D'onofrio - Excerpta
D'onofrio - Excerpta
D'onofrio - Excerpta
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CORPVS CHRISTIANORVM
Continuatio Mediaeualis
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LOGICA ANTIQVIORIS
MEDIAE AETATIS
I
EXCERPTA CATEGORIARVM
ET
ISAGOGARVM
TVRNHOLTI
TYPOGRAPHI BREPOLS EDITORES PONTIFICII
MCMXCV
EXCERPTA ISAGOGARVM
ET
CATEGORIARVM
IVLIVS
d'ONOFRIO
TVRNHOLTI
TYPOGRAPHI BREPOLS EDITORES PONTinCII
MCMXCV
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svmptibvs svppeditante
Svpremo Belgarvm Magistratv
pvblicae institvtioni
atqve Optimis Artibvs Praeposito
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A mia madre
INTRODUZIONE
(') L'inventario Teoli si trova nella sala Barberini della Biblioteca Vaticana con il
numero di collocazione 385. La descrizione completa del Reg. lat. 1281, al f. 170', è
la seguente: "De Praedicabilibus, et Praedicamentis Quaestiones: 'Quot in omni...'
(iv). De Philosophia, et Grammatica ехcефга: 'Philosophia...' (17). De Calculi Ra-
tione, et de Mensuris, ac Ponderibus Liber, sub nomine Abbonis Abbatis Floriacen-
sis: 'Unitas...' (2ov). Abbonis Abbatis Floriacensis Commentarii in Canonem Pascha-
lem Victorii; ea enim tantum superest ex huiusmodi Commentario: 'Calculum...'
(29*). De Numero, Pondere, et Mensura Liber: 'Amor sapientiae...' (29*). Cod(ex)
ex Mem(brana) fol(io) C(hartae) Scriptae) 44". Sull'inventario Teoli cfrj. Bignami-
Odier, Lefond de la Reine à la Bibliotbèque Vaticane, in Collectanea Vaticana in
bonorem Anselmi Ai. Card. Albareda a Bibliotbeca Apostolica edita, I, Città del Va
ticano, 1952 (Studie test!, 219), [p. 159-189], p. 186-187.
VIII INTRODUZIONE
spondente forgiata da Boezio nelle sue traduzioni e vulgata nei
testi logici del più maturo Medioevo universitario: praedicabilia
per indicare i contenuti dell'opuscolo porfiriano e praedicamenta
per le 'categorie' aristoteliche. Per quanto poi riguarda la parola
Quaestiones, è evidente che Teoli l'ha dedotta dalla natura dialo
gica dell'opuscolo, articolato in una serie di domande e risposte
introdotte rispettivamente dalle sigle "Q." e "S.".
In verità la correttezza terminologica del titolo proposto dal
manoscritto, Excerpta isagogarum et categoriarum, trova un'ulte-
riore conferma r\e\Yexplicit, ancora in capitale, al f. iyT: "finiunt
super ysagogas et categoriias expositiones". E, lungi dall'essere
anomalo o scorretto, l'uso di questo particolare linguaggio logico
costituisce già da solo una motivazione sufficiente per collocare la
composizione degli Excerpta nei secoli dell'alto Medioevo,
quando la logica si chiamava ancora dialectica e l'educazione fi
losofica degli studiosi era limitata alle sintetiche esposizioni degli
insegnamenti delle arti liberali reperibili nelle fonti manualistiche
tardo-antiche: fonti sommarie e superficiali, ma sufficienti per for-
nire le informazioni di base richieste da una tecnica di scuola la
cui principale aspirazione, oltre la completezza, era la facile ap-
plicabilità pratica delle regole ivi apprese in via teorica. E' proprio
in questi secoli, infatti, che si puô constatare nelle opere degli
scrittori che si occupano di logica una diffusa utilizzazione della
trascrizione facilitata in forma di sostantivo femminile plurale del
titolo greco non soltanto dcWIsagoge di Porfirio, ma anche del Peri
bermeneias di Aristotele. Ed a partire dalle Etymologiae di Isidoro
di Siviglia, proprio come i praedicamenta boeziani vengono più
semplicemente e diffusamente chiamati, con la traslitterazione del
nome greco, categoriae, cosi il nome isagogae (o ysagogaé),
designa correntemente quelle che più tardi verranno vulgate
come "quinque voces", ossia i praedicabilia boeziani (genere,
specie, differenza, proprio, accidente); e periermeneiae (con
le possibili varianti grafiche peribermeneiae, peribermeniai,
perierminiai, ecc.) è il nome complessivo degli argomenti dei
