizio del
Dialogus, una mano moderna ha riportato la segnatura a penna
Ms. Pbil. 152 e il titolo Quaestiones aliquot dialecticae. Quindi,
subito sotto, un'altra mano più recente ha scritto, a matita, a sini
stra il numero della catalogazione attuale 2508 e a destra la sigla
X9.62-64.

di Piper, Die Scbriften Nötkers und seiner Scbule (v. supra, nota 33), I, p. 623-642: il
Iesto di Wsï interrompe in corrispondenza a p. 638,12 di questa edi2ione. Piper,
che lo attribuisce a Notkero Labeone, lo considera l'introduzione generale di un
De arte Rbetorica che lo segue nel manoscritto monacense ( ibid., pp. 643-684). Cfr
De Rijk, On tbe curriculum, p. 48, n0 5, e p. 56-57.
C7) Cfr supra, p. XTV. Cfr Appendices П. Anch'esso adespoto e anepigrafo, il
testo, forse per attrazione da parte dell'opuscolo precedente, è articolato nella
forma di un dialogo tra M. ("Magister") e D. ("Discipulus"). Al margine superiore
del f. 12' è erasa una parola, di cui rimane soltanto leggibile la sillaba ex-, quindi
inizia subito sul primo rigo il testo in minuscola, dopo un brevissimo spazio rima-
sto vuoto per l'iniziale. De Ri.ik, On tbe curriculum, p. 58 - che, come ho già se-
gnalato, nel trascrivere linizio dell'opera non tiene conto dell'omissione della let
tera iniziale - considera il testo acefalo per caduta del foglio centrale del secondo
quaternione: in realta è evidente la limitazione di questa versione abbreviata ai soli
excerpta dal secondo commento boeziano аХУIsagoge. L'interruzione al f. 22' non
consente pero di precisare se fosse prevista una continuazione della versio bretis
anche nei capitoli relativi aile categorie.
("*) Cfr Tabulae Codicum Manu Scriptorum, ibid.
INTRODUZIONE XXXLX
Sul recto del secondo foglio di copertina, infine, cioè alla fine
del codice, si puô leggere al centro, nonostante sia poco evidente,
un'altra segnatura, consistente in una lettera Q ed il numero 4688
in un riquadro.
Prendiamo le mosse da quest'ultima annotazione per ricostruire
quanto è possibile conoscere della storia del manoscritto. La sigla
Q 4688 consente infatti di rintracciarne la presenza nel più antico
catalogo della Biblioteca Palatina, redatto nel 1597 da Hugo Blo-
tius (1533-1608), oggi ms. Series nova 4451 della stessa Österreichi
sche Nationalbibliothek: qui, al f. 60', in corrispondenza al nu
mero Q 4688 si trova la seguente descrizione: Porpbyrii de quinque
vocibus, in 40 in membrana. DeestßnisC')- Questo titolo puô es-
sere spiegato o ipotizzando l'esistenza nel XVI secolo di un primo
fascicolo, poi caduto, contenente YIsagoge, oppure anche suppo-
nendo che Blotius abbia riconosciuto la natura di excerpta dal se
condo commento boeziano su Porfirio per il secondo testo del
manoscritto, effettivamente interrotto prima della fine.
La F divenuta G sul primo foglio di copertina è perô un ele
mento sicuro per risalire ancora più indietro, e riconoscere nel
primo possessore moderno del manoscritto lo storico, erudito e
collezionista viennese Wolfgang Lazius (1514-1565), il cui fondo pri
vato passô in gran parte alla sua morte alla Biblioteca Imperi
ale С0). Nel corso di tre lunghi successivi "Bibliotheksreisen",
spinto dai suoi interessi di storico, Lazius aveva raccolto numerosi
manoscritti da monasteri innanzi tutto di Vienna, e quindi del resto
dell'Austria, della Svizzera e della Germania meridionale, da lui
catalogati secondo criteri non facilmente ricostruibili. Il principale
studioso del fondo di Lazius, il bibliotecario della Österreichische
Nationalbibliothek Hermann Menhardt, che ha rintracciato l'ori
gine di molti degli esemplari che lo costituiscono, non si è rite-
nuto in grado di affermare nulla in più sulla provenienza di W('').

(*') Cfr H. Menhardt, Das älteste Handscbriftenverzeicbnis der Wiener Hof


bibliotbek von Hugo Blotius 1576. Kritiscbe Alisgabe der Handscbrift Series nova 44p
vom Jabre 1597 mit vier Anhängen, Wien, 1957 (Österreicbiscbe Akademie der Wis
senscbaften, Pbilos. -bistor. Kl., Denkscbriflen, 76 Bd.), p. 82; cfr anche le concor-
danze tra l'indice di Blotius e la numerazione moderna, alle p. m e 127.
C0) Cfr F. Unterkirker, Vom Tode Maximilians l bis zur Ernennung des Blotius
dp9-1J7i), in J. Stummvou. (cur.), Gescbicbte der österreicbiscben S'ationalbi-
bliotbek, I, Die Hofbibliotbek O36S-1P22), Wien, 1968 (Museion, N.F., Zw. Reihe, 3),
Pp. 59-77-
С) Cfr H. Menhardt, Nacbgelassene Scbrifte, ms. Cod. Ser. nov. 1715 della Öster
reichische Nationalbibliothek, in particolare nella sezione Die Handscbriftsamm-
lung des Wolfgang Lazius. Cfr anche Unterkirker, in Gescbicbte, p. 67; e Beilage,
ibid., p. 77.
XL INTRODUZIONE
Ш. Le scritture

Abbiamo già suggerito l'idea che, a parte la somiglianza nel for


mato, una delle ragioni che più verosimilmente hanno favorito il
congiungimento delle due parti del codice Vsia stata la presenza
in entrambe di opere di Abbone di Fleury ('*), il cui contributo al
progresso delle discipline scientifiche e della logica nell'alto Me
dioevo è stato messo in luce nel nostro secolo soprattutto dagli
studi di André van de Vyver (").
Grazie anche all'atteggiamento favorevole dei re di Francia e
della Chiesa, l'attivita dello scrittorio del monastero di Saint-Be-
noit-sur-Loire di Fleury, dove Abbone fu abate e maestro dal 988
al 1004, fu in questo periodo e nei decenni immediatamente se-
guenti particolarmente intensa. In numerosi manoscritti altome-
dievali del fondo reginense la provenienza floriacense è testimo-
niata da ex-libris originari: tale situazione è una conseguenza del
saccheggio subito dal monastero nel 1562 ad opera dei protestanti
e del successivo intenso mercato di codici alimentato da intellet-
tuali e antiquari francesi le cui raccolte, come quelle di Nicot e Pe-
tau, sono in gran parte confluite nel fondo di Cristina di
Svezia ('4).
Sembrebbe dunque logico, in via di principio, sospettare anche
nel caso di Vun'origine floriacense: ma tale ipotesi, non sostenuta
in questo caso dalla presenza di ex-libris, non trova conferma
neanche mediante la ricerca di titoli che suggeriscano un qualsiasi
riferimento al suo contenuto nei più antichi cataloghi della biblio
teca monastica di Saint-Benoît-sur-Loire (''). Non resta dunque

(") Cfr supra, p. xxrx.


(") Oltre il già ricordato Les œuvres inédites d'Abbon de Fleury (v. supra, nota
20), cfr ancora: A. van de Vyver, Les étapes du développement pbilosopbique du baut
moyen âge, in Revue belge de pbilologie et d'bistoire, 8, 1929, p. 425-452; L'évolution
scientifique du baut moyen âge, in Arcbeion, 19. 1937, p. 12-20; Les plus anciennes
traductions latines médiévales (X'-XF siècle) de traités d'astronomie et d'astrolo
gie, in Osiris, 1, 1936, Ip. 658-691], p. 677-678 с 688-689; e Abbonis Fioriacensis Opera
inedita, I, Syllogismorum caiegoricorum et bypotbettcorum enodatio, a с di A. van
de Vyver e R. Raes, Brugge, 1966, in partic. Introd., p. 21-28.
(*') Cfr Mostert, Tbe Library of Fleury (v. supra, nota 20), p. 19-26; Bignami-
Odier, Lefond de la Reine (v. supra, nota 1), p. 160-169. E cfr supra, p. XXTV-XXV1.
('*) Dei tre cataloghi di codici posseduti a Flours' in età medievale integralmente
editi da Cuissard, Catalogue général, Orléans(v. supra, nota 19), p. III-XYiII, i due
più antichi, rispettivamente del IX e del X secolo, si trovan» alla Bürgerbibliothek
di Berna, menue il terzo, del 1552, è conservato alla Nazionale di Parigi e costitui-
sce oggi l'unica testimonianza in nostro possesso relativa ai manoscritti acquisiti
tra l'eta di Abbone e il saccheggio da parte dei protestanti: nessun elemento in
questi cataloghi è rivelatore di una presenza di Va Fleury. Né alcun indizio su l'si
INTRODUZIONE XLI
che tentare una verifica sul piano paleografico, limitando il nostro
interesse soltanto alla seconda parte del codice, la cui storia mo
derna testimonia, come si è detto, un'origine diversificata da
quella della prima.
A differenza della prima, sulla quale è facile riconoscere la pre-
senza di più mani, la seconda parte di Vé interamente redarta da
una scrittura uniforme e chiara [cfr Tavv. II-V] ('*). Già a prima vi
sta alcuni caratteri propri di questa scrittura sembrano assimilabili
ad abitudini grafiche attestate nella valle della Loira tra la fine del
decimo e l'inizio dell'undicesimo secolo, tra cui soprattutto alcune
legature accentuate especialmente et e sO e l'alternanza di a tonda
e semionciale. Ma si tratta di caratteristiche troppo generiche e
diffuse in altre zone di Francia e Inghilterra tra X e XI secolo per
poter essere accolte come prove di un'origine floriacense. E più
in generale è vero che gli esperti del settore invitano ad essere
molto cauti prima di determinare soltanto su basi paleografiche
l'appartenenza di una scritrura all'abbazia di Saint-Benoît-sur-
Loire, con la sola eceezione della cosiddetta 'angolare' o 'tipo di
Abbone': una caratteristica scrittura reperibile in alcuni dei più an-
tichi manoscritti delle opere abboniane, e che accanto ad alcune
delle generiche caratteristiche indicate presenta alcune peculiarità
(un ductus particolarmente stretto e angoloso, l'abbreviazione per
est costituita da una e con trattino e puntino sopra, e alcune lega
ture con la r particolarmente pronunciata, come re, rs, rt, ecc),
che escludono ogni accostamento ad essa della scrittura della se
conda parte di V(57).

trova in un'altra breve lista di titoli di opere provenienti da Fleury redatta da Pierre
Daniel nel XVI secolo e pubblicata da E. Pellegrin, Essal d'identification defrag
ments disperses dans des manuscrits des Bibliotbèques de Berne et de Paris, in Bull
d'information de l'Institut de Recbercbe et d'Histoire des Textes, 9, 1960, Ip. 7-37I, p.
17. E' perô opportuno osservare che l'argomento ex silentio non consente non solo
di escludere, ma neanche di considerare improbabile l'origine floriacense di un
codice: unte vero che nella lista del 1552 si puô notare la strana assenza di qual-
siasi riferimento esplicito ad opere di Abbone (cfr Cuissard, ibid., p. XVII-XVIII).
( *') L'unica eccezione a tale uniformità è solo nel f. 44v: qui la scrittura sembra
cambiare, proprio dall'inizio della pagina. Forse una mano più tarda ha comple
tato il testo del prologo Unitas illa, copiando dal f. 2о" dove già era trascritto, man-
tenendone persino alcune particolarità ottografiche Cunciam", ma "sescun/iam").
(") Cfr E. Pellegrin, La tradition des textes classiques latins à I abbaye de Fleury-
sur-Loire, in Revue d'Histoire des textes, 14-15, 1984-1985, [p. 155-167], p. 156-157 (e in
Id., Bibliotbèques retrouvées. Manuscrits, bibliotbèques et bibliopbiles du Moyen
Age et de la Reinaissance. Recueuil d'études publiees de 193S à ifSs, Paris, 1988, [p.
285-297], p. 286-287); F- M. Carey, De scriptum floriacensi, Summary of the Diss, for
the Degree of Ph. D., 1922-23, in Harvard Studies in Classical Pbilology, 34, 1923
(sommario della tesi inedita, Cambride, Mass., 1923), p. 193-195; В. С Barker-Ben-
XLII INTRODUZIONE
Rispetto ad una certa aria di tecnicismo e modernità che orienta
la scrittura 'abboniana' verso l'incipiente deformazione della minu-
scola alto-medievale che prelude alle rigidità delle prime tendenze
goticheggianti, la grafía della seconda parte di Vha piuttosto una
facies che potrebbe essere definita classica: in conformità con
l'aspetto esteriore curato del manoscritto essa denuncia una pre-
tesa calligrafica, evidente non solo nel tratteggio ma anche nella
disposizione delle parole sulla riga, e che si risolve soprattutto in
una tendenza ad imitare nelle forme particolari e nel ductus com-
plessivo la pura carolina turonense del IX secolo, anche se con
una vistosa riduzione del corpo complessivo delle lettere.
In effetti, anche in tale classicismo potrebbe essere riconosciuta
una tendenza propria di manoscritti floriacensi, riscontrata fino ad
oggi soprattutto in codici di epoca precedente all'abbaziato di
Abbone ('*): ma una datazione cosi anticipata è da escludersi in
questo caso, tanto per la presenza del commento abboniano
quanto per l'utilizzazione di Gerberto negli Excerpta. Piuttosto, il
recupero estetico di moduli grafici tradizionali, collegati con una
produzione scrittoria che rappresenta il passato e si riallaccia
idealmente ai motivi simbolici della tradizione imperiale, è ancora
possibile anche in un'età posteriore, tra la fine del decimo e l'ini-
zio dell'undicesimo secolo, in anni politicamente e culturalmente
segnati da un incremento dei motivi ideali che accompagnano la
riproposta istituzionale dell'impero.
Caratterizzata dunque da uniformità ed eleganza, questa scrit
tura mostra andamento e caratteristiche definite e costanti, che
fanno pensare o ad uno scriba unico' o almeno all'uniforme
équipe ai un solo scrittorio, che obbedisce ad un modulo tipizzato,
risultante dal confluire della doppia influenza dei modelli carolingi
e delle abitudini scrittorie della valle della Loira.

field, Л Nintb-CenturyManuscriptfrom Fleury. 'Cato desenectute cum Macrobio ",


in Medieval Learning and Literature: Essayspresented to Ricbard William Hunt, ed.
J. J. Alexander - M. T. Gibson, Oxford, 1976, [p. 145-165], p. 155-157; Mostert, Tbe
library ofFleur)', p. 26.
('*) Secondo Frederick Mason Carey, che ha dedicato alio studio della minuscola
altomedievale di Fleury una (inedita) tesi di dottoralo, è possibile distinguere nel-
l'evoluzione di questa produzione otto diversi periodi: ed è nella penultima di
queste fasi, intorno alla metà del decimo secolo, che si incontra il ritorno a forme
classiche di carolina; per l'ultima fase, invece, tra fine del decimo secolo e inizio
dell'undicesimo, egli denuncia la decadenza dell'accuratezza formale e lemergere
di una scrittura più rozza e sgraziata, adatta per usi scolastici (cui associa dunque
anche il cosiddetto 'tipo di Abbone'). Cfr Carey, De scriptum floriacensi, p. 194-
INTRODüZIONE XLIII
All'interno di questa scrittura è possibile individuare caratteri specifici
e ricorrenti (cfr Taw. I!-V\: come la lettera g con occhiello inferiore am
pio, che si allarga a sinistra e spesso si richiude a cerchio sotto il pumo di
distacco dal corpo della lettera, oppure, alternativamente, rimane aperto
allungandosi orizzontalmente con un tratto lineare ondulato la cui punta
è orientata verso il basso; la a onciale, di cui è tipica soprattutto la maiu-
scola (abbastanza diffusa d'altronde in Francia centro-meridionale) e, nella
minuscola, la forma con la linea verticale dritta e la pancia stretta, unita al
resto della lettera da tratti sottili: spesso questa stessa lettera è utilizzata
anche nelle abbreviazioni, soprascritta alla q o alla p per abbreviare qua-
e pra-. La ¿alterna il tipo verticale a quello onciale: nel primo caso entra
frequentemente in abbreviazioni, ta gl ia ta da un segmento orizzontale; lo
stesso accade spesso alla b. I nessi et, st, ma spesso anche li e ff e (più
raramente) si, sono pronunciati, con un ponte che si eleva sopra la riga;
la /d'altronde e la / tendono in generale a collegarsi alla lettera seguente
la prima ed a quella precedente la seconda, per mezzo del trattino oriz
zontale; e spesso anche la с si unisce alla lettera precedente, soprattutto
se questa è una e. Il nesso et, frequente per la congiunzione (espressa perô
anche con il segno tironiano), entra spesso anche nel corpo delle parole.
Le abbreviazioni che utilizzano la lettera q hanno caratteristiche co-
stanti: qui è scritto con la i soprascritta; quod con qd dove la d è tagliata
(appare perô anche la q con il taglio ondulato che si unisce a destra in
alto ail'occhiello); quid Mo stesso modo di quodma con una ítra la qe la
d, quoi con qt e un trattino soprascritto; quia con una q dal cui lato destro
si dipartono due tratti divergenti, come rimanenza del segno abbreviativo
a forma di due. Ma è soprattutto interessante l'abbreviazione per quae,
forse l'unica vera peculiarità di questa scrittura, che unisce nella q sia il
trattino soprascritto sia la cediglia a sinistra del tratto verticale.
Altre abbreviazioni particolari molto usate: 5 (ma anche si) con un trat
tino soprascritto, per sunt; ue m con о soprascritta, per uero e modo-, b
con un punto soprascritto, per boc, il segno per est (trattino orizzontale
con un punto sopra e uno sotto); ecc. La formula id est viene abbreviata
sia scrivendo id seguito dall'abbreviazione di est, sia tagliando con un
tratto orizzontale la gamba verticale della d. Caratteristico è anche l'uso
saltuario di una p maiuscola tagliata da un tratto orizzontale per abbre
viare per. Infine una tendenza abbreviativa abbastanza particolare consi
ste nel soprascrivere una lettera, in particolare la s, su quella che la pre
cede (un'abbreviazione anomala, dunque, visto che vengono scritte tutte
le lettere della parola): questa stessa caratteristica ha dato origine spesso
in fine di riga alla nascita di nessi di lettere maiuscole, soprattutto -vs e
-nt.
Anche la scrittura maiuscola (con evidenti tendenze semionciali) ha
elementi caratteristici. Oltre la Л, già segnalata, meritano attenzione: la
M onciale, praticamente un raddoppiamento della stessa A, la F, il cui
tratto orizzontale superiore si allunga a sinistra in uno svolazzo aperto
verso l'alto; la £ e YH, frequentemente, ma non esclusivamente, di tipo
onciale. La N è spesso caratterizzata da un allungamento del secondo
tratto verticale al di sotto del rigo, oppure (o anche) dal suo entrare in
XLIV INTRODUZIONE
nessi con altre lettere, specialmente la T, oppure allunga ed abhassa sen-
sibilmente il tratto obliquo. La Q infine alterna il tipo onciale, con il tratto
verticale dritto, a quello capitale.
Degna di nota è l'assenza di inchiostro colorato (nessuna rubricazione,
ecc.) e l'uniformità del timbro scuro di quello adoperato. Anche le iniziali,
quando sono decorate, sono sempre a penna, caratterizzate da tratti emer
gent a forma di piccoli semicerchi o piccoli triangoli appuntiti. che si svi-
luppano tanto sui tratti pieni verticali quanto sulle calotte delle forme cir-
colari, e sono per lo piú (con alcune eccezioni) riempiti a penna. Tra i
segni di punteggiatura sono da segnalarsi il punto interrogativo (un punto
al centro del rigo con uno tratto ondulato che si allunga in diagonale verso
l'alto a destra) e la pausa finale (due punti allineati orizzontalmente e sotto
di essi una virgola a forma di sette).

Con l'unica eccezione forse dell'abbreviazione particolare per


quae, il tipo di scrittura cui appartiene lo scriba (o il gruppo di
scribi) responsabile del manoscritto V non presenta comunque
elementi decisivi di riconoscimento: numerosi tratti costanti la dif-
ferenziano da una semplice e pedissequa imitazione della caro
lina, ma nessuno di essi è tale da costituire una peculiarità. Piut-
tosto è la compresenza di tutti questi aspetti che consente in qual-
che modo, creando una facies complessivamente identificabile ad
uno sguardo d'insieme, il riconoscimento di altri esempi della
stessa tipizzazione scrittoria, per designare la quale propongo
come sigla di comodo le lettere A-G: che sembrano appropriate
non solo perché come abbiamo visto si tratta di due fra le lettere
più caratteristiche, ma anche perché corrispondono alle iniziali dei
due autori contemporanea Abbone e Gerberto, la cui opera è col-
legata alla sua utilizzazione nel codice V e, come stíamo per ve-
dere, non soltanto in esso.
Per la scrittura A-G mi è stato infatti possibile trovare almeno
due riscontri immediati che confermano il collegamento della sua
elaborazione e diffusione al risveglio ed allo sviluppo degli inte-
ressi logici e scientifici favorito soprattutto da questi due perso-
naggi eminenti della cultura europea, a partire dalla seconda metà
del decimo secolo. Il primo riguarda proprio la mano che ha re
datto i frammenti sul De rationale et ratione uti e la parte iniziale
degli Excerpta nel manoscritto P [cfr Tavu. VI e VII]: già ad un
primo confronto con la seconda parte di Vci si accorge di avere a
che fare, sia pure nel mare calmo delle scritture dell'undicesimo
secolo, con due prodotti pánicamente identici. Anche P è caratte-
rizzato nel suo insieme da una certa uniformità scrittoria: e anzi
proprio tale caratteristica ha probabilmente determinato in tempi
moderni l'unincazione delle due parti da cui è costituito. Ma al-
l'interno di questa globale omogeneità, in particolare dal f. 8or al
INTRODUZIONE XLV
99r (ossia tra la fine del primo commento boeziano a Porfirio, in-
cludendo le pagine che a noi interessano, fino a tutta la parte
grammaticale), si evidenzia una scrittura unitaria che puo essere
attribuita con notevole margine di sicurezza al tipo A-G. Poiché al
f. 88v il codice parigino propone lo stesso testo che si trova in Val
f. Г, è possibile operare un confronto diretto sulle stesse parole
che conferiría la presenza delle caratteristiche grafiche proprie di
questa scrittura [cfr Tavu. II e VII] ('').
Il secondo riscontro concerne un manoscritto ancora più diret-
tamente collegato al nome di Gerberto ed agli studi scientifici in
quest'epoca: si tratta della prima parte del Reg. lat. 1071, che an
che per il tipo di pergamena e di inchiostro, anche se è di formato
differente (200x150 ca.), si awicina notevolmente alle caratteristi
che esterne di V [cfr Taw. VIII e IX[. In questo manoscritto, con
opere aritmetiche e geometriche di Gerberto o dipendenti dalla
sua attività scientifica e didattica, la scrittura A-G appare in due
fasi successive, ai ff. 9r-z4r e ai ff. 32v-45r: nel primo caso copia le
Regulae de numeronim abaci rationibus seguite da un anonimo
commento, nel secondo vari frammenti matematici ed excerpta
geometrici (,00). Questa distribuzione della scrittura A-G segue la
composizione del manoscritto, la cui fascicolazione è I8, II8, III8,
IViii-i^ Vuc-4), V]8. essa interviene infatti per intero sul secondo e
sul terzo fascicolo (""); quindi, saltando il quarto, torna ad ope-

C) Anche se c'è in Puna maggiore tendenza all'eleganza e alla decoratività (per


esempio nelle cediglie, о nei tratti abbreviativi, leggermente accentuati), i caratteri
della scrittura A-G sono tutti presenti in queste pagine, compresa la caratteristica
abbreviazione per quae, la lendenza a soprascrivere le s finali di parola, le a (il
tipo onciale altemato a quello tondo), le g e le maiuscole; i nessi ct (notare supra-
dictas), st (notare magistri, e la parola est iniziale di periodo, con la e onciale), H
(notare utilitas), ec (facilmente confondibile con et),ff.e più in generale una /che
tende sempre a collegarsi alla lettera seguente per mezzo del trattino orizzontale;
le abbreviazioni; ecc.
('00) Cfir Blbnov, Gerbertí... Opera Matbematica (v. supra, nota 34), p. LXXXJ.
Per i testi cfr ibid.: p. 6-22 (Gerbertí Regulae de numerurum abaci rationibus); p.
246-269 (Commentarius in Gerberti regulas de numerurum abaci rationibus); i
frammenti dei ff. 32v-39v sono editi aile p. 228-244 (Incerti De minutas): i frammenti
geometrici, privi di intholazione sul manoscritto, sono indicati da Bubnov (p.
LXXXI) come Excerpta e libris Nisi, Fpapbroditi et Vitruri Rufi retractata: cfr M.
Folkerts, Zur Überlieferung der Agrimensoren: Scbriji'ers bisber tvrscbollener 'Co
dex Nausianus", in Rbeiniscbes Museum für Pbilologie, 12, 1969, lp. 53-70], p. 60,
nota 38. Al f. 45' segue infine un frammento De quadratura circuit. Anche in questo
codice, come in V, si incontrano note autografe di Angelo Mai (cfr supra, p. XXXII-
XXXrv), ai ff. 9' e i2\ ancora una volta relative a corrispondenze con l'edizione in
suo possesso delle opere di Beda. La seconda parte del codice è del XII secolo.
("") Al f. 9r la scrittura comincia perô, in modo anomalo rispetto alie altre testi-
monianze del tipo A-G, con un'intitolazione rubricata. Al f. 13V si nota inoltre, per
XLVI INTRODUZIONE
rare sul quinto e sul sesto (,0*). Nella sezione degli excerpta geo
metrica lo stesso scriba è anche responsabile di una serie di dise-
gni di figure facilmente accostabili per il tracciato e per le dida-
scalie in scrittura capitale ad alcune tavole del commento di Ab-
bone al Calculus presentí in V[cfr Tauv. Ve IX¡ C03).
I tre manoscritti che presentano la scrittura A-G, ossia V, P e
questo Reg. lat. 1071, hanno perô in comune, oltre al collegamento
con le opere di Abbone e Gerberto, anche l'assenza totale di in-
dicazioni sicure sulla provenienza. Nessuna prova attesta per al-
cuno dei tre un'origine floriacense, anche se diversi indizi gene-
rici relatívi al contenuto, all'aspetto complessivo della scrittura ed
alle caratteristíche codicologiche contribuiscono insieme ad orien
tare in questa direzione C04). Ma un suggerimento in più per pre
cisare il rapporto del tipo A-G con l'attività scientifico-didattica di
Fleury puô venire da un altro codice della Nazionale di Parigi, il

sola mezza pagina, un cambiamenlo di inchiostro, dal nего abituale di A-G ad un


colore più chiaro e rossiccio, cui corrisponde anche una lieve alterazione della
scrittura.
( "") Il quinto fascicolo è un senione al quale sono stati tagliati con rasoio quarto,
quinto, settimo e decimo foglio. Il f. 32r, il 45* e altri due fogli non numerati che
chiudono il sesto fascicolo sono bianchi.
("") Il confronto tra le scritture rivela somiglianze impressionanti. Si possono
notare per esempio la corrispondenza dei segni abbreviativi, del punto interroga
tivo, delle maiuscole, delie iniziali decorate. Significativa ancora una voita la pre-
senza dell'abbreviazione caratteristica per quae, anche se in questo caso ne appare
saltuariamente anche una alternativa - non constatata negli altri due manoscritti
ma che nasce dalla medesima esigenza di raddoppiare il segno abbreviativo - co-
stituita da una q con trattino orizzontale superiore e, soprascritta ad esso, una a
aperta. Una abbreviazione identica con la p viene utilizzata anche per prae.
("M) E' per questi motivi, probabilmente, che Mostert, Tbe library ofFleury (v.
supra, nota 20), p. 280, n. BF 1487-1488. si limita a porre un punto interrogativo ac-
canto al nome di Saint-Benoît-sur-Loire come luogo di provenienza delle due parti
di V, nel momento stesso in cui contrassegna entrambe con il simbolo (una croce)
da lui usato per un manoscritto che "definitely does not come from Fleury" (la
spiegazione dei simboli è a p. 43). Mostert non ha probabilmente operato una ve
rifica diretta sul codice: ne conosce per esempio la provenienza dal fondo di Paul
Petau ma non da quello di Nicot; offre una descrizione molto imprecisa del con
tenuto e indica per entrambe le parti una datazione al XII sec.; per quanto con
cerne la seconda parte propone inoltre una lettura della fascicolazione che tiene
conto dei richiami medievali ma non della ricostituzione dell'ordine corretto:
"Read: 'ff. 9-16, 25-28, 17-24, 29-52". L'incertezza di Mostert nella determinazione
dell'origine del codice si spiega con il fatto che anche se è impossibile stabilire per
le sue due parti la diretta provenienza da Fleury, esse possono nondimeno essere
ricondotte ad uno dei centri scrittori della valle della Loira dipendenti anche sul
piano culturale dalla grande abbazia: cfr E. Lesne, Histoire de ta propriété ecclésia
stique en France, V, Lille, 1940 (Mémoires et travaux publiés par les Facultés catbo
liques de Lille, 50), p. 191-196.
INTRODüZIONE XLVII
lat. 7299. Questo codice contiene: ai ff. 3r-27v varie compilazioni
computistiche, con addizioni dell"XI secolo che aggiornano e pre-
cisano il calendario secondo gli usi floriacensi, e il Liber de com
puto di Elperico adattato da Abbone; quindi, ai ff. 28r-7ir, il Com-
mentarius in somnium Scipionisdi Macrobio. Dal libro di Elperico
in poi il codice è vergato da una mano che scrive nel tipo 'ango-
lare di Abbone', operante con certezza a Fleury C0'). Proprio nella
sezione macrobiana, ai f. 3iv, 32' e 33', si trovano glosse e schemi
in una scrittura molto vicina ad A-G С0*): i testi non sono estesi e
il confronto non puô essere considerato probante, ma consente
comunque di affermare che nel primo trentennio dell'XI secolo
una mano collegabile al tipo scrittorio A-G è operante a Fleury o
comunque lavora su un manoscritto di sicura origine floriacense,
sempre in ambito filosofico-scientifico e con evidenti collegamenti
con l'insegnamento di Abbone C07).
Ma allora osservazioni dello stesso genere possono estendersi
anche ad altri manoscritri, per lo più contenenti opere relative al-
l'insegnamento delle arti liberali, nei quali fanno la loro comparsa
mani decisamente imparentate con A-G sia per comunanza di ca-
ratteri particolari, sia per l'impostazione complessiva. Questo vale
per esempio per la raccolta di opere retoriche del manoscritto di
Parigi, Bibliothèque Nationale, lat. 7696, redatto in gran parte nella
scrittura 'di Abbone' e poi in quella di uno scriba inglese di nome
Leofnoth, che, firmando in inchiostro verde al f. 158' il proprio la-
voro, attesta le relazioni sussistenti tra l'Inghilterra e Fleury nella
seconda metà del X secolo 0o8): per molti aspetti la scrittura di
Leofnoth mostra parentele alla lontana con il tipo A-G; ma que-
st'ultimo mi sembra soprattutto molto vicino ad un'altra mano che

( ™O Cfr Barker-Benfield, A Ninlb-Century Manuscript (v. supra, nota 97), p.


152-154- И parigino lat. 7299 corrisponde M'item n. 253 del catalogo di Fleury del 1552
(cfr Cuissard, Catalogue général, Orléans, p. XVI).
С0*) Per altre glosse ai ff. i6\ 17" e i8' dello stesso manoscritto si puô ancora
indicare una somiglianza con la scrittura A-G. ma in questi casi il modulo mi sem
bra meno rotondo, più angolare.
С07) In particolare un graneo relativo ai quattro elementi ed aile sizigie ha atti-
rato l'attenzione di Barker- Benfield, ibid., p. 152-154 e taw. f.t. XVIII-ХГХ, in quanto
il fatto di avère ritrovato il medesimo graneo nella stessa forma e disegnato dalla
stessa mano al f. 9v di un altro codice macrobiano del К secolo, il Paris, Bi
bliothèque Nationale, lat. 16677, gli ha consentito di affermare con un certo mar
gine di sicurezza che quest'ultimo manoscritto è stato studiato a Fleury all'inizio
dell'XI secolo. Anche sul lat. 16677 la mano che sembra del tipo A-G ha aggiunto
altri diagrammi, ai f. 9' e 19' (quest'ultimo, in particolare mi sembra interessante
come elemento di raffronto).
("*) Cfr J. Vezin, Leofnotb. Un scribe anglais à Saint-Benoît-sur-Loire, in Codices
manuscriptl, 3, 1977, p. 109-120.
XLVIII INTRODUZIONE
aggiunge alcune glosse marginali alle opere retoriche di Cicerone
e di Mario VittorinoC0'). Ancora, all'interno del manoscritto Vati
cano lat. 8591 - un interessantissimo corpus di opere dialettiche in
cui compaiono unite (ed è uno dei più antichi casi attestati) le ri-
scoperte monografie boeziane di logica, come il De differentiis to-
picis, il De syllogismis categoriels e il De bypolbeticis syllogismis, e
insieme la recente Enodatio sui sillogismi di Abbone di Fleury - è
possibile constatare, soprattutto nella sezione dedicata ai Topica
di Cicerone, la presenza di una mano per molteplici aspetti (com
presa l'abbreviazione caratteristica per quae) vicina ad A-G ("0).
Ora, è degno di particolare interesse il fatto che Chaunchey E.
Finch, in un suo studio sulla tradizione dei Topica ciceroniani,
stabilisca una forte somiglianza tra questa scrittura del Vat. lat. 8591
e quella del Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 6190, datato tra 1028
e 1034, dal momento che in quest'ultimo è stato riconosciuto con
sicurezza uno dei manoscritti autografi di Ademaro di
Chabannes С"). In un altro manoscritto vaticano di quest'epoca, il

("») Tali glosse sono sparse sui primi fogli del manoscritto, in particolare ai ff.
ir, I5v, 21", 22', 23v, 24', 25", 26', it', 32', 33v, 37r, 38' ecc. Possono essere prese in
considerazione la/ la g, le abbreviazioni per -tur, per quod с per vel, il nesso di
maiuscole nt in sunt a fine riga, ecc. Non molto diversa è poi la mano che trascrive
al f. 155' una lettera di Gerberto a Costantino di Fleury. Ancora scritture che mo-
strano una somiglianza complessiva con il tipo A-G rilomano in altri codici della
Biblioteca Nazionale di Parigi: in una glossa al f. 25' del codice floriacense (e pro-
babilmente abboniano) lat. 2278; in poche glosse ai ff. 2"' e 3' del lat. 10275 ('l cui
testo è in scrittura 'angolare'); e nel lat. 13955, che unisce opere boeziane e scritti
matematici di Gerberto, nella sezione contenente il secondo commento allIsagoge,
ai ft". 5r-46\
("0) Descrizione completa del contenuto al n. 1897 in Aristoteles latinus, Codi
ces, cur. G. LaCombe - L. Mimo-Palueuo (I, Roma, 1939; II, Cambridge, 1955; Suppl.,
Bruges - Paris, 1961), II, p. 1240-1241 e Suppl., p. 181-182. Per una sommaria descri
zione codicologica cfr B. Mink Olsen, L étude des auteurs classiques latins au ХГ
et XIIe siècles, l, Catalogue des manuscrits classiques latins copiés du £V au Xlf
siècles: Apicius - Juvenal, Paris, 1982, p. 307. Augusto Campana ha attribuito le an-
notazioni umanistiche sparse sul codice al Petrus Insulanus Senensis che ha scritto
una lettera a Giovanni Tortelli nel Vat. lat. 3908, f. 168'. Anche questo manoscritto è
stato studiato da Angelo Mai, del quale si incontrano talvolta annotazioni erudite
simili a quelle menzionate in casi precedenti (per es. al f. 236O. Per la scrittura as-
similabile al tipo A-G rimando in particolare, nella sezione che riporta i Topica di
Cicerone, ai ff. 36г-39г e 49v-55v (caratterizzati da un cambiamento del colore del-
l'inchiostro, più nero, e dall'assenza, rispetto alle altre pagine, di maiuscole rubri
cate).
('") CE. Finch, Codices Vat. lat. 1701, 2iio andStft as sourcesfor Cicero's "Topi
ca", in Classical Pbilology, 67, 1972, [p. 112-117], P- ii2; e cfr Cu. Samaran - R. Mari-
chal. Catalogue des manuscrits en écriture latine portant des indications de date,
de lieu ou de copiste, II, 1, Paris, 1962, p. 321 e tav. X*.
INTRODUZIONE XLIX
Reg. lat. 1332 - contenente il secondo commento di Boezio a Por
firio, ancora una volta in una scrittura che rientra nel numero di
quelle imparentate con il tipo A-G (avendo molti caratteri in co-
mune con esso, anche se se ne differenzia per una maggiore ten-
denza decorativa e l'allungamento dei tratti verticali ondulati) -
proprio il nome dello stesso Ademaro torna esplicitamente al mar
gine destro del f. 43', in una nota che per il particolare interesse
che riveste merita di essere integralmente trascritta [cfr Tav. A3:

Anno incarnationis dominicae millesimo trigesimo tertio, tertio kalen-


das iulii, feria sexta, hora sexta ("*) diei, luna vigеsima septima, eclipsis
solis faaus est. Quasi luna cornuta niger appamit sol, cornibus non acutis
sed retunsis et versis ad occidentem. Et subter candidus erat sol, sed ni-
gredo illa quae super candorem erat contra oculos nostros faciebat quasi
noctem. Et illa figura solis giravit se ab occidente in dextera parte usque
in orientem, et stellae in caelo visae sunt, et fu mus in aere a parte septen-
trionis visus est, et figuram capitis humani in nigrante sole usque ad пи-
millas viderunt multi. Sed ego Ademarus multum contemplatus videre non
potui, nec mentior. Et contra orientem versa cornua solis longe post duas
horas splendorem solitum receperunt.

L'identificazione delPAdemarus" che firma questa testimo-


nianza, cosi ricca di dettagliate indicazioni cronologiche, non è
difficile ("'). Stile e contenuto rimandano in modo convincente

С") Questa parola è ripassata, forse correrta, con inchiostro più scuro.
("i) I dati cronologici sono corretti: secondo A. Сарреш, Cronologia, Cronogra
fia e Calendario perpetuo, Milano. 1969, p. 99, il 29 giugno 1033 era venerdi. Fr.
SaiROETER, Spezieller Kanon der Zentralen Sonnen- und Mondfinsternisse, welcbe
innerbalb des Zeitraums von 600 bis 1S00 n. Cbr. in Europa sicbtbar waren (Son-
nenfisternisse von 600 bis 1800 n. Cbr.), Kristianstad, 1923, al n. 101, p. 35, 105 e carta
fi a p. LI, registra un'eclissi solare di tipo anulare visibile il 29 giugno del 1033 alle
ore 11.35 di Greenwich (perciô a mezzogiomo circa in Francia centro-meridionale),
la cui zona di massima visibilità attraversa l'area compresa tra la Valle della Loira
ed il Limosino. Numerose fonti storiche coeve dannu notizia di questa eclissi. Ro-
DOi.ro Glabro, Historiae, IV, 9, 24 - PL 142, 683D-684A: MGH scr. 7, p. 68-69; ed. M.
Prou, Paris, 1886 (Collection de Textes pour servir à l'étude et à l'enseignement de
l'bistoire, 1), p. 112, in particolare, collegando il segno celeste ad un attentato a papa
Giovanni XIX (che sarebbe morto pochi mesi dopo), indica coordinate temporali
quasi identiche e testimonia un clima visionario e apocalittico molto vicino a quello
che si respira nell'annotazione del Reg. lat. 1332: "Anno igitur eodem dominicae
passionis millesimo, die tertio kalendarum juliarum, sexta feria, luna vicesima
octava, facta est eclypsis seu deliquium solis ab hora eiusdem diei sexta usque in
octavam, nimium terribilis. Nam ipse sol factus est saphirini coloris, gerens in su-
periori parte speciem lunae a sua reilluminatione quartae. Intuitus hominum in al-
terutrum velut mortuorum pallor conspiciebatur. Res vero quaecumque sub aere
crocei coloris esse cemebantur. Tunc corda humani generis stupor аc pavor tenuit
inmensus, quoniam illud intuentes intelligebant portendere quiddam fore super-
L INTRODUZIONE
proprio alla personalità del monaco di Chabannes, autore di un
famoso Cbronicon o Historia che giunge fino all'anno 1028 e di
una Commemoratio degli abatí di Saint-Martial di Limoges, stre-
nuo e polemico sostenitore dell'apostolicità del patrono di questa
abbazia che lo aveva ospitato prima del suo trasferimento a Saint-
Cybard d'Angoulême, morto durante un pellegrinaggio in Terra
Santa nell'anno 1034 ("4). In molte altre sue pagine Ademaro mo-
stra di essere quasi ossessiva mente suggestionato dalle visioni e
dai segni del soprannaturale: orientata in questo senso è soprat-
tutto l'unica e commossa indicazione autobiografica reperibile nel
testo della sua Cbronica, relativa alla visione norturna di un cro-
cifisso nell'anno 1010 ("0, ma non si puô non richiamare anche la
sua costante attenzione per il meraviglioso e per la vera o presunta

venturae cladis humano generi triste. Nam eadem die, natale videlicet apostolo-
rum, in ecclesia beati Petri quidam de principibus Romanorum conspirantes insur-
rexerunt in papam Romanum cupientes illum interimere. Sed minime valentes, a
sede tamen propria expulerunt". Cfr inoltre: Ermanno di Rbchenau, Cbronicon -
MGH scr. 5, a. 1033, p. 12i; SigEbERTO di Gemblol x, Cbronica, a. 1033 - MGH scr. 6,
p. 357; Leone di Montecassino, Cbronica, 59, add. marg. - MGH scr. 7, p. 668.
("<) Cfr J. Ciiavanon in Adémar de Cbabannes, Cbronique publiée d'après les
manuscrits, Paris, 1897 (Collection de textespour servir à l'étude et â l'enseignement
de l'bistoire, 20), Intr., p. I-XXLX; F. Brlnhölzl, Gescbicbte der lateiniscben Litera
tur des Mittelalters, II, Die Zwiscbenzeit vom Л usgang des karolingiscben Zeitalters
bis гиг Mitte des elften Jabrbunderts, München. 1922, p. 278-284 e 593-594; D. Gabo-
rit-Chopin, Les dessins d Adémar de Cbabannes, in Bulletin Arcbéologique du Co
mité des Travaux Historiques et Scientifiques, n.s., 3, 1967. p. 163-225.
("O Cfr Ademaro di Chabannes, Historia (o Historiae Francorum, o Cbronica),
III, 46 - PL 141, 59C-6oA: MGH Scr. 4, p. 136; ed. Chavanon. p. 168-169: "His tempo-
ribus signa in astris, siccitates noxiae, nimiae pluviae, nimiae pestes et gravissimae
fames, defectiones multae solis et lunae apparuerunt, et Vinzenna fluvius per tres
noctes aruit Lemovicae per duo milia. Et supradictus monachus Ademarus, qui tunc
cum avunculo suo Ínclito Rotgerio Lemovicas degebat in monasterio Sancti Mar-
cialis, experrectus in tempesta noctis, dum foris astra suspiceret, vidit in austrum in
altitudine coeli magnum crucifixum in ipso coelo et Domini pendentem figuram in
cruce, multo ilumine lacrimarum inlacrimantem. Ipse autem qui hace vidit, attoni-
tus, nihil aliud potuit agere quam lacrimas ab oculis profundere. Vidit vero tam ip-
sam crucem quam figuram crucifixi colore igneo et nimis sanguineo totam per di-
midiam noctis horam, quousque coelo sese clauderet. Et quod vidit semper in
corde celavit, quousque hic scripsit, testisque est Dominus quod haec vidit". Sul
piano Stilist ico non c'è bisogno di sottolineare le vistose corrispondenze tra questo
testo e quello dell'annotazione sull'eclissi del 1033: e proprio in questo parallelismo
colpisce il forte contrasto tra il vidit più volte ripetuto e sottolineato r\e\YHistoria e
l'incisivo videre non polui in conclusione di questa annotazione. Cfr inoltre, il rac-
conto ademariano di un'altra eclissi, visibile nel 1023 e collegata alle morti a breve
distanza di tempo di papa Benedetto VIII e deirimperatore Enrico II, in Historia,
III, 62 - PL 141, 73B-74A; MGH ser. 4, p. 144-145; ed. Chavanon, p. 187.
INTRODUZIONE LI
stregoneria, ed una assetata ricerca di tesiimonianze miracolose
per sostenere la pretesa apostolicità di san Marziale С").
L'annotazione del Reg. lat. 1332 non è perô soltanto autentica,
ma anche autografa: un rapido confronto con le altre scritture di
glosse delle quali è stata ormai definitivamente accertata l'appar-
tenenza alla mano di Ademaro lascia poco spazio ai dubbi.
In effetti, a partire da un famoso studio di Léopold Delisle, è
stato possibile, sia pure attraverso discussioni, contestazioni e rin-
novate ipotesi, ricostruire un nutritissimo e variato corpus di au
tografi ademariani, comprendente pagine di lavoro e minute per
uso personale, glosse, ma anche testi con pretese di eleganza for
male, disegni, tavole, e soprattutto alcune sottoscrizioni che hanno
consentito nella maggior parte dei casi l'identificazione ("7). Il solo
metodo del confronto paleografico non permette infatti in molti
casi di affermare con certezza la natura autografa di un testo di
Ademaro, per il semplice fatto che questo scrittore versatile e cu
rioso, enciclopedista erudito dai molteplici interessi, non essendo
copista di professione, ha lasciato nei suoi manoscritti testimo-
nianze di una scrittura irregolare e cangiante, che costituisce an
cor oggi un problema parzialmente irrisolto: e questo non soltanto
per un'evoluzione cronologica del suo stile scrittorio personale ma
anche per una mutevole disponibilità nei confronti del testo
scritto, a seconda della sua destinazione ("*). Le identificazioni
proposte da Delisle sono state in gran parte contestate sulla base
di questa mutevolezza già alla fine del secolo scorso da parte di

("*) Cfr Gaborit-Chopin, Les dessins, p. 165; M. Blöcker, Ein Zauberprozess im


Jabre 1028, in Scbweizeriscbe Zeitscbriftfür Gescbicbte (Revue suisse d'bistoire), 29,
1979, P- 533-555-
С") CfrL.DEUsU, Notice sur les manuscrits originaux d'Adémar de Cbabannes,
in Notices et extraits des manuscrits de la Bibliotbèque nationale.. , 35, Paris, 1896,
p. 241-358 (con sei tavole f.t.); J. Lair. Études critiques sur divers textes des X' et XI'
siècles. II. 'Historia" d'Adémar de Cbabannes, Paris, 1899. in pattic, p. 277-284 (Ap
pendice ГХ, Sur les manuscrits autograpbes d'Adémar); P. Lehmann, Autograpbe
und originale Nambafter lateiniscber Scbriftsteller des Mittelalters, in Zeitscbrift des
Deutscben Vereins für Bucbwesen und Scbrifttum, 3, 1920, p. 6-16 (e in Id., Erfor
scbung des Mittelalters, I, Siuttgart, 1959, [p. 359-381], p. 369); J. Vezin, Un nouveau
manuscrit autograpbe d'Adémar de Cbabannes, comunicazione in Bulletin de la
Société Nationale des Antiquaires de France, 1965, p. 44-52; le messe a punto più
recenli, con tentativi di delineare un sommario complessivo della raccolta di auto
graft veri e presunti (о perlomeno discussi) oggi a nostra disposizione, sono in
Gabortt-Chopin, Les dessins, p. 166-167 e p. 225; e in R. Landes, A HbeIIusfrom St.
Martial ofLimoges written in tbe time ofAdemar о Cbabannes (ttj-1eyt). "Un faux
à retardement", in Scriptorium, 37, 1983, p. 178-204.
("*) In particolare cfr Landes, A libellus, p. 202-204 (Appendix III, Ademar's
Handwriting).
LU INTRODUZIONE
Jules Lair, in uno studio che essendo soprattutto destinato all'indi-
viduazione di diverse fasi redazionali degli scritti ademariani, in
parte risalenti all'autore e in parte postume, ha proposto per so-
stenere le sue tesi una post-datazione di alcuni dei codici ritenuti
autografi ("'). Di fatto la scrittura libraria di Ademaro, ossia quella
che egli, se veramente va ritenuta autentica, adopera per il testo
dei suoi manoscritti, è incontestabilmente molto diversa dalla sua
scrittura di glossa; e fra le sue stesse scritture librarie si notano dif-
ferenze vistose, da codice a codice, che hanno consentito di attri-
buire alla sua mano anche pagine che ad un primo sguardo non
sembrerebbero affatto collegabili C*0). Alcuni punti fermi, tuttavia,
nello studio di questo problema, sono stati raggiunti, e si possono
segnalare con un certo margine di sicurezza: a) l'identificazione
incontestabile di alcune pagine autentiche; b) un certo numero di
caratteristiche peculiari della mano di Ademaro.
Per quanto riguarda le pagine autentiche, oltre ai testi (per lo
più codici di lavoro, non formalmente curati) con sottoscrizioni
autografe, le certezze maggiori riguardano la scrittura di alcune
glosse, interlineari e marginali. Per esempio proprio sul mano-
scritto sopra ricordato della Biblioteca Nazionale di Parigi, lat.
6190, le glosse dei ff. 53r-57v sono sensibilmente vicine alla scrit
tura dei manoscritti di lavoro con sottoscrizioni ademariane, quali
il Berlino, Deutsche Staatsbibliothek, Phillipps 93 o il Parigi, Bi
bliothèque Nationale, lat. 2469 C"): è una scrittura nervosa e irre-

("') Cfr Lair, "Historia "d'Adémar, p. 277-281: distinguendo (su un suggerimento


dello stesso Delisle) tra manoscritti originali e manoscritti autograft. Lair accetta che
si possano far rientrare nella prima categoria tutti gli esemplari segnalati da Del isle
come dipendenti dalla personalità culturale di Ademaro o da uno scrittorio che la-
vorava per lui, ma ritiene che le sottoscrizioni non debbano sempre essere consi
derate dimostrative della natura autografa di un testo. In particolare, con argomen-
tazione non del tutto convincente, sostiene che le sottoscrizioni con la formula
"Ademarus conscripsit" non sono equivalent a "me scripsit" o "scripsit", e che in
questi casi è più probabile che ci si trovi dinanzi a copie di autografi. Se si tiene
conto del fatto che nessuna analisi di tipo paleografico supporta le osservazioni di
Lair, le sue restrizioni al corpus ademariano restaпo ancora tutte da verificare, e si
giustifica il motivo per cui l'atteggiamento degli studiosi sembra oggi molto più
possibilista nei confronti delle proposte di Delisle.
("0) Come segnala anche Landes, A libelltis, p. 190-191 e p. 202, ancora manca
uno studio paleografia) complessivo che tenga conto delle più moderne e sensi-
bili strumentazioni oggi dtsponibili. Sommando le proposte di identificazione avan
zate da Delisle con altre frutto di ricerche più recenti e stato possibile assommare
alcune centinaia di pagine 'autografe' ademariane che risalgono agli anni tra il 1015
e il 1032, sulle quali perô le discussioni sonó ancora sostanzialmente apene.
('") Cfr le riproduzioni in Delisle, Notice, rispettivamente tavole f.t. VI, I e II.
INTRODUZIONE Ull
golare, fatta di tratti brevi e staccati, con poche abbreviazioni o li-
nearità caratteristiche, ma inconfondibile nella visione d'insieme.
Ed è innegabile, anche soltanto sulla base di un rapido confronto
tra le riproduzioni fotografiche, che l'annotazione marginale del
Reg. lat. 1332 sull'eclisse dell'anno 1033 sia stata vergata dalla stessa
mano [cfr Taw. X e XI] C").
La scrittura, o le scritture librarie di Ademaro godono invece di
maggiore respiro, rotondità nel tratteggio, cura formale e omoge-
neità nel disegno. La differente destinazione dei testi ed anche ra-
gioni di carattere ideologico giustificano queste differenze: men-
tre infatti la scrirtura di lavoro e quella di glossa hanno per lui un
valore soggettivo e funzionalizzato allo studio di un testo, la sua
scrirtura librariia ha una destinazione per cosi dire ideale, simbo
lica e universalistica C*3). In effetti, se si prendono acuni esempi
di scrittura libraria ademariana, come nel testo del parigino lat.
6190 (cui rimanda Finch come scrittura assimilabile a quella del
gruppo stilistico cui appartiene A-G) (,M) [cfr Tav. XA o in una se
rie di 4 frammenti dell' Historia nel manoscritto vaticano Reg. lat.
263, ff. 23ir-235r, identificato come ademariano da Wilmart С*') [cfr
Tav. Xlñ, ci accorgiamo di come essa, anche se cangiante nelle
forme, per risultare più elegante e ampia rispetto alla nervosa sot-
tigliezza della scrittura di lavoro e di glossa abbia dovuto ripren-
dere e fare sue proprio alcune tra le più interessanti caratteristiche

Inoltre, per ¡i lat. 6190, cfr Samaran - Marichal, Catalogue (v. supra, nota 111), II, 1,
p. 321; per il lat. 2469, ibid., p. 119 e tav. XIa. E' favorevole, contro il giudizio limi
tativo di Lair, alla natura autografa di tutte le glosse del lat. 6190, L. Halpen, Remar
ques sur la cronique d'Adémar de Cbabanne, in Revue bistorique, 98 (1908), [p.
294-308], p. 295 e J04.
('") Sembra invece appartenere ad un altra mano la seguente nota al margine
inferiore del f. 44' del Reg. lat. 1332: "Aime vale nimium Wilelme magister in ae-
vum". Sulla possibilità di riconoscere in un altro codice parigino ancora una nota
autografa ademariana, cfr infra, p. LXXXVII.
С") In questo senso alcuni studiosi hanno ritenuto di noter distinguere e clas-
sificare i manoscritti e le scritture ademariane sia in senso cronologico sia soprat-
tutto secondo il contenuto e la finaliti. più o meno pubblica, del testo: per ultimo,
e tirando le somme, Richard Landes ha distinto questa produzione scrittoria in
quattro categorie: "personal notebooks", "in-house use", "publications" e "formali
ty". Cfr Landes, A Iibellus, p. 203, e la tavola diacronica delle quattro categorie, con
distribuzione degli autograft conosciuti, a p. 204.
('") Cfr Deusle, Notice, tav. VI; Samaran - Mario 1al. Catalogue. II, 1, tav. X*
(vedi supra, p. XLVIII e nota ni). La natura autografa della scrittura libraria di que
sto manoscritto, è energicamente sostenuta, con Delisle e contro Lair, da Landes, A
libellus, p. 190, n. 48.
O") A. Wilmart, Codices reginenses latini, II, Città del Vaticano, 1945. p. 47-49.
LIV INTRODUZIONE
dell'imitazione della carolina in voga a Fleury e dintorni nei tempi
in cui è diffusa la scrittura A-G.
Gli aspetti più significativi di quests scrittura libraria sono: una maiu-
scola accurata e formale, che alterna senza ordine caratteri rustici e on-
ciali; una minuscola complessivamente rotonda e distaccata, ad imitazione
dei moduli carolini, in cui talvolta i tratti sopra il rigo si allungano a co-
prire le lettere precedent o successive. Se poi si tenta di evidenziare, ri-
spetto all'uniformità del classicismo di base, alcune peculiarità di questi
autograft, si ritrovano una serie di tratti indicativi che corrispondono in
modo impressionante a quanto abbiamo messo in evidenza nella tardo-
carolina di ambiente floriacense: la g aperta; la Л maiuscola onciale; la N
capitale che allunga in basso il seconde tratto verticale; la F con il tratto
superiore ondulato e proiettato verso le lettere seguenti; i punti interroga-
tivi ondulati e allungati verso I alto; i nessi pronunciati; le a aperte in alto
soprascritte alle q e alle p, una caratteristica doppia abbreviazione per
quae, in Ademara con due trattini soprascritti, ma nascente dalla stessa
esigenza di raddoppiare il segno abbreviativo che porta A-G a sommare
trattino soprascritto e cediglia C**); le abbreviazioni per quod, quid a quia-,
la p maiuscola tagliata al centra per per, alcune abbreviazioni particolari,
come per esempio di e do con trattino soprascritto per dei e deo, i nessi in
capitale rustica dove la seconda lettera si solleva sull'ultimo tratto della
prima, come in -we -ns, per alcune parole in fine di rigo; ecc.

Ma forse la possibilità di stabilire un collegamento della perso


nalità cuturale di Ademaro con la diffusione degli Excerpta non si
ferma alla presenza nella sua scrittura autografa di tratti comuni
alla tendenza scrittoria cui appartiene A-G.
Somiglianze notevoli, infatti, con la scrittura ademariana di la-
voro si incontrano anche nella mano anonima che ha trascritto al
f. iv (- f. 3) del manoscritto n. 267 di Orléans [cfr Tav. XIIA il fram-
mento Sub rationali enim differentia C"): la stessa mano che
forse è responsabile anche di probationes calami, testi frammen-
tari e schemi, di natura logico-filosofica, giuridica e geometrica,
che si trovano ai ff. Г e ï-гv (- ff. 2-5) di questo stesso codice di
sicura origine floriacense C*8); e che al f. ir ha delineato lo schema
della distribuzione delle proposizioni secondo Abbone С"), in

('**) Cfr supra, nota 103.


С") Ot supra, p. XV.
("*) Come assicura al f. Г l'annotazione in mano moderna: "ex libris Mon(aste)-
rii N(ancti) BenedUcti) Floriac(ensis)".
( "♦) Cfr Abbone di Fleiry, Sj'llogismorum categoricorum et bypotbeticorum eno-
datio - ed. van de Vyver, p. 34-36: pur essendo isolau dal resto dell opera, ano
nima e incompleta e pur presentando sensib¡1i differenze formali nella disposizione
del testo rispetto alla tavola edita, quella del f. Г del codice di Orléans ne rispetta
perô la sostanza e l'ordinamento strutturale.
INTRODUZIONE LV
parte in scrittura capitale, con alcuni fra gli inconfondibili tratti ca-
ratteristici dei codici di Ademaro: le A, F, Л/ maiuscole, i nessi -VS
e -NT, l'abbreviazione per, ecc. [cfr Tav. XIV\. Ma è anche degno
di nota il fatto che tra le numerose e non sempre leggibili proba
tstes calami che affollano queste pagine iniziali del codice, al f.
2V (" f- 5) sembra essere stata più volte ripetuta una sigla di due
lettere che potrebbe rivestire un interesse particolare: ad. Le due
lettere sono corsive, la a è di tipo aperto, la ¿/onciale allunga un
tratto verticale ondulato verso destra e poi lo curva e lo riconduce
fino al'altezza del rigo di scrittura C0). Non ci sono negli studi de-
dicati ai manoscritti ademariani indicazioni relative ad una even-
tuale firma di Ademaro con questa sigla: ma non si puô negare
che tale pur Heve traccia assume una coloritura suggestiva in un
gruppo di fogli che contengono esempi scrittori decisamente vi-
cini ai suoi autografi.
Ancor più suggestivo sarà allora ritrovare la medesima sigla, più
o meno nella stessa forma, ripetuta per ben due volte nel mano-
scritto Viennese Palat. lat. 2508, il nostro codice V^con la versio
brevis degli Excerpta: la sigla è chiaramente leggibile in questo
caso al margine sinistro del f. 3V [cfr Tav. ХЦ e del f. 10 ' (in en-
trambi i casi nella sezione che contiene il Dialogus de Dialectica
et Rbetoricä) С"). E' vero che in mancanza di un preciso metodo
o criterio di identificazione delle non uniformi scritture adema-
riane, con questo suggerimento entriamo nel campo delle ipotesi,
ma vale comunque la pena di proporre la possibilità che Ademaro
stesso sia stato il copista, o almeno il committente e il supervisore
del codice viennese: anche la scrittura del testo di Winfatti, se po
sta a confronto con le produzioni librarte ademariane, mostra di
essere sensibilmente vicina ai moduli scrittori che ormai abbiamo
imparato a riconoscere.

V0) Devo precisare che ho potulo controllare queste pagine soltanto in una fo-
toriproduzione, gentilmente inviatami dal Direttore della Bibliothèque Municipale
di Orléans, Mr. F. Deugilly.
С") In questi due casi il tratto della d discendendo sembra trasformarsi in due
punti sovrapposti, ultehore indicazione della natura di sigla di questa nota, che
sembra per altro imparentarsi con l'utilizzazione frequente e preferita di segni ti-
roniani da parte di Ademaro nei suoi autograft. Per molti versi questa sigla sembra
assomigliare al punto interrogativo usato nelle stesse pagine, costituito da una spe
cie di a aperta sopra un punto che si allunga verso l'alto a sinistra dopo aver for
mato un Heve rigonfiamento a destra: ma è facile osservare che mentre in questo
modo il segno di interrogazione è costituito da tre tratti verticali, quattro tratti sono
adoperati in entrambi i casi per tracciare la sigla ad.
LVI INTRODUZIONE
Una verifica sulle riproduzioni [cfr Taw. XJ-XJIe A'V-A'V7] consente di
riconoscere in essa molti caratteri che abbiamo ricordato tra quelli pecu-
liari di Ademaro (e imparentati con le scritture del tipo A-G). Oltre le con-
suete a maiuscola e g я pancia piena, la N capitale che si allunga a destra
sotto il rigo e la F che si allunga in alto a destra, possiamo notare: Г uso
frequente della v tra le minuscole e della U (che come la N si allunga a
destra sotto il rigo) tra le maiuscole; i nessi et, st, ma anche -VSc -MTso-
prattutto in fine di parola; le abbreviazioni per dei, quod, quid, quia, sunt,
id est, ecc.; la fmaiuscola tagliata in centro come per, la a aperta sopra-
scritta sulla p e sulla q per le abbreviazioni di pra-lprae- e qua', e, ele
mento particolarmente interessante, l'abbreviazione per quae con trattino
e cediglia, come in A-G. E infine la scrittura maiuscola che alterna carat
teri onciali e rustici (cfr per esempio la M che sigla gli interventi del
Magister) (''*).

Pariendo dunque da un tipo di scrittura, A-G, la cui ristretta dif-


fusione si iscrive sulla diagonale di produzione scientifico-lettera-

("*) E' vero comunque che la scrittura di W presenta alcune caratteristiche par-
ticolari che non si rïtrovano negli autografi ademariani: una tendenza saltuaria ad
allungare molto verso sinistra il tratto superiore della d onciale, fino a farlo incro-
ciare con i tratti vertical) di altre dot che precedono; una ancor meno frequente
tendenza a creare nessi sotto il rigo tra a aperta finale di parola e il tratto discen-
dente della consonante che precede; l'allungamento decorativo in alto di alcune s
che si chiudono ad occhiello verso destra; il segno di interrogazione (cfr la nota
precedente); una abbreviazione caratteristica per il verbo esse, costituita da due e
sovrastate da due piccole s come segni abbreviaüvi, in alternanza a quella più con
sueta con il trattino in alto (si puô perô notare che un segno del medesimo tipo si
trova al f. i' del manosenrlo Orléans 267, nella tavola delle proposizioni di cui si è
paríato, come abbreviazione di non) [cfr Tav. Х1Ц. Un'ulteriore difficoltà per risa-
lire in questo caso ai luoghi ed ai tempi che hanno visto operante Ademaro viene
dal fatto che, mentre per il codice di Orléans la sua presenza a Fleury almeno in
epoca moderna è fuori di dubbio, le ricerche suil'origine del manoscritto Viennese
non conducono oltre l'ambiente tedesco meridionale o svizzero cui avrebbe po
luto attingere nelle sue campagne antiquarie Wolfgang Lazius (cfr supra, p.
XXXDC); e si puô anche tenere conto del fatto che secondo un'indicazione di В.
BisciiOFF, Paléograpbie de l'antiquité romaine et du Moyen Age occidental, Paris,
1985, p. 188, il segno di interrogazione descritto alla пota precedente è utilizzato in
quest'epoca in area bavarese. Ma è anche chiaro che una certa irregolarità e mute-
volezza delle scritture ademariane è atiestata anche per gli autografi sui quali c'è
maggiore sicurezza, spiegabili in base alla variabilità dei suoi interessi e delle
diverse finalità e natura dei codici; e che, d'altra parte, un codice 'di' Ademaro puô
anche essere stato solIanlo redatto sotto la sua direzione, nell'ambilo di uno scrit-
lorio da lui controllato e comunque in un ambiente che tendeva complessivamente
ad uniformare le caratteristiche grafiche: su questo cfr Landes, A Iibellus, p. 190-192;
e Id., L 'accession des Capétiens. Une reconsideration selon les sources aquitaines,
in Religion et culture autour de l'an Mil. Royaume capétien et Lotbaringie, Actes
du Coll. Hugues Capet 987-1987 (Auxerre), La France de l'an Mit, cur. D. logna-Prat
- J.C. Picard, Paris, 1990, p. 151-166.
INTRODUZIONE LVII
ria che congiunge Fleury e l'insegnamento di Abbone con Ger-
berto e con il rinnovamento classicistico degli studi e delle forme
scrittorie che traducono nelle scuole monastiche i riflessi dello
sforzo ottoniano di riscrivere la continuità con le radici della ci-
viltà romana e carolingia, siamo giunti attraverso un percorso ra-
mificato ai manoscritti di Ademaro di Chabannes, che di questo
sogno ideologico, scomparso all'inizio del secolo con gli uomini
che l'hanno promosso, testimonia nel trentennio successive so-
prattutto con la sua anacronistica ansia di conservazione e forzata
imitazione del passato, una continuazione per inerzia che somi-
glia abbastanza ad un'inconsapevole conclusione.
E' già chiaro comunque che la produzione e la diffusione ma-
noscritta degli Excerpta hanno certamente come teatro gli scripto
ria delle scuole monastiche in cui tra la fine del decimo e l'inizio
dell'undicesimo secolo si insegna la dialettica, ma si iscrivono an
che all'interno di un più ampio perimetro culturale, nel quale l'an
tico ritorna per testimoniare la continuità con la grandezza pas-
sata e in cui tuttavia, per questi difficili e ponderosi monumenti di
pensiero antico, si sente anche la necessità del ripensamento,
della facilitazione, e dunque della glossa, dell' excerptum, della ri-
duzione nell'elementare forma didattica delle domande e risposte.

IV. Lefonti

I. I COMMENTI BOEZIANI A PORFIRIO


E ALLE C47ECOÄM£AR]STOTEUCHE

Secondo l'ordine tradizionale, i testi dei tre commenti boeziani


alle prime due opere del corpus logico formatosi in età tardo-
antica, ossia il primo e il secondo aïï'Isagoge di Porfirio e quello
alle Categoriae di Aristotele, sono stati successivamente e metodi
camente spogliati dall'autore degli Excerpta, ora riassunti o para-
frasati, ora integralmente inseriiti nel reticolato artificioso delle do-
mande e risposte, intervallati eventualmente da altre nozioni ele
mental!, provenienti dal patrimonio dell'educazione liberale di
base.
L'anonimo ha cosi compiuto un'opera di sfrondamento degli
scritti di Boezio, scegliendone i passaggi più sostanziosi dal punto
di vista dottrinale, per dare alla sua rielaborazione il senso di una
continuità didattica particolarmente utile per l'apprendimento.
Egli è stato quindi, in un certo senso, un continuatore dello stesso
metodo di riduzione manualistica delle opere logiche dell'anti-
chità che era stato perseguito in epoca tardo-antica dagli enciclo
LVIII INTRODUZIONE
pedisti come Cassiodoro e Isidoro (in un certo senso primi excerp-
tores dalle opere boeziane): l'esigenza da cui nascono gli Excerpta
in domande e risposte è infatti soprattutto quella di adeguare i
coфosi commenti boeziani alle prospettive altomedievali di let-
tura e di studio, che privilegiano il versante mnemonico e quello
classificatorio rispetto ad ogni approfondimento speculativo С").

('") Cfr Isidoro di Smgua, Etymolagiae, VI, 8, i - PL 82, 237C (testo ripreso alla
lettera in Rábano Mauro, De universo, V, 5 - PL in, 122B): "Excerpta sunt quae
Graece scbolia nuncupantur, in quibus ea quae videntur obscura vel difncilia sum-
matim ac breviter perstringuntur". Sul metodo àeWexcerptio, programmaticamente
utilizzato fin dall'età carolingia soprattutto sul versante teologico (dove si raccol-
gono florilegi di testi scritturali e patristici a sostegno di о in polemica con una de-
terminata dottrina), è particolarmente interessante anche la giustificazione in
chiave pedagogica (gli excerpta sono un adeguato strumento per la comprensione
delle arti da parte dei giovani allievi, fino a quando, crescendo, essi non saranno
in grado di attingere da soli direttamente alle fonti antiche) in un testo di Ermen-
Rico di Ellwangen, fpistola ad Grimoldum de vera essentia Deitatis- MGH epist. 5,
Kar. aev. 3, p. 553,35-39: "Puto argutus es in educendo, praeceptor amabillime, et
ego tardior testudine te sequor in hac spissitudine, praecipue cum infantuli vestri
mini innuant, ut non sileam. Sed haec enucleatim ab auctoribus excerpta eis ad
tempus sufficiant, usque quo ad maiora percipienda convalescant, et tunc demum
recurrant ad ipsum fontem, unde haec hausi et bibant, usque quo eis aures sonent".
Anche la struttura dialogica (articolata in quaestiones e responsiones) è d'altronde
ampiamente diffusa nell'alto medioevo logico (da Alcuino fino al De grammatico
anselmiano), anch'essa proprio perché particolarmente adatta a consentire la rie-
laborazione scolastica di un materials di per se poco omogeneo e difficilmente
scandito e ordinate. Non deve comunque essere dimenticata l'origine tardo-antica
e patristica del procedimento per domande e risposte, vera e propria fucina di pre-
parazione del metodo scolastico della quaestio. cfr G. Hardy, La littérature patri-
stiaue des Quaestiones et Responsiones sur l'Ecriture sainte, in Reime Biblique, 41,
1932, p. 210-236, 341-369, 515-537; 42, 1933, p. 14-30, 211-229, 328-352; M. Grabmann, Die
Gescbicbte der scbolasticben Metbode, 2 voll., Freiburg im Br., 1909-1911, I, p. 98-99,
140. 193-194, 222-223, 317-318; e G. d'Onofrjo, Tbeological ideas and tbe idea of Tbeo
logy in tbe Early Middle Ages (plb-ntb centuries), in Freiburger Zeitscbriftfür Pbi
losopbie und Tbeologie, 38, 3, 1991 [p. 273-297], p. 295-296. Da ricordare poi, in età
carolingia, l'esempio di Giovanni Scoto Eriugena, non soltanto autore del Peripby-
seon, grandioso dialogo filosofico in cinque libri tra maestro e discepolo, ma al
quale sono state recentemente ricondotte la paternità della traduzione delle Solu-
tiones di Prisciano Lido, simili nella forma al nostro testo anonimo, e di un'altra
serie di Excerpta (non perô in forma dialogica) da un'opera grammaticale di Ma
crobio (Macrobii Theodosii De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus
excerpta, a cura di P. De Paolis, Urbino, 1990; cfr in partic, p. XLI-XLLX). E lo stesso
Giovanni Scoto, in una delle Annotationes sul De nuptiis di Marciano Capella de-
rivanti dal suo insegnamento, ripropone l'andamento di domande e risposte per
spiegare la successione dei cinque predicabili in un passaggio in cui tematica,
forma esteriore e stile assomigliano notevolmente a quelli del nostro Anonimo: cfr
Giovanni Scoto Ehr cena, Annotationes in Martianum, 4, - ed. C. B. Lutz, p.
101,9-20 (la punteggiatura dell'edizione Lutz deve essere corretta, in quanto I'edi-
INTRODUZIONE LEX
Il percorso dell'opera segue dunque la falsariga dei commenti
boeziani: agli excerpta dal primo sull' Isagoge sono dedicati (se
rondo l'ordinamento in capitoli della presente edizione, determi
nate) proprio dall'alternanza degli argomenti e dei testi boeziani
utilizzati) i capitoli 1-15 e 17-24, a quelli dal secondo i capitoli 25-78
e 82-84 G capitoli intervallati contengono gli excerpta sul tema de
rationale et ratione utf); a quelli dal commento alle Categoriae
sono dedicati i rimanenti capitoli 85-150. L'andamento della tratta-
zione non rispetta perô sempre regolarmente quello dei testi boe
ziani, e prevede deviazioni, ma sempre metodologicamente giu-
stificate. Talvolta infatti un'idea affrontata, per esempio, nel primo
commento all' Isagoge è meglio sviluppata nel secondo, e l'ano-
nimo introduce allora un suo libero riferimento ad esso, per poi
ritornare, esaurito l'argomento in questione, al testo sul quale
stava lavorando ('и). E talvolta anche spunti provenienti dal com
mento alle Categoriae vengono introdotti nella prima parte del
l'opera, inframezzati agli excerpta dai commenti a Porfirio C"). Ma
anche, inversamente, egli puô scegliere di completare brani
estratti dal commento alle Categoriae con temi e termini prove-

trice non ha percepilo la natura dialogica di questa nota): "Cur differentiam post
genus in secundo loco posuit, cum non sic fecit in ordine isagogarum? Nam in hoc
loco videtur confundere priorem ordinem introductionum. - Non irrationabiliter
hoc fecit quia differentia facil speciem; species autem non facit differentiam, quia a
genere non pervenitur ad speciem, nisi per differentiam vel accidens... - Quare ac-
cidens ante difinitionem, id est ante speciem posuit? - Quia accidens pro differen
tia accipitur, propterea quia saepe accidentia differentiam specierum faciunt. -
Proprium in fine? - Quia discernit superiora, id est speciem a genere et differen
tiam et accidens. Ideo proprium in fine isagogarum ponitur". Per un confronto con
il testo e lo stile degli Excerpta isagogarum et categoriarum, cfr, nella presente edi
zione, 51, 8-21.
('и) per es ц, 3 6.с quando, seguendo il primo commento M Isagoge incontra
occasionalmente un riferimento alla divisione in parti della filosofia. l'anonimo in
troduce incidentalmente una rapida anticipazione della questione (poi ripresa nel
cap. 28) se la logica sia Pапе о strumento della filosofia; similmente in 8, 2-3 discu-
tendo la questione sulla natura degli universali secondo il primo commento, intro
duce seccamente la formula risolutiva che Boezio escogita nel secondo: "subsistunt
in sensibus, intelleguntur praeter corpora"; in 9, 8-10 anticipa dal secondo com
mento la distinzione di descriptio e diffinitio-, ecc.
('") Per es. in 5, 15-16 l'anonimo introduce nel testo del primo commento a Por
firio una lapidaria spiegazione sulla natura delle sostanze individuali proveniente
dal commento alle Categoriae, e in 68, 1-5, incontrando nella sua lettura del se
condo commento a Porfirio l'idea che in una medesima sostanza si possono pre
dicare differentiae contraddittorie ma in tempi diversi, è portato a ricordare e ad
inserire nel suo percorso di excerptor un brano del commento sulle Categoriae in
cui viene esposta la medesima domina.
LX INTRODUZIONE
nienti da quelli »W'Isagoge Ve). Talvolta, infine, si prende anche
sorprendenti libertà rispetto alla fonte, sempre perô ispirate da
una certa familiaritâ con essa: come quando inventa una quadrata
depictio relativa alle diverse forme di predicazione, ispirandosi
formalmente ad altri usi della medesima figura proposti da Boezio
in relazione alla distinzione di sostanza ed accidente C37).
D'altra parte anche una certa frequente libertà formale rispetto
al testo boeziano da parte dell' excerptor, che spesso omette qual-
che parola all'interno di citazioni integrali oppure compie in esse
una inversione di parole o anche di frasi, è spesso indizio di una
volontà di appropriarsi del testo e di tradurlo in una nuova sintesi,
che ha l'evidente ambizione di vivere di vita propria (,3í).
Tutto questo suggerisce anche il principio secondo il quale le
varianti del testo degli Excerpta rispetto al testo edito di Boezio
possono spesso essere soltanto frutto di un volontario distacco
deW'excerptor dal materiale su cui lavora. E tuttavia, sia pure te-
nendo conto di ció, è evidente che si puô provare a sottoporre la

O'*) Cosi, per esempio in 85, 22, l anonimo riconosce all'inizio del commento alle
Categoriae l'articolazione della prcsentazione introduttiva dell'opuscolo aristote
lico secondo le prime cinque delle sei questioni preliminari che Boezio espone
(seguendo Ammonio) anche nel primo commento a¡Y Isagoge ed è quindi portato
ad aggiungere una risposta anche alla sesta domanda ("quae sit huius opens in
scription, utilizzando, per rispondervi, concetti e parole tratti dal commento stesso
alle Categoriae. E ancora, in 96, 17-19, individua una corrispondenza tra la termi
nologia adoperata da Boezio nel commento aristotelico a proposito delle
differentiae (distinte in divisibiles e completivae-specificae) e quella adoperata nel
secondo commento porfiriano (divisivae e constitutivae), e fonde le due dottrine.
С'7) Cfr 88, 8 e figura corrispondente le cfr Tav. Ш. La depictio inventata in que
sto caso dall'anonimo oltre che dipendere formalmente da quella boeziana è perô
anche ispirata ad una forma di divisione logica che ha avuto molta fortuna nell'alto
Medioevo e il cui principale esempio è offerto da Giovanni Scoto Erii'gena nel
Peripbyseon (o De diïisione naturae, cfr PL 122, 441Л-442В) con la famosa quadri-
partizione consistente nell'anicolazione speculare di una coppia di predicati, se
condo le quattro possibilità nascenti dall'incontro delle rispettive affermazioni e
negazioni: "creare", "creari", "non creare", "non creari" in Giovanni Scoto; "nomi
ne", "diffinitione", "non nomine", "non diffinitione* nel nostro anonimo. In Boezio
invece, nel commento aile Categoriae (PL 64, 175B), si trattava delle possibili com-
binazioni di due coppie di termini, "substantia" e "accidens" da una parte, "univer
salis" e "particularis" dail'altra. Sulla struttura formale della quadripartizione logica
e sulla sua fortuna cfr G. d'Onofrio, Über die Natur der Einteilung. Die dialekti
scbe Entfaltung von Eriugenas Denken, in Begriff und Metapber, Spracbform des
Denkens bei Erittgena, Vorträge des VII. Intern. Eriugena Colloquiums (Bad Hom
burg, 26.-29. Juli 19*9). hrsg. von W. Beierwaltes, Heidelberg, 1990, p. 17-38, in par
tie, p. 34-36.
("*) Numerosissimi casi di questo genere sono verifica bit i in base al secondo
.1pp.1r.110 critico della presente edizione, quello della concordia con le fonti: vedi
infra, p. CXV.
INTRODUZIONE Da
presente edizione degli Excerpta ad un'analisi filologica, allo
scopo di collocame il testo nella posizione determinata che deve
spettargli all'intemo della tradizione testuale delle stesse opere
boeziane, in quanto specchio di un lavoro di rielaborazione con
dolio su almeno un testimone di epoca altomedievale, e quindi
relativamente antico.
L'assenza di un'edizione critica del commento alle Categoriae
ci impone di limitare questa indagine ai soli testi su Porfirio, per i
quali l'edizione Brandt offre invece sia nell'introduzione sia con
l'apparato critico sufficienti elementi di confronto C3').
I manoscritti su cui è basata l'edizione Brandt sono tutti ante-
riori all'inizio del dodicesimo secolo: alcuni risalgono anche al
decimo, la maggior parte sono dell'undicesimo. Più che in altri
casi, perô, vale qui la regola per cui la datazione antica non è ga-
ranzia di attendibilità, posta la complessità di questa tradizione,
alterata secondo Brandt soprattutto da due fondamentali caratteri
peculiari: l'incompetenza dei copisti su argomenti logici e la loro
conseguentemente scarsa comprensione del testo; l'interesse spe-
cialistico, viceversa, dei pochi maestri che ne chiedevano copie e
che quindi favorirono la collazione tra più esemplari in loro pos-
sesso, causando contaminazioni che rendono estremamente diffi
cile ogni tentativo di una corretta ricostruzione (,40). E in effetti le
verifiche operate da Brandt sulle varianti singolari dei codici
hanno portato a risultati complessi ed intriganti, in quanto, sia
pure ammettendo la possibilità di delineare l'esistenza di determi
nate classi di codici, è possibile verificare in essi cosi tante conta
minazioni indicate da consensi intrecciati (ossia da lezioni errate
comuni a codici singoli di tutte le diverse classi), che egli ha rite-
nuto inutile proporre la ricostruzione di uno stemma (Mi).
Posta questa confusa situazione, non stupisce il fatto che non
sia possibile identificare direttamente la classe di appartenenza del
codice di Boezio da cui dipende l'anonimo, e che un certo nu
mero di varianti, negli Excerpta che più direttamente utilizzano
alla lettera i due commenti a Porfirio, indichino anche in questo
caso possibili collegamenti intrecciati e spesso contrapposti con
manoscritti diversi della tradizione: il che ci porta a supporte che
anche il maestro che ha curato la redazione di quest'opera o
lavorava su un codice risultante da una collazione del tipo suppo

rt") Cfr Brandt, Prolegomena all'ed. di Boethils, In Isagogen Porpbyrii Com


menta (v. supra, пota 75), p. XXXV-LXIV.
("0) Cfr ibid., p. XLVUI-XLDC
V) Cfr ibid., p. XLK-LIV per il pruno commento e p. UV-LVIII per il secondo.
LXII INTRODUZIONE
sto da Brandt per molti dei suoi testimoni, oppure fu egli stesso
personalmente responsabile di un'operazione filologica di questo
genere.

Possiamo tentare una verifica schemata.


Nell'elenco e nell'analisi che seguono riprendo le sigle utilizzate da
Brandt per designare i suoi codici. Cinque fra essi contengono sia il primo
sia il secondo commento (le sigle di questi codici sono evidenziate in
grassetto): München, Bayerische Staatsbibliothek, elm. 6403 (С); Köln, Erz
bischöfliche Diözesan- und Dombibliothek, 187 (F); Bamberg, Staat]iche
Bibliothek, Class. 15 (HJ.IV.9) (Bambergensis 325) (N); Paris, Bibliothèque
Nationale, lat. 1ii29 (P); Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 12958 (S).
Contengono soltanlo il primo commento: Köln, Erzbischöfliche Diöze
san- und Dombibliothek, 189 (D); Sankt Gallen, Stiftsbiblioihek, 831 (in
Brandt G - essendo perô diverso dal codice con la stessa sigla che con
tiene il secondo commento, qui è indicalo con il carattere corsivo G); Pa
ris, Bibliothèque Nationale, lat. 8672 (К); München, Bayerische Staatsbi
bliothek, clm. 14436 (testimone solo parziale: in Brandt R, qui invece /0; e
Avranches, Bibliothèque Municipale, 229 (T).
Contengono infine soltanto il secondo commento: Einsiedeln, Stiftsbi
bliothek, 338 (E); Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 13955 (G); Köln, Erzbi
schöfliche Diözesan- und Dombibliothek 188 (H); München, Bayerische
Staatsbibliothek, clm. 14516 (L); Citta del Vaticano, Biblioteca Vaticana, Reg.
lat. 1332 (R).
Le classi individuate da Brandt sono rispettivamente CDtf e FGK per il
primo commento; CFHN e EG RS per il secondo O4*).
Nella schematizzazione seguente, a destra sono indicati i codici che
presentano aecordo con la variante degli Excerpta (una parentesi indica
un aecordo parziale; un numero esponenziale indica secondo Brandt la
prima o la seconda mano che opera regola rmente sul testo); a sinistra il
capitolo e la riga degli Excerpta, seguiti dalla pagina e la riga nell*edizione
Brandt, quindi la variante degli Excerpta (secondo il manoscritto Reg. lat.
128i) e la lezione dei codici in disaccordo con essa O4').
Per i capitoli che contengono gli excerpta dal primo commento all' Isa
goge, le varianti significative rispetto al testo tradito dalla maggioranza dei
codici non sono numerose, ma già offrono la possibilità di constatare ac-
cordi diversificati con i vari testimoni delle due classi:

(''") Per ciascuno dei codici elencati sia suffîciente il rinvio alla descrizione in
Aristoteles latinus, Codices (v. supra, nota 11о): С - n. 1030. p. 727; P - n. 620, p. 535;
T - n. 406, p. 436; L - n. 1057, p. 738; e ibid., Suppl.: N - n. 2086, p. 105; F - n. 2091,
p. 108; S - n. 2072, p. 95; D - n. 2093, P- '08; G»n. 2127, p. 123; К - n. 2070, p. 94;
A » n. 2110, p. 116: E - n. 2125, P- '21; G - n. 2074, p. 96; H - n. 2092, p. 108; R - n.
2188, p. 179.
C4') Owiamente non ho tenuto conto di varianti che possono essere spiegate
come semplici oscillazioni ortografiche.
LNTRODUZIONE LXIII
D F G К Spx T 1,25 (15,4) admittit] admittet
cet. T,p c.
D F G К P* S T 2,27 (9,20) familiaris] rei
familiaris cet.
G* P S T 2,27 (9,21) dispensaiieme]
dispositione cet.
F G P S T 8,29 (27,19) substantiam]
substantia С" c R,
sub substantia cet.
С F G 15,20 (73,3) species semper]
semper species cet.

Passando alla verifica della situazione relativa agli Excerpta dal secondo
commente1 a Porfirio, l'intreccio delle possibili parentele si complica ulte
riormente:

С F H P 25,3 (136,3) solum] от. cet.


sola m N
С HP 25,8 (136,13) et alitur]
nutritur preem. L*,
et nutritur praem. cet.
С H' N 25,15 (137,6) ea] eadem cet.
С E G S 25,15 (137,6) est constituta]
от. est R, transp. cet.
E G' S' 25,18 (137,7) contentione]
contemplatione
G'L'RS*.
conceptione cet.
Сжс F H' P 26,9 (138,13) constare]
consistere Cpc- cet.
CE H* 26,10 (138,14) uoluptatem]
от. F, uoluptate cet.
С N 26,12 (138,16) ratione]
ratiocinatione cet.
EG RS 27,3 (139,7) sibi et] sibimet
C, et sibimet cet.
(C) (E) (N) (Pi) 27,21 (140,2) id est eam
scientiam] eam scien-
tiam EP* eam scilicet
scientiam CN, scien
tiam GHLRS', ea
scientia cet.
С F N 28,7 (141,5) sola philo-
sophia] transp. cet.
H' N P* 31,8 (149,13) aliquid] ali-
quod C, aliquem cet.
С E* F H L* N P 31,25 (150,17) quiddam] от.
cet.
LXIV INTRODUZIONE
(С) (L') (R)(S) 31,25 (150,17) differtur]
deferturG'L'RS, refer-
tur cet.
С LP 31,30 (151,5) recte intellegen-
tiae sermonum ordo
conuenit] recte se ha-
bebit ordo sermonum
cet.
G* L' 33,14 (153,22) nam qui]
namque qui L*S,
namque cet.
С LP 33,18 (153,2é) proprietas
sola] sola proprietas
sola FG'S, transp. cet.
F 36,44 (157,1) accipiunt]
excipiunt cet.
С N 36,46 (157,3) accidente]
accidenti cet.
Epc F H L P S 37,14 (157,21) naturae] se
cundum naturam CN,
natura E" CGR
F 38,9 (160,9) imaginatione]
cogitatione cet.
(C) H (N) (P) 38,16 (i62,17) ut puteus uel
fons] H, ut puteus et
fons CNP, от. cet.
F N P 38,18 (162,19) ante P61" tem-
pora] etiam uel iam
add. cet.
N P 38,19 (162,21) sitl est R,
fit cet.
N P* 41,8 (175,19) est] от. cet.
С L' 41,23 (176,16) deducere] du-
cere cet.
С N P 41,57 (174,18) duo] duae cet.
С L N 41,59 (175,4) accidental iter]
accidentialiter EGPS*,
accidenter cet.
EG RS 44,9/ю (180,7) una... forma]
unam... formam cet.
N 46,3 (184,3) et'] ut FHL',
от. cet.
С F H N 47,19 (186,11) corpore] от.
cet.
С 48,6 (191,3) differt neque]
differunt neque PH*,
differunt nес L*,
differunt cet.
INTRODUZIONE LXV
С 48,7 (191,4) igilur numero
differunt] ne eo qui-
dem: numero igitur
differunt HN numero
igitur differunt P, ua-
rie cet.
CE' N P R 48,11 (191,8) differt] differat
cet.
С L 48,i2 (191.8) est] от. cet.
L P 48,17 (191,15) demonstrare-
tur] monstraretur cet.
E* H P 51,9 (198,12) nonne et]
nonne FSX, non cet.
E F H L' P 51,10 (198,12) speciei
differentiam] speciem
differentiae cet.
С H* P 55,2i (224,13) his] praedica-
mentis his L, от. cet.
С H N 55,21 (224,13) ens] от. cet.
(С) (G) (L) 55,27 (225,1) ab ens entia
nuncupauerit] a.e.e.
nuncupat CGL (-pet
L'), uarie cet.
R 57,8 (237,3) uero] от. cet.
(Hi) 62,15 (^.3) in diuisione
generis aliud quae-
rant] ad diuisionem
generis a.q. W, marte
cet.
С E G P 63,5 (257,1) inrationalis]
inrationabilis cet.
E 63,5 (257,1) differentiae]
differentia cet.
L* P 63,13 (257,8) inrationali]
inrationabili cet.
E' G R' 63,25 (257,22) confirmare]
conformare cet,
С HR 65,15 (264,16) speciem] spiri-
tum cet. ('*')
N 66,19 (269.3) autem] ergo L',
uero cet.
CE GL R 66,19 (269,3) qualis] qualitas
HNP', uel qualis P*
E P 67,1 (274,3) substantiam] ad
praem. cet.

(144) Ho accollo nell'edizione la correzione "spiritum".


LXVI INTRODUZIONE
E G L,pc R 67,9 (274,ii) quod] quale
praem. cet.
R 69,3 (275,5-6) hominem]
liomini cet.
N 69,14 (276,4) alio] aliquo cet.
R 69,17 (276,7) differentia'] et
praem. cet.
E G H N P 76,10 (287,18) rationale]
rationabile cet.
H N P 76,10 (287,19) inrationale]
inrationabile cet.
E N 76,18 (287,26) de] etiam
praem. cet.
CE G L R* 76,24 (288,5) praedicatur]
praedicantur cet.
Cpc H P 76,28 (288,8) nisi de aliquo]
de aliquo Cac-, nisi de
alio L4" R, si de alio
cet.
H L PR 77,3 (289,8) differentiae]
differentiam cet.
С Е* H L' N P 77,7 (289,12) conuertantur]
conuertuntur E'GL'R*,
conuertentur R'
Е G L R 77,9/10 (289,15) sit animal]
animal est cet.
с H L' N P* 77,20 (290,7) praedicetur]
praedicatur cet.
С'с Е G H L N R 77,22 (290,8) praeponitur]
proponitur cet
Е G 77,24 (290,10) homo] et
praem. cet.
P* 78,5 (295,1) consumptis]
absumptis cet.
c L 78,25 (294,18) quod] quia
cet.
L' 82,12 (298,4) est diuisiuum]
diuiditur N
diuisum est cet.,
c P 83,11 (302,1) hominis]
homini cet.
С 83,14 (302,4) genus] quidem
add. cet.
E G L' 83,15 (302,5) materia] quae-
dam
add. cet.
С N P 84,7 (303,21) est] add. post
species Е*ЛН, от. cet.
INTRODUZIONE LXVII
L'esame statistico di queste due tah>elle porta ai seguenti risultati.
Per quanto riguarda il testo del primo commento, l'anonimo mostra nei
pochi casi a disposizione una parentela quasi costante con i manoscritti F
e С (appartenenti ad una classe comune) e, insieme, con S e T.
Decisamente minore è invece per il testo del secondo commento la
frequenza dell'accordo con F (ю volte su 73 casi complessivi di varianti
significative) e con S (6 volte). L'accordo particolare con il testo rappre-
sentato dal manoscritto С si verifica in 38 casi (quattro dei quali corrispon-
dono ad un testo successivamente corretto, tre dal copista stesso e uno da
una seconda mano), equamente distribuiti nel corso del testo: uno solo di
questi casi riguarda, su cinque occorrenze, il testo del primo commento, e
comunque si tratta di un caso non particolarmente significativo. L'accordo
con P si verifica in 34 casi, tre dei quali appartengono al testo del primo
commento e sei sono aggiunte di una seconda mano, che corregge la
prima (''"). L'accordo con N si verifica in 26 casi. In 25 casi con E (di cui 5
in correzione). In 24 casi (di cui sei di seconda mano) con L. In 23 casi (di
cui tre in correzione, di seconda o di terza mano) con H. In 17 casi (di cui
uno in correzione) con G. In 15 casi (di cui uno in correzione) con R.
Leggendo ancora trasversalmente lo schema si osserva che, sempre per
quanto riguarda le varianti del secondo commento (e senza tenere conto
se di prima o di seconda mano), l'accordo con almeno un codice della
famiglia CFHN avviene, su 73 casi, per 54 volte (più precisamente 25 volte
con un codice solo, 18 volte con due, 9 volte con tre, 2 volte con tutti e
quattro i codici della famiglia e in uno solo di questi due casi soltanto con
essi). Viceversa l'accordo con almeno un codice della famiglia EGRS si ve
rifica soltanto 33 volte (di cui 17 con un codice solo, 5 con due, 9 con tre e
2 con tutti e quattro e solo con essi).
E' dunque confermato che o il codice su cui ha lavorato l'anonimo do-
veva essere proprio uno dei manoscritti provenienti da un ramo della tra-
dizione CFHN ma risultanti, come segnalava Brandt, da urt lavoro di com-
parazione e contaminazione tra diversi testimoni: e che dunque rivelano
dietro la loro compilazione la presenza di un maestro scrupolosamente
atiento alla valuiazione ed alla scelta delle possibili varianti.