primi capitoli dell' opuscolo aristotelico che Boezio aveva tradotto
e commentato con il titolo latino De interpretation (nome, verbo,
discorso e sue specie) 0). Tali forme, riprese e consacrate da
(*) Cfr IsidoRo di Simc.ua, Etymologiae siue Origines, II, 25, 1 - PL 82, i42D-143A;
ed. W. M. Lindsay, Oxford, 1911 (senza numeraz. delle pagine): "De isagogis Por-
phyrii. Post Philosophise definitiones..., nunc isagogas Porphyrii expediamus. Isa-
goga quippe Graece, Latine introductio dicitur, eorum scilicet qui Philosophiam in-
cipiunt: continens in se demoastrationem primarum rationum de qualibet re quid
sit suaque certa аc substantiali definitione declaretur"; per "perihermeniae", cfr
INTRODUZIONE EX
Alcuino (0, sono poi attestate nelle opere degli scrittori carolingi
e tardo-carolingi più impegnati nello studio e nella pratica della
dialettica (4); ma talvolta ritornano anche presso autori meno di-
ibid., 27, 1-3, 145CD. I due neo-sostantivi sono invece ancora assenti in Cassiodoro,
lnstitutiones saecularium iitterarum, 3, 8 - PL 70, 1169В, ed. R.A.B. Mynors, Oxford,
1937, p. m, fonte privilegiata di Isidoro per la dialettica. Sul titolo latino del Peri
bermeneias, cfr Boezio, Commentartus in librum Aristotelis Peri bermeneias, Edi-
tio prima, I, prol. - PL 64, 294D; ed. С Meiser, Leipzig, 1877, p. 32,8-12; e Editio se
cunda, I, prol. - PL 64, 395A; ed. С Meiser, Leipzig, 1880, p. 6,25-7,5; e cfr J. Isaac,
Le "Peri Hermemeias" en Occident de Boéce à Saint Tbomas, Paris, 1953 (Bi
bliotbèque Tbomiste, 29), p. 6.
(') Cfr Alojino, De dialectica, 1 ("De philosophia et partibus eius") - PL 101,
953AB: "Clarolus]. Quot sunt species dialecticae? - Ajlbinus]. Quinque principales:
isagogae, categoriae, syllogismorum formulae (et) diffinitiones, topica, perierme-
neiae"; ibid., 2 ("De isagogis"), 953B: "C. Quae sunt isagogae? - A. Isagoga quippe
Latine introductio dicitur. - С Quid significat introductio? - A. Introductio es1, quae
sensum nostrum per varias divisiones rerum communium ad proprietatem cujusli-
bet rei introducit". Per "perihermeniae" cfr ibid., 15, 972C-973A. Ancora di Alcuino
cfr De rbetorica et virtutibus, schem. - PL 101, 947; e, in dipendenza evidente dal
suo insegnamento, Libri Carolini (Capitulare de imaginibus), 2, 30 - PL 98, 1105BC;
ed. H. Bastgen, MGH leges. 3, conc. 2, suppi, Hannover - Leipzig, 1924, p. 97: "Illic
quoque (cioè nella sacra Scrittura) inveniet ysagogas, quae ad inquirendas res
leciorem utiliter introducunt; categorias...; definitiones vel modos syllogismorum...;
topica...; perihermenias..., quae omnia proprie artis sunt dialecticae".
(4) Cfr Giovanni Scoto Erjugena, Annotationes in Marcianum, 157,5 - ed- СE.
Lutz, Cambridge (Mass.), 1939. p. 93,2-9: "Isagogae, introductiones. Et est prima pars
artis dialecticae, et sunt quinque numero: genus, species vel forma, differentia,
proprium, accidens. Isagogae autem dicuntur introductiones, quia sine illis diflini-
tio non potest esse et per notitiam earum pervenitur ad decem cathegorias, id est
praedicamenta. In periermeniis, hoc est interpretationibus, quaeritur quid nomen,
quid verbum, et quo modo iunguntur sibi invicem, quid affirmatio, quid negatio, et
quid species" (è significativo il fatto che l'editrice Lutz, imbarazzata come forse lo è
stato l'abate Teoli dall'apparente anomalia del termine, si sia ritenuta autorizzata a
correggere nel testo la parola periermeniis con il titolo greco dell'opuscolo aristo
telico: cfr ibid., I. 7 e app. crit. corrispondente). Da notare che del commento eriu-
geniano al quarto libro (De dialectica) del De nuptiis di Marziano Capella desto
nel quale non si incontrano le espressioni in questione) si possiedono due diverse
redazioni: questa glossa, che si propone come una preliminare sistemazione del-
l'insegnamento dialettico, si trova in questa forma soltanto nella seconda versione.
Nella prima, invece (ibid., p. 84,1-3), il termine "isagoge" è usato al singolare: "Isa
goge, introductio. ...Isagoge autem introductio dicitur, quia nisi notitiam earum quis
habuerit, ad decem genera rerum non potest ascendere" (ho parzialmente preci-
sato punteggiatura e ortografía dell'edizione). Collegabile all'insegnamento di Gio
vanni Scoto è anche il seguente testo, probabilmente la glossa iniziale del com
mento al De dialectica pseudo-agostiniano di Remigio di Alxerre, che cito dal ms.
Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 12949, al verso di un foglio ¡nserito tra i ff. 22 e 23:
"'Dialectica est bene disputandi scientia' et caet. Item, dialectica est communium
animi coneeptionum rationabilium diligens investigatrixque disciplina (su questa
formula cfr Giovanni Scoto, Peripbyseon, I, 27 - PL 122, 475A; ed. I. P. Sheldon-
X INTRODUZIONE
rettamente coinvolti in ricerche di nашга filosofica ('). E si sono
poi soprattutto diffuse in rubriche o in glosse, come testimonianza
di una consuetudine di scuola, in un grandissimo numero di co-
dici di argomento logico (*), la cui redazione è anteriore alla ге-
staurazione della corrispondente terminologia logica boeziana,
compiuta poi, più o meno definitivamente, intorno al volgere del
dodicesimo secolo (7).
Williams, Dublin, 1968, p. 112,3-4), cuius officium est discernere vera a falsis. Partes
vero sunt eius quinque: isagogae, id est inlroductiones; cathegoriae, praedica-
menta; periermeneias, de interpretatione; topica, loci dialectici; sillogismus, ver-
bum e venbo...".
(') Cosi in PaOUNO d'AQUIIEIa, Concilium Forojuliense... ¡n causa sacrosanctae
Trinitatis et Incarnationis Verbi divinl congregatum, 7 - PL 99, 2Í5D, con "isago
gicas conclusiones" sono indicate in senso lato le argomentazioni dialettiche. Ed è
da notare l'uso di isagoge, -es, come sostantivo singolare alla greca, nel senso di
'introduzione' о 'prefazione', nell'Epistula praefatoria di Angeiomo di Llxeuil al
Commentarius in Geneslm- PL 115, 110C, ed. E. Dümm]er, MGH eplst. 5, Kar. aev. 3,
p. 622,7; e poi ancora nelle sue Enarraiiones in libros Regum, I, 1 - PL 115, 248C, e
In Cantica Canticorum, 1 - PL 115, 577A. Introductlo è d'altronde il significara di
isagoge anche secondo il Liber glossarum, detra Glossarium Anstleubt, vero e pro
prio dizionario carolingio di latino: cfr ed. W. M. Lindsay, Paris, 1926 (Glosaria la
tina iussu Academias Britannlcae edita, 1). p. 603*. E gli esempi potrebbero es-
sere moltiplicati.
O A titolo di esempio, nel codice della Biblioteca Vaticana, Reg. lat. 1332 del
decimo secolo, che contiene il secondo commento boeziano M'Isagoge (è il ms. R
dell'edizione Brandt, v. infra, nota 75), l'incipit al f. i' recita: "Commentum Boecii
in isagogas"; e (explicit al f. 45': "quinquae fit optatus hic finis isagogarum"; e an
che ГоPегепа stessa di Porfirio, ¡vi trascritta ai margini del commento, è accompa-
gnata da intitolazioni dello stesso tipo; cfr al f. iv: "incipit liber artis dialecticae in-
troductiones qu(ae) et isagog(ae) Porphyrii"; e al f. 40v: "explicit liber isagogarum
Porphyrii" (su questo codice cfr anche infra, p. XLVIIl-LIII). Esempi simili sono re-
peribili in altri manoscritti boeziani dell'XI sec. E per quanto riguarda il De inter
pretatione, si puô ricordare l'intilolazione della versione boeziana del trattato ari
stotelico nel ms. Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 87, dell'XI sec., secondo l'editore
Meiser (£di//o prima, p. 1, app. cr.): "Incipit liber /xríermí-HeiíjrumAristotelis'. An
che i cataloghi di manoscritti altomedievali attestant) tale terminologia: cfr in G.