Tirando le somme, l'analisi compiuta sui commenta a Porfirio


suggerisce con insistenza l'idea che il lavoro dell' excerptor sia av-
venuto in un clima di elaborazione dotta e non di banale divulga

os Alcuni interventi sui margini di questo manoscritto P (Paris, Bibliothèque


Nationale, lai. 11129), originario di Epternach, potrebbero rivestire un certo interesse
per l'origine degi Excerpta: 1) al f. 39v, in corrispondenza del capilolo sulle carat-
teristiche comuni di genere e differenze del primo commento (nell'ed. Brandt p.
103-105; questo passaggio del testo boeziano non è stato oggetto di excerptio da
parte dell'anonimo), una nota marginale evidenzia le parole "raüone uti, rationa-
bile"; 2) nel secondo commento, per es. ai ff. 69v, 70v, 71v, 72', ecc, ai margini ven-
gono spesso evidenziate con le formule "quaestio" e "soluto" pañi del testo che
possono essere articolate in forma di domande e che negli Excerpta, effertiva-
mente, lo sono.
LXVIII INTRODUZIONE
zione. Di tale idea possiamo trovare un'ulteriore conferma pas-
sando all'analisi del testo delle Categorie aristoteliche.
Anche se infatti del commento boeziano, come si è ricordato,
non esiste ancora un'edizione critica, dal momento che spesso nel
corso dei suoi excerpta l'anonimo maestro utilizza direttamente
parole provenienti dal testo aristotelico, si presenta l'opportunità
di operare un confronto tra tali citazioni e, da una parte, i lemmi
inseriti da Boezio nel commento, dall'altra, l'edizione critica del
testo latino delle Categoriae.
Gli studi sul testo latino alto-medievale di quest'opera, compiuti
a partire dal secolo scorso e quindi portati ad una chiara soluzione
soprattutto da Lorenzo Minio-Paluello, hanno mostrato che un au-
tore che come il nostro anonimo si trovasse ad operare, in una
scuola monastica dell'alto medioevo, sulle Categoriae aristoteli
che, poteva disporre di tre testi latini diversificati dell'opera V<*)-
la versione originale di Boezio (A), in forma continua, giunta ñno
a noi soltanto in pochi esemplari del X/XI secolo; il testo dei
lemmi inserito da Boezio nel suo commento (B); una versione
composita (erroneamente ritenuta in passato opera di Boezio), di
probabile origine altomedievale (C), anch'essa in forma continua,
che corrisponde ad A solo per un terzo mentre in gran parte na-
sce da una contaminazione con una versione molto più vicina al
testo di В (forse una prima traduzione boeziana giovanile), e che
è il testo più diffuso nei manoscritti e più utilizzato nelle scuole in
eta altomedievale C47). Ora, poiché il nostro anonimo ha com-
piuto la sua excerptio sul commento boeziano, ci si dovrebbe
aspettare di ritrovare, nei (non numerosi) excerpta che trascrivono
alla lettera brani del testo delle Categoriae, esempi della versione
B, ossia dei lemmi inseriti nel commento su cui lavora, o almeno
di С, da essi dipendente: e invece è molto interessante verificare

С4*) Cfr E. Franceschini, in Bollettino di Filologia Classica, ii-12, 1937, p. 327-328.


Quindi, di L. Minio-Palieixo: Tbe Genuine Text ofBoetbius' Traslation ofAristotle's
Categories, in Mediaeixtl and Renaissance Studies, 1, 1941-1943, p. 1 51-177 (e m Opti
sculo, Tbe Latin Aristotle, Amsterdam, 1972, p. 1-27); Tbe Text of tbe -Categoriae":
tbe Latin Tradition, in Tbe Classical Quarterly, 39, 1945, p. 63-74 (e in Opuscula, p.
28-39); Praefatio, in ed. di Aristotelis Categoriae et Liber de Interpretatione, Oxford,
1949 (Scriptorum Classicorum Bibliotbeca Oxoniensis), p. ix-x; Nuovi impulsi alio
studio delta lógica: la seconda fase della riscoperta di Aristotele e di Boezio, in La
scuola nell'Occidente latino dell Alto Medioevo, Spoleto, 1972 (Settimane di Studio
del Centro Italiano di Studi sullAlto Medioeiv, 19), II, (p. 743-766], p. 7J2-753; e, so-
prattutto, per una analisi completa e definitiva della questione, cfr la Praefatio in
Aristoteles Latinas, I, 1-5, Categoriae vel Praedicamenta, Bruges - Paris, 1961, p. XII-
LXVIII.
(M7) L'edizione della versione A, a cura di Minio-PaJuello è in Aristoteles Lati
nas, I, 1-5, p. 5-41; l'edizione della versione C è ibid., p. 47-79.
INTRODUZIONE СОХ
che una lettura comparata di questi excerpta con le txe versioni
mostra in una decina di casi una più frequente e significativa coin-
cidenza con la versione A piuttosto che con le altre due C4*):

Excerpta Traduzione Lemmi dal Traduzione


boeziana commento composita
originale boeziano
(A) (B) (O
I) Cat. юа"-
i4.3 P- 27.4-5 2joD'* p. 66,5
forma circa ali- forma et circa figura et circa forma et circa
quam constans aliquid constans unumquodque aliquid constans
figura figura constans forma figura
II) Cat. na*'*«
43,6 p. 29,27-28 259C»" p. 68,18
ut scientia alicuius enim alicuius enim alicuius enim
scientia dicitur disciplina dicitur disciplina
dicitur (M')
III) Cat. i3a"
1+4,10-11 P- 34,14-15 275A'4" P- 73,1-2
non diffinite al- non definite al- non determinate non determinate
terum sed aut terum sed aut alterum sed alte- alterum sed alte-
hoc aut illud hoc aut illud rutrum rutrum contingit
contingit("0)
IV) Cat. 13a"
i44.16 P- 34.21 276В'4 P- 73,7
eorum suscepti- in contrariis cum in contrariis qui- in contrariis qui-
bik sit eorum su dem existente dem existente
sceptible susceptibili susceptibili

('4*) Nella tavola seguente, per ogni passo viene indicato: il testo aristotelico se-
condo l'ed. di Immanuel Bekker, Aristotelis opera. I, Berlin, 1831: per gli Excerpta,
al solito, capitolo e numero della riga nella presente edizione; per le due tradu-
zioni le pagine dell'edizione Minio-Paluello (v. nota precedente); per i lemmi dal
commento (B) le colonne del volume 64 della PL.
С") E' da notarsi che l'alternanza di scientia e disciplina come traduzioni del-
l'aristotelico íitkttí/ut) è una delle caratteristiche individuate da Minio-Paluello
come peculiari della versione boeziana autentica rispetto alla traduzione compo
sita, che traduce invece in modo costante i termini greci, e in questo caso ha sem-
pre disciplina.
C0) Cfr perô anche ibid., 275D*"7: "non diffinite alterum sed aut hoc aut illud
contingit".
LXX INTRODUZIONE

V) Cat. 14a*■'"

'47.3 P- 37,i3-15 283D* e 284B" p. 75,«-23


dicimus. Se dicimus. Se dicitur. Secundo dicitur. Secundo
cundo quod cundo quod autem quod autem quod
VI) Cat. 14a*'-"
'47.4-5 p. 38,15-16 284B" P- 75.M-25
ut unus duobus ut unus duobus ut unum duobus ut unus duobus
prior est prius est prius est prior est
VII) Cat. цЬ"**
148,5 p. 38,9-21 287D*-7 p. 76,26
secundum subsi- secundum subsi- secundum quod secundum quod
stendi conse- stendi conse- est esse conse- est esse conse
quentiam quentiam quentiam quential!
VIII) Cat. 15b'"'
49,29-31 p. 40,7-8 19iC*-,0 p. 78,9-11
generationi cor- generationi qui- generationi qui- generationi qui-
ruptio, incre dem corruptio, dem corruptio, dem corruptio,
mento diminu- diminutioni uero augmentationi augmento autem
tio. Est cremento, se autem diminu- diminutio, se
secundum lo cundum locum tio; secundum cundum uero
cum translation translationi se locum uero mu- locum ( ме/ lo
aliqua contrarie cundum locum tationi secun cum uero) muta-
tas? Est: secun quies dum locum tioni secundum
dum locum quiee locum quies
quies
DO Cat. 15b«"'
i49-34 p. 40,9 291C"'* p. 78,ii-12
permutatione in in contrarium in contrarium in contrarium
contrarium lo locum permuta- locum locum mutatio
cum tio mutatioO")

Questi passaggi fanno tutti parte di una casistica riguardante la


seconda parte del testo delle Categoriae (dalla trattazione della
categoria qualità in poi), e anzi in gran parte sono notevolmente
rawicinati tra loro e relativi agli ultimi capitoli, i cosiddetti post-
praedicamenlct. è d'altronde proprio in questi ultimi capitoli,
come ricorda anche Minio-Paluello, che le differenze tra le diverse
versioni si fanno più sensibili.

('") Cfr perô anche ibid., 292A*"4: "in contrarium locum permutatio"
INTRODUZIONE LXXI
E' dunque evidente l'uso da parte dell'anonimo, accanto al te
sto inserito da Boezio nel suo commento, anche di un altro testo
continuo, da quello diversificato. I nove casi raccolti ne offrono
una prova sufficiente CS*), e ci autorizzano a formulare l'idea che
l'anonimo non soltanto abbia utilizzato un testo continuo delle
Categoriae diverso da quello inserito in forma di lemmi nel com
mento (il che aweniva di frequente, secondo Minio-Paluello, in
quanto la lettura del testo continuo favorisée la comprensione del
commento, come testimoniano anche alcuni manoscritti che pro-
pongono nelle stesse pagine del testo boeziano anche la tradu-
zione in forma continua) ("3), ma che egli si sia anche procurato
un testo della versione boeziana originale, più rara, e che comin-
ciava sporadicamente a riapparire proprio negli anni in cui egli ha
portato a compimento la sua excerptio.
Anche questo elemento è da accogliersi dunque come una te-
stimonianza in più dell'operato di una personalità di studioso do-
tata di quello scrupoloso senso filologico che costituisce uno dei
più significativi caratteri di riconoscimento di un clima dotto di
'rinascita' erudita.

2. Relazione con altre fonti dialfttiche,


ANTICHE, TARDO-ANTICHE E CAROUNGE

Un maestro di logica dei secoli dell'alto Medioevo era solito


fondarsi sui testi manualistici di età tardo-antica per operare didat-
ü'camente la ricostruzione di un percorso sintetico e compiuto
dalla logica del termine a quella del sillogismo. Oltre il quarto li-

('") Nel primo caso c'è da parte dell'anonimo un'evidente utilizzazione del te
so della traduzione in versione continua (identico nell originale boeziano e nella
versione composita) rispetto a quello trasmesso nei lemmi del commento. Ma già
dal secondo caso è evidente che il testo usato è quello della traduzione originale
Л. Il terzo caso sarebbe molto significativo, se non ci fosse qualche riga più sotto,
nel testo del commento boeziano, un'integrazione del testo aristotelico nella forma
usata in Aí lo stesso accade anche nel nono caso (cfr le due note precedenti). L'ap
parente eccezione. invece, nel sesto caso, dove l'accordo dell'anonimo sembra sta-
bilirsi con la versione composita contro la versione A, è spiegabile con il fatto che
nella tradizione di quest'ultima è attestata anche la variante "prius": in particolare
(come mostra l'apparato dell'ed. di Minio-Paluello) nel ms. Paris, Bibliothèque Na
tionale, lat. 2788, uno dei più antichi e più puri testimoni della traduzione origi
nale, del quale non sarà superfluo ricordare che è stato copiato a Fleury, con tutta
probabilité all'inizio dell'XI secolo; cfr MimoPalueuo, Nuovi impulsi (v. supra,
nota 147), p. 755 (lo data al 1000 ca.) e Aristoteles Latinus, I, 5, Praef., p. XIII (per un
errore di stampa l'indicazione è relativa al ms. lat. 1788); Mostert, Tbe Library of
Fleury (v. supra, nсча го), p. 204, n. BF 1043 (con datazione al X ex.).
С") Cfr Minio-Palleuo, Tbe Genuine Text (v. supra, nota 147), p. 163-166.
LXXII INTRODUZIONE
bro del De nuptiisàx Marziano Capella svolgevano questa fiizione
gli estratti dedicati alla dialectica nelle enciclopedie di Cassiodoro
e Isidoro di Siviglia, sulla cui struttura era poi stato costruito il De
dialectica alcuiniano (,M).
Anche l'anonimo autore degli Excerpta è sotto diversi aspetti
ancora dipendente da questo panorama manualistico che po-
tremmo definire 'carolingio', e anzi sembra operare proprio allo
scopo di armonizzare con esso le differenze e le novità apportate
dai commenti di Boezio, materia fondamentale del suo lavoro. Già
si è ricordato in apertura, per esempio, il suo adeguamento del
linguaggio tecnico boeziano alla terminologia dialettica di Isidoro
e Alcuino (isagogae, periermeneiae, ecc.) С"): anche il pro
gramma logico annunciato da Boezio verso l'inizio del primo com-
mento a Porfirio subisce conseguentemente, sotto la sua penna,
una corrispondente trasformazione terminologica ("*). Ad Alcuino
sembra inoltre attingere direttamente la formula che definisce la
definizione С'7).
All'occorrenza sa citare anche Macrobio, in particolare quando
Boezio stesso ne offre l'occasione ricordando che il concetto di
"incorporalitas circa terminos" è stato chiarito nel Commentarius
in Somnium Scipionis. E l'anonimo, che evidentemente ha questo
testo a disposizione, inserisce fra le parole di Boezio il corrispon
dente estratto macrobiano: a meno che non si voglia pensare che
abbia trovato tale estratto ai margini del codice o dei codici su cui
lavora, in una glossa del tipo di quelle che in età carolingia ha
steso suW'Isagoge porfiriana, anche in questo caso prevalente-
mente lavorando sui commenti boeziani, l'erudito irlandese
Israele Scoto, il quale chiosando l'accenno di Boezio ha introdotto
direttamente lo stesso excerptum macrobiano ("*).
Ma soprattutto è significativo il frequente ricorso da parte del-
l'anonimo al testo del Categoriae decem in alternanza o paralela
mente a quello delle Categoriae di Aristotele e del commento boe
ziano. E' noto che il Categoriae decem, una parafrasi dell'opuscolo
aristotelico di ispirazione neoplatonica, fortunosamente corredata

(,и) Marziano Capella, De nuptiis Pbilologiae et Mercuril, IV - ed. A. Dick et J.


Préaux, Stuttgart, 1969 p. 150-2io; ed. J. Willis, Leipzig, 1983, p. 105-147. Cassiodoro,
Institutiones saectilartum litterarum, 3, De dialectica - PL 70, 1168A-1203B; ed. My-
nors, p. 109-130. Istdoro di Sivigua, FJynwloglae sive Origines, II, 22-31 - PL 82, 140-
150. Alciuno, De dialectica - PL 101, 951C-976B. Cfr d'Onokrio, Fons scientiae (v.
supra, nota 30), p. 3-22, 57-68 e 155-274.
('") Cfr supra, p. VII-M.
("*) Cfr Excerpta, 1, 15-19.
C7) Cfr 3, 38-40.
("*) Cfr 8, 53-63. Su Israele Scoto cfr supra, p. XII e nota 9.
INTRODUZIONE LXXIII
di una falsa attribuzione ad Agostino che ne ha assicurato l'auto-
revolezza, a partire da AJcuino ha tendenzialmente sostituito il più
tecnico e difficile testo di Aristotele, presso più o meno tutti gli au-
tori di età carolingia, compreso Giovanni Scoto ("'). Anzi, proprio
questa preferenza altomedievale per il trattato pseudo-agostiniano
ha fatto si che le Categoriae originali, e con esse il commento di
Boezio, sparissero per circa centocinquant'anni dal tavolo di la-
voro anche degli scrittori più direttamente impegnati negli studi
di dialettica, per tornare poi molto gradualmente a essere reinte
grate all'interno del corpus dialettico soltanto a partire dalla metà
del decimo secolo ('ío). Il fatto che l'anonimo autore degli
Excerpta, che scrive proprio per mettere a disposizione di un pub-
blico quanto più possibile esteso un testo facilitate dei commenti
logici boeziani, utilizzi ancora direttamente parole, terminologia e
concetti provenienti dal Categoriae decem, è indizio di una libertà
dalle fonti ispirata evidentemente dall'intento di adeguarsi alle
competenze dei suoi lettori, ancora abituati all'utilizzazione di un
patrimonio logico 'pre-boeziano'.
Il ricorso al testo dello pseudo-agostiniano Categoriae decem
awiene in sostiaizione non soltanto delle Categoriae, ma spesso
dello stesso commento boeziano oggetto deW'excerptioC*'). Ed è

С") U testo del Categoriae decem è in PL 32, 141 9-1440. tra le opere agostiniane.
L'edizione critica а с di L. Minio-Paluello è in Aristoteles Latinas, I, 5, p. 133-175;
sulla fortuna altomedievale di questo opuscolo a partire da AJcuino, dello stesso
Minio-Paicello (v. stipra, nota 147), cfr Praefatio, ibid., p. LXXVll-XCVl; Tbe Text
oftbe 'Categoriae"; e Nuovi impulsi, p. 753-755. Cfr inoltre: B. Stock, In Searcb of
Eriugena 's Augustine, in Eriugena. Studien zu seinen Quellen, Vorträge des III. In
tern. Eriugena-Colloquiums (Freiburg im Br., 27-30. August 1979), hrsg. von W.
Beierwaltes, Heidelberg, 1980 (Abbandl. der Heidelberger Akademie der Wissen
scbaften, Pbilos.-bistor. Klasse, 1980/3), [p. 85-104], p. 93-96; J. Marenbon, Jobn Scot-
tus and tbe ' Categoriae Decem ', in ibid., p. 117-134; Id., From tbe Circle ofAlcuin lo
tbe Scbool ofAuxerre. Logic, Tbeology and Pbilosopby in tbe Early Middle Age,
Cambridge, 1981 (Cambridge Studies in Medieval Life and Tbougb, 15), in partic, p.
16-17.
(,eo) Cfr van de Vyver, Les étapes (v. supra, nota 93), p. 439-440; e L. Minio-
Pali ello, Note sull Aristotele Latino medievale. XV. Dalle 'Categoriae Decem"pseu-
do-agostiniane (temistiane) al testo vulgato aristotelico-boeziano, in Rivista di Fi
losofia neo-Scolastica, 54, 1962, p. 137-147 (e in Id., Optisculo, p. 448-458).
С") Per esempio in 91, 1, se dal Categoriae decem è attinto il termine paronyma
che sostituisce laristotelico-boeziano denominativa, la definizione-spiegazione di
esso viene dall'opuscolo aristotelico e dal commento boeziano, e tuttavia ancora
dal Categoriae decem viene la proposta di intendere i paronyma come una via di
mezzo tra synonima ed omonyma (nel linguaggio boeziano univoca e aequivoca)
in base aile proprietà che, come indica a sua volta Boezio, hanno in comune con
gli uni e con gli altri. Altri esempi: in 93, 4 e in 97, 4-5 l'elenco dei nomi delle dieci
categorie si genera da una commistione tra la terminologia e l'ordine aristotelici e
LXXIV INTRODUZIONE
facile allora riconoscere anche in questa efficace contaminazione
non soltanto un ulteriore indizio dell'appartenenza ad una fase di
crescita e trasformazione degli studi logici, ma anche un'illustra-
zione in più del método integrativo messo in opera dall'anonimo
tra i materiali a sua disposizione, per operare una sintesi sistema-
tica delle diverse dottrine riconosciute come funzionali, prescin-
dendo dalla loro origine.
Apprezzamenti dello stesso tenore, che conducono cioè a col-
locare il lavoro dell'anonimo in una fase di transizione e di inte-
grazione tra le fonti logiche, dovranno allora essere fatti in senso
inverso anche a proposito dell'utilizzazione ancora di un altro te
sto boeziano che sostituisce negli Excerpta i materiali logici vul-
gati fra nono e decimo secolo. Ad un certo punto del suo lavoro
di riduzione dialogica dei commenti all'Isagoge, l'anonimo abban-
dona momentaneamente questa falsariga ed introduce un elenco
di quattordici forme di definitio possibili oltre quella perfetta che
si realizza congiungendo genere prossimo e differenza
specifica C**). Questo elenco perô mostra notevoli divergenze,
nell'ordine e negli esempi, dalla fonte la cui utilizzazione sarebbe
siata più naturale e consueta in questo caso, ossia l'opuscolo De
definitionibus di Mario Vittorino, anch'esso ritenuto opera boe-
ziana in quest'epoca, in cui viene proposto un elenco dettagliato
delle quindici definizioni, a metà tra regole logiche e precetti
retorici (,i3). L'elenco dell'anonimo è quindi diverso anche dalla
sintesi che del testo vittoriniano è proposta, più o meno identica,
da altre fonti manualistiche di dialettica diffuse nell'alto Medioevo
(Cassiodoro, Isidoro e Alcuino) Cí4). De Rijk, che nella sua pre-
sentazione della versio brems degli Excerpta nel manoscritto vien-

quelli dello pseudo-Agostino; ancora da una confluenza di concetti del Categoriae


decem e di Boezio deriva l'elenco delle diversitates sermonis in 97, 13-19; e in 102,
6-7 i tre modi boeziani in cui viene espresso il significato del proprium diventano
quattro per completare la simmeiria della loro divisione con l'aggiunta di un ul
timo elemento proveniente dallo pseudo-Agostino; l'intero cap. 134, su facere e
pati, è costituito da excerpta dal Categoriae decent, ecc. In i28, 15-17, infine, l'ano
nimo individua e sottolinea esplicitamente una differenza di impostazione tra l'Ari-
stotele boeziano e "Augustinus", confermando anche in questo modo l'applica-
zione continua del metodo di confronto e composizione tra le fonti.
('*') Si tratta del passaggio corrispondente al capitolo 34 nella presente edizione,
sia nella versione completa sia in quella abbreviata.
("') Il De definitionibus è nella PL 64, 875-910, tra le opere di Boezio; edizione
critica a с di T. Stangl in Tulliana et Mario Victoriniana, München, 1888, p. 17-48,
fedelmente riprodotta da P. Нлеют, Maritis Victorinus, Paris, 1971, aile p. 331-362.
('*') cfr Cassiodoro. Institutiones saecularitim litterarum, 3, 14 - PL 70, 1173C-
1175D, ed. Mynors, p. 119,24-124,22; Isidoro, Etymologiae, II, 29, 1-16 - PL 82, 148C-
i5iA; Alclino, De dialectica, 14 ("De speciebus diffinitionum") - PL 101, 967A-968A.
INTRODUZIONE LXXV
nese ha mostrato un particolare interessamento per questa pagina,
ne ha viceversa riconosciuta la fonte diretta nel terzo libro dei
Commentaria in Topica Ciceronis, dove Boezio compendia la dot-
trina vittoriniana con divergenze formali rispetto al De definitioni-
bus (e alle sintesi che ne derivano), che sono molto vicine, anche
se non sempre identiche, a quelle constatabili nell'elenco propo-
sto dagli ExcerptaV*').
Secondo il suo costume senza alcuna segnalazione esplicita
della fonte, l'anonimo dunque inserisce nel proprio lavoro un pas-
saggio - ossia ancora una volta un excerptum - da un'altra opera
boeziana la cui diffusione nei primi secoli dell'alto Medioevo era
decisamente ridotta C**). Abbiamo già ricordato come secondo la
testimonianza di Richero una delle prime esplicite indicazioni su
un'utilizzazione scolastica del commento boeziano a Cicerone ci
riconduca ancora una volta a Gerberto; un'altra informazione in
questo senso viene dalle opere di Erigerio di Lobbes, teologo della
seconda metà del X secolo, contemporaneo di Gerberto C*7).

("*) Boezio, Commentaria in Topica Ciceronis, III - PL 64, 1098A-1100B. Cfr De


Rijk, On tbe Curriculum (y. supra, nota 14), p. 58-62. Non mi sembra necessario
seguire De Rijk nell'ipotizzare, per spiegare le differenze testuali fra gli Excerpta e
il commento boeziano, che l'anonimo possa aver amnto direttamente questo pas-
saggio al commento perduto di Mario Vittorino ai medesimi Tópica ciceroniani,
probabile fonte di Boezio nel passaggio in questione: un confronto diretto tra il
testo dell'anonimo e quello boeziano consente di giustificare tutte le differenze in
base al consueto metodo di excerpiio constatabile nellintero corso dell'opuscolo.
Sulla dottrina delle definizioni cfr d'Onofrio, Fons scientiaeiv. supra, nota 30), p.
183-191.
('**) Cfr Mimo-Palueuo, Nuovi impulsi (v. supra, nota 147), p. 747. Secondo il
repertorio dei Codices deWAristoteles latinas (v. supra, nota no), i più antichi ma-
noscritti che riportano il commento boeziano a Cicerone non risalgono oltre la fine
del X secólo, con le sole eccezioni del Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 12957 del
DC sec. e di alcuni excerpta nel Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 12958, sempre del
ГХ sec. (n. 2071 e 2072); gli altri testimoni sono tutti più tardi: Oxford, Bodleian Li
brary, Laud. lat. 49 dell"» sec. (n. 336); Einsiedeln, Stiftsbibliothek, 324 dell"XI sec.
(n. 1157); Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2269, del XII sec. in. (n. 2024,
contiene anche il commento di Abbone di Fleury al Calculus); Leiden, Bibliotheek
der Kijksuniversiteit, Voss. lat. fol. 70 (pars prior), del X sec. (n. 148); Valenciennes,
Bibliothèque Municipale, 406, del X sec. (n. 2085); München, Bayerische Staatsbi
bliothek, Clm 6327, delIXI sec. (n. 2104); Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 831, dellXl
sec. (П. 2127).
С*7) Per la testimonianza di Richero cfr supra, p. XII. Sull'utilizzazione del com
mento boeziano ai Topica di Cicerone nella Vita Remacli di Erigerio di Lobbes, cfr
R.G. Влвсoсх, Heriger and tbe Study ofPbilosopby at Lobbes in tbe Tentb Century,
in Traditio, 40, 1984, (p. 307-317], p. 308-311. Sui collegamenti tra Erigerio e Gerberto,
che hanno probabilmente favorito I'attribuzione al secondo di un'opera teologica
del primo, cfr С R. Shrader, Tbefalse attribution ofan Rucbaristic Trad to Gerbert
ofAuriUac, in Medieval Studies, 35, 1973, [p. 178-204], p. 198-200.
LXXVI INTRODUZIONE
Mancano invece del tutto concrete testimonianze su precedenti
utilizzazioni di quest'opera: un motivo in più, dunque, per sotto-
lineare l'erudizione innovatrice dell'anonimo e la sua apparte-
nenza ad un movimento in corso di rigenerazione degli strumenti
logici.

3. Il De rationau et ratione un
DI GERBERTO DI AURILLAC

Della stessa natura debbono essere allora considerati anche gli


excerpta provenienti dal De rationali et ratione uti di Gerberto
medesimoC*8).
E' vero che un'analisi di questi passaggi più che estratti letterali
e diretti dall'opuscolo di Gerberto rivela piuttosto parallelismi e
coincidenze verbali, per i quali non sembra neanche corretto par
lare di citazioni. Ma anche in questo caso una schematizzazione
delle corrispondenze testuali consente di verificare la dipendenza
- diretta o indiretta che sia - dell'anonimo dagli approfondimenti
speculativi che sono stati condotti dal maestro di Reims nel suo
unico trattato di argomento logico a parure proprio da una lettura
di quei medesimi passaggi dei commenti boeziani a Porfirio che
anche a lui hanno suggerito l'oppoгтиnиа degli allargamenti cor-
rispondenti.
Il confronto dovrà essere operato a più livelli, ossia tra il testo
degli Excerpta (non si prende in considerazione la versio brevis,
in quanto dipendente dal testo maggiore, senza alcun ampliamen-
to), quello dei primi tre frammenti (Fragmenta), qui editi in Ap
pendices, I/1-3, trascritti il primo e il secondo nello stesso mano-
scritto Ve il terzo nel coevo FC"), e quello di Gerberto. In corsivo
sono evidenziate le più dirette corrispondenze verbali.

1.

A. Gerberto, De rationali et ratione uti, 1 - PL 139, i59D4-16oA*; ed. Ol


liers, p. 299

Quaeritur, inquiunt, quid sit quod ait Porphyrius differentiam uelut ad


cognatam sibi differentiam praedicari, ut 'ratione uti' ad 'rationale', cum
maiora semper de minoribus praedicentur, minora de maioribus nun-

('*•) Cfr supra, p. XIII-XIV.


('*') Cfr supru, p. XTV-XV. Il quarto Fragmentum, dal ms. Orléans 267 (223), non
presenta invece paralleli testuali con il De rationali di Gerberto, del cui contenuto
propone un rapido riassunto (cfr stipra, p. XV; Appendices, I/4).
INTRODUZIONE LXXVII
quam: ut 'animal', quoniam maius est 'equo- et 'homine', praedicatur de
'equo' et 'bomine': quomodo ergo 'ratione uti' praedicatur de 'rationali',
cum maius esse uideatur 'rationale' quam 'ratione uti?

Ibid., 15 - 167А"-*; p. 308

(...) Cum maiora semper de minoribus praedicentur, minora de maio-


ribus numquam.

B. Excerpta e Fragmenta

Excerpta \6, 1-4

Q. Quomodo 'ratione uti' de 'rationali' potest praedicari, cum semper


aut maiora de minoribus aut aequa de aequis praedicentur, minora au-
tem numquam de maioribus, 'ratione uti' uero minus esse uideatur quam
'rationale?

Fragmenta 1, 2-5

Quomodo 'ratione uti' de 'rationali' potest praedicari, cum semper aut


maiora de minoribus aut aequa de aequis praedicentur, minora uero de
maioribus numquam, 'ratione uti' etiam minus esse uideatur quam 'ra
tionale?

Fragmenta 3, 1-4

Quaestio est quomodo ratione uti de rationali praedicetur cum aut


maiora de minoribuszul aequa de aequis praedicentur, minora uero num
quam de maioribus, ratione autem uti minus esse uidetur quam ratio
nale.

Excerpta 79, 1

Q. Vtrum 'ratione uti' maius est uel aequum 'rationali?

Excerpta 79, 12-14

Q. Quot modis fit omnis praedicatio?


S. Duobus: aut maiora de minoribus, ut 'animal' de 'bomine', aut ae
qua de aequis praedicantur, ut 'risibile' de 'homine'.

Fragmenta 2, 13-14

Quaecumque praedicantur aut ut maiora de minoribus aut aequa de


aequis praedicantur.
LXXVIII INTRODüZIONE
ií.

A. Gerberto, De rationali et ratione uti, 15 - 167В*"' e C*-D'; p. 308-309

(...) Propositionum aliae sunt uniuersales, ui 'omnis homo animal est',


aliae sunt particulares, ut 'quidam homo animal est', aliae indiffinitae, ut
'bomo animal est'. (...) Ergo indefinitae propositions, quae universale
subjectum habent, uim continent particularium propositionum. Cum
enim dico 'homo philosophus est', tale est ac si proponam 'quidam homo
philosophus est'. Et quoniam 'rationalis' differentia, cum de ea 'ratione uti'
praedicatur, universale subiectum sit, erit de ea indefinita propositio, vim
particularis continens, ea quae dicit: 'quia rationale est, utitur ratione':
quae propositio talis est ac si dicatur: 'quoddam rationale ulitur ratione'.

Ibid., 14 - 166C'-'0; p. 307

Quomodo ergo minus de maiori praedicabitur'i locus hic admonet ut


de natura praedicationis pauca dicantur. Potest enim uideri nonnullis haec
dubietas et in alits praedicationibus: ut cum dicimus 'homo philosophus
est', 'homo' subiectus terminus est, praedicatus 'philosophus'; non vide-
tur posse aequari praedicatus terminus subiecto, sed multo minor est. Non
enim omnes homines philosophi sunt. Sed hoc modo vis praedicationis
non recte accipitur.

Ibid., 16 - i68A"-B'; p. 309

Praedicabitur quoque 'ratione uti' de 'rationali' secundum naturam in-


diffinitarum praedicationum, quae continent particularium, non secun
dum proprietatem determinationum, quae subiecti terminis quantitatem
demonstrant.

B. Excerpta e Fragmenta

Excerpta 79, 17-23

Illud videlicet quod haec praedicatio fit secundum naturam indiffini-


tarum propositionum, quae continent uim particularium, ut' bomo iustus
est'. Sicut enim non omnis homo iustus est, sed quidam, sic non omne ra
tionale utitur ratione. Igitur obliquo ordine fit haec praedicatio: nam
quando minora de maioribus dicuntur, oblique praedicantur, id est, quam-
uis praedicentur, tamen non recto ordine praedicantur.

Fragmenta 2, 23-27

Hlud uidelicet quod obliquo ordine fit praedicatio. Nam quando mi


nora de maioribus praedicantur, oblique dicuntur, id est, quamuis prae
dicentur, tamen non recto ordine praedicantur. Quicquid enim obliquum
est, rectum non est. Et ideo dum minora de maioribus praedicantur, obli
que et non recte dicuntur.
INTRODUZIONE LXXK
m
A. Gerberto, De rationali et ratione uti, 16 - i67D*-168A"; p. 309

(...) In his quae substantialiter praedicantur secundum uniuersalem


affirmationem et negationem, altera eorum semper uera est, altera falsa:
ut, si affirmatio uera sit, negatio inveniatur falsa; et affirmatio si falsa,
negatio inveniatur uera, ut: 'omnis homo animal est', 'nullus homo ani
mal est'; 'omnis homo lapis est', 'nullus homo lapis est'. Si autem secun
dum accidens praedicatio uniuersaliter fiat, utrasque simul falsas inveniri
necesse est, ut: 'omnis homo philosophus est", 'nullus homo philosophus
est'. Ergo 'ratione uti', quoniam universaliter praedicatum de 'rationali',
utrasque enuntiationes, id est affirmationem et negationem, falsas efficit,
non substantialiter, sed accidentaliterpraedicabitur de ' rationali'. Falsus
est enim, qui dicit: 'omne quod rationale est ratione utitur'; cum is qui
dormit rationalis sit, et ratione non utatur. Et rursus, quod ' nullum ratio
nale ratione utitur', cum multi ratione utantur. Ergo 'ratione uti' praedi
cabitur de 'rationali' non substantialiter sed accidentaliter, tanquam dif
ferentia accidentalis de substantiali differentia. Sicut enim rationabilitas a
ceteris nos separat animalibus, quae rationabilia non sunt, ita etiam 'ra
tione uti' nos differre facit ab iis animalibus, quae ratione non utuntur.

B. Excerpta e Fragmenta

Excerpta 80, 1-14

Q. Utrum substantialiter ' ratione uti' de 'rationali' uel accidentaliter


praedicatur?
S. Accidentaliter, quod tali monstratur argumento. 'Omne rationale uti
tur ratione', 'nullum rationale utitur ratione': si substantialiter praedicare-
tur, aut affirmatio uera esset et negatio falsa, aut negatio uera et
affirmatio falsa. Nunc quidem, cum utraque sit falsa, et affirmatio quae
dicit 'omne rationale utitur ratione' &. negatio quae dicit 'nullum ratio
nale utitur ratione', nemini dubium est 'ratione uti' de 'rationali' acci
dentaliterpraedicari.
Q. Quae cognatio est istarum differentiarum?
S. Ea quod utraque nos separat ab inrationabilibus: sicut enim 'ratio
nali' differentia ab equo ceterisque inrationabilibus separamur, sic 'ratio
ne uti' differentia ab eis quae non utuntur, ut supradictis inrationabilibus.

Excerpta 79, 8-11 (cfr etiam Fragmenta, 2, 16-19)

(...) Nam, si aequum esset, omnis homo, licet esset dormiens uel unius
noctis infans, quia semper et omni tempore rationalis est, semper et omni
tempore uteretur ratione, quod fieri nequit.
LXXX INTRODUZIONE

A. Gerbehto, De rationale et ratione uti, 3 - i6oD4-16iA* e i6iA*^; p. 300

(...) ЪЧ enim causa effectum praecedere dicitur, ut est: 'quia uidit,


amauit', sic potestas actum omni necessitate praecedit. Et quia haec prae-
cedentia non solum priora sunt, sed etiam interempta interimunt secum
posteriora, necesse est, potestate ablata, actum quoque auferri. (...) Quod
si' ratione uti' actus cum potestate est, 'rafionafe'autem sola potestas, su
bíata sola potestate, quae natura prior est, actus cum potestate esse non
potest.

Ü. Excerpta e Fragmenta

Excerpta 81, 1-18

Q. Vtrum potestas maior est uel actus?


S. Potestas. Et hoc manifestum est per hoc quod potestas interempta
actum interimit, ut si risibilitatem auferas, id est potestatem, risum id est
actum ipsum abstulisti. Si uero risum aufers, id est actum, risibile rema-
nere potest. Quaecumque igitur maiora sunt, interempta, minora ad quae
referuntur interimunt; ipsa uero, minoribus interemptis, minime inieri-
muntur.
Q. Utrum potestas cum actu maior est uel sine actu?
S. Sine actu. Et hoc facili monstratur exemplo. Ecce enim 'rationale'
potestatem solum in se continet: nam ubi potestas est, actum esse contin-
git; 'ratione uti' uero actum simul cum potestate continet: ubicumque
enim actus est, potestatem esse necesse est. Quodsi 'rationale', quod in
potestate consistit, interimitur, nullum erit animal quod utatur ratione; si
uero 'ratione uti', quod actum simul cum potestate continet, interimitur,
potest sine dubio remanere rationale. Quapropter, cum maiora dicantur
quae perempta perimuni, manifestum est potestatem esse maiorem sine
actu quam cum actu.

A. Gerberto, De rationali et ratione uti, 6 - 161C-D"; p. 301-302

Ea autem potestas est aequiuoca quae praedicatur de actu et de ea po


testate quae potest peruenire ad actum. (...) Item quae necessaria sunt,
sempiterna sunt (...). Actus enim, qui semper est, ex potestate nondum
uenit.

Ibid., 7 - i62A"-Br, p. 302

Alter uero actus, qui a postestate non uenit, sed cum re subsistente
semper subsistit (...).
INTRODUZIONE LXXXI
Ibid., lo - 163C4"; p. 304

Est autem actus genus. Huius species sunt duae, necessaria et non ne-
cessaria. (...) Non necessarium uero duas ex se species fundit: alteram,
quae a potestate ad actum peruenerit; alteram quae non a potesiate, sed a
subsistendi natura nata in actu proruperit. (...) Potestatem uero rursum
diuidamus in eam quae actu esse possit, et in eam quae nunquam actu
esse possit.

B. Excerpta e Fragmenta

Fragmenta, 3, 7-17

Multae quidem sunt potestates: sunt quae non ad actum perueniunt,


multi actus qui non a potestate ueniunt, multae iterum potestates quae in
actum deducuntur, et multi actus qui in potestatem reuertuntur. De omni
igitur rationali ratione uti praedicabitur, siue ea potesiate qua peruenit ad
actum, siue ea quae non, siue eo actu qui a potestate deducitur, siue eo
qui non. Ea quidem potestate quae non peruenit ad actum ratione uti
praedicabitur de muto, surdo et menticipe; ea quae peruenit, de dor-
miente; et eo actu qui a potestate deducitur, de uigilante post somnum; et
eo quod non, de deo.

In base a questi confronti si delinea con chiarezza sul piano


formale il rapporto di dipendenza degli Excerpta, e dei Fragmenta
ad essi correlati, dall'opuscolo di Gerberto: un rapporto cioè dello
stesso genere di quello che esiste tra il nostro anonimo e le sue
fonti consuete, ossia i commenti boeziani.
Il De rationali et ratione uti infatti ha offerto non soltanto I'ar-
gomento, ma il linguaggio, sia sul piano tecnico, sia - e questo è
ancora più significativo perché indica una dipendenza dal testo e
non da discussioni di scuola o esercizi didattici - per quanto ri-
guarda certe peculiari espressioni e giri di frase, e persino locu-
zioni di passaggio (per es.: "sicut enim", "quodsi", ecc). II testo
degli Excerpta non tratta l'argomento esclusivamente in relazione
all'opuscolo gerbertiano, e tra esso ed i Fragmenta esistono pas-
saggi comuni che per esteso aggiungono complementi o precisa-
zioni alla trattazione di Gerberto (,70); e si trovano anche nei due
testi anonimi novità concettuali che pur iscrivendosi in una solu-
zione del problema armonica con quella di Gerberto, se ne distan-

O70) Si possono infatti ¡solare le ulteriori seguenti corrispondenze sull'argo-


mento dei rapporti tra "rationale" e "ratione uti": Excerpta 16, 5-30 con Fragmenta
1, 6-31; Excerpta 79, 2-8, con Fragmenta 2, 2-n; Excerpta 79, 8-11 con Fragmenta 2,
15-19; Excerpta 79, 15-16 con Fragmenta 2, 19-23; ecc.
LXXXII INTRODUZIONE
ziano in maniera originale: valga per tutti l'idea di "obliqua prae-
dicatio".
E' anche interessante notare che ci sono tanto alcuni passaggi
dei Fragmenta che testimoniano dipendenza da Gerberto e non
sono presenti negli Excerpta, quanto anche brani cospicui degli
Excerpta che, senza corrispondenza dei Fragmenta, sono derivati
direttamente dal testo di Gerberto. L'operazione compiuta è co-
munque sempre la stessa: un' excerptio chiarificatrice, che unisce
esigenze di semplicità ad esigenze di sistematicità e completezza.
E si deve notare che questo è particolarmente vero per il quinto
caso, relativo al terzo frammento, quello proveniente dal mano-
scritto P, la cui quadripartizione dei concetti di atto e potenza in
pratica riassume in modo molto sintetico ed efficace il nucleo della
dottrina logica su cui riflette Gerberto per risolvere il suo pro
blema: ed anzi qui, più che altrove, è evidente come l'imposta-
zione sintetica deW'excerptor (che si tratti oppure no di un solo
autore, e a prescindere dalle relazioni possibili tra Excerpta e Frag
menta) risponda ad un esigenza di chiarificazione e semplifica-
zione di un testo particolarmente complesso anche dal punto di
vista stilistico C7').
L'autore degli Excerpta lavora dunque nei confronti dell'opera
di Gerberto come un espositore e un semplificatore, con l'espli-
cito intento di inserire anche il contributo del grande maestro con
temporaneo all'interno di una trattazione manualistico-sistematica
della disciplina C7*).

('") Sulla complessità speculativa che il problema dell'atto e della potenza ha


già rivelato nell'alto Medioevo, anche e soprattutto ¡n relazione alla sua collegabi-
liû con il tema della divisione (e in particolare della quadripartizione) logica, cfr
G. d'Onofrio, "Inoperans gratia ": Problemi del neoplatonismo cristiano ed erme-
neutica trinitaria di alto e potenza in Giovanni Scoto Eriugena, in Latió aristote
lico e le sue ermeneuticbe, а с di M. Sanchez Sorondo, Roma, 1990 (Dialogo di Fi-
losqfia, 7), p. 337-366.
('") Ulteriori conferme possono d'aitronde essere portate a questa medesima
impressione di intelligente e metodica dipendenza dell'anonimo dalla sua fonte
anche da un'indagine sul piano più strettamente speculativo e dottrinario, cui è
opportuno in questa sede proporre soltanlo un accenno: I anónimo infatti si ac
corda perfettamente con la linea interpretativa del problema proposta da Gerberto,
soprattutto in quanto sottolinea la necessita di superare l'obiezione da cui nasce
Cintera problematica filosofico-logica dei rapporti tra "rationale" e "ratione uti" (se
è vero che la potenza unita allatto è più estesa della potenza da sola, il "ratione
uti" deve essere più esteso del "rationale") con una riflessione sulla differenza di
"actus sine potestate" e "actus cum potestate", e mostra che ¡I primo, corrispon-
dente alla perfezione formale delle idee platoniche o sostanze seconde, è senza
dubbio più esteso e più vero del secondo (cfr Gerberto, De rational! et ratione
uti, 17 - PL 139 168CD; ed. Olliers, p. 309).
INTRODUZIONE LXXXIII
4. La tradizione De vocibus akimantium

Nel corso del suo lavoro di antologizzazione e parafrasi di testi


logici sistematicamente tradotti in domande e risposte, l'anonimo
autore degli Excerpta si prende a un certo punto, e in questo solo
caso, una curiosa libertà stilistica, introducendo tra le parole di
Boezio e Porfirio un cadenzato elenco di verbi usati dalla lingua
latina per indicare le voci degli animali.
L'occasione gli viene offerta dalla regola della conversione lo
gica, possibile soltanto quando l'estensione del predicato e del
soggetto è la medesima, owerosia, secondo il linguaggio appena
ricordato a proposito degli excerpta da Gerberto, quando "aequa
de aequis praedicantur". Come esempio di tale predicazione ae-
qualiter, Boezio propone nel suo primo commento porfiriano i
due concetti "homo" e "risibile" C73). L'anonimo parte da questo
spunto per sgranare il suo sovrabbondante elenco, suggerito dal
fatto che il verbo che indica la voce di un animale e il nome del-
l'animale corrispondente sono legati appunto da una predicazione
aequaliter, direttamente convertibile. Per i primi due esempi la
formula logica della conversione è espressa per esteso, poi viene
senz'altro sottintesa nella semplice unione di soggetto e predicato:

Q. Quae sunt quae aequaliter praedicantur?


S. Illa quae conuerti possunt, ut: quicquid homo risibile est, quicquid
risibile homo; quicquid passer est titinat, quicquid hirundo est truzat, ac-
cipiter pipat, ciconia gloterat, merula zinzitat, parrus tintipat, miluus iugi-
lat, anser trinnit, lupus ululat, linces hircant, aries blaterat uel camelus, ca-
ms iatrat, caper miccet, mus mintrit, mustella didrat, asellus oncat, rana
coaxat С74).

Ancora una volta, perô, l'anonimo non inventa, ma trascrive da


fonti a sua disposizione sugli scaffali della sua biblioteca mona
stica.

С") Cfr Boezio, In lsagogen Porpbyrii Comm., Ed. Prima, I, 20 - 36А'"'0; ed.
Brandt, p. 61,4-8: "Paria uero praedicamenta semper sibi ipsa inuicem conuertun-
lur. Nam quoniam risibile solius est hominis, risibile ad hominem praedicatum
etiam conuerti potest, ut homo ad risibile praedicetur. Dicitur enim: quid est homo?
risibile; quid est risibile? homo". Cfr anche Ibid., 27 - 46А'4-В'; p. 80,5-7.
С74) Excerpta, i3, 6-12. Posta l'instabilità gráfica di questi termini nella latinita
medievale, ho per lo più mantenuto nell'edizione.di questo passaggio, presente
soltanto in V, le forme grafiche del manoscritto, con le sole eccezioni di "uigilat"
(anziche "iugilat"), per il verso del nibbio, e "coayat" (anziche "coaxat"), per il verso
della rana, che sono evidentemente errori di trascrizione.
LXXXIV INTRODUZIONE
I più noti repertori terminologici cui potrebbe aver attinto sono
il De naturis animantium di Svetonio С7'), e l'elenco inserito nel
De re grammatica et metrica di Aldelmo С7*). Da queste fonti poi
sono derivati anche altri elenchi altomedievali, tutti molto nutriti,
nei quali la terminologia adoperata dall'anonimo potrebbe si es-
sere rintracciata, ma supponendo da parte sua una complicata
collazione di testi ed una selezione articolata tra numerosissime
altre coppie di nomi e voci di animali C77).
Ma in tre testi poetici di epoca alto-medievale o comunque at-
testati in manoscritti tutti di età post-carolingia, si possono ritro-
vare elenchi di voci degli animali che, se accostati, offrono con
molta maggiore incisività la possibililà di ricostruire anche in que-
sto caso il lavoro deW'excerptor. Questi tre carmi sono stati accolti
nell'edizione teubneriana dell' Anlbologia latina^7*):

i.

De uoce bominis absoiia

Dissona uox hominis rugitum signat aselli


grunnitumque suis et raucae murmura mulae.
Quod bos mugitu fingit Me/ere/que camelus.

("0 Cfr С Svetonio Tranquillo, De naluris rerum, X, 61 - ed. A. Renerscheid,


Lipsia, i860, Svetonti Praeter Caesarum Libros, Pratorum reliquiae, p. 247-254.
L'elenco di Svetonio è perô ordinato diversamente da quello degli Excerpta (le voci
degli uccelli seguono quelle degli altri animali), è completamente redatto aJ plu
rale (per es. "luporum est ululare', ecc), è molto più ricco in nomi di animali e
relative voci, eppure vi mancano alcune delle specie segnalate dall'anonimo, men-
tre altre vi sono ma con voci o con nomi differenti.
C7*) Cfr Aldelmo, De re grammatica et metrica, CXX1, De ionico minori-eá. R.
Ehwald, MGH auct. ant. 15, Berlin, 1919, p. 179,19-180,305: è un nutrito elenco, in
gran Pале dipendente da Svetonio (o, piuttosto, da qualche riordinatore posterio
re), ordinato alfabeticamente: anche qui le specie sono tutte al plurale. In Aldelmo
sono comunque attestate quasi tutte le voci degli animali presenti negli Excerpta,
compresi anche quelli che mancano in Svetonio (con la sola eccezione della rana).
('") Da Svetonio dipende per esempio l'elenco pubblicato da A. Mai, Classici
Auctores, VIII, Roma, 1836, p. 77-78, e riproposto dall'editore di Svetonio, in appa-
rato, alle p. 247-248. Da Aldelmo dipendono invece le glosse del manoscritto Vati
cano, Pal. lat. 253, f. 6i\ pubblicate da Mai, ibid., V, Roma, 1833, p. UI, nota 1. An
cora si possono segnalare gli elenchi pubblicati da G. Lopï"e, provenienti dai ma-
noscritti Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, B.P.L. 67 F, del sec. LX, f. 152', in
Clossae nomlnum, Leipzig, 1884, XVI (Svetoniana), p. 248-251; e Montecassino, Bi
blioteca dell'Abbazia, 439 T, del sec. XI, f. 83V, p. 249. E cfr. Isidoro di Sivigua,
Differentiae verborum, 607, PL 83, 70A.
C7") In corsivo sono evidenziate le corrispondenze dirette con il testo degli
Excerpta, senza tenere conto delle variant! ortografiche.
INTRODUZIONE LXXXV
quodque lupus ululat uel quod uulpecula gannit,
quod pardus felit, quod raccat pessima tigris,
quod glatit catulus, quod miccit setiger hircus,
absona cuneta sonat et dulcia nulla repingit
estque feris socia, non nostrae vocis emica!

H.

De cantibus auium

Quis uolucnim species numeret, quis nomina discat?


Mille avium cantus, vocum discrimina mille.
Nec nostrum fateor tantas discernere uoces.
Hine titiare cupit diversa per avia passer,
garrula uersifico tignis mihi trissat birundo,
accipitres pipant, longolquel ciconia collo
glottorat et ranas grandi rapit improba rostro.
Haec inter merulae dulci modulamine cantus
zinzilat et laetis parvus nunc tinnipat arvis.
Faccilat hinc volitans turdus, gallina cacillat.
Dum nullius iugilat, trinnit tunc improbus anser.
Interea perdix cacabat nidumque revisit.
Nunc cuculus cantans scottos iter ire perurget.
(...)
Nec minus interea pecudum genus omne ferarum
musitat, et proprias norunt animalia voces.
Sic ululare lupos cerium est bircareque linces.
Blatterat ut aries, nunc raccat ut indica tigris,
hinc latrare canes, timidos vagitare lepores,
et miccire caprum, murem mintrire videbis.
Nec non mustelae dindrant ranaeque coaxent ("0).

("') Antbologia Iatina (sine Poesis Latinee Supplementum) - ed. F. Büchler et A.


Riese, Pars prior, II, Leipzig, 1906, n. 730, p. 216. II carme, che Riese trae del ms.
Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8440 (f. 38), del sec. X, era già stato edito da F.
Vollmer, MGH auet. ant. 14, Berlin, 1905, p. 257, fra i carmi che il ms. León, Biblio
teca de la CatedraI, 21 (olim 22), anch'esso del secolo decimo, attribuisce ad Euge
nio di Toledo (morto nel 657).
C*0) Antbologia latina, n. 733, p. 218-219. E' riportato, tra altri manoscritti, dal co-
dice della Biblioteca Vaticana, Vat. lat. 644, sec. X-XL Lo stesso carme è edito da A.
Bahirens, Poetae latini minores, V, Leipzig, 1883, n. LXII, p. 367-368, ma soltanto
fino al verso 16. D. R. Shackleton Bailey, Notes on Rieses 'Antbologia Latina' (vol.
2), in Classical Pbilology, 77, 1982, Ip. 113-132], p. 127, propone di leggere all'ultimo
verso "drindrant".
LXXXVI INTRODUZIONE

De uolucribus et iumentis. Defilomela.

Parvus enim quamquam per noctem Unnipet omnem,


sed sua vox nulli iure placere potest. (...)
Et merulus modulans tam pulchris zinzitat odis
nocte ruente tamen cantica nulla canit. (...)
Caccabat hinc perdix et graccitat improbus anser,
et castus turtur atque columba gemunt. (...)
Accipitres pipant, miluus hiansque lupit.
Cucurrire solet gallus, gallina cacillat,
pulpulat et pavo, trissat birundo vaga.
Dum clangunt aquilae, vultur pulpare probatur,
et crocitat corvus, fringulit et graculus.
Glottorat immenso maerens ciconia rostro,
pessimus et passer sons titiare solet. (...)
Dum lynces urcando fremunt, ursus ferus uncat,
atque lupus ululât, frendit agrestis aper. (...)
Quirritat et verres setosus et onat asellus,
bratterat hinc aries et pia balat ovis.
Sordida sus subiens ruris per gramina grunnit,
at miccire caprae, hirce petulce, soles.
Rite canes latrant, fallax vulpecula gannit,
glaucitat et catulus ac lepores vagiunt.
Mus avidus mintrit, velox mustelaque drindat,
et grillus grillat, desticat inde sorex.
Ecce venenosus serpendo sibilat anguls,
garrula limosis rana coaxal aquis C*').

II secondo carme ha un numero maggiore di corrispondenze


dirette con il testo dell'anonimo, e propone nomi e voci in un or-
dine quasi identico. Le forme proposte dall'anonimo e mancanti
in questo secondo carme si ritrovano poi quasi tutte nel primo.
L'unica forma mancante in questi due primi testi poetici, infine,
"asellus oncat", si ritrova nel terzo C8*), nel quale tornano anche
la maggior parte delle altre coppie di animale-soggetto e voce-
predicato, ma con terminologia spesso divergente.

("') Antbolagia latina, n. 762, p. 246-25o: ho trascritto i versi 9-10, 13-14, 18-19, 23-
29. 5152, 56-65.
('t') Anche l'elenco di Svetonio prevede "oncare" accanto a "rudere" (spesso in-
fatti vi sono proposte due forme verbali per una sola specie), ma il nome delI'ani-
male corrispondente è "asini".
INTRODUZIONE LXXXVII
Viene dunque spontaneo pensare che Vexcetptor, seguendo il
consueto metodo di lavoro che abbiamo imparato a conoscere nel
suo rapporto con le fonti - ma questa volta ispirandosi ad un gu
sto letterario certamente anomalo in uno scritto di logica e, forse,
ad un certo spirito ludico -, possa aver avuto sotto gli occhi, per
attingervi materiale per la composizione della sua sequela di vo
ces animantium, una raccolta poetica comprendente tutti e tre
questi carmi. E che abbia operato su di essi una selezione, attin-
gendo soprattutto al primo, ma in parte anche al terzo, alcuni ele-
menti per integrare i suggerimenti del secondo: da questo egli ha
tratto infatti il maggior numero di elementi terminologici e l'or-
dine, rispettato con lievi varianti ed alcune aggiunte; dal primo,
invece, la formula con il pronome relativo ("quod lupus ululat",
ecc, nel carme; "quicquid passer est titiat", ecc, negli Excerptá), e
poi il completamento del verso dell'ariete con quello del cam-
mello, vista la coincidenza del verbo "blaterare"; dal terzo, proba-
bilmente, la coppia "asellus oncat", ed una serie di conferme per
le altre opzioni linguistiche.

V. Época, ambiente di origine e diffusione degli Excerptá:


ideali e modelli di rinascita
tra restaurazione ottoniana e Francia capetingia

L'anno successivo alla mancata visione durante l'eclissi di mez-


zogiorno della festa dei santi Pietro e Paolo, raccontata ai margini
di un manoscritto boeziano, Ademaro di Chabannes muore nel
corso di un pellegrinaggio in Terra Santa (1034). Si chiude ideal
mente con lui una pagina di storia di circa un trentennio, iniziata
con la morte a breve distanza di tempo di Gerberto di Aurillac nel
1003, quindici mesi circa dopo il suo giovane imperatore Ottone
III, e di Abbone di Fleury nel 1004. In un altro manoscritto floria-
cense di quegli anni conservato a Parigi, Bibliothèque Nationale,
lat. 5543, al f. 22' una mano che forse ancora una volta va identifi-
cata con quella del cronista limosino aveva siglato trent'anni
prima, con significativa risonanza, il misterioso susseguirsi di una
serie di disgrazie e portenti nell'anno 1003, tra cui l'apparizione di
una città e la nascita di un bambino dai piedi animaleschi, colle
gando il tutto in conclusione con la morte di Silvestre II ("eodem
quoque anno Girbertus papa obiit"); parole alle quali un'altra
mano coeva aveva aggiunto: "sequenti anno Abbo abbas martyrio
coronatus est" C*').

('*') Anche questa anncxazione, se veramente è di Ademaro, non è tra quelle


LXXXVHI INTRODUZIONE
La storia politica di questi primi trent'anni del secondo millen-
nio è caratterizzata in Europa occidentale dallo sforzo di consoli-
damento delle due grandi creazioni politiche, l'impero sassone e
il regno di Francia, nate e rapidamente affermatesi nella seconda
metà del secolo precedente, e già pervenute in quegli anni ad una
momentanea crisi di crescita. Due sovrani, che meritarono en-
trambi di unire al loro nome un attributo di santità per le comuni
preoccupazioni di riforma ecclesiastica, hanno dovuto parallela-
mente impegnarsi in un processo di rigenerazione istituzionale
per conservare i risultati più apprezzabili conseguiti durante i go-
verni dei loro predecessori e per correggerne limiti e carenze. En
rico II il Santo, avendo ereditato i fasti ma anche le debolezze di
un impero costruito ad immagine di un passato recente e già tra-
sformato in leggenda, ha dovuto lungamente far fronte, per man-
tenerne l'unità politica, alla duplice resistenza dei vassalli laici
d'Italia, raccoltisi intorno al ribelle Arduino d'Ivrea alla morte di
Ottone III, e di feudatari e confinanti dell'Europa nord-orientale;
quindi con l'elezione di Benedetto VIII nel 1013 ha dato prova di
una decisa volontà di mantenere ed applicare il Privilegium Olbo-
nis per ricomporre l'ordine tra le diverse e irrequiete fazioni ro
mane. Sull'altra sponda del Reno il figlio di Ugo Capeto, Roberto
II il Pio, allineandosi alla politica paterna tesa a consolidare inter
namente ed estendere per quanto possibile l'autorita della monar-
chia anche al di là degli stretti confini iniziali, ha ispirato le pro
prie mosse ad un progetto unificante tutto pensato ad imitazione
dei suoi predecessori carolingi: ha cosi cercato di riproporre
Yunanimitas politico-culturale e religiosa di stampo alcuiniano,
appoggiando il diffondersi della riforma cluniacense nelle princi-
pali abbazie del nord, incentivando i pellegrinaggi in Terra Santa,
combatiendo gli eretici, principio di diversità e quindi di disgre-
gazione, fino al drammatico rogo di Orléans del 1022. L'anno se-
guente i due regali cugini C8v) hanno anche consacrato i destini

fino ad oggi riconosciute come autografe, ed è ignorata dagli studiosi che si sono
occupati dell'argomento. Sul manoscritto, che contiene fra l'altro gli Annales Fio-
riacenses in una scrirtura del IX secolo (con addizioni posteriori), e altri testi litur-
gici, astronomici e computistici, tra cui il computo di Abbone, in scritture databili
fra X e XI sec., cfr Mostert, Tbe library ofFleury(v. supra, nota 20), n. BF 1058, p.
207, che segnala anche la stretta dipendenza da questo codice del Paris, Bi
bliothèque Nationale, lat. 5239, proveniente da Saint-Martial di Limoges. La Gabo-
rjt-Chopin, les dessins (v. supra, nota 114), p. 187-191 discute inoltre il parallelismo
di alcuni disegni astronomici del lat. 5543 con quelli autograft di Ademaro nel co-
dice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. 8° 15.
С*4) Enrico duca di Baviera, padre di Enrico II, e Edvige, madre di Ugo Capeto
e norma di Roberto, erano fratello e sorella di Ottone I.
INTRODUZIOXE LXXXTX
paralleli del loro programma politico incontrandosi solennemente
ad Ivoy sulle rive della Mosa, al confine tra i loro territori, per ac-
cordarsi nel cercare insieme le vie della "pace di Dio" per la Chiesa
cristiana universale ("').
ün simile quadro ¡stituzionale richiedeva necessariamente di
essere anche affiancato, se non preceduto, dal proseguimento sul
piano spirituale e culturale delle ambizioni di una rinascita di cui,
ad imitazione della ormai mitica epopea carolingia, alcuni intellet-
tuali ecclesiastici della seconda metà del secolo decimo erano stati
i promotori. Tra queste figure era emersa quella di Gerberto, uomo
di scienza e di potere, vero ispiratore di una renovatio imperii il
cui modello immediato più che la lontana civiltà augustea erano
state senza dubbio le gesta di Carlo Magno. Il nuovo Alcuino cam-
peggiava alle spalle tanto della dinastía sassone quanto dei primi
monarchi robertingi come anima ispiratrice di un sogno di rico-
struzione della civiltà europea, conseguente al ricomporsi del par
ticolarismo feudale ed ecclesiastico ed all'esaurirsi dell'ultima on-
data delle invasioni 'barbariche' di Normanni, Slavi e Saraceni.
Questa non è un'immagine esagerata dalla storiografia roman
tica: anche se è giusto non soprawalutare la portata del suo ope-
rato, i cronisti altomedievali mostrano chiara coscienza del fatto
che il papa filosofo, quando era ancora segretario dell'arcivescovo
Adalberone di Reims, era stato con questi il fautore ed il media-
tore presso gli Ottoni della vittoria di Ugo Capeto sulle pretese
dell'ultimo carolingio, Carlo di Lorena. E che Ottone II e Roberto
il Pio erano stati tra gli ascoltatori delle sue lezioni magistrali, e
Ottone III, il nuovo Costantino, aveva avuto in lui precettore e
consigliere. Gerberto aveva rinnovato cosi dapprima presso la
corte di Francia, e poi - in seguito alla controversia sulla succes-
sione episcopale di Reims ed alle discussioni sul divorzio di Ro
berto II - presso la Hojbapelle imperiale, i dialoghi didattico-poli-
tici di Alcuino e Carlo Magno С8*).
Molteplici aspetti avevano assimilato l'ideale di renovatio caro
lingio a quello ottoniano: l'aspirazione all'unificazione completa

С*i) Suil'intero periodo cfr L. Halphen in Tbe Cambridge Medieval History, III,
Cambridge, 1930, p. 71-107; A. L. Poole. ibid., p. 215-252.
("*) Sul concilio di Saint-Basle, la questione della cattedra di Reims e la contro
versia sul divozio di Roberto II, cfr Oluers, Vie de Gerberi. in Oeuvres (v. supra,
nota ii), p. CCIII-CXXK e CXLII-CLV; Halphen, in Cambridge Medieval History, p.
100-104; G. Arnaldi, Mito e realtà del secolo X, in II secolo diferro: mito e realtà del
secolo X, Spoleto, 1991 (Settlmane di Studio del C.I.SjíM., 38; Spoleto 19-25 aprile
1990), I, Ip. 27-53], P- 47-48. Sulla cappella palatina di Ottone III cfrj. Fleckenstein,
Die Hofkapelle der deutscben Könige, II, Stuttgart, 1966 (MGH Scbriften, 16, t), p.
77-117; in partic, p. 93-95 per il ruolo di Gerberto.
XC INTRODUZIONE
del regno italico; l'assoggettamento del potere ecclesiastico, fina-
lizzato a garantirne dall'alto moralità e autonomia; la ricerca an
siosa di una conferma autorevole della dignità imperiale da parte
di Bisanzio, perseguita soprattutto lungo le linee di una non sem-
pre facile politica matrimoniale e ispirata da rinnovata ammira-
zione per le grandiose vittorie greche sugli arabi a Cipro ed in
Siria С87). Ma per sconfiggere anche le ultime resistenze ideologi-
che di italic! e bizantini, che si pretendevano entrambi veri discen-
denti dei 'romani' ("*), un cultore della sapienza quale era Ger-
berto sapeva come fosse necessario alimentare anche una rinascita
culturale, un rinnovato umanesimo che non soltanto tendesse al
recupero ed al mantenimento di quanto la stagione carolingia
aveva già saputo fare suo, ma che ne proseguisse l'opera nell'in-
tento di ricongiungere il risorto impero con le sue radici antiche,
ampliandone le conquiste conoscitive. E in questo percorso lo
avevano owiamente accompagnato le più insigni autorità politi-
che e spirituali del tempo, come Adalberone di Reims e Odilone
di Cluny, e soprattutto Abbone di Fleury, che lo aveva anche so-
stenuto politicamente nel difendere prima gli interessi dei Cape-
tingi presso gli Ottoni e i papi, per schierarsi poi anch'egli piutto-
sto sulla linea imperiale in seguito alla questione delle seconde
nozze di Roberto.
All'inizio del nuovo secolo il dinamico risveglio culturale è
giunto perô, esaurita l'energia iniziale, ad una prima fase di arre
sto: la scomparsa repentina dei protagonisti, come ha portato sul
piano politico ad una fase di ripiegamento e consolida mento delle
conquiste, cosí anche sul piano intellettuale conduce a frenare
l'ondata iniziale di ricerca, invenzione e creatività, e dà luogo ad
un momento di flessione, necessario per inventariare e mettere al
sicuro il raccolto. E' cosi che in questi anni, dominati spiritual-

("7) Cfr ADEmARO, Historia, III, 22 - PL 141, 40AB; MGH scr. 4. p. 125: ed. Chava-
non, p. 143. Niceforo Foca aveva sbaragliato nel 961 i pirati saraceni di Creta, invaso
la Cuida nel 962 ed occupata la Siria, strappando Aleppo ai Musumani: sull'onda di
queste vittorie si era conquistato, sposando Teofano, vedova del basileus Romano
II, il titolo imperiale, per poi proseguire le proprie vittorie nel 965 con la conquista
di Cipro e Antiochia. Le resistenze bizantine sotto Niceforo a riconoscere la supre-
mazia occidentale degli Ottoni. testimoniate dalla Retatio de legatione costantino-
politana di Dltprando vescovo di Cremona (PL 13, 909C-938A - MGH scr. 3, p. 347-
363; ed. J. Becker, MGH Ser. rerum germ, in tisti scbal., Hannover - Leipzig, 1915, p.
175-212), vennero temporaneamente a cadete in seguito al suo assassinio ad opera
di Giovanni Zimisce, che sposata a sua volta Teofano consenti a dame la giovane
figlia dallo stesso nome in sposa ad Ottone II.
('**) Cfr LiLTPRanDO, Legatio, 12, PL 136, 915B - MGH scr. 3, p. 349.49-50; ed. Be
cker, p. 182,24-25: "...Sed adiecit [scil. Nicephorus] quasi ad contumeliam: 'Vos non
Romani, sed Longobardi estis".
INTRODUZIONE XCI
mente da epigoni intelligenti ¡l cui prototipo è Costantino di
Fleury, abate di Micy e già discepolo e corrispondente di Abbone
e Gerberto C8'), il momento di stasi è finalizzato non tanto a ri-
pensare, quanto soprattutto a conservare i frutti dell'insegnamento
dei maestri scomparsi. Prima della nuova stagione che a fine se
colo vedrà operanti nuovi protagonisti di maggiore staaira come
Lanfranco di Pavia, Anselmo d'Aosta e Pier Damiani, assistiamo
perciô in questo primo trentennio al brulicare di personaggi mi-
nori che nel silenzio dei loro scriptoria continuano a respirare
l'atmosfera del rinnovamento, ma limitano la loro partecipazione
ad esso al leggere, trascrivere, annotare, ridurre in forma scolastica
i testi antichi riscoperti ed i nuovi, nati dal confronto fra essi e la
tradizione dominante nei decenni precedenti.
Ademaro di Chabannes è un significativo testimone di questa
fase: una voce della nuova generazione che si sente figlia della ri-
nascita, ma fatica a condividerne gli entusiasmi culturali. Anche
l'ispirazione fondamentale che percorre la sua Historia testimonia,
con la celebrazione di Carlo Magno e dei suoi immediati succes-
sori, una partecipazione ideale alla continuità della rinascita fra età
carolingia e ottoniana. E nel manoscritto vaticano Reg. lat. 263, che
ai ff. 23ir-235v accoglie una serie di frammenti ademariani autografi
dalla sezione dell' Historia dedicata alla Vita Karoli, lo stesso au-
tore ha disegnato di sua mano al f. 235' [cfr Tav. XIA, senza forse
averla mai vista, la cappella carolingia di Aquisgrana, che conserva
ancor oggi i resti di Carlomagno in quello stesso sarcofago che
Ottone III fece rintracciare nel pellegrinaggio simbolico dell'anno
1000, e quindi scoperchiare nel corso di una grande cerimonia per
estrarne preziose reliquie ("0).
Cosi il classicismo neocarolingio della fine del decimo secolo è
arrivato nei decenni seguenti fino al sud della Francia, e Ademaro
non è rimasto estraneo al processo di imitazione delle forme an-

("♦) Cfr Histoire litteraire de Ia France, VU, Paris, 1746, p. 102; Oujers, Vie de
Cerbert, p. XLVII; Brlnhölzl, Gescbicbte (v. supra, nota 114), II, p. 147-148.
C0) Sul Reg. lat. 263 supra, p. LUI e nota 125. Cfr. D. Gaborjt-Chopin, Un dessin
de l'église de Aix-la-Cbapelle par Adémar de Cbabannes dans un manuscrit de la
Bibliotbèque Vaticaine, in Cabiers arcbéologiques, 14, 1964, p. 233-235; e Landes, Л
libetlusív. supra, nota 117), p. 198. L'episodio di Ottone III ad Aquisgrana è narralo
dallo stesso Ademaro nella redazione più recente dell'Historia, III, 31 - ed. Chava-
non, p. 153; cfr G. В. Ladner, L'immagine deII'imperatore Ottone III, Roma, 1988
(Unione Internazionale degli Istituti di Arcbeologia, Storia e Storia dell'ane in
Roma, Conferenze, 5), p. 33-34, che ricorda il precedente narrat» da Svetonio del-
l'apertura della tomba di Alessandro Magno da parte di Augusto. Su Ottone III cfr
anche E.-R. Labande, 'Mirabilia mundl'. Essai sur la personnalité d'Otton III, in
Cabiers de civilisation médiévale, 6, 1963, p. 297-313 e 455-471.
XCII INTRODUZIONE
ticlie che riproponeva gli ideali dell'impero. Non si deve dimenti-
care, d'altronde, che anche il ducato d'Aquitania, cui era sotto-
messo il Limosino, viveva in quegli anni la sua particolare parte-
cipazione all'esaltato clima di rinnovamento dei fasti imperiali: nel
1024 infatti, alla morte di Enrico II, in seguito alla sollevazione
anti-tedesca che culminô poi nell'incendio del palatium di Pavia,
i signori lombardi rivolsero l'invito ad assumere la corona impe
riale al duca Guglielmo V il Grande (993-1030), diretto cugino di
Roberto il Pio e padre di Agnese, la futura sposa di Enrico III. L'in-
termediario di queste trattative fu Leone, vescovo di Vercelli, già
confidente di Ottone III e collega e collaboratore di Gerberto alla
Cappella palatina С'i). Se Guglielmo, saggiamente, rinunciö in un
secondo momento alle ambizioni imperiali, alcune pagine à&WHi
storia di Ademaro tracciano di questo sovrano - non secondo ai
suoi parenti capetingi e sassoni per magnanimità e mecenatismo,
autorità di governo e impegno nella riforma ecclesiastica - un ri-
tratto encomiastico ispirato a modelli classici, cui non mancano i
tratti caratteristici del grande animatore regale di una rinascita cul-
turale: un sovrano "doctus", che cerca cultura e sapienza nei suoi
collaborator!, ama i libri, li fa copiare, ne cura l'eleganza formale
e la conservazione ("*).
E infine, anche la stessa ostinata impresa ademariana di soste-
nere l'apostolicità di san Marziale C'J) non era forse dettata dal-
l'ansia di ritrovare e celebrare anche per l'Aquitania un patrono
direttamente proveniente dalle origini apostoliche della civiltà cri
stiana - quale san Dionigi, da Ilduino in poi, era stato per i caro-
lingi - sotto la cui protezione la sua patria potesse adempiere al
compito che le era destinato nel processo universale della tran-
slatio imperii? Proprio alla luce di questi ideali Guglielmo d Aqui-
tania e Ademaro di Chabannes, il sovrano e l'uomo di cultura,
sono anche e soprattutto congiunti dall'esser stati i campioni del
movimento della "pace di Dio", nato e sviluppatosi in Aquitania
dopo il 989 (Concilio di Charroux) e durato fino al 1033 circa (fine
del concilio di Poitiers, sotto i successori di Guglielmo): un grande
progetto di impegno politico, religioso e culturale per il riordina-

('") Cfr E.-R. Labande, £sse> sur tes bommes de l'an mil, in Concetto, storia, miti
e immagini del Medio Егю, а с di V. Branca (Atti del XTV Corso intemazionale dalta
Cultura, Fondazione G. Cini, Centro di Cultura e Civiltà, Venezia), Firenze, 1973,
[135-182], 136-153. Su Leone di Vercelli cfr. Fleckenstein, Die Hqfkapelle, p. 90-93.
(''*) Cfr Historia, III, 41 e 54 - PL 141, 55D-56C e 65C-66A; MGH scr. 4, p. 134 e 140;
ed. Chavanon, p. 163-164 e 176-177. Ecfr Labande, Essai, p. 151-152. Ancora Svetonio,
Mia Augusti, 85, è la fonte ispiratrice di questo ritratto.
('") Cfr D. F. Callahan, Tbe Sermons ofAdemar of Cbabannes and tbe Cult of
Saint Martial ofLimoges, in Revue bénédeaine, 86, 1976, p. 251-295.
INTRODUZIONE ХСШ
mento amministrativo e la pacificazione europea, che diede corpo
nel primo trentennio del secolo alla soprawivenza intenzionale
delle stesse aspirazioni di riforma di cui Abbone e Gerberto tanto
sul piano intellettuale quanto su quello dell'amministrazione mo
nastica ed ecclesiastica erano stati nella generazione precedente i
principali promotori; cui era fondamentalmente ispirato anche
l'incontro di Enrico II e Roberto il Pio ad Ivoy; e al cui interno tro-
varono giustificazione piena la lotta agli eretici, le aspirazioni ecu-
meniche, ma anche il sentimento apocalittico e l'ossessiva ricerca
di visioni e miracoli di cui Ademaro dà prova in più pagine С'4).
Lo stesso anno 1033, che segna l'inizio dell'esaurirsi di questa im
presa, è l'anno millenario della morte e resurrezione di Cristo: e
nell'annotazione ademariana sull'eclissi visibile a Limoges in que
sta data non è certamente da escludere un'ultima traccia dell'at-
tesa ancora viva della parusia, che da alcuni, soprattutto all'in-
terno di quel movimento, dopo l'inizio del nuovo secolo, veniva
ancora profetizzata proprio per quell'anno C").
Non è un caso dunque se visioni apocalittiche e rinascita di in
teresse per i classici e per le scienze vanno in Ademaro di pari
passo, e se le sue annotazioni personali, di carattere spirituale o
profetico che siano, possono essere ritrovate sui manoscritti delle
'nuove' opere di Boezio e di Gerberto, di argomento logico o ma
tematico. E le scritture professionali ma eleganti di questo periodo,
nel cui genere rientra anche A-G, appartengono a copisti impie-
gati da committenti animati dalla sua stessa curiosità intellettuale
e specializzati nel trascrivere queste opere di difficile reperimento
in codici eleganti e puliti, che devono rievocare anche formal
mente lo stile della pura carolina, per esprimere tanto nel conte-
nuto quanto nell'aspetto esteriore il proseguimento degli ideali

('*') Cfr R. Bonnaid-Delamare, Les institutions de paix en Aquitaine au AT


siede, in La paix, I, Bruxelles, 1962 (Recueils de la Soc. Jean Bodin, 14), p. 415-487;
G. LobRicHON, Le clair-obscur de l'Hérésie au début du ХГ siècle en Aquitaine. Une
lettre d'Auxerre, in Essays on tbe Peace of God: tbe Cburcb and tbe People in Ele
ventb-Century France, ed. by Th. Head and R. Landes, in Historical Reflections -
Réflexions bistoriques. 14, 3, 1987, p. 423-444; D. F. Callahan, Tbe Peace of God and
tbe Cult of tbe Saints in Aquitaine in tbe Tentb and Eleventb Centuries, ibid., p.
445-46; R. Landes, La vie apostolique en Aquitaine en l'an Mil. Paix de Dieu, culte
des reliques et communautés bérétiques, in Annales (Economie, Sociétés, Civilisa-
tions), 3, 1991, p. 573-593-
('") Cfr Rodolfo Glabro, Historiae, IV, praef., 1 - PL 142, 669B; MGH scr. 7, p.
65-66; ed. Prou, p. 90; e cfr ancora in Rodolfo Glabro la descrizione dell'eclissi del
1033 ("anno dominicae passionis millesimo), supra, nota 113. Cfr inoltre R. Landes,
The Dynamics ofHeresy and Reform in Limoges: A Study ofPopular Participation
in the 'Peace of God" (994-1033), in Essayson tbe Peace ofGod (\. nota preced.), p.
4Í7-5ii-
XCIV INTRODUZIONE
carolingi, continuando cosi a vantare anche all'inizio del secondo
millennio una filiazione diretta dalla tradizione classica antica.
Ademaro, detto "grammaticus" dai contemporanei, era un erudito
felice di poter raccogliere nella propria biblioteca personale ma-
noscritti di questo genere, il cui pregio era tanto ideale e simbo
lico quanto anche concretamente fecondo per l'incremento
cultúrale V'*).
E se è vero che le scritture del tipo cui appartiene A-G sono con
grande probabilità da ricondursi all'ambito scrittorio floriacense,
questa diventa soltanto una prova in più degli stretti rapporti che
intercorsero tra l'opera intellettuale di Ademaro ed i territori che
avevano visto operanti alla fine del decimo secolo i promotori
della rinascita in Francia e nell'impero. Introducendo nella sua
Historia il racconto del martirio di Abbone di Fleury, Ademaro
stesso narra che nel suo ultimo viaggio verso il monastero di La
Réole in Guascogna lanziano "summae philosophiae abbas"
aveva soggiornato a Saint-Martial С'7). Ed in un suo sermone per
la festa della dedicazione di Saint-Pierre di Limoges egli ha anche
inserito un grandioso elogio celebrativo di Abbone, "totius scien-
tiae vir gravisque auctoritatis", al punto che "judicabatur ab omni
bus ratum esse quod ab ore tanti viri auditum esset" С'*). Le rela-
zioni tra Fleury e Limoges erano senza dubbio anche più antiche,
ma nell'epoca che stiamo descnvendo si sono intensificate al
punto da far pensare ad una circolazione di scritti e scrittori ben
maggiore di quanto non rimanga oggi provato da testimonianze
coeve. La presenza a capo della comunita di Saint-Martial negli
anni 1025-1040 dell'abate Oldorico, monaco di origini floriacensi e
discepolo di Abbone, ha senz'altro favorito gli scambi di mano-
scritti tra le due grandi abbazie; e fra gli autografi di Ademaro, o
comunque fra i suoi codici, alcuni sono senza dubbio copie di
testi provenienti dallo scrittorio di Fleury С''), altri mostrano un

("*) Cfr Dkusle, Notice, p. 243. Anche nel codice di Leida (cfr supra, nota 184).
incontestabilmente ademariano, al f. 141' si legge: "hic est liber... ex libris bonae
memoriae Ademari grammatici"; la stessa annotazione attesta poi che Ademaro
prima di partire per il suo ultimo viaggio fece dono di tutti i suoi manoscritti alla
biblioteca di Saint-Martial di Limoges.
С'7) Historia, III, 39 - PL 141, 54C-HA; MGH scr. 4, p. 133-134; ed. Chavanon, p. 161.
С'*) Cfr Lair, Historia" d'Adémar (v . supra, nota 117), p. 175, n. 2; Landes, А Ч-
bellus, p. 183-184 e nota 22. II testo frammentario del sermone, conservato nel già
ricordato manoscritto autografo di Parigi, tat. 246$, f. 37", è in PL 141, 111C-112D:
l'esaltazione di Abbone ha in questo caso lo scopo di rendere particularmente au-
torevole la sua accettazione dell'apostolicila di san Marziale.
('") Per esempio il ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7231, su cui cfr Vezin,
Un nouveau manuscrit (v. supra, nota 117), p. 44-52 e tav. f.t.
INTRODUZIONE XCV
evidente collegamento degli interessi computistici di Ademaro con
l'insegnamento di Abbone (*00).
Ma anche il nome di Gerberto è rievocato più volte nelle pa
gine di Ademaro, e in particolare in un capitolo áeW Historia in
cui sono anche narrate la morte di Ugo Capeto, l'elezione di Ro
berto il Pio e l'elevazione di Odilone ad abate di Cluny: Gerberto,
del quale Ademaro ricorda - quasi per stabilire un collegamento
diretto - che era "natione Aquitanus", dopo avere illustrato Fran
cia e Spagna con la sua sapienza, era divenuto, con l'appoggio
degli imperatori ma sempre "propter philosophiae gratiam", prima
arcivescovo di Ravenna e poi papa ("").

Gli indizi che abbiamo raccolto nella precedente ricerca sulle


scritture e sulle fonti degli Excerpta isagogarum et categoriarum,
ci hanno consentito di entrare nel laboratorio degli uomini di cul
tura operanti tra la fine del decimo e l'inizio dell'undicesimo se
colo e di vederli al lavoro nel progressivo affinarsi della loro sen-
sibilità filologica e speculativa: e la nostra attenzione è stata orien
tata con insistenza proprio verso il trentennio storico di cui Ade
maro è emblematico testimone e verso il circolo di cultura
monastica che si formó in quegli anni nella zona geografica della
Francia centro-meridionale circoscritta dalle grandi abbazie della
Valle della Loira e dei suoi affluenti meridionali. E' in questo am
biente preciso che è quindi possibile indicare la zona di più in
tensa concentrazione degli effetti della rinascita di interesse scola-
stico per l'intero, o quasi, corpus di traduzioni, commenti e mo-
nografie composto da Boezio (*").
In effetti proprio gli anni dell'attività magistrale di Gerberto e di
Abbone sono stati scelti da Lorenzo Minio-Paluello, nei suoi studi
sull'evoluzione dell'insegnamento alto-medievale della logica, per
segnare lo spartiacque tra le prime due fasi di questa storia. Pro-
ponendo infatti di considerare quale epoca di nascita della logica
medievale quella che inizia con l'avvento dei carolingi, e come
seconda quella che va da Gerberto a Garlando Computista, ossia
alla fine dell'XI secolo, egli stabilisce la ragione di questa perio-
dizzazione nel progressivo aumento e diversificarsi dei testi logici
a disposizione dei maestri. Soltanto da Gerberto in poi avrebbero
cominciato a fare la loro ricomparsa le monografie di Boezio (\'In-

(*00) Cfr Landes, A libetltts, p. 183-186 e 191; e cfr supra, nota 184.
(**") Historia, III, 31 - PL 141, 49A; MGH scr. 4, p. 130; ed. Chavanon, p. 154.
(*0') Restaпo infatti ancora fuori portata per alcuni decenni le traduzioni da Ari-
stotele dei Topica, delie due serie di Analiticie degli Elencbi Sofistici. Cfr gli studi
citati alla nota seguente.
XCVI INTRODUZIONE
troductio ad syllogismos categoricos, e i due trattati sui sillogismi),
mentre, sempre secondo la sua ricostruzione, già nella prima fase
i sei commenti boeziani (a Porfirio, Aristotele e Cicerone) si sa-
rebbero affiancati al primitivo corpus tardo-antico, comprendente:
Г Isagoge, le Co/egoriaearistoteliche, per lo più perô sostituite dalla
parafrasi neoplatonica del Categoriae decem pseudo-agostiniano,
il Peri bermeneias aristotelico affiancato all'omonimo opuscolo sui
sillogismi di Apuleio, il De definitionibus di Mario Vittorino, gli
estratti compendiari sulla dialettica dalle enciclopedie di Marziano
Capella, Cassiodoro e Isidoro, l'incompiuta Dialectica agostiniana
e, più tardi, l'omonimo manuale di Alcuino (*03).
Ora, per quanto riguarda la scelta di affidare a Gerberto ed Ab-
bone il passaggio da questo corpus primitivo ad uno rinnovato
dalla presenza delle opere originali di Boezio, una adeguata com-
prensione del ruolo da essi svolto all'interno della rinascita otto-
niana la giustifica pienamente. Negli anni della propria giovinezza
Gerberto era stato in Spagna, dove aveva intravisto le grandezze
della sapienza matematica antica, ed aveva di qui tratto ispirazione
per operare anche nel suo Occidente il recupero di un dimenti-
cato patrimonio scientifico che gli consentí una féconda rifonda-
zione altomedievale delle arti del quadrivio. In questo percorso si
era perô incontrato con Boezio, e con le sue poco diffuse opere
originali di logica C*04): di qui deve essere scaturito il suo contri
buto alla riscoperta ed alla diffusione anche di un bagaglio di co-
noscenze logiche, di cui la disputa con Otrico (*'') e la stesura del
De rationali et ratione uti non sono certamente che pallidi riflessi,
stando anche alla testimonianza di Richero sull'estensione della

C0i) Minio-Pallello, Nuovt impulsi(v. supra, nota 147). Cfr anche J. de Geoinck,
Dialectique et dogme aux X'-XJI' siecles, in Festgabe zum 6o. Geburtstag Clemens
Baeumker, Münster, 1913 (Beitrüge, Supplbd. 1913). p. 79-99; van de Vyver, Les éta
pes (v. supra, nota 93); L. Obertello, Severino Boezio, Genova, 1974, (Accademia
Ligure di Scienze e Lettere, 1), I, p. 373: J. Marenbon, From tbe Circle ofAlcuin (v.
supra, nota 160), p. 17-18; O. Lewry, Boetbian Logic in tbe Medieval West, in Boe-
tbius. His Life, Tbougb and Influence, cur. M. Gibson, Oxford, 1981, p. [90-134], p.
90-93. Sul corpus logico tardo-antico, fino all'età carolingia, cfr d'Onofrio, Fons
scientiae (v. supra, nota 30), in partic, p. 3-22.
(*0•) Cfr Gerberto, Epistolae, 8 (ad Adalberone di Reims) e 123 (a Tetmaro di
Magonza) - PL 139, 203CD e 23iCD; ed. Olliers, p. 44 e 87; ed. F. Weigle, Die Brief
sammlung Gerberts von Reims, in MGH Die deutscben GescbicbtsqueUen des Mit
telalters, 2, Weimar, 1966, p. 30-31 e 150-151. E cfr G. Сavallo, Llbri scritti, libri lettt,
libri dimenticati, in II secolo diferro (v. supra, nota 187), II, [p. 759-794], p. 780-783.
О*4) Cfr Richero, Historiae, III, 55-65 - PL 138, 105B-109C; MGH scr. 3, p. 619-621;
ed. Waitz, p. 104-109. Cfr Olliers, Vie de Gerben, p. XLII-XLV. E cfr P. RiaiÉ, Écoles
et enseignement dans le Haut Moyen Age, de la fin du V siècle au milieu du XIe
siècle, Paris, 1979, p. 265.
INTRODUZIONE XCVII
sua didattica (*o*). Ma anche Abbone aveva probabilmente parte-
cipato alla ricerca e certamente alla rinnovata lettura dei testi boe-
ziani: di questa sua partecipazione è infatti frutto la stesura di
un'Enodatio syllogismoram che rappresenta la prima seria rea-
zione dello studioso di logica all'apparire di una sistemazione
della dottrina delle proposizioni e della sillogistica di tipo diverso,
alternativo e più approfondito rispetto a quella elementare di Apu-
leio, una reazione owiamente ispirata dalla necessità di armoniz-
zare la tradizione altomedievale con quella antica appena
riscoperta (*07).
Meno definite invece, per mancanza di indicazioni esplicite,
sono le ragioni che hanno portato Minio-Paluello a ritenere già
diffusi e utilizzati nella fase precedente a questo risveglio, ossia
nella fase carolingia, i commenti boeziani: sembra perciô evidente
che in questo egli si sia basato soltanto sulle informazioni da lui
raccolte intorno ai manoscritti di logica copiati tra il IX ed il X se
colo, nei quali queste opere sono reperibili per intero o in forma
frammentaria. Ma sfogliando il repertorio dei codici curato da La-
combe e dallo stesso Minio-Paluello per YAristoteles Latinus non è
difficile constatare che, con rarissime eccezioni di età carolingia,
soltanto nel secolo decimo inoltrato i commenti appaiono con una
certa frequenza, e per lo più ancora in forma episodica, ossia non
all'interno di un corpus compiuto e ragionato; e che, con queste
restrizioni, la sola presenza veramente significativa è quella dei
due commenti al Peri bermeneias, in particolare del primo, già
trascritto in rari manoscritti del nono secolo e quasi costantemente
collegato fra nono e decimo secolo all'opuscolo di Apuleio (*o8).

("*) Cfr supra, p. MI.


(w) Cfr Minio-Pallello, Nuovt impulsi, p. 756-759. Per I'edizione de\V Enodatio
di Abbone cfr supra, nota 93. Non è esclusa da Minio-Paluello la possibilité di
un'influenza bizantina in questa rinascita occidentale di interesse per le opere di
Boezio, suggerita da particolari iscrizioni trasmesse nei manoscritti delle sue mo-
nografie che testimoniano la derivazione da un'edizione complessiva di testi boe
ziani in latino curata da Marzio Renato Novato a Costantinopoli nel 525 ca.: le rin-
novate e instabili relazioni tra impero sassone e bizantini (cfr supra, nota 187)
potrebbero essere state causa occasionale di una prima relntroduzione di questi
testi in Occidente. Cfr Minio-Paluello, ibid. e la discussione a p. 841-2 e 845-6; van
de V'ía'er, Les étapesiv. supra, nota 93), p. 433-434; Obertello, Severino Boezio, I, p.
343-355-
(*0•) Secondo il repertorio dei Codices dell'Aristoteles Latinus (v. supra, nota
no), possono essere sicuramente ricondotti al nono secolo soltanto la copia del
primo commento al Peri bermeneias conservata dal famoso codice romano di Lei-
drado di Lione (n. 2163, conservato nella Casa Madre dei Padri Maristi, s.n., consi
derato da Minio-Paluello l'esemplare più rappresentativo del corpus alcuiniano e
databile intorno al 790 ca.), quelle dei codici Paris, Bibliothèque Nationale, lat.
XCVIII INTRODUZIONE
Una presenza di questo genere nei manoscritti, sporadica e di-
somogenea, non puô dunque essere accolta come indicazione
precisa di un'utilizzazione scolaslica metodicamente impostata di
questi testi. E' soltanto infatti da quando i commenti boeziani co-
minciano ad essere collocati all'interno dei dossiers più o meno
completi delle opere che costituiscono il programma di studi dia-
lettici, che si puô pensare ad un'am'vità didattica intenzionale e si
stematica su di essi: e manoscritti di questo genere non appaiono
prima dell'inizio dell'undicesimo secolo (*0').
Ma anche un'analisi interna delle opere scritte tra rinascita ca-
rolingia e rinascita ottoniana impone di limitare notevolmente la
diffusione e l'utilizzazione dei commenti boeziani. Un caso isolato
che documenta una lettura diretta di un testo boeziano in pieno
nono secolo consiste in un estratto dal primo libro del secondo
commento zW'Isagoge, relativo alla soluzione boeziana al pro
blema degli universali, inserito e analiticamente commentato da
Ratramno di Corbie nel suo Liber de anima ad Odonem Beílova-
censem, nell'ambito di una famosa discussione sull'esistenza del-

12949 e 13956, provenienti entrambi da Corbie (n. 621 с 632: ¡I primo contiene anche
frammenti dal commento alie Categoriaé), una incompleta del Paris, Bibliothèque
Nationale, lat. 12960 (n. 2073), ed una conservata nel München, Bayerische Staats
bibliothek, Clm 6374 (n. 1029, contenente anche in questo caso un frammento del
commento alie Categoriae); quindi una copia incompleta del secondo commento
aW'Isagoge ed una del commento ai Topica conservate nel Paris, Bibliothèque Na
tionale, lat. 12957 (n. 2071). Per il decimo secolo, invece, relativamente al primo
commento al Perl bermeneias, cfr in questo catalogo rispettivamente i codici n. 46,
144, 148 (nel Suppl.), 266 (ms. Cheltenham, Phillipps, 2179, iniziato nel DC e con
cluso nel X sec.), 437 (ms. Orléans, Bibliothèque Municipale, 277, proveniente da
Fleury, con l'F.nodatio di Abbone), 469, 544, 618, 791, 1055, 1163, 2089; per il secondo
commento al Peri bermeneias, cfr i n. 86, 470, 578, 1028; per il primo commento
3.\\Isagoge, cfr i n. 544, 2072, 2093; per il secondo ¡Al' Isagoge, cfr i n. 396, 2055, 2072,
2074 (ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 13955, con una raccolta di scritti sul
quadrivio collegabile alla didattica di Gerberto d'Aurillac: cfr supra, nota 109), 2092,
2124, 2125, 2'88 (relativamente alTutilizzazione di questi codici nell'edizione Brandt,
cfr supra, p. LXI-LXII e nota 142); per il commento alie Categoriae cfr i n. 397, 1074,
1920. Per il commento ai Topica di Cicerone cfr supra, nota 166.
(.e') E' quanto risulta, anche in questo caso, dallo spoglio dei Codices öeW'Ari
stoteles latinus. cfr i n. 33e (il codice di Oxford, Bodleian Library, Laud. lat. 49, che
è una delle prime più complete raccolte di questo genere), 406, 1804 (Biblioteca
Vaticana, Ross. 537: con tutti i commenti boeziani tranne quelli al Peri bermeneias
e il De rationali di Gerberto). Un corpus più ridotto, ma che per la sua struttura
interessa la composizione degli Excerpta, riunisce sempre nell'undicesimo secolo i
soli commenti a Porfirio e alle Categoriae nei codici n. 436 (Orléans, Bibliothèque
Municipale, 269, di provenienza floriacense, fine XI sec.), é20 (Paris, Bibliothèque
Nationale, lat. 11129: cfr supra, nota 145), 1030 (München, Bayerische Staatsbi
bliothek, Clm 6403, da Frisinga), 1057.
INTRODUZIONE XCIX
l'anima universale ("0). A parte questo caso specifico, le altre po
che sicure eccezioni al complessivo silenzio altomedievale sui
commenti e sulle monografie logiche boeziane sono costituite da
una serie di citazioni dal primo commento al Peri bermeneias al-
l'interno dei Libri carolini("'), uno spunto dal secondo nella
Grammatica alcuiniana (*"), e le già ricordate glosse di Israele
Scoto che utilizzano il primo commento boeziano all'Isagoge ("O-
Sono invece più difficili da verificare altre proposte fino ad oggi
avanzate per individuare ancora in Alcuino (*'4) o nel Peripbyseon
di Giovanni Scoto Eriugena ("') tracce di una lettura direna dei

('"') Ratramno di Corbie, Liber de anima ad Odonem Belhvacensem, 6, ed. D.


C. Lambot, Namur - Lille, 1951 ("Analecta Mediaeval« Namurcensia", 2), p. 74,20-
75,7 (citazione corrispondente a Boezio, Comm. in Porpbyrii Isagogen, /iditio se
cunda, I, 11 - PL 64. 85AB - ed. Brandt, p. 166,6-23). In ibid., 4, p. 50.28-29, Ratramno
utilizza anche alla lettera l'esempio di 'proposizione per sé nota' proposto da Boe
zio nella stessa opera, TV, 9 - PL 64, 125D, p. 263,4-5: "duo contraria in eodem esse
non posse".
(*") Cfr Libri Carolin! (Capitulare de imaginibus), ГУ, 22-23 - PL 98, 12346-12350;
ed. Bastgen, p. 217-218: le citazioni sono da Boezio, Comm. in librum Aristotelis Pe-
riermeneias, Editio prima-. I, 4 - PL 64, 313BC, ed. Meiser, p. 70,1-15 (- Libri Caro-
lini, p. 217.27-218,3); I, 2 - 301CD, p. 46.7-15 (- p. 218,4-11); I, 1 - 297В, p. 37,5-15 (- p.
218,14-22); I, 1 - 297BD, p. 37,16-38,8 (- p. 218,28-41). Non entro qui in merito alla
discussione sull'eventuale partecipazione di Alcuino alla stesura di quest'opera.
("*) Cfr E. ViNEJS, Grammatica e filosofia del linguaggio in Alcuino, in Studi e
saggi linguistic!, 28, 1988, p. 403-429; e Id., La lingüistica medievale. Lingüistica e
grammatica, in Storia delia lingüistica, a с di G. C. Lepschy, II, Bologna, 1990, p.
61 nota 189 e p. 73 nota 229. Vineis suggerisce una dipendenza da Boezio, Comm.
in librum Aristotelis Periermeneias, Editio secunda, I, 1 - PL 64, 402В-405Л, ed.
Meiser, p. 20,9-25,14, per le nozioni - ridotte all essenziale - di res, ivxe inteüectus
in Alcuino, Grammatica (о Dialogus Franconis et Saxonis de ocio pan \bus oratio-
nis- PL 101, 854CD), di qui passate anche all' Ars grammatica attribuita a demente
Scoto.
( "') Cfr supra, p. XII e nota 9.
("') L'ipotesi di van de Vyver, Les étapes (v. supra, nota 93), p. 430, che i com
menti sulllsagoge siano stati utilizzati ("quelques maigres emprunts") da Alcuino
non sembra sumcientemente documentaba.
С") Sulla posibilità di un'utilizzazione diretta del secondo commento boeziano
all Isagoge da parte di Giovanni Scoto si pronuncia favorevolmente ancora van de
Vyver, Les étapes, p. 435, ritenendo che da quest'opera (I, 4, PL 64, 75AI3-B5 - ed.
Brandt, p. 143,14-20), piuttosto che dal commento alle Categoriaeü, PL 64, 160-161)
come invece propone К. Pravo, Gescbicbte der Logik im Abendlande, II, Leipzig,
1867, p. 30, n. 113, derivi il passaggio del Peripb)'Seon (I, 14 - PL 122, 462O-463A; ed.
I. P. Sheldon-Williams, Dublin, 1968, p. 84,15-26) in cui si afferma che le dieci cate
gorie aristoteliche racchiudono al loro interno tutte le infinite possibilità di predi-
cazione delie cose create. Tale riferimento è perô troppo generico per documen
tare una lettura diretta dell'uno o dell'altro testo boeziano da parte dell'autore
carolingio, che esprime un'idea, del resto, ampiamente condivisa da altri scrittori
altomedievali: cfr Cassiodoro, Institutiones saecularium litterarum. 3, 9-10 - PL 70,
С INTRODUZIONE
commenti boeziani. E comunque in ognuno di questi casi, non si
potrebbe andare più in là, ancora una volta, di una possibile pre-
senza, per lo più spiegabile anche sulla base di letture parziali e
frammentarie, dei soli commenti primo a Porfirio e al Peri berme-
neias. testi che possono anche aver suscitato un interesse limitato
ad alcune sezioni iniziali, per le loro implicazioni dottrinarie con
tematiche di natura grammaticale e lingüistica, cui i carolingi sono
stati particolarmente sensibili. Viceversa gli altri commenti, e so-
prattutto quelli ai Topica e alle Categoriae, sembrano avere go-
duto di una popolarità decisamente scarsa in questa prima fase
degli studi logici medievali ("*).
Le cose cambiano dunque solo alla fine del decimo secolo,
quando la rinascita culturale si accompagna ad un nuovo incre
mento di studi logici, a nuove ricerche e alla produzione, prima
non documentara in questo settore, di opuscoli originali. Abbone
e Gerberto non sono soli: in questi stessi anni Fulberto di Chartres
e Notkero Labeone di S. Gallo sono alla guida di scuole all'avan-
guardia negli studi del trivio che si segnalano, fra l altro, anche per

1169D-1170C, ed Mynors, p. 113-114 (ripreso alla lettera da Isidoro, Etymologiae, II,


26 - PL 82, i44-Vi45li); ALCL'iNO, De dialectica, 3, PL 101, 955A (e cfr anche il carme
alcuiniano sulle categorie, ibid., 951B e in MGH poet. 1, Kar. aev. 1, p. 295, n. 73,1-3);
e dello stesso Giovanni Scoto cfr De praedestinatione liber, 8, 2 - PL 122, 385C; ed.
G. Madec, CCCM 50, Turnhout, 1978, p. 49,28-33. De Rijk, On tbe Curriculum (v.
supra, nota 14), p. 75-80, attribuisce inoltre a Liutberto, arcivescovo di Magonza
nella seconda meta del IX sec., I'epistola scritta da un autore che si firma "I_" e
indirizzata a un "Domino I.", che egli propone di identificare con Isone, maestro a
S. Gallo negli stessi anni, conservata nel ms. di Bruxelles. Bibliothèque Royale,
10615-10729 dellXI sec. (ff. 62'-63') (sul quale cfr supra, nota 33), in cui, tra vaghe
reminiscenze di tematiche eriugenane, sono utilizzati il secondo commento a
Porfirio e quello a Cicerone. Ma si traita, alio stato attuale, di un'ipotesi, che si fonda
soltanto sullo scioglimento delle due lettere iniziali dei nomi; inoltre la notizia,
essenziale per questa identificazione, secondo la quale Liutberto sarebbe stato un
discepolo di Giovanni Scoto viene da С E. Du Boliay, Historia Universitar
Partsiensis, I, Paris, 1665, p. 618, le cui informazioni sugli sermon del IX secolo non
devono essere prese sempre troppo sul serio (cfr G. d'Onofrio, Ifondatori di Pa-
rigi. Giovanni Scoto e la teologia del suo tempo, in Giovanni Scoto nel suo tempo.
L organizzazione del sapere in eta carolingia, Atti del XXTV Convegno storico in-
ternazionale del Centro di Studi sulla Spiritualità, Spoleto, 1989, [p. 413-456], p. 413-
418).
('") Per il commento alle Categoriiae, in particolare, questo fatto è evidente
mente collegato alla diffusa preferenza da parte degli autori carolingi per la para-
frasi pseudo-agostiniana del Categoriae decem rispetto alla traduzione boeziana
dell'originale aristotelico. Sulla riscoperta e le prime testimonianze attendibili di
un'utilizzazione del commento di Boezio alle Categoriae verso la fine del X sec. e
in particolare presso autori con interessi scientifico-matematici, cfr van de Vyver,
L'évolution scientifique (v. supra, nota 93), p. 18.
INTRODUZIONE CI
la redazione di manoscritti contenenti raccolte sempre più com
plete ed elaborate di testi di logica; con Erigerio di Lobbes, che si
ispira al metodo eriugeniano, si cominciano ad applicare le regole
della dialettica alla teologia; e rinnovate curiosità dialettiche sono
testimoniate negli scritti di eruditi come Gonzone italo e Adalbe-
rone di Laon, fino a riflettersi persino nelle divagazioni pseudo-
logiche in cui si arrischiano i personaggi delle commedie di Ro-
svita di Gandersheim ("7). Ed è precisamente negli scritti di questi
protagonisti del risveglio culturale che si rende finalmente possi-
bile rintracciare una nuova presenza operante di insegnamenti
desunti dalle opere esegetiche di Boezio (*Ig).

(**7) Cfr Prantl, Gescbicbte der Logik, II, p. 46-72; più recenti le messe a punto
di H. LiebeschCtz, in Tbe Cambridge History of Later Greek and Early Medieval
Pbilosopby, ed. A. H. Armstrong, Cambridge, 1967 (1980'), p. 593-600; e di F. Cor
vino, // rinnovamento culttirale del secolo XI, in Storia della Filosofia diretta da M.
Dal Pra, V, Lafilosofia medievale: dal secolo VI al secolo XII, Milano, 1976, p. 121-142
(a tutt'oggi, a mio parеre, una delle più chiare e complete esposizioni manualisti-
che sulI'argomento). Cfr inoltre Rjché, Écoles et enseignement (v. supra, nota 206),
p. 265-266; De Rjjk, On tbe Curriculum, p. 44-47; G. d'Onofrio, Die Überlieferung
der dialektiscben Lebre Eriugenas in den bocbmittelalterlicben Scbulen (f.-11.Jb.),
in Eriugena Redivivus. Zur Wirkungsgescbicbte seines Denkens im Mittelalter und
im Übergang zur Neuzeit, Vorträge des V. Intern. Eriugena Colloquiums (Bad Hom
burg, 26.-30. August 1985), hrsg. von W. Beienvaltes, Heidelberg, 1987 (Abbandl. der
Heidelberger Akad. der Wissenscb., Pbilos.-bist. Klasse, 1987/1), [p. 47-88], p. 59-70
(su Rosvita, p. 66-69). Per Fulberto il riferimento è in particolare al famoso codice
100 di Chartres, distrutto durante la seconda guerra mondiale, che integrava il cor
pus caxolingio di dialettica con le monografie di Boezio e i\ De rationeái Gerberto:
cfr A. Clerval, Les écoles de Cbartres au Moyen Age, du V auXVT siècle, Paris, 1895,
p. 117. Il parodistico, ma non troppo, De modo recte argumentandi ac praedicandi
dialogas di Adalberone vescovo di Laon è stato edito da В. Petz, Tbesaurus Anecd.
noviss., I, 1, Augusta, 1721, p. ХХГП; е, con la Summa Fidei, da G. A. HückeI, in
Bibliotbèque de la Faculté des Lettres de Paris, 13, 1901, p. 129-184. V EpIstola ad Au-
giensesfratres di Gonzone Italo e la più recente Rbetorimacbia di Anselmo di Bé
sate sono pubblicate da K. Manitius in MGH Quellen zur Geistesgecbicbte des Mit
telalters, 2, Weimar, 1958, p. 19-57 e 95-183.
("*) Cfr Clerval, Les écoles, p. 2-27; Minio-Paluello, Nuovi impulst, p. 753; Ober-
tello, Severino Boezio (v. supra, nota 204), p. 372-373 e 377-379; Isaac, Le 'Peri ber-
meneias'en Occident (v. supra, nota 2), p. 27-30 e 42-45; Lewry, Boetbian Logic (v.
supra, nota 204), p. 93-98. Minio-Paluello segnala la presenza esplicita del secondo
commento al Peri bermeneiase implicita di quello alle Categoriae in Gonzone Italo
(vedi n. prec.). Le traduzioni tedesche di Notkero delle Calegoriae e del De inter-
pretatione sono accompagnate da commenti ricavati anche in questo caso da
excerpta dai commenti boeziani a queste due opere (cfr Prantl, Gescbicbte, II, p.
61-67). Sulla utilizzazione teologica del commento ai Topica da parte di Erigerio di
Lobbes, cfr supra, nota 167. Sensibile è anche l'utilizzazione di Boezio in Adalbe
rone: cfr l'introduzione dell'editore C. Carozzi a Adalberon de Laon, Poème au roi
Robert, Paris, 1979 (Les Belles Lettres, Les classiques de l'bistoire de France au Moyen
CU INTRODUZIONE
Nel primo trentennio dell'undicesimo secolo, mentre si raccol-
gono le eredità di questo rinnovamento, le condizioni degli studi
di logica conservarlo d'altra parte ancora tutte le caratteristiche che
sono proprie di un periodo di rinascita e di transizione ad un
tempo, in cui accanto ai segni distintivi della tendenza innovatrice
è ancora facile riconoscere tracce e rimanenze di abitudini prece-
denti. Per esempio la compresenza sui tavoli di lavoro di opere
appartenenti tanto alla vecchia quanto alla nuova biblioteca dia-
lettica: cosi la parafrasi pseudoagostiniana del Categoriae decem,
particolarmente amata dai maestri carolingi, è ancora oggetto di
consultazione, nonostante e in parallelo con la nuova disponibi
lità del testo delle autentiche Categoriae; e, non diversamente, la
vecchia sillogistica apuleiana continua ad essere praticata, nono
stante le contraddizioni formali, accanto alle ritrovate tavole boe-
ziane dei sillogismi categorici di più schietta impostazione aristo
telica. E poi ancora: una certa tendenza alla commistione degli
interessi strettamente dialettici con quelli più propriamente reto-
rici, in particolare per quanto riguarda l'insegnamento e l'applica-
zione dei tópoi ciceroniani; il prevalente concentrarsi dell'interesse
didattico sul versante della logica del termine (predicabili, catego
rie e definizioni) più che sulle domine relative al giudizio ed alla
dimostrazione (l'eccezione costiuiita аз№Enodatio di Abbone è, in
quanto tale, proprio una conferma di questa situazione generale);
e infine, in questo ambito più circoscritto, la soprawivenza in via
di esaurimento, ma proprio per questo non meno significativa e
caratterizzante, di quella terminologia logica 'pre-boeziana' da cui
abbiamo preso le mosse ("').
Tutte queste sono peculiarità riscontrabili anche nel testo, nel-
l'impostazione generale e nell'articolazione strutturale degli
Excerpta isagogarum et categoriarum: un'operetta nata come un
evidente tributo all'interesse di scuola per la prima parte della di
sciplina dialettica - cioè appunto le dottrine relative alla natura lo
gica del termine, arricchite dalla riscoperta dei primi tre commenti
boeziani -, il cui autore perô non solo conferma già nel titolo il
permanere della vecchia terminologia, ma attesta anche, sia pure
in modo episodico, un'utilizzazione delle fonti logiche più con-
suete all'età carolingia, come, in particolare, il Categoriae decem.

Age, 32), p. XLVII-L; e cfr Prantl, ibid., p. 58-59; e soprattutto in Anselmo di Besate
(cfr ed. Manitius, indice a p. 197-198). Sulla presenza del quadrivio boeziano in Ro
svita cfr A. Sttrm, Das Quadrivium in den Dicbtungen Rosvitbas von Gandersbeim,
in Studien und Mitteilungen zur Gescbicbte des Benediktinerordens und seiner
Zweige, 33, 1912, [p. 332-JJ8], p. J35.
("') Ot supra, p. VIII-IX e note 6-7.
INTRODUZIONE CHI
Cosicché, nel momento stesso in cui possiamo considerarlo par-
tecipe e attento al rinnovamento degli studi in corso (pensiamo
all'utilizzazione della versione boeziana originale delle Categoriae
oppure alla scelta della tavola delle definizioni da Boezio rispetto
a quella, vulgata, di Mario Vittorino), lo riconosciamo perô anco-
rato alle risorse tradizionali e più sperimentate.
Gli Excerpta Isagogarum et Categoriarum si presentano dunque
come un'opera che unisce il vecchio al nuovo, un anello signifi
cativo ma finora mancante alla catena che congiunge prima e se
conda fase di evoluzione degli studi di logica vetus. E infatti cor-
retto considerarli un documento, senza dubbio uno tra i più inte-
ressanti, della corrente di recupero sistematico del patrimonio cul
turale passato e recente che attraversa, in un'atmosfera di rinascita
del mito carolingio e del classicismo ad esso collegato, l'intera
prima fase cronologica del trapianto del sistema imperiale in terra
germanica. Considerando l'estensione del loro contenuto all'intera
prima sezione degli studi dialettici, ossia alla logica del termine
(dottrina dei predicabili, della definizione e divisione, della predi-
cazione e della categorie), essi si presentano come il riuscito ten
tativo di dotare le scuole di un completo ma elementare manuale
su tali argomenti: una sintesi pedagogica, fondata principalmente
sui testi boeziani - la cui complessità viene attenuata dalla sem-
plificazione deW'excerptio e dal procedimento per domande e ri-
sposte -, ma aperta anche al contributo sia delle altre fonti tardo-
antiche tradizionalmente diffuse nell'alto Medioevo, sia di prodotti
più recenti e originali.
Sotto questo ultimo aspetto, è significativo soprattutto il rilievo
assunto dall'opuscolo di Gerberto, sottoposto anch'esso ad
un'opera di excerptio che ne è al tempo stesso una rilettura in
chiave facilitata e sintetica. L'ipotesi che lo stesso Gerberto di Au-
rillac sia l'autore, o comunque il principale responsabile della ste-
sura degli Excerpta non puô essere esclusa a priori. E anzi le pa
role di Richero, che attribuisce al maestro una serie di lezioni
prima sulle Isagogae, articolate secondo l'ordine dei due com-
menti boeziani, e poi sulle Categoriae, potrebbero essere intese
proprio come una conferma della derivazione degli Excerpta da
tale attività didattica: o direttamente, per mano dello stesso Ger
berto, o indirettamente, come reportatio successivamente riordi-
nata in forma dialogica e pubblicata da uno dei suoi migliori al-
lievi. Ma non siamo al momento in possesso di argomenti decisivi
che autorizzino la sostenibilità di questa pur suggestiva ipotesi.
Piuttosto, molli indizi di ordine storico-culturale invitano a collo-
care la composizione degli Excerpta in anni immediatamente suc-
cessivi alla morte di Gerberto: nel primo trentennio del secolo un
CIV INTRODUZIONE
dicesimo, ossia, all'incirca, nell'epoca di stesura dei manoscritti
che li riportano e che sono tutti in rapporto più o meno diretto
con i centri scrittori dove vengono trascritte e conservate le opere
di Abbone e quelle dei suoi seguaci che da giovani avevano ascol-
tato le sue lezioni di grammatica e di computo o quelle di mate
matica e logica del futuro Silvestre II. Ma poi è soprattutto la na
tura stessa dell'operazione culturale di cui questo testo è docu
mento a indicare con un certo margine di probabilità l'ambiente
d'origine degli Excerpta in queW' entourage di monaci dotti, circo-
lanti tra le regioni della Loira e il Limosino, che puô genericamente
essere indicato con il nome di "scuola di Gerberto e di Abbone''
(purché il concetto di scuola venga accolto in un senso generico,
come vasto ambito di diffusione di un modello educativo e di una
serie di competenze scientifiche).
Dalla radice bipartita costituita dall'insegnamento diretto dei
due maestri è nato infatii in quel trentennio un rigoglioso albero i
cui rami si prolungano in vari, più o meno distanziati centri sco-
lastici di terra francese o tedesca. Il denominatore comune di que-
sti studiosi, maestri di arti liberali di non elevatissima statura intel-
lettuale ma nondimeno entusiasti cultori della pur povera sapienza
di cui sono depositari, è soprattutto l'idea della rinascita di inte
resse per i classici del pensiero filosofico e teologico del passato,
legata ad una intensa imitazione, in particolare, dell'ormai classico
modello carolingio. In questa prospettiva l'interesse per il nuovo
che avanza si intreccia con l'ambizione di conservare il passato e,
anzi, di fondere l'uno e l'altro in una rinnovata sintesi con sinceri
intenti di completezza didattica. Gli Excerpta possono a giusto ti-
tolo - e fino a prova contraria - essere accolti come un prodotto
di questo contesto scolastico: e dunque come un documento ec-
cezionalmente significativo del ruolo svolto dal maestro Gerberto
d'Aurillac quale testimone e trasmettitore di cultura nel suo tempo.

Lo spessore dell'effettivo successo di quest'operazione di sintesi


pedagogica tra vecchio e nuovo nell'insegnamento della dialettica,
significativamente collocata sulla cesura cronologica tra un'epoca
di studi che si chiude ed un'altra completamente nuova che si va
aprendo, puô essere apprezzato soprattutto a partire dal dato del-
l'esistenza di una versione abbreviata, coeva, del testo. Viceversa,
la mancanza di testimonianze, sia dirette, sia indirette, successive
alla metà del secolo undicesimo, inviterebbe a pensare che la ma-
turazione ed il miglioramento delle capacità medie di accosta-
mento ai testi logici - che proprio operazioni culturali come que
sta hanno certamente promosso negli anni seguenti - deve poi
avere piuttosto favorito la più naturale diffusione dei testi originali
INTRODUZIONE CV
di Boezio, dinanzi ai quali questi Excerpla hanno perso utilità ed
efficacia.
La documentazione in nostro possesso ci consente in effetti di
comporte un quadro relativamente limitato della diffusione di
questo testo, nel suo complesso tutta riconducibile all'inizio del
secolo undicesimo. Un solo manoscritto ( VO trasmette l'opera in
tegralmente nella versione originaria; un secondo testimone (P),
ad esso coevo e redatto nel medesimo, non molto diffuso tipo di
scrittura, ne riproduce soltanto la parte iniziale (i primi tre capitoli
della presente edizione); ancora un manoscritto della stessa epoca
( W), accostabile soprattutto per ragioni di ordine paleografico al
medesimo contesto culturale che ha prodotto i primi due, riporta
una versio brevis dell'opera, limitata ai soli capitoli derivanti dal
secondo commento boeziano a Porfirio (qui edita in Appendices,
П). Infine nello stesso manoscritto V, dopo la conclusione degli
Excerpta e preceduti da una brevissima serie di altri testi ad essi
non collegati (al f. 17™), si trovano due brevi scritti, da me intito-
lati Fragmenta de rationali et ratione uti, che corrispondono a due
capitoli dell'opera tra loro lontani (16 e 79), ma collegati per il
contenuto all'opuscolo logico di Gerberto (che sembra essere di-
rettamente utilizzato, invece, nei seguenti capitoli 80-81): editi in
Appendices, I/1-2, questi due testi sono indicati in apparato con
la sigla V.
Pur documentando in forme diverse la vitalita di un unico testo
- quello cui l'incipitài Vdà (anche se con grafia scorretta) il titolo
Excerpta isagogarum et categoriarum -, questi diversi testimoni
già nel modo di presentarlo rivelano di avere seguito percorsi di-
versificati. L'origine prevalentemente boeziana del contenuto è in-
fatti oggetto di un'allusione (più o meno decifrabile a seconda
della competenza del lettore) nel secondo titolo proposto da V,
affidato in questo caso ай'explicit (f. 17O: Super isagogas et catego
rias expositiones. Nella breve testimonianza di Pil titolo Quaestio-
nes de minori commento isagogarum informa ancor più diretta-
mente sulla fonte utilizzata dall' excerptor, anche se limitatamente
al solo primo commento boeziano (nulla perô vieta di supporre
che successive intitolazioni dello stesso genere vi avrebbero
potuto introdurre, in una eventuale trascrizione completa, anche
le partí seguenti). La versione abbreviata di W è anepigrafa, ma
l'utílizzazione delle sigle che introducono l'alternanza degli inter-
ventí di Magister e Discipulus è indizio dell'intenzione di rendere
il testo, nella presentazione formale, ancora più autonomo
dall'origine boeziana, collocandolo all'interno della tradizione del
dialogo didattico risalente almeno ad Alcuino.
CVI INTRODUZIONE
Per quanto concerne i due frammenti di V, essi presentano in-
fine un testo che, nonostante l'evidente parallelismo, non è diret-
tamente sovrapponibile ai passaggi corrispondenti in V(e questo
vale soprattutto per il secondo, più ampio e non articolato in do-
mande e risposte). È dunque probabile che ci si trovi in questo
caso dinanzi ad una testimonianza derivata da una (o da più di
una) compilazione cronologicamente anteriore agli Excerpta, cui
l'autore di questi ultimi deve avere attinto per il proprio lavoro,
sottoponendola ad un trattamento simile a quello da lui riservato
alle fonti tardo-antiche e al De ralionali et ratione uti gerbertiano:
un testo la cui composizione si colloca dunque a metà strada tra il
breve trattato di Gerberto e gli Excerpta, e di cui parte è finita al-
l'interno della tradizione manoscritta di questi ultimi probabil-
mente proprio allo scopo di documentare la fonte da cui derivano
i capitoli corrispondenti dell'opera. Gli altri due brevi testi su que-
sta stessa tematica che ho reperito in manoscritti coevi (uno dei
quali è P), e che ho qui pubblicati (come terzo e quarto docu
mento in Appendices, 1/3-4), confermano l'awenuta circolazione
di diversi scritti di questo stesso genere nel contesto scolastico cui
appartengono gli Excerpta. Indicandoli nel complesso con il nome
Fragmenta de rationali et ratione uti ho inteso dunque significare
sia l'autonomia di origine di questi scritti rispetto agli Excerpta, sia
la possibilità di una loro derivazione da una più ampia e com-
plessa generazione di testi paralleli, imparentati con l'opuscolo di
Gerberto.

VI. La presente edizione

1. Nota al testo

All'interno della tradizione, cosi documentata, degli Excerpta,


sono possibili confronti tra diversi testimoni soltanto in relazione
a porzioni molto limitate di un testo che, d'altra parte, si risolve
quasi completamente in un fitto, sapiente ricamo di prelievi da
modelli tardo-antichi, e in particolare dalle opere di Boezio. In una
situazione critica di questo genere è naturale che le fonti (soprat
tutto quando disponibili in edizione critica) siano chiamate a svol-
gere un ruolo di specifico riferimento filologico, quali precisi in-
dicatori di rotta nel cammino editoriale. Anche ai fini della defini-
zione dei rapporti tra i manoscritti sarà dunque indispensabile
valutare convergenze e divergenze, finché possibile, sempre alla
luce delle fonti.
INTRODUZIONE CVII
Il confronto tra Ved i tre capitoli iniziali testimonial da P, per quanto
limítalo a pochi elementi di valutazione, impone di escludere qualsiasi
rapporto di interdipendenza. P presenta un testo in generale meno cor-
relto, con alcuni casi di errori e omissioni (le indicazioni numeriche, da
qui in poi, si riferiscono al testo degli Excerpta): 1,8 inscriptio V, intentio
P, 2,2 philosophia est V, от. P, 2,7 considerations V, consideration! P, 2,1г
consistens V, consistit P, 2,19 quam V, quod P, 2,17 familiaris V, familiari-
tatis P (dove pare corretto supporre a monte dei due codici la lezione di
V, con l'uso assoluto dell'aggettivo senza sostantivo corrispondente, do
cumentato anche in numerosi testimoni della fonte boeziana, mentre il
ricorso all'astratto da parte di .Ptradisce un tentativo di perfezionare la lo
gica del testo); 2,28 distribuit V, dislribuitur P, 3,15 solitaria V, sola taria P,
3,16 cernere V, cernenti P, 3,18 octo uero partes V, octauo partem P, 3,19
metimur V, metimus P, 3,24 species V, от. P, 3,33 accidentia V, от. P. Non
mancano pero occasioni in cui è Рг documentare lezioni genuine contro
errori di V: 2,г7 compones V, componens P, 3,2 Aristelis V, Aristotelis P, e,
in particolare, j.36 super filios V, superfluos P. Il confronto con la fonte è
decisivo per risolvere pochi casi di lezioni adiafore sul piano logico e for
male: la lezione di Vè preferibile in 3,7 possumus V, possimus P, quella
di P prevale invece in: 1,ii differentia, specie V, specie, differentia P, г,6
theoricae V, theorices P (cfr. inoltre quest'ultima forma, in entrambi i
testimoni, in 3,5); 3,33 diffinitionem V, diffinitiones P.
Sembra dunque plausibile concludere che Ve .Pderivino indipenden-
temente dallo stesso esemplare; la loro datazione e, tutto sommato, la loro
correttezza consentono di supporre che i due codici siano da collocare in
una posizione non troppo distante dall'originale degli Excerpta.

Il rapporto tra Ve Wè più esteso (capitoli 25-79) ma complicato dalla


natura abbreviata di IV Ampie porzioni di testo, tuttavia, coincidono e ció
consente di operare un legittimo confronto, sia pure tenendo conto del
fatto che talvolta le divergenze possono scaturire dal lavoro dell abbreiia-
tor. E possibile comunque ¡solare alcuni errori comurti ai due manoscritti,
in base ai quali si rende necessario ipotizzare tra loro e l'originale degli
Excerpta la presenza di un comune capostipite (x), portatore della ver-
sione integrale dell'opera: in due occasioni i manoscritti presentano la
stessa lezione erronea, sanabile anche grazie al riscontro con la fonte (34,8
morialitatique Boetb., mortalique VW; 66,11 omnes Boetb., omnis VIV); in
un terzo caso, invece, sono portatori di due lezioni differenti ed entrambe
erronee: 38,53 curua atque caua Boetb. (la cui correttezza è confermata
dalla ripresa del medesimo binomio in 38,55/56), recta atque caua V, curua
uel caua atque recta lV(è probabile che "recta" sia entrato nel testo a li-
vello di дгсoте annotazione interlineare o marginale, determinando rea-
zioni diverse nel comportamento dei copisti).
Da queste osservazioni risulta che W concorre a pieno titolo con Vper
la constituzione del testo degli Excerpta nelle parti comuni. V presenta i
seguenti errori, contro lezioni di IV che risultano maggiormente corrette:
30,8 possit V, posset IV; 30,12 asse V, a se IV; 30,23 propriis V, proprii
IV; 34,40 exempli [exemplum Ve] significatione V, exempt ifícatione
CVIII INTRODUZIONE
W, exempli gratia Boetb.; 38,51 et W, от. V; 41,38 cum V, quare W- 57,15
sed quibusdam W, от. Ц 57,21 solum nomen W, от. V, 57,24 partibus W,
от. V; 69,2 prime V, primo W; inoltre in 37,6/10 Vinverte due coppie di
domande e risposte, delle quali W documenta invece l'ordine corretto. Vi
ceversa la lezione di Vaiuta a sanare IVnei casi seguenti: 30,9 in relazione
V, sub reuelatione W; 31,4 non exterreret V, nos exierrere W, 38,48 quod
cum V, qui W-, 72,14 intentionem V, intentione V.
Mentre nei casi appena descritti non è possibile instaurare un preciso
parallelo testuale con Boezio, in tutte le seguenti occasioni le singole
scelte risultano maggiormente garantite dal confronto con la fonte. La
maggiore correttezza delle lezioni di Wè confermata da Boezio nei casi
seguenti: 26,3 quod V, quot W, 28,35 impendil ut eam V, impedit ut eadem
W; 28,36 fungantur V, fungatur W; 28,37 ad V, a W, 29,5 compuit V, com-
posuit W; 34,22 qualitatis V, qualitates W- 38,15 ergo V, enim W, 38,58 cogi-
tur V, cogitatur W, 41,2 habeo V, ab eo W, 41,8 uidentur V, uidetur W; 41,29
inde V, unde W; 45,6 constituat V, constituit W; 57,17 funerat V, finierat W-
61,ii disiungitur V, disiungit W; 69,10 diuiditur V, diuidunt W; 70,3 diuidun-
tur V, diuiditur W. Viceversa l'attendibilità di Vcontra Wè confermata dal
riscontro con la fonte in: 25,8 idem V, id est W, 27,4 de eadem V, deadem
W; 28,37 isque V, bisque IVe; 33,15 per V, pro W; 36,39 in partes V, im
partes W, 36,40 speciebus V, species W; 42,3 principaba V, principia W;
48,4 qui V, quod W; 48,7 quod' V, qui W; 53,12 habitudines V, habitudinem
W; 53,16 unam ... aliam V, una ... altera W, 56,1 diuisiua V, diuisa W; 70,3
quot V, quod W; inoltre ^presenta una ripetizione in 34,30/31 tyrannum
[fuerit dicit eum tyrannum] fuisse; ed un'omissione di diverse parole in
36,20/21; in corrispondenza a 27,1 peritia Ved a 34,15 in unum V, lezioni in
entrambi i casi presenti anche in Boezio, W presenta uno spazio vuoto
della lunghezza di una parola.
II ricorso alla fonte diventa perô essenziale nei non pochi casi in cui i
due manoscritti sono relatori di lezioni ugualmente possibili. Numerose
lezioni di W risultano in tal modo adeguate a sanare errori e omissioni di
И 25,3 u'a V; »5.8 et w, om- V; 25.Ч secum W, от. V; 25,15 familis V, fa-
mulis W; 25,23 uel V, et W; 26,4 uis W, от. V; 28,44 ad tactum V, ad
tractandum W; 30,6 quae W, от. V; 33,7 est W, от. V, 34,17 necessarius V,
necessariis W; 34,17 deliciis V, delicias W; 34,22 possunt V, possint W, 34,24
inesse v; esse W; 34,30 aut v; an W, 34,34 fit W, от. V, 34,34 nominibus W,
от. V; 34,53 respondeatur V, respondetur W; 36,39 in species W, от. V;
37,14 aut V, at W; 38,35/36 in insensibilibus V, in sensibilibus W; 38,57 est
W, от. V; 40,io in duo secuisse V, secuisse in duas partes W; 41,3 in quo
W, от. V; 41,9 procreatis V, procreantis W; 44,7 id in W, от. V, 48,6 enim
W, от. V; 48,14 dicentes W, от. V, 49,1 non W, от. V; 49,2 et non V, sed
potius W, 57,2 est W, от. И 58,7 magis proprie W, от. V, 58,19 si V, sed W,
62,2 diuisione V, diffinitione W, 63,14 credendum V, cedendum W; 65,11 est
W, от. V; 69,2 alicui W, от. И 69,4/5 soli homini et omni V, soli et omni
W; 70,4 in W, от. V; inoltre in 48,5/6 un"intera frase, compendiata in modo
scorretto in V, puô essere ristabilita in base all accordo di Wcon Boezio;
lo stesso vale per un'intera successione di domanda e risposta, omessa da
Vin 58,23/24; invece, pur se assente in Boezio, l'espressione "a se" di IVin
INTRODUZIONE CIX
48,4/5. omessa da V, risulta necessaria in base al confronto con 48,6,
purché corretta con "in se". Sulla base dell'accordo con la fonte le lezioni
di Vcorreggono infine gli errori di Win: 34,57 proportionem V, portionem
W; 41,7 quoniam diuersum V, quomodo diuisum W; 41,52 uelut V, uel W;
43,3 dicta V, ducta W; 48,7 quod* V, qui W; 49,6 ut V, et W; 51,4 humanitas
V, humanum W-, 56,8 qualitatis V, quantitatis W; 63,5 inmortalis V, rationa-
lis W, 66,14 statua V, statera W, 66,16 animali V, anima W.

Anche se il tessuto testuale dei capitoli 16 e 79 degli Excerpta non coin


cide del tutto con i due Fragmenta trascritti in V, un confronto (che per
il secondo Fragmentum sarà possible anche con la versione abbreviata di
W) fra le porzioni di testo più vicine consente di trarre alcune precise
conclusioni.
V"i non deriva da V, in quanto quest'ultimo ha omissioni ed errori pro-
pri (per quanto concerne il primo Fragmentum: 16,11 gubernatum V, gu-
bernat V, le omissioni in 16,7/8 aut ratione uti - semper utitur, e in 16,29
uti, e l'erronea presenza di un "ut" in 16,28; nel secondo Fragmentum: 79,5
ordinatum V, ordinatam WV; 79,9 qui V, quia W; 79,21 minoribus V,
maioribus V). Ugualmente V non puô derivare da V perché non solo
non mutua nessuno dei suoi errori, ma presenta in vari casi un testo più
corretto (primo Fragmentum: 16,10 homo V, от. V; i6,i2 sic V, от. V;
i6,i7 surdus V, surdum V; 16,23 provenienti V, proveniendi V; 16,21 actu
V, от. V; i6,21 ut V, от. V; 16,23/24 dormienti - homine V, от. V; 16,24
insano V¡ insono V; secondo Fragmentum: 79,3, muta VW, multa V; 79,3
etiam V, enim V; 79,9 dormiens VW, от. V; ed è di V la versione più
corretta in 79,10/11 [semper et - uteretur ratione]). Poiché anche We V
presentano errori singolari (79,7 praemeditari V, praemetari W, praeditari
V) e Wè portatore di alcune lezioni più corrette di V in presenza di er
rori o omissioni di V(79,7 diuinitus W, diuitiis V, от. V; 79,9 esse V, esset
W, sit V; e nel tormentato passagio 79,2/3 [nam si - ratione util) anche tra
We V non sussiste alcuna interdipendenza.
È pero possibile individuare nel secondo Fragmentum almeno un er
rore comune di V e Wrispetto alla più corretta lezione di V: 79,7 solo
VW, soli V. Questo consente innanzi tutto di confermare la derivazione
di Ve Wda x, ma fornisce anche la prova definitiva del fatto che l'origi
nale degli Excerpta (h una parte e il testo documentato in V dallaltra de-
vono avére prelevato per vie e modi diversi da preesistenti materiau sul
tema de rationali et ratione uti, la cui collocazione è con tutta probabilità,
come giâ prospettato, intermedia tra gli Excerpta e l'opuscolo di Gerberto.
È dunque corretto affermare che nelle parti comuni i tre testimoni si so-
stengono reciprocamente sul piano della constitutio textus.

Nell'ambito della situazione cosi complessa e frastagliata che


qui si è tentato di analizzare, soltanto per limitate porzioni di testo
è stato possibile verificare la testimonianza di Vsui lacerti mano-
scritti di vario genere (f, W, V) che ad esso si affiancano. Per il
resto la ricostruzione della fisionomia del testo originario non puô
ex INTRODUZIONE
che essere affidata nelle sue linee portanti a V, unico testimone
integrale dell'opera. Quando possibile, il lavoro editoriale è stato
continuamente confortato dall'apparato di fonti erudite dalle quali
gli Excerpta hanno avuto origine.
Tenendo conto del processo di formazione degli Excerpta e
delle osservazioni fin qui raccolte sulla trasmissione del testo, è
possibile sintetizzare graficamente nel modo seguente i vari per-
corsi:

Gerberto
y
Boezio e altre fonri tardo-antiche y

v(*vh

2. L'ORTOGRAFIA

Di fronte alla particolare situazione della trasmissione del testo


degli Excerpta, con il molteplice livello di confronto consentito
dalla natura diversificata dei testimoni e dalla fonte, mi è sembrato
opportuno operare una sia pur awertita e cauta normalizzazione
della grafía, che è in genere piuttosto arbitraria ed incostante sia
INTRODUZIONE CXI
nell'unico testimone completo, V, sia nelle testimonianze parziali
di P e (abbreviata) di W.
La fondamentale motivazione che mi ha orientato verso questa
scelta - con piena consapevolezza della complessità del dibattito
in corso, ancora vivace e non risolto, sulle edizioni di testi
medievali ("0) - risiede nell'intento di offrire al lettore moderno
(e in particolare al lettore specificamente interessato alla colloca-
zione e valutazione di quest'opera in un contesto di storia del
pensiero logico-filosofico) un testo più facilmente fruibile e me-
glio rispondente alle attuali esigenze di studio, analisi e indicizza-
zione del contenuto. E vero che il testo risale ad un'epoca nella
quale le esigenze di armonia grafica erano meno sentite rispetto
alla nostra, sensibilmente influenzata dalle caratteristiche di omo-
geneità proprie della stampa; ma è anche vero che quando, ad
esempio, il copista scriveva nella stessa pagina e a poche righe di
distanza ora logica, ora loica, non intendeva certo assegnare a
ciascuna di queste tre forme un valore specifico e le considerava,
anzi, dotate di un'identica funzione segnica e dunque assoluta-
mente interscambiabili. Per rispondere comunque all'esigenza di
non sacrificare alcun elemento storicamente significativo del testo
(soprattutto in quento trasmesso nella sua integrità da un testi
mone unico) e per informare compiutamente sulla facies origina
ria del codice, ho ritenuto utile fornire in apparato - e, per i casi
di carattere più generale, nelle pagine seguenti - una documenta-
zione esauriente delle varianti grafiche di V (operando, nei limiti
del possibile, un confronto anche su Pe W).
Le oscillazioni e talune ambiguità di lettura in V sono dovute
soprattutto al fatto che la scrittura in cui è redatto (del tipo che
abbiamo in chiamato A-G) è opera di un calligrafo, più preoccu-
pato della forma esteriore che del significato di ció che scrive
(come rivelano certi suoi errori che non possono non essere in
terpretati come evidente segno di incompetenza nei confronti de-
gli argomenti letti e copiati). Dinanzi ai frequenti casi di alternanza
mi è sembrato dunque opportuno operare una scelta privile
giando le forme statisticamene più frequenti. Tale regola non è
stata perô mantenuta nei casi in cui le preferenze del copista si

("0) Per la discussione, ancora aperta, su questa problematica cfr J. B. Hall, The
Editing and Emendation ofMedieval Latin Texts: Two Case Histories, in Studi Me
dievali, 3* serie, 19, 1, 1978, p. 443-466; A. С Rjgc, Tbe Editing of Medieval Latin
Texts A Response, ibid., 24, i, 1983, p. 385'-388'; e J. B. Hall, Л Reply to Dr Riggs
'Response", ibid., p. 385-387; F. Bertini, Recenti edizioni di testi latini del XII secolo:
esperienze epolemicbe, in Grafta e interpunzione del latino nei Medioevo, Semina
rio Internazionale (Roma, 27-29 setiembre 1984), a c. di Л. Maierù, Roma, 1987 (Les-
sico Intemazionale Europeo, 41), p. 103-112; P. Tombeur, De polygrapbia, ibid.,
p. 69-101.
ОШ INTRODUZIONE
sono tendenzialmente orientate su forme erronee o che potreb-
bero induire il lettore a fraintendimenti: non è parso opportuno,
per esempio, dinanzi all'oscillazione tra ysagogae e isagogae, op-
pure tra sillogismi e syllogismi, o, per segnalare una parola di na
tura non tecnica, tra aequus e equus (forme qui alternativamente
utilizzate per indicare il cavallo), scegliere di privilegiare nel testo
le forme erronee (ysagogae, sillogismi, aequus) per il fatto che
sono le più frequenti.

Sono state dunque preferite, rispettando le abitudini prevalenti dei ma-


noscritti: le forme in inp- iniziale di parola, rispetto alle varianti in
i'mp-(*"); la tendenza prevalente ad evitare l'assimilazione consonantica
in akri termini che iniziano con la preposizione in- (inrationalis, inratio-
nabilis, inmortalis, inmobilis, inmutabiliter, inmediatus, ecc.) (*"); al-
cune forme in p talvolta oscillanti in b nei manoscritti ("'); la prevalente
presenza della m davanti alla n e davanti alle labiali pe b (quindi sonmia
e membra piuttosto che sonnia e menbra, ecc), sciogliendo percio le
corrispondenti abbreviazioni sempre con una m.
Come sopra segnalato, in alcuni casi ho ritenuto opportuno derogare
alla norma generale di rispettare le forme prevalenti nei manoscritti. Il
primo, e forse il più delicato, riguarda l'uniformita di termini filosofici e
tecnici (owiamente in questi casi, particolarmente importanti per la sioria
terminologica della dialettica in particolare e delle arti liberali in generale,

("') Ho conseguentemente sciolto in questo modo anche I'abbreviazione corri


spondente, quando altrove la parola è scritta cosi per esteso: per es. i(n)possibile
(А" 2, i6) (la sigla Л con esponenziale in cifre romane rimanda alie Appendices):
e i(n)ponere e i(n)positio ecc, perché in 120, 43 è scritto per esteso inposuerit. A
proposito di queste forme è stato opportuno correggere più spesso ¡I copista di W,
tendenzialmente orientato a preferire forme in imp- (cfr A" 34, 27: impurus), ma
non in maniera costante (cfr A" 57, 10: inposuii). La preferenza di Vper le forme
che iniziano con inp- è anche airettamente confermata in un caso (26, 13) dalla
correzione di imperittam con inperitiam, mentre in W, nel testo corrispondente
(A" 26, 10), troviamo impericiam. Un'eccezione a questa tendenza è nel caso di
imperator e imperatiutis, che ho mantenuto nel testo in questa forma per la coe-
renza mostrara in queste parole tanto da Vquanto da W. Notare inoltre impenda
due volte in Vper impedit: 28, 35 (i(m)pendit) e 126, 14 (per esteso: impendit): ho
corretto ma mantenendo la m, che si trova anche in W 2t, 21, nella forma corretta
impedit, in V 26, 4 e invece da mantenersi inpendit, scritto per esteso in questa
forma, ed ho quindi apportato la medesima correzione al passo corrispondente in
W(A" 26, 3).
('") Ho quindi сопело aleune oscillazioni di Win casi di questo genere (irra-
tionalis in A" 6y 2, 4, e 8).
( "') Per es. apto, rispetto ad ablo (cfr 1, 32); suppono, rispetto a sabpono (cfr 44,
22 e 24; 127, 20); è invece regolare nei manoscritti la grana di optineo (cfr 31, 15; 32,
1; e A" 31, 13).
INTRODUZIONE CXIII
è sempre indicata in apparato la variante del manoscritto): logica, pbilo
sopbic/, rbetorica, ecc. (**4).
Un secondo caso riguarda il rapporto di alternanza tra le consonanii с
e / davanti alla vocale ». II caso più vistoso è quello della parola species,
frequentissima nel testo degli Excerpta come del resto nei commenti boe-
ziani. Vé costante nell'uso della forma spetiese derivati (spetialis, spetifica,
spetialissima), ma tale abitudine non è condivisa da P né da W(ricordia-
mo che V e P sono redatti entrambi nella scrittura A-G): mi è sembrato
quindi lecito ed opportuno operare sistematicamente la correzione in spe
cies e derivati, senza perô in questo caso, posta l'assoluta uniformità tanto
di Vin un senso quanto di Pe U? nell'altro, dare segnalazione delle nu-
merosissime varianti di Vin apparato critico ("!). in armonia con questa
scelta ho quindi operato la stessa correzione anche in altri simili casi di
scambio della с con la r("*), oppure, inversamente, restaurando la t al
posto della с ("7).
Un terzo ed ultimo caso è relativo all'alternanza e/i. I due manoscritti
sono quasi sempre concordi nell'uso costante di diffinio e diffiniticr. ho
quindi rispettato tale abitudine e perciô nell'unico caso (17, 5) in cui ho
incontrato in V definitur mi è sembrato opportuno correggere. Nello

CM) Per quanto riguarda l'uso della lettera y in termini tecnici di questo genere
(come syllogismus, syllaba, bomonyma, Synonyma e paronyma, analytici, pbysio-
lofjia, pbysici, ecc.) o in nomi propri greci, ho miglioruto l'uso non frequente e ir-
regolare che se ne constata nei manoscritti. Si puô osservare che byperbaton è
scritto da Vcon Yy, ma senza l'aspirata iniziale (40, 19), e da Wcon la íe con I'aspi-
rata (A" 40, 9); e per quanto riguarda synedocbice, i codici sono concordi nell'ado-
perare la forma sine docbice (57, 16 e A" 57, 7/8). In senso inverso ho invece rite-
nuto opportuno modificare la y in bistoriograpbi (A" 44, 21: in Wè scritto bysto-
riograpbfí e soprattutto nel termine isagogae (prevalentemente scritto nella forma
ysagogae tanto da Vquanto da W, mentre è invece più frequente la forma isagogae
in P). Ho inoltre preferito categoriae rispetto ai meno frequenti kategoriae (cft 29,
2) о cbategoriae (cfr 3o, 1) e periermeneiae rispetto a periermeniae (cfr 85, 10) e
pertermtniaeicft 86, 8). Di questo stesso genere è infine la restaurazione dell'aspi-
rata in parole di origine greca come pboenix, tbeorices, tbeorema, ecc.
("') E' da segnalare il fatto che lo stesso Abbone di Flei ry nelle sue Qttaestio-
nes Grammaticales, 27 - ed. Guerreau-Jalabert, p. 245, autorizza a ritenere inter-
scambiabili le due forme tie ci, se sono seguite da altra vocale e non precedute da
s: di questa testimonianza invita a tenere conto anche Bertini, Recent! edizioni, p.
108.
("*) Per esempio: iuditium e derivati (cfr 25, 5; 25, 7; 28, 41; 42, 4 e 7; A" 25, 8;
42, 4 e 7); delitias (cfr A" $4, 15); subitiatur(Au 55, 6); dissotiatum (cfr <1, 7: e cfr
societas in 40, 14).
(*") Per esempio la correzione di particio in partitio. Vè costante nell'uso della
prima forma, ma W, nei due casi in cui usa questo termine, propone una volta par
tido (A" 36, 4) ed un'altra partitionem (A" 62, 6). Ancora: pericia e inpericia (for
me costanti in V; in A" 27, 1, il copista di Wha lasciato uno spazio vuoto in corri-
spondenza di questa parola); noticia (cfr A" 3o, 1); raciocinandi (cfr 1, 16). Infine,
in un unie« caso di interscambio tra ti e si, ho corretto, sempre per ragioni di uni
formità, conversibilia in convertibilia (in A" я, 8).
CXIV INTRODUZIONE
stesso senso ho preferilo intellego (e subintellegd), intellegibilis e intelle-
gentia, alle forme intelligo(e subintelligo), intelligibilise inielligentia, che
appaiono con esse abbastanza interscambiabili nel codice V, con una evi
dente predominanza della seconda (26 forme su 34 occorrenze), perché
Wè invece costante nella scella delle forme in e, ed anche Psi alloma na
dalle preferenze di V. Un caso di questo genere è costituito anche dal
nome Aristoteles e derivati, scritti nella forma Aristotiles talvolta in Ve
(quasi) sempre in WO**). Posta poi la maggiore frequenza nelluso di ac-
cidenti come ablativo singolare rispetto ad accidente, anche in questo
caso, che ha in più una valenza grammaticale significativa (flessione del
termine secondo la declinazione del nome o secondo quella del partici-
pio aggettivale), ho corretto le rare occorrenze di accidenti ("').
Non ho ritenuto opportuno in linea di massima appesantire l'apparato
critico con le frequenti indicazioni relative allo scioglimento dei dittonghi
aeo oe, nei cui confronti i manoscritti sono assolutamente incostanti O50).
Anche la presenza di spazi vuoti nel manoscritto è segnalata dall'apparato
solo quando puô essere indizio di parole cadute, omesse o sospese (come
le iniziali lasciate per la decorazione, ecc); non quando invece dipendono
dalla natura della pergamena o da altri aspetti codicologici.

3. GU APPARAT!

L'edizione di un'opera costituita prevalentemente da excerpta


richiede di essere corredata da particolari sussidi che consentano
facilmente l'identificazione delle fonti e la distinzione fra i pas-
saggi direttamente copiati dall excerptor e integrati al suo testo e
quelli da lui abbreviati o rielaborati. Anziché escogitare una distin
zione e sovrapposizione di diversi caratteri tipografici che avreb-
bero alterato l'omogeneità della lettura, mi è sembrato opportuno
ricorrere, per risolvere questo problema, agli apparati: quello,

("*) C'è infatti in Wuna correzione da Aristoteles за Aristotiles, in A" 29, 4.


("') Cfr inoltre la correzione da parte del copista di Vdi accedentique in acci-
dentique, in 1, 11.
("0) Non è indicata in аppагаю tale normalizzazione dei dittonghi neanche
quando l'omissione di essi è è talmente costante nel manoscritto Vda sembrare
una vera e propria abitudine grafica: è questo il caso di parole come Grecl, equiuo-
cum, cedias e cecus, etbiops, eger e egritudo, ecc. Но anche corretlo proemium,
costante in V, in prooemium (cfr 51, 12), in quanto anche in questo caso si uatta di
un dittongo non sciolto. Sono stati viceversa segnalati in apparat» i casi inversi, nei
quali cioe i manoscritti introducono un dittongo laddove per ragioni ortografiche o
grammaticali non era opportuno mantenerlo nel testo (come nel caso gia segna-
lato di aequus/equus): solo per quanto riguarda caeterus/ ceterus ho invece elimi
nato il dittongo senza darne segnalazione, trattandosi di un'oscillazione frequen-
tissima nei manoscritti di quest*epoca. Nell'esplicazione delle ijcon taglio superiore
(í/i/t'oppure quae) sono state rispettate le normali ragioni grammaticali e ortogra
fiche (per es. reliq{ue)runt, ecc).
INTRODUZIONE CXV
consueto, delle fonti, innanzi tutto, per il riconoscimento della na
tura delle diverse utilizzazioni e citazioni degli autori sottoposti ad
excerptio; e poi un secondo apparato, finalizzato a testimoniare la
concordia/discordia tra il testo e le fonti nel caso di citazioni di-
rette integrate al testo dellanonimo.
Il primo apparato (Fontes), aiuta dunque anche con sussidi gra
fici a distinguere tra citazioni letterali e utilizzazioni più libere o
abbreviate di una fonte: quando infatti l'estratto della fonte è di-
retto e integrale, il lemma è scritto in carattere corsivo e nella sua
esplicazione non viene utilizzata l'abbreviazione cfr; quando in-
vece il rinvio viene fatto per indicare una corrispondenza meno
letterale con la fonte, il lemma è in carattere tondo ed è sempre
preceduto dal cfr.
Conseguentemente nel secondo apparato ( Variae lectionesfon-
tiutri) sono segnalate le differenze tra il testo dell'anonimo e la sua
fonte solamente nel caso di corrispondenze testuali dirette, indi
cate cioè nel primo apparato dal carattere corsivo del lemma (e
dall'assenza del cfr) (*"). Soltanto quando del testo della fonte
esiste un'edizione critica (è il caso dei commenti boeziani a Por
firio) è stato possibile tenere eventualmente conto di varianti ri-
scontrabili non nel testo edito ma nella tradizione manoscritta, e
quindi in casi di questo genere non sono state segnalate le diffe
renze. Nel caso invece di opere disponibili in edizioni non dotate
di apparato critico (come nel caso del commento boeziano alle
Categoriaë), è inevitabile che alcune varianti qui segnalate pos-
sano non appartenere all'opera deWexcerptored essere riscontra-
bili nella tradizione manoscritta. E da notare il fatto che, per pura
comodità di consultazione, in questo secondo apparato le sigle
indicanti le fonti (Boelb., Porpb., ecc.) sono trattate seguendo il si
stema prevalentemente uülizzato nel Corpus Cbristianorum per
gli apparati: abbreviazioni come add., oт., praem., transp. (ad-
dit, omittit, praemittit, transponit) seguite dal nome della fonte
hanno dunque qui la mera funzione strumentale di informare sulla
condizione originaria del testo della fonte rispetto alle trasforma-
zioni operate dati'excerptor.
Il terzo apparato è l'apparato critico, fondato sui testimoni ma-
noscritti ( Vper l'intero testo, V e P per alcune porzioni, Wper un
confronto tra le parti direttamente corrispondenti): ma è anche

(*'') Nel segnalare in questo apparato le differenze tra il testo degli Excerpta e
quello delle fonti non si è tenuto owiamente conto delle deformazioni provenienti
dalla particolare natura del dialogo fatto di domande e risposte, costruito dall'ano-
nimo con interruzioni, formule di domanda, ecc, sulla falsariga degli estrato boe
ziani.
CXVI INTRODUZIONE

stato utile alle volte indicare e utilizzare criticamente testimo-


nianze provenienti dalle edizioni anualmente disponibili della
fonte (Boelb. per i commenti boeziani, Porpb. e Aristot. per le tra-
duzioni boeziane delle corrispondenti opere commentate).

In quest« senso, quando il confronto con la fonte autorizza una corre-


zione nel testo del manoscritio Vnon ho contrassegnato l'intervento con
la formula correxi, che segnala dunque sempre e soltanto i miei interventi
editoriali, ma, appunto, con la semplice indicazione della variante di V. La
formula suppleui (o suppleui e.g.) indica congetture stabilite in base alla
logica interna del testo (e in relazione alle fonti), aventi per lo più valore
esemplare. Per i brani comuni a Ve W, nel caso di discordanze, l'accordo
di Wcon la fonte è stato sempre indicato in apparato, sia nelle integra-
zioni di omissioni, sia nelle correzioni testuali e ortografico-grammaticali,
ma non nel caso di errori evidenti di V che non avevano bisogno di tale
confronto per essere corretti.
Nei lemmi degli apparati non vengono indicate le parentesi uncinate
né i segni di punteggiatura che non appartengano al lemma (per es. punti
interrogativi, a meno che il lemma non riguardi Pintera frase); gli apici
sono indicati solo quando le parole da essi racchiuse sono integralmente
accolte nel lemma. Nellapparato critico non si dà indicazione delle ab-
breviazioni relative alle domande e risposte del dialogo se omesse dal ms.
V, in quanto tali casi sono riconoscibili nel testo per mezzo delle paren
tesi uncinate. Non si descrivono nell'apparato critico le apparenti lacune
dovute ad ostacoli che lo scrittore incontra sulla pergamena (nodi, buchi,
ecc.) ("*).

("*) Nel dare alle stampe il presente lavoro, mi corre l'obligo di formulare al-
cuni ringraziamenti. Marta Cristiani mi ha per prima esortato a dare concretezza
alle mie ricerche sul manoscritto Reg. lat. 1281. A Paolo Lucentini e Alfonso Maierù
sono debitore di preziosi consigli, pareri ed informazioni. Colette Jeudy mi ha for-
nilo alcune utili indicazioni su codici parigini. Un ringraziamento del tutto speciale,
infine, a Vincenzo Fera.
ELENCO DELLE TAVOLE FUORI TESTO

Tav. I ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1281, f. 1'

Tav. II ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1281, f. iv

Tav. III ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1281, f. nr

Tav. IV ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1281, f. 17'

Tav. V ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1281, f. 31*

Tav. VI ms. Paris, Bibliothèque Nationale,


lat. 8672, f. 88r

Tav. VII ms. Paris, Bibliothèque Nationale,


lat. 8672, f. 88v

Tav. VIII ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1071, f. i2v

Tav. IX ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1071, f. 40v

Tav. X ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1332, f. 43v

Tav. XI ms. Paris, Bibliothèque Nationale,


lat. 6190, f. 54г

Tav. XII ms. Città del Vaticano, Biblioteca


Apostolica Vaticana, Reg. lat. 263, f. 235'

Tav. XIII ms. Orléans, Bibliothèque Municipale, 267


(223), f. iv (- f. 3)

Tav. XIV ms. Orléans, Bibliothèque Municipale, 267


(223), f. 1' (- f. 2)
CXVIII ELENCO DELLE TAVOLE FUORI TESTO
Tav. XV ms. Wien, Österreichische Nationalbibliothek,
Pal. lat. 2508, f. 3V

Tav. XVI ms. Wien, Österreichische Nationalbibliothek,


Pal. lat. 2508, f. i2r
С.fi AÊtl1«* ÎffînrilUL
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1. '1

TAVOLA I
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исс сnят ««рвйилг -pU-m-m^^r*v|TbJ««-»iM'iry*rcu^i,P'1"r

aftrtf mfinfw- <xAcp¿ pin» pUktftu* шшЕйг.Ып Лша?|nг*nяв.Цс СЦг


íft ytyffB WИ»<0> &уnя»Л^ргртто^р«nt--iррnо>»»1«|ям;ттяд^»--

¿pttSnf- M» Mrrmrmj*: «a^p¡*4#. íi<): i|МЖ»гииГиЫ1|<|» mrrWiífí^A/JWV ff'


„i»*- ifcWipft>«»i» pl.lUff'Jl'eÄ.pfu^WTrunÄpfi«flnrii opfyufOfñ -% MJnJuUi.
'níí- »mi «ra UnffAflnni l»«f}»Wiri*nir9t í)u»»(Vinínpno. Â dm lncbfc .«Jo«n»riirwr
лrtflaaUCfyiqiï иишл штчеrгтгГхАтпттг iúl|« rnAiuf níwmí !^ил нrггоА*спi**|Гпа|р-|г-
yúj»y» n¿j: inmpjuevnff" mípneir- <Jt A4pú p«rr#f*it»£pl»if Jnjucrr Я û.Seerrmif
Црр^'тот^Глргя^ (ШлрЛт mUç/ лпЛ(а)i1|iМ- »и»» »nfí«' «pиi4¡ ¿тутиГдлавt»
gtfmàCvrmcnrlcftf famrue ¿é ump^qir irtntJuoiff iР"Ч*' »miv^HT«f-iJLyc4fe«mM
cutnttm Л*л£$ йиД» ft-iL-C-f*!*.'^ Т1,,иЦ4,м; *тл-«-Мiй иiтг С«р|«nnл/-4; -

tfucT (ffTneS rUfímcr- * uu#rrW|nqbi шЯр- ЩШШт/^мфСШ'^шЛщ tfttKtß AtàfafJliuC


oimW«m ñ imrfl«rrW г - er rrrrWWibili- - ¿г тrurunlf-^L - .ímd f irmflm-ibi!í .S - ХмЛшеЛа
é.'tfiunü Шщ iJV rfr irIffл Arnnm» clîft*rr^nul/iAim<jtufi*wîb* fîfrï-i nvmî тгrrгт-ттгДл-
fiMf, oiptr- îju/- |-«f ¿Jipfcubn^np A" ¿fxmrr- ¿j.i p*rr» pl.ilWc*pkyT- ¡ftTPCi xiptvUyii iЯООШК--
Qt- quiJfimrfli^bil*-- Ä ÛA imttíttnhAc .trr)i nлrvmlr - свртШШ «цялйуnя«-
/ 0'f5¿rn Jir ^í jmjí nлrujnlí ' 3- ^ín<rur*f счроу p-eJTuTirt;,: JnUrar ijui рлт» pMrttfpluí
jr»a fki(úiL>5U шит-. CV u«иA<r (JMarTpnaierTg . m- TrirmW} .jur /ш mtí ¡firrnft
mn/riMrfr сусагnлг лu^tRf; uimmUmU nun« aJinn wfy^ftttAt nЛЛАшв^*
yentmiAû Э^Алг- ym ffuUice curi fâfctpml'cunaTy- fiîuniàf ртАегтлг fcUtrnл- er tufbrif
\iU*- rririrrm*Jтi{' ihiMimzr- гггплпгиг pjnfmil МнК'ЪшС ¿ЛшйЛшг4лфа& «w
JmmtI t¿p«nrf"Jifffrit'trwiu- J.ibiturr >l Vib-rfWc^ prj-ú ilfnM iЛ'Л « du n* uf
ач^щ-иГлпЛткГЗ .ptulJuh. abrrmf лЛлпУрМойг^ы»- pa-nf? wlbmqtrtmtib
ivíríi ^tíípfnffimrü^im cm « p^L^p^u"-^prtiff uTTviicim гфгмгк*n.&г1«{iеаашга
(ir furl'unjji ш1иnг »ninft|I ui.TiúpkUi^pl.ir wJ/|»u»M- pefibmjtpej.i«. 4-\*riíf4<
ptnlWiply^nnifl| in'n¿%Inftn»róu Л pirTíímjn'.iwnpai^.ty .jui^j.Jfft dí/ргттлг луч
-»!».£ moí~»W»ní pUli4Ípl-ií t^ru^m'Jifprrmnír ^ ^ш^рМ »(пиг.^п TJmirnif A .
M^^f¿frnv¡emafn^bm^t^M^¡Í4tt (iln»rn njrur* uutar mn«ñ.frr.иn¿nf*&- -juA
pnajubí r тrrt, gnxmrrr. fàmÇÎ U»- 4l ' d нИ arW> 4МЦ«мм^а^«нммСЛ
mxjçrix ^uni p^nmífurfTii'vHí S рхгттГэтяк^Л'р^тnгт» fjwnrl^^i тrnrn.i)t Wrnr-
yli<îNÇTtrû иил unUarf"aJ| »Jhi| fc¿^'S - Г|Т*лЛJmIhí- mttñ П&еП<£ imrtbidotufUrñ pWTumnf
(íf«r»» -cnvrit- trnCMuUmi tfhximumti. aeftcv+llKgbminii S ¡jíjjbyitífmtr -
uaM'ceyimutßtU^'mefgtntrrlfjmitf^gkrmcuilffnawfifi -ггяотчгпГ-гчЛпЛi™
di(íiniru^Uñrmrrp^HÍ'.i1i.,)u^<vt,r'™l"J'#'"™'^'rfi"in- *-Ь^1тсr|Г1iл-т-ЛАаГ
U»m0é taimilpcnmilt nwmlf fiof AjinTOif «¿yHMf <nlif«| Imi|fT WfjUtfUtrr

TAVOLA II
Ut* mA^wtr^jAbEfr^^ifirrrrbA^i^^

-nlW^WWfc A(î«p«r-4-q«/if m(6rTn./».n—l«P*; «,; ¿tnijw.«» fit* ш*^

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1»*.''».ипГОi i(Í(flrfiwiy .«АЦршяnгА. ртnэтт? ifaufrrtmffaU.-i idnfmbaffcf
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JmC пит iAifimnumï Uftin^t^l^ivmut^fmnmffuùra-igm<^L-
aaffr Muu0ais'&.Aue(¡tú níi- ncceni Aflrnimw unymr .-VJrI«. pur. к»
u<ruíx>rri«j!«nrl«»nW'íliir-("!mJl« А(^тiт«-отшi£'"£вiЛ1*'«,ЯИ'а«-
í О^иМГnрлnгаЬ nunoifurí^rrlmiiifimnmu ЛЬАтямггnГГГ m)» j*«4rf*-rV1i»-
fitü тмттк ^шшкли.'ЯПтМтлтШ^: urcúSca amtflMna^ t^gfUtauB»-.^
¿nijrnwAfА-ЙЧи'.^.ЪшАиГ vwn>4lfi¿ unfidéjratn* ur(Xe«m'«»W«frmu»A/^«i«nnf.
Alui¡I «мАетnЛАрилЬГAtó ¿"«<<«<^-игЦ«1Г«^ЛЙ|Г<И^1г пюыС*ИшЫ*»?1Ш*мг'
'даугчНУт l.utií irwkií mirfi»«»iW<*¿n/Wl* A*гfl^/qu»nl (tofÄ'eeiJi llfarf
anfÇc&utv ¿фnоитС^-Лалг meitfa'rcfmmrLfjïtnbvi'-orairume- ijitínp<rrtfnon
iJhiiJit- fftJuinffmi «шЛ^щАтя« -rrufa\leftrtnfcímuntfi¿A«fuur-or mí&mmrtff •
OttnJU ¡me; fomú y atu amvmm#\tinitiù -\l*&Jhtmr¡i-br ф*ф *iw»/. «[«f|ff»
duibr nullit рлгnЬ; Aioföint« uníч»}хя«н inftitrul^Tiicnir'Xtoiiac uf/*rmo 'лАтиЬву
xurr(una tviéa; rrpcif-Txnvfsn^; iw«*»r pu«mr. JÊ&JSn ]j4ncf|gmne4tten£ **ju0C0r**í
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TAVOLA III
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TAVOLA IV
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UrU»me- £\ши íodíá;-nrmixnA мД^ИЯИМ^—É *i*n^r-'ccyиlni<1&¿ if a4l*çtr ,Ûtuifw. arl^rr*
inrrUrtrumúíiilrf n?гг^У«i pMnuxíbtviWbwunBf**aArr;Uutb хиг/гг ummf*,iifMiUiÁrori»t.*
{%/лгплсnггиатетл£nи1'.' ОnГи tftmfú ¿ Apu^SamJu-am.' i|i«vl operar —I—luiffr'
fTmti !гттг41(^'.в| лЬaЬ-t auoruimowuf.^fuifr аЮЫнМИ—^ BW»—hHW ^»ifcef ntmSuMdwia,'
irctmraí i.^ил1и nnwffiftuí* liwxukulo Jm&r.- ur«íl'unitiwr un :."|Лг гt»д4 т^uвЬ^тЛмЬоВГ-'-гпЬм;
'b*rrinrzxcr.4T^'iu*^N<leanC'|l*ati rtiiwuafculu rmpir дм^rггги лиг АгепмяЬ' cítmñ tCÁÁ. éIm&B - m
amvAn^nrfcrxa'itfnunr^b'rumatt tUUawxUmpíiwoA лглЛтn" rrr»Ü.'ífíc pfr tífiíWíflum- n»
nttrlé- лЬ^р«nр^ЛС1n*^-.4ил1nr^*у(г fmwn# r*^^^ ifavrtrmyf"lmr«í> Srtjumr«*' pnt* ríibA*i

(.'-iàuty fviliffлmaa-iunfifuoquo Ueçl (ш*? nж9т шЛйЫ ¡(ñftr un prf : MMfJUt^J-aAta^ñfarr-


-tp»niW-ft HemJknêwifti 1 i .nce-infim ^1р*Лг nтшянЬо ¿judas» $виГшшяnС^ки.c-&'
fwn ' !p uni Ь Í-tW- диг prtk- .uUt лЦи-J iffaffir.' ^ttnâ'WM-^mR' nrfJm-triw ¿jjp*;' игаЦиЛ umfífr,

fetfOupuyye* \uuñufr(utxfmvé fim^é^^wmvtxfUntmt'áamd'i¿H^ifKmrлb»Hk^f'Mymrmmen'

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TAVOLA V
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TAVOLA VI
TAVOLA VII
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TAVOLA IX
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TAVOLA X
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il^(f .o(nim«),tir!fintíir 'Lfrruvy.ti!rtr**rsg'Í!l¡4°u

- ali ± хцЛ v*y гnЧ^ ЯЕчЗР^-РЧРпя '

- ' -i fiurfélic i 'vcpiftvp.uu .tíubjTtpttpfKx|i'A ruuí'pAK" VwM

TAVOLA XI
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,&*гпГАлиЧ~'(р\111 nenn - -\гГтГч Acf».\iOit otnittfikrtcef. p**4.
f-Ce.n г- вг .iÁíufcep n ftjm A/JtmniífrarmtfVti/a cuíera' f ™%
ifipm»nnf.eeiüyixa¿B^«nee*rtndrolMT^dief-pJK4f
tienienteriïmiLmoJ* fuhepit 'frxcipuAxuneeptTL^npAJ^^M
-nwpAi Á\ m4» - *ЫАlev lmeff'm i ел eh fiutítfíbn^di í?1*^
tm^fpá tparrttUblßjar ^"лЛпмелке^фМУГлагТгЛ'п ut
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TAVOLA XII
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TAVOLA XIII
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TAVOLA XIV
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aeiraA-oi-Поиет . IV Qut-AV' <£ы<1*тта^' «uí
Atqb-tfuArttf-iàcefT -pi-n-fvzub1qytAtîboUdbc
fe -Utf.vim- tuncTtfddihitfkuTTiX.-<TuX ярей «
ttfidn uocArrc ftutrc -je ' CÂnhcqçofut - Ь . öuu> eâr1Tzaf
2Vt- nZen/T|fSL. longmuknif- LcrwtbintC- «E'dixitu.
dimf'b- C^uib с lontprruio м,- Xmv cfcrj-erpo- D-
quia с ktnrijbo -M-DoctT-um (S/ftntft^u -b^iitb
e Umqrrubo . &l$tirfu^tTi.!x/d.cof^ilm-j>-Q¿ui> ¿(У
lonqprubo ciZUnrruoinc -tte ttnpndnton i*I*l*
«/: neafifmjltrvup .%&** * jfoxtudo euLtmudinc
a/LormxutLtno -bfL-Saiiflu.cofp "Ji-í (ir mjunf
A7m1n iTMjTi ШАХ& - M-' Mon.- J) - <^ttdfc -tAs. OwJL
TTuujif esStnin bjpccf.il© dic*iin(rœfi''b-(Zutb{L
rnacctf ionqum :tmin lonmi dtcim et \nqnxtxax£r

TAVOLA XV
uÁinulnvlty Лтгпр utf tnuct^ranbif rcjyo fili; Jtp
httrr .'-A*.' TfttAtjc 'auAfu uni- ппл 0л tojyoj-л fumnnf
тгмт irr twicenbo cfvfíAf .lleta*су fubfi¡ntr - irrbepbx
fît Ara- A ffcffy !*\t шсф> ivj'lf punen' tnfixii m ф"
$сал- /bramai itidmu p* irr .iniinjliA -ame v.ini
mA fcitjli аир« iJt u/njfctT 1 Ait Терпл- <ruf /£rii
porvfaknfe| ,l* fbmfnc/i -virrf тгагмт ln^f. iieiy-r
farmikf mrr «^ «l. -rwuv -цтомпг rflfVrr ft- Qiiibjipu
ill? Дпше quçhunuino gptirp' vlrví 'М-'lfr íinri^r»«i
п{етти firmiffim^ стеттопс. fAifctrruj' itmtltmn
TIA Л ttcnoTAfiÍ tnijiiifmont vfer-.«•rpft« cjiiffîht nn
t«t f tqiiotA--vtinirci7 m ïrfcîu iinùaaa,' Anftt f'àbjrr-
7 сил Lr -ftr net.rí cuf-frrtt^cçî - A.' Сапипиш .inoniifJb
rirt cuna»- vnenae-rtb*- l«*boprt -уг-?* i"tTiiif\- oran? vif
ot,*ri uif anirnf rarw»«'1.i"T-if import . rtl-Dwu
mT irt"r«r«í" гi.reaf с*ргл in<jffru1nif f.rnonc «j^netf-ir-
AJiuro- trt ¿ÀjctermA- nufatmAr fet'p'mora//f^r-l'"
'c»f ГХСГГ**^"- T"''5 1"^"»«"f р""Лтн- f tAfjtnueflt
«rarrrc.m Jniraü ÂuefA x'Jcnont difrhJÍf иг «мсир""
qiiibonr/rií' uoLupdkrp rîтгrr«'A-' Qiwrf k1r r««m
o- M" £ип»егпмЛ'сг»{ргггалЭ1- micq) ení mpixfdu

*\

TAVOLA XVI
EXCERPTA ISAGOGARVM ET CATEGORIARVM
CONSPECTVS SIGLORVM

Codices

V Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana,


Reg. lat. 1281, ff. iv-17r

V Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana,


Reg. lat. 1281, ff. 17**
W Wien, Österreichische Nationalbibliotliek, 2508,
ff. I2r-22r

P Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 8672,


ff. 88r-89r

O Orléans, Bibliothèque Municipale, 267 (223), f. Г (- f. 3)

Fontes

Porph., Isag. Porphyrius, Isagoge uel Introductio in Aristotelis


Categorias
referuntur pp. ex ed. A. Busse (СA.G. I, 1, Porphyrius), Ber
lin, 1887, necnon ex latinae translat. Boethii ed. L. Minio-
Paluello (A.L. I, 6), Leiden, 1966; item referuntur, si usus ue-
nit, excerpta eiusdem operis in Boethii commentariis, de
quibus uide seqq.

Boeth., In Isag.' Boethius, In Isagogen Porpbyrii Commentorum


Editionis primae libri duo
referuntur coll. ex ed. Migne, PL 64 (9A-70D), necnon capi
tula et pp. ex ed. S. Brandt (CSEL 48), Wien - Leipzig, 1906

Boeth., In Isag.* Boethius, In Isagogen Porpbyrii Commentorum


Editionis secundae libri quinque
referuntur coll. ex ed. Migne, PL 64 (71A-i58D). necnon ca
pitula et pp. ex eadem ed. Brandt

Aristot, Cat. Aristoteles, Categoriae


referuntur pp. ex ed. I. Bekker, Berlin, 1831, necnon ex lati-
nae translat. Boethii ed. L. Minio-Paluello (A.L. I, 1). Leiden,
1961; item referuntur, si usus uenit, excerpta eiusdem operis
in Boethii commentario, de quo uide seq.

Boeth., In Cat. Boethius, In Categorias Aristotelis libri quattuor


referuntur coll. ex ed. Migne, PL 64 (159A-294C)

Cat. dec. pseudo-Augustinus, Categoriae decem (Ano


nymi Parapbrasis Themistiana)
referuntur coll. ex ed. Migne, PL yt (1419-1440), necnon pa
ragrapht et pp. ex ed. L. Minio-Paluello (AL. I, 5), Leiden,
1961
INCIPIVNT EXCERPTA
ISAGOGARVM ET CATEGORIARVM
Vat., Reg. lat. I281
1. (Qvaestio.) Quot in omni expositione praelibant magi- г
stri?
S(oLvno.) Sex. Praedocent enim quae sit cuiuscumque
opens intentio, quae utilitas, qui ordo, si eius proprius germa-
nusque liber sit cuius dicitur esse, quae sit eius opens inscriptio
et ad quam partem philosophiae cuiuscumque libri ducatur
intentio.
Q. Quae est isagogarum intentio?
S. De genere, specie, differentia, proprio acadentique tractare.
Q. Ad quae utilitas intendit?
S. Ad categoriias Aristotelis et diffinitiones et diuisiones et
demonstrationes.
Q. Ordo qui est?
S. Cum ante apodicticam disciplinam analytici praelegantur,

1, 3/6 in - intentio] Boeth., In Isag.', I, 1, 9B'0" (p. 4.17-18). 6 quae utilitas]


Ibid., 9B" (p. 4,14). qui ordo] Ibid., 9В'4 (p. 4,20). 6/7 5/ - esse] Ibid..
9B"-C' (p. 5,1-2). 7 quae- inscriptio] Ibid., 9O (p. 5,3). 8/9 ad- intentio]
Ibid., 9c7"» (p. 5,6-7). 10 isagogarum] cfr lsidorus Hispalensis, Etymologiae, II,
25, 1 - PL 82, i42D'-143A4; Alcuinus Eboracensis, De dialectica, 2 - PL 101, 953B'.
10/11 intentio?- tractare] Ibid., 2, ioC*-,0 (p. 7,3-4). 12/14 ad - demon-
strationes] cfr Porph., Isag., 1** (p. 5,1-6); cfr etiam Boeth., In Isag.', I, 5, 77C*"
(p. 148,17-20). 15/19 ordo - res] cfr Boeth., In Isag*, I, 5, 4В^-C' (p. 14,18-23):
"sic igitur cum ante apodicticam dialecticamque rem syllogistica praelegatur, ante
syllogisticam in propositionibus primus labor sit, ante propositiones in categoriis
pauca desudent, ante categorias quae generibus, speciebus, differentiis, propriis
accident ¡busque censetur...".

1, 3/4 in omni expositione praelibant magistri?] m. i. o. e. p. Boetb. 6/7 si -


esse] si eius cuius esse opus dicitur germanus propriusque liber est Boetb 11
specie - accidentique] specie, differentiis, propriis accidentibusque Boetb.

1, 1/2 INCIPIVNT- CATEGORIARVM] INCIPIVNT EXCERTA CATEGOGARVM ET


ISAGORIARVM V, INCIPrVNT QVAESTIONES DE MINORI COMMENTO ISAGO
GARVM P 3 Quaestio] от. PV quot] P, {*) uot V 3/4 praelibant magi
stri] transp. P 5 Solutio] S. V, от. P 7 inscriptio] intentio P 10 Q.] Ques-
tio P inter est et isagogarum lacuna (fere 6 litt.) in V Isagogarum] P,
ysagogarum V 11 S.] Sol(utio) P specie, differentia] P Boetb., transp. V
accidentique] accedentique V 12 Q.] Q(ue)stio P; binc signa quaestionis et
solutionis semper от. P intendit] tendit P 15 qui] quis P l6 analytici]
analitici PV, id est resolutorii add. sup. I. V
4 EXCERPTA ISAGOGARVM 1-2
ante analyticos periermeneiae, ante periermeneias categoriae, eu m
que in categoriias nullus sit introitus nisi per supradictas quinque
res, ordo est de his ipsis pauca praelibare.
to Q. Est proprium germanumque Porphyrii opus isagogarum?
S. Hoc indubitatum est: omnibus enim libris Porphyrii hic
stilus conuenit.
Q. Quae est inscriptio?
S. Quoniam hic liber ad categorias Aristotelis quasi quaedam
25 ianua uenientes admittit, non alio melius nomine quam introduc-
tionis nuncupatur: isagogae namque introductiones interpretantur.
Q. Ad quam partem philosophiae deducitur?
S. Quoniam categoriae ad propositiones aptantur, syllogismi in
logicae artis disciplina uertuntur, constat quoque categorias, quae
30 ad syllogismos pertinent, logicae scientiae esse conexas: quare
introductio quoque in categoriias ad logicam scientiam conuenien-
ter aptabitur.

2. Q. Quid est philosophia?

17 periermeneiae] cfr Isidorus, Ibid., II, 27, 145c*: 27, 3, 143С-D": Alcuinus,
Ibid., 14, 972CЛ 19 ordo - praelibare] Boeth., Ibid., 14C (p. 14.23)- 20 est -
isagogarum?] cfr Ibid., 6, 14C""" (p. 15.5-6). 21/22 non - conuenit) Ibid., 14C""
(p. 15.6-7). 23 inscriptio?] cfr Ibid., 5, 14C (p. 15,1-2). 24 bic liber) Ibid., 14C*
(p. 15,3). ad categoriias Aristotelis] Ibid., цC*"' (p. 15,3-4). 24/25 quasi- ad
mittit) Ibid., 14C-'0 (p. 15,4). 25/26 non - nuncupatur] cfr Ibid., 14C7"" (p. 15,2-
3). 26 isagogae - interpretantur] cfr Isidorus. Ibid., II, 25, 1, i42D*-143A'; Alcui
nus, Ibid., 2, 953В'*. Vide etiam Introd., p. V1II-XI. 27 ad- deducitur?) Doeth.,
Ibid., 6, hD'"* (p. 15,14). 28/32 quoniam - aptabitur) Ibid, I4D*"' (p. 15.15-21).
2, 1/2 quid - sapientiae] cfr Boeth., In Isag.', I, 3, 10D4'* (p. 7,11-13).

19 ipsis] rebus add. Boetb. 21 libris Porphyrii hic stilus] P. I. s. h. Boetb.


24 quasi quaedam] transp. Boetb. 27 deducitur?] ut... ducatur Boetb.
28 syllogismi] de propositkinibus componuntur, apodictici uero uel dialectici
syllogismi add. Boetb. 30 syllogismos] propositiones syllogismosque Boetb.

17 analyticos] analiticos PV periermeneiae] interpretationes add. sup. I. V


19 his ipsis] ipsis rebus P 20 germanumque] germanumue P Porphyrii]
Porphirii PV isagogarum] P, ysagogarum V 21 hoc indubitatum] P Boetb.,
non dubitatum V omnibus] omni V Porphyrii] Porphirii PV 24 Aristo
telis] Aristoteles P"e 26 Isagogae] ysagoge PV introductiones] introductio-
nis Ve- 27 partem] от. P 28 propositiones] praepositiones P syllogi
smi] sillogismus P, sillogismi V 29 logicae] loicae V 29/30 quae - logicae]
ad logicam scientiam conuenienter aptabitur P 30 syllogismos] sillogismos V
logicae] loycae V 32 aptabitur] abtabitur V
EXCERPTA lSAGOGARVM 2 5
S. Philosophia est amor et Studium uerae sapientiae.
Q. Quot sunt species eius?
S. Duae: una quae theorica dicitur, id est speculatiua, alia quae
5 practica, id est actiua.
Q. Quot sunt species theorices?
S. Quot sunt res in quibus iustae considerationis lux est. Sed
tamen triplex est diuersitas illius: diuiditur enim in intellectibile
et in intellegibile et in naturale.
10 Q. Quid est intellectibile?
S. Intellectibile est quod unum atque idem per se in propria
diuinitate consistens, nullis umquam sensibus sed sola tantum
mente intellectuque capitur: quae res ad speculationem Dei com-
ponitur, quam partem philosophiae Graeci theologiam uocant.
15 Q. Quid est intellegibile?
S. Quod intellectibile atque naturale cogitatione atque intelle-
gentia comprehendit.
Q. Quid est naturale?
S. Quod naturas corporum passionesque declarat, quam par
2ó tem philosophiae Graeci physiologiam uocant.
Q. Quot sunt species practices?
S. Tres. Prima est quae sui curam gerens cunctis sese exornat
augetque uirtutibus, nihil in uita admittens quo non gaudeat, nihil

3/5 quot - actiua] cfr Ibid., iiA^-B* (p. 8,1-2). 7 quot - est) Ibid., iiD4"'
(p. 8,3-4). 8/9 triplex - naturale] cfr Ibid., iiB7"0 (p. 8,7-9). 11/14 intellecti
bile- uocant) Ibid., iiВ''-C7 (p. 8,13-19). 15/17 intellegibile? - comprebendit)
Ibid., iiC7"' (p. 8,19-21). 19 naturas- declarat) Ibid., iiD*"7 (p. 9,8). 20 pby
siologiam) Ibid., 11D7 (p. 9,8). 21/22 quot - tres] cfr Ibid., 11D"" (p. 9.13-14).
22/28 prima - distribuit) Ibid., iiD'MjA* (p. 9,14-21).

2, 7 considerationis - est] speculatio considerationis habetur Boetb. 11 intel


lectibile est] est enim i. Boetb. 12 diuinitate] semper praem. Boetb. 13 Dei]
atque ad animi incorporalitatem considerationemque uerae philosophiae indaga-
tione add. Boetb. 14 philosophiae] от. Boetb. uocant] nominanl Boetb.
15/16 intellegibile? - naturale] pars intellegibilis, quae primam intellectibilem
Boetb. 22 prima est] est enim p. Boetb. exomat] erigit praem. Boetb.

2, 2 philosophia est] от. P amor] amar Voe 6 theorices] P, theoricae V


icfr. 3, 5) 7 considerationis] consideration! P 8 est diuersitas] transp. P
in] correxi, n(on) V, от. P 9 in'] ora. V intellegibile] intelligibile P
12 consistens] consist it P 14 philosophiae] philosopiae P theologiam]
teologiam P 15 intellegibile] intelligibile PV 16/17 intellegentia] intellegen-
tiae V 19 quam] quod P 20 physiologiam] phisiologiam PV 21 quot] P,
quod V
6 EXCERPTA ISAGOGARVM 2-3
faciens paenitendum. Secunda est quae rei publicae curam susci-
25 piens cunctorum saluti suae prouidentiae sollertia et iustitiae libra
et fortitudinis stabilitate et temperantiae patientia medetur. Tertia
est quae familiaris officium mediocri componens dispensatione
distribuit.

3. Q. Valet istarum quinque rerum disputatio ad ulla alia nisi


ad categorias Aristotelis?
S. Procul dubio uberrima est ad omnes philosophiae partes.
Nam cum quid genus sit docemur, quid species, intellegimus
5 genus esse philosophiam, species uero theoricen et practicen. De
logica uero utrum sit pars, ut quidam uolunt, an instrumentum
philosophiae eadem ratione possumus perpendere.
Q. Vtrum est pars philosophiae an instrumentum?
S. Instrumentum et pars sicut manus in corpore.
10 Q. Quid prodest differentiae cognitio?
S. Multum. Per eam enim philosophiae cognoscimus differen-
tias.
Q. Quid prodest cognitio proprii et accidentis?

3, 1 quinque rerum] Boeth., In Isag.', I, 4, 12С (p. 10,17-18). disputatio] Ibid.,


12B4 (p. 10,7). 2 ad categorias Aristotelis?] cfr Boeth., Ibid., 7, 15В*"' (p. 16.12-13)
- Porph., Isag. (transi. Marii Victorini), 1,3-4 (cfr transi. Boeihii, p. 5,3); cfr etiam
Boeth., Ibid., i5Ci (p. 17,6). 3 omnes - partes] cfr Ibid., 4, 12C4'' (p. 10.18-
19). 4/6 nam - uero] Ibid., \íut"0 (p. 10,8-11). 6/7 utrum - philosophiae] cfr
Boeth. In Isag.', I, 3, 73c'4 "'' (p. 140,14-16): "an omnino pars quaedam sit philo
sophiae an. ut quibusdam placet, supellex atque instrumentum"; cfr autem In
Isag.', I, 4, i2B'"0 (p. 10,11): "utrum sit species"; uide etiam infra, 28,1-2. 7 ea
dem - perpendere] Boeth., In Isag.', ibid., 12B'0 (p. 10,11). 8/9 utrum - corpore]
cfr Boeth. In Isag.', I, 3, 74D7-75A* (p. 142.24-143,7). 10/12 quid - differentias]
cfr Boeth., In Isag.', I, 4, 12B"" (p. 10,12-13).

24 secunda] uero add. Boetb. 27 est] uero Boetb. officium] rei praem.
Boetb. (nonnulli codd.)
3, 6 uero] indubitanter add. Boetb. 7 ratione possumus] hac p. r. Boetb.