Becker, Catalogt Btbliotbecarum Antiqut, Bonn, 1885, in particolare le seguenti in
titolazioni di manoscritti di Porfirio, Aristotele e/o Boezio: n. 32,394 (p. 69); n. 41,1
(p. 126); n. 43,9 (p. 130); n. 44,66-71 (p. 131); n. 68,236-238 (p. 153); n. 76,45 (p. 179) e
139 (p. 181); n. 114,26-29 (p. 232); n. 121,15-17 (p. 247); eco
(7) Cfr ancora in Abelardo, Historia calamitatum, 2 - PL 178, 119B; ed. J. Mon-
frin, Paris, 1962 (19784), p. 65,93-94: "...Porphyrius quoque in -ysagogis suis..."; biso-
gna perô segnalare che Abelardo nelle opere logiche preferisce indicare i predica-
bili boeziani come "quinque nomina" (о più semplicemente "quinque (haec]"): cfr
Lоgica Ingredientibus"- ed. В. Geyer. Münster, 1919 (Beitrüge zur Gescbicbte der
Pbilosopbie des Mittelalters, Texte und Untersucb., 21), p. 2,21-38; Lоgica "Nostro-
rum" - ibid., Münster, 1933, p. 509,9-23 (questa discordanza terminologica non è
stata notata da chi è intervenuto sulla questione, ancora discussa, dell'autenticità
INTRODUZIONE XI
L'uso del termine isagogae preferito alla terminologia boeziana
nel titolo e nei primi capitoli degli Excerpta del manoscritto
reginense (*), è perô tanto più significativo in quanto, già ad una
prima lettura, le domande e risposte di cui è intessuto il testo di
questo opuscolo mostrano di essere effettiva mente il risultato
complessivo di un'opera di excerptio, ossia di antologizzazione e
sintesi, proprio dai commenti che lo stesso Boezio ha dedicato ri-
spettivamente in due versioni all'operetta di Porfirio e in una alle
Categoriae di Aristotele. E' infatti sorprendente constatare in un
testo di logica altomedievale l'accostamento del linguaggio arcaiz-
zante, dominante nei secoli nono e decimo, all'utilizzazione pro
prio di quei testi boeziani la cui assenza aveva permesso o comun-
que accompagnato la diffusione di tale terminologia in un conte
sto didattico elementarizzato, e la cui rinnovata utilizzazione sco-
lastica, fra undicesimo e dodicesimo secolo, ne determinerà poi
definitivamente l'abbandono.
Il titolo Excerpta isagogarum et categoriarum rende perciô
conto adeguatamente della natura del testo: un dialogo scolastico
sugli insegnamenti elementari della prima parte della logica vetus
- quelli relativi alla logica del termine, ossia alla dottrina della de-
terminazione del significato dei singoli elementi del discorso - co-
struito con excerpta (estratti letterali alternati a brevi riassunti e
parafrasi) dalle opere boeziane dedicate a questo argomento; con
un intento dunque non soltanto di semplificazione e chiarifica-
zione rispetto alla corposità delle opere di Boezio, ma anche, e
(') Edite sotto il criptico nome 'Icpa' da C. Baeumker e B.S.F. von Waltershau
sen in Frübmittelaltertlicbe Glossen des Angeblicben lcpa zur Isagoge des Por
pbyritis, Münster, 1924 (Beiträge, 24,1), le glosse contenute nel ms. Paris, Bi
bliothèque Nationale, lat. 12040, ai ff. ч6r-52\ sono state giustamente restituée alla
paternità di Israele Scoto da C. Jeldv, Israel le Grammairien et la tradition manu-
scripte du commentaire de Remi d'Aitxerre, in Studi Medievalt, 3* Ser., 18. 2, 1977, [p.
185-248], p. 204-205; e quindi da É. Jeauneau, Pour le dossier d'Isrûel Scot, in Arcbi
ves d'Histoire doctrinale et littéraire du Moyen Age, 52, 1985. [p. 7-72], p. 15-16. Dal
punto di vista formale queste glosse, redatte tra la fine del LX e l'inizio del X sec. in
ambiente ¡nfluenzato dall'insegnamento di Giovanni Scoto Eriugena, costituiscono
una significativa anticipazione del metodo applicato negli Excerpta, in quanto si
propongono come un rapido commento deWIsagoge porfiriana sostanzialmente
costituito da brevi ritagli dei corrispondenti passaggi boeziani, senza perô aveme
gli stessi intenti di sistematicità e completezza.