24 publicae] puplicae P 25 saluti] su(...) Ve ut uid.. salutis P"c sol


lertia] sollertia P 26 patientia] pacientia P tertia] tercia P 27 familiaris]
familiaritatis P. familiaris rei Boetb. edd.: sed nonnulli codd. rei от. compo
nens] compones V 28 distribuit] distribuitur P
3, 2 Aristotelis] Aristelis V 3 philosophiae partes] transp. P 4 intellegi
mus] P, intelligimus V 5 theoricen] P teoricen V 7 possumus] possimus P
8 philosophiae] filosophiae P 11 eam] correxi, eos P, eas V
EXCERPTA ISAGOGARVM 3 7
S. Multum. Per proprium enim cognoscimus quid philo-
15 sophiae solitaria natura uideatur innatum. Per accidens uero quid
principaliter in rebus sit cernere, quid in secundo loco.
Q. Quae utilitas est istius disputationis ad grammaticam?
S. Magna, quando per orationem genus, octo uero partes ora-
tionis per genera, species propriaque metimur.
20 Q. Estne isagogarum ulla utilitas ad rhetoricam?
S. Procul dubio. Ita enim rhetoricam in tribus causarum possu-
mus separare generibus et eas in subiectis constitutionibus dese
care. Diffinitionum uero, quod ad logicam pertinet, utilis cognitio
est: quas, nisi per genera, species, differentiae proprietatesque
25 tractaueris, nullis umquam diffinitionibus terminus inponetur.
Q. Quomodo ex his omnes diffinitiones fiunt?
S. Diffiniens hominem, si dicis 'homo est animal rationale
mortale', facis diffinitionem cum genere et differentiis; et si addis
'risus et disciplinae capax', plus integra et perfecta est diffinitio.
30 Si uero, interrogatus quid sit Socrates, dicis homo est', | per
speciem facis diffinitionem. Ita sine genere, specie, differentiis
propriisque nulla diffinitio fieri potest.
Q. Accidentia quid ualent ad diffinitiones?
S. Nihil, quia substantiam non demonstrant.
35 Q. Diffinitio quot habet in se?

14/15 quid- innatum] Ibid., 12B"" (p. 10,14-15). 15/l6 quid- loco) Ibid.,
12C"' (p. 10,16-17). 17 ad grammaticam?) Ibid., i2C (p. 10,19). 18/19
quando - metimur) Ibid., i2C* (p. 10,20-22). 21/25 Ha - inponetur) Ibid ,
12C'0-D' (p. 10,23-11,3). 33/34 accidentia - denranstranl] cfr Ibid., 8, I7A"-B'
(p. 20,18-21): cfr etiam Ibid., 4, 13A7-* (p. 11,20-21). 35/37 diffinitio- repellit) Se-
dullius Scottus, In Donati artem maiorem, II - ed. B. Löfstedt, Turnhout 1977
(CCCM 40B), p. 58,22-24; cfr etiam ibid., p. 68,37-39; Muretach, In Donati artem
maiorem, II - ed. Lftfstedl (CCCM 40), p. 47,38-39

14/15 philosophise] unicuique praem. Boetb. 15 solitaria] differentiae


praem. Boetb. innatum] substantia praem. Boetb. 16 quid] et praem. Boetb.
secundo] contingentique add. Boetb. loco] ueniat add. Boetb. 19 propria
que] differential praem. Boetb. 23 uero] quoque Boetb. 23 utilis] magna atque
praem. Boetb. 24 cognitio] uberrimaque praem. Boetb. quas] definitiones
add. Boetb. 35 deffinitio] d. numeri Si-dull

14/15 philosophise] filosophiae P 15 solitaria] sola taria P 16 ante in'


scr. г (...) V" cemere] cementi P 18 octo uero partes] octauo partem P
19 metimur] metimus P 20 isagogarum] P, ysagogarum V rhetoricam]
rethoricam PV 21 rhetoricam] rethoricam PV 24 species] от. P 26 inpo
netur] imponettur P 33 accidentia] от. P ad] P sup. lin., sine /i"'х- diffini
tiones] P (cfr. Boetb), diffinitionem V
8 EXCERPTA ISAGOGARVM 3-4
S. Tria: ueritatem rei pandit, inscios instruit, superfluos quo-
que aestimatores repellit.
Q. Quid est diffinitio?
S. Oratio breuis et lucida, quae rem susceptam ab omnibus
40 aliis diuidens propria significatione concludit.

4. Q. Quare, cum posset dicere 'cum necessarium sit', prae-


posterato ordine 'cum sit necessarium' dixit?
5. Non absurde igitur prius posuit 'sit', post etiam 'neces
sarium', quia 'esse' substantiam monstrat, 'necessarium' uero qua-
5 litatem, et prius substantiam posuit, postea qualitatis nomen.
Q. In quot Aristoteles omnes res diuisit?
S. In duo: in substantiam atque accidens. Omnis res aut sub
stantia est, aut accidens. Et si accidens est, aut qualitas est, aut
quantitas est, aut (ad) aliquid est, aut ubi est, aut quando est,
10 aut iacere est, (aut habere est), aut facere est, aut pati est.
Q. Si prius positum est 'sit' quam 'necessarium', quia sub-
stantiuum uerbum 'est', 'necessarium' uero qualitas, quare Aristo
teles postposuit 'est' accidentibus dicendo 'qualitas est', 'quantitas
est', et cetera?
15 S. Quia prius dixerat 'substantia est', in sequentibus similiter
'est' postposuit dicens 'qualitas est', ne sermonis ordinem uariaret
dicendo 'substantia est' et post 'est qualitas', et 'quantitas', et
reliqua.

38/40 diffinitio? - concludit] cfr Alcuinus, De dialectica, 13 - PL 101, 966CГ":


"diffinitio est oratio breuis et lucida eius rei de qua quaeritur naturam ab aliis rebus
diuisam propria significatione concludens"; cfr etiam: Cassiodorus, Instittitkmes, II
- PL 70, 1173D4"* (ed. R.A.B. Mynors, Oxford, 1937, p. 120,2-4); Isidorus, Etymolo-
giae, II, 29, 1 - PL 82, i48Dw.

4, 1/2 quare- dixit?] Boeth., In Isag.', I, 6, I5A''' (p. 15,23-25). 3/4 non -
necessarium'] Ibid., i$A" " (p. 16,7-8). 4/5 quia - nomen] cfr Ibid., 15AM
(p. 16,9). 6/8 in - accidens'] cfr Ibid., 5, 14»"(p. 14,11-14). 8/10 si - pati est]
Ibid., н»'"* (p. 14,14-16).

36/37 quoque] quosque Sedull.

4, 1 quare] cur Boetb. 3 posuit sit] esse posuit Boetb. 8 est 'lesset Boetb.
aut'] quoniam praem. Boetb. 8/10 qualitas est - pati est] in omnibus est
от. Boetb. 10 facere] esset add. Boetb.

36 tria] P, III V superfluos] P, super filios V


4, 3 etiam] euam V 9 ad] от. V, cfr 97, 9; 115, 2; etc. 10 aut habere est]
supplevi ex Boetbio (aut habere Л от. V; cfr^, 4; 97, 4; etc.
EXCERPTA ISAGOGARVM 5 9
5. Q. Quae sunt aequiuoca?
S. Quorum nomen commune est, secundum uero nomen sub-
stantiae ratio alia: ut 'picti hominis' et 'ueri hominis', qui solum
substantiae nomen commune habent, differentia uero diffinitione-
5 que dissimiles sunt.
Q. Quae sunt uniuoca?
S. Quae et nomine diffinitioneque iunguntur, ut 'animal'
atque 'homo'. Nam animalis diffinitio est 'substantia animata
atque sensibilis'; eandem si homini addis nihil absurde feceris.
10 Potest namque dici homo substantia animata atque sensibilis.
Q. Quae aequiuoca sunt, possunt sub uno genere esse?
S. Minime. Porro hominis uiui et picti non est unum genus
animatum, sed picti inanimatum est genus.
Q. Quae sunt primae substantiae?
is S. Indiuidua, ut Cicero et Plato, quia in his accidentia primitus
intelleguntur uel quia cuneta alia de his praedicantur.
Q. Quae sunt secundae substantiae?
S. Species et genera. Secundum tamen locum post indiuidua

5, 1/3 sunt- alia] Aristot., Cat., 1, ia'"' (p. 5,3-4) - Boeih., In Isag.', I, 7, isDM
(p. 17,21-23). 2/4 ut - habent] cfr Aristot., Cat., 1, ia*'i (p. 5.4-5). 4/5
differentia - sunt] Boeth., Ibid., léB*"' (p. 18,18-19). 6 uniuoca?] cfr Ibid., 15D'
(p. 17.24)- 7 et nomine diffinitioneque] cfr Martianus Capeila, De nuptiis Mer-
curil et Pbilologiae, IV, 356 - ed. A. Dick - J. Préaux, Stuttgart, 1969, p. 164,10; Isi-
dorus, Etymologiae, II, 26, 3 - PL 82, 144A""M. 7/8 ut - homo] cfr Boeth., Ibid.,
i6A' (p. 18.5). 8/10 nam- sensibilis] Ibid., i6A'"* (p. 18,8-11). 11 quae ae
quiuoca sunt] cfr Ibid., 1éA'0 (p. 18,12). 12/13 porro - genus] cfr Ibid., 16В14
(p. 18,19-20). 14/15 quae - Plato] cfr Ibid., i6B,0" (p. 19,2-4). 15/16 in -
intelliguntur] cfr Boeth., In Cat., I, 182C"'": "principaliter uero indiuiduae substan
tiae dictae sunt, quod omne accidens prius in indiuidua, post uero in secundas sub
stantias uenit". 16 cuneta - praedicantur] cfr Ibid., l82D'"'0: "omnia enim de
primis substantiis dicuntur"; cfr etiam Ibid., 187B*"': "primae substantiae... omnibus
ita subiectae sunt, ut aut in ipsis sint caetera, ut accidentia, aut de ipsis alia prae-
dicentur, ut substantiae secundae". 17/18 secundae - genera] cfr Boeth., In
Isag.', ibid., 1éB'4"'' (p. 19,5-6). 18/20 secundum - genera] cfr Aristot., Cat., 5,
2b"0 (p. 8,16-19).

5, 2 commune] solum praem. Aristot. uero nomen] transp. Aristot. 5 dis


similes sunt] dissimili Boetb. 8 nam animalis] animalis uero Boetb. 9 atque]
от. Boetb. eandem - addis] quam si ad hominem uertas Boetb. absurde]
absurdum Boetb. 10 namque] enim Boetb. arque] от. Boetb.

5, 9 homini] correxi, hominis V 11 sub uno] subno V 16 intelleguntur]


intelliguntur V
ю EXCERPTA ISAGOGARVM 5-8
species continent, quia simpliciores ad intellectum peruenient
20 quam genera.
Q. Notitia isagogarum quid ualet ad generalissima genera?
S. Multum: sine earum notitia nulla esset generalissimorum.
Q. Potest ullum genus diffiniri?
5. Minime, quia omnis diffinitio a genere sumit exordium,
25 ipsum uero, in eo quod genus est, aliud habere non potest.

6. Q. Quot modis dicitur diuisio?


S. Duobus: aut totum in partes diuiditur, aut genera in species
diuiduntur.

7. Q. Diffinit recte qui accidens intermiscet diffinitioni?


S. Minime, quia in substantia non praedicatur.

8. Q. Genera et species utrum uere sunt an non?


S. Si non essent, nulla de his esset disputatio. Nam si subsi-
stunt in sensibus, intelleguntur autem praeter corpora.
Q. Quid est eorum intellectus?
5 S. Similitudo ex singularibus animo deducta.
Q. Quid est subsistentia?
S. Eadem similitudo in singularibus respecta.
Q. Sunt corporea an incorporea?
S. Incorporalia sunt, quia nullis sensibus capiuntur, sed sola
ro mentis consideratione qualia sunt clarescunt.
Q. Est substantia quae est genus corporea an incorporea?

21/22 notitia - generalissimorum] cfr Boeth., Ibid., 8, 16D"" (p. 20.3-5).


24 omnis - exordium] cfr Ibid. 4, 12D"' (p. ii,3-4); 14, 2oB'"" (p. 40.18-19); uide
infra, 44.18-20.
6, 1/3 quot - diuiduntur] cfr Boeth.. In Isa.', I, 9, i8A'~" (p. 22,14-16).
7, 1/2 diflinit - praedicatur] cfr Boeth., In Isa.', I, 8, l7AMB' (p. 20,18-21).

8, 1 genera - an] cfr Boeth., In Isag.', I, 10, 19A"' (p. 24,11-12). 2 si - dispu
tatio] cfr Ibid., 19C'"0 (p. 25,22). 2/3 subsistunt - corpora] cfr Boeth., In Isag.',
I, u, 85CM (p. 166.22-23): "subsistunt ergo circa sensibilia, intelliguntur autem prae
ter corpora". 8 sunt - incorporea?] cfr Porph., Isag., 1,11 (p. 5,12-13). 9/Ю
incorporalia - clarescunt] cfr Boeth., In Isag.', I, 10, 20A'"' (p. 26,16-18).

21 isagogarum] ysagogarum V ualet] correxi, ualent V 24 sumit] cor-


rexi, simil(iter) V
8, 3 intelleguntur] intelliguntur V 8 corporea] corporaea V"
EXCERPTA ISAGOGARVM 8 и
S. Incorporea: namque, quia incorporeorum prima natura est,
potest res incorporea parens esse quodammodo corporeae, cor
porea uero incorporeis praeesse non possunt. Et quoniam substan-
15 tia genus est, corporale uero et incorporale species eius, corporale
non esse genus haec res declarat, quod substantiae, id est generi,
incorporale supponitur. Quodsi corporale esset genus, numquam
sub ea incorporale poneretur.
Q. Animal habet in se solitario intellectu rationale et inra-
20 tionale? Et si habet, nonne sunt duo contraria in una re, quod est
inpossibile? Si uero non habet, unde habebunt species differentias,
quae in genere ante non fuerunt?
S. Non genus utrumque est, rationale et inrationale, uel quic-
quid inter se species per contrarietates diuidunt, sed ui sua et
25 potestate genus hoc continet, ipsum uero nihil horum est. Ita ergo
genus tale est, ut ipsum nec corporale sit nec incorporale, utrum
que tamen ex se efficere possit.
Q. Potest species alias esse corporalis, alias incorporalis?
S. Nam, si 'hominem' substantiam ponis, corporalis est species,
30 si 'deum', incorporalis est.
Q. Quid differentia?
S. Similiter: ut, si dicas 'quadrupedem', ad 'bipedem' corporalis
est differentia, | si 'rationale', ad 'inrationale' incorporalis est.
Q. Et quid proprium?
35 S. Similiter, quia si erit corporalis cuius est proprium, erit et

12/18 namque - poneretur] Ibid., 20A'" (p. 26,18-25). 19/20 animal - in-
rationale?] cfr Ibid., 20В'"* (p. 27,7-8). 20/21 et - inpossibile?] cfr Ibid., 20В""
(p. 27,9-12). 21/22 si - fuerunt?] cfr Ibid., 20В*"* (p. 27,8-9). 23/27 non -
possit) Ibid., 2oB"-0 (p. 27,13-17). 28/30 potest - est] Ibid., 2oC4'* (p. 27,18-20).
32/33 ut-esf) Ibid., 20C"" (p. 28,2-4). 35/36 si - incorpórale] cfr Ibid.,
2oC'i" (p. 28,5-6).

8, 12 namque] nam Boetb. 14 possunt] poterunt Boetb. et] quod Boetb.


15 eius] substantiae Boetb. 18 ea] eo Boetb. incorporale] species incor
porea Boetb. 23 rationale] id est praem. Boetb. et] uel Boetb. 24 quic-
quid] aliud add. Boetb. 26 nec' - incorporale] пеque corporale пeque incor
porale sit Boetb. 27 efficere possit] transp. Boetb. 28 potest - incorporalis?]
species alias corporalis, alias incorporalis est Boetb. 29 ponis] ponas Boetb.
29/ЗО corporalis - est] corporalem speciem posuisti, sin deum, incorporalem
Boelb. 32 quadrupedem] quadrupеdes Boetb. 33 est differentia] transp.
Boetb. si - est] sed rationales ad inrationalem, incorporalis differentia est Boetb.

12 incorporeorum] incorporearum Ve- 14 possunt] possint Vх 24


ui] in V 28 species] esse praem. V
12 EXCERPTA ISAGOGARVM 8
proprium corporale, si incorporalis, erit et proprium incorporale.
Q. Quid accidens?
S. Similiter. 'Scientia' incorporale enim accidens est, quia in
animo constat, qui est incorporalis. Corporale uero accidens est, ut
40 si quis dicat capillum me habere crispum. Haec enim per se
considerata minime corporalia sunt.
Q. Quot sunt genera incorporalitatis?
S. Tria: unum est quod corpora omnino non patitur, ut 'deus'
uel 'mens'; aliud est quod praeter corpora esse non patitur, ut 'linea';
45 tertium genus est quod iungi et seiungi potest, ut 'anima'.
Q. Ex quo incorporalitatis genere hae quinque res sunt?
S. Videntur ex hoc quod iungi et segregari possit. Nam quando
corporalium diuisio per genera in species fit, corporalia sunt; cum
uero de incorporalibus rebus tractatus habetur, incorporalia sunt,
5o Sed si corporibus iuncta fuerint, inseparabilia corporibus sunt, ut
prima incorporalitas post terminos; si uero incorporalibus, num-
quam ab eis separantur, ut animus.
Q. Quae est prima incorporalitas post terminos?
S. Omnia corpora superficie finiuntur et in ipsa eorum ultima
5s pars terminatur. Hi autem termini, cum sint semper circa corpora

38/39 scientia - animo] cfr Ibid., 2oC''-D' (p. 28,7-8). 39/40 ut - crispum]
cfr Ibid., 20D4"' (p. 28,10-11). 43/45 unum - anima] cfr Ibid., 21В'0" (p. 29,22-
30,4). 46 er- sunt?] Ibid., 2iB^'-C' (p. 30,4-5). 47/48 uidentur - fit] Ibid.,
21C4"" (p. 30.7-9). 48/49 cum - babetur] Ibid., uC*"' (p. 30,10-11). 50 sed-
sunt] Ibid., 2iCM" (p. 30,15-16). 50/51 "f - terminos] Ibid., 21B" (p. 30.2).
Я/52 si - separantur] Ibid. 21C"-D' (p. 30,16-17). 52 ut animus] cfr Ibid.,
21D* (p. 30,20). 53 quae - terminos?] cfr Ibid., 11, 22A"-'i (p. 31.16-17). 54/
63 omnia - apparet] Macrobias, Commentarius in Somnium Scipionis, I, 5, 5-6 -
ed. J. Willis, Leipzig, 1953, p. 15,18-27; Macrobium commemorat ipse Boeihius, Ibid.,
22В'"* (p. 31,21-32.2): "de incorporabate uero quae circa terminos constat, si Macro-
bii Theodosii doctissimi uiri primum librum quem de Somnio Scipionis composuit
in manibus sumpseris, plenius uberiusque cognosces". Eamdem ex Macrobio inte-
grationem exhibet inter boethiana excerpta Israel Scotus, Clossae in Porpbyrium -
ed. С Baeumker - B.S.F. von Waltershausen, Frubmittelaltertlicbe Glossen des an
geblicben lcpa zur Isagoge des Porpb)rius, Münster, 1924 (Beiträge zur Gescb. der
Pbilos, des Mittelalters, 24/1), p. 32,20-27; uide etiam Introd., p. LXXII.

46 ex quo incorporalitatis genere hae quinque res sunt?] h. quinque r. ex quo


i. sint g. Boetb. 47 uidentur - possit] uidetur autem quod et segregari et iungi
possint Boetb. 50 si] ita ut praem. Boetb. corporibus'] a praem. Boetb.
51 incorporalitas post terminos] p. t. i. Boetb. 52 eis separantur] incorpo
ralibus separentur Boetb. 54 ipsa] ipsam Macrob.

54 omnia] omni V 55 pars] bars Vo


EXCERPTA ISAGOGARVM 8-10 13
quorum termini sunt, incorporei tamen intelleguntur. Nam
quousque corpus esse dicitur, necdum terminus intellegitur; cogi-
tatio, quae conceperit terminum, corpus reliquit. Ergo primus a
corporibus ad incorporea transitus ostendit terminos corporum, et
60 haec est prima incorporalitas post terminos corporum.
Q. Est pure ad integrum carens corpore?
S. Minime. Nam licet extra corpus eius natura sit, non tamen
nisi circa corpus apparet.

9. Q. Quid fecit Aristoteles cum generalissima decem genera


diffinire uellet et eorum nullum genus inuenisset, cum nulla res
quae non habeat genus possit diffiniri?
S. Proprietatem quandam et demonstrationem descriptionem-
5 que quaesiuit: et dixit 'substantiam' esse quae omnibus subiecta
esset; 'accidens' uero, quod in nouem dispersa membra, dixit
numquam esse posse praeter substantiam.
Q. Quae distantia est inter descriptionem et diffinitionem?
S. Ea quod descriptio colligendo propria ipsa fit propria, dif-
10 finitio uero non colligendo propria ipsa fit propria.
Q. Vtrum maior est descriptio uel diffinitio?
S. Diffinitio. Nam quicquid descriptio est diffinitio potest
uocari, sed non hoc erit diffinitione: quicquid enim maius est non
conuertitur.

10. Q. Potest 'animal' ulli per se esse genus?


S. Minime. Nam ad se ipsum genus non est, sed ad 'equum'
et 'hominem'.
Q. 'Homo' potest per se esse species?

9, 1/2 Aristoteles - inuenisset] cfr Boeth., In Isag.', I, 15, 27B' " (p. 42.19-21).
4/7 proprietatem - substantiam] cfr Ibid., 27B"" (p. 42,21-43,1). 9/10 de
scriptio - propria'] cfr Boeth., In Isag.', I, 7, 79C"-D' (p. 153,19-22).
10, 1/5 potest - minime] cfr Boeth., In Isag.', I, 15, 27D'"' (p. 43,15-20).

60 prima - corporum] prima incorporea natura post corpora Macrob., prima


incorporalitas, primus transitus a corporibus ad incorporea Israel Sc.

56 ¡ntelleguntur] ¡ntelliguntur V 57 intellegitur] intelligitur V 63 circa]


corea Ve-

9, 2 uellet] correxi, ualet V 6 membra] menbra V


ц EXCERPTA ISAGOGARVM io-п
5 S. Minime, sed genera et species sunt ad alterius participan»
nem. Vt 'animal' nulli genus est nisi referatur ad speciem, 'homo'
uero nulli species nisi referatur ad genus.
Q. Potest genus ulli speciei maius esse genus quam alii?
S. Nullo modo, ut de animalis speciebus datur agnosci: homo
10 et equus species sunt animalis, sed homo non magis uel minus est
animal quam equus, nec equus similiter. Ita uero neutrum neutro
prius ad tempus inchoationemque nascendi possumus dicere.
Q. Species est aequaliter species suis indiuiduis?
S. Procul dubio aequaliter species est homo Ciceroni et Platoni.
15 Q. 'Animalis' descriptio conuenit suis speciebus?
S. Conuenit.
Q. Quare, cum quaedam caelestium potestatum animalia ratio-
nalia sint, eorum proprium risibile non est?
S. Idcirco quia non rident.
20 Q. Vbi consideratur species?
S. Non in hoc quod 'deus' uel 'homo' dicitur, sed in hoc quod
est sub genere.

11. Q. Vbi accidunt accidentia principaliter?


S. In indiuiduis.
Q. Vbi in secundo loco?
S. In speciebus.
s Q. Potest substantia esse sine accidentibus?
S. Minime.
Q. Accidens potest esse sine substantiae fundamento?
S. Nequaquam.

5/6 genera - panicipalionem\ Ibid., 27D'"* (p. 43,17-18). 6/7 homo - ge


nus] cfr Ibid., 27D'" (p. 43,20-22). 8/11 potest - similiter] cfr Ibid., II, 15,
62AM-B' (p. 113,19-21). 9/10 homo et equus] cfr Ibid., I, 15, 27D7 (p. 43,19)-
13/14 species - Platoni] cfr Ibid., II, 25, 68A'"" (p. 126,4-6); In Isag.', V, 19,
is4C"" (p. 337.13-15). 15/16 animalis - convenit] cfr In Isag.', II, 14, 6iA'0""
(p. 111,14). 17/19 quare - rident] Ibid., I. 16, so0'-D* (p. 50,7-9) 20/22
consideratur - genere) Ibid., I, 10, uA" (p. 29,3-5).
11, 1/4 ubi - speciebus] cfr Boeth., In Isag.', I, 6, 28В'4" (p. 45,2-4); Ibid., 28D"'
(p. 45,17-18). 5/8 potest - nequaquam] cfr Ibid., I, 2, 9A'"'(p. 6,5-9).

10, 5 genera et species sunt] sunt g. et sp. Boetb. 19 idcirco quia] quoniam
Boetb. 21 hoc... hoc] eo... eo Boetb.

10. 8 quam alii] quam К...) Ve- 10 equus] correxi, equis V


11, 5 accidentibus] correxi, accidentiae V
EXCERPTA ISAGOGARVM 12-13 И
i2. Q. Quot modis differentia dicitur?
S. Tribus: communiter, proprie, magis proprie. Communiter,
ut Socrates a Platone attentate differt. Proprie quando inseparabili
accidenti quis differt, ut nasi curuitate, oculomm caecitate. Magis
5 proprie quando specifica differentia aliqua res differt, ut homo ab
equo rationabili qualitate.
Q. Quae harum facit alterum et quae alteratum?
S. Ea quae est communiter et proprie, alteratum; illa uero quae
est magis proprie, alterum.
10 Q. Quae differentiae sunt separabiles et quae inseparabiles?
S. Separabiles sunt, ut moueri, sedere. Inseparabiles sunt, ut
nasi curuitas, oculorum caecitas.
Q. Quae per se insunt et quae per accidens?
S. Specificae differentiae per se insunt, ut ratio |nale homini. 3'
15 Communes uero differentiae et propriae per accidens insunt, ut
aquilum esse uel moueri.

13. Q. Quot modis fit praedicatio?


S. Duobus. Nam omnia aut maiora de minoribus (aut aequa
de aequis praedicantur.
Q. Quae sunt quae maiora de minoribus praedicantur?)
5 S. {Illa quae sunt generaliora, ut animal de speciebus suis), id
est equo, boue et leone.
Q. Quae sunt quae aequaliter praedicantur?
S. Illa quae conuerti possunt, ut: quicquid homo risibile est,

12, 1/2 quot - tribus] cfr Boeth., In Isag.', II, 1, 48C" (p. 85,21). 2/6 commu
niter* - qualitate] cfr Porph., Isag., 8,8-17 (P- i445-lJi2). 8/9 ea - alterum) Ibid.,
8,17-19 (p. 15,4-6). 9 alterum] cfr Boeth., Ibid., 49A' (p. 86,14). 10/11 sepa
rabiles - sunt] cfr Porph., Ibid., 9,7-io (p. 15,17-21). 13/16 quae - moueri] cfr
Ibid., 9,10-14 (p. 15,21-16,1).
13, 1/6 quot - leone] cfr Porph., Isag., 7,4-6 (p. 13,5-7): "oportet autem aequa de
aequis praedicari ut hinnibile de equo, aut maiora de minoribus ut animal de ho-
mine". 7/8 quae sunt - possunt] cfr Boeth., In Isag.', I, 27, 46A""" (p.80,1-2).
8/9 quicquid - homo] cfr Ibid., 20, 36А*"0 (p. 61,7-8); Ibid., 27, 46АM-Вi (p. 80,5-
7)-

12, 8 alteratum] facit add. Porpb. uero] autem Porpb. 9 alterum] aliud
Porpb.

12, 1 differentia] differentiae V" 3 proprie] propriae V quando] Porpb.,


quomodo V moveri] correxi, movere V
13, 1 fit] correxi, sit V 2/5 aut' - praedicantur... illa - suis] conieci e.g., cfr
16, 2-3 ac 15, 6, от. V 5 equo] aequo V
i6 EXCERPTA ISAGOGARVM 13-15
quicquid risibile homo; quicquid passer est titinat, quicquid
10 hirundo est truzat, accipiter pipat, ciconia gloterat, merula zinzitat,
parrus tintipat, miluus iugilat, anser trinnit, lupus ululat, lynces
hircant, aries blaterat uel camelus, canis latrat, caper miccet, mus
mintrit, mustella didrat, asellus oncat, rana coaxat.
Q. Potest omnium praedicamentorum aequa esse diffinitio?
is S. Minime: animal ergo, quod maius est, quam maiorem habet
diffinitionem, quae est 'substantia animata atque sensibilis'; homi
nis uero diffinitio est 'animal rationale mortale risus et disciplinae
capax'.

14. Q. Ad quae praedicatur genus?


S. Ad plurima: ad speciem, ad differentiam, ad propria, ad
accidentia et ad indiuidua.
Q. Ad quae differentia?
5 S. Ad speciem, propria et accidentia, et ad indiuidua.
Q. Ad quae proprium?
S. Ad speciem, ad indiuidua et ad accidentia.
Q. Ad quae species?
S. Ad indiuidua et ad accidentia, et ad proprium suum.
10 Q. Ad quae accidens?
S. Et ad genus et ad speciem, ad differentiam, proprium et ad
indiuidua.

15. Q. Quid est genus?


S. Quod de pluribus et differentibus specie in eo quod quid sit
praedicatur.
Q. Quid est species?
5 S. Quod de pluribus numero differentibus in eo quod quid sit
praedicatur.
Q. Quid est differentia?

11 lynces] linces V 9/13 quicquid - coaxat] ukJe Introd., p. LXXXIII-


LXXXVII. 14 praedicamentorum - diffinitio?] cfr Boeth., Ibid., 20, 35B" "
(p. 60,2-3). 15/18 animal - capax] cfr Ibid., 35B^-C' (p. 60,4-7).
14, 1/13 ad quae - indiuidua] cfr Boeth., In Isag.', I, 16, 3оВ"-C* (p. 48,26-49,6).
15, 2/3 quod - praedicatur] Porph., Isag., 2,15-16 (p. 7,1-2). 5/6 quod- prae
dicatur] Ibid., 4,11-12 (p. 9,6-7).

15, 5 numero differentibus] et d. n. Porpb.

11 iugilat] correxi, uigilat V 13 coaxat] correxi, coayat V


EXCERPTA ISAGOGARVM 15-16 17
S. Quod de pluribus specie differentibus in eo quod quale sit
praedicatur.
10 Q. Quid est proprium?
S. Quod de pluribus numero differentibus in eo quod quale sit
praedicatur.
Q. Quid est accidens?
S. Quod de pluribus specie differentibus in eo quod quale sit
15 praedicatur.
Q. Quae est diffinitio magis generum?
S. Hoc magis genus esse dicitur quod semper genus sit, num-
quam species, et cuius superius nullum genus sit.
Q. Quae est diffinitio magis specierum?
20 S. Hoc magis species esse dicitur quod species semper sit,
numquam genus, et quod numquam diuidatur in species, et quod
in eo quod quid sit praedicatur.

16. Q. Quomodo 'ratione uti' de 'rationali' potest praedicari,


cum semper aut maiora de minoribus aut aequa de aequis praedi-
centur, minora autem numquam de maioribus, 'ratione uti' uero
minus esse uideatur quam 'rationale?
5 S. Hoc facillime soluitur. Nam 'ratione uti' non minus esse
uidebitur quam 'rationale', si naturam utriusque inspexeris. Ecce
enim quicquid rationale est aut ratione utitur aut ratione uti
potest. Sed quod ratione utitur aut sic semper utitur, ut non uti

8/9 quod - praedicatur] Ibid., 11,7-8 (p. 18.3-5). 16/22 quae - praedica
tur] Boeth., In Isag.', I, 24, 42A*"4 (p. 72,25-73,5).
16, 1/30 quomodo - praedicare] uide infra, Appendices, l/i. 1/4 quomodo -
rationale?] cfr Gerbertus Aureliacensis, De rationali et ratione uti, 1 - PL 139, 159D7-
160A* (ed. A. Olliers, Oeuvres de Gerbert, Clermont- Ferrand, 1867, p. 299): "...cum
maiora semper de minoribus praedicentur; minora de maioribus numquam...: quo
modo ergo 'ratione uti' praedicatur de 'rationali', cum maius esse uideatur 'ratio
nale' quam 'ratione uti?"; cfr etiam Boeth., In Isag.', 20, 35D''"'4 (p. 60,29-61,1).

8 specie differentibus] et d. s. Porpb. 17 hoc] от. Boetb. semper genus]


transp. Boetb. 18 cuius] quo Boetb. 20 hoc] rursus Boetb. esse dicitur]
est Boetb. quod] quae Boetb. 21 et quod] et iterum quae Boetb. diui
datur] diuiditur Boetb. 21 quod*] quae ad plurima numero differentia Boetb.

15, 8 specie] spetiae V


16, 3 autem] vero V numquam de maioribus] d.m.n. V uero] etiam V
6 uidebitur] uidebis V inspexeris] perspexeris V 7 quicquid] quidem
quod V 7/8 aut* - utitur'] V, от. V
i8 EXCERPTA ISAGOGARVM 16-17
ratione non possit, quemadmodum Deus; aut sic ratione utitur,
10 ut possit etiam ratione non uti, quemadmodum homo sanus et
prudens qui uigilando animum ratione gubernat, dormiendo per
somnia monstruosa relaxat. Quod autem ratione uti potest, aut sic
ratione uti potest, ut in actum ratiocinandi pervenire ualeat,
utpote iterum homo sanus et prudens qui a somno excitatus
15 animum ab inrationabili peruagatione somniorum reuocat et
debita ratione gubernat; aut sic ratione uti potest, ut, quamuis
possit, non tamen in actum procedat, ut homo daemoniacus, surdus
et mutus. Cum ergo haec ita sese habeant, siue sit Deus, siue homo
sanus et uigilans, siue homo sanus et dormiens, siue insanus et
2о mutus, de his semper ratione uti praedicabitur, aut actu, aut
potestate: actu quidem aut sempiterno, ut de Deo, aut potestate
deducto, ut de homine uigilanti; potestate uero aut in actum
prouenienti, ut de homine dormienti, aut non prouenienti, ut de
homine insano.
25 Q. Quomodo 'ratione uti' de eo potest praedicari qui non
utitur?
S. Hoc ne mireris, cum etiam scindi de tunica possit potestate
praedicari, etiamsi numquam scindi debeat. Cum ergo per omne
rationabile ratione uti aut actu aut potestate discurrat ut aequum
30 de aequo, ne timeas ratione uti' de 'rationali' praedicare.

17. Q. Potest ulla substantia disgregan ab alia?


S. Non in eo quod substantia est, sed per proprietates, ut
Socrates a Platone non differt substantiali differentia, sed proprie-
tatibus aliquibus.
5 Q. Erit recta diffinitio si maior est quam res quae diffinitur?
S. Minime, quoniam non solum illam rem amplectitur quam
diffinit, uerum etiam ceteras includit res.

17, 5 erit - diffinitur?] cfr Boeth., In Isag.', I, 20, 35B*"* (p. 59,21-24); Ibid., 35IV
(p. 60,1). 6/7 quoniam - diffinii] Ibid., 35В*"' (p. 59,24). 7 ceteras - res] cfr
Ibid., 35B'0"" (p. 60,1).

10 homo] от. V" 11 gubernat] V, gubernatum V 12 somnia] sonnia


V sic] от. V 13 N et praem. V pervenire] V, provenire V 14
excitatus] extractus V" 15 inrationabili] inrationali V 18 sit Deus] tramp.
V sive] sit add. V 20 aut'] V", от. V 21 actu] от. V ut] от. V
23 provenienti'] proveniendi V dormienti] correxi, dormiente V 23/
24 dormienti - homine] от. V 24 insano] insono V 27 scindi - potestate]
d.t.s. potestate possit V 28 etiamsi] ut praem. V 29 uti] V, от. V ae
quum] aequam Ve
17, S diffinitur] definitur V
EXCERPTA ISAGOGARVM 17 19
Q. Quid, si minor est diffinitio quam res quae diffinitur?
S. Curta est ac diminuta, quia quaedam sunt animalia quae
10 illius diffinitionis rationem subterfugere atque euadere possunt.
Q. Quid, si paria fuerint praedicamenta?
S. Semper sibi inuicem conuertantur: ut 'quicquid homo risi-
bile est' et 'quicquid risibile homo'.
Q. Quomodo uera fiet diffinitio?
i5 S. Si rem minorem diffinitioni prius dixeris, ut est 'homo', et
dicis eum 'substantiam animatam atque sensibilem' esse, tunc
maiori dif | finitione minori rei adhibita uerum dicis; si uero uis
conuerti et dicis 'substantiam animatam atque sensibilem' esse
'hominem', non omnino uerum. Potest enim substantia (animata
20 atque sensibilis) esse et homo non esse.
Q. Quid, si minor erit diffinitio re quae diffinitur?
S. Si, prius ponens diffinitionem, dicis 'res rationalis, mortalis,
risus et disciplinae capax animal est', omnino uerum dicis. Si uero
uis conuerti et maiorem rem prius ponis, dicens 'animal est res
25 rationalis, mortalis, risus et disciplinae capax', adhibita minori
diffinitione falsum dicis. Itaque, si maior quam res fuerit, si prius
dixeris rem, postea diffinitionem intuleris, uerum dicis. Si uero
prius diffinitionem dixeris, postea rem intuleris, falsum est.
Q. Quid, si aequa est diffinitio rei quae diffinitur?
30 S. Semper inuicem conuertantur: ut si dicas 'animal rationale,
mortale, risus et disciplinae capax homo est' et econtra 'homo est

8/9 quid - diminuta] cfr Ibid., 35C,4-D' (p. 60,17-19). 9/10 quaedam - pos
sum] Ibid., 35D4"* (p. 60,21-22). 11/12 paria - conuertantur] Ibid., 36А' *
(p. 61,4-5). 12/13 quicquid - homo] cfr Ibid., 36А*'10 (p. 61,8); uide supra, 13,7/8.
14 uera] cfr Ibid., 36A" (p. 61,9). 15/19 si - uerum] cfr Ibid., 36А"-В'
(p. 61,11-14); Ibid., 36В"-С (p. 61,23-62,2). 19/20 potest - esse] Ibid., 36B"
(p. 61,15-16). 21 si - diffinitur?] cfr Ibid., 36CЛ'0 (p. 62,8-9). 22/23 si - dicis]
cfr Ibid., 36C0" (p. 62,9-13). 23/24 si - ponis] cfr Ibid., 36D' ' (p. 62,15). 24/
25 dicens - capax] cfr Ibid., 36D4 7 (p. 62,17-19). 26/28 itaque- est] Ibid., 36D*"
(p. 62,20-23). 29/ЗО si - conuertantur] cfr Ibid., 37A'"' (p. 63,3-4). 30/32 ut -
capax] cfr Ibid., 37A7" (p. 63,8-12).

17, 9 quaedam sunt] transp. Boetb. 10 illius] istius Boetb. 12 sibi] ipsa
add. Boetb. conuertantur] conuertuntur Boetb. 19 substantia] et praem.
Boetb. 20 atque sensibilis esse] e. a. s. Boetb. 26 maior] est definitk) add.
Boetb. "in dixeris rem] transp. Boetb. uerum dicis] uera est Boetb. 28
falsum] falsa Boetb.

16 substantiam] ssubstantiam V 17 dif/finitione] correxi, dif/diffinitioni V


19/20 animata atque sensibilis] от. V, suppleui ex Boetbio 24 et] correxi
ex Boetbio, eo V dicens] correxi, dicis V 26 diffinitione] correxi, diffinitioni V
20 EXCERPTA ISAGOGARVM 17-20
animal rationale mortale, risus et disciplinae capax'. Ita semper,
ut diffinitiones uerae sint, neque plus neque minus oportet aptari.

18. Q. Quid, si quis dicit decem praedicamenta Aristotelis


unum genus posse habere quod est 'ens?
S. Minime uerum dicit: namque omnia quorum substantia
discrepat et quae inter se aequiuoce nominantur, ut ista genera
5 uocantur entia, numquam eiusdem generis continentiam sortiun-
tur.

19. Q. Quae est natura indiuiduorum?


S. Vt proprietates eorum in singulis solis constent, ut in indiui-
duis, et in nullis aliis transferantur; atque ideo de nullis aliis
praedicantur: ut Ciceronis proprietas, cuiuslibet modi fuerit,
5 neque in Platonem neque in nullum alium aliquando conueniet.
Proprietates autem uniuersalis hominis, quae sunt 'rationale, mor
tale, risibile', in pluribus et in singulis indiuiduis possunt euenire.

20. Q. Animal habet rationale et inrationale potestate an actu?


S. Potestate non actu.
Q. Quantum est inter potestatem et actum'
S. Quantum est inter hominem ridentem et hoc quod ridere

32/33 ita - aptari) Ibid., yjh"'4 (p. 63,12-14).


18, 1 si - decem] cfr Boeih., In Isag.', I, 24, 43B" (p. 74,I3). 2 unum - ens?] cfr
Ibid., 43c''' (p. 74,18-19). 3 namque omnia] Ibid., 43C (p. 74,19) 3/4 quo
rum - discrepat] Ibid., 43C-* (p. 74,21). 4 quae - nominantur] Ibid., 43C-4
(p. 74,19-20). 5 entia] cfr Ibid., 43B" (p. 74.14). 5/6 numquam - sortiuntur]
Ibid., 43c<"' (p. 74,20-21).
19, 1/7 natura - euenire) Boeih., In Isag.', I, 27, 47A",-Bi (p. 81,26-82,7).

20, 1/2 animal - actu] cfr Boeth., In Isag.', II. 4, 52A"-B* (p. 92,23-93,8). 3/5
quantum - rideat] cfr Ibid., 52В*"'0 (p. 93,9-ii): "tantum interest actus a potestate,
quantum homo ridens ab eo qui ridere possit, non lamen rideat".

33 oportet] in definitionibus add. Boetb.


18, 5 generis continentiam] transp. Boetb.
19, 2 ut] quod Boetb. eorum] indiuiduorum Boetb. 2/3 in singulis - in
diuiduis] in solis singulis indiuiduis constant Boetb. 3 transferantur] transferun-
tur Boetb. 4 ut Ciceronis] С enim Boetb. 5 Platonem - alium] Catonem
neque in Brutum neque in Catulum Boetb. 6 proprietates autem] at uero p.
Boetb. uniuersalis] от. Boetb. rationale] idem quod est praem. Boetb.
7 singulis] omnibus Boetb. euenire] et singulis conuenire Boetb.

18, 2 ens] eis Vх-

19, 2 transferantur] correxi, transferuntur V 5 Platonem] correxi, Platone V


EXCERPTA ISAGOGARVM 20-22 21
5 possit, non tamen rideat. Sic animal actu non habet illas differen-
tias, potestate uero habet: potest enim ex se rationale et inrationale
profundere, ipsum uero nihil horum est actu.

21. Q. Quid est proportio?


S. Cuiuscumque rei similis ad aliquam cognatam rem com-
paratio: ut, si compares duo ad quattuor, dupla proportio est, si
uiginti ad quadraginta, eadem dupla. Sub eadem ergo proportione
5 sunt quattuor ad duo sub quali quadraginta ad uiginti, quod
utrique duplex numerorum comparatio est
Q. Qualis proportio est generis et differentiae?
S. Qualis materiei et figurae. Species enim genere et differentiis
informantur, quemadmodum ex materia et figura fictio alicuius.
10 Q. Quid est genus in specie?
S. Quod aes est in statua.
Q. Quid in specie differentia?
S. Quod forma in statua.

22. Q. Differentiae iunctae efficiunt aliquid?


S. Sine dubio, (cum) sub (uno genere) positae (in diffînitio-

5 sic animal] cfr Ibid., 52В" (p. 93,12). 5/6 actu - habet] cfr Ibid., 52B"-C*
(p. 93,15-16). 6/7 potest - profundere] Ibid., 52C' (p. 93,16-17).
u, 1/6 proportio'- est) Boeth., In Isag.', II, 6, 53В'"7 (p. 95,3-8). 7/8 qualis -
figurae] cfr Ibid., 53B7"' (p. 95,8-10). 8/9 species - alicuius] cfr Ibid., 53В,0-"
(p. 95,11-14). 10/13 quid - statua] cfr Porph., Isag., 11,12-17 (p- 18,9-15); Boeth.,
Ibid., 52D''-53A" (p. 94,14-24).
22, 1 differentiae - aliquid?] cfr Boeth., In Isag.', II, 20, 65DM-66A' (p. 121,14-15).
2 sub - positae] cfr In Isag.', IV, 14, 129D' (p. 273,5); 130A* (p. 274,4-5); 130B*
(p. 274,15). 2/3 in - sumuntur] cfr Ibid., 130B" (p. 274,22-23): "...atque hae [scil,
differentiae] in definitionis parte sumuntur*; cfr etiam In Isag.', II, 7. 54B'"4 (p. 97,19-
23): "Atque ideo istae differentiae prosunt ad aliquid esse speciei illi cui fuerint ac-
commodatae et substantiae ipsius partes sunt. Nam cum homo ex his differentiis
const«, id est ex rationali et mortali. rationale et mortale solum positum pars est
substantiae hominis".

20, 6 et] atque Boetb.


21, 2 rei] illius praem. Boetb. cognatam rem] transp. Boetb. 3 ut] puta
add. Boetb. compares duo] transp. Boetb. si'] sin uero Boetb. 6 nu
merorum comparatio est] е. n. с Boetb.

21, 3 quattuor] correxi. III V 4 proportione] proportiones V 10 specie]


spetiae V 12 speciel spetiae V
22, 2/3 cum - sumuntur] conieci eg., subpositae non sumuntur V
22 EXCERPTA ISAGOGARVM 22-24
nis parte) sumuntur: nam 'rationalis' differentia iuncta 'mortali'
'hominem' informat.
5 Q. Species speciei iuncta efficit aliquid?
S. Minime.
Q. Quid, si quis dicit ex commixtione asini et equi mulum
procreari?
S. Verum dicit, si species non iunxerit: indiuiduum indiuiduo
10 (conuenit ad muli generationem, species autem speciei) conueniens
nihil efficit.

23. Q. Quot modis dicitur proprium?


S. Quattuor. Diciair enim proprium quod soli alicui speciei
accidit etsi non omni, ut homini geometrem esse uel medicum.
Dicitur et proprium quod omni accidit etsi non soli, ut hominem
5 esse bipedem. Dicitur et aliter proprium quod soli et omni et
aliquando, ut homini in senectute canescere. Quarto modo dicitur
proprium in quo concurrit et soli et omni et semper, ut homini esse
risibile: nam omnis et solus homo semper risibilis esse dicitur, non
quod semper rideat, sed quod aptus natus sit ad ridendum.

24. Q. Quid est accidens?


S. Quod adest et abest praeter corruptionem subiecti.
Q. In quot diuiditur?

3/9 nam - iunxerit] cfr In Isag.', 2, 21, 66A'" (p. 121.16-24). 9/11 indiui
duum - efficit] cfr Porph., Isag., 19,2-3 (p. 28.7-9): "quidam enim equus cuidam asino
permiscetur ad muli generationem, equus autem simpliciter asino numquam
conueniens perficiet mulum".
23, 1/2 quot - quattuor] cfr Boeth., In Isag.', II, 8, 54D" (p. 98,20) - Porph., Isag.
(transi. Marii Victorini), 12.15 (cfr transi. Boethii, p. 19.18). 2/8 quod - risibile]
Porph., Isag., 12,15-18 (p. 19,19-20,2). 8/9 nam - ridendum] cfr Ibid.. 12.8-19
(p. 20,2-3).
24, 1/6 accidens - Aetbiupi] Porph., Isag., 12,24-13,1 (p. 20,7-10).

23, 3 geometrem esse uel medicum] m. e. u. g. Porpb. 4 dicitur et proprium]


et Porpb. ut hominem] quemadmodum homini Porpb. 5 dicitur - proprium]
et Porpb. Ы1 quarto - proprium] quartum uero Porpb. 7 ut] quemadmo
dum Porpb.
24, 2 corruptionem subiecti] transp. Porpb.

7 equi] aequi V 9 iunxerit] iuncxerit V 10 conuenit - speciei] conieci


eg., от. V
24, 3 quot] correxi, quod V
EXCERPTA ISAGOGARVM 24-25 23
S. In duo, in separabile et inseparabile: namque dormire separa-
5 bile accidens est, nigrum uero esse inseparabiliter accidit coruo
(et) Aethiopi.
Q. Quare accidens dicitur inferri posse praeter subiecti corrup-
tionem, cum quaedam sint quae auferri nequeunt?
S. Haec diifinitio facta est potestate non actu, et intellegentia
10 non ueritate, non quia coruus nigredinem amittat, sed sine isto
colore ad intellegentiam nostram possit subsistere: potest enim
subintellegi albus coruus, Aethiops similiter albus sine substantiae
corruptione.

15. Q. Quam multiplex animae uis in uegetandis corporibus


deprehenditur?
S. Triplex. Quarum quidem una uitam solum corpori sub-
ministrat, ut nascendo crescat alendoque subsistat, nullum uero
5 rationis praestet sensum uel iudicium: et haec est herbarum atque
arborum, et quicquid terrae radicitus adfixum tenetur. Secunda
primam sibi in partem constituens sentiendi iudicium praebet:
omne enim animal quod sensu uiget, idem et nascitur et alitur.
Q. Quot sunt sensus?

7/8 quare - nequeunt?] cfr Boeth., In Isag.', II, 9, 55D"-56A* (p. 100,20-25).
9/11 baec- subsistere] Ibid., 56A'"7 (p. 100,26-101,31). 12 subintelligi] cfr
Ibid.. 56A' (p. 101.4-5).
25,1/79,18 uide infra, Appendices, II.
25, 1/4 animae - subsistat] Boeth., In Isag.', I, 1, 71A*4"* (p. 136,2-4). 4/6
nullum - tenetur] Ibid., 71B4'7 (p. 136,7-9). 6/7 secunda - constituens] cfr Ibid.,
71B7"' (p. 136,10-11). 7 sentiendi - praebet] Ibid., 71В' (p. 136,5). 8 omne -
alitur] Ibid., 71B^" (p. 136,12-13).

5/6 accidit coruo et Aethiopi] с et Ae. a. Porpb. 9 haec] ipsa add. Boetb.
diffinitio] de accidentibus add. Boetb. 10 coruus nigredinem amittat]
Aethiops et coruus colorem amittunt Boetb. 11 possit] possunt Boetb.
25, 3 quidem una] tramp. Boetb. 5 sensum uel] sensusue Boetb. et haec]
haec autem Boetb. 8 nascitur] et nutritur add. Boetb.

6et]om. V, suppleai ex Porpb. 9 intellegentia] intelligent V 10 non*]


nam V 11 colore] colеre V intellegentiam] intelligentiam V 12 subin
tellegi] subintelligi V
25, 1/2 corporibus deprehenditur] W Boetb., transp. V 3 quidem] от. W
uitam] W, uita V solum] solam W 7 primam] correxi, prima V iu
dicium] iuditium VW praebet] ut animalia add. W 8 enim] uero W
quod] от. W idem et] idem V, id est et W 9 quot] correxi, quod V
24 EXCERPTA ISAGOGARVM 25-26
10 S. Quinque: auditus, uisus, gustus, odoratus, tactus. De sexto
non est hic | dicere, qui est praescientiarum et qui fuit propheta- 4'
rum.
Q. Quae est tertia uis animae?
(S.) Quae secum priores alendi ac sentiendi uires trahit hisque
15 uelut famulis atque oboedientibus utitur: et ea tota in ratione est
constituta.
Q. Vbi uersatur illa tertia uis animae?
S. In rerum praesentium firmissima contenüone uel in absen-
tium intellegentia uel ignotarum inquisitione. Et haec tantum
20 humano generi praesto est.
Q. Quid est proprium illius animae quae inest humano generi?
S. Vt per ea quae sibi nota sunt ignota uestiget: et non solum
unumquodque an sit, sed quid sit eiiam et quale sit necnon cur
sit optet agnoscere.

26. Q. Cum actus sit humani animi ut semper aut in praesen


tium comprehensione aut in absentium intellegentia aut (in)
ignotarum inquisitione uersetur, quot sunt in quibus omnem
operam uis ratiocinantis animae inpendit?
5 S. Duo: unum quidem, ut rerum naturas certa inquisitionis
ratione cognoscat, alterum uero, ut ad scientiam prius ueniat quod
post grauitas moralis exerceat. Quibus inquirendis permulta esse
necesse est quae inuestigantem animum a recti itineris cursu non

13/20 tenia - est) Ibid., 71C"-72Ai (p. 137.4-9). 21 proprium) Ibid., 72A"
(p. 137,17). 22/24 ut- agnoscere) Ibid., 72A"" (p. 137,17-19).

26, 1/10 cum - mentitur) Boeth., In Isag.'. I, 2, 72B,-C' (p. 138,4-14)-

13 tertia uis animae?] u.a. I. Boetb. 15 et] от. Boetb. 18 in'] uel praem.
Boetb. 19 et] от. Boetb.
26, 1 actus] igitur hic praem. Boetb. 3 inquisitione] atque inuentione add.
Boetb. 4 ratiocinantis animae] transp. Boetb. 8 inuestigantem] uestigantem
Boetb. 8/9 itineris - deducant] itinere non minimum progressione deducant
Boetb.

13 tertia] correxi, tertiam V 14 secum] W Boetb., от. V 15 famulis] W,


familis V 19 intellegentia] intelligentia V 22 et] ut W 23 et] W Boetb..
uel V necnon] n(on) V" cur] cor Ve
26, 2 intellegentia] intelligentia V in'l Boetb., от. V 3 post uersetur add.
Q. V quot] W, quod V 4 uis] W Boetb., от. V ratiocinantis animae]
transp. W 8 grauitas moralis] transp. IP
EXCERPTA ISAGOGARVM 26-27 25
deducant, ut Epicuro euenit, qui athomis mundum constare putat
10 et honestum uoluptatem mentitur.
Q. Quare hoc eueniebat illi?
S. Quoniam, per inperitiam disputandi, quicquid ratione com-
prehenderat, hoc in res ipsas euenire putabat. Hic uero magnus est
error: neque enim ut in numeris ita etiam in rationibus (sese)
15 habet. In numeris enim quicquid in digitis recte computanos eue-
nerit, hoc in res ipsas euenire necesse est: ut, si ex calculo centum
esse contigerit, centum quoque res illi numero subiectas esse
necesse est. Hoc uero in disputatione non seruatur, ut quicquid
sermonum decursus inueniat, id natura quoque fixum teneatur.

27. Q. Vnde profecta est logicae peritia disciplinae?


S. Cum igitur ueteres saepe multis lapsi erroribus falsa quae-
dam sibi et contraria disputatione colligerent atque id inpossibile
uideretur, ut de eadem re conclusione facta contraria utraque
5 essent uera, et cum ambiguum esset cui ratiocinationi oporteret
credi, uisum est prius disputationis ipsius ueram atque integram
considerare naturam, qua cognita tum illud quoque quod per
disputationem inueniretur, an uere comprehensum posset intel-
legi: ac sic primum profecta est peritia logicae disciplinae.

12/19 quoniam - teneatur] Ibid., 72C*-73A* (p. 138,15-139,1).


27, 1 profecta - disciplinae?) Boeth., In Isag.', I, 2, 73В'"< (p. 139,14-15). 2/9
cum - disciplinae) Ibid., 73А,-В< (p. 139,6-15).

9 Epicuro euenit] in multis e. E. Boetb. 12/13 comprehenderat] com-


prehenderant (scil. Epicurus atque alii) Boetb. 13 ipsas] quoque praem. Boetb.
putabat] arbitrabantur Boetb. rationibus] ratiocinationibus Boetb. 16
hoc - est] id sine dubio in res quoque ipsas necesse est euenire Boetb. 18 in -
ut] non aeque in disputatione seruatur, neque enim Boetb. 19 inueniat] inue-
nerit Boetb. teneatur] tenetur Boetb.
27, 3 disputatione] in praem. Boetb. inpossibile] fieri praem. Boetb. 4
conclusione facta contraria] contraria conclusione f. Boetb. 5 uera] quae sibi
dissentiere ratiocinatio conclusisset add. Boetb. 5/6 et - credi] cuique ratioci
nationi credi oporteret esset ambiguum Boetb. 8 comprehensum] esset add.
Boetb. 9 ac sic primum] nine igitur Boetb. peritia logicae] transp. Boetb.

12 inperitiam] im(...) Ve; impericiam W ratione] enim in ratiocinat ¡one


W 13 hoc] ita W 14 sese] Boetb., от. V
27, 4 de eadem] deadem V/ 5 ratiocinationi] rationi W 6 disputationis
ipsius] transp. W 7 qua] Boetb., quia V, ut ea W 8/9 intellegi] intelligi V
9 sic] scrips!, si V
26 EXCERPTA ISAGOGARVM 27-28
10 Q. Quid est officium ipsius logicae?
S. Vt disputandi modos atque ipsas ratiocinationes inter-
noscendi uias paret, ut quae ratiocinatio (nunc) quidem uera,
nunc quidem falsa sit, quae uero semper falsa, quae numquam
falsa, possit agnosci.
15 Q. Vbi ipsa uersatur?
S. In ratione intellegendi.
(Q.) Quam multiplex uis est eius logicae?
S. Duplex: una in inueniendo, altera in iudicando. Vtriusque
princeps Aristoteles fuit.
10 Q. In qua parte maxime Stoici laborauerint?
S. Iudicandi uias diligenter persecuti sunt, id est eam scientiam
quam 'dialecticen' appellant. Inueniendi autem artem, quae
'topice' dicitur et ad usum potior erat et ordine naturae certe prior,
totam reliquerunt.

28. Q. Vtrum logica pars philosophiae an instrumentum est?


S. Quidam uolunt ut pars sit, quidam uero ut instrumentum.
Q. Quibus argumentis utuntur illi qui eam partem philo
sophiae putant?
5 S. His sane, dicendo philosophiam indubitanter habere partes

11/14 ut- agnosci] Ibid., 73В47 (p. 139,15-19). 17/18 uis... duplex] cfr Ibid.,
73В* (p. 139.18). 18 una - itidicando] Ibid., 73В*"' (p. 139,19-20). 18/19
tariusque - fuit] Ibid., 73В""4 (p. 139,23-24) - Cicero, Topica, 2,6. 20 Stoici la
borauerint?] Boeth., Ibid., 73ВM-C' (p. 139,24-140,1) - Cicero, Ibid. 21/24 iudi
candi- reliquerunt] Boeth., Ibid., 73c'"' (p. 140.1-5) - Cicero, Ibid.
28, 1/2 utrum - instrumentum] cfr Boeth., In Isag.', I, 3, 73C,4-'^ (p. 140,14-16);
uide supra, 3,6-7. 3/5 quibus - his] cfr Ibid.. 73D'"' (p. 140,18-19). 5/6 di
cendo - actiuam] Ibid., 73D'"* (p. 140,19-20).

11 ut] quae Boetb. 12 paret] parat Boetb. 12/13 nunc - falsa] nunc
quidem falsa, nunc autem uera Boetb. 18 una] quidem add. Boetb. 19
princeps] ut mihi quidem videtur add. Cic. 20 laborauerint] elaborauerunt Cic.
21 iudicandi] enim add. Cic. id est] от. Cic. 22 autem] от. Cic.
23 et'] quaeque Boetb., quae et Cic.
28, 5 dicendo] dicentes Boetb.

12 ratiocinatio] ratiocine(m) V nunc] Boetb., от. V 13 nunc quidem]


nun quidem V, nun q(u)idCem) e(st) Ve- l6 intellegendi] intelligendi V
23 topice] lopicae V
28, 3 utuntur] nituntur W
EXCERPTA ISAGOGARVM 28 27
speculatiuam atque actiuam. Quodsi speculatiua atque actiua
idcirco philosophiae partes sunt, quod de his sola philosophia
pertractet, propter eandem causam erit logica philosophiae pars,
quoniam philosophiae soli haec disputandi materia subiecta est.
10 Amplius: cum in his tribus philosophia uersetur cumque actiuam
et speculatiuam subiecta consideratione discernat, quod illa de
rerum naturis, haec de moribus quaerit, dubium non est quin
logica a naturali atque morali suae materiae proprietate distincta
sit.
15 Q. Vnde est tractatus logicae?
S. De propositionibus atque syllogismis et ceteris huiusmodi,
quae neque ea (quae de rebus speculator, id est physica, neque
ea) quae de moribus inuigilat, id est ethica, praestare potest.
Q. Quibus arguments utuntur illi qui eam instrumentum philo-
20 sophiae putant?
S. Non esse inquiunt similem logicae finem speculatiuae atque
actiuae partis extremo: utraque enim illarum ad suum proprium
finem spectat, ut speculatiua quidem cognitionem, actiua uero
mores ad instituta perficiat, neque enim altera refertur ad alteram;
25 logicae uero finis non potest esse absolutus, sed quodammodo cum
reliquis duabus partibus colligatus atque constrictus est.
Q. Quid enim in logica est quod suo merito debeat optari, nisi
quod propter inuestigationem rerum huius effectio artis inuenta
est?

6/9 quodsi- est] Ibid., 73D''-74A4 (p. 141.3-7). 10/18 cum - potest) Ibid.,
74A4" (p. 141,7-15). 19/20 quibus - putant?] cfr Ibid., 74B4'' (p. 141,20-21).
21/29 non- est?] Ibid., 74B*-C (p. 141,21-142,7).

7 quod] quia Boetb. 11 subiecta - discernat] considerationem subiecta di


scernant Boetb. 12 dubium non] iransp. Boetb. 13 logica] disciplina add
Boetb. 15 tractatus logicae?] Iransp. Boetb. 17/18 quae' - ea] quod neque
ea quae non de oratione, sed de rebus speculatur, neque actiua pars Boetb. 18
id est ethica] от. Boetb. praestare] aeque praem. Boetb. 23 finem] termi-
num Boetb. cognitionem] rerum praem. Boetb. 24 ad] atque Boetb.
enim] от. Boetb. 25 non potest esse] e. n. p. Boetb. 27 in logica est] e.
i. I. disciplina Boetb.

6 actiuam] octiuam V atquel et W 7 philosophiae partes sunt] p. s. ph.


W 8 pertractet] pertractat W philosophiae] philosoW...) Ve 9 subiecta
est] subdita sit W 10 uersetur] uersatur V 16 syllogismis] sillogismis V
17/18 quae' - ea] conieci e.g. ex Boetbio, от. V 23 spectat] spectanl W
24 perficiat] perfiat Ve , perfitiat Ve- enim] от. W (çfr. Boetb.) 25
uero] autem W 28 propter] praeter V
28 EXCERPTA ISAGOGARVM 28
30 S. Ideo ergo quoniam speculatiuae atque actiuae suus certus-
que finis est, logicae autem ad duas reliquas partes refertur extre-
mum, manifestum est non eam philosophiae partem, sed potius
instrumentum.
Q. Quomodo lis eorum discerneretur?
35 S. Tali ratione: nihil quippe impedit ut eadem logica partis uice
simul instrumentique fungatur officio. Quoniam enim ipsa suum
retinet finem isque finis a sola philosophia consideratur, | pars
philosophiae ponenda est; quoniam uero finis ¡He logicae, quem
sola philosophia speculatur, ad alias eius partes suam operam
40 pollicetur, instrumentum est philosophiae. Est enim finis logicae
inuentio iudiciumque rationum.
Q. Quomodo eadem potest pars poni et instrumentum?
S. Hoc non mirum uidebitur, si ad partes corporis animum
reducamus: nam manus ad tractandum sunt, oculi ad uidendum,
45 ceteraeque partes corporis proprium quoddam uidentur habere
officium; quod tamen si ad totius utilitatem corporis referatur,
instrumenta quaedam corporis esse comprehenduntur, quae etiam
partes corporis nullus abnuerit. Ita quoque logica pars philo
sophiae est, quoniam eius philosophia sola magistra est, supellex
so uero, quod per eam inquisita philosophiae ueritas inuestigatur.

30/33 ideo- instrumentum] Ibid., цС'0 (p. 142,11-14). 34/35 quomodo


- ratione] cfr Ibid., 74C" (p. 142,16-17). 35/41 nibil- rationum) Ibid., 74C-D7
(p. 142,17-24). 42/43 quomodo - uidebitur] cfr Ibid., 74D7"' (p. 142.24-25).
43/44 si- reducamus) Ibid., 74D'"'0 (p. 142,25-26). 44/50 nam - inuesti
gatur) Ibid., 74D"-75A* (p. 142, 28-143,7).

30 ideo ergo] atque ideo Boetb. 32 eam] esse add. Boetb. 35 impedit]
dicimus impedire Boetb. 38 ponenda] esse praem Boetb. 39 philosophia
speculatur] tramp. Boetb. 40 est philosophiae] esse philosophiae non negamus
Boetb. enim] autem Boetb. 44 nam manus] manus enim Boetb. sunt]
от. Boetb. 45 partes corporis] transp Boetb. 47 comprehenduntur] de-
prehenduntur Boetb. 48 corporis] esse Boetb logica] disciplina add. Boetb.
pars] quidem add. Boetb. 50 inuestigatur] uestigatur Boetb.

32 extremum] extremo autem W 35 impedit] W, impendit V eadem]


W Boetb., eam V 36 simul instrumentique] transp. W fungatur] W Boetb.,
fungantur V 37 a] W Boetb., ad V isque] hisque Wc 38 philosophiae]
filosophiae V quoniam uero] quando autem W 39/40 operam pollicetur]
transp. W 41 iudiciumque] iuditiumque V 44 ad tractandum] W Boetb., ad
tactum V sunt] ante ad scr. W 47 etiam] tamen W
EXCERPTA ISAGOGARVM 29 29
29. Q. Isagogae quid interpreta ntur?
S. Introductiones, quia ad categoriias quasi quaedam ianua
intromitrunt legentes.
Q. Qua intentione Aristoteles librum qui de decem praedica-
s mentis inscribitur composuit?
S. Vt infinitas rerum diuersitates quae sub scientiam cadere
non possunt paucitate generum comprehenderet: decem igitur
omnium rerum genera considerauit, id est substantiam et nouem
accidentia, quae sunt qualitas et cetera, quae sunt omnia suprema
10 genera omnibusque a se differentiis distributa sunt nec quicquam
uidentur habere communionis nisi tantum nomen, quoniam
omnia esse praedicantur: quippe 'substantia est', 'qualitas est',
similiter de aliis omnibus 'est' uerbum aequiuoce praedicatur.
Q. 'Est' significat in omnibus locis substantiam?
15 S. Minime. Nam cum dico 'homo est', substantiam significat;
cum dico 'qualitas est', 'quantitas est', accidens significat.
Q. Quae intentio fuit Porphyrio in isagogis?
S. Disputare de quinque rebus.
Q. Liber isagogarum ad quot utilis est?
20 S. Ad quattuor. Per illum enim praedicamentorum facilis co-
gnitio est, et diffinitionum integra assignatio, et diuisionum recta
perspectio, et demonstrationum uerissima conclusio.

29, 1/3 isagogae - legentes] cfr Boeth., In Isag.', I, 5, 14C7'0 (p. 15.2-4); uide su
pra, 1.24-26. 2 introductiones] cfr In Isag.', I, 4, 75A'0"" (p. 143, 11-12). 4/7
intentione- comprebenderet] Ibid., 75A'7-B* (p. 143,14-17). 7/9 decem- quali
tas] Ibid.. 75В'"" (p. 143.20-22). 9/10 quae* - genera] cfr Ibid.. 75В'-" (p. 143.23-
24). 10/13 omnibusque - praedicatur] Ibid., 75B"-C* (p. 144,1-5). 13 ae
quiuoce] cfr In Isag.', I, 24, 43c*" (p. 74,19-75,3): uide supra, 18.4. 17/18 quae -
rebus] cfr Boethius, In Isag.', I, 4, 76D*"i(p. 146,21-23); uide supra, 1,10-11. 19/
20 liber - quattuor] cfr Ibid., 5, 77В* (p. 147.17). 20/22 per- conclusio] Ibid.,
77Bé"' (p. 148,2-5).

29, 7 possunt] possent Boetb. 8 omnium rerum genera] genera rerum es.se
omnium Boetb. substantiam] unam praem. Boetb. 8/9 nouem accidentia]
transp. Boetb. 11 communionis] commune Boetb. 12 est'] quantitas est
add. Boetb. 13 similiter] et Boetb. aequiuoce] communiter Boetb. 20/
21 per - est] est enim per hoc opusculum (corpusculum ed.) et praedicamentorum
facilis cognitio Boetb. 22 uerissima] ueracissima Boetb.

29, 1 isagogae] ysagoge V, ysagogae W quid] ante isagogae scr. W 3 le


gentes] uenientes W 4 Aristoteles] Alistoles Ve 5 composuit] W, compuit
V 14 in] от. W 17 Porphyrio] Porphirio VW isagogis] sy(agogis) Ve ,
ysagogis Ve W 18 disputare post rebus scr. W 19 isagogarum] ysagoga-
rum V
ЗО EXCERPTA ISAGOGARVM 29-30

Q. Quae est illius principalis utilitas?


S. Facilem intellectum praebere ad categoriias, quamuis non
25 minores comites sint diffinitio, diuisio ac demonstratio.

30. Q. Quid ualet ad categoriias harum quinque rerum notitia?


S. Multum. Generis quidem cognitio ualet, quoniam oportet
ante praediscere quid genus sit, ut decem illa quae Aristoteles
ceteris ante posuit rebus genera esse possimus agnoscere.
5 Q. Quid speciei cognitio ualet?
S. Plurimum, ut quae cuiuscumque generis sit species possit
agnosci. Si enim quid sit species scimus, nullo errore turbabimus:
fieri enim posset, ut per speciei inscientiam saepe quantitatis spe
cies in relatione poneremus.
10 Q. Quid differentiarum scientia ualet?
S. Multum. Quomodo enim qualitatem a substantia uel
omnino cetera a se genera distare cognosceremus, nisi eorum
differentias uideremus? Quomodo autem discernere eorum dif-
ferentias potuissemus, si quid ipsa sit differentia nesciremus?
iS Q. Quid ualet notitia propra?
S. Plurimum. Quis ergo propria quae Aristoteles singulis prae-
dicamentis perquisiuerat cognoscere posset, si quid sit proprium
omnino nesciret?
Q. Quid accidentis cognitio ualet?
20 S. Plurimum. Nam quis dubitare potest quid prosit, cum
uideat inter decem praedicamenta nouem accidentis naturas uer-
sari, quae quomodo esse accidentia putaremus, si omnino quid sit
accidens ignoremus, cum praesertim nec differentiarum nec proprii
scientia nota sit, nisi accidentis naturam firmissima consideratione
25 teneamus? Fieri enim posset, ut differentiae loco uel proprii per
inscientiam accidens apponeretur, quod esset uitiosissimum.

23/24 quae - categorías] cfr Ibid., лС" (p. 148,12-14). 24/25 quamuis -
demonstratio) Ibid., 77O 7 (p. 148, 14-15).
30, 1 quid - notitia?] cfr Boeth. In Isag.', I, 6, 78D'"' (p. 151,11-12). 2/14 gene
ris - nesciremus?] cfr Ibid., 78D'-79A" (p. 151,12-152,8). 16/17 propria - posset]
cfr Ibid., 79A,,-B* (p. 152,11-12). 21/22 inter - uersari] cfr Ibid., 79C" (p. 153,4-5).

24 quamuis] licet Boetb. 25 comites sint] transp. Boetb.

30, 4 possumus] possimus W0c 6 quae] VC Boetb., от. V 8 posset] W,


possit V speciei inscientiam] transp. W 9 in relatione] sub reuelatione V/
12 a se] W, asse V 14 ipsa sit] transp. W 15 notitia] notitio V 17
perquisiuerat] perquisierat V 23 praesertim] persertim V proprii] W, pro-
priis V 24 scientia nota sit] n. sit sc. W
EXCERPTA ISAGOGARVM 31 31
31. Q. Quare Porphyrius altiores quaestíones dicere fugit,
dicendo: 'altiores quidem quaestíones sponte refugiam, simplicio-
res uero mediocriter coniectabo?
S. Vt difficultate quaestíonum animum lectoris non exterreret
s et quia introductionem scribebat.
Q. Quid significat 'necessarium?
S. In latino sermone plura, sicut in graeco àvaynalov. Diuersa
enim significatione Marcus Tullius dicit 'necessarium' suum ali-
quid esse, atque nostrum, cum nobis dicimus esse necessarium ad
10 forum descendere, qua in uoce quaedam utilitas significatur; alia
quoque significatio est, qua dicimus solem necessarium esse moue-
ri, id est necesse est. Illa quidem significatio prima ab hoc 'necessa-
rio' aliena est quod Porphyrius ponit. Hae uero duae huiusmodi
sunt, ut inter se certare uideantur quae huius loci optineat signifi-
15 cationem, in quo dicit Porphyrius 'cum sit necessarium, Chrysa-
ori\
Q. Quae tamen harum huic loco congruit?
S. Vtraque, ut uidetur. Nam summe utile est ad ea quae
superius dicta sunt de genere et de ceteris disputare, et summa
20 necessitas, quia, nisi haec praecognita sint, ad quae ista parantur

31, 2/3 altiores- coniectabo?) Boeth., In Isag.', I, 5, 77D'"4 (p. 149,4-5) - Porph.,
Isag. (transi. Marii Victorini), 1,8-9. 4 ut - extrerreret] cfr Boeth., Ibid., 10, 82В'"i
(p. 159,10-11). 5 quia introductionem scribebat] Ibid., 5, 77D*"' (p. 149,3-4).
6/16 significat- Cbrysaori] Ibid., 5, 77D'0-78A' (p. 149,10-21). 17/18 huic -
uidetur] cfr Ibid., 78A"" (p. 150,2). 18/21 nam - cognosci] Ibid., 78A"-B'
(p. 150,2-5).

31, 2 quidem] от. Boetb. 5 quia] quoniam Boetb. 8/9 aliquid esse] transp.
Boetb. 9 dicimus esse necessarium] n. e. d. Boetb. 12 illa] et praem. Boetb.
significatio prima] transp. Boetb. 12/13 ab - ponit] praetermittenda est,
omnino enim ab eo necessario quod hic Porphyrius ponit aliena est Boetb. 18
summe] et praem. Boetb. 19 de*] specie et Boetb, 20 necessitas] est praem.
Boetb. haec praecognita sint] s. h. ante p. Boetb. ad] ilia praem. Boetb.
parantur] praeparantur Boetb.

31, 1 Porphyrius] Porphirius V, Porfirius W dicere fugit] refugit W 4 non]


nos W 7 àvayicaCovl ANATAION VW 8/9 aliquid] V Boetb. (nonnulli
codd.), aliquem Boetb. (ed.), от. W: uide app. crû. ed. Brandt, p. 149,13 9 no
bis dicimus] transp. W 10 significatur] designatur W 11 significatio est] si-
gnificationem Ve 12 significatio] significat W 12/13 necessario aliena est]
a.e.n. W 13 Porphyrius] Porphirius V uero] e praem. V 14 certare ui
deantur] WBoetb., transp. V significationem] significatum W 15 Porphyrius]
Porphirius V, Porfirius W 15/16 Chrysaori] Trisaron V 18 summe] summae V
32 EXCERPTA ISAGOGARVM 31-33

non possunt cognosci. Non tamen a Porphyrio ea significatione est


positum 'necessarium' qua significan uellet necessitatem ac non
potius utilitatem. Neque enim sic quisquam utitur ratione, ut
aliquam necessitatem referri dicat ad aliud: necessitas enim per se
25 quiddam est, utilitas uero semper ad id quod utile est defertur;
ut hic quoque: ait enim 'cum sit necessarium, Chrysaori, et ad eam
quae est apud Aristotelem praedicamentorum doctrinam'.
Q. Quid, si hoc 'necessarium' utile intellegamus et nomine ipso
uertamus dicendo: 'cum sit utile, Chrysaori?
30 S. Recte intellegentiae sermonum ordo conuenit. Quamquam
enim sit summa necessitas his ignoratis non posse | ad ea ad quae 5'
hic tractatus intenditur perueniri, non tamen hic de necessitate
dictum est 'necessarium', sed potius de utilitate.

32. Q. Quid optinet maximum locum decem praedicamento


rum?
S. Accidens, quod proprio nomine nouem praedicamenta cir-
cumdet.

33. Q. Quid prodest istarum quinque rerum cognitio ad dif-


finitionum assignationem?
S. Multum. Et hoc facile cognosci potest, si prius fiat rationum

21/23 non' - utilitatem] Ibid., 78В"" (p. 150,11-13). 23/27 neque- doctri
nam] Ibid., 78В"-C' (p. 150.15-20). 28/29 si- Cbrysaori:-] Ibid., 78c'"' (p. 150.20-
22). 30 recte - conuenit] cfr Ibid., т8C7"* (p. 151,1-2). 30/33 quamquam -
utilitate] Ibid., 78C-D' (p. 151,6-9).
32, 1/4 optinet- circumdet] Boeth., In Isag.', I, 6, 79Bi4-C' (p. 153,4-6).

33, 1/22 ad- informatur] Boeth., In Isag.', I. 7, 790-D'' (p. 153,8-154.2).

21/22 a - positum] ea significatione hic a Porphyrio positum est Boetb.


22 necessarium] от. Boetb. significari uellet necessitatem] n. s. u. Boetb.
23 sic quisquam] quisquam ita Boetb. 28 nomine] id praem. Boetb. 29
dicendo] dicentes Boetb. 32 hic de necessitate] d. n. h. Boetb.
32, 3/4 circumdet] circumdat Boetb.
33, 3/4 fiat rationum substantiae diuisio] s. r. d. f. Boetb.

21 Porphyrio] Porphirio V 25 utile] ad praem. V defertur] Boetb.


(nonnulli codd), refertur Boetb. (ed.), differtur V 26 Chrysaori] Crisarori V
29 Chrysaori] Crisarori V 33 sed] et non W
33, 3 multum] Vя* '-
EXCERPTA ISAGOGARVM 33-34 33

substantiae diuisio. Substantiae ratio alia in descriptione ponitur,


5 alia in diffinitione. Sed ea quae in descriptione est proprietatem
quandam colligit huius rei cuius substantiae rationem prodit, ac
(non) modo quod monstrat proprietate informat, uerum etiam ipsa
fit proprium, quod in diffinitione quoque euenire necesse est. Si
quis enim quantitatis rationem prodere uelit, dicat licebit: 'quanti-
10 tas est secundum quam aequale atque inaequale dicitur'. Sicut igitur
proprietatem quantitatis in ratione posuit quantitatis et ipsa tota
ratio quantitatis propria est, ita descriptio et proprietatem colligit
et propria fit ipsa descriptio. Diffinitio uero ipsa quidem propria
non colligit, sed ipsa quoque fit propria diffinitio. Nam qui
is substantiam monstrat genus differentiis iungit et ea quae per se
sunt communia atque multorum in unum redigens uni speciei
quam diffinit reddit aequalia. Ita igitur ad descriptionem utilis
est proprii cognitio, quoniam proprietas sola in descriptione colligi-
tur, et ipsa fit propria, sicut diffinitio quoque; ad diffinitionem
20 uero genus utile est, quod primum ponitur, et species, ad quam
genus illud aptatur, et differentiae, quibus iunctis species informa-
tur.

34. Q. Quot modis fit omnis diffinitio?


S. Quindecim. Est primus diffinitionis modus ex genere dif-
ferentiisque subsistens, uelut hic: 'homo est animal rationale mor-

34, 1/2 quot - quindecim] cfr Alcuinus, De dialectica, 14 - PL 101, 967А7"*. 2/


5 ex - differentiae] Boethius, In Tópica Ciceronis Commentaria, III - PL 64,
1098D'"; cfr Marius Victorinus, De defi n ition ibtis- PL 64, 8^C''-DM (ed. T. StangI,
Tulliana et Mario-Victoriniana, München, 1888, p. 7,14-26); Cassiodorus, Institutio-
nes, II, 14 - PL 70, 1I73D*"' (ed. R. A. B. Mynors, p. 120,13-19); Isidorus Hispalensis,
ß.rmologiae, II, 29, 2 - PL 82, i4SD*-149A4; Alcuinus, Ibid., 967А,в-В*.

4 alia] quidem add. Boetb. 5 alia] uero add. Boetb. 6 huius] eius Boetb.
7 quod monstrat proprietate] p. id q. m. Boetb. 8 diffinitione] definitionem
Boetb. euenire] uenire Boetb. 9 prodere] reddere Boetb. 1 1 proprieta
tem] quidem add. Boetb. 12 quantitatis] ipsius praem. Boetb. 20 utile est]
от. Boetb. 21 iunctis] cum genere add. Boetb. 21/22 informatur] definitur
Boetb.

5 diffinitione] diiffinitione Ve 6 substantiae] sui(us) praem. V 7 non]


Boetb., от. V 10 est] W Boetb., от. V atque] W Boetb., et V 11 proprie
tatem quantitatis] tramp. W 13 propria fit ipsa] i. f. p. W uero] autem au-
tem W 15 per] pro W 18 est proprii cognitio] W Boetb., propriii c. e. V
quoniam] quando W proprietas] propriettes W
34, 2 est] et praem. W diffinitionis modus] transp. W
34 EXCERPTA ISAGOGARVM 34
tale'. Hic enim 'animal' genus est, 'rationale' uero et 'mortale'
5 differentiae.
Q. Qui est secundus modus diffinitionis?
S. Qui substantiales partes sumens genus non adicit, uelut si
quis dicat: 'homo est quod rationali conceptione uiget mortalitati-
que subiectum est'. Hic igitur genus positum non est, sed differen-
i0 tiae substantiales.
Q. Qui tertius modus est diffinitionis?
S. Qui fit ex nominis interpretatione, ut si quis dicat: 'quid est
conticescere?', et respondeatur: 'tacere'.
Q. Qui est quartus modus diffinitionis?
15 S. Qui pluribus accidentibus in unum coniunctis efficitur, ut si
quis luxuriosum uelit diffinire dicens: 'luxuriosus est qui de pluri
bus et non necessariis sumptibus in delicias affluit et in libidinem
fertur effusior'. Haec enim omnia coniuncta luxuriosum uidentur
efficere, singula uero minime,
20 Q. Qui est quintus diffinitionis modus?
S. Qui pluribus quidem qualitatibus designatur, accidentibus
tamen, ita ut singulae qualitates, etiamsi non coniungantur, pos-

7/10 substantiales - substantiales] Boeihius, Ibid., io^B'-4-7""'; cfr M. Victori-


nus, Ibid., 902A"-B'i (p. 17,9-19); Cassiodoms, Ibid., H73DM-1174A' (p. 120,19-121,5);
Isidoais, Ibid., 3, 149A'"4; Alcuinus, Ibid., 967В'-": apud Boethium modus iste quar
tus numeratur, apud alios secundus. 12 ex nominis interpretatione] cfr Boe
ihius, Ibid., I099A4': "ad uerbum... cum pro nomine redditur nomen". 12/13
ut- tacere) Boethius, Ibid., I099Ai"*; cfr M. Victorinus, Ibid., 903D7-9o4A7 (p. 20,22-
21,11): Cassiodorus, Ibid., i174B"-C4 (p. 121.23-122,2); Isidorus, Ibid., 6, 49О""; apud
Boethium modus iste secundus numeratur, apud alios quintus, deest apud Alcui-
num. 15/19 pluribus - minime] Boethius, Ibid., 1099c'"'; cfr M. Victorinus,
Ibid., 903В'-C" (p. 19,19-20,14); Cassiodorus, Ibid., ^4В»'" (p. 121,14-23); Isidorus,
Ibid.. 5. I49B*-C'; apud Boethium modus iste sextus numeratur, apud alios quartus,
deest apud Alcuinum. 21/26 pluribus - cetera) Boethius, Ibid., i099Bie-C*; cfr
M. Victorinus, Ibid., 902C-903B4 (p. 18,13-19.18); Cassiodorus, Ibid., i174A,0-B'
(p. 121, 8-14): Isidorus, Ibid.. 4, 149A"-B7; Alcuinus, Ibid., 967B"'"; apud Boethium
modus iste quintus numeratur, apud alios tertius.

34, 7 partes] differentias Boetb. 12 ut si quis dicat] uelut si dicat aliquis Boetb.
15 accidentibus in unum] i. u. a. Boetb. l6 uelit diffinire] transp. Boetb.
de] от. Boetb. 18 haec] от. Boetb. enim omnia] transp. Boetb.

8/9 mortalitatique] Boetb., mortalique VXP 15 pluribus] pro(...) Ve , de


praem. W in unum] от. W 17 necessariis] necessarius V sumptibus
anted' scr. W delicias] W Boetb., deliciis V 21/22 designatur, accidentibus
tarnen] a. t. d. W 22 qualitates] W Boetb., qualitatis V 22/23 possint] W
Boetb., possunt V
EXCERPTA ISAGOGARVM 34 35

sint tamen quod demonstratur efficere, ut: 'homo est ubi pietas,
ubi aequitas, uel rursus ubi malitia et uersutia esse possunt'. Nam,
25 etsi cetera nullus adiungat, sufficit ad demonstrandum hominem
dicere: 'ubi pietas inesse potest' uel 'ubi iustitia', et cetera.
Q. Qui est sextus modus diffinitionis?
S. Qui fit eo modo, ut ad signandam differentiam proponatur
in his rebus quae in discreto fine coniunctae sunt: ut, si quis
30 dubitet Nero imperatorne an tyrannus fuerit, dicit eum tyrannum
fuisse, quoniam crudelis fuerat atque inpurus. Haec enim differen
tia tyrannum ab imperatore seiungit.
Q. Qui est septimus modus diffinitionis?
S. Qui fit ex propriis nominibus, ut hic: 'Aeneas est Veneris et
35 Anchisae filins'.
Q. Qui est octauus modus diffinitionis?
S. Qui fit ex priuatione contradi, ut: 'bonum est quod malum
non est'.
Q. Qui est nonus modus diffinitionis?
40 S. Qui fit exemplificatione, ut, cum uolumus designare quid

28/32 ut - seiungit] Boethius, Ibid., 1099C'0"; cfr M. Victorinus, Ibid.,


904A7-D* (p. 21,12-22,2); Cassiodorus, Ibid., i174C,"0 (p. 122,2-7); Isidorus, Ibid.. 7,
149C-D*; Alcuinus, Ibid., 967C4"*; apud Boethium modus iste septimus numeratur.
apud Alcuinum quartus, apud alios sextus. 34 ex propriis nominibus] cfr Boeth.,
Ibid., \099D*™: nantum propriis nominibus apiari potest". 34/35 Aeneas- fi
lias) Boethius, Ibid., 1099D": cfr M. Victorinus, Ibid., 9o6A'0-B" (p. 25.16-26,6); Cas
siodorus, Ibid., i175A*"" (p. 123,6-8); Isidorus, Ibid., 10, i5oA'^B4; apud Boethium
modus iste decimus numeratur, apud alios nonus, deest apud Alcuinum. 37/
38 fit- est] Boethius, Ibid., ic^D7"*: cfr M. Victorinus, Ibid., 904D7-905B7 (p. 23,9-
24, 10); Cassiodorus, Ibid., H74D'"' (p. 122,13-22); Isidorus, Ibid., 9, i5oA"''4; Alcui-
nus. Ibid., 967C'0"; apud Boethium modus iste nonus numeratur, apud Alcuinum
quintus, apud alios octauus. 40 exemplificatione] cfr Boethius, Ibid., 1099A7.
40/41 ut- bomo] Boethius, Ibid., 1099A""'; cfr M. Victorinus, Ibid., 9o6B"-C'
(p. 26,7-11); Cassiodorus, Ibid., i^5B'"' (p. 123,12-19); Isidorus, Ibid., 11, 150В4"': apud
Boethium modus Ute tertius numeratur, apud alios decimus, deest apud Alcuinum.

23 pietas] est add. Boetb. 25 demonstrandum] ostendendum Boetb. 26


et] uel Boetb. 29/30 quis dubitet] transp. Boetb. 31 fuerat] fuerit Boetb.
inpurus] intemperans Boetb. 31/32 differentia] adiuncta praem. Boetb.

24 uel] et W Boetb. (nonmilli codd.: uide Stangl, p. 18, app.font.) et] uel
W esse] W Boetb., inesse V 25 cetera] caerata V 30 imperatorne] ne
imperator W an] W Boetb., aut V tyrannus] tirannus V tyrannum] tiran-
num V 31 fuisse, quoniam] fuerit dicit eum tyrannum fuisse, quia U" fuerat]
fuit W 34 fit] W Boetb., от. V nominibus] W Boetb., от. V 40 exempli
ficatione] W, exemplum signifiait ¡one V х-, exempli significatione Vx; exempli
gratia Boetb.
36 EXCERPTA ISAGOGARVM 34

est substantia, exempli gratia dicimus: 'ut homo'.


Q. Qui est decimus modus diffinitionis?
S. Qui fit ex quadam laude, ut: 'lex est mens et animus et
consilium et sententia ciuitatis'.
45 Q. Qui est undecimus modus diffinitionis?
S. Qui fit ex relatione, ut, cum dicitur: 'quid est pater?',
respondetur: 'cui filius est'.
Q. Qui est duodecimus modus diffinitionis?
S. Qui fit per indigentiam pleni, ut: 'quadrans est cui dodrans
50 deest ut sit assis'.
Q. Qui est tertius decimus modus diffinitionis?
S. Quem solet causa efficere, ut, cum dicimus: 'quid est dies?',
respondetur: 'sol super terram'. Causam enim, id est solem, pro
re ipsa cuius causa est interposuimus atque ita diem diffinitione
55 monstrauimus.
Q. Qui est quartus decimus modus diffinitionis?
S. Qui fit per proportionem, ut si quis dicat: 'homo est minor
mundus'. Sicut enim mundus ratione regitur, ita quoque, quo-

43 ex quadam laude] cfr Boethius, nooA': "per quamdam laudem". 43/


44 ut- civitatis] Boethius, Ibid., nooA''; cfr M. Victorinus, Ibid., 906C" (p. 26,15-
27.1); Cassiodorus, Ibid., 1174B '4-C' (p. 123,23-124,2); Isidorus, Ibid., 13, i5oB''-C*; Al-
cuinus. Ibid., 967D""; apud AJcuinum modus iste septimus numeratur. apud Boe-
thium et alios duodecimus. 46 ex relatione] cfr Boethius, Ibid., iiooB': "a rela-
tionibus". 46/47 cum - est] Boethius, Ibid., iiооВ'"*; cfr M. Victorinus, Ibid.,
907B"-C' (p. 28,9-12); Cassiodorus, Ibid., i175CM-D' (p. 124,10-14); Isidorus, Ibid., 15,
i5oC"-D'; apud Boethium et alios modus iste quartus decimus numeratur, deest
apud Alcuinum. 49/50 fit- assis] Boethius, Ibid., 1099D""; cfr M. Victorinus,
Ibid., 906C*"* (p. 26.12-14); Cassiodorus, Ibid., 1175B"-" (p. 123,20-23); Isidorus, Ibid.,
12, isoB'0"'4; Alcuinus, Ibid., 967D""'0; apud Alcuinum modus iste sextus numeratur,
apud Boethium et alios undecimus. 52 quem - efficere] cfr Boethius, Ibid.,
nooB*'. 52/55 ut- monstrauimus] Boethius, Ibid., nooB'"*; cfr M. Victorinus,
Ibid.. 907C'"Чp. 28,13-29,2); Cassiodorus, Ibid., i175D4-7(p. 124,15-17); Isidorus, Ibid.,
16, i5oD'-15iA'; apud Boethium et alios modus iste quintas decimus numeratur,
deest apud Alcuinum. 57/60 per - potest] Boethius, Ibid., 1100A" "; cfr M.
Victorinus, Ibid., 907B'" (p. 28,1-8); Cassiodorus, Ibid., 1175c"'" (p. 124,5-10): Isido
rus, Ibid., 14, 150C7"'4; Alcuinus, Ibid., 968A'"'; apud Alcuinum modus iste octauus
numeratur, apud Boethium et alios tertius decimus.

47 filius est] transp. Boetb.

46 dicitur] dicimus W 50 deest] dedest Ve 52 cum] si W 53


respondetur] W Boetb., respondeatur V 57 S.] \,шр- ' proportionem] por-
tionem W
EXCERPTA ISAGOGARVM 34-36 37
niam homo multis partibus iunctus habet tamen in omnibus
60 rationem ducem, minor mundus dici potest.
Q. Qui est quintus decimus modus diffinitionis?
S. Qui fit per translationem, ut: 'adolescentia est flos aetatis'.
Q. Qui modus supra dictarum diffinitionum integerrimus est
atque perfectissimus?
65 S. Ille qui ex substantialibus efficitur partibus. Alii uero omnes
abusiue dicuntur: et idcirco diffinitiones uocantur quod quoquo-
modo rem subiectam possint ostendere.

35. Q. Si supradicti omnes modi diffinitiones sunt, ubi tunc


descriptiones sunt quarum superius facta est mentio?
S. Nihil disconuenit descriptionem uocare diffinitionem. Nam
diffinitio maior est, atque idcirco descriptionem nomine suo con-
5 tinet atque cohercet. Sicut enim quicquid homo est animal potest
uocari, ita quicquid descriptio est diffinitio potest uocari. Sicut
igitur animal est maius homine, ita diffinitio descriptione. lure
igitur omnes supradicti modi communi nomine diffinitiones nun-
cupantur.

36. Q. Quam utilis est hie liber ad di|uisionem faciendam? 5v


S. Sic utilis, ut, praeter earum rerum notitiam de quibus in hac
libri serie disputatur, casu fiat potius quam ratione diuisio. Hoc
manifestum erit, si diuisionem ipsam diuidamus, id est si nomen
s ipsum diuisionis in ea quae significat partiamur.

62/63 per- aetaris) Boethius, Ibid., 1099D'"*; cfr M. Victorinus, Ibid., 904B"-C"
(p. 22,7-15); Cassiodorus. Ibid., II74C"-D* (p. 122,7-13); Isidoras. Ibid., 8, I49D450A7;
apud Boethium modus ¡ste octauus numeratur, apud alios Septimus, deest apud
Alcuinum. 63/66 integerrimus - dicuntur] cfr Boethius, Ibid., 1096В'*: cfr etiam
Ibid., 1096C"", 1098D7"'; M. Victorinus, Ibid., 907C"-D' (p. 29,9-11).
35, 6 quicquid - uocari] uide supra, 9,15-16. 7/9 iure - nuncupantur] cfr Ma-
rius Victorinus, De definitionibtis - PL 64, 898A"-B7 (ed. StangI, p. 11.4-2).
36, 1/5 utilis - partiamur) Boeth., In Isag. *, I, 8, 8oA*"" (p. 154.9-13).

36, 2 sic] tam Boetb. rerum notitiam] scientiam rerum Boetb. 3 diuisio]
partitio Boetb. hoc] autem add. Boetb.

59 iunctus] est add. W 62 adolescentia est] W Boetb., est adolescentia V


66 et] sed U7 67 possint] correxi, possit V
35, 4/5 continet] ctinet V 7 est maius] tramp. W 8 communi] cu(m)muni V
36, 5 partiamur] partimur V
38 EXCERPTA ISAGOGARVM 36

Q. Quot modis fit omnis diuisio?


S. Pluribus. Fit namque diuisio generis in species, ut cum
dicimus: 'coloris aliud est album, aliud nigrum, aliud uero
medium'. Rursus dicitur diuisio quotiens uox plura significans
i0 aperitur, ut si quis dicat: 'nomen canis plura significat, et hunc
latrabilem canem et caeleste sidus et marinam bestiam', quae
omnia a se diffinitione disiuncta sunt. Diuidi autem dicitur quo
tiens totum in partes proprias separatur, ut cum dicimus: 'domus
aliud sunt fundamenta, aliud parietes, aliud tectum'. Et haec
is quidem triplex diuisio secundum se partitio nuncupatur.
Q. Potest aliter fieri diuisio?
S. Potest, secundum accidens. Et ea quoque fit tripliciter: aut
cum accidens in subiecta diuidimus, ut dico: 'bonorum alia sunt
in animo, alia in corpore'; uel rursus cum subiectum in accidentia,
20 ut: 'corporum alia sunt alba, alia nigra, alia medii coloris'; aut
cum accidens in accidentia separamus, ut cum dicimus: 'liquen-
tium alia sunt alba, alia nigra, alia medii coloris', et rursus: 'al-
borum alia sunt dura, alia liquentia, quaedam mollia'. Cum (in)
superiore secundum se triplici partitione sit una diuisionis forma
25 genus in species separare, id praeter generum scientiam fieri nullo
modo potest, neque uero praeter differentia ru m diuisionem sumi.
Q. Possunt illa quae praeposita uox designat una diffinitione
concludi?
S. Minime. Nam aequiuoca sunt quae uniuoca non sunt: una
30 diffinitione minime concluduntur. Quod cum ita sit manifestum
est illam uocem aequiuocam esse, et nec ita communem his de

7/15 fit- nuncupatur] Ibid., 8oA"-B* (p. 154,13-23). 17 secundum acci


dens) Ibid., 8oB' (p. 155,1). 17/23 ea - liquentia] Ibid., 8oB'-C (p. 155.1-8).
23/26 in - sumi] Ibid., 8оC4"' (p. 155,10-13). 27/28 possunt- concludi?}
Ibid., 80D4-i (p. 155,22-156.1). 31/32 illam - genus] cfr Ibid., 8oDw (p. 156,2-3).

7 fill est Boetb. 9 dicitur diuisio] diuisio est Boetb. 10 aperitur] et quam
multa sint quae ab ea significantur ostenditur add. Boetb. 11 canem] quadru-
pedemque Boetb. 12/13 quotiens] et praem. Boetb. 18 ut dico] ut cum dico
Boetb. 20 aut] rursus Boetb. 25 id] neque add. Boetb. nullo] ullo Boetb.
26 diuisionem] quas necesse est in specierum diuisione Boetb.

8 aliud'] aliut V 9 rursus] risus V 12 diuidi] diui V 15 partitio]


partido VW 19 in animo, alia in corpore] in c, alia in a. W 21 in] Boetb.,
от. V 23 alia' - mollia] Boetb., alia mollia, quedam liquentia V, alia liquentia,
alia mollia W 23/24 in superiore] Boetb., superiorem V 24 partitione] par-
ticione V 25 idl'id (est) V 26 sumi] sum V 29 uniuoca] unic(...) Ve-
EXCERPTA ISAGOGARVM 36-37 39
quibus praedicatur ut genus. Si igitur ex diffinitione manifestum
fit quid genus sit, quid uero nomen aequiuocum, diffinitio uero
per genera differentiasque discurrit, quisquamne dubitare potest in
35 hac diuisionis forma plurimum huius libri auctoritatem ualere?
Q. Cur non quisquam dicit fundamenta, parietes, et tecta
potius species esse domus quam partes?
S. Minime hoc dici potest. Nam manifestum est aliam diuisio-
nem esse generis in species, aliam totius in partes. Conuenire
40 autem nomen generis singulis speciebus ostenditur per id, quod et
homo et equus singuli animalia nuncupantur, tectum uero neque
parietes aut fundamenta singulatim domus nomine appellari non
solent, sed cum fuerint iunctae partes, tunc recte totius nomen
accipiunt. Hoc minime dinosceretur nisi prius generis et speciei et
45 differentiae ratione tractata. De ea uero diuisione quae secundum
accidens fit, nullus ignorat quin incognito accidenti incognitaque
ui generis et differentiarum facile euenire possit, ut accidens ita in
subiecta soluatur quasi (genus) in species, et postremo omnis ordo
partitionis foedissime permisceatur.

37. Q. Quid prodest hic liber ad demonstrationem?


S. Plurimum. Nam sine hoc nullae comprobantur demonstra-
tiones: praecedere igitur debet generum ac differentiarum cognitio,

32/35 si - ualere?} Ibid., 8oD'~"" (p. 156,5-9). 36/37 cur - partes?) Ibid.,
8iAw (p. 156,13-14). 38/44 manifestum - accipiunt] Ibid., 8iA'0-B' (p. 156,17-
157,1). 45/49 de - permisceatur) Ibid., 8iB'"7 (p. 157,2-6).
37, 1 ad demonstrationem?] cfr Boeth., In Isag.', I, 9, 81B' (p. 157,8). 2 com
probantur] cfr Ibid., 81D" (p. 158,15). 3/5 praecedere- intellegi] Ibid., 8iC"-Di
(p. 158.3-6).

34 in] aeque praem. Boetb. 36 cur] enim add. Boetb. 5б/Ъ7 dicit -
partes?] dicat domus species potius esse quam partes fundamenta parietes et tec
tum? Boetb. 38 est] fit Boetb. 41 tectum] neque praem. Boetb. 42 non]
от. Boetb. 47 et] аc Boetb. 48/49 omnis - permisceatur] omnem hunc or-
dinem partitionis foedissime permiscebit inscientia Boetb.
37, 3 igitur] autem Boetb.

36 quisquam] quisque W fundamenta, parietes] transp. W 39 in species]


WBoetb., от. V aliam - partes] quam totius impartes W 40 speciebus] species
W 41 equus] aequus V 44 minime] autem non W 46 accidenti] acci
dente V 48 genus] conieci ex Boetbio eg., от. V 49 partitionis] particionis V
37, 2 sine] correxi, si V
4o EXCERPTA lSAGOGARVM 37-38
ut in unaquaque disciplina quae sint eius rei quae demonstratur
5 conuenientia principia possit intellegi.
Q. Quid est demonstratio?
S. Alicuius quaesitae rei certa rationis collectio.
Q. Quomodo fit demonstratio?
S. Ex ante cogniiis naturaliter, ex conuenientibus, ex primis, ex
10 causa, ex necessariis, ex per se inhaerentibus.
Q. Quot modis primum aliquid et notum dicitur?
S. Duobus: aut secundum nos scilicet, aut secundum naturam.
Nobis enim illa magis cognita sunt quae sunt proxima, ut
indiuidua, dehinc species, postremo genera; at uero naturae
15 conuerso modo ea magis cognita sunt quae minime nobis proxima.
Atque ideo, quamlibet se longius a nobis genera protulerint, tanto
magis erunt lucida et naruraliter nota.

38. Q. Quare Porphyrius idipsum addidit cuius exsecutione se


differre promisit? Ait enim: 'altioribus quidem quaestionibus
abstinens', et cetera?
S. Ideo ergo hoc addidit ne animum lectoris omnino faceret
5 neglegentem, ut nihil praeterquam quod ipse dixisset putaret
occultum.
Q. Vtrum intellegimus genera et species ut ea quae sunt et ex

6/7 demonstratio?- collectio] Ibid., 81B" 'i (p. 157.10-11). 8 fil) Ibid., 81B"
(p. 157,10). 9/10 ex- inbaerentibus] Ibid., 81B"" (p. 157,11-13). 11/17 mo
dis- nota) Ibid., 810"' (p. 157,17-158,2).
38, 1/2 idipstim - promisit'A Boeth., In Isag.', I, 10, 82B7 " (p. 159,13-14). 2/3
altioribus- abstinens] Porph., Isag., 1,8-9 (P- 5-9); cfr etiam Boeth.. Ibid., 5, 77A"-B'
(p. 147,14-15); aliter uero apud Boeth., Ibid., 10, 82B' (p. 159,10). 4 animum
lectoris] cfr Boeth.. Ibid., 82B4 (p. 159,11). 4/6 ne... omnino- (jccultum] Ibid.,
82В" (p. 159.12-13). 7/9 utrum - formamus?) Ibid., 82C4"* (p. 160.7-10).

12 auf] от. Boetb. aut'] et Boetb. 15 magis cognita sunt] s. m. с


Boetb. minime nobis] transp. Boetb.
38, 1/2 addidit post promisit scr. Boetb. 5 putaret] lector amplius praem.
Boetb. 7 utrum] utrumne ¡ta Boetb. genera et species] s. e. g. Boetb.

4 rei] cei Ve 5 intellegi] intelligi V 6/10 Q. Quid - collectio pa« Q.


Quomodo - inhaerentibus transp. V 9/10 ex primis, ex causa] transp. W
11 quot] W, quo V primum aliquid] transp. W 12 nos scilicet] nosd...)
Ve 14 postremo] postc(...) Ve at] W Boetb., aut V 15 minime] mi-
nimae V nobis] uobis V 16 se] sed V protulerint] protulerit V
38, 1 Porphyrius] Porphirius V se] V** '
EXCERPTA ISAGOGARVM 38 41

quibus uerum capimus intellectum, an nos ipsos ludimus cum ea


quae non sunt falsa imaginatione formamus?
10 S. Tamquam ea quae sunt. Nam de his nulla esset disputatio,
nisi essent.
Q. Potest genus uno tempore pluribus esse commune?
S. Potest. Nam 'animal' pluribus speciebus commune genus
est. Et hoc monstrari potest, si de ipsa communione paululum
15 inspicitur. Vna enim res, si communis est, aut partibus communis
est, ut puteus uel fons, et non iam tota communis, sed partes eius
propriae singulorum; aut in usus habentium transit, ut sit com
mune per tempora, ut seruus communis uel equus; aut uno
tempore omnibus commune sit, non tamen sicut eorum quibus
20 commune est substantiam constituat, ut est theatrum uel spectacu-
lum aliquod, quod spectantibus omnibus commune est. Genus
uero secundum nullum horum modum commune est speciebus:
nam ita commune esse debet, ut et totum in singulis et uno
tempore sit, et eorum quorum commune est constituere ualeat
25 substantiam. Igitur unum genus uno eodemque tempore pluribus
speciebus commune esse potest: non quod ex eo singulae species
carpant quasi partes | aliquas, sed quod singulae uno tempore 6r
totum genus habeant.
Q. Potest iungi intellectu id quod natura non patitur iungi?
30 S. Potest, quamuis non sic se res habeat; ut si quis componat
equum atque hominem et efficiat centaurum: nam ita res se non
habet ut intellectus, intellectus tamen minime falsus est.
Q. Vbi subsistunt genera et species?
S. Circa sensibilia, intelleguntur autem praeter corpora. Sunt
и enim incorporalia per se, sed sensibilibus iuncta subsistunt in
sensibilibus, intelleguntur ut per semetipsa subsistentia ac non in
aliis esse suum habentia.

15/25 una -substantiam] Ibid., 83c'Ч>" (p. 162,16-163,3). 29/32 potest -


est] cfr Ibid., u, 84C"' (p. 164,8-14). 33/34 subsistunt - corpora) Ibid., 85c*"'
(p. 166,22-23). 34/37 sunt - babentia) Ibid., 86A"4 (p. 167,9-12).

9 falsa] animi nobis cassa Boetb. 17/18 per tempora antetransit scr. Boetb.
19 sicut] ut Boetb. 22 est speciebus] esse speciebus potest Boetb. 23/
24 sit ante in scr. Boetb. 25 substantiam] et formare praem. Boetb. 35 enim]
от. Boetb. per se] от. Boetb. 36 intelleguntur] uero add. Boetb.

12 genus uno tempore] u. t. g. W 14 hoc] hinc W 15 enim] W Boetb.,


ergo V 19 omnibus] omnium W 23 et totum] tramp. W 26 quod ex eo]
correxi, quid id et eo V 31 equum] aequum V 36 sensibilibus] W Boetb.,
insensibilibus V intelleguntur] intelliguntur V
eorum | uero quae in eo quod quale sit,
differentiae.
2o (Q. Quae secundum accidens?
S. Eorum quae de pluribus praedicantur, accidentia; eorum quae
de uno tantum, propria.)
Q. Quae horum de pluribus specie differentibus praedicata
secundum substantiam praedicantur?
25 S. Genera et differentiae.
Q. Quae de pluribus numero differentibus praedicata secun
dum substantiam praedicantur?
S. Species tantum.

47. Q. 'Animal', quamuis de pluribus praedicetur, potest ali-


quando indiuiduum fieri?
S. Potest; uerbi gratia, si in Socrate consideramus: Socrates
enim animal est, et ipsum animal indiuiduum, quoniam Socrates
5 indiuiduus est ac singularis est.
Q. 'Homo' species, quamuis praedicetur de pluribus, potest
fieri indiuidua?

12/22 eorum - propria] cfr Ibid., 94A'" (p. 186, 14-187,1). 23/28 quae -
tantum] cfr Ibid., 94A"-B'4 (p. 187,3-12).
47, 1 animal - praedicetur] cfr Boeth., In Isag.', 5, 93C"-D' (p. 185, 23-186.1).
3/5 in - singularis] Ibid., 93D"' (p. 186,2-4). 6 homo - pluribus] cfr Ibid.,
93D'"* (p. 186,4-5).

47, 4 et] от. Boeib. indiuiduum] fit praem. Boetb. 5 indiuiduus est]
transp. Boetb.

11 species] septies V 15 quod] Boetb., от. V 16 substantiam] correxi,


accidens V 20/22 Q. Quae - propria] от. V, coniect ex Boetbio 25 diffe
rentiae] differentie Ve; diferentie V"

47, 1 quamuis] quamquam W potest] tamen add. W 3 coasideramus]


consideren! us W
EXCERPTA ISAGOGARVM 47-48 51
S. Potest, si illam humanitatem quae est in Socrate indiuiduo
consideremus: quoniam Socrates ipse indiuiduus est.
10 Q. Quid differentia?
S. Similiter, ut 'rationale' de pluribus dicitur, sed in Socrate
indiuiduum est.
Q. Quid ergo proprium?
S. Eodem modo: 'risibile' ergo cum de pluribus hominibus
15 praedicetur, in Socrate fit unicum.
Q. Quid de accidenti dicimus?
S. Hoc id quod de superioribus: communiter namque accidens,
ut 'album', cum de pluribus dicatur, in uno tamen singulari
corpore perspectum indiuiduum est.

48. Q. Potest dubitationem inferre quod dicitur species de


pluribus numero differentibus praedicari?
S. Potest. Numero enim differre aliquis uidebitur quotiens
numerus a numero differt, ut grex boum, qui fortasse continet
5 triginta boues, differt numero ab alio boum grege, si centum
in se contineat boues: in eo enim quod grex est non differt, neque
in eo quod boues; igitur numero differunt, quod illi plures, illi
uero pauciores sunt.
Q. Quomodo igitur Socrates et Plato specie non differunt sed
10 numero, cum et Socrates unus sit et Plato unus, unitas uero ab
unitate non differt numero?
S. Hoc ita intellegendum est 'numero differentibus', hoc est

8/9 si- est) Ibid., 93D*-> (p. 186,5-6). 10/12 differentia- est] Ibid., 93D"0
(p. 186,7-8). 14/15 risibile- unicum] Ibid., 93D"-" (p. 186,8-9). 17/19 com
muniter- est) Ibid., 93D"'4 (p. 186,10-u).
48, 1 dubitationem] cfr Boeth., In Isag.', II, 6, 95D' (p. 190,22). 3/18 numero
- duos] Ibid., 95D'-96A' (p. 190,23-191,17).

8 est in Socrate] i. S. e. Boetb. 11 similiter] от. Boetb. dicitur] dici po


test Boetb. 12 indiuiduum] indiuidua Boetb. 14 ergo] etiam Boetb. 17
namque] quoque Boetb. 18 dicatur] dici possit Boetb. tamen] quoque
Boetb.
48. 8 pauciores sunt] transp. Boetb. 10/11 ab unitate non differt numero?]
numero a. u. non d.? Boetb. 12 hoc'] sed Boetb. est'] quod dictum praem.
Boetb. hoc*] id ея in numerando differentibus praem. Boetb.

15 in] correxi, ut V
48, 4 qui] quod W continet] a se add. W 5/6 differt - boues] W(conti-
neant) Boetb. (contineat), alius quinquaginta V 6 enim] W Boetb., от. V 7
quod'] qui W 7/8 quod* - sunt] in eo qui illi sint plures, isti uero pauciores W
11 differt] discrepet W
ч2 EXCERPTA ISAGOGARVM 48
dum numerantur. Cum igitur dicimus 'hic Socrates est, hic Plato',
duas fecimus unitates, ac si digito tangamus, dicentes 'hic unus est'
15 de Socrate, 'hic unus est' de Platone, non eadem unitas numerata
est in Socrate quae in Platone. Alioquin, quomodo posset fieri ut
secundo tacto Socrate Plato etiam demonstraretur? Quod non sit:
nisi enim tetigeris Socratem uel mente uel digito, non facies duos.
Q. Quot modis unumquodque differre ab aliquo dicitur?
20 S. Tribus: genere, specie, numero.
Q. Quae differunt genere?
S. Homo, lapis.
Q. Quae specie?
S. Homo uel equus.
is Q. Quae numero?
S. Socrates et Plato.
Q. Quae non differunt genere nec specie nec numero?
S. Gladius atque ensis idem sunt numero, nihil enim omnino
aliud est ensis quam gladius. Sed nec specie differunt: utrumque
3o enim gladius est. Nec igitur genere differunt: nam utrumque
instrumentum est, quod est gladii genus.
Q. Quaecumque eadem sunt genere necesse est ut eadem sint
specie?
S. Minime: nam homo atque equus idem sunt genere, dif-
35 ferunt tamen specie.
Q. Quid, si aliqua specie idem sunt?
S. Necesse est ut et specie et genere idem sint.

19/20 quoi - numero] cfr Ibid., o6A'4 " (p. 191,21-192,1). 23/24 quae -
equus] cfr Ibid., 96В'"* (p. 192,4-5). 25/26 quae - Plato] cfr Ibid., 9éB" M
(p. 192,11-13). 28/31 gladius - genus] Ibid., 96B"-C' (p. 192,13-16). 32/37
quaecumque - sint] cfr Ibid., 96B'"' (p. 192,1-4).

13 numerantur] différent ibus add. Boetb. ¡gitur] enim Boetb. 15 hic


unus est de Platone] rursus d. P. h. u. e. Boetb. 15/16 numerata est in Socrate]
i. S. n. е. Boetb. 16 quomodo] от. Boetb. 17 sit] fit Boetb. 18 digito]
itemque tetigeris Platonem add. Boetb. 29 differunt] diuersi sunt Boetb. 30
igitur] от. Boetb. nam utrumque] utrumque enim Boetb.

14 dicentes] W Boetb., от. V 16 in Socrate quae in Platone] W Boetb., in


Platone quae in Socrate V 19 differre ab aliquo] ab altero d. W 31 est']
add p.corr. V"* ' 34 equus] aequus V 36 si] scripst, sit V 37 necesse]
correxi, non necesse V
EXCERPTA ISAGOGARVM 49-51 53

49. Q. Quare melius non praedicatiir differentia in eo quod


quid sit, sed potius in eo quod quale sit, cum Aristoteles differen-
tias in substantia (putet) oportere praedicari, quod autem in
substantia praedicatur, hoc rem de qua praedicatiir non quale sit,
5 sed quid sit ostendit?
S. Quia differentia ita substanti3m demonstrat, ut circa sub-
stantiam qualitatem determineí, id est substantialem proferat qua-
litatem: nam quamuis substantiam monstret, tamen in eo quod
quale sit praedicatur.

50. Q. Quot modis dicitur indiuiduum?


S. Pluribus: dicitur enim indiuiduum quod omnino secari non
potest, ut unitas uel mens; dicitur indiuiduum quod ob solidita-
tem diuidi nequit, ut adamans; dicitur indiuiduum cuius praedica-
5 tio in reliqua similia non conuenit, ut Socrates: nam cum sint ceteri
homines illi similes, non conuenit proprietas et praedicatio eius in
ceteris.

$1. Q. Dicitur species simpliciter?


S. Minime: nam species dicitur uniuscuiusque forma quae ex
accidentium congregatione perficitur; dicitur et aliter species sub-
stantialis formae, quae humanitas nuncupatur, substantiae quali-

49, 1/2 melius - quale sit] cfr Boeth., In Isag.', II, 6, 97В"' (p. 194,11-12). 2/5
Aristoteles - ostendit?] Ibid., 97A"-B' (p. 194,8-11). 6/8 differentia - qualitatem]
Ibid., 97В4"* (p. 194,13-15). 8/9 nam - praedicatur] Ibid., 97В'"" (p. 194.18-19).
50, 1/2 quot - pluribus] cfr Boeth., In Isag.', II, 7, 97c""'' (p. 195,12-13). 2/7
dicitur- ceteris] Ibid., 97C"-98A' (p. 195,13-18).
51, 2/3 uniuscuiusque - perficitur] Boeth. In Isag.', III, 2, 99C~4 (p. 200,3-4).
3/5 substantialis - determinaasl cfr Ibid., 99C*"" (p. 200,7-10).

49, 2 cum Aristoteles] A. enim Boetb. 3 putet] putat Boetb. 6 quia diffe
rentia] d. enim Boetb. 8 nam quamuis] quia tametsi Boetb.
50, 2 enim] от. Boetb. 5/6 illi ante sint scr. Boetb. 6 eius] Socratis Boetb.

49, 1/2 quare - sit'] U/, quare melius praedicatur differentia in eo quod quid sit
et non in eo quod quale sit V, non uidetur differentia in eo quod quale sit praedi
cari sed potius in eo quod quid sit Boetb. 2 Aristoteles] Aristotiles V 3 pu
tet] от. V 6 demonstrat] monstrat W ut] et W
51, 1 Q.I DESPETIE/ww/n. VW 2 uniuscuiusque] de praem. W 3 dicitur
et aliter] et a. d. W 4 humanitas] humanuni W
54 EXCERPTA ISAGOGARVM 51-52

5 tatem determinans; dicitur et species ea quae est sub assignato


genere, secundum quam solemus dicere hominem speciem esse
animalis.
Q. Si haec fuit ratio praeponendi generis reliquis omnibus,
quod naturae suae magnitudine cetera continet, nonne et aequum
10 erat speciei differentiam in ordine tractatus ante ponere, quod
differentia speciem contineret et eam informaret? Etenim in prooe-
mio consentiret, in quo naturalem ordinem suggessit dicens utile
esse 'nosse quid genus sit, quid differentia, quidque species'.
S. Hoc soluendum est hoc modo. Omnia quaecumque ad
15 aliquid praedicantur semper substantiam ex oppositis sumunt: ut
igitur non potest esse pater, nisi sit filius, nec filius, nisi praecedat
pater, alteriusque nomen pendet ex altero, ita etiam in genere ac
specie uidere licet. Species quippe nisi generis non est rursusque
genus esse non potest, nisi referatur ad speciem. Quorum ergo
20 relatio ad alterutrum consistit, iure eorum continens factus est
tractatus.

52. Q. Quare in diffinitione generis speciei usus est Porphyrius


nomine et in diffinitione speciei generis uocabulo quasi notiori?
S. Quia genus alicuius est genus et species alicuius est species,
idcirco necesse est in utrorumque | rationibus utrisque uti. r

b/l dicitur- animalis] Porph., Isag., 4,2-3 (p. 8,19-21) - Boeth., Ibid., 99В7""
(p. 199,15-17). 8/11 si- continent] Boeth., Ibid., 1, 98D" (p. 198,10-13). 11/
13 etenim - differentia] Ibid., 98D"-99Ai (p. 198,17-19). 13 quidque species]
Porph., Isag., 1,4 (p. 5,4). 14/19 omnia - speciem] Boeth., Ibid.. 99A4''0
(p. 198,20-199,6). 19/21 quorum - tractatus] Ibid., 99A"-B' (p. 199,10-11).
52, 1/2 quare - notiori?] cfr Boeth., In Isag.', III, 2, iooB"-C7 (p. 202,5-13). 3/
4 genus- uti] Porph., Isag., 4,7-9 (p. 9,2-3) - Boeth., Ibid., 100C"" (p. 202,16-18).

51, 5 et] autem Porpb. ea] et praem. Porpb. 6 speciem] quidem praem.
Porpb. esse] от Porpb. 8 haec] enim praem. Boetb. 9 continet] con
tineret Boetb. 11/12 in prooemio] prooemio etiam Boetb. 12 naturalem -
suggessit] eura ordinem collocauit quem naturalis ordo suggessit Boetb. 13
quidl et praem. Boetb. 15 semper substantiam] transp. Boetb. 20 ad alte
rutrum consistit] alterutrum constituit Boetb. iure post est scr. Boetb
52, 4 in] et praem Porpb.

5 et species] transp. W 14 ad] ab Ve 15 praedicanturl dicantur W


16 pater ante non scr. W 20 alterutrum] alterum W
52. 1 speciei] correxi. spetie V Porphyrius] Porphirius V
EXCERPTA ISAGOGARVM 52-54 55

5 Q. Ex quibus fieri debet cuiuscumque rei diffinitio?


S. Ex notioribus quam res sit quae diffinitur.

5J. Q. Quae sunt ea quae genera tantum sunt, numquam


species?
S. Ea sunt quibus nullum aliud superueniens genus est cuius
possint esse species, et haec dicuntur generalissima.
s Q. Quae sunt quae tantum species sunt et non genera?
S. Quae sic supponuntur generi, ut nullis aliis differentibus
specie postponantur, et hae uocantur specialissima.
Q. Quae sunt quae genera et species sunt?
S. Ea quae a generalissimis usque ad specialissima descendentia
10 sunt ad superiora species, ad inferiora genera: et haec uocantur
subalterna.
Q. Generalissima et specialissima quot habitudines habent?
S. Vnam: generalissima ad inferiora, specialissima ad supe
riora.
15 Q. Quot subalterna?
S. Duas: unam ad superiora, aliam ad inferiora.

54. Q. Quae est diffinitio omnium specierum?


S. 'Species est quae ponitur sub genere et de qua genus in eo
quod quid sit praedicatur'.
Q. Quae est solum specialissimarum?
5 S. 'Species est quod de pluribus numero differentibus in eo
quod quid sit praedicatur'.

5/6 ex - diffinitur] cfr Ibid., iooB'"'* (p. 202,4-5).


53, 3 nullum - genus] cfr Porph., /sag., 4,17 (p. 9,13-14) - Boeth., In Isag.', III, 3,
101D"" (p. 205.16-17). 6/7 quae - postponantur] cfr Boeth., Ibid., lo2C'""
(p. 207,16-18). 8/11 quae - subalterna] cfr Ibid., lo2D*"' (p. 208,2-7). 12/16
generalissima - inferiora] cfr Ibid., 5, i05B"-D* (p. 213,11-214,3).
54, 2 species - genere] cfr Boeth., In Isag.', III, 2, loiA'4" (p. 204,2). 2/3 de
- praedicatur] Ibid., loiB'"' (p. 204,8). 5/6 species - praedicatur] Boeth., Ibid.,
loiC""'4 (p. 205,4-5); cfr Porph., Isag., 4,11-12 (p. 9,6-7) - Boeth., Ibid., ioiA*'4
(p. 203,11-13).

54, 2 qua] quo Boetb.

5 fieri - rei] cuiusque r. d. f. W


53, 11 subalterna] subalterne..) Ve 12 habitudines] habitudinem W 16
unam ... aliam] una ... altera W
56 EXCERPTA ISAGOGARVM 54-55
Q. Quid est quod dicitur species de pluribus numero differenti-
bus praedicari, cum sint quaedam quae de uno tantum subiecto
praedicantur?
10 S. Specialissima namque species pluribus praeest non substan-
tiae diuersitate, sed accidentium multitudine. Nam, si substan-
riam consideras, nulla species specialis pluribus praeponitur:
omnia igitur quae sub eis ponuntur siue sint finita, siue infinita,
siue ad singularitatem deducta, dum unum aliquid manet speciei
15 ¡ntellectus non peribit.
Q. Sed quomodo excusandum est quod dictum est speciem de
pluribus praedicari, si unus tantum, ut perhibetur, phoenix est?
S. Hoc recte duobus excusatur modis, uno quidem quod multo
plures species sunt quae de pluribus indiuiduis praedicantur quam
20 illae quae de uno tantum subiecto; alio quod multa dicuntur
potestate, cum actu ita non sint. Igitur nihil minus phoenicis
species de pluribus indiuiduis potest praedicari quam si plures
essent.
Q. Illa quae subalterna uocantur quomodo diffiniri queunt?
25 S. Hoc modo: subalternum genus est quod species et genus
esse poterit.

55. Q. Generalissima possunt ad unum genus reduci, quod est


'ens?

7/9 quid - praedicantur?] cfr Boeth., Ibid, 6, 107В"-'4 (p. 218,4-7). 10/11
specialissima - multitudine] cfr Ibid., у io5D*-1o6A* (p. 214,6-19). 13/15 omnia
- peribit] cfr Ibid., 6, 107c*"* (p. 218.10-14). 17 si- est?] Ibid., 5, 106A" (p. 215.J-
4). 18/19 boc - praedicantur] Ibid., 6, !07D7"'0 (p. 219,9-10). 19/23 quam
- essent] cfr Ibid., io7D'0-1o8Ai (p. 219,11-17). 24/26 ilia -poterit] Ibid., 108A"""
(p. 219,22-220,1).
55. 1/2 generalissima - ens?] cfr Boeth., In Isag.', III, 7, io8D-*'7 (p. 221, 18-20).

17 unus tantum] enim unus Boetb. phoenix est?] transp. Boetb. 18


hoc - excusatur] duobus id recte explicabitur Boetb. quod] quia Boetb. 19
species sunt] transp. Boetb. pluribus] numerosis Boetb. 25 hoc modo] ita
Boetb. 25/26 species et genus esse poterit] et g. esse p. et s. Boetb.

54. 9 praedicantur] praedicentur W 10 specialissima namquel correxi, specia-


lissimarumque V 11/12 substantiam consideras] ad s. consideres W 12
species specialis] transp. W 14 unum] uel praem. W aliquid manet] speciei
manet indiuiduum IT 16 sed quomodo] scripsi, si qua modo V 17 si unus]
sumus V phoenix] foenix V 18 multo] multi V 19 sunt] sint V 21
phoenicis] foenicis VW 21/22 nihil minus post species scr. W 22 indiui
duis] post praedicari ser. W
EXCERPTA ISAGOGARVM 55 57
S. Non: omnia namque genera uniuoce de suis speciebus prae-
dicantur, 'ens' uero aequiuoce de decem generalissimis praedica-
5 tur, non uniuoce.
Q. Quid est uniuoce praedicari?
S. Nomen praedicari et diffinitionem in subiectis conuenire.
Q. Est alia ratio qua defendatur decem generalissima ad unum
principium posse reduci?
10 S. Est: unius rei duo genera esse non possunt, nisi alterum alteri
subiciatur, ut hominis genus est animal atque animatum, sed
animal animato uelut species supponatur. At, cum ita sint aequalia
ens atque unum, ut neutrum alteri supponatur, haec utraque
eiusdem speciei genera esse non possunt. Ens igitur atque unum
15 neutrum neutri supponitur: neque enim unius dicere possumus
generis ens, nec eius quod dicimus ens, unum. Nam quod dicimus
ens, unum est, et quod unum dicitur, ens. Genus autem et species
sibi non conuertentur. Si igitur praedicatur ens de omnibus praedi-
camentis, praedicatur etiam unum. Nam substantia unum est,
20 qualitas unum est, et cetera similiter. Si igitur, quoniam esse de
omnibus his praedicatur, omnium genus erit ens, et unum, quo
niam de omnibus praedicatur, erit omnium genus. Sed unum
atque ens minime alterum alteri praeponitur; duo igitur aequalia
singulorum praedicamentorum genera sunt, quod fieri nequit.
25 Quod cum ita est, non ita in rebus ut in familiis omnia ad unum
referuntur principium, sed sunt posita prima decem genera, quasi
decem prima principia: quae si quis ab 'ens' entia nuncupauerit,

3/5 non - uniuoce] cfr Ibid., io^^-D4 (p. 223,19-24). 6/7 quid - conue
nire] cfr Ibid., io9A"-D' (p. 222,19-22). 8 alia ratio] cfr Ibid., ic^D' (p. 223,24).
10/12 unius - supponatur] Ibid., io9D*"'0 (p. 224,1-3). 12/13 at - suppo
natur] cfr Ibid., 109D"" (p. 224,3-4). 13/24 baec- nequit] Ibid., io9D"-1ioA'*
(p. 224.5-17). 25/26 quod - principium] cfr Ibid., 110A"" (p. 224,17-19). 26/
27 sed - principia] Porph., Isag., 6,6-7 (p- ii,22-",2) - Doeth., Ibid., noB"'
(p. 224,21-23). 27/29 quae- adbiberi] Boeth., Ibid., noB*"' (p. 225, 1-3).

55, 10 unius] enim add. Boetb. 11 sed] cum Boetb. 16 generis] genus
Boetb. 17 ens'] est add. Boetb. 18 non conuertentur] minime conuertuntur
Boetb. 20 et - similiter] quantitas unum est ceteraque ad hunc modum Boetb.
23 minime] ut demonstratum est praem. Boetb. 24 nequit] non potest
Boetb. 26 sunt] sint Porpb. posita] quemadmodum in praedicamentis add
Porpb., q. in p. dictum est add. Boetb. 27 nuncupauerit] nuncupat Boetb.

55. 10 genera] gnra V non possunt] nequeunt W 22 quoniam] quod


praem. Ve sedl si V 27 principia] princia V quis ab eas entia] quid
habens antia V
58 EXCERPTA ISAGOGARVM 55-56

aequiuoce non uniuoce nuncupabit. Neque enim una eorum


omnium secundum nomen diffinitio poterit adhiberi.

56. Q. Quae sunt diuisiua?


S. Singularia, quia quod unum est in multitudinem dissoluunt.
Q. Quae sunt collectiua?
S. Genera et species. Substantialem quidem similitudinem in-
5 diuiduorum species colligere manifestum est, substantialem uero
similitudinem specierum genera contrahunt.
Q. Quid est similitudo?
S. Quaedam unitas qualitatis.
(Q.) Generis adunatio quibus diuiditur in species?
10 (S.) Differentiis.
Q. Speciei quibus in indiuidua?
S. Accidentibus.
Q. Quomodo intellegendum quod dicitur 'participatione spe
ciei' uel hominis Plato, Cato, Cicero 'pluresque' reliqui 'homines
15 unus?
S. Hoc modo: id est, milia hominum, in eo quod homines sunt,
unus homo est; at uero unus homo, qui specialis est, si ad homi
num multitudinem qui sub ipso sunt consideretur, plures fiunt.
Ita et plures homines in speciali homine unum sunt, et specialis
20 unus in pluribus infinitus.

56, 1/2 quae - singularia] cfr Porph., Isag., 6,22 (p. 12,20) - Boeth., In Isag.', III,
9, inC'0"" (p. 228,11-12). 2 quod - dissoluunt] cfr Boeth., Ibid , in""'4 (p. 228,14-
15). 3 collectiua] cfr Porph., Ibid., 6,23 (p. 12,20-21) - Boeth., Ibid., 111C""*
(p. 228,12-13). 4/6 substantialem - contrabunt] Boeth., Ibid., iiiD*"' (p. 228,21-
23). 7/8 quid- qualitatis] Ibid., iiiD'"* (p. 228,20). 9/12 generis - acciden
tibus] cfr Ibid., iiiD'-'* (p. 229,1-3). 13/20 participatione - infinitus] Ibid.,
II2Bi'" (p. 229, 21-230,4).

28 nuncupabit ante non scr. Boetb. 29 nomen] commune praem. Boetb.


56, 4 substantialem quidem] ergo substantialem Boetb. 14 uel] id est Boetb.
Plato, Cato, Cicero] Cato, P. et Cicero Boetb. 16 homines sunt] transp.
Boetb. 19 unum sunt] unus est Boetb.

28 enim] est V
56. 1 diuisiua] diuisa W 8 qualitatis] quantitatis W 13 intellegendum] in-
telligendum V 19/20 specialis unus] transp. W
EXCERPTA ISAGOGARVM 57-58 59
57. (Q.) Est genus totum suis speciebus?
(S.) Est. In eo enim quod genus est, totum est, et semper continet
eas et dat eis nomen et diffinitionem suam; uerbi gratia: ut animal
speciei suae, id est homini, nomen suum dat, ut animal uocetur,
5 et diffinitionem, quae est substantia animata atque sensibilis.
Q. Quid uero species est, totum an pars?
S. Touim et pars. Pars quidem generis, totum uero indiuiduo-
rum; et cum est pars ad singularitatem refertur, | cum uero touim
ad pluralitatem. Species igitur similiter, ut genus, suis partibus
10 nomen proprium dat et diffinitionem; uerbi gratia: ut homo parti
suae, id est Ciceroni uel alio aliquo indiuiduorum, nomen suum
dat, ut homo uocetur, et diffinitionem, quae est animal rationale
mortale.
Q. Indiuiduum est totum an pars?
15 S. Pars est speciei, totum uero suis partibus. Sed quibusdam
synedochice nomen tantum dat, non diffinitionem: ut Socrates,
ipsum indiuiduum, dum uitam finierat, cadaueri suo, quod fuit
sui pars dum uixerat, nomen dedit tantum, non diffinitionem, ut
ipsum cadauer sine motu iacens similiter Socrates uocaretur. Si
20 quis enim de ipso cadauere interrogaret quis ibi iaceret, diceretur
quoniam Socrates: solum nomen, diffinitionem uero non dedit,
quia nemo potuit dicere de ipso cadauere 'animal rationale mortale
iacet', cum posset dicere quod Socrates iaceret. Quibusdam uero
partibus nec nomen nec diffinitionem, ut manui uel pedi: si quis
25 enim de manu Socratis abscisa interrogaret quid ibi iaceret, non
diceretur quoniam animal rationale mortale iaceret uel Socrates
iaceret.

58. (Q.) Cur ante proprium et accidens de differentia tracta-


tur?

57, 1/3 est- eas] Boeth.. In Isag.'. III, u, n5A*"' (p. 236,21-23). 6/9 species -
pluralitatem] Ibid., nsA"" (p. 237,1-4). 14/15 indiuiduum - est] cfr Ibid., 115A"
(p. 236,23).
58, 1/4 cur - praedicetur] cfr Boeth., In Isag.', IV, 1, ii3c'"0 (p. 239,11-15).

57. 2 et semper] semper enim Boetb. 7 totum] et praem. Boetb. 7/8 in


diuiduorum] indiuiduis Boetb. 8 est pars] transp. Boetb.

57, 2 est'] W Boetb., от. V 3 et dat] dans W 15 sed quibusdam] W, от.


V l6 synedochice] sine dochice VW dat] dans W 17 indiuiduum] in-
duum V finierat] W, funerat V 18 sui pars] transp. W 21 solum nomen]
W, от. V 24 partibus] W, от. V ut] id est W
6o EXCERPTA ISAGOGARVM 58
S. Cum proprium semper sit unius speciei, et accidens in sub
stantia non praedicetur, differentia uero utrumque contineat, et
5 plures species et in substantia praedicari, recte de ea prius tractatur.
Q. Quot modis dicitur differentia?
S. Tribus: communiter, proprie, magis proprie. Communiter
alterum ab altero differre dicitur quod alteritate quadam diifert,
ut Socrates a Platone alteritate differt. Proprie quando inseparabili
10 differt, ut nasi curuitate, oculomm caecitate. Magis proprie
quando specifica differentia differt, ut homo ab equo specifica
differentia colligitur.
(Q. In quibus faciunt hae tres differentiarum diuersitates discre-
pantias?
15 S. Communis) in numero differentibus, propria in eisdem,
magis propria in genere uel specie differentibus.
Q. Quae differentiarum alteratum facit et quae aliud?
S. Vniuersaliter omnis differentia alteratum facit cuilibet adue-
niens, sed ea quae est communiter et proprie alteratum facit, magis
20 propria uero non solum alteratum, sed etiam aliud.
Q. Quid est 'aliud?
S. Quod tota ratione speciei diuersum est.
(Q. Quid est 'alteratum?

4/5 differentia - praedicari] Ibid., 113C""" (p. 239, 15-16). 6/12 dicitur -
colligitur] cfr Porph., Isag., 8.8-7 (P- 14.M-15.0 - Boeth., Ibid., ii5D'"'4 (p. 239,18-
240,13). 13/16 in - differentibus] cfr Boeth., Ibid., H7D~-1i8A' (p. 243,23-27): "Ex
his igitur tribus differentiarum diuersitatibus, id est communibus, propriis ac magis
propriis, fiunt secundum genus uel speciem uel numero discrepantiae. Nam ex
communibus et propriis secundum numerum distantiae nascuntur, ex magis pro
priis uero secundum genus аc speciem'. 18/19 uniuersaliter- facit] Porph.,
Ibid., 8,17-19 (p. 15.3-5) - Boeth., Ibid., 118A'"4 (p. 244,1-3). 19/20 magis - aliud]
cfr Boeth., Ibid.,. n8Bi< (p. 244,17-18). 21/22 aliud? - est] Ibid., 118D'"'
(p. 245,20-21). 23/24 alteratum?- est] Ibid., i^A'"' (p. 246,6-7).

58. 5 plures species] de pluribus speciebus Boetb. 18 uniuersaliter] ergo add.


Porpb. 22 ratione speciei] transp. Boetb.

58, 3 post unius in extremitate Iin. DE DIFFERENTIA add. V, cfr W 7 com


muniter, proprie, magis proprie] Porpb., communiter proprie V, proprie magis pro
prie communiter W 13/15 Q. In - communis] от. V, conlect e.g. ex Boetbio
18 uniuersaliter] uniuersa aliter V alteratum facit] transp. V 19 sed] W
Porpb., si V alteratum] semper praem W 23/24 Q. Quid - est] conieci e.g.,
от. V, alteratum uero quod uel omnino specie diuersum est W, alteratum est enim,
uel quod omnino specie diuersum est Boetb.
EXCERPTA ISAGOGARVM 58-59 61
S. Quod uel omnino specie diuersum est), uel accidentibus
2s distat.
Q. Quid horum maius est?
S. Alteratio. Namque ipsa continens est, aliud uero intra altera-
tionis spatium continetur.

59' Q- Quae differentiaaim sunt separabiles et quae insepara-


biles?
S. Illa quae est communiter, separabilis est: moueri enim et
quiescere, sanum esse et aegrum esse, separabilia sunt. Illae uero
s quae sunt proprie et magis proprie, inseparabiles sunt: aquilum
ergo esse uel simum, uel rationale uel inrationale, inseparabilia
sunt.
Q. Quae per se insunt et quae per accidens?
S. Magis propriae per se insunt, ut rationale et mortale homini.
10 At uero communes differentiae, ut moueri, et propriae, ut aqui
lum esse et simum, secundum accidens insunt.
Q. Illae differentiae quae per se sunt suscipiunt maius aut
minus?
S. Non. Nam 'rationalis' differentia, quae per se inest homini,
15 non magis uel minus cadit in Socrate quam in Platone.
Q. Illae uero quae per accidens, suscipiunt intentionem uel
remissionem?

24/25 uel accidentibus distat] Ibid., 119A' (p. 246,8). 27/28 alteratio -
continetur] Ibid., 118B4" (p. 244,18-19).
59, 1/2 quae - inseparabiles?] cfr Porph., Isag., 9,7-8 (p. 15,17-19) - Boeth.. In
Isag.', IV, 4, H9D*"'0 (p. 248,17-18). 3/4 moueri - sunt] Porph., Ibid., 9,8-9
(p. 15,19-20) - Boeth., Ibid., 119D'0"" (p. 248,12-15). 4/5 illae - sunt'] cfr Boeth.,
Ibid., iïoB,4-C' (p. 250,1-5). 5/6 aquilum - imeparabilia] Porph., Ibid., 9,9-10
(p. 15,20-21) - Boeth., Ibid., 119D"". 8/11 quae - insunt] cfr Boeth., Ibid.,
i2oC'"' (p. 250,6-8). 12/14 illae- non] Porph., Ibid., 9,16-17 (p. 16,4-5) - Boeth.,
Ibid., 120D"-" (p. 251,3-5). 14/15 nam - Platone] cfr Boeth., Ibid., шî^^0"^'
(p. 252.8-10). 16/18 illae - recipiunt] cfr Porph., Ibid., 9,17-18 (p. 16, 5-6) -
Boeth., Ibid., moD'"4 (p. 251,5-7).

24 quod uel] transp. Boetb. accidentibus] quod praem. Boetb. 27


namque ipsa] igitur Boetb.
59. 4sanum]etprae/n. Porpb. esse*] от. Porpb. separabilia] et quaecum-
que his proxima sunt praem Porpb. 5/6 aquilum ergo] at uero aquilum Porpb.
12 illae differentiae] illae quidem Porpb. maius aut] magis et Porpb.

59, 1 sunt separabiles] transp. W 3 separabilis] separabile Ve 5 proprie']


propriae V inseparabiles] correxi, inseparabilia V 10 ut'] correxi, aut V
ut'l correxi, aut V 16 per accidens] V Porpb , per se secundum accidens W
62 EXCERPTA ISAGOGARVM 59-60
S. Etiam si inseparables sunt, recipiunt: esse enim aquilum uel
esse simum aliquando intenditur et remittitur.

60. Q. Quae differentia per accidens fit separabile?


S. Communis: per accidens scilicet extrinsecus aduenticium, ut
currere, ambulare; per naturale, ut pueritia, iuuentus.
Q. Vniuscuiusque forma corporis estne separabilis?
(S.) Est. Nam peregrinus pater domi relictum puerum, si
adolescentem redux uiderit, non potest agnoscere.
Q. Quid est quod per naturam ambulare uel currere non dicitis?
S. Natura quidem posse dedit, facere tantum sola uero äffert
uoluntas.
Q. Quae differentia per accidens fit inseparabile?
S. Propria: per accidens quidem naturale, ut caecitas oculorum
a natiuitate; per accidens aduenticium, ut cicatrix.
Q. Potest Socrates, cum unus sit, a seipso distare?
S. Potest, hoc modo: cum progreditur ex pueritia ad adolescen-
tiam, de adolescentia in senectutem, et sic usque in decrepitam
(aetatem), uel quo modo habendi alteris aetatibus. Idcirco ergo
peregrinus pater relictum domi puerum si adolescentem redux
uiderit non potest agnoscere.

19 esse - remittitur] cfr Porph., Ibid., 9,22-23 (p. 16,11-12) - Boeth., Ibid., i21A'"*
(p. 251,13-14); cfr etiam Boeth., Ibid., uiDi"* (p. 253,4-7).

60, 1/3 quae - iuuentus] cfr Boeth., In Isag.', IV, 1, 117C"7 (p. 243,3-9). *
uniuscuiusque - separabilis?] cfr Ibid., i^A'*'4 (p. 242,13-14). 5/6 nam - agno
scere] Ibid., 117B'"4 (p. 242,16-17). 7/9 quid - uoluntas] cfr Ibid., 117c7" (p. 243,9-
11). 10/12 quae - cicatrix] cfr Ibid., 117C""" (p. 243,12-13). 13 a seipso di
stare] cfr Ibid., 116D" (p. 242,1). 14/16 ex - aetatibus] cfr Ibid., i^A'0"'
(p. 242,10-13): "ex pueritia ad adulescentiam atque hinc ad senectutem, ab hac de-
nique ad decrepitam usque aetatem*. 16/18 idcirco - agnoscere] item Ibid.,
117В*-4 (p. 242,16-17); uide supra, II. 5/6.

60, 5 nam] idcirco nec Boetb. domi relictum] transp. Boetb. 6 non po
test] possit Boetb. 16 ergo] nec Boetb. 18 non potest] possit Boetb.

18/19 uel essel transpostti, esse uel V


60, 7 ambulare] ambularem Ve non] correxi, nos V 12 aduenticium]
aduenticum V 13 a] ex W 14 adl in W 15/16 et - decrepitam] W, от.
V aetatem] от. VW, suppleui ex Boetbio 16 alteris aetatibus] correxi, alte-
ritatibus V
EXCERPTA ISAGOGARVM 61-62 63
61. Q. Omne quod aliud est, est alteratio?
S. Est. Sed non omne quod alteratio est, aliud dici potest.
Itaque, si accidentibus aliquibus fuerit facta diuersitas, alteratus
quidem effectus est, quoniam quolibet modo uel ex quibuslibet
5 differentiis considerata diuersitas alterationem facit intellegi. Aliud
uero non fit, nisi substantiali differentia alterum ab altero fuerit
dissociatum, ut 'rationalis' differentia aliud quam 'inrationalis'
facit: illa enim hominem, haec equum potest instituere.
Q. Si homo unus sedeat, alter assistat, nonne efficietur homo
10 diuersus ab homine?
S. Non, sed tantum eos alteratio disiungit et eum qui astat ab
eo qui sedet alteratione separabit. Atqui si equus quidem iaceat,
homo uero ambulet, et aliud est equus ab homine et alteratum:
dupliciter quidem alteratum, semel uero aliud.

62. (Q.) Quae omnium differentiarum a diuisione generis uel


diffinitione specierum | excluduntur? 8v
S. Communis et propria. Hae quidem sunt alteratum facientes
et non aliud: genus etenim diuiditur in alia et non tantum in
5 alterationibus permutata. Magis propriae recipiuntur. Et hae
diuisiuae et specificae uocantur, quia alio et alio modo acceptae
genera diuidunt et speciem constituunt.
Q. Quid ualent ad diffinitionem magis propriae differentiae?
S. Plurimum. Per eas enim unaquaeque species diffinitionibus

é1, 1/7 qtiod- dissociatum] Boeth., In Isag.', IV, 2, ii8B*"i (p. 244, 19-245,4).
7/8 ut - instituere] cfr Ibid., 118D' * (p. 245,21-23). 9/12 si- separabit] Ibid.,
II8D*"' (p. 245,23-46,1). 12/14 atqui - aliud] Ibid.. irôD'MrçA' (p. 246,3-«.
62, 1/3 quae - propria] cfr Boeth., In ¡sag.', IV, 3, 119ВM"' (p. 247,12-13). 2
diffinitione specierum] cfr Ibid., 119C'"" (p. 248,1). 3/4 alteratum - aliud] cfr
Ibid., 119B"" (p. 347,io-1i). 5 magis - recipiuntur] cfr Ibid., i19B"-C' (p. 247,13-
14). 6 diuisiuae] cfr Ibid., 119C" (p. 248,1). specificae] cfr Ibid., 119c*; i^D*
(p. 247,20; 248,5). 8/9 ad - plurimum] cfr Ibid., 119c*"' (p. 247,15-16).

61, 1 est alteratio?] alteratum est Boetb. 2 alteratio] alteratum Boetb. 3/4
alteratus ... effectus] alteratum ... effectum Boetb. 4 quoniam] quidem add.
Boetb. 9 homo unus] transp. Boetb. 11 tantum] от. Boetb. alteratio]
sob add. Boetb. et] ut Boetb. astat] assist« Boetb. 12 alteratione sepa
rabit] facial alteratum Boetb. atqui] at Boetb.

61, 2 alteratio] altatio V 5 intellegil intelligi V 7 dissociatum] dissotiatum V


11 disiungit] W Boetb., disiungitur V 12 sedet] sedit V atqui] atque W
62, 2 diffinitione] W Boetb., diuisione V
¿4 EXCERPTA ISAGOGARVM 6г-63
lo informatur. Nam communes et propriae accidens diuersi generis
ferunt et nihil substantiae ratione conformant.
Q. Quid est officium magis propriamm differentiarum?
S. Vt nunc quidem constitutiuae ad diffinitionem specierum
sumantur, nunc diuisiuae ad partitionem generis accommodentur.
ij Igitur, cum in diuisione generis aliud quaerant, in substantia
uero speciei informationem faciant cumque ipsae magis propriae
et aliud faciant et specificae sint, in eo quod aliud faciunt diuisio-
nibus aptae sunt, in eo autem quod species informant, diffinitio-
nibus.
20 Q. Quid prosint ad diuisionem et ad diffinitionem communes
et propriae differentiae?
S. Nihil, quoniam neque aliud faciunt, sed alteratum, neque
omnino substantiam monstrant: ita a diuisione ut a diffinitione
disiunctae sunt.

63. Q. Quomodo differentiae sint constitutiuae?


S. Vt 'rationalis' atque 'mortalis' differentiae hominem consti-
tuunt, 'inrationale' uero atque 'mortale' equum.
Q. Quomodo dicuntur differentiae specierum constitutiuae,
5 cum 'inrationalis' atque 'inmortalis' differentiae nullam speciem
uideantur efficere?
S. Ad hoc respondendum est primum quidem placere Aristo-
teli caelestia corpora animata non esse; quod uero animatum non

10/11 nam - conformant] cfr Ibid., 119IÍ*"" (p. 247,5-9)- 13/19 ut- dijfl-
nittonibus] Ibid., 119C-D4 (p. 248,1-7). 22/24 quoniam - sunt] Ibid., u^W7
(p. 248,8-io).
6), 1/3 quomodo - equum] cfr Boeth., In Isag.', IV, 6, (p. 256,8-12). 4/17
differentiae - poterit] Ibid., u3B'-C' (p. 256,17-257,12).

62, 13 ut] от. Boetb. 14 sumantur] sumuntur Boetb. accommodenturl


accommodantur 15 igitur] ita praem. Boetb. l6 faciant] faciunt Boetb.
ipsae] от. Boetb. 18 in - quod] eo uero quo Boetb. species] speciem
Boetb. 23 ita] aeque Boetb.
63, 5 atque inmortalis differentiae] d. a. i. Boetb. 7 ad - est] respondemus
Boetb.

12 Q] bisscr. V 14 sumantur] W Boetb., formantur V partitionem] par-


ticionem V 15 quaerant] quaeramC.) V"c in substantia uero] V Boetb.
(nonnulli codd): uideapp. crit. ed. Brandt, p. 248,4 20 prosint] prosit Ve

6), 1 sint] sunt W 3 inrationale] inrationalis W mortale] mortalis W 5


atque inmortalis] et rationalis W
EXCERPTA ISAGOGARVM 63-64 65
sit, animal esse non posse; quod uero non sit animal, nec rationale
10 esse concedi. Sed eadem corpora propter simplicitatem et perpe-
tuitatem motus aeterna esse confirmat.
Q. Est igitur aliquid quod ex duabus his differentiis conficiatur,
'inrationali' scilicet atque 'inmortali?
S. Quodsi magis cedendum est Platoni et caelestia corpora
и animata esse credendum, nullum quidem his differentiis esse
potest subiectum: quicquid enim inrationale est corruptioni subia-
cens et generationi, inmortale esse non poterit.
Q. Si communes et propriae differentiae iunguntur, constituunt
ullo modo speciem uel substantiam?
20 S. Non.
Q. Quid, si quis loquatur ambulans, quae sunt duae communes
differentiae, uel si albus ac longus, num idcirco iste in substantia
constituitur?
S. Minime, quoniam non eiusdem sunt generis, quae alicuius
25 possint constituere et confirmare substantiam. Ita igitur hae, id est
inrationale atque inmortale, etiam(si) subiect(um aliquod habere
non possunt, possent tamen subst)antiam efficere, si ullo modo
iungi copularique potuissent.

64. Q. Quam multiplex est differentiarum usus?


S. Duplex: unus quo genera diuiduntur, alius uero quo species
informantur. Neque enim hoc solum differentiae faciunt, ut
genera partiantur, uerum etiam, dum genera diuiduntur, species
5 in quas genera deducuntur efficiunt. Itaque quae diuisiuae sunt
generum, fiunt constitutiuae specierum. Huius rei illud exemplum
est, quod ipsae subiectae animalis quippe differentiae sunt

18/20 si - non] cfr Ibid., 123C7"* (p. 257,17-18). 21/28 quid - potuissent]
Ibid., 123C (p. 257,18-258,3).
é4, 1/9 differentiarum- inmortale] Boeth., In ¡sag.', IV, 7, i24A7-B' (p. 259,1-8).

14 est Platoni] transp. Boetb. 15/16 esse potest] transp. Boetb. 21


quid, si quis] si quis enim add. Boetb. 22 iste in] isdem eius Boetb. 24 quo
niam] cur? quia Boetb.
64, 1/2 differentiarum - unus] geminum differentiarum usum esse demonstrat,
unum quidem Boetb. 2 alius] alium Boetb. 4 diuiduntur] diuidunt Boetb.
6 huius] hu ¡usque Boetb. 7 ipsae subiectael ipse subiecit Boetb.

14 cedendum] W Boetb., credendum V 24 quoniam] quam V 25 con


firmare] konfirmare V 26/27 etiamsi - substantiam] conieci ex Boetbio, etiam
subiecta(m)ntia(m) V
66 EXCERPTA ISAGOGARVM 64-65
diuisiuae, 'rationale' atque 'inrationale', 'mortale' atque 'inmor-
tale': nam, cum sit homo animal, efficitur rationali mortalique
10 differentiis, quae dudum animal partiebantur.
Q. Sunt differentiae eaedem constitutiuae specierum et diuisibi-
les generum?
S. Sunt, alio tamen modo atque alio consideratae: ut, si ad
genus relatae quidem in contrariam diuisionem spectentur, diuisi-
15 biles generis fiunt, si uero iunctae aliquid efficere possunt, specie-
rum constitutiuae sunt. Quae cum ita sint, hae differentiae quae
genus diuidunt rectissime diuisiuae nominantur, quae uero consti
tutiuae specierum specificae.

65. Q. Quo habundat species a genere et quo plus habet a


genere?
S. Specifica differentia: si igitur animal solum genus est, homo
uero est animal rationale mortale, plus habet homo ab animali id
s quod rationale est atque mortale.
Q. Animal habet in se rationale et inrationale? Nam quaestio
uidetur ex hoc occurrere habens (ex duabus) per se propositionibus
(notis) principium: una quidem, quoniam duo contraria in eodem
esse non possunt; alia uero, quoniam ex nihilo nihil fit.
10 S. Habet potestate, non actu. Ergo potest quidlibet id quod
est non esse, sed alio modo esse, alio uero non esse. Vt Socrates,
cum stat, et sedet et non sedet: sedet quidem potestate, actu uero

9/10 nam - partiebantur] Ibid., 124В'"7 (p. 259,12-14}. 11/18 eaedem -


specificae] Ibid., 8, I24D'" (p. 260.15-22).
65. 1/3 quo - differentia] cfr Boeth., In Isag.', IV, 9, u5C"" (p. 262,16). 3/5
si - mortale) Ibid., щОi" (p. 262,21-23). 6/9 quaestio - fit] Ibid., n5D*-"
(p. 263,3-6). 10 potestate non actu] cfr Ibid., 126D" (p. 265,8). 10/13 potest
- sedet] Ibid., 126B^-C* (p. 264,6-9).

11 et] eaedem Boetb. 15 fiunt] inueniuntur Boetb. possunt] possint


Boetb. 17/18 uero - specificae] enim constituunt speciem, specificae sunt
Boetb.
65. 3 animall quidem add. Boetb. 6/7 quaestio uidetur ex hocl huic defini
tion! quaedam q. u. Boetb. 7/8 principium post habens scr Boetb. 10 quid
libet] quaelibet ilia res Boetb.

64. 8 ¡nrationalel inrationeC..) Ve 13 ad] a V 18 specierum] spetiem(...)


Ve

65, 7/8 ex duabus... notis] Boetb., от. V 8 una] unam V 11 est] Boetb
W, от. V
EXCERPTA ISAGOGARVM 65-66 67
non sedet. Similiter uero ouum est, et animal est, et animal non
est: non est quidem animal nunc actu, potestate tamen est, quia
15 effici potest cum formam ac spiritum uiuificationis acceperit.
Ita igitur genus habet has differentias et non habet: habet quidem
potestate, actu uero non habet. Atque ita nec ex nihilo uenerunt
differentiae quas genus retinet potestate nec utraque contraria in
eodem sunt.

66. Q. | Quot sunt interrogationes ad quas hae quinque res 9'


respondentur?
S. Tres: quid sit, quale sit, quomodo se habet.
(Q. Quae in eo quod quid sit?
s S. Genus, species.)
Q. Quae in eo quod quale sit?
S. Differentia, proprium, accidens inseparabile.
Q. Quae in eo quod quomodo se habeat?
S. Accidens separabile.
10 Q. Quomodo in qualitate speciei differentia praedicatur?
S. Omnes res ex materia formaque consistunt, ut corporeae, uel
ad similitudinem materiae et formae substantiam sortiuntur, ut
incorporeae. Sed quod dictum est, ut liquidais appareat, congruis
illustretur exemplis: statua res est corporea consistens ex materia,
15 id est aere, ex forma, id est ex figura alicuius; sed et incorporabili-

13/14 ouum -actu] Ibid., néC" (p. 264.12-13). 14/17 potestate - babet]
Ibid., 126C-' (p. 264,15-17). 17/19 atque - sunt] Ibid., u6Dw (p. 265,3-4).

66, 1/3 quot - habet] cfr Boeth., In Isag.', IV, 10, i27A"'4 (p. 265, 21-266,1). 4/
9 quae - separabile] cfr Ibid., I27A,4-B* (p. 266,1-7). 10 quomodo - praedica
tur?] cfr Ibid., 11, I27D'"' (p. 267,11-13). 11/13 omnes- incorporeae] Ibid., 127D'"*
(p. 267,13-15). 11 ut corporeae] cfr Ibid., I27D*"7; uSA'"' (p. 267,15-268,1; 268,8-
10). 12/13 ut incorporeae] cfr Ibid., 128A" (p. 268,10-12). 14/17 statua -
rationabilitate] cfr Ibid., i27D"-i28A'; 128А'-" (p. 268,5-8; 15-21).

13 ouum est, et] et ouum Boetb. 13/14 animal non est] n. e. a. Boetb.
14 nunc от. Boetb. potestate tamen est] t. e. animal p. Boetb. 15 effici
potest] p. e. animal Boetb. 16 habet'] et praem. Boetb. 16/17 habet qui
dem - non habet] non habet quidem actu, sed habet potestate Boetb.
66, 11 omnes] inquit add. Boetb. ex] uel praem. Boetb ut corporeae]
от. Boetb. 12 et] atque Boetb. 12/13 ut incorporeae] от. Boetb.

66. 4/5 Q. Quae - species] от. V, conieci ex Boetbio 6 in eo quod] Porpb.,


in eod(em) V 11 omnes res ex] correxi, omnis rex V, omnis res ex W, omnes
res uel ex Boetb. 14 statua] statera W
68 EXCERPTA ISAGOGARVM 66-68
bus: homo est res incorporea consistens ex materia, id est animali,
ex forma, id est rationabilitate. Quodsi genus quidem, quod est
'animal', materia speciei, id est 'hominis', est, differentia uero,
quae est 'rationalis', forma; omnis autem forma qualis est; iure
2o omnis differentia qualitas appellator

67. Q. Illae differentiae quae non substantiam concludunt, sed


quiddam extrinsecus accidens afferunt, dicuntur specificae?
S. Non, licet sub eodem genere positas species faciant dis
crepare: ut, si quis hominis atque equi hanc faciat differentiam, et
5 dicat aptum esse ad nauigandum hominem, equum uero minime,
etsi equus atque homo sub eodem genere (sunt), id est animali,
addita differentia 'aptum esse ad nauigandum' equum disiunxit
ab nomine. Sed 'aptum esse ad nauigandum' non est huiusmodi,
quod possit hominis formare substantiam, sed tantum quandam
10 quodammodo aptitudinem monstrat et ad faciendum aliquid uel
non faciendum opportunitatem.

68. Q. Vna substantia potest in se duo contraria in se recipere?


S. Potest, tamen nullo modo uno eodemque tempore: ut homo
potest esse sanus et aeger, quae sunt duo contraria, sed tarnen non

17/19 quodsi - forma'] cfr Ibid., 128В*"* (p. 269,2-3). 19/20 omnis - ap-
pellatur] Ibid., i28B^ (p. 269,3-4).
67, 1/11 illae- opportunitatem] Boeth., In Isag.', rv, 14, i^A'-B4 (p. 274, 2-13).
68, 1/5 una - infirmus] cfr Boeth., In Cat., I, I98D*"': "Ait maxime proprium esse
substantiae, quod eadem et una numero contrariorum susceptiua sit... Dicit non
substantias substantiis esse contrarias, sed res in se contrarias posse suscipere, ut
unus atque idem homo, nunc quidem sit sanus. alio uero tempore sit aeger, aegri-
tudo autem et sanitas contraria sunt": cfr etiam Boeth., In isag.', II, 4, s2A"-B"
(p. 93,1-12); In Isag.', ГУ, 9, I2JD*"M (p. 263, 2-7); uide etiam supra, 65,6-9-

67, 1 illae] uero add. Boetb. concludunt] conducunt Boetb 2 quiddam]


quoddam quasi Boetb. 4/5 faciat - uerol differentiam dicat aptum esse ad
nauigandum, homo enim aptus est ad nauigandum, equus uero Boetb. 6 etsi...
sunt] et cum sit... Boetb. id est animali] animalis Boetb. 7 disiunxit] distinxit
Boetb

16 animali] anima W 19 iurel in re V


67. 3 positas] posita V 4 equi] aequi V faciat] correxi, faciunt V 6
sunt] conieci eg., от. V 8 huiusmodi] huiusW...) V"c 11 opportunitatem]
oportunitatem V
EXCERPTA ISAGOGARVM 68-69 69
quando erit sanus erit infirmus, sed uno erit tempore sanus, alio
5 infirmus.

69. Q. Proprium quot modis diuiditur?


S. Quataior. Primo quod soli alicui speciei accidit, etsi non
omni, ut hominem medicum esse. Secundo quod omni accidit, etsi
non soli, quemadmodum hominem esse bipedem. Tertio quod soli
s et omni et aliquando, ut homini in iuuentute pubescere et in
senectute canescere. Quartum in quo concurrit et soli et omni et
semper, ut homini risibile esse.
Q. Potest proprium ut genus aliquod in species quattuor diuidi
uel secari?
to S. Non. Sed quod ait Porphyrius 'diuidunt', ita intellegendum
est tamquam si diceret 'nuncupant', id est: 'propria quadrifariam
dicunt'.
Q. Vnde descendunt omnia propria?
S. Ex accidentium genere. Quicquid enim de alio praedicatur,
15 aut substantiam informat, aut secundum accidens inest. Nihil uero
est quod cuiuslibet rei substantiam monstret nisi genus, species,
differentia: genus quidem et differentia speciei, species indiuiduo-
rum. Quicquid ergo reliquum est in accidentium numero ponitur.
Q. Quomodo soli et omni et semper proprium est homini esse
20 risibile, cum non semper rideat?
S. Non nos hoc conturbare debet, quod semper homo non
rideat: non enim 'ridere' est proprium homini, sed 'esse risibile',
quod non in actu, sed in potestate consistit.

69, 2/7 quad- esse] Porph., Isag., 12,13-18 (p. 19,19-20,2) - Boeth., In Isag.', rV, 15,
130O" (p. 275,5-11). 5 in iuuentute pubescere] Boeth., Ibid., \6, i3iDM (p. 279,3).
8/9 potest - secari?] cfr Ibid., 15, i3iA'"' (p. 276,13-14). 10/12 sed- dicunt]
Ibid., i3iA' 4 (p. 276,14-16). 13/14 unde - genere] cfr Ibut ^oD'"4 (p. 276,3-4).
14/18 quicquid - ponitur] Ibid., 130D4" (p. 276,4-9). 21/23 non - consi
stit] Ibid., 131C-D« (p. 278.9-n).

69, 3 esse] uel geometrem add. Porpb. secundo] et Porpb. 4 tertio] et Porpb.
5 in iuuentute pubescere et] от. Porpb. 6 quartum] uero add. Porpb. 7 ut]
quemadmodum Porpb. risibile esse] transp. Porpb. 10 Porphyrius] от. Boetb.
17/18 indiuiduorum] uero praem. Boetb. 21 non - debet] neque illud nos
ulla dubitatione perturbet Boetb. 22 homini] hominis Boetb.

69, 2 primo] W, prime V alicui] W Porpb., от. V post speciei in extre-


mitate lin. DE PROPRIO add. V, ante init. W 4 soli'] solium V soli'] homini
add. V 6 quartum] W Porpb., quarto V concurrit] occurrit W 10 Por
phyrius] Porphirius V diuidunt] W Boetb., diuiditur V intellegendum] intel-
ligendum V 11 nuncupant] nuncupanti Ve
70 EXCERPTA ISAGOGARVM 70-71
70. (Q.) Accidens quid est?
(S.) 'Quod adest et abest praeter subiecti corruptionem'.
Q. In quot diuiditur?
S. In duo. In separabile et in inseparabile. Separabile quidem
5 est dormire, sedere; inseparabile uero ut Aethiopi color niger.
Q. Nonne frustra positum est accidens esse 'quod adest et abest
praeter subiecti corruptionem', cum sint quaedam quae a subiecto
non ualeant separari?
S. Non. Nam fit saepe, ut quae actu disiungi non ualeant,
10 mente et cogitatione separentur.- ut Aethiopi color niger animo et
cogitatione auferri potest, et coruo; et potest subintellegi Aethiops
albus, et coruus albus, sine corruptione substantiae.

71. Q. Si 'humanitas' ipsa, quae species est, quaedam qualitas


est, cur dicitur species in eo quod quid sit praedicari?
S. Differentia qua formatur solum qualitas est, humanitas uero
non solum qualitas est, sed tantum qualitate perficitur. Quodsi
5 pura qualitas non est et ex maiori parte materiei innixa est, recte
in eo quod quid sit praedicatur.

70. 1/4 accidens - inseparabile] Porph., Isag., 12,24-26 (p. 20,7-9) - Boeth., In
Isag.', IV, 17, 132C" (p. 280,14-16). 4/5 separabile- niger) Boeth., Ibid., 133A" '4
(p. 282,5-6). 6/10 frustra - separentur] cfr Ibid., i33Bw (p. 282,10-14). 10/
12 ut - substantiael cfr Ibid., i33B"-134A' (p. 282,16-21); Porph., Ibid., 13,1-3 (p. 20,10-
12) - Boeth., Ibid., 132C""4 (p. 280,18-20).
71, 1/2 si - praedicari?] Boeth., In Isag.', V, 14, ^oD7"' (p. 327,21-23). 3/4
differentia - perficitur] Ibid., i5oD""1 (p. 328,2-3). 5 pura qualitas] cfr Ibid.,
i5iA'"* (p. 328,8-9).

70, 5 est] от. Boetb. Aethiopi] atque coruo add. Boetb. 6/7 adest - cor
ruptionem] adesse et abesse possit Boetb. 7 quaedam] accidentia add. Boetb.
71, 1 quaedam qualitas] transp. Boetb. 2 dicitur] dicatur Boetb. 3 qua for
matur] от. Boetb. 4 solum qualitas est] e. s. q. Boetb.

70, 1 accidens] DE ACCIDENTE praem. VW 3quot] quod W diuiditur] W


Porpb., diuiduntur V 4 in'] W Porpb., от. V 9 actu] W Boetb., от. V 11
subintellegi] subintelligi V
71, 1 species] substantia W 2 sit] est W 3 formatur] conformatur W 5
materiei innixa est] i. e. m. W
EXCERPTA ISAGOGARVM 72 71
72. Q. Quibus inest continentia specierum?
S. Generi, differentiae et accident!.
Q. Quae perempta perimunt?
S. Genus, differentia, species, proprium.
Q. Quae totum quiddam sunt his de quibus praedicantur?
S. Genus et species.
Q. Quibus est commune sequi species?
S. Generi, differentiae, proprio.
Q. Quae aequaliter praedicantur de his | de quibus praedican- 9V
tur?
S. Genus, species, differentia, proprium.
Q. Quae praedicantur uniuoce?
S. Genus, species.
Q. Quae intentionem et remissionem suscipiunt?
S. Accidentia tantum.
Q. Quae non?
S. Genus, species, differentia, proprium.
(Q.) Quae coniuncta aliquid gignunt?
S. Differentia tantum.
Q. Specierumne compositione mulus perficitur?
(S.) Non: quidam enim asinus cuidam equae permiscetur ad
muli generationem, non uniuersalis asinus uniuersali equae.
Q. Quae semper et omni tempore adsunt his de quibus praedi
cantur?
S. Genus, differentia, species, proprium.

72, 1/2 quibus - differentiae] cfr Porph., Isag., 13,23 (p. 21,19-2о) - Boeth., In
Iseg.', V, 3, 136c*"7 (p. 291,5-6). 3/4 quae - differentia] cfr Ibid., 14,10-ii (p. 22,12-
14) - Boeth., Ibid., I36D7-* (p. 292,6-8). 5/6 quae - species] cfr Ibid., 15,13
(p. 23,23) - Boeth., Ibid., 6, 14iA' (p. 303,2-3). 7/8 quibus - proprio] cfr Ibid.,
16,2 (p. 24,13) - Boeth., Ibid., 8, н3А"-" (p. 308,1-2). 9/11 quae - proprium] cfr
Ibid., 16,3-4: 19,5-6; 20,14-15 (p. 24,14-15; 28,11-12; 29,24-21) - Boeth., Ibid., 143A""M
(p. 308,4-5); 15, i5iD'- (p. 329,19-21); 19, i54B"-C' (p. 337,3-4). 12/13 quae - ge
nus] cfr Ibid., 15.20-21 (p. 24,6-7) - Boeth., Ibid., 7, 141C"" (p. 304,10-n). 14/17
quae - proprium] cfr Ibid., 17,7-8 (p. 25,18-19) - Boeth., Ibid., ii, 145ci'' (p. 314,7-9).
18/19 quae - tantum] cfr Ibid., 18,23-24 (p. 28,4) - Boeth., Ibid., 14, 150C""
(p. 327,10-n). 20/22 specierumne - equae] cfr Ibid., 19,1-3 (p. 28,5-9) - Boeth.,
Ibid., i5oC'^-D' (p. 327,12-16). 23/25 quae - proprium] cfr Ibid., 15.13; 19.7
(p. 23,23; 28,13-14) - Boeth., Ibid., 6, 14iA' (p. 303, 2-3); 15, i5iDi'4 (p. 329,22-330,1).

72, 4 proprium] accidens add. W 18 coniuncta] ¡uncta W 21 asinus


equae] asinus ... aequae V, equus ... asinae W 22 asinus ... equae] asinus
aequae V, equus ... asinae W 24 de - praedicaturl от. W
72 EXCERPTA ISAGOGARVM 72-74
Q. Quomodo differentia et proprium semper et omni adsunt,
cum uideamus multos de quibus differentia 'bipes' praedicatur
bipedes non esse, et multos de quibus 'risibile' praedicatur non
ridere?
jo S. Si pede curtetur, non ideo peribit substantia, sed quodnatum
est ad id semper dicitur. Sic et risibile, quamuis non rideat, tamen
semper ad hominem dicitur.
Q. Accidens continet an continetur?
S. Continet dum unum in subiectis habetur pluribus, contine-
35 air dum plura habentur in uno.
Q. Quae conuersim praedicantur?
S. Species et proprium.
Q. Quae subiectis semper adsunt?
S. Genus, species, differentia.
40 Q. Quae potestate?
S. Proprium.

73. Q. Quot modis res ad inuicem comparantur?


S. Duobus: uel similitudine uel dissimilitudine. Verbi gratia
similitudine comparantur genus et differentia quando de com-
munitatibus eorum pertractatur.

74. Q. In quibus principaliter sunt accidentia?


S. In indiuiduis. Secundo in speciebus.
Q. Quibus est commune ut quaecumque de his dicuntur dican-
tur et de sibi subiectis?
s S. Generi, differentiae, speciebus, proprio.

26/29 quomodo - ridere?] cfr Boeth.. Ibid., 15, 152A'"'0 (p. 33o,13-33i.2). 30/
32 si - dicitur] cfr Porph., Ibid., 19,7-9 (p. 28,14-17) - Boeth., Ibid., isiD'"7 (p. 330,1-
4). 30 si curtetur] cfr etiam Ibid , 19.7 (p. 28,14) - 151D' (p. 330.1): "si enim curtetur
qui est bipes"; cfr autem Boeth., Ibid., 152A' (p. 331,1): "si enim quis curtetur pede".
33/35 accidens - uno] cfr Ibid., 20,1-3 (p. 29,10-13) - Boeth., Ibid., 18, 153В'"7
(p. 334.6-9). 36/37 quae - proprium] cfr Ibid., 19,14-15; 20,12 (p. 29,1-2; 29.22) -
Boeth.. Ibid., 16, ifißr,0 (p. 331,16-17); 19, 154В'0"" (p. 336.22-23). 38/41 quae -
proprium] cfr Ibid., 20,20-21 (p. 30,6-7) - Boeth., Ibid., 20, 155A '"' (p. 330,10-11).
73, 1/2 res - dissimilitudine] cfr Boeth., In Isag.', V, 1, 133c*"0 (p. 285, 8-10).
74, 1/2 in - indiuiduis] cfr Isag., 17,8-9 (p. 25,19-20) - Boeth., In Isag.', 11, 1450*
(p. 314.9-10). 3/5 quibus - differentiae] cfr Ibid., 14.3-5 (p. 22,3-6) - Boeth., Ibid.,
3, ц6C'0-'4 (p. 291,10-15).

26 et'] W, от. V 30 pede] VC, от. V, cfr Boetb. 31 quamuis]


quamquam W
74. 5 differentiae] corrext, differentia V
EXCERPTA ISAGOGARVM 75-76 73

75. Q. Sublatis differentiis in quas diuiditur, potestne genus


permanere?
S. Potest. Nam unumquodque non ex his de quibus praedica-
tur, sed ex his ex quibus efficitur substantiam sumit: ideo fit uti
5 sublatis diuisiuis differentiis genus remanere possit, dum tantum
suae constitutiuae maneant.

76. Q. Quid est commune omnibus?


S. De pluribus praedicari.
Q. Vnde praedicatur genus?
S. De pluribus speciebus ac specierum indiuiduis praedicatur
5 et de differentiis specierum, atque id iure. Quoniam enim species
differentiae informant, cum genus de speciebus praedicetur, con-
sequens est ut etiam de his dicatur quae specierum substantiam
formamque efficiunt. Quo fit ut genus etiam (de) differentiis
praedicetur, ac non de una, sed de pluribus: dicitur enim quod
10 'rationale' est esse 'animal' et rursus quod 'inrationale' est esse
'animal'. Ita genus de speciebus ac differentiis praedicatur ac de
his quae sub ipsis sunt indiuiduis.
Q. Vnde praedicatur differentia?
S. De speciebus pluribus ac de earum indiuiduis. Vt 'inra-
15 tionale' de equo ac boue praedicatur, ceterisque speciebus, quae
sunt indiffinitae numero, et de indiuiduis earum: nam quod de
uniuersali dicitur, dicitur et de indiuiduo. Quodsi differentia de

75, 1/2 sublatis - permanere?] cfr Boeth., In Isag.', V, 5, i39D'*-14oA' (p. 300,5-6).
3/6 potest - maneant] Ibid., чоА'"* (p. 300,7-11).
76, 1/2 quid - praedicari] Porph., Isag., 13,10 (p. 21,2-3) - Boeth., In Isag.', V, 1,
133D' (p. 285.15-286.! ). 3/4 unde - pluribus] cfr Boeth., Ibid., 134D7 (p. 287,9-10).
4 speciebtis- indiuiduis] Ibid., 134D* (p. 287, 10-11). 5/12 de- indiuiduis]
Ibid., i34D,0-135A"i (p. 287,13-u). 13/16 differentia? - earum] cfr Ibid., I35A'0-"
(p. 287,21-24). 16/24 nam - ceteris] Ibid., 135A "-В" (p. 287,24-288,«.

75, 3 nam unumquodque] u. enim Boetb. 4 ideo] itaque Boetb. util ut


Boetb. 5 genus ante sublatis scr. Boetb. remanere] permanere Boetb.
tantum] tamen Boetb. 6 suae - maneant] maneant illae quae ipsius generis
formam substantiamque constituunt Boetb.
76, 17 dicitur, dicitur] praedicatur, praedicatur Boetb.

75, 1 subbtis] subblatis V 3/4 praedicatur] dicitur W


76. 1 Q.] DE COMMUNITATIBUS praem. V 8 de] Boetb., от. V 9 non]
74 EXCERPTA ISAGOGARVM 76-77
speciebus dicitur, praedicabitur de eiusdem speciei subiectis.
Q. Species de quibus praedicatur?
20 S. De suis tantum indiuiduis. Neque enim fieri potest ut quae
species est ultima quaeque uere species ac magis species nuncupa-
tur, haec alias deducatur in species. Quod si ita est, sola post
species indiuidua restant. Iure igitur species de suis tantum
indiuiduis praedicatur, ut 'homo' de Socrate et de ceteris. Ad
25 indiuidua autem de proprio suo quodlibet est praedicatur.
Q. Vnde praedicatur proprium?
S. De ea specie cuius est proprium. Neque enim esset proprium
alicuius nisi de aliquo diceretur. De quo enim unaquaeque res et
soli et omni et semper dicitur, eiusdem proprium esse monstratur.
30 Quae cum ita sint, proprium speciei dicitur. Dicitur etiam de
indiuiduis speciei de qua praedicatur: est enim Socrates, Plato
'risibilis'.
Q. Accidens unde praedicatur?
S. De speciebus pluribus et de diuersarum specierum
35 indiuiduis. Dicuntur etenim coruus et Aethiops nigri, et hic coruus
et hic Aethiops nigri secundum nigredinis qualitatem uocantur.
Atque hoc quidem accidens inseparabile, sed multo magis separa-
bilia accidentia pluribus inhaerescunt, ut moueri homini, boui:
uterque enim mouetur.

77. Q. Nonne mirum uideri potest cur praedicari de proprio


non dixerit nec speciem nеc differentiam, sed tantum genus de
speciebus ac differentiis, differentias uero de speciebus ac
indiuiduis, speciem de indiuiduis, proprium de specie atque
5 indiuiduis, accidens de speciebus atque indiuiduis?
S. Non, quia fieri potest ut quae maioris praedicationis sint de

26/30 proprium?- dicitur-] Ibid, 135В*" (p. 288,6-n). 30/32 dicitur* -


risibilis] Ibid.. i35B'4-C' (p. 288,12-13). 33/39 accidens- mouetur] Ibid., 135C'"'
(p. 288.13-20).
77, 1/2 mirum - differentiam] cfr Boeth., In Isag.', 2, ^D*"' (p. 289,5-7). 2/
20 sed - praedicetur] Ibid., i35D'-i3éB' (p. 289. 7-290,7).

23 species'] speciem Boetb. 24 et de ceteris] Platone, Cicerone et ceteris


Boetb. 27 ea] от. Boetb. 30 speciei] de specie Boetb. 31 Plato] et Ci
cero add. Boetb. 33 praedicatur?l dicitur Boetb. 34 de'] et praem. Boetb.
35 etenim] enim Boetb. et '] atque Boetb. 36 Aethiops] qui sunt indiui-
dui add. Boetb. 37 accidens] est praem. Boetb. 38 boui] et praem. Boetb.
77, 2 genus] quidem add Boetb. 3 ac'] atque Boetb. 6 quia fieri] f. enim
Boetb del ea praem. Boetb.
EXCERPTA ISAGOGARVM 77-78 75
cunctis minoribus praedicentur, quae aequalia sunt sibimet conuer-
tantur. Eoque fit ut genus de differentiis, speciebus, propriis, de
accidentibus praedicetur, ut, cum dicimus 'quod rationale est, sit
10 animal', genus differentiis; | 'quod homo est, animal est', genus 10г
de specie; 'quod risibile est, animal est', genus de proprio; 'quod
nigrum est', si forte coruum uel Aethiopem demonstremus, 'ani
mal est', et genus de accidenti praedicamus. Rursus 'quod homo
est, rationale est', differentiam de specie; 'quod risibile est, ratio-
15 nale est', differentiam de proprio; 'quod nigrum est, rationale est',
si Aethiopem demonstremus, differentiam de accidenti praedica
mus. Item 'quod risibile est, homo est', species de proprio; 'quod
nigrum est, homo est', si Aethiopem designemus, species de acci
denti praedicatur. Qua in re etiam 'quod nigrum est, risibile est'
20 in Aethiopis demonstratione ut proprium de accidenti praedicetur.
Q. Potest accidens de reliquis quattuor praedicari?
S. Potest. Quoniam enim in indiuiduis singulorum esse prae-
ponitur, idcirco de superioribus etiam praedicetur; ut: quoniam
Socrates animal est, rationalis, risibilis est, homo est; cumque in
25 Socrate fit caluitium, quod est accidens, praedicetur idem accidens
de animali, de rationali, de risibili, de homine. Sed haec praedica-
tio obliquo ordine fit: quid enim obliquus ordo sit in sequentibus
manifestius liquebit.

78. Q. Quid est commune generi et differentiae?


S. Continentia specierum. Nam sicut genus sub se habet spe-

21 accidens - praedicari?] cfr Ibid., 136B*'' (p. 290,12-13). 22/26 quoniam


- bomine] Ibid., 136B'"" (p. 290,8-12). 27 obliquo ordine fit] cfr Ibid., 136В"-C'
(p. 290,13-291,3). in sequentibus] uide infra, 79,20-23.
78, 1/2 commune- specierum] Porph., Isag., 13,23, (p. 21,19-20) - Boeth., Isag.',
V, 3, i36C^7 (p. 291,5-6). 2/3 nam - genus] Boeth., Ibid., 137A7 ' (p. 293,1-2).

7 quae] et praem. Boetb. 8 speciebus] de praem. Boeth., propriis] de


praem. Boetb. 10 differentiis] de differentia Boetb. 13 et] от. Boetb. 14
differentiam] differentia Boetb. 15 differentiam] differentia Boetb. 16 diffe
rentiam] differentia Boetb. 16/17 praedicamus] от. Boetb. 19 praedicatur]
от. Boetb. 22 quoniam enim] ut q. Boetb. 24 rationalis] est add. Boetb.
25 fit] sit Boetb.

77, 18/19 accidenti] accidente V 20 accidenti] accidente V 27 obliquus]


correxi, obliquis V
78, 1 Q.l DE COMMUNIBUS GENERIS ET DIFFERENTIAE praem. V, DE COM-
MUNITATE G. ET D. praem. W generi] Boetb., genere V, generis W
76 EXCERPTA ISAGOGARVM 78
cies, ita etiam et differentia, tametsi non tantas quam habet genus.
Est et alia communio: nam sicut assumptis generibus species
5 interimuntur, ita consumptis differentiis species de quibus dif
ferentiae praedicantur intereunt.
Q. Secundum quorum opinionem facimus quandocumque
'deum' sub 'animali' ponimus?
S. Secundum eorum qui solem stellasque atque hunc totum
10 mundum animatum esse confirmant, quos etiam deos appellaue-
runt.
Q. Possunt ulla de generibus ut genera praedicari?
S. Possunt, ut de 'animali' 'animatum' dicitur, 'substantia',
atque haec ut genera.
15 Q. Potest differentia (de) differentia praedicari?
S. Potest, ut de 'rationali' duae differentiae, 'ratione uti' uel
'rationem habere'. Quod enim rationale est utitur ratione uel
rationem habet.
Q. Est aliud uti ratione, aliud habere rationem?
20 S. Est, ut aliud est uti sensu et aliud habere sensum: habet
quippe sensum et dormiens, habet rationem, sed minime utitur.
Ergo ipsius rationabilitatis quaedam differentia est ratione uti, si
sub rationabilitate homo positus est. Praedicatur igitur de nomine
ratione uti ut quaedam (differentia). Differt enim ceteris animali-
i5 bus homo, quod utitur ratione.

4 communio] cfr Ibid., i37B" (p. 293,19); haec autem communio tertia nume-
ratur apud Boethium 4/6 stcut - intereunt] Ibid., ^D'M^A' (p. 295,1-4).
7/11 secundum - appellauerunt] cfr Ibid., 137В'" (p. 293,15-18). 12 possunt
- praedicari?] cfr Ibid., 137C'* (p. 294, 3-4). 13/14 ut - genera] Ibid., 137C*"7
(p. 294,4-5). 15 potese - praedicari?] cfr Ibid., ^7C""'* (p. 294,8-9). 16/25 ut
- ratione] Ibid., i37C"-D* (p. 294,9-18).

78, 3 et] от. Boetb. quam] quot Boetb. 13 animatum - substantia] dicitur
'animatum', dicitur 'substantia' Boetb. l6 differentiae] dicuntur add. Boetb.
16/17 ratione - habere] от. Boetb. 18 rationem habet] transp. Boetb.
20 uti sensu et aliud habere sensum] h. sensum, a. u. sensu Boetb. 21 dor-
miens] sed minime utitur, ita quoque dormiens add. Boetb. 22 si] sed Boetb.
25 utitur ratione] transp. Boetb.

3 tantas] tantis V" 4 assumptis] V c XVe, absumptis Ve W х- 6 in


tereunt] simul praem. W 10 mundum] Boetb., modum V 12 substantia] et
praem. W 15 del suppleul, от. V 16 rationali] rationale V uell correxl,
id (est) V 22 rationabilitatis] Boetb., rationabilitas V 24 differentia] Boetb.,
от. V
EXCERPTA ISAGOGARVM 79 77
79. Q. Vtrum 'ratione uti' maius est uel aequum 'rationali?
S. Nequaquam maius est. Nam, si 'rationalem' speciem tran-
scenderet 'ratione uti', muta etiam animalia contra naturam uteren-
tur ratione. Sed nihil refellitur leuius: nam, si uterentur ratione,
5 rem quam uellent bene ordinatam et rationabiliter praemeditatam
proferre potuissent; sed non habent ratione uti, quoniam non
ualent praemeditari: nam illud soli humano generi diuinitus est
attributum. Sed nec aequum est 'rationali': nam, si aequum esset,
omnis homo, licet esset dormiens uel unius noctis infans, quia
10 semper et omni tempore rationalis est, semper et omni tempore
uteretur ratione, quod fieri nequit.
Q. Quot modis fit omnis praedicatio?
S. Duobus: aut maiora de minoribus, ut 'animal' de 'nomine',
aut aequa de aequis praedicantur, ut 'risibile' de 'nomine'.
15 Q. Si 'ratione uti' nequaquam maius est uel aequum 'rationali',
quid est quod 'ratione uti' de 'rationali' dicitur praedicari?
S. Illud uidelicet quod haec praedicatio fit secundum naturam
indiffinitarum propositionum, quae continent uim particularium,
ut: 'homo iustus est'. Sicut enim non omnis homo iustus est, sed
2o quidam, sic non omne rationale utitur ratione. Igitur obliquo
ordine fit haec praedicatio: nam quando minora de maioribus
dicuntur, oblique praedicantur, id est, quamuis praedicentur,
tamen non recto ordine praedicantur.

79, 1 utrum - rationali?] cfr Gerbertus Aureliacensis, De rationali et ratione uti, 1


- PL 139, 159D4'* (ed. Olliers, p. 299). 2/23 nam - praedicantur] uide infra, Ap
pendices, I/2,2-26. 8/11 nam - nequit] cfr Gerbertus, Ibid., 16, i68A'"7 (p. 309).
13/14 aut - homine] cfr Boeih., In Isag.', I, 16, 29A*-B" (p. 46,8-22): In Isag.'.
IlI, 10, ii3Л^C' (p. 232,10-233,3): Gerbertus, Ibid., iJ9D*- 160A4 (p. 299). 17/20
illud - ratione] cfr Gerbertus, Ibid , I5, i67B*-D' (p. 308-309): spec. i67C*-D'. 23
non recto ordine] cfr Ibid., 14, i66C,e"'.

79, 2/3 nam - uti] correxi, nam si rationalis speties transcender« V, quodsi ra
tione uti rationalis speties transcendit V, nam si rationalem speciem transcenderet
sub ratione uti V7 3/4 uterentur] utuntur V 4 refellitur leuius] transp W
rum, si] si enim V" 5 ordinatam] V'W, ordinatum V 6 quoniam] quia
W 7 praemeditari] praeditari V, praemetari W illud] merito add. V
soli] V", solo VW diuinitus] W, diuitiis (»e/diuitus) V", от. V 7/8 est
attributum] a. e. ante diuinitus scr. V, transp. W 9 esset] W, esse V, sit V
quia] WV", qui V 14 aequis] quis Ve 15 si] uero add. W l6 de -
praedicari] praedicatur de rationali V 17/20 haec- igitur] от. V 21 haec]
от. V maioribus] V, minoribus V 22 dicuntur ... praedicantur] transp. V
78 EXCERPTA ISAGOGARVM 80-81
80. Q. Vtrum substantialiter 'ratione uti' de 'rationali' uel
accidentaliter praedicatur?
(S.) Accidentaliter, quod tali monstratur argumento. 'Omne
rationale utitur ratione', 'nullum rationale utitur ratione': si sub-
5 stantialiter praedicaretur, aut affirmatio uera esset et negatio falsa,
aut negatio uera et affirmatio falsa. Nunc quidem, cum utraque
sit falsa, et affirmatio quae dicit 'omne rationale utitur ratione' et
negatio quae dicit 'nullum rationale utitur ratione', nemini
dubium est 'ratione uti' de 'rationali' accidentaliter praedicari.
10 Q. Quae cognatio est istarum differentiarum?
S. Ea quod utraque nos separat ab inrationabilibus: sicut enim
'rationali' differentia ab equo ceterisque inrationabilibus separa-
mur, sic 'ratione uti' differentia | 10*

80, 1/9 utrum - praedicari] cfr Gerbertus Aureliacensis, De rationali et ratione


titt, 16 - PL 139, i67D*-168A,0 (ed. Olliers, p. 309). 10/14 quae - inrationabili
bus] cfr Ibid., i68A'0" (p. 309).
81. 2/7 potestas - interimuntur] cfr Gerbertus Aureliacensis, De rationali et ra
tione uti. 3 - PL139, i6oD4-16iA' (ed. Olliers, p. 300). 8/9 utrum - actu] cfr Ibid.,
1, 160A""' (p. 299). 9/18 ecce - actu] cfr Ibid., léiA*" (p. 300).

80, 5 et] correxi, aut V 7 falsa] falla Ve 9 ratione] quod praem. V 12


equo] aequo V inrationabilibus] irationabilibus V 12/13 separamur] cor
rexi, separamus V
81, 5 quaecumque] correxi. quae cum V 13 quodsi] correxi, quid si V
EXC. ISAGOGARVM 83-84 - EXCERPTA CATEGORIARVM 85 81
S. Potest, quod genus quasi subiecti locum tenet, differentia
15 uero formae, ita ut illud sit materia quae figuram suscipiat, haec
uero sit forma (quae) superueniens speciei substantiam rationem-
que perficiat.

84. Q. Quid est commune generi et speciei?


S. De pluribus praedicari. Sed genus de pluribus speciebus
dicitur, species uero de indiuiduis tantum.
Q. Estne et alia communio?
5 S. Est, quod genus et species totum sunt eorum quae infra se
continent. Nam omnium specierum totum est genus et omnium
indiuiduorum totum est species.

85. Q. In categoriis quae est intentio Aristotelis?


S. De primis uocibus prima rerum genera significantibus per-
tractare.
Q. Quae utilitas categoriarum est?
5 S. Quid quisque sermo signified propria scientiae diffinitione
cognoscere.
Q. Qui est ordo?
S. Nam, quoniam res simplices compositis natura priores sunt
et quoniam hic de simplicibus uocibus res significantibus disputa-

84. 1 commune - specieL'l cfr Boeth., In Isag.', V, 6, 14tA™ (p. 303,4). 2 de


pluribus praedicari] Ibid., 14iA" (p. 303,5). 2/3 sed - tantum] cfr Ibid., 14iA""
(p. 303,6-7). 5/7 quod- species] Ibid., 141В'*" (p. 303,18-u).
85, 1 intentio] cfr Boeth., In Cat., I, 159A*; cfr etiam Ibid., 159c"'; l6oA'; 160B';
16iA"; In Isag.', I, 1, 9B" (p. 4,18). 2 de - significantibus] In Cat., ibid., i6iA,'"M-,
cfr etiam Ibid., 15900"'; i6oA' '; l6oB-''. 2/3 pertractare] Ibid., i6oA*'. 4
utilitas] cfr Ibid., 161IV; cfr etiam In Isag.', ibid., 9B" (p. 4,19). 5/6 quid -
cognoscere] In Cat., ibid., 161B"". 7 ordo?l cfr Ibid., téiC*; cfr In Isag.', ibid.,
9BU (p. 4.20). 8 nam - sunt] In Cat., ibid., 161C4. 9/10 quoniam - dispu-
tatur] Ibid., ífiíC'"*.

84, 5 et] ac Boetb. infra se] intra suum ambitum Boetb. 6 continent] et
cohercent add. Boetb. nam omnium] omnium enim Boetb.
85, 5 propria] propriae Boetb. 9 quoniam hic] tramp. Boetb.

15 illud] aliud V 16 quae] suppteui ex Boetbio, от. V 16/17 ratio-


nemque] rationique V
85, 4 categoriarum] kategoriarum V 5 quid] quod V
82 EXCERPTA CATEGORIARVM 85-86
| compositis, u'
et inresolutoriis de syllogismis ex sermonibus coniunctis, secun
dum simplicitatis principalem naturam primus hic liber inchoanti-
bus addiscitur.
Q. Ad quam partem philosophiae ducitur huius libri intentio?
15 S. Cum omnis logica syllogismorum sit ratione constituta, syl-
logismi uero propositionibus coniungantur, propositiones sermoni
bus constent, sermones uocibus, cumque hic habeatur tractatus de
uocibus, hunc ipsum ad logicam referri manifestum est.
Q. An proprius Aristotelis germanusque liber est?
20 S. Nullius alterius, nec ipsa breuitas uel subtilitas ab Aristotele
discrepat.
Q. Quae est inscriptio?
S. Non de rebus neque de rerum generibus, sed, ita ut dictum
est, de uocibus res signifkantibus inscribendus hic liber est.

86. Q. Si de signifkantibus res uocibus in categoriis disputatio


est, cur de ipsis Aristoteles disputat rebus?
S. Res semper cum propria significatione coniunetae sunt et
quicquid in res uenit hoc idem in uocibus inuenitur. Quare de

10/11 in - coniunctis] cfr In Isag.', I, 5,i3C"-14A* (p. 13,3-14,3). 10 perier


meniis] cfr Isidorus Hispalense, Etymologiae sive Origines, II, 27,3 - PL 82, h5C; Al-
cuinus, De dialectica, 16 - PL 101, 972C4; uide supra, 1,17. 11/13 secundum -
addiscitur] Boeth., In Cat, ibid., léiC7"*. 14 ad - intentio?] cfr Ibid., iiiCr"; cfr
In Isag.', I, 1,9c7"* (p. 5,6-7). 15/17 cum - constent] In Cat., ibid., 161B'"".
17/18 cumque - referri] cfr Ibid., i6iD'4. 19 an - est?] cfr Ibid., léiD*"7; cfr
etiam In Isag.', ibid., 9B"-C' (p. 5,1-2). 20 nullius alterius] In Cat., ibid., 161D'.
20/21 ipsa - discrepat] Ibid., liiD^'0. 22 inscriptio?] cfr In ¡sag.', ibid., 9C
(p. 5,3). 23/24 non - signifkantibus] cfr In Cat., ibid., \6iЪ'"'.
86. 1/6 sí - assumpsit] Boeth., In Cat., I, 162 D*".

12 simplicitatis] ipsius praem. Boetb. liber] Aristotelis praem. Boetb.


15 sit ratione] transp. Boetb. l6 coniungantur] iungantur Boetb. propo
sitiones] vero add.
Boetb. 20/21 nеc ipsa breuitas uel subtilitas ab Aristotele
discrepat] b. i. atque s. ab A. non d. Boetb.
86, 1 resl rerum Boetb. in categoriis disputatio] ipsa d. Boetb. 2 Aristo
teles] от. Boetb. 3 res] dicendum est quoniam praem. Boetb. 4 idem] qui-
dem Boetb. uocibus]
rerum uocabulis Boetb. 4/5 recte post quare scr. Boetb.

11 syllogismis] silogismis V 15 syllogismorum] sillogismorum


V 15/
16 syllogismi] sillogismi V 19 proprius] propriis Ve

86, 2 Aristoteles] Aristotiles V


EXCERPTA CATEGORIARVM 86-88 83
uocabulis disputans recte proprietatem significantium de significa-
tis assumpsit.
Q. Cur, cum hic Aristoteles orationem in decem sit praedica-
menta partitus, in periermenias libro in duas tantum partes diui-
sionem fecit?
S. Hoc interest quod illic figuras uocabulorum diuidit: quae
quidem flecti casibus possint, quae uero uariari per tempora; hic
autem non secundum has figuras, sed in eo quod uoces significan
tes sunt disputatur.

87. Q. Cur, si de praedicamentis disputat, de aequiuocis uel


uniuocis uel denominatiuis primus illi tractatus est?
S. Idcirco quod quaedam semper a disputantibus praemittun-
tur quibus positis facilior de sequentibus possit esse doctrina, ut
in geometria prius termini proponuntur, post theorematum ordo
contexitur.

88. Q. Quot modis fit declaratio rerum?


S. Tribus: aut nomine, aut diffinitione, aut utroque.
Q. Sed ex his, nomine scilicet et diffinitione, quot diuersitates
fiunt?

7/9cur-/ecit?)rbia.,\62D"-\6iAi. 10 boc- diuidu] Ibid., ié3Ai4. 10/


11 quae - temporal cfr Ibid., i63A7"'. 11/13 bic- disputatur] Ibid., 163A'"0.
87, 1/6 cur- contexitur] Boeth., In Cat., I, 163В"".
88, 1/5 quot - quattuor] cfr Boeth., In Cat., I, i6)D<*

5/6 significantium de signifieatis] significantium uoeum de his quae significa-


bantur, id est de rebus Boetb. 7 cum] enim Boetb. Aristoteles] от. Boetb.
7/8 sit praedicamenta] transp. Boetb. 12 autem] uero Boetb.
87, 1 cur] autem add. Boetb. 3 idcirco] nimirum add. Boetb. 5 propo
nuntur] praeponuntur Boetb. 6 contexitur] conteritur Boetb.

7 decem] de(m) V sit] c(...) Ve 8 periermenias] perierminias V, de


¡nterpretatione add. sup. I. V duas] nomen et uerbum add. sup. I. V 10 fi
guras] id est inflexiones add. sup. I. V
87, 2 denominatiuis] deno(m)atiuis V 3 a] ad V 5 theorematum] teore-
matum V
88. 2 utroque] uroque V 3 quot] scripsi, quod V
84 EXCERPTA CATEGORIARVM 88
5 S. Quattuor: omnes namque res aut nomine et diffinitione
iunguntur, ut uniuoca; aut nomine non diffinitione, ut aequiuoca;
aut nec nomine nec diffinitione, ut diuersiuoca; aut non nomine
sed diffinitione, ut multiuoca. Quarum descriptio talis fit:

Q. Quae sunt uniuoca?


io S. Quae eodem nomine et eadem diffinitione iunguntur, ut

5/6 omnes - iunguntur] cfr Ibid., lé3D*"'. 8 descriptio] cfr Ibid., 175В*"7,
aliter tamen; cfr etiam, uarie: Boeth., In Aristoielis De Interpretatione Comm., Edi-
tlo prima, I, 7 - PL 64, 320В', 32iA" (ed. С Meiser, Leipzig, 1879, p. 85,24; 86,15);
Editto secunda, II, 7 - PL 64, 471A'0 (ed. С Meiser, Leipzig, i88o, p. 152,8); lntro-
ductio ad syllogismus categoricos- PL 64, 774D": De syüogismis categoricls, I - PL
64. 799D7; 8ooB\ 9 uniuoca] Boeth., In Cat., ibid., 163D". 10/11 eodem-
animal] Ibid. ^D""'.

5 omnes] correxi, omnis V et] correxi, aut V In quadrata descriptione:


nomine et diffinitione] conieci, numeri diffinitione V nomme non diffini
tione] correxi, nomine et diffinitione V nec nomine nec diffinitione / diuersiuo
ca] baec uerba inuersis Iitteris in inf. lin. quadratae descriptionis exar V
EXCERPTA CATEGORIARVM 88-89 85
homo et animal: nomine, quia utrumque animal dicitur; et diffini
tione, cum utrumque sit substantia animata sensibilis.
Q. Quae sunt diuersiuoca?
S. Quae nec nomine nec diffinitione iunguntur, ut ignis, lapis.
15 Nec enim ignis nomen uel diffinitionem lapidis, nec lapis nomen
uel diffinitionem suscipit ignis.
Q. Quae sunt aequiuoca?
S. Quae solum nomine nec etiam diffinitione iunguntur, ut leo
pictus, leo uerus: utrique enim leones dicuntur, sed nulla diffini-
20 tione coniunguntur.
Q. Quae sunt multiuoca?
S. Quae diuersis nominibus nuncupantur et uni diffinitioni
subduntur, ut ensis, muero, gladius.

89. Q. Fitne solum in nominibus aequiuocatio?


S. Non, sed etiam in uerbis: ut cum dico 'complector te' et
'complector a te'.
Q. Quot modis dicitur 'solum?
5 S. Duobus: uno cum aliquid unum esse dicimus, ut si dicamus
'solus est mundus', id est unus; alio uero cum dicimus ad quan-
dam ab altero diuisionem, ut si dicat quis solam se habere tuni-

11/12 utrumque - sensibilis] cfr Ibid., iéJD*". 13 diuersiuoca?] Ibid.,


Ié4A' 4. 14 пес - lapis] Ibid, 164A". 17 aequiuoca?] Ibid., 164Л". 18
quae - iunguntur] cfr Ibid., 1é4А*". 21 multiuoca?] Ibid., 164A*. 22/23
quae - subduntur] Ibid., i6+A4"'. 23 ut ensis, mucro, gladius] cfr Ibid., 164A*:
"ut gladius, ensis"; integre autem banc triadem exhibent: Boeth., De trinitate, 3 -
PL 64, i2pC""4 (ed. H.F. Stewart - E.K. Rand - S. J. Tester, London - Cambridge,
Mass., 1973, p. 14.25); Cat. dec., 1421 (14, p. 136, 18); Marianus Capeila, De nuptiisMer-
curii et Pbilologiae, TV, 357 - ed. A. Dick -J. Préaux, p. 164,12.
89, 1/3 fitne- te] Boeth., In Cat., I, 164B'"7. 4/8 modis- togae] Ibid., 164c4''0.

38 14 nec' - iunguntur] neque nominibus neque diffinitionibus coniunguntur


Boetb. 22 diffinitioni] designationique add. Boetb
89, 5 uno] semel Boetb. 6 uero] modo add. Boetb. 7 dicat quis] transp.
Boetb. se] me Boetb. 7/8 tunicam] id est, non etiam togam add. Boetb.

12 substantia] a praem. Ve
86 EXCERPTA CATEGORIARVM 89
cam, ad diuisionem scilicet togae. Et secundum hunc modum
intellegendum est Aristotelem dixisse aequiuoca solum nomine
10 coniungi, ad diuisionem scilicet diffinitionis.
Q. Quot modis dicitur 'commune?
S. Tribus: dicitur 'commune' quod in partes non diuiditur, sed
uicissim in usum habentium transit, ut seruus communis uel
equus; dicitur etiam commune quod utendo cuiusque fit
15 proprium, post usum uero in commune remittitur, ut est thea-
trum; dicitur quoque commune quod ipsum quidem nullis parti-
bus diuisum totum uno tempore in singulos uenit, ut uox uel
sermo ad multorum aures uno eodemque tempore totus atque
integer peruenit. Et secundum hanc significationem aequiuocis
20 rebus commune est uocabulum: namque in homine uiuo et picto
totum utrisque uocabulum dicitur animalis, secundum uero
nomen substantiae ratio diuersa.
Q. Quomodo in aequiuocis uel uniuocis reddenda est diffinitio?
S. Semper secundum commune nomen: si aliter reddatur, tota
25 ilico titubabit ratio.
Q. Quot modis 'ratio' dicitur?
S. Quattuor: est enim ratio computandi; est ratio animae; est
ratio naturae, ipsa similitudo nascentium; est ratio quae in
diffinitionibus uel descriptionibus redditur.
30 Q. In quot diuiduntur aequiuoca?
S. In duo: aut enim fortuitu fiunt, aut hominum uoluntate.
Fortuitu cum quodam casu simile quis alteri accipit nomen. |
Voluntate cum similitudo nominis ex industria inponentis affigi- iiv
tur.

8/10 et - dimnitionis] cfr Ibid., 164C'0"; cfr Aristot., Cat., 1, iai (p. 5,3). 11/
12 quot - tribus] cfr Boeth., Ibid., 1S4C""M. 12/16 dicitur- tbeatrum] Boeth.,
Ibid., 164D". 16/19 dicitur- peruenit] Ibid., 164D7". 19/20 et - uoca-
bulum] cfr Ibid., i64D"-165A'. 20/22 namque- diuersa] Ibid., ié5A''. 23/
25 quomodo - ratiol cfr Ibid., i65A'"*. 26/27 quot - quattuor] cfr Ibid., 166A"'.
27/29 est* - redditur] Ibid., i66A"'. 30/34 in - affigitur] cfr Ibid., i66W*.

8 scilicet] uidelicet Boetb. 13 usum] usus Boetb. 16/17 partibus diui


sum] transp Boetb. 20 uiuo et picto] picto et in homine uiuo Boetb. 21
utrisque] in praem. Boetb. 21/22 uero nomen] transp. Boetb. 27 est' - ani
mae] est enim ratio animae, et est ratio computandi Boetb. 28 ipsa] nimirum
add. Boetb.

89, 14 equus] aequus V 19 peruenit] peruenitur V c- 25 titubabit] cor


rect et Boetbio. titulabit V 28 ipsa] in praem. V 31 uoluntate] uoluntatem
EXCERPTA CATEGORIARVM 89-90 87
35 Q. Eorum quae uoluntate fiunt quot species sunt?
S. Quattuor: similitudine tantum alia sunt iuncta, ut homo
pictus, homo uerus; alia pro parte, ut principium aquae fons,
principium animalis cor; alia uero ab uno sunt descendentia, ut
medicinale ferramentum, medicinale praeceptum; alia ad unum
40 relata, ut ad salutem salubris potio, salubris esca.

90. Q. Cur prius de aequiuocis, post de uniuocis Aristoteles


tractat?
S. 'Praedicamentum' de decem generibus rerum aequiuoce
dicitur, unumquodque uero generum uniuoce de suis speciebus
5 praedicatur. Quare rectius de communi uocabulo primum tractat,
quasi quemadmodum singula de speciebus propriis dicerentur
exprimeret.
Q. Si non de rebus, sed de nominibus libri huius intentio est,
cur de aequiuocis et non de aequiuocatione tractauit?
10 S. Nomen ipsum nihil in se retinet aequiuocationis, nisi
diuersae sint res de quibus praedicetur ipsum uocabulum. Quare
unde substantiam ipsa aequiuocatio trahit, inde dignius inchoa-
tum est.
Q. An ex omni translatione nominum fiet aequiuocatio?
15 S. Non. Nam ipsa translatio dum fit ornatus causa ab aequiuo
catione seiungitur, ut si quis eum qui gubernator est dicat auri-
gam; dum fit uero necessitatis causa aequiuocationis retinet pro-

35/40 eorum - esca] cfr ibid., iééB*-C*.


90, 1/2 cur- tractat] Boeth., In Cat., I, l6éC'"'. 3/4 praedicamentum - di-
citur] cfr ibid., 166C4'*. 4/5 unumquodque - praedicatur] cfr Ibid., i66C*"'.
5/9 quare- tractauit?] Ibid., i66C,c"'. 10/13 nomen - est] Ibid., i66D'"'.
14 an - aequiuocatio?] cfr Ibid., i66D"". 15 ornattts catisa] Ibid., 167A4.
15/16 ab - seiungitur] Ibid., 167А'-. 16/17 sí - aurigam] Ibid., 167A'"*.
17/18 aequiuocationis- picturam] Ibid., t6?\ ""\

90, 1 cur] autem add. Boetb Aristoteles] от. Boetb. 5 de - primum]


primo de omnibus praedicamentorum communi uocabulo Boetb. 6 quasi]
dehinc add. Boetb. dicerentur] praedicarentur Boetb. 8 si] at praem. Boetb.
non] ut dictum est praem. Boetb. 10 nomen ipsum] tran.sp Boetb 11
praedicetur ipsum uocabulum] illud u. p. Boetb. 12 unde] inde Boetb.
inde] de ipsis Boetb. dignius] dignus Boetb. (sic in P.L.) 15/16 omatus
causa post quis scr. Boetb.

37 principium] princium V 38 descendentia] descernia V 39 medici


nale'] a praem. V
90. 1 Aristoteles] Aristotiles V 6 quasi] q(uonia)m si V
88 EXCERPTA CATEGORIARVM 90-93
prietatem, ut ex homine uiuo ad picturam facta est translatio
nominis.

91. Q. Quae sunt paronyma?


(S.) Quae latine casu secundum nomen habent appellationem,
ut a 'grammatica' 'grammaticus'.
Q. Quid est casus?
5 S. Nominis transfiguratio.
Q. Quot requiruntur in paronymis?
S. Tria: rei participate, quod est synonymorum; nominis quo-
que, quod est homonymorum; casus.

92. Q. Quae nomina secundum nullam complexionem dicun-


tur?
S. Quaecumque secundum simplicem sonum nominis pro-
feruntur, ut 'homo', 'equus'.
s Q. Quae secundum complexionem?
S. Quaecumque aut aliqua coniunctione copulantur, ut: 'aut
Socrates, aut Plato'; aut quae secundum aliquid accidens proferun-
tur, ut: 'equus currit'.

93. Q. In quot maxima rerum est diuisio?


S. In decem: omnis enim res aut substantia est, aut quantitas,

91, 1 paronima] Cat. dec., 1422 (22, p. i38,8). 2/3 casu - grammaticus) Ari
sto«., Cat., 1, 1a" (p. 5,16-17) - Boeth., In Cat., I, i67D*"7. 4/5 quid - transfigu
ratio] cfr Boeth., Ibid., 67D'""; i68A'4. 7/8 tria - omonimorum] cfr Ibid, i68A"";
Cat dec, ibid. (p. 138,8-12). 8 casus] cfr Boeth., Ibid., i68A""4: "postremo, ut sit
quaedam nominis transfiguratio"; uide supra, I. 4-5.
92, 1/2 secundum - dicunlur?] Aristot., Cat., 4. ib" (p. 6,27) - Boeth., In Cat., I,
i8oA*"7; cfr etiam Aristot., Ibid., 2, ia'*"7 (p. 5,18-19) - Boeth., Ibid., 168D*"7. 3/4
quaecumcpie- equus) Boeth., Ibid., i69A4'*. 5 secundum complexionem?) Ari
stot., Ibid., 2, ia" (p. 5,i8) - Boeth., Ibid., i68D*"7; cfr etiam Boeth., Ibid.. i69\7.
6/8 quaecumque - proferuntur] Ibid., i69\7".
93, 1/2 in - decem] cfr Boeth., In Cat., I, 169c'0". 2/4 omnis- lacere) Ibid.,
169C"-".

9:, 6aut| Dm Bnctb. 7 ant quae] uel quuecunque Bovtb. aliquid] aliquod
Boetb. 7/8 proferuntur] coniunguntur Boetb.

91, 1 paronyma] paronima V 2 latine] latirme V appellationem] appK...)


Ve 6 paronymis] paronimis V 7 synonymorum] sinonimorum V 8
homonymorum] omonimorum V
92. 4 equus] aequus V 8 equus] aequus V
EXCERPTA CATEGORIARVM 93 89
aut qualitas, aut (ad) aliquid, aut facere, aut pati, aut quando,
aut ubi, (aut) habere, aut ¡acere.
5 Q. In quot minima?
S. In quattuor: in substantiam et accidens, uniuersale et parti-
culare.
Q. Cur non minor esse potest, cum in duo fieri uideatur, in
substantiam scilicet et accidens?
10 S. Cum neque substantia neque accidens proferri ullo modo
possit, nisi aut uniuersaliter aut particulariter intellegatur, recte in
quattuor diuisio facta est.
Q. Quot ex his fiunt complexiones?
S. Quattuor: substantia uniuersalis, substantia particularis, ac-
15 cidens uniuersale, accidens particulare.
Q. Quae est uniuersalitatis descriptio?
S. De subiecto dici.
Q. Quae accidentis?
S. In subiecto esse.
20 Q. Quae substantiae?
S. In subiecto non esse.
Q. Quae primae complexionis, substantiae scilicet uniuersalis?
S. In subiecto non esse sed de subiecto dici.
Q. Quae secundae?
25 S. Nec in subiecto esse nec de subiecto dici.
Q. Quae tertiae?
S. In subiecto esse et de subiecto dici.
Q. Quae quartae?
S. In subiecto esse sed de subiecto non dici.

4 Iacere] Cat. dec., 1425 (50, p. 144,18); ukle supru, 4,10. 5 minima?] cfr
Boeth., Ibid., i^D*"': "parvissima". 6/7 in' - particulare) Ibid., ^D'"4. 8
minor] cfr Ibid., 169D7. 8/9 in - accidens?] cfr Ibid., 169D"". 10/11 neque
- possit] Ibid., 170A"-M. 11 nisi- inteUegatur] Ibid., i69D,'-17oA'. 11/12
recte- est] Ibid., 17oA"-B'. 13/15 fiunt -particulare) Ibid., 170C". 16/17
quae - dici] cfr Ibid., ^tA"". 18/21 quae -esse] cfr Ibid., 170D"-". 22/23
quae - dicil cfr Ibid., 171C'. 24/25 quae - dici] cfr Ibid., 173D7-. 26/27
quae - dici] cfr Ibid., 173C,M4. 28/29 quae - dici] cfr Ibid., 17iC^-D\

93, 4 iacere] situs Boetb. 6 uniuersale] et praem. Boetb. 10/11 proferri


ullo modo possit] u. m. proferri potest Boetb.

93, 3 ad] от. V 4 auf] от. V 6 substantiam] correxi ex Boetbio, substan


tia V 10 proferri] proferi V 25 nec'] correxi, ne V
90 EXCERPTA CATEGORIARVM 94
94. (Q.) Quot modis dicitur esse aliquid in aliquo?
S. Nouem: dicimus enim aliquid esse in loco, ut in foro; in
uase, ut triticum in modio; partes in toto, ut manus in corpore;
totum in partibus, ut corpus omnibus suis in partibus; species in
5 genere, ut hominem in animali; genus in speciebus, ut animal in
nomine, et ceteris; aliquem esse in fine, ut beatum in fine bonae
uitae; in potente regimen esse ciuitatis; forma in materia, ut
similitudinem Achillis in aere.
Q. Quomodo accidens in subiecto est?
10 (S.) Nam, cum in aliquo sit non sicut quaedam pars, inpossi-
bile est esse sine eo in quo est.
Q. Quot ex superius descriptis modis hic commemorantur?
S. Tres: unus semotim, duo pariter. Quando dictum est 'non
sicut quaedam pars', ab ea significatione diuisum est secundum
15 quam partem in toto esse dicimus; quod autem dicitur 'inpossibile
est esse sine eo in quo est', ab ea significatione in aliquo subsistendi
diuiditur qua est aliquid in uase uel in loco.
Q. Haec diffinitio accidentium, ut in eo aliquid 'cum in aliquo
sit non sicut quaedam pars inpossibile sit sine eo esse in quo est',
20 poterit esse uera, cum Socrates, qui accidens non est, semper in
loco sit et sine loco esse non possit?
S. Socrates loca poterit permutare, et esse praeter locum in quo
fuit et per se quidem subsistit, accidentia uero per se non sub-
sistunt.

94, 1/8 quot - aerel compendiose ex Boeth., In Cat., I, 172B7-C'. 9 in su


biecto] Aristot., Cat., 2, 1a*4 (p. 6,1) - Boeth., Ibid., 169B*; 172C". 10/11 cum -
esf] Aristot., Ibid., iaw" (p. 6,2-3) - Boeth., Ibid., i69A*",0; 172C"-''. 12/13
commemorantur? - pariter] cfr Boeth., Ibid., 172C"": "horum ¡gitur Aristoteles tria
sola commemorat, sed duo in unum conjuncta, aliud separatum". 13/14 non
pars] Aristot., Ibid., ia" (p. 6,2) - Boeth., Ibid., 169B': 172C". 14/15 ab - dici
mus] cfr Boeth., Ibid., i72Dr". 15/17 quod - loco] cfr Ibid., itïD'Mt3A'.
15/16 inpossibile - esf ] Aristot., Ibid., ib" (p. 6,2-3) - Boeth., Ibid., 169B'—;
172D". 18 diffinitio] cfr Boeth., Ibid., itíA™. 20/21 cum - possit?] cfr
Boeth., Ibid, 173A""4. 22/24 Socrates - subsistunt] Ibid., 173A"-B3.

94. 23 per se quidem] postremo si intelligentia capiamus, per se Boetb. 23/


24 non subsistunt] ipsa non constant Boetb.

94, 4 omnibus] correxi ex Boetbio, nominibus V 6 fine*] finae V 12 mo


dis] correxi, modi V 14 inter est et secundum lacuna e ras. (ferv 1 lilt.) in V
15 toto] correxi ex Boetbio, loco V 18 inter cum et in* lacuna (fere3 litt.)
in V
EXCERPTA CATEGORIARVM 94-96 91
25 Q. An accidentia permutare loca non possunt, cum, si teneam
malum in manu, manus mali odore compleatur?
S. Permutare quidem loca possunt, sed nec aliquid eorum per
se subsistit, ut aliquis homo, nеc 'sine eo in quo est' esse potest,
ut aliquis homo sine loco in quo est.
30 Q. Secundum quem nouem modorum in aliquo consistendi |
accidentia erunt in subiecto?
S. Secundum quem diximus formam esse in materia.

95. Q. Qua re substantia et accidens discrepant?


S. Natura.
Q. Qua uniuersalitas et particularitas?
S. Quantitate.

96. Q. Quot modis praedicationes fiunt?


S. Duobus: uno secundum accidens, alio de subiecto. Secun
dum accidens, ut album de homine, non in eo quod quid est, sed
in eo quod quale est. De subiecto uero praedicare est quotiens
5 altera res de altera in ipsa substantia praedicatur, ut animal de
homine.
Q. Quae est proprietas praedicationis quae fit de subiecto?
S. Vt quaecumque praedicantur de praedicato substantialiter
eadem dicantur et de subiecto.
i0 Q. Quomodo hoc uerum esse potest, cum species dicatur de
praedicato, id est homine, et non de subiecto, id est Socrate?
S. Species de homine non substantialiter dicitur: non enim in
diffinitione eius species nominatur; et ideo, si dicitur de praedica
to, non necesse est ut dicatur de subiecto.

25/26 an - compleatur?] cfr Ibid., 173Вi"*. 27/28 permutare - subsistí! ] cfr


Ibid., 173В""'*. 30/32 secundum - materia] cfr Ibid., 173В"-CЛ
95, 1/4 qua - quantitatel cfr Boeth., In Cat., I, 175A4"*.
96, 1/2 quoi - subiecto] Boeth., In Cat., I, 175D'"'0. 3 ut - homine] cfr Ibid.,
175D". non - est] cfr Ibid., 176A'. 4/6 de - bomIne] Ibid., 176A*"*. 7
proprietas] cfr Ibid., 176A". de subiecto?] cfr Ibid., 176A'0. 8/9 ut - subiecto]
cfr Ibid., 176A'*-B'. 10 uerum esse] Ibid., 176C""". 10/11 cum - Socrate?]
cfr Ibid., 176C"'*. 12/13 non' - nominatur] cfr Ibid., 176D*"*. 13/14 et -
subiecto] cfr Ibid., 177A4"7.

27 nec] correxi, ne V aliquid] aliquid(em) Ve- 30 quem] correxi, qui


e(st) V consistendi] correxi, consistent! V
96, 1 praedicationes] s(...) Ve 4 in eo] qu(...) Ve 8 ut quaecumque]
utque(...) Ve
92 EXCERPTA CATEGORIARVM 96-97
15 Q. An quaecumque praedicati fuerint differentiae eaedem erunt
et subiecti, cum uideam esse animalis rationale et non auis?
S. Aliae sunt differentiae constitutiuae, aliae diuisiuae. Consti-
tutiuae quidem praedicati eaedem erunt et subiecti; diuisiuae uero
quaedam, quaedam autem minime.

97. Q. Eorum quae secundum nullam complexionem dicuntur


singulum quid significat?
S. Aut substantiam aut quantitatem aut qualitatem aut (ad)
aliquid aut facere aut pati aut ubi aut quando aut habere aut
5 iacere.
Q. Haec nouem accidentia quomodo habentur circa ipsam
usiam?
S. Alia intra, alia extra, alia intra et extra. Quantitas et qualitas
et iacere, intra. Vbi et quando et habere, extra. Ad aliquid et facere
10 et pati, intra et extra.
Q. Quot horum ad inuicem complexione diuersitates sermonis
fiunt?
S. Sex: copulata enim faciunt sermonem uel imperatiuum uel

15/16 quaecumque - subiecti] Ibid., 179A'"'. 16 cum - auis?] cfr Ibid.,


I78C"'. 17 aliae - diuisiuae] cfr Boeth., In Isag.', IV, 3, 119C""" (p. 247,23-248,2):
"Ut enim dictum est, eaedem differentiae nunc quidem constitutiuae ad definitio-
nem specierum sumuntur, nunc diuisiuae ad partitionem generis accommodantur":
uide supra, 62,13-14; sed cfr In Cat., ibid., 179A'0-B4: "Sed dicendum est quod sunt
aliae differentiae quae dicuntur completiuae praedicati et cuiuslibet illius speciem
informantes, quae communi nomine specificae nominantur (...). Sunt autem aliae
quae ipsae quidem nihil complent, nec ullam speciem reddunt, sed genus tantum
diuidunt". 17/19 constitutiuae - minime] cfr In Cat., ibid., I79D'"*; cfr etiam
Ibid., 179C'"'.
97, 1/4 eorum - ad allqttid] Aristot., Cat., 4. ib"-* (p. 6,27-29). 4/5 autfa-
cere- aut iacere] Cat. dec., 1425 (5i, p. 144, 18-19): cfr etiam Alcuinus, De dialectica,
3 - PL to1, 9J5A'"': "facere, pati, situs, ubi, quando, habere"; Aristot., ibid., ib**""
(p. 6,29-30): "aut ubi aut quando aut situm aut habitum aut facere aut pati". 6
nouem accidentia] cfr Cat. dec., ibid. (p. 144,20-21). 8/10 alia - extra] cfr Ibid.
(52-54, p. 144,22-30); cfr etiam Isidorus Hispalensis, Etymologiae, II, 26, 13 - PL 82,
145В"*; Alcuinus, De dialectica, 3 - PL roí, 956D,,-9J7A'. 13 copulata - sermo
nem] Cat. dec., ibid. (55, p. 145,7-8). 13/14 uel- uocatiuum] Ibid. (p. 145, 10-11).

96, 15 fuerint differentiae] transp. Boetb. l6 et'] etiam Boetb.


97, 4/5 aut iacere яя/eaut facere scr. Cat. dec. 13 enim] uero Cat. dec.
sermonem] ex se aliquem praem. Cat. dec.

97, 3 ad] от. V(cfr I. 9) 11 sermonis] correxi, sermoni V


EXCERPTA CATEGORIARVM 97-99 93
optatiuum uel interrogatiuum uel uocatiuum uel affirmatiuum
15 uel negatiuum.
Q. Qui ex his sunt philosophorum?
S. Affirmatiuus et negatiuus.
Q. Quorum ceteri?
S. Grammaticorum.

98. Q. Cur Aristoteles praedicamentorum tractatum a sub-


stantiis inchoauit?
S. Cum substantia in subiecto non sit, cetera uero in subiecta
substantia sint, substantiam priorem esse nemo dubitat, sine qua
5 cetera esse non possunt. Quod prius igitur per naturam est, recte
prius in disputatione assumptum est.

99. Q. Quae est prima substantia?


S. Indiuiduum.
Q. Quae secunda?
S. Species et genus.
5 Q. Quare indiuidua primae et maxime dicuntur substantiae?
S. Primae sunt quia omne accidens prius in indiuidua post in
secundas substantias uenit. Maxime autem sunt quia cetera omnia
aut in ipsis sunt, ut accidentia, aut de ipsis dicuntur, ut secundae
substantiae.
10 Q. Quomodo primae poterunt esse substantiae, cum prius per-
emptum perimat posterius et posteriora perempta non perimant

14/15 uel affirmatiuum uel negatiuum] cfr Boeth., In Cat., I, 18iA". 16/19
qui - grammaticorum] cfr Cat. dec., ibid. (56, p. 145, 20-22); cfr etiam Akuinu.s, De
dialectica, \6, 974o*"".
98, 1/2 cur - inchoauit?] cfr Boeth., In Cat., I, iSiD'MS2A'. 3/4 subiecta sub
stantia] cfr Ibid., i82A'. 4/5 substantiam - possunt] cfr Ibid., 182A7. 5/6
quod - est] cfr Ibid., 182A'"0.
99, 1/4 quae - genus] cfr Boeth., In Cat., I, i82B'"'. 6/7 omne- uenit] Ibid.,
182C'4". 7 maxime autem] Ibid., i82D'. 7/9 omnia - substantiae] cfr Ibid.,
i82D'"0. 10/12 quomodo - priora] cfr Ibid., 183В"-C'.

99, 6 post] uero add. Boetb.

98, 5 naturam] correxi, natura V


99, 1 prima substantia] bisscr. V 5 maxime] correxi, maximae V 11 non]
<A...)praem. Ve
94 EXCERPTA CATEGORIARVM 99
priora, Socrates uero, quod est indiuiduum, sublatus non auferat
hominem sed potius homo Socratem?
S. Non cuncta indiuiduorum substantia in uno quolibet
15 nomine est: genera enim et species non ex uno, sed ex omnibus
singulis indiuiduis intellecta sunt. Quare, omnibus interemptis ex
quibus intelleguntur, nec ipsa manebunt.
Q. Cum naturaliter intellectibiles substantiae primae sint, ut
Deus, animus, cur non has primas substantias Aristoteles nuncu-
20 pauit?
S. De nominibus hic tractatus habetur. Nomina autem illis
primo indita sunt quae principaliter sensibus fuere subiecta. Poste
riora uero nominibus ponendis putantur quaecumque ad intellegi-
bilem pertinent incorporalitatem. Quare, quoniam hic de nomini-
25 bus principaliter tractatus est, de sensibilibus uero substantiis pri
ma dicta sunt uocabula, merito primae dictae sunt substantiae
quae sensibus subiacent secundum ordinem inpositionis nomi-
num.
Q. Quot sunt substantiae?
30 S. Tres: materia, species et quae ex utrisque conficitur.
Q. De qua hic tractat Aristoteles?
S. De compacta et composita.

12/13 Socrates - Socratem?] cfr Ibid., 183c* 4. 14/15 non - est] cfr Ibid.,
183C"". 15/16 genera - stint] Ibid., 183C"". 16/17 omnibus - manebunt]
cfr Ibid., 183D4*. 18/26 cum - uocabula] Ibid., i83D,,-184A"i. 26/27 me
rito - subiacent] cfr Ibid., i%^\""'. 29/30 quot - tres] cfr Ibid., 184A". 30
materia - conficitur] Ibid., 184A""4. 31/32 de - composita] cfr Ibid., 184.V4""i.

15 enim] namque Boetb. uno] singulo add. Boetb. 16 intellecta sunt


post ex uno scr. Boetb. 18 intellectibiles substantiae primae sint] p. i. sint sub
stantiae Soft*. 19 animus] et praem. Boetb. Aristoteles] от. Boetb. 19/
20 nuncupauit?] nuncupauerit? Boetb. 21 de nominibus hic] quoniam h. d. n.
Boetb. 21/22 illis primo] transp. Boetb. 23 nominibus] in praem. Boetb.
24 hic] in hoc opere Boetb. 24/25 de nominibus principaliter] p. d. n.
Boetb. 25 sensibilibus] indiuiduis Boetb. substantiis] quae primae sensibus
subiacent add. Boetb. 26 dicta sunt] transp. Boetb. 30 conficitur] undique
composita et compacta substantia add. Boetb.

17 intelleguntur] intelliguntur V 23/24 intellegibilem] intelligibilem V


EXCERPTA CATEGORIARVM 100-102 95
100. Q. Quomodo secundae substantiae de primis dicuntur?
S. Vniuoca praedicatione: nomen enim et ratio substantialiter
praedicatorum ut de subiectis dicantur necesse est.
Q. Eorum quae sunt in subiecto poteruntne nomen et ratio de
5 subiecto praedicari?
S. Multorum quidem neque nomen neque ratio, quorundam
uero nomen tantum.
Q. In quo retinent esse suum secundae substantiae uel acciden
tia?
10 S. Secundae substantiae in hoc quod de primis praedicantur,
accidentia in hoc quod in eis sunt.

101. Q. Quae secundarum substantiarum magis est substan


tia, species an genus?
S. Cum propinquior primae substantiae sit species quam ge
nus, magis est substantia.
5 Q. An omnes species aequaliter substantiae sunt?
S. Non: nam, cum auis et homo species sint animalis, | aequa
liter non erunt substantiae.
(Q. An omnia indiuidua aequaliter substantiae sunt?)
S. Sunt. Et quaecumque ab eis aequaliter distant aequaliter
10 substantiae erunt.
102. Q. Estne proprium substantiae in subiecto non esse?
S. Non, cum et differentiarum sit.

100, 1/2 quomodo - praedicatione] cfr Boeth., in Cat., I, 184D""'; cfr et ¡am Ibid.,
185A4"*. 3 de subiectis) Ibid., 185A4. 4/7 eorum - tantum] cfr Ibid., 185A*"7.
8 in - suum] cfr Ibid., i85D*-"\ 10/1 1 secundae - sunt] cfr Ibid., 186A"; cfr
etiam ibid., ^D'"".
101, 1/2 secundarum - genus?] cfr Aristot., Cat., 5, 2b7"* (p. 8,16-17) - Boeth., in
Cat., I, i86B'~". 3/4 cum - substantia] cfr Boeth., Ibid., 186C-'0. 5/6 an -
non] cfr Boeth., Ibid., 188A". 6/7 nam - substantiel cfr Ibid., 188В'"7. 8/9
an - sunt] cfr Ibid., 188C"*: "Planum autem est, ut expositione non egeat, primas
quoque substantias aequaliter esse substantias"; cfr etiam Aristot., Cat., ibid., 2b '*""
(p- 9.3-5) - Boeth., Ibid., i87D*"*. 9/10 quaecunque - erunt] cfr Boeth., Ibid.,
i88C"': "ergo quaecunque species aequaliter a suis indiuiduis distant, aequaliter
substantiae sunt".
102, 1/2 estne - sit] cfr Boeth.. In Cat., I, 191D".

100, 3 dicanturl dn(...) V"


101, 1 quael correxi, qui V 8 Q. An - sunt?l conieci ex Boetbio necnon ex
conlexttt, от. V
io2, 2 sit] correxi, sint V
96 EXCERPTA CATEGORIARVM 102
Q. Quot modis significatur proprium?
S. Quattuor: dicitur enim proprium aut quod alicui speciei
s omni euenit et non soli, ut homini bipedem esse; aut quod soli
(et) non omni, ut eidem homini grammaticum esse; aut nec soli
nec omni, ut eidem album esse; aut et soli et omni, ut risibile.
Q. Quid horum maximum est?
S. Quod omni euenit et soli, quod et conuertibile est.
10 Q. Quid est commune omni substantiae?
S. In subiecto non esse.
Q. Secundaene substantiae in subiecto non erunt?
S. Nam, cum earum indiuidua in subiecto non sint; et cum
omne quod est in subiecto circa subiectum mutetur, istae uero non
is mutentur; et quaecumque in subiecto, aequiuoce de subiecto prae-
dicentur, istae autem uniuoce. nullo modo in subiecto erunt.
Q. Eritne proprium substantiae in subiecto non esse?
S. Non, igitur, cum et differentiarum sit.
Q. An differentia non dicetur esse substantia?
20 S. Neque substantia, cum praedicetur in eo quod quale sit,
neque accidens, cum in subiecto non sit et cum peremptum peri-
mat.
Q. Cum omnis res aut substantia sit aut accidens et nihil extra
haec consistat, differentia uero neutrum horum sit, quid esse
25 poterit?
S. Quod ex utrisque conficitur, substantial scilicet qualitas: et
in hoc quod substantia participat, in subiecto non est et peremp-

3/4 quot - quattuorl cfr Ibid., 190A'0: "tribus autem modus proprium significa
tur". 4/5 enim - esse] Ibid., 190A" '*. 5/6 mil- esse) Ibid, içoA'4". 6/7
aut - esse] cfr Cat. dec., 1427 (63, p. 147,20-22): "nec in solo nee in omni: ut si quis
in hominis definitione id esse dicat hominem quod album est, nec in solo nec in
omni est". 7/8 aut - risibile] cfr Boeth., Ibid., 190В''': "aut vero tettia proprii
significatio est, quae omni et soli et semper, ut risibile". 8/9 quid - soli] cfr
Boeth., Ibid., 190B7"'. 9 quod* - est] cfr Ibid., 19oC'4. 10/11 quid - esse] cfr
Ibid., 190c*"*. 12/13 secundaene - sint] cfr Ibid., 190D". 13/15 et - mu-
tenturl cfr Ibid., I9IA"*. 15/16 et - uniuoce] cfr Ibid., 191B'"*. l6 nullo -
erunt] cfr Ibid., 191В""'*. 17/18 eritne - sit] cfr Ibid., 192A4''; uide supra, II 1-2.
19/20 an - substantia] cfr Boeth., Ibid., I92Ai*. 20 cum - sit] cfr Ibid.,
192AM-B'; 192В*''. 21 neque - sit] cfr Ibid., vj2A1*. 21/22 et - perimat] cfr
Ibid , t92A"'M. 23 omnis - accidens] cfr Ibid., ^2А*"'.

io2, 4 aut] от. Boetb. 5 quod] от. Boetb. 6 grammaticum esse] euenit ut
sit grammaticus Boetb.

6 et] suppleui, от. V


EXCERPTA CATEGORIARVM 102-104 97
tum perimit et accidens non est; in hoc uero quod accidenti
participat, in eo praedicatur quod quale est et substantia non est.
30 Q. Partes substantiarum, cum sint in toto, dicentur esse in
subiecto et sic accidentia?
S. Minime. Quicquid enim dicitur esse in subiecto ita in subiec
to est, ut non sit sicut quaedam pars et inpossibile sit sine eo esse
in quo est; pars uero totius sine dubio potest esse sine toto.

103. Q. Omnisne substantia hoc aliquid significat?


S. Primae quidem indubitanter. Secundae uero hoc aliquid non
significant, sed potius qualitatem quandam, non puram tamen, id
est ipsam similitudinem uel communionem circa primas determi-
s nant.
Q. Vbi maior determinatio, an in specie an in genere?
S. Cum plura concludantur genere quam specie, maior est
generis determinatio.
Q. Vbi manifestior?
10 S. In specie.

104. Q. Eritne substantiis aliquid contrarium?


S. Minime: nihil enim Socrati uel homini contrarium est.
Q. Ignis aquae non erit contrarius?
(S.) Non, sed qualitates ignis aquae qualitatibus opponuntur,
5 ut calor frigori, siccitas humori.
Q. Eritne proprium substantiae nihil ei esse contrarium?
S. Minime, cum et hoc quantitatum sit.

28/29 quod - esi'] cfr Ibid., 192C'-4. 30/31 pattes - accidentia?] cfir Ari-
stot.. Cat., 5, 3a*'"" (p. 10,12-14) - Boeth., Ibid., rç2D"; cfr etiam Boeth., Ibid.,
192D'"4. З2/34 quicquid - toto] cfr Boeth., Ibid., 192D"-193A*.
103, 1/2 omnisne - indubitanter] cfr Aristot., Cat., 5, 3b"-" (p. 10,29-30) - Boeth.,
In Cat., I, 194B*"7. 2/3 hoc - quandam] cfr Boeth., Ibid., 194D'-". 3 non
puram tamen] cfr Aristot., Ibid. 3b'" (p. 11,7) - Boeth., Ibid., 194B"-C'. 4/5 ip
sam - determinant] cfr Boeth., Ibid., 195В'""; cfr etiam Aristot., Ibid., ib''"° (p. 11,9-
10) - Boeth., Ibid., 194O'4. 6/8 ubi - determinatio] cfr Aristot., Ibid., 3b*""
(p. 11,11-12) - Boeth., Ibid., 194C"*; cfr etiam Boeth., Ibid., i95B''-C7.
104, 1/2 eritne - est] cfr Aristot., Cat., 5, 3b*4"" (p. 11,13-10 - Boeth., In Cat., I,
I95C"-D\ 3/5 ignis - humori] cfr Boeth., Ibid.. ^6А'"'. 6/7 eritne - sit] cfr
Aristo«.. Ibid., 3b'7"" (p. 11,16-17) - Boeth., Ibid., 195D4"'.

28 accidenti] accidente V
103, 7 specie] spetiae V
104. 4 qualitates ignis] qualitate signis V*
98 EXCERPTA CATEGORIARVM 105-106

105. Q. Suscipit substantia magis et minus?


S. Non.
Q. Nonne dictum est substantiam unam magis esse substan-
tiam quam alteram?
5 S. Non hoc negatur, sed unaquaeque substantia hoc ipsum
quod est non dicitur magis et minus, nec etiam si ad alteram
conferatur sub eadem coniunctione, ut aliquis homo ad aliquem
hominem, homo ad bouem.
Q. Erit proprium substantiae non suscipere magis et minus?
10 S. Minime: non enim est in sola substantia, cum sit et in
quantitate.

106. Q. Quod erit maximum substantiae proprium?


S. Vt una eademque numero contrariorum susceptiua sit.
Q. Quomodo hoc erit proprium substantiae, cum et oratio una
eademque uel opinio susceptibilis uideatur esse contrariorum, ut
5 Socrate sedente opiner uel dicam 'Socrates sedet', illo uero non
sedente idem opiner uel dicam?
S. Si uidetur, non suscipiet. Non enim uel orationem uel opi-
nionem sequitur uel ueritas uel falsitas, sed potius permutationem
rei de qua ipsa oratio habetur uel opinio. Aliter substantia contra-
10 ria suscipiens permutatur, in oratione uero uel opinione, seu uera
seu falsa sit, nulla consideratur permutatio. Quare non erit opinio-
nis uel orationis suscipere contraria.
Q. Quomodo omnis substantia suscipiet contraria, cum ignis
qui calidus est non suscipiat frigus, aqua quae humida numquam
15 siccitatem, mel quod dulce numquam amaritudinem?
S. Substantiam quamque suscipere dicimus aliquid de rebus
extrinsecus positis: hinc ignis calorem substantialiter sibi insitum

io5, 1/6 suscipit - minus] cfr Aristot., Cat., 5, 3b""* (p. 11,21-25) - Boeth., In Cat.,
I, I96D"*. 6/8 nec - hominem] cfr Boeth., Ibid., 197C"4. 9/11 erit - quan
titate] cfr Ibid., I97Di"4.
106, 1 maximum substantiae proprium?] Aristot., Cat., 5, 4a'0 (p. 12,4) - Boeth.,
In Cat., 198В'; cfr etiam Boeth., Ibid.. 198D'. 2 una - sit] Boeth., Ibid., 198D'"*.
3/6 cum - dicam?] cfr Ibid., 199В'"'. 7/9 non' - opinio] cfr Ibid. 199c'"*.
9/10 substantia - permutatur] Ibid., 199B"-C'; 199c'"4. 10/11 in - permu-
tatio] cfr Ibid., 199C,,i-D'. 11 quare] Ibid. 199D'. 11/12 non - contraria] cfr
Ibid., 199D*"". 13/15 cum - siccitatem] cfr Ibid., 2ooC'"7. 16/17 suscipere -
positis] Ibid., 20oC'4". 17/19 ignis - patitur] cfr Ibid., 20oCM-D*.

106, 1 mxximum] maxime Aristot. 2 una eademque] eadem et una Buetb.


EXCERPTA CATEGORIARVM 106-108 99

suscipere non potest. Quare, cum ignis non susceptibilis sit calons,
nec erit frigoris quod calons natura non patitur, idem de ceteris
20 dicendum est: non enim de illis contrariis loquimur quae substan-
tiis substantialiter insunt, sed de illis quae suscipi non possunt.
Q. Secundaene substantiae contrariomm erunt susceptiuae?
S. Procul dubio, cum duobus modis dicantur: uno quod de
pluribus praedicentur, altero quod substantiae sint.
25 Q. In quo suscipiunt contraria?
S. In eo quod substantiae sunt.

107. Q. Cur post substantiam prius de quantitate fit tractatus


quam de qualitate?
S. Cum uniuscuiusque rei materia | sub quantitatis principium i3'
cadat, quod una est numero, sub qualitatem uero minime; et cum
5 omne corpus, ut sit, tribus dimensionibus constet, scilicet longitu-
dine, latitudine, altitudine, quae quantitatis sunt, post uero quali-
tatibus subiciatur, ut sit album uel nigrum; cumque quantitas
plura habeat consimilia substantiae, eo quod non suscipiat magis
et minus, et nihil sit ei contrarium, qualitas uero minime: recte
10 prius de quantitate dictum est.

108. Q. Quae est prima diuisio quantitatis?


S. Vt aliud continuum, aliud sit disgregatum.

19/20 idem... dicendum est] Ibid., 200D'. 20/21 non - possunt] cfr Ibid,
2oiA4"*. 23 duobus modis] Ibid.. íoiA""". 23/24 uno - sint) Ibid., 20iA"-
2o2A*. 25/26 in - sunt] cfr Ibid., 20IA*"*.
107, 1/2 cur - qualitate?] cfr Doeth., In Cat., II, 2oiD*"\ 3/4 materia - mini
me] Ibid., 202В". 5/6 omne - altitudine] Ibid., ю2й"-". 6/7 post - ni
grum] cfr Ibid., 202B"". 7/8 quantitas - substantiae] Ibid, 2о2Cм. 8/9
non - minime] cfr Ibid., 202c'0"'4. 9 recte] Ibid., 202D'.
108, 1/2 prima - disgregatum] cfr Boeth., In Cat., II, 20JA™"".

18 suscipere] enim add. Boetb.


107, 3 quantitatis] quidem add. Boetb. 4 numero] от. Boetb. 4/5 cum
omne... constet] omne enim... constat Boetb. 5 scilicet] от. Boetb. 7/8
cumque quantitas... habeat] quod quantitas... habet Boetb. 8 consimilia sub
stantiae] transp. Boetb.

106, 24 sint] correxl ex Boetbto, s(unt) V


107, 4 qualitatem] correxl ex Bovtbio, qualitate V
ioo EXCERPTA CATEGORIARVM 108
Q. Quid continuum?
S. Cuius partes habent aliquem communem terminum ad
i quem uideantur esse coniunctae.
Q. Quid disgregatum?
S. Cuius partes nullo communi termino iunguntur.
Q. Quot sunt species quantitatis principales?
S. Septem: linea, superficies, corpus, locus, tempus, numerus,
lo oratio.
Q. Quae ex his continuae?
S. Linea, superficies, corpus, locus, tempus.
Q. Quae disgregatae?
S. N'umerus, oratio.
is Q. Quis communis terminus sumitur in linea, ad quem partes
ipsius coniungantur?
S. Punctum.
Q. Quis in superficie?
S. Linea.
20 Q. Quis in corpore?
S. Superficies.
Q. Constatne linea punctis?
S. Minime: nulla enim res suis terminis constat.
Q. Quis temporis est communis terminus?
25 S. Praesens: praeteriti scilicet finis, fiituri initium.
Q. Quis loci?
S. Cum per omne corporis spatium partesque (locus) diffun-
datur, qui communis terminus coniungebat corporis partes, eius
locus illa quoque loca - quae sunt corporis spatium - iungit.

3/5 continuum? - coniunctae] Ibid., 203A"". 6/7 disgregatum? - iun


guntur] Ibid., 2о3А""'\ 8 species] cfr ibid., 203B'. 9/14 linea - oratio] cfr
Aristot., Cat., 6, 4b"" (p. 13,23-25) - Boeth., Ibid., 2oiC47. 15/21 quis - super
ficies] cfr Aristot., Ibid., 5a* * (p. 14,10-16) - Boeth. Ibid., 2o4B"-C'. 22/23 con
statne - minime] cfr Boeth., Ibid., 205В'. 23 nulla - constat] Boeth., Ibid.,
205В-". 24/25 quis - initium] cfr Boeth., Ibid., 205c''". 27/28 per- dif-
fundatur] Boeth., Ibid., 205D4'. 28/29 qui- iungit] Ibid., 2оф™.

io8, 7 iunguntur] coniunguntur Boetb. 23 nulla enim] nullaque Boetb.


27/28 cum... locus difrundatur] si... qui circa corpus est locus... diffunditur
Boetb. 28 eius] termini add. Boetb.

108, 8 quot] correxi, quod V 27 omnel correxi, ome V 27/28 locus dif-
fundaturl suppkiii atque correxi ex Boetbio, diffundantur V
EXCERPTA CATEGORIARVM 108-109 ии
3о Q. Oratio dicetur esse quantitas?
S. Cum constet syllabis, syllabae uero uel breues sint uel
longae, recte inter quantitates locabitur.
Q. Eritne discreta, cum uideatur eius esse communis terminus
ipsa significatio?
35 S. Erit omnino, et ipsa significatio syllabarum, in hoc quod
breues sunt uel longae, communis non erit terminus.

109. Q. Quae est altera diuisio quantitatis?


S. Quantitatum aliae ex habentibus ad se inuicem positionem
suis partibus constant, aliae ex non habentibus.
Q. Quae positionem partium retinent?
i S. Linea, superficies, corpus, locus.
Q. Quae non?
S. Tempus, numerus, oratio.
Q. Quot in positionem partium retinentibus considerantur?
S. Tria: primum, ut partes earum alicubi sint; deinde, ne
10 pereant; tertio, ut propria se ordinatione continuent.
Q. Quomodo locus positionem partium habebit, cum desit ei
ut partes in loco sint, quia locus in loco esse non potest?
S. Cum non partes eius pereant et sibi perpetue continuatim-
que coniunctae sint, habere positionem partium dicetur.
15 Q. Cur tempus positionem partium non retinet, cum adsit ei
partium continuatio?

ЗО/32 oratio - locabitur] cfr Ibid., 2о3В^-О. 33/34 communis - significa


tio?] cfr Ibid., 203c'4"'. 36 communis - terminus] cfr Ibid., 203и""7.
109, 1 altera diuisio quantitatis?] cfr Boeth., In Cat., II, 203A*. 2/3 ex - non
habentibus] cfr Aristot., Cat., 6, за""*; 5a*"'7 (p. 14,25-26; 15,16-17) - Boeth., Ibid.,
206A*-*; 207В'-"; cfr etiam Ibid., 4b"" (p. 13,21-23) - Boeth., Ibid., 201C*4. 4
positionem partium retinent?] Boeth., Ibid., 206В'"*. 5 linea - locus] cfr Aristot.,
Ibid., 5a""" (p. 14,26-15,4) - Boeth., Ibid., 206A*-B'. 7 tempus - oratio] cfr Ibid.,
5a"-i*(p. 15,4-16) - Boeth., 207A'-B'. 9/10 primttm- continuent] Ibid., 2o6B7T
11/12 locus - potest?] cfr Ibid., 206D"M. 13/14 cum - dicetur] cfr Ibid.,
206D,4-207A'. 15 positionem partium] Ibid., 207D'". 16 partium continua
tio?] Ibid., 207C"-U.

109, 4 partium retinent?] uero partium retiпere dicuntur Boetb. 9 partes ea


rum] eius partes Boetb. 10 tertio ut] tertio uero ut sese partes ipsae coniungant
et Boetb.

31 syllabis] sillabis V syllabae] sillabae V 35 syllabarum] sillabarum V


109. 10 ordinatione] correxi ex Boetbio, ordinatio V continuent] cntinuent V
Ю2 EXCERPTA CATEGORIARVM 109-111

S. Si continuantur, tamen neque in loco sunt neque permanent.


Q. Quod uero non permanet quomodo habebit positionem,
cum de numero partes eius uideantur permanere?
10 S. Si unum adest, duo desunt: loci scilicet positio et partium
continuatio.
Q. Cum similitudinem quandam uideantur positionis habere
tempus et numerus, quid dicendum?
S. Vt potius partium ordinem quam positionem retineant.
25 Q. An oratio ordinem habebit?
S. Si significat aliquid, ex ipsa significatione ordinem sumit.

no. Q. Suntne aliae quantitates praeter septem quae supra


enumeratae sunt?
S. Sunt, sed secundum accidens: dicimus enim multum
(album), sed secundum multam superficiem; et longum actum,
5 sed secundum tempus in quo agitur.

m. Q. Dicentur quantitates habere contraria?


S. Diffinitae minime.
Q. Quae est diffinita quantitas?
S. Quae alicuius termino numen cohercetur, ut duo, tres, bicu-
s bitum, tricubitum, uel quae alia propria significatione terminan-
tur, ut linea et cetera.
Q. Eritne linea recta curuae contraria?
S. Rectitudo curuitati, sed linea lineae minime.
Q. Nigrane superficies albae?

19 partes eius] Ibid., 207CЛ 20/21 duo - continuatio] Ibid., 207C""".


22 similitudinem - habere] cfr Ibid., 208A4"*. 24 ut - retineant] cfr Ibid.,
207D""4. 25/26 an - aliquid] cfr Ibid., 208B" ''. 26 ex - sumit] Ibid.,
208B"-C'.
no, 1/5 suntne - agitur] cfr Aristot., Cat., 6, 5a '•-b' (p. 15,18-22) - Boeth., In Cat.,
II, 209A'"7.
in, 1/2 dicentur - minime] cfr Aristot., Cat., 6, 5b"" (p. 16,1-2) - Boeth., In Cat.,
II, 21oB'". 3/4 est- tres] Boeth., Ibid., 21iA*"7. 4/6 bicubitum - terminan-
tur] cfr Ibid., 21iA7"". 6 linea] cfr Ibid. 211B'. el cetera] Ibid., 2iiA""'. 7/
8 eritne - minime] cfr Ibid., 211B" ''. 9/11 nigrane - minime] cfr Ibid., 211C*".

20 duo] duae res Boetb. scilicet] от. Boetb. 26 ipsa] от. Boetb.
h1, 4 ut] sunt add. Boetb. tres] uel praem. Boetb.

24 positionem] correxi ex Boetbio, positione V


no, 4 album] conteci ex Aristotele, от. V 5 sed] sed(...m) V
EXCERPTA CATEGORIARVM in 103
10 S. Albedo quippe nigredini, superficies uero superficiel mini
me.
Q. Quid de corpore dicendum, cum ei incorporale uideatur esse
contrarium?
S. Contrarietas propriis nominibus nuncupari solet, ut bonum,
15 malum. Corporale uero et incorporale non secundum contrarieta-
tem, sed secundum priuationem et habitum proferuntur: quare
nihil erit corpori contrarium.
Q. Quid de tempore, cum nox esse diei putetur opposita?
S. Nox quidem diei non est contraria, sed lumen diei noctis
2o obscuritati; lumen uero uel obscuritas neque tempus est neque
quantitas, sed qualitas.
(Q.) Eritne uerae oratio falsa contraria?
S. Duobus modis consideratur oratio, scilicet secundum signifi-
cationem sui et secundum productiones et correptiones syllaba-
25 rum. Secundum significationem autem sui, quam sequitur ueritas
| uel falsitas, quantitas non est, sed potius secundum id quod i3"
profertur: quare in hoc (quod) quantitas est non habebit contra
rium.
Q. In qua specie quantitatis maxime seruatur similitudo contra-
30 rietatis?
S. In loco: sursum enim in caelo et deorsum in terra contraria
esse uidentur.
Q. Quomodo dictum est quantitati nihil esse contrarium, cum
magnum et paruum dicantur esse contraria?
35 S. Quaestio ista duplici errore ligatur. Haec quantitates non
esse illa res probat quod quantitas omnis per se dicitur, magnum
uero uel paruum non nisi ad comparationem alterius intellegitur.

12/13 quid - contrarium?] cfr Ibid., 2uD'~'. 14/16 contrarietas - profe


runtur] Ibid., U1D4"7. 18/21 quid - qualitas] cfr Ibid., 211D7". 22/27 eritne
- proferturl cfr Ibid., 21iD,,-mA". 29/31 in - loco] cfr Aristot., Ibid., éa""
(p. 17,7-8) - Boeth. Ibid., шСЧУ; cfr etiam Boeth., Ibid., 212A". 31/32 sur
sum - uidentur] cfr Boeth., Ibid., 212C4"'. 33/34 quomodo - contraria?] cfr Ibid.,
2i3CA 35/37 haec - intellegitur] cfr Ibid.. 213c*-*.

14 nuncupari solet] dicitur Boetb. 15 malum] album, nigrum add. Boetb.


16 et habitum] habitumque Boetb.

111, 14 propriis] propriusOie/propriiis) V 20 obscuritati] ob praem. V 24/


25 syllabarum] sillabarum V 26 quod] suppleut, от. V 37 intellegitur] in-
telligitur V
104 EXCERPTA CATEGORIARVM ш-114
Contraria autem non esse ualidissima argumentatio manifestat:
nulla enim res uno eodemque tempore suscipere potest contraria;
40 unam uero eandemque rem magnam esse et paruam ad aliud et
aliud eodem tempore comparatam, et pueri sciunt.

112. Q. Suscipit quantitas magis et minus?


S. Minime.
Q. Eritne proprium ipsius non suscipere magis et minus?
S. Non, cum hoc et substantia habeat.

113. Q. Quod igitur proprium quantitatis?


S. Aequale et inaequale secundum earn dici: est enim in sola
quantitate et omni.
Q. Dicendumne est duos aequaliter esse affectatos uel albos?
5 S. Minime, sed potius similiter.

114. Q. Cur post quantitatem, omisso interim qualitatis trac-


tatu, de relatiuis Aristoteles edisserit?
S. Duae sunt causae: una, quod posita quantitate maius
minusue necesse; alia, quod, cum de quantitate tractaret, relatiuo-
5 mm mentio facta est.

38 ualidissima argumentatiol cfr Ibid., 214B'"': "hoc quoque validissimo argu


mento probatur"; cfr etiam Ibid., 215B"'". 39 nulla - contrarial cfr Ibid , 214B"-
C7; 2I4D'"4; 2i5A'"'; etc. 40/41 unam - comparata] cfr Ibid., 215В*"7; cfr etiam
Ibid, 2цА'-".
112. 1/2 suscipit - minime] cfr Aristot., Cat., 6, 6a""0 (p. 17.14) - Boeih., In Cat.,
II, 2i5C"'; cfr etiam Boeth., Ibid., u5C""*. 3/4 eritne - habeat] cfr Boeth., Ibid.,
UJD1-i.

113, 1/2 quod - dici] cfr Aristot., Cat., 6, 6a'*"'7 (p. 17,20-21) - Boeth., In Cat., II,
216A'*; cfr etiam Boeth., Ibid., 216B4'*. 2/3 est - omnil cfr Cat. dec., 1429 (92,
p. 153,22-23): "proprium vero quanti et quod in omni et in solo invenitur...". 4/5
dicendumne - similiter] cfr Boeth., Ibid., 216C'7.
114, 1 post quantitatem] cfr Boeth., In Cat., II, 216C"-D'. 1/2 omisso - tracta
nt] Ibid., 216D". 2 de - edisserit?] cfr Ibid, 216D'0. 3/4 posita - necesse]
Ibid., 216D"". 4/5 qtiod- est] Ibid., 217A".

114, 1 qualitatis] de qualitate Boetb. 3 maius] magis Boetb. 4 necesse] esse


necesse est Boetb. quod] superius add. Boetb.
EXCERPTA CATEGORIARVM ii5 105
115. Q. Quae a minus peritis aptatur descriptio relatiuis?
S. 'Ad aliquid talia dicuntur quaecumque id quod sunt alio-
шт dicuntur, uel quomodolibet aliter ad aliud'.
Q. Quare, cum potuisset dici 'tale dicitur', positum est 'talia
dicuntur?
S. Quia quicquid in natura relationis agnoscitur, id cum alio
necesse est consideretur, quare, quia consideratio relationis non in
uno, sed in duobus est, recte dictum 'talia dicuntur'.
Q. Quot modis fit relatio?
S. Tribus: aut eisdem casibus, ut dominus et seruus; aut diuer-
sis, ut scibile et scientia; aut nullo, ut magnus ad paruum.
Q. Eruntne ad aliquid haec: habitus, dispositio, scientia, sensus,
positio?
S. Erunt, cum hoc ipsum quod sunt aliorum esse dicantur.
Q. Quid est dispositio?
S. Ad aliquam rem mobilis applicatio.
Q. Quid habitus?
S. Inueterata affectio.
Q. Quid positio?
S. Alicuius rei collocatio, ut est statio, sessio, inclinatio, accuba-
tio.
Q. Suntne hae species positionis ad aliquid?
S. Sunt: hoc ipsum enim quod sunt aliorum dicuntur.
Q. Stare et sedere, inclinare et accubare ponuntur inter relatiua?
S. Minime, sed potius in categoria quae dicitur situs: aliud

ii5. 1 4uae - relatiuis?] uide infra, 120. 2 talia dicuntur] Aristot., Cat., 7, 6a*
(p. 18,4) - Boeth., Ibid., 216D4. 2/3 quaecumque - aliud] Ibid, 6Ъ" (p. 18,14-
i5) - Boeth. Ibid., 219C"-". 4/5 quare - dicuntur?l cfr Boeth., Ibid., 217В'"4; cfr
etiam Ibid., 217Л +*. 6/7 quicquid- consideretur] Ibid., 2^A""*4. 7/8 quia
- est] cfr Ibid., 217В'"*. 10/1 1 aut - nullo] cfr Ibid., 2i7С™-". 10 ut dominus
et seruus] cfr Ibid., Ы7C". 11 ut scibile et sciential cfr Ibid., 2i8A7"*. 12/14
eruntne - dicantur] cfr Aristot., Ibid., 6b''4 (p. 18,9-12) - Boeth., Ibid., 218B""\
12 dispositio] cfr Boeth., Ibid.. 218IV4. 15/16 quid - applicatio] Ibid.,
218B"-C'. 17/18 quid - affectio] Ibid., 218C". 19/21 quid - accubatio]
Ibid., 218D'"'. 22/23 suntne - sunt] cfr Ibid., 219B4i. 23 boc - dicuntur]
Aristot., Ibid., 6a" (p. 18, 5) - Boeth., 216D4"'. 24/25 stare - minime] cfr Boeth.,
Ibid., 220B*. 25 sed - situs] cfr Ibid., noC". 25/26 aliud - denominatur]
cfr Ibid., 220BT

115. 6 quia quicquid] quicquid enim Boetb.

115, 22/23 Q.... S.] S.... Q. permtitato ordinescr. V


io6 EXCERPTA CATEGORIARVM 115-116
enim est quod denominatur quam id a quo denominatur, quocirca
aliud est stare, aliud est statio.

116. Q. Inest contrarietas {in) omnibus relatiuis?


S. Minime, sed in aliquibus: uirtus enim et uitium, cum sint
relatiua, contraria sunt; duplici autem, uel alicui talium, nihil est
contrarium.
5 Q. Quid est uirtus?
S. Affectio in bonam partem difficile commutabilis.
(Q.) Quid uitium?
(S.) In malam partem affectio inmobili diuturnitate perdu-
rans.
10 Q. Quid causae est, ut uirtus et uitium habitus(que), quae
modo inter relatiua locantur, paulo post inter qualitates numeren-
tur?
S. (In hoc) quod secundum ea quales dicimus, qualitates
sunt; in hoc uero quod alicuius esse dicuntur, ad aliquid sunt. Sic
15 quoque Socrates, in hoc quod pater est, ad aliquid est; in hoc uero
quod Socrates, substantia.
Q. Potestne ipsum ad aliquid praeter cetera praedicamenta in-
tellegi?
S. Minime: pater enim et filius secundum substantiam, du-
20 plum et medium secundum quantitatem, scientia et inscientia
secundum qualitatem considerantur.

26/27 quocirca - statio] cfr Ibid., 220В""*.


116, 1/2 inest - minime] cfr Aristot., Cat., 7, 6b" (p. 18.24) - Boeth., In Cat., II,
иоC'Л 2/3 uirtus - sunt] cfr Boeth., Ibid., 22oD4'; cfr etiam Aristot., Ibid,
6b""* (p. 18.22-23) - Boeth., Ibid., 2юС'"4. 3/4 duplici - contrarium] cfr Aristot..
Ibid., 6b*" (p. 18,24-25) - Boeth.. Ibid., 220C*"7. 5/9 quid- perdurara] Boeth.,
Ibid., 22oC"-D'. 10/12 quid- mtmerentur?) Ibid., 220Dw. 13 secundum -
dicimus] cfr Ibid., 221В'. 15/16 Socrates - substantia] cfr Ibid., 220D'—. 17/
21 potestne - qualitatem] cfr Ibid., 221 A"-B'.

116, 6 affectio] mentis praem. Boetb. difficile] et praem. Boetb 8 affectio


ante in scr. Boetb. inmobili] ipsa quoque difficile mobilis et Boetb. 10/12
uirtus - numerentur?] uirtutem atque uitium ipsumque habitum paulo post inter
qualitates numeret? Boetb.

116, 1 inl suppleui, от. V 3 autem] enim Ve Boetb. 10 -que] suppleui


ex Boetbio, от. V 13 in hoc] suppleui, от. V 17/18 intellegi] intelligi V"
EXCERPTA CATEGORIARVM 117-118 107

117. Q. Estne proprium relationis suscipere magis et minus?


S. Minime: haec enim relatiua quae secundum substantiam et
quantitate considerantur non suscipiunt magis et minus; qualitas
autem suscipit magis et minus; quare, quia nec in solo nec in omni
5 est, proprium eius non est.
Q. Cum quantitas non suscipiat magis et minus, cur aequale
atque inaequale, quod quantitatis est proprium, suscipit magis et
minus?
S. Quoniam non est idem proprium quod est illud cuius est
10 proprium, sed quaedam extrinsecus qualitas et passio, aliud est
substantia, aliud posse suscipi contraria, aliud quantitas, aliud
aequale et inaequale.

118. Q. Quomodo relatiua ad inuicem dicuntur?


S. Ita ut conuertantur.
Q. Quid est conuerti?
S. Vt, si prima res dicitur ad secundam, secunda rursus dicatur
5 ad primam.
Q. Cunctane secundum eandem uocis prolationem conuertun-
tur?
S. Non, quia, sicut dictum est, plurima diuersis casibus conuer-
tuntur.
10 Q. Potestne quomodolibet fieri ista conuersio?
S. Minime: si enim ala aui uel remus | assignetur naui, non erit w
conuertibilis assignatio.
Q. Quomodo ergo assignandum est?
S. Dicatur: 'ala alati'.
15 Q. Quid, si nomina non sunt posita ad quae fiat assignatio?

117, 1 estne - minus?] cfr Roeth., In Cat., II, niD""''. 3/4 qualitas- minus]
Ibid., 222BM. 4/5 quare - est'] cfr Ibid., шВЧ'. 6/8 cum - minus?] cfr
Ibid., n2A*"". 9 quoniam] Ibid., 222A". non - illud] cfr Ibid., 222AM".
9/10 cuius -passio] Ibid., 222A"".
u8, 1/2 quomodo - conuertantur] cfr Boeth., In Cat., II, 222C'4-D'. 3/5 quid
-primam] Ibid, n2D"t. 6 secundum- prolationem] Ibid., 223A'. 8/9quia
- conuertuntur] cfr Ibid., 223А'"4. 10 potestne - conuersio?] cfr Ibid., 223D4"*.
11 ala aui] cfr Ibid., 224A'"4. remus - naui] cfr Ibid., 224B'0. 14 ala
alati] cfr Ibid., 224A '<". 15/16 quid - sunt] cfr Ibid., 224C".

117, 4 autem suscipit] quoque recipit Boetb. 10 quaedam] alia add. Boetb.
et passio] passioque Boetb.

117, 7 magis] et praem. Ve 11 suscipi] corrext, suscipe V


io8 EXCERPTA CATEGORIARVM 118
S. Fingenda sunt, ut dicatur 'remus remiti', quod ante dictum
non est.
Q. Quae est ars fingendi nomina?
S. Vt ab eo quod prius dicitur et a quo praedicatio procedit
20 denominatio fiat, ut: a capite 'capitatum'.
Q. Estne solius relationis ad conuertenda dici?
S. Est.
(Q.) Nonne haec, quae relatiua non sunt, 'cum sol super
terram est, dies est' et 'cum dies est, sol super terram est', recipiunt
25 conuersionem?
S. Ista conuersio nullam habitudinem monstrat, sed tantum
quandam consequentiam; conuersioni uero relatiuorum proprium
est habitudinem et comparationem, continentiam quoque demon
strare.
30 Q. Quomodo ergo in relatiuis seruanda est assignationis
conuenientia, dico autem in illis quae confesse relaüua sunt et in
quibus nomina sunt posita?
S. Vt circumscriptis omnibus quae accidentia sunt ad id solum
assignetur quo permanente permanet praedicatio et quo pereunte
35 uacillat: ut seruus non ad hominem uel ad bipedem, sed ad
dominum dicatur.
Q. Quae hic accidentia nominas?
S. Hominem et bipedem.

16 remus remiti] cfr Ibid., 224BM-C'. 16/17 ante - est] cfr Ibid., 224C47: "si
defuerit nomen, ipse tibi aliquid debebis effingere, ut in eo quod est ala alati ala:
alatum enim nouiter factum est, et nunquam ante dictum". 18 quae - nomi
na?] Ibid., 225В'. 19 ab- dicitur] Ibid., 225D"; cfr etiam Ibid., 22$)i. 19/
20 а - fiat] cfr Ibid., 225c7"*; cfr etiam Ibid., 22ф*. 20 ut - capitatum] cfr Ibid.,
224B-". 21 estne - dici?] Ibid., 22чC"". 23 quae - sunt] cfr Ibid. 224D'*.
23/25 baec... cumsol- conuersionem?] Ibid., 2^С-и'; cfr etiam Ibid., 225A*"7.
26/27 nullam - consequentiam] Ibid., 22^A7*. 27/29 conuersioni - de
monstrare] cfr Ibid., ufA""". 30/31 quomodo - conuenientia] cfr Ibid., 225c"'.
31/32 in - posita?] Ipid., 226C"-". 33 circumscriptis - sunt] Aristot., Cat.,
7, 7a'''" (p- 20,12-13) - Boeth., Ibid., 226D4. 33/35 ad - uacillat] cfr Boeth., Ibid.,
227D47. 35/38 ut - bipedem] cfr Ibid., 227Ъ*-Сi; cfr etiam Ibid., 226В'"".

iiS, 21 conuertenda] conuertentiam Boetb. 23 haec] quoque add. Boetb.


relatiua non sunt] confesse a relatiuorum definirteme segreguta sunt Boetb.
24 sol super terram] super t. sol Boetb. 26/27 tantum quandam] tantum-
modo Boetb. 27 consequentiam] ostendit add. Boetb. 31 illis] his quoque
Boetb. relatiua sunt] sunt ad aliquid Boetb. 32 posita?] от. Boetb. 33
circumscriptis - quae] omnibus aliis circumscriptis quaecumque Aristot.

118, 16 dictum] digtum Ve


EXCERPTA CATEGORIARVM 118-119 109
Q. Quomodo 'hominem' esse accidens dicis, cum inter substan-
40 tias numeratus sit, et 'bipedem', cum homini substantialiter insit?
S. Et reuera non sunt, sed, quia secundo loco et extrinsecus
praedicantur, accidentia nominantur: seruus enim prius ad domi
num est, secundo uero loco ad hominem.
Q. In quibus ergo rebus principaliter manebit conuersio?
4s S. Quibus inerit aequalis ad inuicem praedicatio: nam si una
res amplior et alia uero fuerit minor, conuersio non habebitur.

119. Q. Eruntne relatiua simul natura?


S. Erunt plurima, sed quaedam secundum Aristotelem mini
me, ut 'scibile' et 'scientia', 'sensibile' et 'sensus'.
Q. Quid causae est ut haec simul esse non dicantur?
5 S. Maximum quod, cum omnia quae simul sunt sese simul uel
auferant uel inferant, scibile illatum scientiam non inferat, per-
emptum uero perimat; et contra scientia illata scibile inferat, sed
perempta non perimat. Similiter et de sensibili. Datur et aliud
argumentum ut prius sit sensibile quam sensus: sensus cum sensa-
10 to fit, ante sensatum autem erant sensibilia ex quibus compositum
est sensatum.
Q. Discrepatne aliquis ab hac aristotelica sententia?
S. Multi, quorum Porphyrius unus est.
Q. Quae est ipsius contradictio?

41/42 secundo - praedicantur] Ibid., 226B"-C'. 42 accidentia nominan


tur] cfr Ibid., 226C-. 42/43 semus - bominem) Ibid., 22вС'i. 44/45 in -
praedicatio] cfr Ibid., 227D"-228A'. 45/46 nam - babebitur] Ibid., 228A'\
119, 1 simul natura?] cfr Aristot., Cat., 7, 7b" (p. 21,1) - Boeth., In Cat., П, 228В*.
2 quaedam] cfr Boeth., Ibid. 229Л"*. 3 scibile et scientia] cfr Aristot., Ibid.,
7b" (p. 21,8) - Boeth., 229A'. sensibile et sensus] cfr Ibid., 7b"* (p. 21,17-18) -
Boeth., Ibid., 23iD*. 5/6 cum - inferant] cfr Boeth., Ibid., 230A"". 6/7 sci
bile - perimat] cfr Ibid., 230C'0"". 8 similiter] Aristot., Ibid., 7b" (p. 21.16) -
Boeth., Ibid., 231D7. 9 prius - sensus'] cfr Boeth., Ibid., 233A"-M. 9/10 sen
sus* -fit] Aristot., Ibid., 8a*"7 (p. 21,25-26) - Boeth., Ibid., 232CM". 10 ante -
sensibilia] cfr Ibid., 8a*^ (p. 21,26-27) - Boeth., Ibid., 232C"-D'. compositum]
cfr Boeth., Ibid., 232D". 13 multi - est] Ibid., 233В1"'.

42 enim] autem Boetb. 42/43 ad dominum] euidenter mendose ad homi


nem legitur in PL 46 et] от. Boetb. uero] от. Boetb. conuersio non
habebitur] conuersionem non habent Boetb.
119. 13 multi] quidam Boetb. Porphyrius] quoque add. Boetb.

119. 3 sensibile] correxi ex Arist., sensibilis V 6/7 peremptum] peremtum V


12 aristotelica] aristotilica V 13 Porphyrius] Porphirius V
нo EXCERPTA CATEGORIARVM 119-120
is S. Haec est: si huiuslibet scientia non est, ipsum quidem per
se potent permanere, scibile uero nullo modo erit: scibile enim est
quod sciri potest; quare non est prius scibile quam scientia.

120. Q. Dicetur ulla substantia ad aliquid?


S. Minime de primis quidem substantiis et eorum partibus; de
secundis quoque ad aliquid non dici indubitabile est: sed de
secundarum partibus aliqua dubitatio est.
5 Q. Vnde haec dubitatio procedit?
S. Ex primae diffinitionis relatiuorum assertione.
Q. Quae fiiit prima diffinitio?
S. 'Relatiua sunt quaecumque hoc ipsum quod sunt aliorum
dicuntur'.
10 Q. Eruntne ergo partes substantiarum secundarum accidentia?
S. Si prima non soluitur diffinitio, erunt. Ac per hoc magis
continget inauditum.
Q. Quid, si partes substantiarum accidentes sunt?
S. Aut ipsae substantiae accidentes erunt, aut constabunt ex
i5 partibus accidentibus, quod fieri nequit.
Q. Quid ergo dicendum?
S. Mutanda est diffinitio.
Q. Quomodo facienda?

15/16 si- erit] Ibid, 233В'«". 16/17 scibile - potest] cfr Ibid., 233C5*.
120, 1 dicetur - aliquid?] cfr Arlstot., Cat., 7, 8a''"'4 (p. 22,1-2) - Boeth., Ibid.,
233D^7. 2 minime - partibus] cfr Aristot., Ibid., 8a"" (p. 22,3-5) - Boeth. Ibid.,
233D" ,0. 2/3 de secundis quoque] cfr Ibid., 8a"" (p. 22,9-10) - Boeth., Ibid.,
234A". 3/4 de secundarum partibus] cfr Boeth., Ibid., 234D'. 4 aliqua du
bitatio] cfr Aristot., Ibid., 8a" (p. 22,14) - Boeth., Ibid., 234A". 7/9 quae - di
cuntur] cfr Boeth., Ibid., 234A"". 11 soluitur diffinitio] cfr Ibid., 234Г)"".
13/16 si- dicendum?] Ibid.. 234D^".

15 huiuslibet] cuiuslibet Boetb. est*] sit Boetb. quidem] quod Boetb.


16 uero - erit] esse non poterit Boetb.
120, 13 substantiarum] secundarum praem. Boetb. sunt?] sint Boetb. 14
aut'] et Boetb. substantiae] secundae praem. Boetb. aut*] si hoc non placet
add. Boetb. constabunt] secundae substantiae add. Boetb. 16 ergo] igitur
Boetb. dicendum?] est add. Boetb.

15 scientia] correxi ex Boetbio, sententia V


120, 14 constabunt] correxi ex Boetbio, constabuntur V
EXCERPTA CATEGORIARVM 120-121 hi
S. 'Ad aliquid sunt quibus hoc ipsum esse est ad aliquid
20 quodammodo se habere'.
Q. Eritne recta diffinitio haec, cum id quod diffinire oportebat
sit in diffinitione sumptum?
S. Non in eo quod est dici ad aliquid consideranda est, sed in
eo quod est esse: quare in hoc habebit uim suam, non in repeti-
25 tione eiusdem nominis.
Q. Quomodo ergo partes secundarum substantiarum a relatiuis
excludentur?
S. Ex consequentia dictae diffinitionis.
Q. Quae est illa consequentia?
30 S. Vt, si quis aliquid eorum quae sunt ad aliquid diffinite sciat,
et illud ad quod dicitur diffinite sciturus sit: quoniam esse secun
dum relationem propria natura non retinet, sed ab eo ad quod
assignatur mutuat. Nullus enim quaternarium duplum esse pote-
rit scire, nisi qui sciat medietatem esse binarium.
35 Q. Quid est quod dixisti diffinite?
S. Vt, quia Anchisen diffinite patrem esse cognoscis, diffinite
et Aenean filium esse scias.
Q. An idem in partibus substantiarum semper continget?
S. Minime: tu enim stans in domo, si quis per fenestram
40 manum inposuerit, manum esse diffinite scies, sed cuius sit diffini
te sciturus non es.

121. (Q.) Cur post relationis praedicamentum de qualitate


tractatur?
S. Nam post magnum paruumque quaedam unius ad aliquid

19/20 ad aliquid- babere] Aristot., Ibid., 8аи» (p. 22,20-21) - Bœth., Ibid,
235А*",i. 21/22 eritne - sumptum?] cfr Boeth., Ibid., 2^Ъ"-Сг. 23/24 non -
esse] Ibid., 2^Г)''. 29 consequentia] cfr Ibid., 237A'. 30/31 si- sit] Aristot.,
Ibid., 8a'*"i7 (p. 22,24-26) - Boeth. Ibid., 237A*"*. 31/33 esse - mutuat] cfr
Boeth., Ibid., 23éA"". 33/34 nullus- binarium] cfr Ibid., 237B"-C\ 36/
37 ut - scias] cfr Ibid., 237D"-238A'. 38/41 an - es] cfr Ibid., 238В<".
121, 1/2 cur- tractatur?] Boeth., In Cat., III, 239A'"'. 3/4 nam - consereba-
turl cfr Ibid. 239A'0-".

19 ad aliquid sunt] s. ad aliquid Aristot. 23 consideranda est] consideramus


Boetb. 24 non] enim add. Boetb. 30 sciat] sciet Aristot. 31 sit] est Ari
stot. 33 enim] от. Boetb. 34 sciat] sciet Boetb.
121, 1/2 de - tractatur] disputationem qualitatis aggressus est Boetb.

33 mutuat] correxi ex Boetblo, inumat V


i12 EXCERPTA CATEGORIARVM 121-12}
comparatio conserebatur, ut esset aut aequale aut inaequale, quae
i sunt ad aliquid: sed post haec innasci necesse est quasque passiones
quae qualitatis sunt. Quare recte post relationem de qualitate
disputatur.

122. Q. Cur titulus huiusce | propositi 'de quali et qualitate'


est, cum potuisset sufficere aut 'de quali' dixisse aut 'de qualitate?
S. Propter quandam nominum similitudinem. 'Quale' nam-
que dupliciter accipitur, 'qualitas' simpliciter. Ipsam enim qualita-
5 tem et illud quod qualitate participat qualia communiter appella-
mus; qualitas uero simpliciter ipsa res dicitur.

123. Q. Quae est aristotelica descriptio qualitatis?


S. 'Qualitas est secundum quam quales dicimur'.
Q. Nonne haec determinatio culpabilis esse uidetur, cum nihil
interesse putetur an dicat 'qualitas est quod qualitas', an 'qualitas
5 est secundum quam quales dicimur?
S. Si diffinitio generalis in hoc genere generalissimo poni po
tuisset, recte haec culpabilis uideretur; sed, quia poni non potuit,

4/6 ut - sunt] Ibid., 239A"".


122, 1 titalas - qualitate] Boeth., In Cat., III, 239В*"'. 2 cum - qualitate?] cfr
Ibid., 239В'"'. 3 propter- similitudinem] Ibid., 239c""'. 3/4 quale - simpli
citer] cfr Ibid., 239Вi7. 4/6 ipsam - dicitur] Ibid., 239B"-C'; cfr etiam Ibid.,
239В7"*. 6 ipsa res] cfr Ibid., 239B'*.
123, 1 descriptio] cfr Boeth., In Cat., lit, 239СМЭ7. 2 qualitas - dicimur] cfr
Aristot., Cat., 8, 8b" (p. 23,22-23) - Boeth., Ibid., 24oA*"'. 3 determinatio culpa
bilis] cfr Boeth., Ibid., 240В'0. 3/5 cum - dicimur?] cfr Ibid., 2^А'ЧУ; cfr etiam
Ibid., 240В4'*. 6/7 si - uideretur] Ibid., t^B'"".

4 esset] sit Boetb. aut'] aut maius aut minus praem. Boetb. aut'l uel
Boetb. 5 sed post haec] p. h. autem Boetb. necesse est quasque] q. n. e.
Boetb. 6 qualitatis sunt] a qualitatis natura non discrepant Boetb.
122, 1 huiusce] huius Boetb. qualitate] de praem. Boetb 4 ipsam enim]
ita ergo et ipsam Boetb. 5 illud quod] rem quae Boetb. 6 ipsa res] от. Boetb.
123, 6 diffinitio] ordinata praem. Boetb. in] et praem. Boetb. genere ge
neralissimo] transp. Boetb. 7 haec culpabilis] с determinatio Boetb.

in, 4 inaequale] ¡naequalae V


122, 2 dixisse] difis.se V
123, 1 qualitatis] correxi, qualitas V 7 rectel correxi ex Boetblo, recto V ui
deretur] uidetur V
EXCERPTA CATEGORIARVM 123-125 113
res ignotiores notioribus approbare licuit. Notior enim grammati-
cus quam grammatica, ac per hoc qualis (quam) qualitas.

124. Q. Quot principales species sunt qualitatis?


S. Quattuor: habitus et dispositio, potentia naturalis, passibiles
qualitates et passiones, forma circa aliquam constans figuram.
Q. Quomodo de his qualitas praedicatur?
5 S. Vt genus de suis speciebus, uniuoce scilicet.
Q. Quid est quod Aristoteles ait qualitatem (multipliciter)
dici, cum quidam putent aequiuoca tantum multipliciter praedica-
ri?
S. Errant qui putant: multipliciter enim dicuntur genera de suis
10 speciebus, si multae sint species.

125. Q. Estne unum dispositio et habitus, dum pro una specie


numerentur?
S. Minime, sed differunt.
Q. Differunt genere?
5 S. Non, cum utraque sub qualitate constituantur.
Q. Differunt specie?
S. Minime, cum pro una specie ab Aristotele ponantur.
Q. Qua re tandem?
S. Numero: nec ¡ta quidem ut Socrates a Platone, sed quemad
lo modum ipse Socrates, dum esset paruulus, post uero pubescens,
a se ipso distabat.

8 res - approbare] Ibid, 4oD'. 8/9 notior - qualitas] cfr Ibid., 2^оС'":
"...qualis notior erit qualitate, sicut grammaticus quoque notior est grammatica".
124, 1 species... qualitatis?] cfr Aristot., Cat., 8, 8b" (p. 23,24-25) - Boeth., In Cat.,
III, 24oD'. 2 quattuor] cfr Cat. dec., 1432-1433 (115, p. 159. iy. p. 159,26-28).
babitas et dispositio) Aristot.. Ibid., 8b" (p. 23,25) - Boeth., Ibid., 24oDi (aliter).
potentia naturalis] Ibid., 9a" (p. 24,25) - Boeth., Ibid., 244В'*. 2/3 pas
sibiles - passiones] Ibid., 9a*" (p. 25,9-10) - Boeth., 245D'"\ 3 forma - figu
ram) Ibid., 10a"" (p. 27,4-5) - Boeth., Ibid., 25oD'"' (aliter). 6/7 qualitatem -
dici] Boeth., Ibid., 24iA". 7/8 aequiuoca - praedicari?] cfr Ibid., 24iA". 9/
10 dicuntur - speciebus] cfr Ibid., 241В'. 10 si - species] Ibid., 241В".
125, 1/9 estne - numero] cfr Boeth., In Cat., III, 241O". 9 nеc - Platone] cfr
Ibid, 24iD4. 9/11 sed- distabat) Ibid., 241D*—.

9 quam'] suppleai, от. V


124. 6 multipliciter] suppleai ex Boetblo, от. V
u5, И ¡pso] correxi ex Boetblo. ipse V
114 EXCERPTA CATEGORIARVM 125-126
Q. In qua re proprie differunt?
S. In diuturnitate et mutabilitate.
Q. Quae sunt habitudinis exempla?
15 S. Artes, disciplinae, uirtutes: haec enim non facile mobilia
uidentur.
Q. Quae affectionis?
S. Calefactio atque perfrictio, sanitas et aegritudo et his similia,
cum ad ea homo sit dispositus, non tamen inmutabiliter.
20 Q. Quid horum amplius praedicatur?
S. Dispositio: omnis enim habitus dispositio est, non omnis
dispositio habitus.
Q. Eritne dispositio habitus genus, cum uideatur similitudinem
generis seruare?
25 S. Minime: remissio enim genus intentionis esse non potest:
album namque remissius magis albi genus non est.
Q. An omnis habitus per dispositionem crescit?
S. Non: nasi enim curuitas uel caecitas oculorum, si subito
factae sint, ab ipso habitu nulla praecedente dispositione coe-
30 perunt.
Q. Quot modis fiunt habitus?
S. Duobus: aut intentione, ut disciplinae, aut permutatione, ut
constipatio casei ex lacte liquido uel aciditas uini ex dulcedine.

126. Q. Quales dicimus secundum potentiam naturalem?


S. Pugillatores, cursores, salubres, insalubres et huiusmodi.

12/13 in - mutabilitatel cfr Ibid., 242A'"*. 14 exempta?] Ibid., 242A".


15 artes - uirtutes] Ibid.. 242A'4. 15/16 non - uidentur] cfr Ibid.. 242A '4".
17/19 quae - inmutabiliter] cfr Ibid., 242c7"0. 20 amplius praedicatur?]
Ibid., M3C4. 21/22 omnis - habitus] cfr Ibid., 43C""- 23 eritne - genus]
cfr Ibid., 243C"". 23/24 uideatur - seruare?] cfr Ibid., 243C'"4. 25/26 re
missio - est] cfr Ibid., 243C"". 27/28 an - non] cfr Ibid., 243D'—. 28/30
nasi -coeperunt] Ibid., 24}t>"'4. 32 aut -disciplinae] cfr Ibid., 244A*4. 32/
33 aut - dulcedine] cfr Ibid., 244A''*.
12é, 1 secundum - naturalem?] Aristot.. Cat., 8, 9a" (p. 24,25) - Boeth., In Cat..
III, 244B'-. 2 pugillatores - insalubres] cfr Ibid., 9aM"' (p. 24, 23-24) - Boeth.,
Ibid. 244A,,-B'.

125, 28 nasi enim] ut est n. Boetb. 28/29 subito factae sinll subita facta sit
Boetb. 29 ab] haec enim praem. Boetb.

23 genus] I uel] praem. V


126, 1 dicimus] correxi ex Aristot., dicimur V
EXCERPTA CATEGORIARVM 126-127 Щ

Q. Dicuntur haec secundum aliquam afFectionem?


S. Non: puer enim quem pugillatorem uocamus, non dum
5 huius peritia artis inbutus est, sed pugil esse potest et membra ad
hoc apta habet, pugillator dicitur.
Q. Possuntne aegroti dici salubres uel sani insalubres?
S. Possunt: multos enim pueros aegrotantes salubres uocamus
non quod actu sint, sed quia quaedam in eis uidemus signa
10 sanitatis.
Q. Cum Aristoteles de speciebus qualitatis tractare uoluisset,
cur de potentia naturali ait: 'aliud genus qualitatis?
S. Potentia quidem naturalis species qualitatis, sed non specia-
lissima: subalterna enim est; quapropter eam non impedit dicere
15 uel genus uel speciem.
Q. Eritne in his quae dicuntur secundum potentiam naturalem
a qualitatibus qualium denominatio?
S. Minime: non enim est posita qualitas a qua cetera nominentur.
Namque pugillatoria arte non utitur, ut idcirco pugillator uocetur.
20 Q. Quid distat inter pugillatorem et pugilem?
S. Pugilis dicitur qui pugillatoria arte utitur, pugillator uero
qui non utitur sed qui ad eam aptus uidetur.
Q. Suntne secundum potentiam naturalem molle et durum?
S. Sunt: durum siquidem est quod habet potentiam non citius
25 secari, molle uero quod inpotentiam difficilius secari.

127. Q. Quae sunt passibiles qualitates et passiones?


S. Dulcedo et amaritudo, calor et frigus, albedo et nigredo, et
similia.

3 secundum - affectionem?] cfr Ibid., 9а""'7 (p. 24,25) - Boeih., Ibid., 244B"':
"non enim quoniam sunt affecti aliquo modo". 4/5 pugillatorem - potest] cfr
Boeth., Ibid., 244C"7. 7/10 aegroti - sanitatis] cfr Ibid., 244o'"'. 11/12 cum
- qualitatis?] cfr Ibid., 244D'"*. 13/14 species - specialissima] cfr Boeth., Ibid.,
24JA*"'. 14/15 non - speciem] cfr Ibid., г45А'"*. 16/19 eritne - uocetur] cfr
Ibid., 24JA*"". 21 ptigilis - utitur] cfr Ibid, 245В'"4. 22 qui* - uidetur] cfr
Ibid., 245A"". 23 molle et durum?l cfr Ibid., 245c""'. 24/25 durum - seca
ri) Ibid., 245C'—. 25 molle- secari] Ibid., 245c""1
127, 1/3 quae - similia] cfr Aristot., Cat., 8, 9a**"" (p. 25,9-11) - Boeth., In Cat., III,
24Ф'"4.

126. 21 dicitur] enim est Boetb. 24 siquidem] enim Boetb. 25 uero] au-
tem Boetb. inpotentiam] habeat praem. Boetb.

10 sanitatis] correxi, sanctitatis V 12 aliud] alud V 14 quapropter] correxi,


quia propter V impedit] correxi, impendit V 25 inpotentiam] inpotentia V
n6 EXCERPTA CATEGORIARVM 127
Q. Haec omnia dicuntur uno eodemque modo passibiles quali-
5 tates?
S. Minime: aliter enim dicuntur passibiles qualitates illae quae,
cum extrinsecus nil patiantur, sensibus quasdam passiones inpor-
tant, ut dulcedo et amaritudo gustui, calor et frigus tactui; aliter
illae quae, cum nullas passiones | sensibus inportent, ipsae ex aliis 4'
10 quibusdam passionibus innascuntur, ut albedo, nigredo, pallor,
rubor.
Q. Quid distat inter passibiles qualitates et passiones?
S. Passiones sunt quae ad tempus exortae facile commutantur,
passibiles uero qualitates quae perpetuo perseuerant et secundum
15 quas quales dicimur: si enim ex perseuerantibus passionibus na-
scuntur, tunc secundum eas quales dicimur; si uero ex cito
transeuntibus, passiones tantum dicuntur: non secundum eas quales
dicimur.
Q. Quid est quod Aristoteles calorem et frigus, quae dispositio-
20 ni supposuerat, nunc inter passibiles qualitates enumerat?
S. Socrates secundum aliam et aliam causam diuersis categoriis
supponitur; sic et calor et frigus diuersis speciebus: in eo enim
quod quis secundum ea uidetur dispositus in dispositione enume-

4/5 dicuntur - qualitutes?l Boeth., Ibid., 246c7"*. 7 cum - patiantur] cfr


Ibid., 246C""'*. 7/8 sensibus - inportant] cfr Ibid., 46D'"*. 8 ut - frigus] cfr
Ibid., 46D*T tactui] cfr Aristot., Ibid., 9b" (p. 25,24) - Boeth., Ibid., 246c.'"'.
9 cum - inportent] cfr Boeth., Ibid., 247A"-B'. 9 ipsae] Ibid., 247A"; cfr
etiam Aristot., Ibid., 9b" (p. 25,26) - Boeth., Ibid., 247A'. 9/10 ex- innascun
tur] Boeth., Ibid., 247B"': cfr etiam Aristot., Ibid., 9b"" (p. 25,25-26) - Boeth. Ibid.,
247Ai'*. 10 albedo, nigredo] Boeth., Ibid., 247А*; cfr etiam Aristot., Ibid , 9b'
(p. 25,24-25) - Boeth., Ibid., 247A'. 13 facile commutantur] cfr Aristot., Ibid.,
9b** (p. 26,15) - Boeth., Ibid., 248C": "facile solvuntur". 14/15 secundum - di
cimur] Boeth., Ibid., 249C7. 15 ex - passionibus] cfr Aristot., Ibid., 9b*0""
(p. 26,8) - Boeth., Ibid., 248A"'": "ab aliquibus passionibus difficile mobilibus et
permanentibus". l6 secundum - dicimur] cfr Ibid., 9b""4 (p. 26,11) - Boeth.,
Ibid., 248A"-B'. 16/18 si - dicimur] cfr Ibid., ф"-" (p. 26,15-17) - Boeth., Ibid.,
248C"". 19/20 quid - enumerat?] cfr Boeth., Ibid., 249o4- 250A'. 21 So
crates] Ibid., 25oA4. secundum - causam] Ibid., 250A*. 21/22 diuersis -
supponitur] cfr Ibid., 25oA'"4. 22 sic - frigus] cfr Ibid., 250A' *. 22/25 in -
sunt] Ibid., 25oA"->.

127, 10 innascuntur] (quod...) innascuntur Boetb. 15 quas] eas Boetb. 21


et] atque Boetb. 22 enim] от. Boetb. 23 dispositus] esse praem. Boetb.
23/24 enumerata] numerata Boetb.

127, 7 sensibus] sed praem. V 20 supposuerat] subposuerat V


EXCERPTA CATEGORIARVM 127-128 117
rata sunt, secundum illud autem quod cum aliquibus passionibus
2s nascuntur, passibiles qualitates dictae sunt.
Q. Quid distat inter passibiles qualitates et habitum?
S. Ad habitum in pluribus rebus per artes atque scientias per-
uenitur, ita ut ordine et filo quodam perficiatur; passibiles uero
qualitates eo modo minime fiunt.
30 Q. Quid eaedem passibiles qualitates a potentia naturali diffe-
runt?
S. Quicquid dicitur secundum potentiam naturalem non se
cundum praesentem actum, sed secundum id quod esse potest
pronuntiatur; passibilem uero qualitatem secundum praesentem
35 actum, non secundum quod esse potest.
Q. Quid distat inter passiones et affectiones?
S. Affectio est, si qua corpora ita calorem suscipiunt, ut ex se
emitiere ualeant; passiones uero, si ita calefacta sint, ut calorem
reddere non possint.
40 Q. Quae inter passiones et affectiones et habitus est distinctio?
S. Amplificata passio in affectionem transit, affectio uero aug-
mentata in habitum permutatur.

128. Q. Quid distat inter formam et figuram?


S. Figurae inanimatorum, formae animatorum sunt.
Q. Quae dicuntur secundum hanc distinctionem qualitates?
S. Curuitas, rectitudo, triangulatio, quadrature et cetera his

26 quid - habitum?] cfr Ibid., 25oA'-™. 27/29 ad -fiunt] Ibid., 25oA"M.


ЗО/31 quid - differunt?] cfr Ibid., 25оАч-В'. 32 quicquid - naturalem] cfr
Ibid., 250В"'. 32/33 non - potest] Ibid., 25oBi'. 35 non - potest] cfr Ibid.,
250В*. 36 quid - affectiones?] cfr Ibid., 250В"". 37/39 affectio - possint]
cfr Ibid., 250В "-C*. 41/42 amplificata - permutatur] Ibid., 250C4"*.
128, 1 quid - figuram?] cfr Alcuinus. De dialectica, 6 - PL 101, 960C"": "et primo
quid sit inter formas et figuras explana". 2 figurae - sunt] cfr Cat. dec., 1433 (123,
p. 162.2-3): "figurae inanimalibus, formae animalibus tribuuntur"; cfr etiam Alcui
nus, Ibid., 96oC"-D'. 4 curuitas, rectitudo] cfr Aristot., Cat., 8, toa" (p. 27,5) -
Boeth., In Cat., III, 25oD'"'. triangulatio, quadrature] cfr Boeth., Ibid., 251A '"*.
4/5 et - similia] cfr Aristot., Ibid., 10a" (p. 27,5-«) - Boeth., Ibid., 25oD'.

24 illud autem] vero Boetb. cum] ex Boetb. 25 nascuntur] innascuntur


Boetb. 27 ad - rebus] in plurimis ad habitus rebus Boetb. 28 ut] ipse habitus
add. Boetb. 29 fiunt] от. Boetb. 33 esse] ad hoc praem. Boetb. 41 am
plificata] ut praem. Boetb. transit] transeat Boetb uero] от. Boetb. 41/
42 uugmentata ante affectio scr. Boetb. 42 permutatur] permutetur Boetb.

27 per artes] partes V 37 calorem] colorem V


n8 EXCERPTA CATEGORIARVM 128-129
5 similia. Ab his enim dicuntur qualia haec: curuum, rectum, trian-
gulum, quadratum.
Q. Quid est quod primum in quantitatibus triangulum et qua
dratum enumerata sunt, modo autem in qualibus?
S. Aliud est superficies in triangulo, aliud superficiei composi-
10 tio: quare secundum superficiei spatium quantitas est; secundum
compositionem uero superficiei, id est secundum ipsam triangula-
tionem, qualitas.
Q. Lenitudo et asperitas, raritas ac densitas suntne qualitates,
cum uideantur esse positiones, ac per hoc relatiua?
15 S. Augustinus qualitates esse assent dum ab eis qualia denomi-
nentur, Aristoteles uero nauiram earum inspiciens ait esse positio
nes. Lenitudinem facit ipsa partium aequalitas; asperitatem inae-
qualitas; densitatem partium coartatio; raritatem laxior coniunc-
tio.

129. Q. An omnia qualia denominantur a qualitatibus?


S. Minime: in his enim quae dicuntur secundum potentiam
naturalem qualia nulla fit denominatio, quia nomen non est posi-
tum qualitatis.
5 Q. An ab omnibus qualitatibus quarum nomen positum est fit
qualium denominatio?
S. Non: uirtus enim qualitas est et quaecumque ea participant
non ab ea denominatiue quales dicuntur.

5/6 ab - quadratum] cfr Ibid., 10a"" (p. 27,6-8) - Boeth., Ibid., 25oD'"*. 7/
8 primum in quantitatibus... enumerata sunt] cfr Boeth., Ibid., 2^iA"-". 8 trian
gulum et quadratum] cfr Ibid., 25iB"\ 10 secundum superficiei... quantitas est]
cfr Ibid., 25iA"". spatium] cfr Ibid., 251B'. 10/12 secundum - qualitas] cfr
Ibid., 25tA"-''. 13 lenitudo- densitas] Cat. dec., 1434 (124, p. 162,9). 13/14
suntne - relatiua?] cfr Boeth.. Ibid., 252A"-B'. 15 Augustinus - asserit] cfr Cat.
dec., 1434 (125-126, p. i62,23-3o). 15/16 dum - denominentur] cfr Aristot., Ibid.,
10a""4 (p. 27,6-7) - Boeth., Ibid., 25oDi<; cfr etiam Boeth., Ibid., istA""7; 151C""4.
16/17 Aristoteles - positiones] cfr Aristot., Ibid., loa'*"" (p. 27,9-13) - Boeth.,
Ibid, 25iB"-C4; cfr etiam Boeth., Ibid., 25iD*7. 17/19 lenitudinem - coniunc-
tio] cfr Cat. dec., 1434 (124, p. 162,12-19); cfr «¡am Aristot., Cat., ioA""M (p. 27,13-16)
- Boeth., Ibid., 25iC'"".
129. 2/4 in - qualitatis] cfr Boeth., In Cat., III, 253А"-В4. 5/8 an - dicuntur]
cfr Ibid.. 254A"-B4.

128, 13 lenitudo] quoque add. Cat. dec. raritas] et praem. Cat. dec.

128, 15 ah] I uel I praem. V


EXCERPTA CATEGORIARVM 130-131 119

130. Q. Suntne aliqua in qualitatibus contraria?


S. Sunt. Albedo enim et nigredo sunt contraria: longissime
namque a se distant.
Q. Eritne rubor nigredini contrarius, eo quod longissime ab ea
5 distat?
S. Minime: non enim sunt extremitates colorum, nec uni rei
duo possunt esse contraria.
Q. Estne iniustitia iustitiae contraria, cum uideatur iniustus iusti
esse priuatio cumque contraria propriis nominibus nuncupari
10 oporteat?
S. Est. Multae enim habitudines priuationis uocabulo sibi op-
ponuntur, ut: liberalitas, inliberalitas; prudentia, inprudentia. Nec
etiam omnes priuationes per negationem proferuntur: nec enim
dicitur inuisio, inauditio, sed caecitas et surditas.
i5 Q. An possunt esse diuersarum categoriarum species contrariae?
S. Non: positis duobus contrariis, cuius categoriae unum fuerit
eiusdem et alterum erit.
Q. Quae qualitates recusant contrarietatem?
S. Quae contrariorum mediae sunt et quae ex formis figurisque
20 nascuntur.
Q. Eritne proprium qualitatis suscipere contrarietatem?
S. Non, cum nec omni nec soli proueniat.

131. Q. Suscipit qualitas magis et minus?


S. Suscipit. Album enim magis et minus alterum altero dicitur.

i30, 1 aliqua - contraria?] cfr Boeth., In Cat., III, 255В'. 2 albedo- contraria]
Ibid., 255В'4. 2/3 longissime - distant] cfr Ibid., 255В". 4/5 eritne - distat?]
cfr Ibid., 255BM-C*. 6 non - colorum] cfr Ibid., щЪ". 6/7 nеc - contrarial
cfr Ibid., 255C4"'. 8/10 estne - oporteat?] cfr Ibid., 255Df-*. 11 tntdtae- uoea-
btilo) Ibid, 2J5D'0"'. 11/12 sibi - inprudentia] cfr Ibid., 255D"". 12/14 nеc -
surditas] cfr Ibid., 256A"*. 15/17 an - erit] cfr Aristot., Cat., 8, 10b"" (p. 28,16-
21) - Boeth., Ibid., 256А,'-В'; Boeth., Ibid., 256B'". 18/20 quae - nascuntur]
cfr Cat. dec., 1434 (128, p. 163.12-16). 21 proprium qualitatis] cfr Ibid. (131,
p. 164,1). 22 cum - proueniat] cfr Ibid. (129. p. 163,24-25); Ibid. (130, p. 164,1-2).
131, 1/2 suscipit- dicitur] Aristot., Cat., 8, 10b""7 (p. 28,23-24) - Boeth., In Cat.,
III, 256C'"4.

130, 2 enim] namque Boetb. sunt contraria] transp. Boetb.

130, 1 in qualitatibus] in qua praem. V 6 nec uni] correxi, ne cu(m) V 15


diuersarum] diuersarium V categoriarum] kategoriarum V 18 quae qualita
tes] quaelitates V 19 mediae] mei(...) Ve 22 nec'] n<»>c e ras. V
12o EXCERPTA CATEGORIARVM 131-133
(Q.) An omnis?
(S.) Minime.
5 Q. Erit regula inter suscipientes et repudiantes?
S. Erit, scilicet haec: qualitates ipsae, ut albedo, nigredo, et
quaecumque dicuntur secundum formam ac figuram, non susci-
piunt magis et minus; cetera uero suscipere non est dubium.
Q. Est hoc proprium qualitatis, suscipere magis et minus?
10 S. Non, quia nec in omni | qualitate prouenit, sicut dictum est, i5v
nec in sola, quia idem in relatiuis reperies.

132. Q. Quid igitur qualitati proprium est?


(S.) Secundum eam simile et dissimile dici.

Ш- Q- Quid est quod multa de relatiuis qualitatibus inter-


posita sunt?
(S.) Eadem aliter qualitatibus annumerantur, aliter relatiuis;
namque, in affectionibus et habitudinibus et in ceteris, quae
5 genera sunt possunt ad aliquid reduci, quae uero species qualitati
bus debent annumerari: ut scientia dicatur 'scibilis scientia', musi
ca uero non 'musici musica'.
Q. Nonne dicuntur secundum scientiam scientes?
S. Secundum generalem minime, sed potius secundum spe-
10 ciem ipsius, id est secundum musicam et grammaticam.

3/4 an - minimel cfr Ibid., lob''-" (p. 28,2« - Boelh., Ibid., í5éC. 5 re
gula] cfr Cat. dec., 1435 (132, p. 164,14). 6/8 qualitates ipsae... non - minus]
Boeth., Ibid., 257C'",0; cfr etiam Cat. dec., ibid. (p. 164,14-15). 6/7 et - figuram]
cfr Aristot., Ibid., nа'"7 (p. 29,8-9) - Boeth. Ibid., 2ffD*"'; Cat. dec., 1435 (133,
p. 164,20-21). 9/11 est - reperies] cfr Boeth., Ibid., 258D'0".

132, 1/2 qualitati - dici] cfr Aristot., Cat., 8, iiа**' (p. 29,20-21) - Boeth., In Cat.,
Ш, 259A""7.

133, 1/2 multa - sunt?] cfr Aristot., Cat., 8, ua""" (p. 29,22-23) - Boeth., In Cat.,
III, 259ci"7. 4 in - babitudinibus] Boeth., Ibid., 2^D'—. 5/6 quae - annu-
meraril cfr Ibid., 2nD™". 6 ut scientia] cfr Ibid., 259D"; Aristot., Ibid, ita""'*
(p. 29,27-28) - Boeth., Ibid., 259C"" (aliter). 6/7 música] cfr Aristot., Ibid., na**
(p. 30,2) - Boeth., Ibid., 2590-"'. 8 dicuntur - scientes?] cfr Ibid., na"M
(p. 30,6-7) - Boeth., Ibid., 26oD''*. 9/10 secundum - ipsius] cfr Boeth., Ibid.,
260D"- 26L.V.

131, 6 qualitates ipsae] ipsae quidem qualitates Boetb.

133, 4 affectionibus] huiusmodi praem. Boetb.


EXCERPTA CATEGORIARVM 134-136 121
134. (Q.) Facere et pati ducunt ab aliquo originem?
S. Ducunt: uidentur enim ex qualitatis fonte descendere. Nam
qui docet doctor est, et qui docetur discipulus: doctor uero et
discipulus qualia sunt. Et de ceteris idem uidebis.
5 Q. Estne eorum sententia uera, qui dicunt facere et pati non
posse nisi in contrariis prouenire?
S. Est: id enim quod dulce est, dulce non facit nisi quod dulce
non fuerit.
Q. Quid eorum qui assenant non nisi in similibus inueniri?
10 S. Et ista errori non deputabitur: numerus enim in amaro nihil
facit.
Q. Quomodo ergo similia et contraria esse poterunt?
S. Similia genere, diuersa qualitate, ut dulce et amarum. Quare
et in contrariis et similibus facere et pati prouenient.
15 Q. Suscipiunt contrarietatem, ac magis et minus?
S. Suscipiunt, ut qualitas a qua nascuntur.

135. Q. Veniet sub relatione hoc praedicamentum quod dici-


tur iacere, cum positio omnis in his quae sunt ad aliquid annume-
rata sit?
S. Non. Aliud enim est res a qua fit denominatio, alia quae
5 denominatur: aliud namque stare, aliud statio. Et quamuis stare
a statione denominetur, non ponitur tamen in relatione sicut statio.

136. Q. Estne idem 'locus' et 'ubi?


S. Minime: locus enim per se non est ubi, sed loci et corporis
mixtio repraesentant ubi.

134, 2 uidentur- descendere] Cat. dec., 1435 (138, p. 166,4-5). 2/4 nam - sunt]
cfr Ibid. (p. 166,7-9). 4 et - uidebis] cfr Ibid. (p. 166,9-11). 5/6 qui - proue
nire?] cfr Ibid., 1436 (139, p. 166,11-12). 7/8 id- fuerit] Ibid. (p. 166,12-13). 9
qui - inueniri?] cfr Ibid. (140, p. 166, 18-19). 10/11 numerus - facit] cfr Ibid. (141,
p. 166,25). 13 similia - qualitate] cfr Ibid. (142, p. 166,31-167,1). ut - amarum]
cfr Ibid. (140, p. 166,21). 15/16 suscipiunt - nascuntur] cfr Ibid. (142, p. 167,3-6).

135, 1 sub- praedicamentum] Boeth., In Cat., III, 262C'4. 2/3 cum - sit'] cfr
Ibid., 2feC*. 4/5 aliud - denominatur] cfr Ibid., 262C4"'. 5/6 et - statio] cfr
Ibid., ï62C""4.
136, 1/2 estne - minime] cfr Boeth., In Cat., III, г62D'4-26)A'.

134, 2 enim] от. Cat. dec. 7 quod'] id praem. Cat. dec.

134, 4 ceteris] ceti V 5 qui] correxi, que V

135. 6 non] correxi ex Boetbio, e(st) V


122 EXCERPTA CATEGORIARVM 136-137
Q. Quid de 'quando', cum uideatur idem esse quod 'tempus?
5 S. Aliud est tempus, aliud quando. Sit enim semper tempus et
numquam res fiat in tempore: nam quamuis tempus sit, quando
tamen non erit; sed, si certa res est in tempore, quando perhibetur.
Q. Dicitur semper 'ubi' diffinite?
S. Non, sed etiam indiffinite: dicimus enim alicubi quem esse,
10 scilicet indiffinite.

137. (Q.) Quid sibi uult aristotelica adiectio de oppositis, de


rebus simul subsistentibus, de his quae priora sunt, de motu ac de
habendi aequiuocatione?
S. Quia in omnibus praedicamentis quaesitum est utrum pos-
s sint habere contraria, et quia in relatiuis magnum paruo esse
'oppositum', non 'contrarium', asserebatur, et non dictum est
quod esset 'oppositum' uel 'contrarium', recte quid illic praeter-
missum est, in fine assumptum est.
Q. Quid de his quae priora sunt et de his quae simul?
:o S. Nam, quia in relatiuis de his strictim commemoratum est,
recte nunc diligentius explicatur.
Q. Quid de motu?
S. Quia in praedicamentis facere et pati quasi quidam motus
consideratur, necesse est de motu dicere, ut natura faciendi et
ц patiendi ostendatur.
Q. Quid de habendi aequiuocatione?

5 aliud' - quando] cfr item Ibid., 262D^-26>A'. 7 s/- perbtbetur] Ibid.,


263A'"4. 9 indiffinite] cfr Ibid., 263A7. dicimus - esse] Ibid., 2fjA**.
137, 1/3 adiedlo - aequiuocatione?] Boeth., In Cat., IV, 263В*"*; cfr etiam Ibid.,
26)С'*-0i. 4/8 quia - est] cfr Ibid., 263D<-'0. 9 de' - simul?] cfr Ibid., г64В'*.
10 in relatiuis] Ibid., 26iD'0. 10/11 strictim - explicatur] cfr Ibid., 264В'.
13/15 quia - ostendatur] cfr Ibid., 264йу>.

i36, 7 est in tempore] i. t. e. Boetb. quando] esse add. Boeth. 9 dicimus


- esse] alicubi enim esse dicimus aliquem Boetb.
137, 2 rebus - subsistentibus] his quae simul sunt Boetb. his - sunt] de priore
Boetb. de*] et praem. Boetb. ac] et Boetb. 3 habendi aequiuocatione?]
transp. Boetb. 10 commemoratum est] tetigit Boetb. 11 recte] quod Boetb.
diligentius explicatur] diligenter explanat Boetb.

136, 4 uideatur] corrext, uideantur V


137, 7 illic] illio V 8 assumptum] assumpta Ve 15 patiendi] corrext, pa-
tendi V
EXCERPTA CATEGORIARVM 137-139 123
S. Quoniam habere praedicamentum est, non est superfluum
de eius aequiuocatione tractare.

138. (Q.) Quot modis dicirur alterum altero opponi?


S. Quattuor: uno, ut ad aliquid dicta; alio, ut contraria; tertio,
ut habitus et priuatio; quarto, ut affirmatio et negatio.
Q. Eritne circa has quattuor diuersitates aequiuocatio, an 'oppo-
5 situm' de his uice generis praedicabitur ut uniuocum?
S. Nam, cum nomen oppositionis de subiectis quattuor opposi-
tionibus praedicetur et diffinitio ab his non oberret, oppositio
uniuoce non aequiuoce praedicabitur.
Q. Quae est diffinitio oppositorum?
10 S. 'Opposita sunt quae secundum idem, in eodem tempore,
circa unam eandemque rem simul esse non possunt*.

x39- Q- Quae est discretio contrariorum et relatiuorum?


S. Ea secundum ad aliquid opponuntur quaecumque id quod
sunt oppositorum dicuntur uel quomodolibet aliter ad opposita.
Illa uero quae secundum contrarietatem id quod dicuntur ex se
5 habent neque aliquid eorum oppositi sui esse dicitur.

17/18 quoniam - tractare] Ibid., 264B*"'0.


138, 1/3 quot - negatio] cfr Aristot., Cat., 10, nb'7" (p. 30,27-31,2) - Boeth., In
Cat., IV, Ibid., 264B"-". 4/5 eritne - uniuocum?] cfr Boeth., Ibid., 264C'"4.
6/7 cum - oberret] Ibid., 264D*"'0. 7/8 oppositio uniuoce... praedicabitur]
cfr Ibid., 26sA"-B\ 10/11 opposita - possum] Ibid., 264D",-265A*.
139, 1 discretio - relatiuorum?] cfr Cat. dec., 1437 (152, p. 169,17-18). 2 ea -
opponuntur] cfr Boeth., In Cat., IV, 26$lV4". 2/3 quaecumque- opposita] Ibid.,
265C"; cfr etiam: Ibid., 266В'4"; Aristot., Cat., 10, nb'*» (p. 31,13-14) - Boeth.,
265В'0". 4 illa uero quae] Boeth., Ibid., 266B"; cfr etiam Aristot., Ibid., 11b"
(p. 31,15) - Boeth., Ibid., 265D*. secundum contrarietatem] Boeth., Ibid.,
266B". 4/5 id - nequel Cat. dec., ibid. (p. 169,21). 5 oppositi sui] Boeth.,
Ibid., 266A"; 266CЛ

17 habere] quoque add. Boetb. non est superfluum] non fuit inconueniens
neque superfluum Boetb. 18 eius] habendi Boetb. tractare] tractasse Boetb.
138. 7 et diffinitio ab his] ab his quoque diffinitio Boetb. 10 opposita sunt] s.
enim o. Boetb. secundum] in eodem praem. Boetb.
139. 3 oppositorum] aliorum Boetb. ad opposita] ad ea Boetb.

138, 1 opponi] quodponi V 2 ad] add. sup. IV 4 diuersitates] correxi ex


Boetbio, diuersitatis V 7 oberret] haberet V oppositio] opposito Ve
11 circa] circam V
124 EXCERPTA CATEGORIARVM 140-141
140. Q. Quae est contrariorum partitio?
S. Contrariorum alia sunt mediata, alia inmediata. Mediato-
rum alia sunt plures medietates habentia, alia tantum unam.
Habentium uero unam alia sunt quorum medietas nomen habet,
s alia quorum medietas nomine caret, sed contrariorum negatione
signatur.
Q. Quae inmediata?
S. Quorum alterum semper necesse est proprio inesse subiecto,
ut sanitas et aegritudo.
10 Q. Quae mediata?
S. Quorum alterum non semper necesse est inesse subiecto, ut
albedo, nigredo.
Q. Quae sunt quorum una tantum medietas nomine signatur?
S. Calor et frigus: horum enim medietas est tepor.
15 Q. Quae illa | quorum medietati nomen non est positum?
S. Bonum et malum: medietatem enim habent, quae non
nomine, sed utrisque negatione signatur.
Q. Huiusmodi medietates quae nomine carent quomodo mo-
dernis placet uocare?
20 S. Indifferentia.

141. Q. Priuatio et habitus possunt uideri circa diuersa?


S. Minime, sed, sicut contraria semper circa idem sunt, ut
albedo et nigredo circa corpus, sic semper priuatio circa idem et
habitus sunt, ut uisus et caecitas circa oculum.
5 Q. Quando unumquodque habitus susceptibilium habitu
priuatum dicimus?

140, 1 contrariorum partitio?] Boeth., In Cat., IV, 267A'0. 2/6 contrariorum -


signatur] cfr Ibid., 267A"-\V. 2 mediata] cfr Cat. dec., 1437 (153, p. 169,25); cfr
contra Boeth., Ibid.: "habentia medietatem". 8/9 quorum - aegritudo) Boeth.,
Ibid., 267B". 11 quorum - subiecto] cfr Ibid., 267c*"*. 11/12 ut albedo,
nigredo] cfr Ibid., 267D'. 13/14 una - tepor] cfr Ibid., 268А*Л 268A"". 15
nomen - positum?] cfr Ibid., 268A""". 16 bonum et malum] cfr Ibid., 268В'.
16/17 medietatem - nomine] cfr Ibid., 268В' *. 17 negatione signatur] uide
supra, II. 5/6. 18/20 huiusmodi - indifferentia] cfr Boeth., Ibid., 268В7Л
268В"".
141, 2/3 sicut - corpus] cfr Boeth., In Cat., IV, 269В". 3/4 sic - oculum] cfr
Ibid, ló^fí"". 5/6 quando - dicimus?] cfr Aristot., Cat., io, 12a*'0 (p. 32,16) -
Boeth., Ibid., 269C*Г

Но, 8 quorum - est] ut necesse sit alterum eorum Boetb. 9 ut - aegritudo] ut


est aegritudo et sanitas Boetb.

140, 1 partitio] partido V


EXCERPTA CATEGORIARVM 141-142 125
S. Cum habere naturaliter debet et non habet.
Q. Potestne paries caecus dici?
S. Non, cum nec habuisset uisum, nec habere debeat.
10 Q. Quid catulus ante octauum diem?
S. Nec ipse caecus dicetur, cum eo tempore naturaliter uisum
habere non debeat.
Q. Quot res sunt in eo quod est habitus?
S. Tres: is qui habet; id quod habetur; hoc ipsum quod ex
15 utrisque conficitur.
Q. Quot in priuatione?
S. Totidem: is qui priuatur; hoc ipsum quod fit, id est priuari;
et ipsum quo quis priuatur, id est priuatio.
Q. Est idem priuari uel habere quod est priuatio uel habitus?
20 S. Minime. Nam si idem esset, caecitas et caecum (esse) unum
esset, (ita) ut homo (qui) dicitur caecus sic et diceretur caecitas:
sed homo nullo modo dicitur caecitas.
Q. Cum ergo distent, funguntur aequa oppositionis uice?
S. Funguntur: aequo namque modo sibi priuatio atque habitus
25 opponuntur et ea quae sub priuatione habituque clauduntur.

142. Q. Est idem affirmatio et negatio et id quod sub affirma-


tione et negatione cadit?
S. Non. Affirmatio enim et negatio orationes sunt, ut 'Socrates
sedet' et 'non sedet Socrates'; quae sub affirmatione et negatione
s cadunt orationes non sunt, ut sedere Socratem uel non sedere

7 cum - babet] Boeth., Ibid., 26gО'4-27оА'. 8/12 postestne - debeat] cfr


/Ш., 269D". 13/15 quot - conficitur] cfr Ibid., 270O". 16 in priuatio
ne?) Ibid., 270D'. 17/18 is - priuatio] Ibid., 27oD,0-,,. 19/20 est - minime]
cfr Aristot., Ibid., 12a"''* (p. 32,22-23) - Boeth., Ibid., 270B"". 20 nam - esse]
Ibid., 12a"40 (p. 32,26) - Boeth., Ibid., 271A'0; cfr etiam Boeth., Ibid., 27iA" ".
22 sed - caecitas] cfr Aristot., Ibid., i2a4,-b' (p. 32,27-28) - Boeth., Ibid., 27iA""
23 cum - uice?] cfr Ibid., 271В7". 24/25 aequo - clauduntur) Ibid.,
271BM".
142, 1/3 est - non] cfr Cat. dec., 1438 (159, p. 171,3-4); cfr etiam Aristot., Cat., 10,
12b" (p. 33,2-3) - Boeth., In Cat., IV. 271C*. 3 affirmatio - stmt] Boeth., Ibid.,
272B". 3/6 ut - Socratem] cfr Ibid., 272В' \ 5 orationes non sunt] Ibid.,
272В'0.

141, 7 cum] quo iam tempore Boetb. et] dentes Boetb. 18 priuatio] ipsa
praem. Boetb. 24 aequo namque modo] aequa namque proportione Boetb.
142, 3 enim] от. Boetb.

141, 7 habet] habeat V 20 si] sic Ve esse] Boetb., от. V 21 ita..


qui] conieci, от. V 23 uice] uicae V 25 ea quae] equa q(uae) V
142, 1 affirmatio] adfirmatio V
l2é EXCERPTA CATEGORIARVM 142-144
Socratem: quare ea quae orationes sunt ab eis quae orationes non
sunt distabunt.
Q. Erit aequalis modus oppositions in affirmatione et negatione
et in his quae cadunt sub affirmatione et negatione?
10 S. Erit.
Q. Quid est affirmatio?
S. Quod aliquam rem alicui quadam participatione coniungit,
ut: 'omnis homo animal est'.
Q. Quid est negatio?
15 S. Quod aliquam rem ab aliqua quadam separatione disiungit,
ut: 'homo lapis non est'.

143- Q- Quid distal inter relatiuorum oppositionem ac priua-


tionis et habitus?
S. Opposita quidem secundum aliquid aduersus semetipsa
redduntur et omnia ad opposita praedicantur; in priuatione uero
5 et habitu non est ita: nullus enim dicit caecitatis esse uisum nec
rursus uisus esse caecitatem.

144. Q. Quid oppositio secundum priuationem et habitum


distal ab his quae sunt inmediata contrariis?
S. Quod horum inmediatorum necesse sit semper alterum
inesse subiecto, priuationis uero et habitus plerumque neutrum, ut
s catulo neque uisus neque caecitas.

6/7 eu - distabunt] cfr Ibid., 272В"". 8/10 erit - erit] cfr Aristot.. Ibid.,
12b'" (p. 33,4-7) - Roeth., Ibid., 271C'". 11/12 affirmation- coniungit] Boeth.,
Ibid, 271D". 13 ut- est) Ibid., 271D'. 14/15 negatio!'- disiungit] Ibid.,
27ID''. 16 bomo - est] Ibid., 27iT>1.
143. 3/6 opposita- caecitatem] Boeth., In Cat., IV, 273C"-D'.
144, 1/2 quid - contrariis?] cfr Boeth., In Cat., IV, 275В*""'. 3/4 horum - su
biecto] cfr Ibid., 275B'~"; 275Ci'. 5 catulo] cfr Ibid., 275c'.

12 quod] quae Boetb. 13 ut] est add. Boetb. animal est] transp. Boetb.
15 quod] quae Boetb. aliqua] re add. Boetb.
143. 3 opposita - aliquid] ea quae sunt ad aliquid opposita Boetb aduersus]
aduersum Boetb. 4/5 in - ita] non eodem modo in habitu atque priuatione est
Boetb.

6 quare ea] quareu V sunt] non praem. V

143, 5 caecitatis] cecitas V


EXCERPTA CATEGORIARVM 144-145 127
Q. Quid ab eis quae per naturam insunt quaeque diffinita
uocantur et nullo modo permutantur, ab calore scilicet ignis et
albedine niuis, et ceteris huiusmodi?
S. Quod haec diffinite insunt subiecto, ut albedo niui, nigredo
m coruo, priuationis uero et habitus semper non diffinite alterum,
sed aut hoc aut ¡llud, ut catulum uisum uel caecitatem habiturum
non dicimus, sed aut uisum aut caecitatem.
Q. Quid a mediatorum oppositione?
S. In his namque potest fieri, ut utraque contraria in subiecto
15 non sint; in priuatione uero et habitu, ab eo tempore quo per
naturam utrumque potest habere eorum susceptibile, fieri non
potest, ut eorum non habeat unum.
Q. Potestne ergo alia differentia inter contraria ac priuationem
habitumque reperiri?
ïo S. Potest.
(Q.) Quae?
(S.) Ea quae contraria sunt possunt in alterna uariatis uicibus
permutari; in priuatione uero et habitu poterit quidem esse per-
mutatio, sed non conuertibilis.

HS- Q- Quae est differentia affirmationis et negationis a


ceteris oppositionibus?
S. Affirmationis et negationis proprium est ut cum affirmatio
fuerit uera negatio fit falsa et mutata uice cum negatio fuerit uera

6 quae- imunt] Ibid.. 275C". 6/7 diffinita - permutantur] Ibid., 275c-


D'. 7/8 ab - niuis] cfr Ibid., 275C"". 9 diffinite] Ibid., 275D*. 9/10 ut
- coruol cfr Ibid., 275D"'. 10 semper] cfr Ibid., 275Di'. 10/11 non - lllud]
Aristo«., Cat., 10, 13a" (p. 34,14-15) - Boeth., Ibid., 275D*-7 (alia transían« in Boeth.,
Ibid., 275A '<",). 11/12 ut - caecitatem] cfr Ibid., 275D'". 13 mediatorum
oppositione?] cfr Ibid., 276A'. 14/17 potest - unum] Ibid., 276В'*. 16 eo
rum susceptibile] Aristot., Ibid., 13a '" (p. 34,21) - Boeth., Ibid., 26B'4 (aliter). 18/
19 alia - habitumque] cfr Boeth., Ibid., 276DW. 22/23 ea - permutari] Ibid.,
276D7"*. 23/24 in - conuertibilis] cfr Ibid., 277B"".
145. 1/2 quae - oppositionibus?] cfr Boeth., In Cat., IV, 277D"". 3/5 affir
mationis - falsa] cfr Ibid., 278A4'7.

144. 7 uocantur] sunt Boetb. 16 utrumque potest] transp. Boetb. habere


- susceptibile] potest utrumque retiпere Boetb. 17 ut - unum] nisi eorum ha
beat alterum Boetb. 22 ea] enim add. Boetb.

144, 6 ab eis] habeis V 9 ut] correxi ex Boetbio, nec V 10 semper] corrext


ex Boetbio, sepe V 11 seil] s(e)c(un)d(um) V 12 caecitatem] cetatem Vo c
22 uariatis] uarietatis V
128 EXCERPTA CATEGORIARVM 145

s affirmatio fit falsa; ceterae uero oppositiones, ut pater et filius,


album et nigrum, uisus et caecitas nec etiam ueritatem uel falsita-
tem habent.
Q. Nonne possunt quaedam contraria secundum complexionem
dici et sic ueritas uel falsitas in eis reperiri?
10 S. Possunt: dicitur enim 'Socrates sanus est', 'Socrates aegro
tat'.
Q. Nunquid hae proprietatem affirmationis et negationis
habent?
S. Habent, sed distantia est.
.5 (Q.) Quae?
(S.) Contr3riorum quidem quae medio carent, si complexione
dicantur, re subsistente unum erit uerum, alterum uero falsum, re
non subsistente utrumque falsum; affirmationis uero et negationis
(et) re (subsistente) et non subsistente unum semper est uerum,
20 alterum falsum.
Q. Nonne et priuatio et habitus possunt secundum complexio
nem dici et uerum uel falsum significare?
S. Possunt: dicimus enim 'Socrates uidens est', 'Socrates caecus
est'.
Z5 Q. Dicendumne est haec habere proprietatem affirmationis et
negationis?
S. Minime. In negatione et affirmatione, sicut dictum est, et re
subsistente et non subsistente unum uerum est, alterum falsum;
in priuatione uero et habitu re non subsistente utrumque falsum
30 est, plerumque etiam re | subsistente: nam subsistens Socrates in i6v

5/6 ut- caecitas] Ibid., 27»C"-D\ 6/7 nеc - habent] cfr Ibid., 278A"-B';
27ÍD'. 8/9 quaedam - dict] Ibid., 279A '4". 10/11 dicitur - aegrotat] cfr
Ibid., 279В7"*; cfr etiam Aristot., Cat., 10, 13b'4" (p. 35.24-25) - Boeth., Ibid., 276D"-"
(aliter). 14 distantia est] cfr Boeth., Ibid., 279B"\ 16/18 contrariorum - fal
sum] cfr Ibid., 279c'—4. 18/20 affirmationis - falsum] cfr Aristot., Ibid., 13b"-"
(p. 36,7-8) - Boeth., Ibid., 28oA'0"" (aliter); cfr etiam Boeth., Ibid, 280B4'*: 28оCi7.
21/22 nonne - dicil cfr Ibid., 279C"-D'. 23/24 dicimus - est] cfr Aristot.,
Ibid., 13b""' (p. 36,2-3) - Boeth., 27t)\". 29/31 in - caecus] cfr Boeth., Ibid.,
279C'4-D7. 32/33 nonne - potest] cfr Ibid., 28oC"-D'.

145, 5/6 ut - caecitas] ut estpater filius, bonum malum, uisus caecitas Boetb.

145. 9 reperiril reperi V"c 19 et'... subsistente'] coniect ex Aristotele et


Boetbio, от. V; unie etiam infra, II. 27-28 32 uidet] correxi, uident V
APPENDICES

I.
(FRAGMENTA DE RATIONALI ET RATIONE VTI)

(QVOMODO RATIONE VTI DE RATIONALI POTEST PRAEDICARl)


Vat., Reg. lat. 12S:
Int(errogatio>. Quomodo 'ratione uti' de 'rationali' potest 17'
praedicari, cum semper aut maiora de minoribus aut aequa de
5 aequis praedicentur, minora uero de maioribus numquam, 'ratione
uti' etiam minus esse uideatur quam 'rationale?
R(esponsio). Hoc facillime soluitur. Nam 'ratione uti' non
minus esse uidebis quam | 'rationale', si naturam utriusque per- 17"
spexeris. Ecce enim quidem quod rationale est aut ratione utitur
10 aut ratione uti potest. Sed quod ratione utitur aut sic semper
utitur, ut non uti ratione non possit, quemadmodum Deus; aut
sic ratione utitur, ut possit etiam ratione non uti, quemadmodum
(homo) sanus et prudens qui uigilando animum ratione guber-
nat, dormiendo per somnia monstruosa relaxat. Quod autem
is ratione uti potest, aut (sic) ratione uti potest, ut et in actum
ratiocinandi peruenire ualeat, utpote iterum homo sanus et pru
dens qui a somno excitatus animum ab inrationali peruagatione
somniorum reuocat et debita ratione gubernat; aut sic ratione uti
potest, ut, quamuis possit, non tamen in actum procedat, ut homo
20 daemoniacus, surdus et mutus. Cum ergo haec ita sese habeant, siue
Deus sit, siue sit homo sanus et uigilans, siue homo sanus et
dormiens, siue insanus et mutus, de his semper ratione uti praedi-
cabitur, aut actu, aut potestate: actu quidem aut sempiterno,

I. 1, З/З2 cfr Excerpta, 16, 1-30

I. 1, 5 uero] autem V numquam ante de scr V 6 etiam] uero V 8


uidebis] uidebitur V 8/9 perspexeris] inspexeris V 9 quidem quod] quic-
quid 10/11 auf - utitur] от. V 13 homo] V, от. V" 13/14 gubernat]
gubernatum V 15 sic] V, от. V et] от. V l6 ratiocinandi] raciocinandi
V peruenire] provenire V 17 excitatus] V, extractus V inrationali] inra-
tionabili V 20 haec] V, om. V 21 Deus sit] tramp. V 23 actu*] V, от. V
APPENDIX I, 1-2 137
ut de Deo, aut potestate deducto, ut de homine uigilanti;
25 potestate uero aut in actum prouenienti, ut de homine (dormienti,
aut non provenienti, ut de homine) insano.
Int. Quomodo 'ratione uti' de eo potest praedicari qui non
utitur?
R. Hoc ne mireris, cum etiam de tunica scindi potestate possit
30 praedicari, etiamsi numquam scindi debeat. Cum ergo per omne
rationabile ratione uti aut actu aut potestate discurrat ut aequum
de aequo, ne timeas 'ratione uti' de 'rationali' praedicare.

Item de eadem re
Vat., Reg. lat. i28i
Omne praedicatum est maius eo de quo praedicatur: igitur 'uti 17"
ratione' maius est quam 'rationale'. Quodsi 'ratione uti' 'rationa
lem' speciem transcendit, muta etiam animalia contra naturam
5 utuntur ratione, et inrationabilia uti ratione a nonnullis specie ueri
deceptis disseritur; dicunt enim: 'aues, dum minime sunt rationa
les, utuntur ratione'. Sed nihil refellitur leuius: si enim uterentur
ratione, rem quam uellent bene ordinatam et rationabiliter prae-
meditatam proferre potuissent; sed non habent ratione uti, quo-
10 niam non ualent praemeditari: nam illud merito soli humano
generi attributum est diuinitus.
Nunc uideamus quemadmodum 'ratione uti' de 'rationali'
praedicetur. Quaecumque praedicantur aut ut maiora de minori-
bus aut aequa de aequis praedicantur. Si 'ratione uti' maius (est)
15 quam ratio, inrationabilia quoque utuntur ratione, quod est inpos-

I. 2, 3/5 quodsi - ratione] cfr Excerpta, 79, 2-4; Appendices II/79, 2-4 7/
11 sed - diuinitus] cfr Excerpta, 79, 4-8; Appendices II/79, 4-8 13/14 aut -
praedicantur] cfr Excerpta, 79, 13-14

24 ut'] V, от. V 25 prouenienti] V, proueniendi V 25/26 dormienti


- homine] V, от. V dormienti] dormiente V 26 insano] V, insono V
31 uti] от. V
2, 3 maius] bis scr. V 3/4 quodsi - transcendit] correxi, quodsi ratione uti
rationalis speties transcendit V, nam si rationalis speties transcenderet V, nam si
rationalem speciem transcenderet sub ratione uti W 4 muta] VW, multa V
etiam] V, enim V 5 utuntur] uterentur VW 6 disseritur] correxi, dissent
V 7 refellitur leuius] transp. W si enim] nam, si VW 8 ordinatam] or-
dinatum V rationabiliter] rationabiter V" 9/10 quoniam] quia W 10
praemeditari] V, praeditari V, praemetari tt/ merito] от. VW 11 diuinitus]
W, diuitus (ue/diuitiis) V, от. V 13 utl от. V 14 est] suppleut, от. V
138 APPENDIX I, 2-3
sibile. Si autem 'ratione uti' aequum est 'rationali', homo, licet sit
dormiens uel unius noctis infans, quia semper et omni tempore
rationalis est, (semper et omni tempore uteretur ratione): omni
uero tempore et semper uti ratione, hoc nequeunt facere. Igitur si
20 omnis praedicatio ita est ut maiora de minoribus aut aequa de
aequis praedicentur et si 'ratione uti' nequaquam maius est uel
aequum 'rationali', quid est quod 'ratione uti' praedicatur de
'rationali? Illud uidelicet quod obliquo ordine fit praedicatio.
Nam quando minora de maioribus praedicantur, oblique dicun-
25 tur, id est, quamuis praedicentur, tamen non recto ordine praedi
cantur. Quicquid enim obliquum est, rectum non est. Et ideo dum
minora de maioribus praedicantur, oblique et non recte dicuntur.
Quare desistant erronei qui falsis assertionibus dicunt maius esse
'uti ratione' quam 'rationale'.

3-
Paris, lat. 8672
Quaestio est quomodo ratione uti de rationali praedicetur cum 88'
aut maiora de minoribus aut aequa de aequis praedicentur, minora
uero numquam de maioribus, ratione autem uti minus esse uide-
tur quam rationale. Quod facile soluitur, si quod male uidetur sic
5 non esse ut uidetur perspicaciter animaduertitur. Ratione uti
namque semper de rationali ut aequo praedicari manifeste intelle-
gitur, si uis potestatis et actus ex integro discutitur. Multae qui-
dem sunt potestates quae non ad actum perueniunt, multi
actus qui non a potestate ueniunt, multae iterum potestates quae
10 in actum deducuntur, et multi actus qui in potestatem reuertun-
tur. De omni igitur rationali ratione uti praedicabitur, siue ea
potestate qua peruenit ad actum, siue ea quae non, siue eo actu
qui a potestate deducitur, siue eo qui non. Ea quidem potestate
quae non peruenit ad actum ratione uti praedicabitur de muto,

16/I8 homo - rationel cfr Excerpta, 79, 9-11; Appendices II/79, 9-11 20/21
ut - praedicenturl cfr supra, 13-14 21/26 si - praedicantur] cfr Exceгpta, 79, 15-
23; Appendices II/79, i2-16

16 sit] esset VW 17 dormiens] VW, от. V" 18 rationalis - temporel


от. W semper - rationel suppletil, semper et omni tempore uteretur ratione V,
от. V 22/23 praedicatur de rationali] de r. dicitur praedicari VW 23 inier
quod et obliquo ca. quattimr II. textos add. V(W) fit] haec add. V 24/25
praedicantur ... dicunturl transp, V
3, 3 numquam] d praem. P 6 intellegitur] intelligitur P 8 potestates] sunt
add. P perueniunt] non praem. P 9 multael correxi, multum P 11 ra
tione] correxi, rationale P
APPENDIX I, 3-4 - II, 25 139
15 surdo et menticipe; ea quae peruenit, de dor| miente; et eo actu 88v
qui a potestate deducitur, de uigilante post somnum; et eo quod
non, de deo.

4-
Aurcliac. 267(223)
Sub rationali enim differentia duae considerantur differentiae, iv
ratione uti scilicet et rationem habere, quarum altera alteri
praeponitur et de ea ut differentia praedicatur. Aliud quippe est
rationem habens, et aliud ratione uti, ut aliud est sensum habere,
5 et aliud sensu uti: habet sensum et dormiens et rationem ut uigil,
sed minime utitur. Ergo praedicatur de ratione uti rationem ha
bens, de quibus id quod est rationale praedicatur, quia ratione uti
est in actu, rationale uero in potestate tantum subsistit uel consis
ta, quae maioris ampliorisque spatii est quam actus. Nam actus
10 in potestate est, sed potestas non in actu. Quia enim aliquid agit,
prius potuit, sed qui potest non iam agit, ut qui rationem habens
et ratione utitur, rationale est, sed quod rationale est non semper
est ratione uti. Sed quod sub ratione uti homo positus est, igitur
rationale praedicatur de ratione uti et de eius specie, et de speciei
i5 indiuiduis.

II.

(EXCERPTA ISAGOGARVM)

(VERSIO BREVIS)
Vindob., Pal. lat.
25. (DisciPVLvs.) Quam multiplex animae uis in uegetandis 2508
corporibus deprehenditur? 12'
M(agister.) Triplex. Quarum una uitam solam corpori sub-
ministrat, ut nascendo crescat alendoque subsistat, ut herbarum
atque arborum, et quicquid terrae radicitus infixum est. Secunda

15 menticipe] cfr Prisctantis, lnstit. gramm., I, ed. M. Hertz, CL II, p. 26,13:


"menceps, mente captus"; cfr ettam Excerpta ex cod. Vat. Reg. 1048 (saec. X), CGL
v, P J72.J9 17 deo] correxi, eo P
4. 4 seasum] ra praem. O" c habere] habet uel haber О 8 actul correxi,
acto О 13 quod] qu- (quia.') Opc

II. 25, 3 Discipulus] от. W. quam] (»)uam inc. W 4 deprehenditur] de-


prehentur VT 5 Magister] M. W uitam solam] uita solum V 5/6 submi
nistrat] su(m)ministrat W
I40 APPENDIX II, 25-27
sentiendi iudicium praebet, ut animalia: omne uero animal sensu
uiget, id est et nascitur et alitur. Tertia, quae secum priores alendi
10 ac sentiendi uires trahit hisque uelut famulis utitur: et ea tota in
ratione consistit.
D. Quid proprium illius animae quae humano generi praesto
est?
M. Vt uel in rerum praesentium firmissima contentione uel
15 absentium intellegentia uel ignotarum inquisitione uersetur, ac per
ea quae sibi nota sunt ignota uestiget, ut non solum unumquod-
que an sit, sed quid sit, et quale sit, necnon cur sit, et cetera.

26. D. Cum humanus animus ad haec cuneta perpendenda


laboret, quot sunt in quibus omnem operam uis animae ratioci-
nantis inpendit?
M. Duo: unum, ut rerum naturas certa inquisitionis ratione
5 cognoscat, alterum, ut ad scientiam prius ueniat quod post moralis
grauitas exerceat. Quibus inquirendis permulta sunt ea quae
inuestigantem animum a uera ratione disturbant, ut Epicurum, qui
honestum uoluptatem mentitur.
D. Quare hoc euenit ei?
10 M. Per inperitiam disputandi: quicquid enim in ratioci|natione u*
comprehenderat, ita in res ipsas euenire putabat.

27. D. Vnde profecta est logicae peritia disciplinae?


M. Cum ueteres saepe multis lapsi erroribus de eadem re contra
ria in disputatione colligerent cumque conclusione facta cui ratio-
cinationi crederetur esset ambiguum, uisum est prius ipsius disputa-
5 tionis ueram atque integram considerare naturam, ut ea cognita
si uere inuentum esset posset intellegi.
D. Quid officium est logicae?
M. Vt disputandi modos atque internoscendae rationis uias
paret, ut quae uera uel falsa, quae semper uera, quae numquam
10 uera sit pernoscatur.
D. Quot partes sunt logicae?

8 judicium] iuditium VW uero] enim V 10 uelut] uelit V" c l6 ut]


et V
2б, 2 quot] qutxl V operam uisl uis operam Va"\ uis от. V 2/3 animae
ratiocinantis] ¡тп.ф. V 3 inpendit] V, impendit W 5/6 moralis grauitas]
iransp. V 10 inperitiam] impericiam V7 enim in ratiocinatione] ratione V
11 ita] hoc V
27, 1 peritia] V, lacuna (fere 7 litt.) in W 2 de eademl deadem W 3/4
ratiocinat ioni] V, rationi W 4/5 ipsius disputation^] transp. V 5 ut ea] W,
quia V, qua Boetb.
APPENDIX II, 27-28 141
M. Duae: una ¡nueniendi, altera iudicandi. Sed Stoici neglecta
priore, quae ad usum erat potior uel ordine naturae prior, solam
alteram coluerunt.

28. D. Vtrum est logica pars philosophiae an instrumentum?


M. Quidam uolunt ut pars sit, quidam ut instrumentum. At
qui partem eam dicunt his nituntur argumentis dicentes philo-
sophiam indubitanter habere partes speculatiuam atque actiuam.
5 Quodsi speculatiua et actiua idcirco partes sunt philosophiae,
quod de his sola philosophia pertractat, propter eandem causam
erit logica philosophiae pars, quoniam ei soli haec disputandi
materia subdita sit. Econtra autem qui ad | logicam argumenti 13'
uice funguntur eam instrumentum esse fatentur non similem logi-
10 cae finem speculatiuae atque actiuae partis extremo: utraque enim
ad proprium finem spectant neque altera refertur ad alteram.
Logicae autem finis non potest esse absolutus, sed cum reliquis
duabus partibus colligatus est: atque idcirco, quoniam illarum
finis certusque finis est, ista autem ad utrasque refertur partes,
15 extremo autem, certum est eam non esse partem sed potius instru
mentum.
D. Vnde est tractatus logicae?
M. De propositionibus et syllogismis, quod neutra earum effi-
cere queat.
20 D. Quomodo lis eorum discernitur?
M. Huiusmodi: nihil quippe impedit ut eadem logica partis uice
instrumentique simul fungatur officio. Quoniam ipsa suum retinet
finem isque a sola philosophia consideratur, pars ponenda est;
quando autem ad alias philosophiae partes suam pollicetur
25 operam, instrumentum. Atque hoc non mirum uidebitur, si ad
partes corporis respicitur. Nam manus sunt ad tractandum, oculi
ad uidendum, ceteraeque partes corporis suum quoddam officium
habent: quod tamen si ad totius utilitatem corporis referatur,
instrumenta esse comprehenduntur, quae tamen partes nullus
30 abnuerit.

28. 1 philosophiae] philosophyae W 3 dicunt] dict(...) W nituntur] utun-


tur V 3/4 philosophiam] phylosophiam W 5 et] atque V partes sunt
philosophiae] p. s. phylosophiae W, ph. s. p. V 6 philosophia] phylosophia W
pertractat] pertractet V 7 philosophiae] phylosophiae W 8 subdita sit]
subiecta est V 11 spectant] spectat V 12 autem] uero V extremo autem]
extremum V 18 syllogismis] sillogiss(...) №"-c-, silloglsmis Wc 22 instru
mentique simul] transp. V 23 isquel VWх; hisque Ve- 24 quando au
tem] quoniam чего V 24/25 pollicetur operam] transp. V 26 sunt ad
tractandum] ad factum sunt V 28 totius] tutius W c 29 tamen] etiam V
142 APPENDIX II, 29-30
29. D. Quid isagogae interpretantur?
M. Introductiones, | quia ad categorias quasi quaedam ianua i3v
intromittunt uenientes.
D. Qua intentione Aristoteles librum qui de decem praedica-
s mentis inscribitur composuit?
M. Vt infinitas rerum diuersitates paucitate generum compre-
henderet: decem igitur omnium rerum genera considerauit, id est
substantiam et nouem accidentia.
D. 'Est' significat omnibus locis substantiam?
i0 M. Minime. Nam cum dico 'homo', substantiam significat;
quando autem 'qualitas est' et cetera, accidens significat.
D. Quae intentio fuit Porphyrio in isagogis?
M. De quinque rebus disputare.
D. Cuius utilitatis?
15 M. Per illum praedicamentorum facilis cognitio, et diffinitio-
num integra assignatio, et diuisionum recta perspectio, et demon-
strationum uerissima conclusio.

30. D. Quid ualet ad categorias harum quinque rerum notitia?


M. Statim generis ualet cognitio, quoniam oportet ante prae-
discere quid genus sit, ut decem illa quae Aristoteles posuit genera
esse possimus agnoscere.
5 D. Quid speciei?
M Plurimum, ut quae cuiuscumque generis sit species agnosci
possit: fieri posset, ut per inscientiam speciei saepe quantitatis
species sub relatione poneremus.
D. Quid differentiarum?
i0 M. Multum. Nam quomodo qualitatem a substantia, uel cetera
a se distare genera sciremus, nisi per differentJas? | Et quomodo цг
discerneretur, si quid sit ipsa differentia nesciretur?
D. Quid accidentis?
M. Multum, cum inter decem praedicamenta nouem accidentis
15 naturas uideat uersari; quae quomodo accidentia putaremus, si

29. 1 quid post isagogae scr. V isagogae] ysagogae W, ysagoge V 2 ca


tegorias] kathegorias W 3 uenientes] legentes V 4 Aristoteles] W"c ,
Aristotiles Wc 5 composuit] compuit V 6 generum] gK...) VF"C 9 om
nibus] in praem V 10 dico] I uel\ praem. W 12 Porphyrio] Porphirio VW
isagogis] ysagogis VW 13 disputare ante de scr. V
30, 1 categorias] cathegorias W notitia] noticia W 3 Aristoteles] Aristotiles
W 4 possimus] possumus W"c 7 posset] possit V inscientiam] iasci-
ti(...) V"c speciei ante inscientiam scr. W 8 sub] in W relatione] reue-
latione W 11 a se] asse V 12 sit ipsa] transp. V 15 uideat] r/t'/uideus'
sed cfr V
APPENDIX II, 30-33 143
idipsum nomen nesciremus, cum praesertim nee differentiarum
nec proprii nota sit scientia, nisi accidentas natura fortissime tenea-
tur?

31. D. Quare Porphyrius altiores quaestiones refugit, simpli-


ciores mediocriter coniectando?
M. Introductorie disputans lectoris animum noluit exterrere.
D. Quid significat 'necessarium?
5 M. In latino sermone plura, sicut in graeco àvayKOtiov. Diuersa
enim significatione Marcus Tullius dicit 'necessarium' suum esse,
atque nostrum, cum dicimus nobis necesse ad forum descendere,
qua in uoce quaedam utilitas designatur; alia significat solem
necessarium moueri, id est necesse est. Illa quidem significatio
10 prima ab hoc aliena est 'necessario'; huiusmodi autem hae duae,
ut inter se certare uideantur, quae huius loci optineat significatum,
in quo dicit Porphyrius 'cum sit necessarium'. Sed in isto loco non
necessitatem et non potius utilitatem.

<3*->

33. D. Quid est descriptio?


M. Quae propria colligit et ipsa fit propria. Si quis enim quanti-
tatis rationem prodere uelit, dicat licebit: 'quantitas est secundum
quam aequale atque inaequale | dicitur'. Sicut igitur quantitatis ц*
5 proprietatem in ratione posuit quantitatis et ipsa tota ratio quanti
tatis propria est, ita descriptio et proprietatem colligit et ipsa fit
propria. Diffinitio autem ipsa non colligit et ipsa fit propria. Nam
ea quae per se sunt communia atque multorum in unum redigens
uni speciei reddit aequalia. Ita ad descriptionem utilis est proprii
10 cognitio, quando proprietas sola in descriptione colligitur, et ipsa
fit propria, sicut genus et differentiae ad diffinitionem.

16 praesertim] persertim V 17 proprii] propriis V nota sit scientia] sc.


n. sit V
31, 1 Porphyrias] Porfirius W, Porphirius V refugit] dicere fugit V 3 no
luit] conieci, nos W, non V inter nos et exterrere lacuna (fere t litt.) in W
5 avayKaiov] ANATAION VW 7 dicimus nobis] tramp. V 8 designa
tur] significatur V 9 significatio] V, significat W 10 aliena est necessario] n.
a. e. V 11 certare uideantur] transp. V 12 Porphyrius] Porfirius W, Porphi
rius V 13 et non] sed V
33, 3 inter quantitas e/est lacuna (fere3 litt.) in W est] от. V 4 atque] et
V 4/5 quantitatis proprietatem] tramp. V 6/7 ipsa fit propria] p. f. i. V
7 autem] bis scr. Wc, uero VBoetb. 8 per] VBoetb., pro W 9/Ю est
proprii cognitio, quando] p. c. е., quoniam V proprietas] VBoetb., proprietates
W
144 APPENDIX II, 34
34. D. Quot modis fit omnis diffinitio?
M. Quindecim. Et est primus modus diffinitionis ex genere
differentiisque subsistens, uelut hic: 'homo est animal rationale
mortale'.
5 D. Qui secundus?
M. Qui substantiales partes sumens genus non adicit, uelut hoc:
'homo est quod rationali conceptione uiget mortalitatique subiec-
tum est'.
D. Qui tertius modus?
10 M. Qui fit ex nominis interpretatione, ut si quis dicat: 'quid est
conticescere?, id est tacere'.
D. Qui quartus modus?
M. Qui de pluribus accidentibus in unum coniunctis efficitur,
ut si quis luxuriosum diffinire uolens dicat: 'luxuriosus est qui de
15 pluribus sumptibus et non necessariis in delicias affluit et in
libidinem fertur effusior'. Haec coniuncta luxuriosum efficiunt.
D. Qui quintus | modus?
M. Qui de pluribus qualitatibus, accidentibus tamen, designa- 15'
tur, ita ut singulae qualitates, etiamsi non coniungantur, possint
20 tamen quod demonstratur efficere, ut: 'homo est ubi pietas, ubi
aequitas, et rursus ubi malitia uel uersutia esse possunt'. Sed
eorum ad demonstrandum hominem unum sufficit.
D. Qui est sextus?
M. Qui ad signandam differentiam proponitur in his rebus quae
25 in discreto fine coniunctae sunt: ut, si quis dubitet Nero ne
imperator an tyrannus fuerit, dicit eum ryrannum fuisse, quia
crudelis fuit atque inpurus. Haec differentia ryrannum ab impera-
tore seiungit.
D. Qui est septimus?
30 M. Qui fit ex propriis nominibus, ut hic: 'Aeneas Veneris et
Anchisae filius'.
D. Qui est octauus?
M. Qui fit priuatione contrarii, ut: 'bonum est quod malum
non est'.
55 D. Qui est nonus?

34. 2 et] от. V modus diffinitionis] transp V 5 qui] V, quis W 7 mor


talitatique] Boetb., mortalique VW 13 de] от. V in unum] V'Boetb., lactina
(fere j littJ in W 15 sumptibus et non necessariis] et non necessarius s. V
delicias] delitias W, deliciis V 18/19 accidentibus tamen, designatur] d. a. t.
V 19 qualitates] qualitatis V 21 et] uel V uell et V esse] inesse V
25/26 ne imperator] imperatorne V 26 tyrannum fuisse] ryrannum fuerit
dicit eum tyrannum fuisse W quia] quoniam V 27 fuit] fuerat inpurus]
impurus W 27/28 ¡mperatore] impaeratore W 30 fit] от. V nominibus]
от V
APPENDIX II, 34-36 145
M. Qui fit exemplificatione, ut, cum uolumus designare quid
est substantia, exempli gratia dicimus: 'ut homo'.
D. Qui est decimus?
M. Qui fit ex quadam laude, ut: 'lex est mens et animus et
40 consilium ciuitatis'.
D. Qui est undecimus?
M. Qui fit ex relatione, ut, cum dicimus: 'quid est pater?',
respondeat: 'pater est cui filius est'.
D. Qui est duodecimus?
« M. Qui fit per indigentiam pleni, ut: 'quadrans est cui dodrans
deest ut sit assis".
D. Qui est tertius decimus?
M. Quem solet causa efficere, ut, si dicimus: | 'quid est dies?',
respondetur: 'sol super terram'. Causam enim, id est solem, pro
5o re ipsa cuius causa est interposuimus.
D. Qui est quartus decimus?
M. Qui fit per proportionem, ut si quis dicat: 'homo est minor
mundus'. Sicut mundus ratione regitur, ita quoque quoniam
homo multis partibus iunctus est, habet tamen in omnibus ratio-
55 nem ducem, minor mundus dici potest.
D. Qui est quináis decimus?
M. Qui fit per translationem, ut: 'adolescentia est flos aetatis'.
D. Qui modus earum omnium integerrimus?
M. Qui est substantial. Alii omnes abusiue dicuntur: sed
60 idcirco diffinitiones uocantur quod quoquomodo rem demon-
strant.

35. Notandum est et hoc, quod sicut animal maius est nomi
ne, ita diffinitio descriptione.

36. D. Quot modis fit diuisio?


M. Pluribus: primo generis in species, tum uocis plura signifi-
cantis atque totius in partes. Et haec quidem triplex diuisio secun
dum se partitio nuncupatur.
5 D. Potest aliter fieri diuisio?
M. Potest, secundum accidens. Et haec tripliciter: aut cum acci-

36 exemplificatione] exemplum significarteme Ve , exempli significatione V


42 dicimus] dicitur V 48 si] cum V 49 respondetur] respondeatur V
52 proportionem] VBoetb.. portionem W 54 est] от. V 57 adolescen
tia est] iransp. V 59 sed] et V
35. 1 maius est] transp. V
36. 4 partitio] particio VW
щб APPENDIX II, 36-38
dens in subiecta diuidimus, ut: 'bonorum alia sunt in corpore, alia
in animo'; aut subiectum in accidentia, ut: 'corporum alia sunt
alba, alia nigra'; (aut accidens in accidentia, ut: 'liquentium alia
10 sunt alba, alia nigra'), et: 'alborum alm sunt dura, alia liquentia,
alia mollia'.
D. Cur non quisquam dicit parietes, fundamenta, tecta potius
domus species quam partes?
M. Minime hoc dici potest. Nam manifestum est aliam diuisio-
15 nem | esse generis in species quam totius in partes. Nomen generis 16'
singulis conuenire speciebus ostenditur, parietes autem et funda
menta singulatim domus nomine appellari non solent, sed iunctae
partes integrum totius nomen accipiunt. Hoc autem non dino-
sceretur nisi per generis specieique cognitionem.

37. D. Quid est demonstratio?


M. Alicuius quaesitae rei certa rationis collectio.
D. Quomodo fit demonstratio?
M. Ex ante cognitis naturaliter, ex conuenientibus, ex causa, ex
5 primis, ex necessariis, ex per se inhaerentibus.
D. Quot modis aliquid primum et notum dicitur?
M. Duobus: aut secundum nos, aut secundum naturam. Nobis
enim magis illa cognita sunt quae sunt proxima, ut indiuidua,
dehinc species, postremo genera; at naturae conuerso modo.

38. D. Potest uno tempore genus esse commune?


M. Potest. Nam 'animal' pluribus speciebus uno tempore com
mune genus est. Et hinc monstrari potest, si de ipsa communione
paululum inspicitur. Vna enim res, si communis est, aut partibus
5 communis est, ut puteus; aut in usus habentium, ut seruus; aut
uno tempore omnium commune est, ut theatrum. Genus uero
secundum nullum horum commune est, sed ita commune ut
totum et singulis uno tempore speciebus adsit.

7/8 in corpore, alia in animo] in a., alia in с V 9/10 aut - nigra] coniecl
e.g., от. W 10/11 aliai - mollia] alia mollia, quaedam liquentia V 12 quis
quam] V, quisque W 15 quam] aliam V in partes] impartes W 16 spe
ciebus] V Boetb., species W 17 singulatim] V, singilatim W 18 autem non]
minime V
37. 1/5 D. Quid est - collectio post D. Quomodo - inhaerentibus tramp V
4/5 ex causa, ex primis] transp. V 6 quo«] quo V aliquid primum]
transp. V 9 at] aut V
38, 1 uno tempore genus] g. u. I. V 3 hinc] hoc V 4 enim] ergo V 5
puteus] I. add sup. I U7 seruus] II. add. sup. I. W 6 omnium] omnibus V
theatrum] III. add sup. I. W 8 totum et] transp. V adsit] V, assit W
APPENDIX II, 38-40 147
D. Potest ¡ungi intellectu quod natura non patitur?
10 M. Potest, quamuis non sic se res habeat; ut si quis componat
equum atque | hominem et efficiat centaurum: non ita se res habet i6v
ut intellectus; intellectus minime falsus est.
D. Vbi subsistunt genera et species?
M. Circa sensibilia, intelleguntur autem praeter corpora. Sunt
15 autem incorporaba per se, sed sensibilibus iuncta subsistunt in
sensibilibus, intelleguntur ut per semetipsa ac non in aliis esse suum
habentia.
D. Quid est eorum intellectus?
M. Similitudo ex singularibus animo deducta.
20 D. Sunt hae quinque res corporeae an incorporeae?
M. Incorporeae.
D. Quot sunt genera incorporalitatis?
M. Tria: unum, quod corpora non patitur, ut Deus; aliud, quod
praeter corpora esse non patitur, ut linea; tertium, quod cum in
25 corporibus sit, praeter corpora esse possit, ut anima.
D. Cui horum generis adhaeret incorporalitas?
M. Ei quod potest esse cum corpore et extra corpus.
D. Possunt duae diuersae res ratione in eodem esse subiecto?
M. Possunt, ut linea curua atque caua, quae duae res, cum
30 diuersa diffinitione terminentur, tamen in eodem subiecto repe-
riuntur: eadem certe linea caua atque curua est. Ita generibus
et speciebus, id est singularitati et uniuersalitati, unum quidem
subiectum est, id est indiuiduum; sed alio modo uniuersale, cum
cogitatur, alio singulare, cum sentitur.

39. D. Cur de genere primum tractat Porphyrius?


M. Quia naturae suae magnitudine cohercet cetera atque con-
tinet.

40. | D. Quot sunt significationes generis? 17'


M. Quattuor.
D. Quomodo se habet prima significatio?
M. Hoc modo: genus dicitur et aliquorum quodammodo se
5 habentium ad unum aliquid et ad se inuicem collectio.

16 sensibilibus] insensibilibus V in] V, от. W 24 quod] V' qui W


cum] v; от. W 25 corpora] corpus V 27 cum] in V et] от. V
28 diversae res ratione] res ratione d. V 29 curua atque caua] Boetb , curua
uel caua atque recta W, recta atque caua V duae] от. V 30 diuersa diffinitio
ne] diuersLs diffinitionibus V 31 certe] enim V caua atque curua] caua, ea
dem curua Boetb., curua. eadem caua V 33 est] от. V 34 cogitatur] cogitur V
39, 1 tractat] tractet V Porphyrias] Porphirius VW
i48 APPENDIX II, 40-41
D. Nonne uidetur hanc generis significationem secuisse in duas
partes, cum copulatiuam coniunctionem admiscuit?
M. Non est putandus in hoc diuisionem fecisse, sed omnino
ambiguum aperuisse: atque bis hyperbaton per 'collectionem'
10 subaudiendum est, et est zeugma.

41. D. Quae est secunda generis significatio?


' M. Ea quae est uniuscuiusque generationis principium uel ab eo
qui genuit uel a loco in quo quis genitus est.
D. Quoniam dkiersum est illud a quo quis genitus est et locus,
s nonne uidetur diuersa esse secunda generis significatio procreantis
et loci?
M. Minime. Nam, ne uideatur duplex esse, per similitudinem
subiunxit: 'etenim patria principium est, quemadmodum pater'.
Sed acutius ¡ntuentibus inter has duas generis significationes pluri-
10 mae differentiae sunt: prima procreationis principium non requirit,
sed sufficit aliquo modo se habere ad id unde principium sumitur,
secunda uero nullam uim nisi a procreante sortitur.
D. Quare mutauit generis significations et quod primo prius
postea posterius posuit?
is M. Quia non de se, sed de humanis consuetudinibus locutus est:
quia prius inter homines appellatum est genus a procreante, post
uero per loquendi usum etiam ad | similitudinem propter diuisio- 17"
nem gentium translatum est.
D. Quot sunt principia quae unumquodque principaliter effi-
2о ciunt?
M. Quattuor: est una causa, quae effectiua dicitur, ut pater filii;
alia, quae materialis, uelut lapides domus; tertia, formalis, uelut
hominis rationabilitas; quarta, quae ob rem, uelut pugna uic-
toriae. ~
25 (D.) Dicuntur secundum accidens locus et tempus?

40. 6/7 secuisse - partes] in duo secuisse V 8 fecissel IP* ' omnino]
omne V Boetb. 9 hyperbaton] hiperbaton l^ yperbaton V
41, 3 est] V, от. W 4 quoniam diuersum] V Boetb., quomodo diuisum W
5 uidetur] uidentur V generis significatio] transp. V procreantis] pro-
creatis V 7 uideatur] uideretur V Boetb. 10 differentiae sunt] V Boetb.,
transp. W 13 quare] cum V 19 quot] quod Wc unumquodque] unum-
quotque W 21 ut] uelut V Boetb. 22 uelut'] bisscr. V formaJis] forma V
Boetb. 23 uelut] V Boetb., uel W pugna] pungna W 25 dicuntur] v;
dico W
APPENDIX II, 41-44 149
M. Quod de his quattuor rebus nascitur uel fit, in loco ac
tempore est; et eum locum uel id tempus accidentaliter dicitur
habere principium.
D. Quid horum omnium in hac secunda generis significatione
30 assumitur?
M. Duo: ex his quae principaliter sunt, effectiuum; ex his uero
quae secundum accidens sunt principia, locum.

42. D. Quae est tertia significatio generis?


M. Genus causae.
D. Quot principalia genera causarum?
M. Tria: deliberatiuum, demonstratiuum, iudiciale. Delibera-
5 tiuum est genus in quo de quibuslibet utilitatibus uitae aut quod
debeat uel non debeat fieri tractatur; demonstratiuum in quo
laudabilis persona aut reprehensibilis ostenditur; iudiciale in quo
de ipsius personae facto aut poenae aut praemii sententia datur.

43. D. Quae est quarta significatio generis?


M. Illa cui supponitur species, ab horum scilicet dicta simili-
tudine.

44. D. Qui utuntur primis significationibus generis?


M. Historiographi atque poetae.
D. Qui tertia?
M. Rhetores.
5 D. Qui quarta?
| M. Philosophi sumunt id in disputationem. Nam hoc solum 18'
substantiam monstrat, n(on autem) aut unde quid existat aut
quemadmodum a ceteris hominibus in una quasi populi forma
diuidatur, et per istud solum quid sit unaquaeque res inuestigare
10 quaerunt: id describentes dixerunt genus esse quod de pluribus
speciebus differentibus in eo quod quid sit praedicatur.
D. Quare 'descripserunt' et non 'diffiniuerunt?

26 quodl quae W, cfr V Boetb. quattuor] corrvxi, VI W nascitur] V


Boetb., ac W 27 est] V Boetb., от. W 29 quid] quot V 30 assumiturl
assumit V
42, 3 principalia] V Boetb., principia W 4/5 deliberatiuum est] et est d. V
5 aut quod] transp. V 6 uel] aut V
43. 2 supponitur] supponuntur W"c ab horum] aut primorum V dicta] V,
ducta W similitudine ante dicta scr. V
44, 2 historiographi] hystoriographi W 4 rhetores] rethores VW 6 M.I D.
praem. W id] Wy"p ' id inl от. W 7 monstrat, non autem] conieci, mon-
stratN W, monstratitN W : post boc uerbam lacuna (fere f litt.) in W-. monstrat,
cetera uero V 12 diffiniuerunt] diffinierunt V
150 APPENDIX II, 44-48
M. Quia diffinitio fit ex genere. Genus autem aliud super se
genus non habet.

45. D. Quot requiruntur in genere?


M. Tria: ut de pluribus praedicetur et differentibus et in eo
quod quid sit.
D. Est genus idem in semetipso atque in re quod est in alterius
5 praedicatione?
M. Non. Nam sua proprietas suum esse constitua, ad alterum
relatio genus facit.

46. D. Quae horum de pluribus specie differentibus praedicata


secundum substantiam praedicantur?
M. Genera et differentiae.
D. Quae de pluribus numero differentibus praedicata secun-
5 dum substantiam praedicantur?
M. Species.

47. D. 'Animal', quamquam de pluribus praedicetur, potest


tamen aliquando indiuiduum fieri?
M. Potest: si in Socrate consideremus, Socrates animal est, et
nunc indiuiduo iunctum indiuiduum est, quoniam Socrates
5 indiuiduus est. Et differentia et species, similiter consideratae,
indiuidua fient; proprium et communiter accidens eodem modo.

48. D. Potest dubitationem inferre quod dicitur species de


numero differentibus praedicari?
M. | Potest: numero differre uidetur quotiens numerus a
numero differt, ut grex boum, qui fortasse continet in se triginta
5 boues, differt numero ab alio boum grege, si centum in se con-
tineat boues: in eo enim quod grex est non differt, neque in eo
quod boues; igitur numero differunt, in eo quod illi sint plures,
isti uero pauciores.

45, 2 et'] ut V Boetb. et*] VW, ut Boetb. 6 non] minime V suum] ip-
sum V
46, 3/5 M- genera - praedicantur?] V, от. W
47, 1 quamquam] quamuis V 2 tamen] от. V 3 consideremus] conside-
ramus Y Boetb.
48, 3 M.] MAGISTER scripllo plena W mg. inf 4 grex] rgrex W qui] V,
quod W in se] correxi, 3 se W, от. V Boetb. 5 alio] Boetb., eo W 5/6
continent] Boetb., contineant W 7 quod'] V Boetb., qui W quod'] V Boetb.,
qui W
APPENDIX II, 48-51 151
D. Quomodo Socrates et Plato specie non differunt sed numero,
10 cum uterque unus sit, unitas ab unitate non discrepet numero?
M. Hoc ita intellegendum est: dum numerantur. Cum igitur
dicimus 'hic Socrates est, hic Plato', duas fecimus imitates, ac si
digito tangamus dicentes 'hic unus est' de Socrate, 'hic unus' de
Platone, non eadem unitas numerata est in Socrate quae in Pla
is tone.
D. Quot modis unumquodque ab altero differre dicitur?
M. Tribus: genere, specie, numero. Genere: homo, lapis. Spe
cie: homo, equus. Numero: Socrates, Plato.
D. Quae nullo horum trium?
20 M. Ensis et gladius.

49. D. Quare melius non praedicatur differentia in eo quod


quid sit, sed potius in eo quod quale sit?
M. Quia differentia ita substantiam monstrat, ut circa eam
qualitatem determinet, et, quia non demonstrat puram qualitatem
5 sed substantiam, praedicatur in eo quod quale quiddam est in
substantia.

<50.)

51. | D. Dicitur species simpliciter?


M. Minime. Nam species dicitur de uniuscuiusque forma quae
ex accidentium congregatione perficitur; et aliter dicitur species
substantialis formae, quae humanitas nuncupatur; dicitur species
5 et ea quae est sub assignato genere, secundum quam solemus
dicere hominem speciem animalis.
D. Quare non praeposuit speciei differentiam, cum ipsa magis
continens sit?
M. Hoc ita exsoluitur. Omnia quaecumque ad aliquid dicantur
10 semper substantiam ex oppositis sumunt: et sicut pater non potest

16 ab altero differre] d. ab aliquo V


49, 1/2 quare - sit'] quare melius praedicatur differentia in eo quod quid sit et
non in eo quod quale sit V 3 monstrat] demonstrat VBoetb. ut] VBoetb., et
W
51, 1 D] DE SPECIE praem. VW 2 de] от. V Boetb. 3 aliter] W"P '
dicitur ante tí scr. V 4 humanitas] VBoetb., humanum W 4/5 species
et] transp. V 9 ad] ab Ve dicantur] praedicantur V 10/11 pater post
esse scr. V
ц2 APPENDIX II, 51-55
esse sine filio, ¡ta nec genus (sine) specie, nеc species sine genere;
et quorum relatio ad alterutrum consistit, iure eorum continens
factus est tractatus.

52. D. Ex quibus cuiusque rei debet fieri diffinitio?


M. Ex notioribus quam res sit quae diffinitur.

53. D. Generalissima et specialissima quot habitudines ha-


bent?
M. Vnam: generalissima ad inferiora, specialissima ad supe-
riora.
5 D. Quot subalterna?
M. Duas: unam ad superiora, alteram ad inferiora.

54. D. Quae communis diffinitio specierum?


M. Species est quae ponitur sub genere, et de qua genus in eo
quod quid sit praedicatur.
D. Quae solum specialissimarum?
5 M. Quod de pluribus numero differentibus. Cum sint species
quae de uno tantum subiecto praedicentur, si ad substantiam
consideres nulla specialis species plu|ribus praeponitur et dum uel 19"
unum speciei manet indiuiduum species non peribit. Et ideo
phoenicis species nihil minus de pluribus potest praedicari
i0 indiuiduis quam si plures essent.
D. Quomodo diffiniuntur quae sunt subalterna?
M. Subalterna sunt quae species et genera esse possunt.

55. D. Generalissima genera habent unum genus, quod est


'ens?
M. Minime. Omnia genera uniuoce dicuntur de suis speciebus,
'ens' autem uel 'unum' aequiuoce, non uniuoce de generibus
5 summis dici queunt. Est et alia ratio contradiction^ , quoniam
unius rei duo genera esse nequeunt, nisi alterum alteri subiciatur.

11 sine'] conieci, от. W 12 alterutrum] V Boetb., alterum W


52, 1 cuiusque - fieri] f. d. cuiuscumque r. V

53, 1 habitudines] V, habitudinem W 6 unam] V, una W alteram] correxi,


aliam V. altera W

54, 6 praedicentur] praedicantur V 6/7 ad substantiam consideres] s. conside


ras V specialis species] transp. V uel] от. V speciei manet indiuiduum]
aliquid manet V 9 phoenicis] foenicis VW nihil minus ante phoenicis scr. V
9/10 indiuiduis ante potest scr. V
55, 6 nequeunt] non possunt V subiciatur] subitiatur W
APPENDIX II, 55-58 153
Ens autem atque unum aequalia sunt, neque neutrum subiacet, et
sunt conuertibilia inter se, genus quoque et species minime.

56. D. Quae sunt diuisiua?


M. Singularia, quia quod unum est in plura dissoluunt.
D. Quae sunt collectiua?
M. Genera et species. Aliud enim indiuiduorum, aliud specie-
5 rum similitudinem copulat. Similitude» quaedam unitas est quali-
tatis.
D. Quare dicitur 'participatione speciei plures homines unus
homo?
M. Mille homines in speciali nomine unum sunt, et unus specia-
io lis in pluribus infinitus.

57. D. Est genus totum suis speciebus?


M. Totum est, et semper continet eas, dans eis nomen et diffini-
tionem.
D. Quid uero species, totum an pars?
5 M. Vtrumque, pars ad singularitatem, totum ad pluralitatem.
D. Indiuiduum est totum | an pars? »'
M. Pars est speciei, totum suis partibus. Sed quibusdam syne-
dochice nomen dans, non diffinitionem: ut Socrates, dum uitam
finierat, cadaueri suo, quod fuit pars sui dum uixerat, solum
10 nomen, non diffinitionem inposuit, ut ipsum cadauer sine motu
iacens Socrates uocaretur; ut, si interrogetur quis ibi iaceret, dicere-
tur: 'Socrates'. Solum nomen, non diffinitionem dedit, quia con-
trarium contrario non conueniret. Quibusdam uero partibus, id est
manui uel pedi, horum nihil congrueret, uel si quid abscisum
15 membrum monstraretur alicui.

58. D. Cur differentia praeponitur proprio uel accidenti?


M. Quoniam (in) substantia dicitur et qualitatem substantia-
lem demonstrat.
D. Quot modis dicitur differentia?

8 conuertibilia] conuersibilia W species] W'*i'''

56, 1 diuisiua] V, diuisa w 5/6 qualitatif] V, quantitatis W 9/10 unus


specialis] transp. V
57. 2 est] от. V dans] et dat V 7/8 synedochice] sine dochice VW 8
dans] dat V 9 pats sui] transp. V 12 solum nomen] от. V 13 partibus]
от. V id est] ut V
58, 1 D.] DE DIFFERENTIA praem. WV 2 in] coniecl, от. W, cfr V
154 APPENDIX II, 58-61
s M. Tribus: proprie, magis proprie, communiter. Communiter
quadam alteritate differre dicitur, proprie inseparabiliter, magis
proprie non alteritate modo, uerum etiam aliud facit. Omnis
differentia facit alteratum, sed communiter et proprie semper
alteratum, magis propria et alteratum et aliud. Est autem 'aliud'
10 quod tota ratione speciei diuersum est, 'alteratum' uero quod uel
omnino specie diuersum est, uel accidentibus distat.
D. Quid est maius?
M. Alteratio continet, alteratum continetur.

59. D. Quae differentiarum separabiles sunt et quae insepara-


biles?
M. Illa quae communiter, separabilis; | illa proprie et magis 2ov
proprie, inseparabilis.
5 D. Quae per se insunt non suscipiunt magis et minus?
M. Non. Illae autem quae per accidens, intentionem accipiunt
et remissionem.

60. Et ea quae secundum accidens est differentia interdum


secundum naturam, interdum extrinsecus uenit: secundum na-
uiram, ut pueritia; extrinsecus, ut ambulare. Inde est etiam quod
forma uultus permutatur, quemadmodum pater relicto domi filio
5 reductus post exilium non cognoscit eum: suam in iuuentutem
excreuerit.
D. Est nobis naturale currere uel ambulare?
M. Non. Natura quidem posse dedit, uoluntas facere.
D. Potest aliquis ex se ipso distare?
10 M. Etiam, hoc modo: cum progreditur ex pueritia ad adolescen-
tiam, inde in iuuentutem et sic usque in decrepitam (aetatem).

61. D. Est homo diuersus ab nomine, cum unus sedeat, alter


ambulet?
M. Non, sed tantum alteratio disiungit eos. Atque si equus
iaceat, homo uero ambulet, a se inuicem diuersi sunt.

5 proprie, mugis proprie, communiter] с, pr., magis pr. V 8 facit altera


tum] transp. V sed] si V semper] от V 10/11 alteratum - est] от. V
59, 1 separ-.ibiles sunt] transp V 6 per accidens] VPorpb., perse secundum
accidens W
60, 6 excreuerit] excrecreuerit Wc 9 ex] a V 10 ad] V Boetb., in W
11 et - decrepitam] от. V aetatem] от W, conieci ex Boetbia
61, 3 disiungit] disiungitur V atque] atqui V 4 iaceat] iacet Wx
APPENDIX II, 62-66 155
62. D. Quae differentiae a diffinitione speciei excluduntur?
M. Alteratum facientes et non aliud.
D. Quae ualent ad diffinitionem?
M. Magis propriae. Per eas enim unaquaeque informatur spe-
5 cies, ita ut nunc quidem constitutiuae ad diffinitionem specierum
sumantur, nunc diuisiuae ad partitionem generis accommodentur.

63. D. Quomodo differentiae sunt constitutiuae?


M. Vt 'rationalis' atque 'mortalis' | hominem constituunt, 'inra- u'
tionalis' atque 'mortalis' equum.
D. Quomodo dicuntur differentiae constitutiuae, cum 'inratio-
5 nalis' et 'inmortalis' differentiae nullam speciem faciant?
M. Secundum Aristotelem caelestia coфoгa animata non esse
firmantur et propter simplicitatem et perpetuitatem motus aeterna
esse astruuntur. Quod si ita est, 'inrationalis' atque 'inmortalis'
differentiae speciem efficiunt. Si autem Platoni cedendum est, ex
10 his nulla species informatur, sed communes et propriae differentiae
iunctae nihil efficiunt.

64« D. Sunt differentiae eaedem constitutiuae specierum et


diuisibiles generum?
M. Sunt alio modo atque alio consideratae.

65. D. Quo habundat species a genere?


M. Specifica differentia. Inde quaestio talis occurrit: si species
habent quod genus non habet, fit aliquid ex nihilo; si autem genus
habet, duo contraria in eodem esse non possunt. Haec autem
5 soluuo: quidlibet id quod est potest esse et non esse, sed alio modo
esse, alio non esse; ut qui stat, potestate sedet, actu non sedet.
Eodem modo genus differentiam habet.

66. D. Quomodo in qualitate differentia praedicatur?


M. Omnis res ex materia formaque consistit, uel ad similitudi-
nem materiae et formae. Sed id exemplabitur: statua res est cor
porea consistens ex materia, aere, forma, id est figura alicuius; sic

62, 6 sumantur] formantur V


63, 1 sunt] sint V 3/4 ¡nrationalis] irrationalis W 4/5 ¡nr.itiorulisl irratio-
nalis W 5 et] atque V Boetb. inmortalis] V Boetb., rationalis W 6 Ari
stotelem] Aristoliiem W 8 astruuntur] asstruuntur W inrationalis] irrationaüs
W 9 cedendum] credendum W
65. 5 est] от. V
66, 1 anteD. lacuna f/ere 4 litt.) in W 3 statua] V Boetb., siatera W
156 APPENDIX II, 66-70
5 homo res incorporea consistera ex materia, animali, ex forma,
rationabilitate. | Quodsi genus quidem, 'animal', materia est w
hominis', id est speciei, differentia, 'rationalis', forma; omnis
autem forma qualis est; iure differentia qualitas appellatur.

(б?-)

(68.)

69. D. Proprium quot modis diuiditur?


M. Quattuor. Primo quod soli alicui speciei accidit, etsi non
omni, ut hominem medicum esse. Secundo quod omni accidit, etsi
non soli, quemadmodum hominem esse bipedem. Tertio quod soli
5 et omni et aliquando, ut in senectute canescere. Quartum in quo
occurrit et soli et omni et semper, ut homini risibile.
D. Diuiditur hoc modo proprium ut genus in species?
M. Non. Sed quod dictum est 'diuidunt', percipiendum est
tamquam si diceret 'nuncupant'.
10 D. Vnde descendunt omnia propria?
M. Ex accidentium genere. Quicquid enim de alio dicitur, aut
substantiam informat aut secundum accidens inest.
D. Quare proprium est 'risibile' homini, cum non semper
rideat?
15 M. Non nos hoc turbare debet, quod semper non rideat: non
enim 'ridere' proprium est hominis sed 'risibile'.

70. D. Accidens quid est?


M. Quod adest et abest praeter subiecti corruptionem.
D. In quot diuiditur?
M. In separabile et in inseparabile.
5 D. Nonne frustra positum est accidens esse 'quod adest et abest
praeter subiecti cormptionem', cum quaedam a subiecto non
ualeant separan?
M. Non. Nam fit saepe, ut quae actu disiungi non ualeant
mente et cogitatione separentun ut potest subintellegi albus
10 coruus.

5 animali] V Boetb., anima W 8 iure] in re V


69, 1 D.l DE PROPRIO praem W, add. in fine lin. V 4 soli'] solium V so
li*] homini add. V 5 quartum] quarto V 8 diuidunt] diuiditur V 9 nun
cupant] nuncupanti Ve 10 omnia] orna W

70, 1 D.] DE ACCIDENTE proem. VW 3 quoll V, quod W diuiditur] diui-


duntur V 4 in*] от. V 8 actu] от. V
APPENDIX II, 7I-7J 157
71. D. Si 'hu|manitas' ipsa quae species est quaedam quali- «'
tas est, cur dicitur species in eo quod quid sit praedicari?
M. Differentia qua conformatur solum qualitas est, humanitas
uero non solum qualitas est sed tantum qualitate perficitur.
5 Quodsi pura qualitas non est et ex maiori parte innixa est materiei,
recte in eo quod quid sit praedicatur.

72. D. Quae perempta perimunt?


M. Genus, differentia, species, proprium.
D. Quae intentionem et remissionem suscipiunt?
M. Accidentia tantum.
5 D. Quae iuncta aliquid gignunt?
M. Differentia tantum.
D. Specierumne compositione quicquid efficitur?
M. Non. Quidam equus cuidam asinae permiscetur ad muli
generationem, non uniuersalis equus uniuersali asinae.
10 D. Quomodo differentia et proprium semper et omni tempore
adsunt, cum uideamus multos de quibus differentia 'bipes' praedi
catur bipedes non esse, et multos de quibus 'risibile' praedicatur
non ridere?
M. Si pede curtetur, tamen ad id quod natum est dicitur; et,
15 quamquam non rideat, tamen ad hominem dicitur.
D. Accidens continet an continetur?
M. Continet dum unum in subiectis habetur pluribus, contine
tur dum plura habentur in uno.

(73-)

74. D. In quibus principaliter sunt accidentia?


M. In indiuiduis. Secundo in speciebus.

75. D. Sublatis differentiis in quas diuiditur, potest genus


remanere?
M. Nam unumquodque non ex his de quibus dicitur, sed ex
superioribus constat.

71, 1 species] V Boetb., substantia W 2 sit] V Boetb., est W 3 conforma-


tur] formatur V solum] V Boetb., sola W 5 innixa est materiei] m. i. e. V
72, 2 proprium] accidens add. IT 3 intentionem] V, intentione W 5 iunc
ta] coniuncta V efficitur] perficitur V 8 equus ... asinae] asinus ... aequae V
9 equus ... asinael asinus ... aequae V 12 de - praedicatur] V, от. W
14 pede] от. V 15 quamquam] quamuis V
75, 3 dicitur] praedicatur V
158 APPENDIX II, 76-79

(TO
<77.)

78. I D. Quid est commune generi et differentiae?


M. Continentia specierum. Est et alia communio: nam sicut
assumptis generibus species interimuntur, ita consumptis differen-
tiis earum species simul intereunt. Et est et ista communio:
5 quemadmodum genera de generibus dicuntur ut genera, ita dif
ferentiae de differentiis ut differentiae: ut de 'animali' 'animatum'
dicitur et 'substantia', atque haec ut genera, et de 'rationali' duae
differentiae, 'ratione uti' uel 'rationem habere'.

79. D. Vtrum 'ratione uti' maius est uel aequum 'rationali?


M. Nequaquam maius est. Nam, si 'rationalem' speciem
transcenderet 'ratione uti', muta animalia contra naturam uterentur
ratione. Sed nihil leuius refellitur: nam, si uterentur ratione, rem
s quam uellent bene ordinatam et rationabiliter praemeditatam pro-
ferre potuissent; sed non habent ratione uti, quia non lialent
praemeditari: nam illud soli humano generi diuinitus attributum
est. Sed nec aequum est 'rationali': nam, si aequum esset, omnis
homo, licet esset dormiens uel unius noctis infans, quia semper et
lo omni tempore rationalis est, semper et omni tempore uteretur
ratione, quod fieri nequit.
D. Si uero 'ratione uti' nequaquam maius est uel aequum
'rationali', quid est quod 'ratione uti' de 'rationali' dicitur praedi-
cari?
и M. Illud uidelicet quod haec praedicatio fit secundum naturam
indiffinitarum propositionum. ***

78, 1 D.l DE COMMUNITATE GENERIS ET DIFFERENTIAE praem. W, DE COM-


MUNIBUS G. ET D. praem. V generil Boetb., generis W, genere V 3 as
sumptis] vocWc, absumptis ycw°c 4 simul] от. V Boetb. et'] от. V

79, 2/3 nam - uti] sub ante ratione scr. W, nam si rationalis speties transcenderet
V, quodsi ratione uti rationalis speties transcendit V" 3 uterentur] utuntur V
4 leuius refellitur] transp. W nam, si] si enim V 5 ordinatam] ordi-
natum V 6 quia] quoniam W 7 praemeditaril V, praemetari W, praeditari
V soli] V", solo VW 8 diuinitus] diuitiis (lif/diuitus) V, от V 8/9
attributum est] transp. V, e. a. ante diuinitus scr. V 9 esset] esse V, sit V"
quia] qui V 10 rationalis -tempore] V, от. W 10/11 semper- ratione]
от. V 12 uero] от. W 13/14 de - praedicari] praedicatur de rationali
V" IS/16 haec seqq.] от. l" l6 indiffinitarum propositionum] V, inde(*«*)
des. W
INDEX FONTIVM

Enumerationem formarum, concordantiam formarum, indicem formarum a


tergo ordinatarum, indicem nominum et locorum inuenies in fasciculo 92 seriei A
Instrumenlorwn lexicokigicorum latinorum.
INDEX FONTIVM

Alcvinus Eboracensis
De dialectica (PL 101)

2, 9»B' cfr 1, 10
2, 953B" cfr I, 26
3, 955A" cfr 97, 4/5
956О"-957А' cfr 97- 8/i0
6. 9éoC''"u
cfr 128, 1
96oC"-D' cfr 128. 2
13, 966O" cfr 3, 38/40
M. 967A7-* cfr 34. 1/2
967А'^В' cfr 34. 2/5
967B" cfr 34. 7/io
967B"" cfr 34. 2í/26
967C** cfr 34. 28/32
967C""" cfr 34. 37/38
967D*"0 cfr 34. 49/50
967D"" cfr 34. 43/44
968A" cfr 34. 57/60
16, 972C< cfr 85. 10
972C cfr 1, ■7
974D^" cfr 97, 16/19

Arjstoteles
Calegorlae (ed. I. Bekker, Berlin, 1831; A.L. I, 1)

1, ia- (p. 5.3-4) 5, ■/3


1a*"' (p. 5,4-5) cfr 5, 2/4
ia' (p. 5,3) cfr 89, 8/10
ia" (p. 5,16-17) 91,
2, ia'* (p. 5,18) '2. 5
ia'*"7 (p. 5,18-19) cfr 92, 1/2
ia" (p. 6,1) 94. 9
iaM (p. 6,2)
94. 13/14
ia*4"' (p. 6,2-3) 94. 10/n
ia" (p. 6,2-3) 94. 15/16
4, lb" (p. 6,27) 92 1/2
ib" " (p. 6,27-29) 97, 1/4
ib**"" (p. 6,29-30) cfr 97, 4/5
5, 2b'*"" (p. 9,3-5) cfr IoI, 8/9
2b7-* (p. 8,16-17) cfr IoI, 1/2
2b7,0 (p. 8,16-19) cfr 5, 18/20
3а"'" (p. 10,12-14) cfr 102, 30/31
3b'0"" (p. 10,29-30) cfr 103, 1/2
3b" (p. 11,7) cfr 103, 3
3b""0 (p. 11,9-10) cfr 103, 4/5
3b*"" (p. 11,11-12) cfr 103, 6/8
3b4-" (p. 11,13-16) cfr 104, 1/2
3b""* (p. 11,16-17) cfr 104, 6/7
3b»'* (p. 11,21-25) cfr 105, t/6
i62 INDEX FONTIVM
4a'0 (p. 12,4) cfr 106, I
6, 4b*'"" (p. 13,21-23) cfr 109, i6
4b"4 (p. 13,23-25) cfr 108, 9/14
5a'"* (p. 14,10-16) cfr 108, 15/21
5a""'* (p. 14,25-26) cfr 109, 2/3
5a""" (p. 14,26-15,4) cfr 109, Í
5a" i* (p. 15,4-16) cfr 109, 7
5ai^i7 (p. 15,16-17) cfr 109, 2'3
5a^-b' (p. 15,18-22) cfr 110, 'Л
5b"" (p. 16,1-2) cfr III, 1/2
6a" " (p. 17,7-8) cfr III, 29/31
6a'"0 (p. 17,14) cfr 112, 1/2
6a""7 (p. 17,20-21) cfr 113, ..'1
7, 6a* (p. 18,4) ii5. 2
6a'7 (p. 18,5) ii5. 4
6b* 4 (p. i8,9-12) cfr 115, i2/14
6b* " (p. 18,14-15) »5. 2/3
6b"-'* (p. 18,22-23) cfr 116, 2/3
6b" (p. 18,24) cfr 116, 1/2
6b'"-'' (p. 18,24-25) cfr 116, i/4
7a"'" (p. 20,12-13) 118, 33
7b" (p. 21,1) cfr 119, I
7b" (p. 21,8) cfr 119, 3
7b" (p. 21,16) "9, 8
7b" (p. 21,17-18) cfr 119, 3
8a*"7 (p. 21,25-26) "9. 9/10
8a"' (p. 21,26-27) cfr 119, 10
8a""4 (p. 22,1-2) cfr 120, T
8a",*(p. 22,3-5) cfr 120, 2
8a" " (p. 22,9-10) cfr 120, 2/3
8a" (p. 22,14) cfr 120, 4
8a " » (p. 22,20-21) 120. 19/20
8а*"'7 (p. 22,24-26) 120. 30/31
8, 8b" (p. 23,22-23) cfr 123, 2
8b'7 (p. 23,24-25) cfr 124, I
8b'7 (p. 23,25) "4, 2
9aM" (p. 24,23-24) cfr 126, 2
9a" (p. 24,25) 124. 2
126, I
9a""'7 (p. 24,25) cfr 126, 3
9a*" (p. 25,9-10) «4, 2/3
9a" " (p. 25,9-11) cfr 127, 1/3
9b" (p. 25,24) cfr 127, 8
9b' (p. 25,24-25) cfr 127, i0
9b" (p. 25,26) cfr 127, 9
9b" " (p. 25,25-26) cfr 127, 9/10
9b'~" (p. 26,8) cfr 127, 15
9b'"4 (p. 26,11) cfr 127, "5
9b** (p. 26,15) cfr 127, 13
9b*10 (p. 26,15-17) cfr 127, 16/18
10a"" (p. 27,4-5) "4. 3
10a" (p. 27,5) cfr 128, 4
10a" (p. 27,5-6) cfr 128, 4/5
INDEX FONTIVM 163
10a"M (p. 27,6-7) cfr 128, 15/16
10a"" (p. 27,6-8) cfr 128, 5/6
loa'*"" (p. 27,9-u) cfr 128, 16/17
10a""4 (p. 27,13-16) cfr 128, 17/19
10b'7"" (p. 28,16-21) cfr 130, 15/17
lob"-" (p. 28,23-24) cfr 131, 1/2
10b""'0 (p. 28,26) cfr 131, 3/4
ua'"7 (p. 29,8-9) cfr 131, 6/7
на""'' (p. 29,20-21) cfr 132, 1/2
11a*0"" (p. 29,22-23) cfr 133, 1/2
иа'у** (p. 29,27-28) cfr 133, 6
nа** (p. 30,2) cfr 133, 6/7
na""M (p.30,6-7) cfr 133, 8
10, nb'7"" (p. 30,27-31,2) cfr 138, 1/3
11Ы*"" (p. 31,13-14) cfr 139, 2/3
11b" (p. 31,15) cfr 139, 4
i2a''"'0 (p. 32,16) cfr 141, 5/6
m""'* (p. 32,22-23) cfr 141, 19/20
12a "-"Q (p. 32,26) 141, 20
i2a4,-b' (p. 32,27-28) cfr 141, 22
i2b'"* (p. 33,2-3) cfr 142, 1/3
12b'-" (p. 33,4-7) cfr 142, 8/10
13a" (p. 34,14-15) 144, 10/11
13a" (p. 34,21) 144, 16
13b'4" (p. 35,24-25) cfr 145, 10/11
13b"*' (p. 36,2-3) cfr 145, 2Уч
13b*" (p. 36,7-8) cfr 145, 18/20
a, 14a'"* (p. 36,20-21) cfr 146, 14/15
12, 14a"i (p. 37,Il) I47, I
14a**"*" (p. 37,12-13) 147, 2/3
14a"-" (p. 37.I4-16) 147. 3/5
14a" (p. 37,20) 147, 5
14b*'' (p. 37,25) cfr 147, 6
14b<'' (p. 37,26-27) cfr 147, 6/7
14b' (p. 38,3) cfr 147, 1
I4b""" (p. 38,4-6) 147, 8/i0
14b""" (p. 38,13-14) cfr 147, 10/11
13, 14b" (p. 38,17) cfr 148, 2/3
14b*7 '" (p. 38,19-21) 148, 4/5
14b»" (p. 38,2426) cfr 148, 7/8
14, 15a" (p. 39,14) cfr 149, I
15aM (p. 39,15-16) cfr 149, 6
15a'*-'7 (p. 39,18) cfr 149, 6
1&'7*0 (p. 39,19-21) cfr 149, 20/21
15b' (p. 40,6) cfr 149, 26/27
15b'"' (p. 40,7-8) 149, 29/31
15b4 (p. 40,8) 149, 32
15b4"' (p. 40,9) cfr 149, 34
15, 15b'7 (p. 40,21) cfr 150, I
164 INDEX FONTIVM
( PSEVDO-AVGVSTINVS)
Categoriae decem (PL 32; A.L. I, 5)

1421 (14, p.136,18) cfr 88, 23


1422 (22, p. 138,8) 91, 1
(p. 138,8-u) cfr 91, 7/8
1425 (50, p. 144,18) 93, 4
(51, p. 144, 18-19) 97. V5
(p. 144,20-21) cfr 97, 6
(52-54, p. 144,22-30) cfr 97, 8/10
(55, P- 45,7-8) 97,4
(p. 145,10 11) 97. 13/Ч
(56, p. 145,20-22) cfr 97, 16/19
1427 (63, p. 147,20-22) cfr 102, 6/7
1429 (92, p. 153,22-23) cfr 114, 2/3
1432-1433 (115, p. 159,23; p. 159,26-28) cfr 124, 2
1433 (123, p. 162,2-3) cfr 128, 2
1434 (124, p. 162,9) 128, 13
(124, p. 162,12-19) cfr 128, 17/19
(125-126, p. 162,23-30) cfr 128, 15
(128, p. 163,12-16) cfr 138, 18/20
(129, p. 163,24-25) cfr 130, 22
(130, p. 164,1-2) cfr 130, 22
(131, p. 164,1) cfr I30, 21
455 (132, p. 164,14) cfr 131, 5
(p. 164,14-15) cfr 131, 6/8
(133, p. 164,20-21) cfr 131, 6/7
(138, p. 166,4-5) '34, 2
(p. 166,7-9) cfr 134, 2/4
(p. 166,9-11) cfr 134. 4
1436 (139, p. 166,11-12) cfr 134, 5/6
(p. 166,12-13) 134, 7/8
(140, p. 166,18-19) cfr 134, 9
(p. 166,21) cfr 134, 13
(141, p. 166,25) cfr 134, 10/11
(142, p. 166,31-167,1) cfr 134, 13
(p. 167,3-6) cfr 134, 15/16
1437 (147, p. 167,27-168,14) cfr 150, 2/9
(148, p. 168,20-23) cfr 150, 10/11
(152, p. 169,17-18) cfr 139, I
(p. 169,21) 139. 4/5
(153, p. 169,25) cfr I40, 2
1438 (159, p. 171,34) cfr 142, 1/3
1439 (170, p. 173,24-25) cfr 149, 14/15
(p. 173,25) 49. '5
(P- 173,25) cfr 149, 16
(p. 173,26) 149. 1«
(p. 173,27) cfr 149, 17
(p. 173,28) 149, i7
cfr 149, 17
(p. 174,1-2) cfr 149, 18/19
(171, p. 174.5-8) cfr 149, 11/12
INDEX FONTIVM 165
BOETHIVS (Manuvs Anicivs Severinvs)
In Isagogen Porpbyrii Commentorum Editionis primae libri duo
(PL 64; CSEL 48)

I, 1, 9B'0"' (p. 4,17-18) I, 4/7


9B" (p. 4,18) cfr 85, 1
9B" (p. 4,19) 1, 7
cfr 85, 4
9ВM (p. 4,20) 1, 7
cfr 85, 7
9B"-C' (p. 5,1-2) 1,7/8
cfr 85, 19
9C* (p. 5,3) 1. 8
cfr 85, 22
<jC* (p. 5,6-7) 1, 8/9
cfr 85, 14
I, 2, ioA'"' (p. 6,5-9) cfr 11, 5/8
ioC'— (p. 7,3-4) 1, 10/11
I, 3, ioD4'* (p. 7,11-13) cfr 2,1/2
iiA^-B* (p. 8,1-2) cfr 2,3/5
uB«"' (p. 8,3-4) 2. 7
iiB7,0 (p. 8,7-9) cfr 2, 8/9
11IV-C7 (p. 8,13-19) 2, H/14
nC7"' (p. 8,19-21) 2, 15/17
11D*"7 (p. 9,8) 2, 19
11D7 (p. 9,8) 2, 20
uD""' (p. 9,13-14) cfr 2, 21/22
iiD"-12A* (p. 9,14-21) 2, 22/28
I, 4, 12B4 (p. 10,7) 3, 1
12B*"0 (p. 10,8-11) 3, 4/6
12B'"0 (p. 10,11) cfr 3, 6/7
12В'0 (p. 10,11) 3, 7
12B" " (p. 10,12-13) 3, '0/l2
12B"" (p. 10,14-15) 3, ч/15
I2C''* (p. Io,l6-17) 3, 15/16
12С (p. Io,17-l8) 3, 1
I2C4"! (p. 10,18-19) cfr 3, 3
12C (p. 10,19) 3. i7
I2C7"* (p. 10,20-22) 3, 18/19
12C,0-D' (p. 10,23-11,3) 3, 21/25
12D' i (p. 11,3-4) cfr 5, *4
13A7-" (p. 11,20-21) 3, 33/34
I, 5, 13C-14A0 (p. 13,3-14,3) cfr 85, 1
14B'"' (p. 14,11-14) cfr 4,6/8
14B'"* (p. 14,14-16) 4,8/io
I4B,0-C' (p. 14,18-23) cfr 1, 15/19
14C* (p. 14,23) 1, i9
14C* (p. 15,1-2) cfr 1, 4
14C7 * (p. 15,2-3) cfr 1, 25/26
14C7 ,0 (p. 15,2-4) cfr 29, 1/3
i4C* (p. 15,3) 1, 24
I4C^ (p. 15,3-4) ', *4
14C-» (p. 15,4) 1, 24/2J
166 INDEX FONTIVM
I, 6, I4C'0"" (p. 15,5-6) cfr 1, 20
14C"" (p. 15,6-7) I, 21/22
14D" (p. 15,14) 1, 27
14D*" (p. 15,15-21) 1, 28/32
i5A*"' (p. 15,23-25) 4. 1/2
i5A'-'(p. 16,7-8) 4,3/4
I5AM (p. 16,9) 4,4/5
I. 7, 15В" (p. 16,12-13) (Porpb.) cfr 3, 2
I5C' (p. 17,6) cfr 3, 2
I5DM (p. 17,21-23) (Arist.) 5,1/3
I5D' (p. 17,24) cfr 5, 6
i6A' (p. 18,5) cfr 5, 7/8
i6A'-" (p. 18,8-11) 5, 8/10
i6A'0(p. 18,12) cfr 5, 11
16B'-' (p. 18,18-19) 5. 4/5
16B' « (p. 18,19-20) cfr 5, 12/13
16IV0" (p. 19,2-4) cfr 5, 14/15
i6HM" (p. 19,5-6) cfr 5, 17/18
I, 8, 16D" " (p. 20,3-5) cfr 5, 21/22
I7A,4-B' (p. 20,18-21) cfr 3, 33/34
cfr 7, 1/2
I, 9. l8A'0"" (p. 22,14-16) cfr 6, 1/3
I, Io , 19A' "' (p. 24,11-12) cfr 8, 1
19C"0 (p. 25,22) cfr 8, 2
20A" (p. 26,16-18) cfr 8, 9/10
20A'"" (p. 26,18-25) 8, 12/18
2oB' * (p. 27,7-8) cfr 8, 19/20
20B*-" (p. 27,8-9) cfr 8, 21/22
20B"" (p. 27,9-12) cfr 8, 20/21
2oB'*-C' (p. 27,13-17) 8, 23/27
2оC4-* (p. 27,18-20) 8, 28/30
20C"" (p. 28,2-4) 8, 32/33
20C"" (p. 28,5-6) cfr 8, 35/36
20C"-D' (p. 28,7-8) cfr 8, 38/39
20D4"' (p. 28,10-11) cfr 8, 39/40
21А4-! (p. 29,3-3) io, 20/"
21B'~" (p. 29,22-30,4) cfr 8, 43/45
21B" (p. 30,2) 8, 50/51
21B"-C' (p. 30,4-5) 8. 46
2^4-* (p. 30,7-9) 8, 47/48
2iC~> (p. 30,10-11) 8, 48/49
uC'4"' (p. 30,15-16) 8, 50
21C"-D' (p. 30,16-17) 8, 51/52
21D* (p. 30,20) cfr 8, 52
I, ii, 22A"" (p. 31,16-17) cfr 8, 53
22B* * (p. 31,21-32,2) cfr 8, s4
I, 12, 23В,0C* (p. 34,12-35,2) cfr 42, 1/8
23c'"* (p. 34,18-20) cfr 42, 3/4
24B"-C' (36,18-37,1) cfr 42, 1/8
I, 14, 25D7 " (p. 39,14-18) cfr 44, 1/7
26B'" (p. 40,18-19) cfr 5, 24
I, 15, 27B' " (p. 42,19-21) cfr 9, 1/2
27B'", (p. 42,21-43,1) cfr 9, 4/7
INDEX FONTIVM 167
27D'"' (p. 43,15-20) clr 10, 1/5
27D'"* (p. 43,i7-18) 10, 5/6
27D7 (p. 43,19) cfr io, 9/10
27D'"" (p. 43,20-22) cfr 10, 6/7
16, 28B,4'i (p. 45,2-4) cfr II, 1/4
28D" (p. 45,17-18) cfr II, 1/4
29A"-B" (p. 46,8-22) cfr 79, 13/14
30В'ЧЗ* (p. 48,26-49,6) cfr 14, 1/13
3oC,4-D" (p. 50,7-9) 10, 17/19
20, 35В*"* (p. 59,21-24) cfr 17, 5
35B8-' (p. 59,24) 17,6/7
35В'0 (p. 60,1) cfr i7, 5
35B'~" (p. 60,1) cfr 17, 7
35В"" (p. 60,2-3) cfr '3, 13
35B,4-Ci (p. 60,4-7) cfr 13, '4/17
35C"'-D' (p. 60,17-19) cfr 17, 8/9
35D4* (p. 60,21-22) 17, 9/10
35D""4 (p. 60,29-61,1) cfr 16, 1/4
36A'i' (p. 61,4-5) 17, 11/12
36A""0 (p. 61,7-8) cfr 13, 7/8
cfr 17, 12/13
36A" (p. 61,9) cfr 17, '4
36А''-В* (p. 61,11-14) cfr I7, 15/19
36B'"' (p. 61,15-16) 17, 19/20
36В''-C' (p. 61,23-62,2) cfr 17, 15/19
36C"0 (p. 62,8-9) cfr 17, 21
36C""" (p. 62,9-13) cfr 17. и/Ч
36D" (p. 62,15) cfr 17, 23/24
36D4 7 (p. 62,17-19) cfr 17, M/25
36DtH (p. 62,20-23) 17, 26/28
37A" (p. 63,3-4) cfr 17, 29/30
37A7- (p. 63,8-12) cfr 17, 30/32
J7А" M (p. 63,12-14) 17, 32/33
24, 42A""4 (p. 72,25-73,5) 15, 16/22
43B" (p. 74,13) cfr 18, 1
43B" (p. 74,14) cfr 18, 5
43C i (p. 74,1819) cfr 18, 2
43C (p. 74,19) 18, 3
43C"4 (p. 74,19-20) 18, 4
43С" (p. 74,19-75,3) cfr 30, 13
43C4"' (p. 74,20-21) 18, 5/6
43О"* (p. 74,n) 18, 3/4
27, 46A,0"" (p.8o,i-2) cfr 13, 6/7
46А,4-В' (p. 80,5-7) cfr 13, 7/8
47A'0-Bi (p. 81,26-82,7) 19, 1/7
II. 1, 48C0 (p. 85,21) cfr 12, 1/2
49A1 (p. 86,14) cfr 1», 9
4, 52A"-B* (p. 92,23-93,8) cfr 20, 1/2
52A''-B" (p. 93,1-12) cfr 68, 1/5
52В*40 (p. 93,9-11) cfr 20,3/5
52B" (p. 93,12) cfr », 5
52B"-C* (p. 93,15-16) cfr 20. 5/6
52C*"' (p. 93,16-17) 20, 6/7
i68 INDEX FONTIVM
II, 6. 52D"-53A" (p. 94,14-4) cfr 21, 10/13
53В" (p. 95.3-8) 21. 1/6
53В7"' (p. 95,8-10) eft 21, 7/8
53B'~" (p. 95,11-14) tfr 21. 8/9
II, 7. 54B"4 (p. 97,19-4) eft 22, i/3
II, 8. 54D" (p. 98,20) (Porpb.) cfr 23, 1/2
II. 9- 55D"-56A' (p. 100,20-25) eft 24. 7/8
56A" (p. 100,26-101,31) 24. 9/1I
56A' (p. 101,4-5) cfr 24. 12
II, 4. 6iA'~" (p. 111,14) cfr 10 ,I5/l6
II. is. 62А'4-В' (p. 113,19-21) cfr 10 ,8/11
II, 20 , 65D,4-66A' (p. 121,14-15) cfr 22, 1
II. 21. 66A' " (p. 121,16-24) eft 22, V'9
II, ^5. 68A'" (p. 126,4-6) cfr 10. 13/14

In Isagogen Porpbyrii Commentorum Hdithmis sectindele Itbri quinque


(PL 64; CSEL 48)

I, 1, 71A'4" (p. 136,2-4) 25, 1/4


71B' (p. 136,5) 25, 7
71B4'7 (p. 136,7-9) 25, 4/6
71B" (p. 136,10-11) cfr 25, 6/7
71В'0"" (p. 136,12-13) 25, 8
7IC"-72A, (p. 137,4-9) 25, 13/20
72A" (p. 137,17) 25, II
72A"-" (p. 137,17-19) 25, 22/24
I, 2, 72В"С (p. 138,4-14) 26, l/io
72C-73A' (p. 138,15-139,1) 26, 12/19
73A*-B4 (p. 139,6-15) 27, 2/9
73В* 4 (p. I39.I415) 27, 1
73B4'7 (p. 139,15-19) 27, 11/14
73В* (p. 139,18) cfr 27, 17/18
73В*"' (p. 139,19-20) 27, 18
73B"'4 (p. 139,23-24) 27, 18/19
73В,4-C' (p. 139,24-140,1) cfr 27, 20
73C''' (p. 140,1-5) 27, 21/24
I, 3, 73C'4" (p. 140,14-16) cfr 3, 6/7
cfr 28, 1/2
73D" (p. 140,18-19) cfr 28, 3/5
73D'"* (p. 140,19-20) 28, 5/6
73D"-74A4 (p. 141,3-7) 28, 6/9
74A4" (p. 141,7-15) 28, 10/18
74B4"' (p. 141,20-21) cfr 28, 19/20
74B*-C* (p. 141,21-142,7) 28, 21/29
74c7"'0 (p. 142,11-14) 28, 30/33
74C" (p. 142,16-17) cfr 28, 34/35
74C-D7 (p. 142,17-24) 28, 35/41
74D7"' (p. 142,24-25) cfr 28, 42/43
74D7-75A* (p. 142,24-143,7) cfr 3, 8/9
74D"0 (p. 142,25-26) 2«, 43/44
74D"-75A* (p. 142,28-143,7) 28, 44/50
75A'0"" (p. 143,11-12) cfr 29, 2
75A'7-B* (p. 143,1417) 29, 4/7
INDEX FONTIVM 169

75В'-" (p. 143,20-22) 29, 7/9


75B'— (p. 143,23-24) cfr 29, 9/10
75B"-C (p. 144,1-5) 29, 10/13
76D""0 (p. 146,21-23) cfr 29, 17/18
I, 5, 77A,'-BI (p. 147,14-15) cfr 38, 2/3
77B* (p. 147,17) cfr 29, 19/20
77B*"' (p- 48,2-5) 29, 20/22
ttC" (p. 148,12-14) cfr 29, 23/24
77О"7 (p. 148,14-15) 29, 24/25
77C"-" (p. 148,17-20) cfr 1, 12/14
77D"i (p. 149,3-4)
3', 5
77D' 4 (p. 149,4-5) (Porpb.) 31, 2/3
77D'0-78A' (p. 149,10-21) 31, 6/16
78A" "' (p. 150,2) cfr JI, 17/18
78A"-B' (p. 150,2-5) 31, 18/21
78B*"" (p. 150,11-13) 31, 21/23
78B"-Ci (p. 150,15-20)
J1, 23/27
78C'"' (p. 150,20-22) 31, 28/29
78C-" (p. 151,1-2) cfr 31, 30
78C"-D' (p. 151,6-9) 31, 30/33
I, 6, 78D" (p. 151,11-12) cfr 30, 1
78D'-79A" (p. 151,12-152,8) cfr 30, 2/14
79A"-B* (p. 152,11-12) cfr 30, 16/17
79BM-C' (p. 153,4-6) 32, 1/4
79C" (p. 153,4-5) cfr 30, 21/22
I, 7, 79C4-D" (p. 153,8-154,2) 33, i/22
79C"-Di (p.153,19-22) cfr 9, 9/'0
I, 8, 80A*"" (p. 154,9-13) 3«, i/5
8oA"-B* (p. 154,13-23) 3«, 7/15
80B' (p. 155,1) 3«. 17
8оВ'-С (p. 155,1-8) 3«. 17/23
8оC4' (p. 155,10-13) 36, 23/26
80D4-' (p. 155,22-156,1) 36, 27/28
80D" (p. 156,2-3) 36, 3^32
8oD'~'4 (p. 156,5-9) 3«, 32/35
8iA' 7 (p. 156,13-14) 3<, 36/37
8iA'0-B' (p. 156,17-157,1) 36, 38/44
81B* 7 (p. 157,2-6) 3«. 45/49
I, 9, 81B' (p. 157,8) cfr 37, '
81B" (p. 157,10) 37,8
81B""' (p. 157,10-11) 37, 6/7
8iB'i" (p. 157,11-13) 37, 9/10
8iC'"" (p. 157,17-158,2) 37, 11/17
8iC"-Di (p. 158,3-6)
37.3/5
8iD" (p. 158,15) cfr 37, 2
I, 10, 82В' (p. 159,10) cfr 38, 2/3
а2В*"' (p. 159,10-11) cfr 3', 4
82B4 (p. 159,11) cfr 38, 4
82B' 7 (p. 159,12-13) 38, 4/6
S2G7" (p. 159,13-14) 38, 1/2
82C4"* (p. 160,7-10) 38, 7/9
83c"-П" (p. 162,16-163,3) 38, 15/25
I, ii, 84C'"' (p. 164,8-14) cfr 38, 29/32
17o INDEX FONTIVM
85C*^ (p. 166,22-23) 38, 33/34
cfr 8, 2/3
85C'-D' (p. 166,23-167,7) 38. 5^59
II, 1, 85D"" (p. 170,2-5) cfr 39, 1
86A'"' (p. 167,9-12) 38. 34/37
86D" " (p. 170,9-10) cfr 39, 2/3
87A" (p. 170,10-12) 39. 3/4
87A'"' (p. 170,13) 39. 9/io
87A! 7 (p. 170,14-15) 39, 5/6
87A'" (p. 170,17-18) cfr 39, 6/7
87A" (p. 171,1) cfr 39, 10
87A'*" (p. 171,1) 39. 7/8
II, 2, 87B"-C4 (p. 171,14-17) cfr 39, 11/12
87c* (p. 171,19) 39. '3
87C-D' (p. 171,24-172,5) (Porpb.) 40, 4/9
87D"-88A' (p. 172,14-18) 40, 10/13
88A*-B* (p. 172,20-173,8) 40, 14/22
88Ce 7 (p. 174.1-2) 41, 1
II, 3, 88C" " (p. 174,4-9) (Porpb.) 41, 2/6
88D4"' (p. 174,14-18) 4i. 49/54
88D'-89A' (p. 174,18-175,6) 41, 55/63
89A'"" (p. 175,7-11) 41, 64/67
89В' 4 (p. 175,18-20) 41. 7/9
89В'"" (p. 175,21-176,1) 41. 10/12
89B""' (p. 176,3-5) 41. 13/15
89B"-C' (p. 176,6-8) 41. 16/17
89C-D" (p. 176,9-177,6) 41.18/37
89DM-9oA4 (p. 177,7-9) (Porpb.) 41, 40/43
9oA'"4 (p. 177,19) 41, 44/45
90B"' (p. 178,4-8) 41, 45/48
II, 4, 90O-" (p. 178,14-18) (Porpb.) 43, 2/5
9iA4"* (p. 179,19-180,2) (Porpb.) 44. 15/17
9iA*'* (p. 180,4-7) 44, 7/10
91B4"' (p. 180,13-14) 44. H
91B*"0 (p. 180,15-19) 44. 11/15
91B"" (p. 180,20-21) cfr 44, 18
91B""4 (p. 180,21-22) 44, 19/20
91C'"' (p. 180,23-181,4) 44. 21/25
91C"" (p. 181,9-10) 44. 27/28
91D4-* (p. 181,15-17) 45. l/J
92В' 7 (p. 182,14-16) cfr 45, 4/6
92В7"* (p. 182,16-17) 45. 6/7
II, 5, 92C^7 (p. 183,7-8) (Porpb.) cfr 46, 1/2
92C*"'0 (p. 183,9-11) (Porpb.) cfr 46, 4/6
92D' 7 (p. 184,2-4) 46, 2/3
93Л'-В" (p. 184,14-185,4) <* 46, 8/11
93B"" (p. 185,7-8) 46, 6/7
93C"-D' (p. 185,23-186,1) cfr 47, 1
93D'"' (p. 186,2-4) 47. 3/5
93D" (p. 186,4-5) cfr 47. 6
93D" (p. 186,5-6) 47, 8/9
93D"0 (p. 186,7-8) 47, 10/12
Я3О""" (p. 186,8-9) 47, 14/15
INDEX FONTIVM 171
93D""4 (p. 186,10-12) 47. 17A9
94A™ (p. 186,14-187,1) cfr 46, 11/12
94A,S-BM (p. 187,3-12) cfr 46, 23/28
II. 6, 95D* (p. 190,22) cfr 48,1
95D'-96A' (p. 190,23-191,17) 48, 3/18
96A'4'* (p. 191,21-192,1) cfr 48, 19/20
96В'"' (p. 192,1-4) cfr 48, 32/37
96B" (p. 192,4-5) cfr 48, 23/24
96B" M (p. 192,11-13) cfr 48, 25/26
96B"-O (p. 192,13-16) 48, 28/31
97A"-B' (p. 194,8-11) 49, 2/5
97В''' (p. 194,11-12) cfr 49. lA
97B4* (p. 194,13-15) 49, 6/8
97B'" (p. 194,18-19) 49.8/9
II, 7. 97C"" (p- 195,12-13) cfr 50, 1/2
97C"-98A' (p. 195,13-18) 50, 2/7
III. 1, 98D'"' (p. 198,10-13) 51, 8/11
98D"-99Ai (p. 198,17-19) 51, 11/13
99A4,0 (p. 198,20-199,6) 5i. i4/19
99A''-B* (p. 199,10-11) 51, 19/21
IIl, 2, 99B7"' (p. 199,15-17) (Porpb.) 5'. 5/7
99C "4 (p. 200,3-4) 5'. J/3
99C" (p. 200,7-10) cfr 5'. 3/5
100B" " (p. 202,4-5) cfr 52, 5/6
iooB"-C7 (p. 202,5-13) cfr 52, 1/2
100C" " (p. 202,16-18) (Porpb.) 5». J/4
101A*"4 (p. 203,11-13) (Porpb.) cfr 54, 5/6
10iA'4" (p. 204,2) cfr 54. 2
101B" (p. 204,8) 54, 2/3
ioiC"'4 (p. 205,4-5) 54, 5/6
III. 3, 101D" " (p. 205,16-17) (Porpb.) 53, 3
102C"" (p. 207,16-18) 53, 6/7
I02D*"" (p. 208,2-7) cfr 53, 8/11
III, 5, 105Bi,-D* (p. 213,11-214,3) cfr 53, 12/16
i05D*-1o6Ae (p. 214,6-19) cfr 54, 10/11
106A" (p. 215,3-4) 54, 17
III. 6, 107B"'M (p. 218,4-7) cfr 54, 7/9
107c*"* (p. 218,10-14) cfr 54, i3/'i
107D7"'0 (p. 219,9-10) 54, 18/19
i07D,0-1o8Ai (p. 219,11-17) cfr 54, 19/Ч
io8A'0" (p. 219,22-220,1) 54, 24/26
IIl, 7, 108D4 7 (p. 221,18-20) cfr 55, 1/2
I09A"-B! (p. 222,19-22) cfr 55, 6/7
I09C'4-D4 (p. 223,19-24) cfr 55, 3/5
I09D' (p. 223,24) cfr 55, 8
I09D""0 (p. 224,1-3) 55, 10/12
^D"" (p. 224,3-4) cfr 55. "/13
io9D"-1ioA" (p. 224,5-17) 55. iУМ
iiоА'*"' (p. 224,17-19) cfr 55, 25/26
iioB'"' (p. 224,21-23) (Porpb.) 55, 26/27
110B*"' (p. 225,1-3) 55, 27/29
III, 9, iiiC'~" (p. 228,11-12) (Porpb.) cfr 56, 1/2
111C""* (p. 228,12-13) (Porpb.) cfr 56, 3
172 INDEX FONTIVM
inC"M (p. 228,14-15) cft 56, 2
iiiD'* (p. 228,20) 56, 7/8
inD*"' (p. 228,21-23) 56, 4/6
111D'" (p. 229,1-3) tir 56, 9/12
ii2B'" (p. 229,21-230,4) 56, 13/20
Ш, io. u3A,rC' (p. 232,10-233,3) cfr 79, I3/i4
III, u, II5A*"' (p. 236,21-23) 57, 1/3
115A" (p. 236,23) c& 57. 14/15
115А"''' (p. 237,1-4) 57, 6/9
IV, 1, 113C'"'0 (p. 239,11-15) cfr 58, 1/4
113C'0"" (p. 239,15-16) 58, 4/5
H5D'M (p. 239,18-240,13) (Porpb.) cfr 58, 6/12
n6D"(p. 242,1) cfr 60, 13
i^A""" (p. 242,10-13) cfr 60, 14/16
117A"-'4 (p. 242,13-14) cfr 60,4
117В*"4 (p. 242,16-17) 60,5/6
60, 16/17
H7C'"7 (p. 243,39) cft 60, 1/3
117С7-» (p. 243,9-ii) cft 60,7/9
U7Ce"' (p. 243,4-13) cfr 60, 10/12
IV, 2, i^D^-1i8A' (p. 243,23-27) cfr 58, 13/16
118A*4 (p. 244,1-3) (Porpb.) 58, 18/19
118IV (p. 244,17-18) cfr 58, 19/20
118B4 * (p. 244,18-19) 58, 27/28
118П*"' (p. 244,19245,4) «I, 1/7
118D' i (p. 245,20-21) 58, 21/22
n8D'-* (p. 245,21-23) cfr 61, 7/8
118D*^ (p. 245,23-246,1) 61, 9/12
n8D"-119A' (p. 246,3-6) 61, 12/14
119A- (p. 246,6-7) 58, 23/24
119A' (p. 246,8) 58, 24/25
IV, J, 119В*"" (p. 247,5-9) cfr 62, i0 11
119B""* (p. 247,10-11) cfr «2.3/4
119В*4"" (p. 247,12-13) cft i2, 1/3
H9IV-C' (p. 247,13-4) cfr <*,5
119C*'' (p. 247,15-16) cfr 62, 8/9
119C" (p. 247,20) cfr 62, 6
119e0" (p. 247,23-248,2) cfr 9«, 17
119C" " (p. 248,1) cfr 62, 2
1I9C"-D< (p. 248,1-7) 62, 13/19
119C" (p. 248,1) cfr 62,6
H9D'(p. 248,5) cfr 62 6
II9D' 7 (p. 248,8-10) 61, 22/24
IV, 4, 119D*'0 (p. 248,17-18) (Porpb.) cfr 59, i/ï
H9D'~" (p. 248,12-15) (Porpb.) 59, 3/4
119D""' (p. 249,2-4) (Porpb.) 59, 5/6
И0ВЧ* (p. 250,1-5) cfr 59. 4/5
12oC" (p. 250,6-8) cfr 59. 8/11
i2oD'"" (p. 251,3-5) (Porpb.) 59. i2/14
12oD"-i (p. 251,5-7) (Porpb.) cfr 59. 16/18
utA'"" (p. 251,13-14) (Porpb.) cfr 59, 19
121B"-" (p. 252,8-10) cfr 59, 14/15
i2iD"(p. 253,4-7) cfr 59, i9
INDEX FONTIVM 173
IV, 6, 23A""' (p. 256,8-12) cfr i3.i/3
123Вr-С (p. 256,17-257,12) 63, 4/17
23C7"" (p. 257,17-18) cfr 63, 18/20
23C (p. 257,18-258,3) 63, 21/28
IV, 7, 24A7-B' (p. 259,1-8) 64, 1/9
:24Bi'7 (p. 259,12-14) 64, 9/10
IV, 8, 24D'" (p. 260,15-22) 64, 11/ 18
IV, 9, 25C"" (p. 262,16) cfr 6f, i/3
12JD'"* (p. 262,21-23) «î, 3Л
25D"-i (p. 263,2-7) cfr 68, i/5
25D'"' (p. 263,3-6) «5, 6/9
26В,4-C* (p. 264,6-9) 65, ioА3
26C7 " (p. 264,12-13) 65, 13/14
26C' " (p. 264,15-17) 6y 14/17
26D" (p. 265,3-4) 6l, 17/19
26D" (p. 265,8) cfr 65. 10
IV, 10, :27A" '4 (p. 265,21-266,1) cfr 66, i/э
:27A M-В* (p. 266,1-7) cfr 66,4/9
IV, п. 127D'"' (p. 267,11-13) cfr 66, 10
[27D' * (p. 267,13-15) 66, 11/13
:27o*"7 (p. 267,15-268,1) eft 66, и
I27D"-128A' (p. 268,5-8) cfr 66, 14/17
28A'"' (268,8-10) cfr 66,11
:28A'"' (p. 268,10-12) cfr 66, 12/13
:28A' " (p. 268,15-21) cfr 66, I4/17
28B*-" (p. 269,2-3) cfr 66, I7/19
28B*"' (p. 269,3-4) 66, I9/2o
IV, 14, :29D' (p. 273,5) cfr 22, 2
I3oA'-B4 (p. 274,2-13) 6y, i/ii
[30A" (p. 274,4-5) cfr 22, 2
30B* (p. 274,15) cfr 22, 2
:30В'' (p. 274,22-23) cfr 22, 2/3
IV, 15, 30C" (p. 275,5-11) (Porpb.) 69, 2/7
30D" (p. 276,3-4) cfr 69, 13/14
30D«"i (p. 276,4-9) 69, 14/18
I3IA'"' (p. 276,13-14) cfr 79,8/9
:3iA*"i (p. 276,14-16) 69, lu/12
3iC"-D4 (p. 278,9-11) 69, 21/23
IV, 16, :3iD'4 (p. 279,3) 69, 5
IV, 17, 32C'"" (p. 280,14-16) (Porpb.) 70, i/4
32C"-'< (p. 280,18-20) (Porpb.) cfr 70, 10/12
:33A"-' (p. 282,5-6) 70,4/5
33B'"7 (p. 282,10-14) 70, 6/10
33B"-134A' (p. 282,16-21) cfr 70, 10/12
V, I, 33C*— (p. 285,8-10) cfr 73, 1/2
I33D' (p. 285,15-286,1) (Porpb.) 76,1/2
34D7, (p. 287,9-10) cfr 7<,J/4
34D» (p. 287,10-11) 7«, 4
I34D,0-135A'0 (p. 287,13-21) 76, 5/12
35A"-'' (p. 287,21-24) cfr 76, 13/16
35A"-B* (p. 287,24-288,6) 76, 16/24
135В*"' (p. 288,6-11) 76, 26/30
ГИВM-C' (p. 288,12-13) 76, 30/32
174 INDEX FONTIVM
35C" (p. 288,13-20) 7«, 33/39
35D^' (p. 289,5-7) cfr 77, 1/2
35D'-136H* (p. 289,7-290,7) 77, 2/20
36B" (p. 290,8-12) 77, 22/26
36В*' (p. 290,12-13) tIr 77' "
36B*-О (p. 290,13-291,3) cfr 77. 27
36c""7 (p. 291,5-6) (Porpb.) 78, 1/2
cft 72, 1/2
}6C"-" (p. 291,10-15) (Porpb.) cfr 74,3/5
36D7 " (p. 292,6-8) (Porpb.) cfr 72. 3/4
37A7 ' (p. 293,1-2) 78,2/3
37B'" (p. 293,15-18) cfr 78, 7/11
37B" (p. 293,19) cft 78,4
37C * (p. 294, 3-4) cfr 78, 12
37C* 7 (p. 294.4-5) 78, 13/14
37C"" (p. 294,8-9) cft 78,15
37C"-D* (p. 294,9-18) 78, 16/25
37D"-138A' (p. 295,1-4) 78,4/6
38A"-B' (p. 295,15-16) (Porpb.) 82, 1/2
38D"-139Ai (p. 297,16-20) 82, 3/6
39A''i (p. 297,19-20) 82, 2/3
39A'-B4 (p. 297,20-298,13) 82, 7/21
39»* (p. 298,15) cft 82, 20
39B7" (p. 298,15-19) cft 82, 21
39"" (p. 298,19-299,2) 82, 22/24
39B,4-C' (p. 299,2-4) cfr 82, 24/25
J9C" (p. 299,6-8) cfr 82, 26/27
39C" (p. 299,17) 83, 1
39D'"' (p. 299,19-20) 83, 2/3
39D""4 (p. 300,2-5) cfr 83, 3/5
39D"-140A' (p. 300,5-6) cfr 75, 1/2
40A" (p. 300,7-11) cft 75, 3/6
4oC"-D' (p. 301,17-302,2) 83, 6/12
40D" (p. 302,3-7) 83, i3/17
4iA' (p. 303,2-3) (Porpb.) cfr 72,5/6
cfr 72, 23/25
4iA'0 (p. 303,4) cfr 84,1
4iA" (p. 303,5) 84,2
4iA"" (p. 303,6-7) cfr 84,2/3
41B"" (p. 303,18-21) 84. 5/7
V, 7. 41C" " (p. 304,10-11) (Porpb.) cfr 72, 12/13
V. 8. 43A"-" (p. 308,1-2) (Porpb.) cfr 72, 7/8
43A"-'4 (p. 308,4-5) (Porpb.) cfr 72, 9/11
V. 11. 45C" (p. 314,7-9) (Porpb.) cfr 72, 14/17
45C'"* (p. 3'4,9-io) cfr 74, 1/2
V. 14. 5oC" " (p. 327,10-11) (Porpb.) cfr 72, 18/19
5oC'4-D' (p. 327,12-16) (Porpb.) cfr 72, 20/22
50D7"' (p. 327,21-23) 71, 1/2
5oD"" (p. 328,2-3) 71, 3/4
5iA'"* (p. 328,8-9) cfr 71, 5
V, 15, 51D" (p. 329,19-21) (Porpb.) cfr 72, 9/11
jiT>'"4 (p. 329,22-330,1) (Porpb.) cfr 72. 23/25
5iD' (p. 330,1) (Porpb.) cfr 72, 30
INDEX FONTIVM 175
i5iD' 7 (P- 330,1-4) (Porpb.) cfr 72, 30/32
152A' ,0(P 330,13-33'Д) cft 72, 26/29
^2A' (p. 331,1) cfr 72, 30
v, 16, 152B' "i(P 331,16-17) (Porpb.) cfir 7*. 36/37
V, 18, 153В* 7 (p. 334,6-9) (Porpb.) cfr 7», 33/35
Y, 19, IJ4B' 0"" (p. 336,22-23) (Porpb.) cft 72. 36/37
1 H»' '-С (p. 337,3-4) (Porpb.) cft 72, 9/11
154C' "4(Р 337,i3-15) cft 10, 13/14
20, I55A'"' (p. 330,10-11) (Porpb.) cft 72, 38/41

alegorías Aristotelis libri quattuor(VL 64)

i59A" cft 85, 1


159C'0 cft 85, .
159C-" cft 85, 2
i6oA' cft 85, 1
160A" 85, 2/3
160A"' cft 85, 2
160B' cft 85, 1
i6oH'~" с Ir 85, 2
i6iA'i clr 85, 1
iéiA'"< 85, 2
i6iВ' cft 85, 4
161B'" 85, 15/17
161B"" 85, 5/6
161O cft 85, 7
161C4 85, 8
161C" 85, 9/10
i6iC7" 85, 11/13
iôiC''0 85, 14
i6iD'« 85, 17/18
i6iDfr7 cft 85, 19
161D7 85, 20
161D"0 85, 20/21
162B" cft 85, 23/24
l62D^" 86, 1/6
1«2Dч-163Аi 86, 7/9
163A'"4 86, 10
i63A7"' cft 86, 10/11
163А^'0 86, 11/13
163В"" 87, 1/6
163D'* cft 88, 1/5
I63D""' 88, 10/11
cft 88, 4/6
163D'" cft 88, 11/12
163D" 88, 9
164A" 88, 14
164АЧ 88, 13
164A4' 88, 22/23
164А* cft 88, 23
164А" 88, 21
164А*" cft 88, 18
164А" 88, 17
I76 INDEX FONTIVM
164B" 89, 1/3
164C4'0 89, 4/8
i64C'^" cfr 89, 8/io
164C" '' cfr 89, n/12
164D" 89, 12/16
164D7"" 89, 16/19
i64D"-165A' cfr 89, 19/20
l65A '"i 89, 20/22
i65A*"* cfr 89, 23/25
166A- cfr 89, 26/27
i66A*"' 89, 27/29
166B" cfr 89, 30/34
l66B*-C* cfr 89, 35/40
i66C'"' 90, 1/2
i66C4^ cfr 90, 3/4
i66C*^ cfr 90,4/5
i66C""n 90, 5/9
166D' ' 90, 10/13
I66D*" cfr 90, 14
167A4 90, 15
I67A'"' 90, 15/16
167A'"* 90, 16/17
i67A'~" 90, 17/18
167D*"7 (Arist.) 9t, 2/3
167D'" cfr 91, 4/5
168A"'" cfr 91, 7/8
168A"M cfr 91, 8
i68A'4 cfr 91, 4/5
i68D^7 (Arist.) 92, 5
cfr 92, 1/2
169А« * 92, 3/4
169A7 cfr 92, 5
169Л7'0 92, 6/8
169A" ,0 (Arist.) 94, 10/11
169В* (Arist.) 94, 9
169B' (Arist.) 94, 13/14
169B"0 (Arist.) 94, 15/16
169C"-" cfr 93, 1/2
169C" " 93, 2/4
169D' i cfr 93, 5
169D" 93, 6/7
169D7 cfr 93, 8
169D" " cfr 93, 8/9
i69D"-170A' 93, a
I70A""'4 93, 10/11
^oA^-B' 93, 11/12
170C" 9J. i3/i5
170D"'-" cfr »J, 18/21
17iAM" cfr 93, 16/17
i7iCM cfr 93, 22/23
l7iCMÍ' cfr 93, 28/29
I72B7-C' 94, 1/8
172C"" cfr 94, 12/13
INDEX FONTIVM 177
172C" 94. 9
172C" 94, 13/14
172C"" 94, 10/11
172D'"" cfr 94, 14/15
^2D'^3A' cfr 94, 15/17
172D" 94, 15/16
173A'0 cfr 94, 18
^3A'*"'4 cfr 94, 20/21
I73A"-B' 94, 22/24
173Bi* cfr 94, 25/26
173В'"" cfr 94,27/28
173B"-C* cfr 94,30/32
I73C'*'4 cfr 93, 26/27
173D7"0 cfr 93, 24/25
175A4* cfr 95, 1/4
175B*"7 cfr 88, 8
175D'"0 96, 1/2
I75D" 96, 3
I76A* cfr 96, 3
I76A"-* 96, 4/6
176A'0 cfr 96, 7
176A'' cfr 96, 7
I76A'*-Bi cfr 96, 8/9
I76C^" 9«, io
I76C""4 cfr 96, 10/11
176D""" cfr 96, 12/13
177A4"7 cfr 96, 13/14
178C" cfr 96, 16
179А" 96, 15/16
I79A,0-B4 cfr 96, 17
179C'"' cfr 96, 17/19
I79D*"* cfr 96, 17/19
180A*"7 92, 1
18iA" cfr 97, 14/15
i8iD"-182A' cfr 98, 1/2
i82A' cfr 98, 3/4
182A7 cfr 98, 4/5
i82A^'0 cfr 98, 5/6
i82B''' cfr 99, 1/4
182C""" cfr 5, 15/16
182C'4" 99, 6/7
i82D' 99, 7
182D"0 cfr 5, 16
cfr 99, 7/9
i83B"-C* cfr 99, 10/12
183c*"4 cfr 99, 12/13
183C"" cfr 99, i4/is
183c""' 99, 15/16
183D4* cfr 99, 16/17
i83D"-184A,0 99, 18/26
i84A'^" cfr 99, 26/27
184A" cfr 99, 29/30
184Л"-'4 99, 30
178 INDEX FONTIVM
184Л'4-'* cfr 99. 3i/32
184D"" cfr 100, 1/2
185A4 ioo, 3
i85A4^ cfr 100, 1/2
i85A*"7 cfr 100, 4/7
I85D'-" cfr 100, 8
185D'"" cfr 100, 10/11
I86A*-" cfr 100, 10/11
186H"-" (Arist.) cfr 101, 1/2
i8iC,He cfrio1. 3/4
187В*- cfr 5, 16
187D" (Arist.) cfrio1, 8/9
188A" cfrio1, 5/6
188B" cfrio1, 6/7
188C" cfr km, 9/10
i88CM cfr 101, 8/9
190A'0 cfr 102, 3/4
190Л""' cfr 102, 4/5
190А'4 " 102, 5/6
190В"' cfr 102, 7/8
190В7' cfr 102, 8/9
190C"4 cfr 102, 9
190C*"* cfr 102, 10/11
19oD7"* cfr 102, 12/13
19iA" cfr 102, 13/15
191В*'* cfr 102, 15/16
191B"" cfr 102, 16
19iD'"' cfr 102, 1/2
I92A4"' cfr 102, 17/18
I92Ai'* cfr 102, 19/20
I92A7"* cfr I02, 21
192A*"' cfr 102, 23
I92A""'4 cfr 102, 21/22
I92A,4-B' cfr 102, 20
192В*'* cfr I02, 20
192C'"4 cfr 102, 28/29
192D''4 cfr 102, 30/31
I92D'"7 (Arist.) cfr 102, 30/31
192D''-193А* cfr 102, 32/34
194B*"7 (Arist.) cfr 103, 1/2
I94B''-C' (Arist.) cfr 103, 3
194C*-4 (Arist.) cfr 103, 4/5
194O* (Arist.) cfr 103, 6/8
I94D*"' cfr 103, 2/3
195B'"" cfr 103, 4/5
I95B"-C7 cfr 103, 6/8
195С-D' (Arist.) cfr 104, 1/2
I95D4"' (Arist.) cfr 104, 6/7
I96A''' cfr 104, 3Л
I96D" (Arist.) cfr 105, 1/6
197C'"4 cfr 105, 6/8
I97D'M cfr 105, 9/11
198В' (Arist.) 106, 1
INDEX FONTTVM '79
198D' cfr 106,
198D" 106,
198Dfr" cfr 68,
199В" cfr 106, 3/6
i99B"-C' 106, 9/10
I99C^ cfr 106, 7/9
199C"И 10«, 9/10
I99C,4-D' cfr 106, 10/11
199D' 106, II
199D*-" cfr 106, 11/12
200C" cfr 106, 13/15
200CM" 106, 16/17
20oCM-D* cfr 106, 17/19
200D' 106, 19/20
20iA4" cfr 106, 20/21
20tA,0"" 106. 23
20lA"-202A' 106, 23/24
202A*-» cfr 106, 25/26
201C < (Arist.) cfr 109, 2/3
201C4"7 (Arist.) cfr 108, 9/14
20ID*"' cfr 107, 1/2
202B" 107, 3/4
202B'~" 107, 5/6
202B"" cfr 107, 6/7
202C*' 107, 7/8
202C""4 cfr 107, 8/9
202D* 107, 9
203A* cfr 109, 1
203A'0-" cfr 108, 1/2
203А'"i 108, 6/7
203A"" 108, V5
203B' cfr 108, 8
203B,4-C' cfr 108, 30/32
203C'4" cfr 108, 33/34
2OiD*-7 cfr 108. 36
204B"-C' (Arist.) cfr 108, 15/21
20JB' cfr 108, 22/23
205В4"' 108, 23
205C"" cfr 108, 24/25
205D4' 108, 27/28
205D7"4 108, 28/29
206А*-" cfr 109, 2/3
206A"-B' Mrts/.) cfr 109, 5
206B" 109, 4
206B"i 109, 9/10
206D'"4 cfr 109, 11/12
20ÎD,4-207A' cfr 109, 13/14
207A'-B' (Arist.) cfr 109, 7
207В'"' (Arist.) cfr 109, 2/3
207C 109, 19
207C'"4 109, 16
i09. 20/21
207D"* 109, 15
1 8o INDEX FONTIVM
207D""4 cfr к>9, 24
208A4* cfr IIJ9, 22
208B'"i cfr II >9i 25/26
208B"-C' кJ9, 26
209A' 7 (Artst.) cfr I o, 1/5
210B" (Artst.) cfr I I, 1/2
21iA*"7 I. 3/4
2nA7,0 cfr I 1, 4/6
211А" I, 6
2IIB' cfr I I, 6
211В"" cfr I I, 7/8
2IlCfr" cfr I I, 9/11
2IlD'i cfr I 1, 12/13
2IlD47 1, 14/16
2IlD''-2I2A" cfr I I, 22/27
2IID7"* cfr I I, 18/21
212A" (Artst.) cfr I 1, 29/3t
2I2C4"' cfr I 1, 31/32
2i2C''-D' cfr I I, 29/31
213Ci'* cfr I 1, 33/34
213C*,< cfr I '. 35/37
2I4B"-C7 cfr I '. 39
214П" cfr I 1, 38
2I4D'4 cfr I 1, 39
2I5A"' cfr I i. 39
21 5A'" cfr I t1, 40/4J
215В" cfr I 1, 40/41
215B''"" cfr I 1, 38
215C- (Artst.) cfr I 2, 1/2
215C""* cfr I 2i 1/2
2I5D"^ cfn », 3/4
2I6A'"* (Artst.) cfn 3, i/2
216B4* cfr I 3, i/2
216C" cfr I 3, 4/5
216C"-D' cfn 4. 1
216D4 (Artst.) 5, 2
216D4'' (Artst.) 15. 4
216D'0 cfn 4. 2
216D" 4, 1/2
216D"" 4, 3/4
217A" 4, 4/5
217A'^ cfn 5, 4/5
2I7A'"4 5, 6/7
217В'4 cfn 5. 4/5
2I7B'* cfn 5. 7/8
2I7C'~" 5, 10/11
21tC" cfn 5. 10
2I8A7"» cfn 5, 11
2I8B*"' (Artst.) cfn 5. m/н
218B'4 cfn 5. I2
218B"-C' 5, 15/16
218C" 5, 17/18
218D" 5, 19/21
INDEX FONTIVM i8i
219В45 cfr 15. 22/23
219C" " (Arist.) 15. 2/3
220B" cfr 15. 24/25
2I0B"^ cfr 15, 25/26
220B"" cfr 15. 26/27
220C" cfr 15. 25
220Ci « (AriSt.) cfr 16. 2/3
220C"* (Arist.) cfr 16. 1/2
220C"7 (Arist.) cfr 16, 3/4
220C"-D' 16, 5/9
220D«' cfr 16, 2/3
220D57 16. 10/12
220D^'0 cfr 16. 15/16
22lA"-B' cfr 16. 17/21
22lB' 16, 13
22lD"*i cfr 17. 1
222A*"" cfr 17. 6/8
222A" 17. 9
222АM" cfr i7. 9
222A"" 17. 9/10
222li" 17. 3/4
222B"-C cfr '7. 4Л
222C,4-D' cfr 18. 1/2
222D"4 18,S/5
223A' 18. 6
223A-i 18, 8/9
223D4* cfr 1 8, 10
224A'"4 cfr 18. 11
224A'-"' cfr 18. 14
224B4< cfr 18, 20
224B'0 cfr 18. 11
224B'4-C cfr 18. 16
224C"* cfr 18, 15/16
224C4"7 cfr 18, 16/17
224C'"" 18, 21
224C".-D' 18, 23/25
224D- cfr 18. 23
225Л*"7 cfr 18. 23/25
22JA7* 18, 26/27
225A "-" cfr 18, 27/29
22JB' 18, 18
22JC'* cfr 18, 30/31
225C7J cfr 18, 19/20
22JD' 18. 19
225D* cfr 18. 19/20
225D" 18, 19
226B'"" cfr 18, 35/3«
226B">-C' 18, 41/42
226C"* cfr 18. 42
226C" 18. 42/43
226C'~" 18, 31/32
226D4 (Arist) 18, 33
227В"-C' cfr 18, 35/38
i82 INDEX FONTIVM
227D4 7 cfr 118, 33/35
227D"-228A' cfr 118, 44/45
228A" 118, 45/46
228B* (Arist.) cft 119, I
229A' '* cfr 119, 2
229A' iArist.) cfr 119, 3
230A"" cfr 119. 5/6
23oC'~" cfr 119, 6/7
23iD7 (Arist.) 119, 8
231D" (Arist.) cfr 119, 3
232C,-", (Arist.) 119, 9/10
232C"-D' (Arlst.) cfr 119, Io
232D' 7 cfr 119, 10
233A""4 cfr 119, 9
233B"' 119, 13
233В""' 119, iJ/16
233C'"* cfr 119, 16/17
233D*"7 (Arist.) cfr 120, 1
233D* io (Arist.) cfr 120, 2
234A* i (Arist.) cfr 120, 2/3
234A" (Arist.) cfr 120, 4
234A"" cfr 120, 7/9
234D* cfr i2o, 3/4
234D"" 120, 13/16
234D" " cfr 1I0, 11
235A" ,0 (Arist.) 120, 19/20
235l)'4-C* cfr 120, 21/22
235D'"' 120, 23/24
236A"" cfr 120, 31/33
237A' cfr 120, 29
237A*"* (Arist.) 120, 30/31
237IV-C* 120, 33/34
237D"-238A' cfr 120, 36/37
238B4 " cfr 120, 38/41
III, 239Л'"' 121, 1/2
239A,0',, cfr III, 3/4
239A"-" 121, 4/6
239В*"' 122, I
239В'"' cfr 122, 2
239B" 122, 3/4
239B7* cfr 122, 4/6
239B"-C' II2, 4/6
239B" cfr 122, 6
239c""' 122, 3
I39C'4-D7 123, 1
240A*'' (Artstot.) cfr 123, 2
24oA"-B' cfr 123, 3/5
240В4-" cfr 123, 3/5
240B'" 123, 6/7
240B'0 cfr 123, 3
24oC'--, cfr 123, 8/9
240D' 123, 8
240D' (Arist.) cfr 124, 1
INDEX FONTIVM 183
240D' (Artst.) 124, 2
24iA" (Artst.) 124, 6/7
24iA" cfr 124, 7/8
244B"* (Artst.) 124, 2
241B' cfr 124, 9/10
241В" cfr 124, 10
241O'" cfr 125, 1/9
241D4 cfr I25, 9
241D""0 125, 9/11
242A'"* cfr 125, 12/13
242A" I25, 14
242AM 125, IJ
242AM '" cfr 125, 15/16
242c7"'0 cfr 125, 17/19
243C"4 cfr 125, 23/24
243C4 I25, 20
243C'"" cfr 125, 21/22
243c"-" cfr 125, 23
243C''"" cfr 125, 25/26
243D'"0 cfr iI5, 27/28
243D,-< 125, 28/30
244B'" (Artst.) 126, 1
244А'ч cfr 125, 32
244Ai"* cfr 125, 32/33
244A,^-B, (Artst.) cfr I26, 2
244B" (Artst.) cfr 126, 3
244C" cfr I26, 4/5
244D"' cfr 126, 7/10
244D'-" cfr 126, 11/12
245A*"' cfr 126, 13/14
245A'"* cfr 126, 14/15
245A*" cfr 126, 16/19
245A'4"'i cfr 126, 22
245Вi4 126, 21
245C*"' cfr 126, 23
245C ,0 I26, 24/25
245C"-" 126, 25
245D" (Artst.) 124, 2/3
245D' « (Artst.) cfr 127, 1/3
246C" (Artst.) cfr 127, 8
246C7"* 127, 4/5
246C" " cfr 127, 7
246ГУ'* cfr 127, 7/8
246D*"' cfr 127, 8
247A' (Artst.) cfr 127, 10
247A5 (Artst.) cfr 127, 9
247A'-* (Artst.) 127, 9/10
247A* 127, 10
247A" 127, 9
247A"-B' cfr 127, 9
247В'"' 127, 9/к>
248A"" cfr 127, 15
248A"-B' (Artst.) cfr 127, 16
i84 INDEX FONTIVM
248C" (Aiist.) cfr 127, 13
248C""' (Arist.) cfr 127, 16/18
249D4-25oA' cfr 127, 19/20
250A* "7. 21
250A'4 cfr 127, 21/22
250A4 "7. 21
2JoA'" cfr 127, 22
2JûA*-' 127. 22/25
25oA' ,0 127. 26
250A,,U 27/29
"7.
25oA,4-H' cfr 127, 30/31
250В" cfr 127, 32
2JoB" 127. 32/33
250В* "7. 35
25oB"" cfr 127, 36
25oB"-C' cfr 127, 37/39
250C«* 127. 41/42
25oD' ' (Arist.) 124, 3
2foD" (Arist.) cfr 128, 4
25oD' (Arist.) cfr 128, 4/5
250D' 4 (Arist.) cfr 128, 15/16
250Di * (ЛгШ cfr 128, 5/6
25iA'"* cfr 128, 4
cfr 128, 15/16
25lA'~" cfr 128, 7/8
251А"" cfr 128, 10
25iA"" cfr 128, 10/12
2JlB- cfr 128, 8
2JIB' cfr 128, 10
25iB"-C4 (Arist.) cfr 128, 16/17
25IC-" (Arist.) cfr 128, 17/19
25iC,,,4 cfr 128, 15/16
25iD'7 cfr 128, 16/17
252A"-B' cfr 128, 13/14
253A"-B4 cfr 129, 2/4
254A"-B4 cfr 129, 5/8
255B' cfr 130, I
2J5B" 1Jo. 2
25JB" cfr 130, 6
255B,4Ci cfr 130, 4/5
255»" cfr 130, 2/3
255C4' cfr 130, 6/7
255D" cfr 130, 8/10
255D"*4' 40, II
2^^D,^,, cfr 130, 11/12
256A'"* cfr 130, 12/14
256A"-B' (Arist.) cfr 130. 15/17
256В'" cfr 130, 107
256C"' (Arist.) 13'. 1/2
256C7 (Arist.) cfr 131, 3/4
257C-» 1J'. 6/8
257D*"' Mrts/.) cfr IJI, 6/7
258D,iV,i cfr IJI, 9/10
INDEX FONTIVM 185
259A*"7 (Arist.) cfr 132, 1/2
259c'"7 (Arist.) cfr 133, 1/2
2J9D"-'0 I», 4
259D'0-,3 cfr 133, 5/6
259D" cfr 133, 6
259C"" (Arist.) cfr 133, 6
259C'4" (Arist.) cfr 133, 6/7
26oD' " (Arist.) cfr 133, 8
2éoD,'-26iA' (Arist.) cfr 133, 9/10
262c*"' cfr 135, 2/3
2Ô2C4"! cИГ 135, 4/5
262C"-M cfr 135, 5/6
262C'4 135, i
262DM-263А* cfr 136, 1/2
cfr I36, 5
263A'"i 136, 7
263A7 cfr 136, 9
263A7-' 136, 9
IV, 263»*-* 137, 1/3
263C,*-D1 cfr 137, 1/3
263D4'0 cfr 137, 4/8
263D'0 137, 10
264B'"' cfr 137, 9
264B* 137, io//ii
264B''* cfr 137, 13/15
264B"- ,0 137, 17/18
264B"" (Arist.) cfr 138, 1/3
264c"'< cfr 138, 4/5
264D*"0 138, 6/7
264D'0-265A* 138, 10/11
265А"-В' cfri38, 7/8
26ф'0"i (Arist.) cfr 139, 2/3
26№4" cfr 139, 2
266B'* 139, 4
265C" 139, 2/3
265D* (Arist.) cfr 139, 4
266A" 139, 5
266B'i 139, 4
266В'4'* cfr 139, 2/3
266C 139, 5
267A'0 140, 1
2é7A"-B' cfr 140, 2/6
267В'" t4o, 8/9
267c*"* cfr 140, II
267D' cfr 140, 11/12
268A*"' cfr 140, 13/14
268A'~" cfr 140, 15
268A"" cfr 140, 13/14
268B' cfr 140, 16
268Bi * cfr 140, 16/17
2Ô8B7^ cfr 140, 18/20
268B"" cfr 140, 18/20
26gfí^ cfr 141, 2/3
i86 INDEX FONTIVM
269B""" cfr 141, 3/4
269C' ЫгМ.) cfn41, 5/6
269D" cfr 141, 8/12
269D,4-27oA' 141, 7
270B" " (Arist.) cfr 141, 19/20
270C"" cfr 141, 13/15
270D' 141, 16
27oD"--,' 141, 17/18
27lA'0 (AriSt.) cfr 141, 20
27iA"" cfr 141, 22
27IA""'' cfr 141, 20
271B7"* cfr 141, 23
271ВM '* 141, 24/25
271O* (Arist.) cfr 14a, 1/3
271C'-" (Arist.) cfr 142, 8/10
27ID*'' 142, 11/12
271D'"' 142, 14/15
271D' 142, 13
271D" 142, 16
272В'"5 cfr 142, 3/6
272В'0 142, 5
272H" 142, 3
272H"" cfr I42, 6/7
273C-D' 143, 3/6
275A,<',, (ИЛИ.) cfr 144, 10/11
275В""0 cfr 144, 1/2
275H'~" 144. УЧ
275C cfr 144, 5
27JC" 144, 3/4
I75C" 144, 6
275C"" cfr 144, 7/8
275C-D' 144, 6/7
275D' ' cfr 144, 9/10
275D''' cfr 144, 10
275D*7 (Arist.) 144, 10/11
275D* 144, 9
275D'" cfr 144, 11/12
276A' cfr 144, 13
276В'"* 144, 14/'7
276ВM (Arist.) 144, 16
276D' 7 cfr 144, 18/19
276D7"* 144, 22/23
276D,-,, (Arist.) cfr 145, 1o/ii
277B"" cfr 144, 23/24
277D'* " cfr 145, i/2
278A4 7 cfr 145, 3/5
278A"-B' cfr 145, 6/7
278C"-D' 145, 5/6
278Di cfr 145, 6/7
279A*-" MnS/.) cfr 145, 23/24
279A,4-' 145, 8/9
279B7"* cfr 145, 10/11
279В'0 cfr 145, 14
INDEX FONTIVM 187
279c'0-' cfr 145, 16/18
279CM-D7 cfr 145, 29/31
279C,'-D' cfr 145, 21/22
28оА"-" (Arist.) cfr 145, 18/20
280B4"* cfr 145, 18/20
280В*-i cfr 145, 36/39
28oB"-C' cfr 145, 33/34
280C" cfr 145, 18/20
280C'*"4 cfr 145, 42/44
28oC"-D! cfr 145, 32/33
281B*"7 (Arto.) cfr 146, 14/15
281B'" cfr 146, 1/4
281C 146, 4
28iC34 146, 6/7
28iC4"' 146, 4
281c'0"' cfr 146, 5/6
28iC""5 146, 10/12
2SiC"-D' cfr 146, 12
28iD'-' 146, 12/13
282A'"' cfr 146, 14/15
282A7"i cfr 146, 21/22
282C'0"" 14<, i6/17
282C,.M 146, 17/18
282D,'-283Ai cfr 146, 19/21
283В'0"" cfr 146, 23
283B""» 146, 24
283B"" 146, 25
283B" cfr 146, 26
283ВM "' i46, 24/25
283C"* cfr 146, 25/26
283c*"7 146, 26
283C*4' cfr 146, 27/30
283DM«/.) cfr 147, I
2SiDHArto.) 147, 1
283D" (Arto.) 147, 2/3
284A'* cfr 147, 12/13
284B"" Mrts/.) 147, 3/5
284C4"' cfr 147, 14/15
284C'"' 147, 16/18
285A* (Arto.) 147, 5
285A" (ЛлШ cfr 147, 6
285В"" (Ллй.) cfr 147, 6/7
285C* Mrts/.) cfr 147, i
285с*"7 cfr 147, 6/7
285с7* 147, 7
285Di"* (Arto.) H7, 8/io
286C,4(rt/.) 148, i
286D' (Arto.) cfr 148, 2/3
286D"-A' (/!/*/.) 147, 10/11
287A7"* 148, 5/6
287A""" cfr 148, 3
48, 3/4
287A" cfr 148, 7
i88 INDEX FONTIVM
287В" cfn48, 7
287B7 cfr 148, 9/10
287B,,-C cfri48, 10/11
287c"* cfr 148, 9/10
287D*'7 (Artst.) 14«, 4/5
288A" (Artst.) cfr 148, 7/8
288A" cfr 148, 7
288A"" 148, 7/8
288A"-B< cfr 148, 8
289В<' cfr 148, 2
289B" (Artst.) cfr 149, 1
289ВM" (Artst.) cfr 149, 6
289O (Artst.) cfr 149, 6
289C4'' cfr 49. 7/9
289C4 7 149, 16
289C" 149, 9/10
289C7"' 149, 18/19
289D- 49, 2/3
289ГИ • 149, 3/4
289D7,0 149, 4/5
289D'0 cfr 149, 6
290A"" (ArtSt.) cfr 149, 20/21
290c4 cfr 149, 20
290C"' cfr 149, 22/24
290C"" 149, 24/25
291C7"* (Artst.) cfr 149, 26/27
29iC*"0 (Artst.) 149, 29/31
291C'0 (Artst.) 149, 32
291C" " (Artst.) cfr 149, 34
29iD* ' cfr 149, 28
292A' 149, 32
292A'"4 (Artst.) cfr 149, 34
292A4'' cfr 149, 34/37
292B"-C' cfr 149, 38/39
292C"7 cfr 149, 41/42
292D4* cfr 149, 39/41
293A'(«/.) cfri5o, 1
293A'0 (Artst.) cfr 150, 1
293В"-C' cfr i5o, 12
294A4"' cfr 150, 6
294B7"" cfr 150, 14
294B"" 150, 15
294B'*-C' cfr iso, 16/17

In Artstotells De interpretatione Commentum, Editio prima


(PL 64; ed. С Meiser, Leipzig, 1879)

I, 7, 320B' (p. 85,24) cfr 88, 8


32iA" (p. 86,15) cfr 88, 8
INDEX FONTIVM .89
In Aristotelis De interpretatione Commentum, Fditio secunda
(PL 64; ed. С Meiser, Leipzig, 1880)

II, 7, 471A'0 (p. 152,8) cfr 88, 8

In Topica Ciceronis Commentariomm libri quattuorÇPL 64)

II, 1096В'* cfr 34, 63/66


1096C"" cfr 34, 63/66
I098D™ cfr 34. 63/66
I098D'" 34, 2/5
ic^A4"' cfr 34, 12
I099A!"'1 34, "/'3
1099A7 cfr 34, 40
io99A"^ 34, 40/41
1099Bi4 34, 7
1099В7'0 34. 7A0
I099B'0-C' 34, 21/26
1099C' 34, 15/19
1099D'-'0 cfr 34, 34
1099C"-" 34. 28/32
I099DV0 34, 62/63
1099D7* 34, 37/38
1099D" 34, 34/35
1099D"" 34, 49/50
1100A' cfr 34, 43
IIOoA" 34. 43/44
1100A"" 34, 56/60
nooB' cfr 34. 46
nooB" 34. 46/47
nooB" cfr 34, J2
1100B'"* 34, 52/55

Introductlo ad syllogismes categoricos (PL 64)

774D" cfr 88, 8

De syllogismis categoricls (PL 64)

I, 799D7 cfr 88, 8


800B' cfr 88, 8

De trinitate ( Opuscula sacra, I)


(PL 64; ed. H.F. Stewart - E.K. Rand - S. J. Tester, London - Cambridge, Mass., 1973)
3, 1251c"M (p. 14,25) cfr 88, 23

Cassiodorvs Senator
Institutkmes (PL 70; ed. R.A.B. Mynors, Oxford, 1937)

II, 14, 1173D4" (p. 120,2-4) cfr 3, 38/40


H73D"" (p. 120,13-19) cfr 34, 2/5
H73D'4-1174A' (p. 120,19-121,5) cfr 34, 7/10
H74A,0-B' (p. 121,8-14) cfr 34, 21/26
I90 INDEX FONTIVM
1174B"* (p. 121,14-23) cfr 34. 109
H74B"-C4 (p. 121, 23-122,2) cfr J4, 12/13
1174C"0 (p. 122,2-7) cfr 34. 28Л2
II74C"-D' (p. 122,7-13) cfr 34,62/63
H74Di"' (p. 122,13-22) cfr 34, 37/38
II75A"" (p. 123,6-8) cfr 34, 34/35
1175В'"' (p. 123,12-19) cfr 34, 40/41
„75B,o-„ (p |23 20.23) cfr H 49/50
H75B'4-C' (p. 123,23-124,2) cfr 34. 43/44
II75C*" (p. 124,5-10) cfr 34, 57/60
H75CU-D1 (p. 124,10-14) cfr 34, 46/47
1175D4 7 (p. 124,15-17) cfr J4. 52/55

Cicero
Topica

2.6 27, i8/19


cfr 27, 20
27, 21/24
24,9i cfr 42, 1/8

GERDKIflVS AVRELIACENsIS
De rationali et ratione H« (PL 139; ed. A. Olliers, Clermont-Ferrand, 1867)

I, I59D< * (p. 299) cfr 79, 1


i59D"-16oA4 (p. 299) cfr 79, 13/14
i59D7-16oA* (p. 299) cfr 16, 1/4
160A""' (p. 299) cfr 81, 8/9
3, i6oD4-16iA* (p. 300) cfr 81, 2/7
16iA*" (p. 300) cfr 81, 9/18
14, i66C'~" (p. 307) cfr 79,23
15, i67B*-D' (p. 308-309) cfr 79, 17/20
16, i67D*-168A'0 (p. 309) cfr 80, 1/9
168A" (p. 309) cfr 79, 8/11
168A"-" (p. 309) cfr 80, 10/14

ISIDORVS HiSPAIJiNSIS
Etymologiae sitie Origines (PL 82)

II, 25, 1, 142D443A« cfr 1, 10


i42D*-143A' cfr 1, 26
26, 3, 144A""4 cfr 5, 7
13, 145В* * crf 97, 8/10
27, 1, 1450 cfr 1, 17
3, 145c "-D* cfr 1, 17
I45C'< cfr 85, 10
29, 1, 148D'"4 cfr 3, 38/40
2, i48D*-149A« cfr 34, 2/5
3, 149A'"4 cfr 34, 7/10
4, 149A"-B7 cfr 34, 21/26
5, нэВ*-C* cfr 34, 15/19
6, 149C" cfr 34, 12/13
7, I49C"-D* cfr 34. 28/32
INDEX FONTIVM 191
8, 149D450A7 cfr 34, 62/63
9, I50A""'4 cfr 34, 37/38
10, i5oA"-B4 cfr 34, 34/35
ii, 150В4"' cfr 34, 40/41
12, 150В'0"'4 cfr 34, 49/50
13, i5oB"-C* cfr 34. 43/44
14, 150C7"'4 cfr 34, 57/60
15, 150C-D* cfr 34, 46/47
16, i5oD'-15iA* cfr 34, 52/55

Israel Scotvs
Glossae in Porpbyrium (B.G.P.M.A., 24/O

P. 32,20-27 CFR 8,54/63

Macrobivs
Commentarius in Somnium SctpUmis (ed. J. Willis, Leipzig, 1953)

I, 5, 5-6, p. 15,18-27 8, 54/63

MaRIVS VlCTORINVS
De definitionibus liber (PL 64; ed. T. StangI, München, 1888)

895C"-D'4 (p. 7,14-26) cfr 34, 2/5


898A"-B7 (p. 11,4-2) cfr 35, 7/9
902A"-B" (p. 17,9-19) cfr 34, 7/10
902C"-903В4 (p. 18,13-19,18) cfr 34, 21/26
903В'-C" (p. 19,19-20,14) cfr 34, 15/19
903D7-904A7 (p. 20,22-21,11) cfr 34, 12/13
904A7-B* (p. 21,12-22,2) cfr 34, 28/32
904B"-C" (p. 22,7-15) cfr 34, 62/63
904D7-905B7 (p. 23,9-24,10) cfr 34, 37/38
9o6A,0-B" (p. 25,16-26,6) cfr 34. 34/35
9o6B"-C' (p. 26,7-11) cfr 34, 40/41
906C*"' (p. 26,12-14) cfr 34, 49/50
9о6C^" (p. 26,15-27,1) cfr 34, 43/44
907B* " (p. 28,1-8) cfr 34, 57/60
907B"-C' (p. 28,9-12) cfr 34, 46/47
907C'"' (p. 28,13-29,2) cfr 34, 52/55
907C"-D' (p. 29,9-11) cfr 34, 63/66

Martlanvs Capella
De nuptiis Mercurii et Pbilologiae
(ed. A. Dick - J. Préaux, Stuttgart, 1969)

IV, 356, p. 164,10 cfr 5, 7


357, p. 164,12 cfr 88, 23

Mvretach
In Donati Artem maiorem (CCCM 40)

II, p. 47,38-39 3, 35/37


192 INDEX FONTIVM
PORPHYRJVS NEOPIATONICVS
Isagoge uel Introductio in Artstotelis Categorias (СA.G. I, i; A.L. I, 6)

1,3-6 (p. 5,1-6) cfr I, 12/14


1,3-4 (P- 5,3) cfr 3, 2
1.4 (P- 5.4) Я. i3
',8-9 (P- 5,9) 3i, 2/3
38, 2/3
1,11 (p. 5,12-13) cfr 8, 8
1,18-23 (p. 6,2-7) 40,4/9
1,23-24 (p. 6,8-13) 41, 2/6
2,4-5 (p. 6,13-14) 41, 11/12
2,7-io (p. 6,17-19) 4i, 40/43
2,10-13 (p. 6,21-25) 43, 2/5
2,15-16 (p. 6,26-7,2) 44, 15/17
2,15-16 (p. 7,1-2) 15, 2/3
2,17 (p. 7,2-3) cfr 4«. 1/2
2,18-20 (p. 7,4-6) cfr 4<, 4/6
4,2-3 (p. 8,19-21) 51, 5/7
4,7-9 (P- 9,2-3) 52. 3/4
4,11-12 (p. 9,6-7) 15, 5/6
cfr 54, 5/S
4,17 (p- 9.Ч-14) cfr 53, 3
6,6-7 (p. 11,22-12,2) 55, 26/27
6.22 (p. I2,20) cfr 5«, 1/2
6.23 (p. 12,20-2l) cfr 5«, 3
7,4-в (p. 13,5-7) cfr 13, 1/5
8,8-17 (p. 14,15-15,2) cfr 12, 2/6
cfr 58, 6/12
8,17-19 (p. 15,3-5) 58, 18/19
8,17-19 (p. 15,4-6) 12, 8/9
9,7-8 (p. 15,17-19) cfr 5», 1/2
9,7-10 (p. 15,17-21) cfr 12, 10/11
9,8-9 (p. 15,19-20) 59, î/4
9,9-10 (p. 15,20-21) 59, 5/6
9,10-14 (p. 15,21-16,1) cfr 12, 13/16
9,16-17 (p. 16,4-5) 59, 12/14
9,17-18 (p. 16,5-6) cfr 59, 16/18
9,22-23 (p. 16,11-12) cfr 59, 19
11,7-8 (p. 18,3-5) 15, 8/9
11,12-17 (P- 18,9-15) cfr 2l, 10/13
12,8-19 (P- 20,2-3) cfr 23, 8/9
12,13-18 (p. 19,19-20,2) 69, 2/7
12,15 (P- '9,i8) cfr 23, 1/2
12,15-18 (p. 19,19-20,2) 23, 2/8
12,24-26 (p. 20,7-9) 70, 1/4
12,24-13,1 (p. 20,7-10) 24, i/«
13,1-3 (p. 20,10-12) cfr 70, 10/12
13,10 (p. 21,2-3) 76, l/2
13,23 (p. 21,19-20) 78, 1/2
cfr 72, 1/2
14,3-5 (P- 22,3-6) cfr 74, 3/5
14,10-11 (p. 22,12-14) cfr 72, 3/4
INDEX FONTIVM 193
14,14 (p. 22,17-18) cfir 82, 1/2
15,13 (p. 23,23) cfr 72, 5/6
cfr 72, 23/25
15,20-21 (p. 24,6-7) cfr 72, 12/13
16,2 (p. 24,13) cfr 72, 7/8
16,3-4 (p. 24,14-15) cfr 72, 9/11
17,7-8 (p. 25,18-19) cfr 72, 14/17
17,8-9 (P- 25,19-20) cfr 74, 3/5
18,23-24 (p. 28,4) cfr 72, 18/19
19,1-3 (p. 28,5-9) cfr 72, 20/22
19,2-3 (p. 28,7-9) cfr 22, 9/11
19,5-6 (p. 28,11-12) cfr 72, 9/11
19,7 (p. 28,13-14) cfr 72, 23/25
19,7 (p. 28,14) cfr 72, 30
19.7-9 (p- 28,14-17) cfr 72, 30/32
19,14-15 (p. 29,1-2) cfr 72, 36/37
20,1-3 (p. 29,10-13) cfr 72, 33/35
20,12 (p. 29,22) cfr 72, 36/37
20,14-15 (p. 29,24-25) cfr 72, 9/11
20,20-21 (p. 30,6-7) cfr 72, 38/41

Sedvuvs Scottvs
In DonatiArtem malorem (CCCM 40B)

II, p. 58,22-24 3, 35/37


p. 68,37-39 3, 35/37
CONSPECTVS MATERIAE

INTRODUZIONE VII-CXVI
I. Gli Excerpta isagogarum et categoriarum e
la logica alto-medievale VII-XVI
II. I manoscritti XVI-XXXIX
III. Le scritture XL-LVII
IV. Le fonti LVII-LXXXVII
V. Época, ambiente di origine e diffusione
degli Excerpta: ideali e modelli di rinascita
tra restaurazione ottoniana e Francia
capetingia LXXXVII-CVI
VI. La presente edizione CVI-CXVI

ELENCO DELLE TAVOLE FUORI TESTO CXVII-CXVIII

EXCERPTA ISAGOGARVM ET CATEGORIARVM 1-135

APPENDICES 136-158

INDEX FONTIVM 159-193

Imprimé en Belgique
Printed in Belgium
D/1995/0095/29

ISBN 2-503-04201-5 relié


ISBN 2-503-04202-3 broché
ISBN 2-503-03000-9 série
UNIVERSITY OF MICHiGAN

3 9015 03783 2204

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