(io) RiaiERO di Saint-Remi, Historiae, III, 46-47 - PL i38, 102C-10У1; MGH scr. 3, p.
617; ed. G. Waitz, MGH Ser. rerum germ, in usum scbol., Hannover, 1877. p. 101.
INTRODUZIONE XIII
E' interessante il fatto che anche Richero, come l'anonimo au-
tore degli Excerpta, continui ad adoperare in parte la terminolo
gia che potremmo definire pre-boeziana, parlando ancora di "Por-
phirii ysagogae id est introductiones" nel momento stesso in cui
segnala invece in Gerberto un'utilizzazione programmatica, deci-
samente avanzata rispetto ai suoi tempi, non soltanto dei primi
commenti di Boezio sulla logica vetus, ma anche di altre sue opere
logiche poco frequentate in età carolingia, come il commento ai
Topica di Cicerone e le monografie sui topici e sui sillogismi.
Ma ancora più interessante è allora constatare la presenza al-
l'interno degli Excerpta di alcuni passaggi, tra loro lontani nel
corso della successione di domande e risposte, il cui contenuto
dottrinale è sensibilmente vicino alle problematiche dibattute pro
prio nell'unico opuscolo di logica scritto da Gerberto, intitolato De
rationali et ratione uti ("). In queste pagine infatti l'anonimo, su
bito dopo aver sottoposto alla sua antologizzazione proprio le
stesse pagine deWlsagoge e del commento di Boezio che hanno
occasionato l'interesse problematico da cui è nato questo breve
trattato gerbertiano, si interroga sulla relazione di predicabilità che
puô unire ad una differentia logica, ossia "rationale", peculiare
della specie "animal rationale", un'altra differentia, "ratione uti".
Nel manoscritto reginense questi passaggi sono poi trascritti una
seconda volta, con alcune differenze formali, alla fine del testo e
in forma isolata da esso, riuniti in una specie di esposizione con
tinua, senza intitolazioni particolari ("). Non si tratta di citazioni
letterali, né di parafrasi dirette dal testo del De rationali et ratione
uti, ma il contenuto dottrinale ed il linguaggio consentono dei pa-
rallelismi estremamente significativi, in base ai quali sara possibile,
determinando la dipendenza dell'anonimo da Gerberto, descri-
vere nelle sue linee generali un interessante episodio della tradi-
zione scolastica di questo opuscolo, che deve forse essere consi
derara il primo scritto originale non manualistico di logica di età
medievale, dai tempi di Boezio C3).
Ma l'utilizzazione del De rationali et ratione uti nel corso degli
Excerpta, oltre ad avere offerto un'indicazione precisa per la loro
collocazione in un determinara contesto storico-culturale, si è ri-
velata anche utile come strumento di indagine per individuare al
(M) L. M. De Rijk, On tbe curriculum of tbe Arts of tbe Tritium at St. Gallfrom с
S¡o<. 1000, in Vivarium, 1, 1963, (p. 35-86l, p. 57-64. De Rijk propone un incipit erro
neo del testo, poiché, senza rilevare che il copista ha lasciato lo spazio vuoto per
una iniziale, legge "nam multiplex animae vis..." anziche "(Q)uam multiplex..." (cfr
nella presente edizione 25, 1). Nel corso della sua descrizione analitica del testo,
De Rijk ne propone anche altre frammentarie citazioni, in trascrizioni perô non
sempre ineccepibili. Sul manoscritto Viennese cfr infra, p. XXXVII-XXXDC.
(") La versio brevis degli Excerpta è edita nel presente volume in Appendices,
П.
INTRODUZIONE XV
che di Gerberto: quaestio est quomodo ralione uti... C*). Una ve
rifica diretta consente di constatare non soltanto che questo fram-
mento (che si estende in verità soltanto sul f. 88") è di natura
simile a quelli inseriti negli Excerpta, pur se non coincide testual-
mente con nessuno di essi O7); ma anche che ad esso segue un
secondo frammento, sempre anonimo e di natura logica, non se-
gnalato da Leonardi (che lo ha evidentemente ritenuto tutt'uno
con il precedente), in cui è facilmente riconoscibile proprio la se-
zione iniziale degli Excerpta. Introdotto dall'intitolazione lrtci-
piunt quaestiones de minori commento isagogarum, questo testo
(ff. 88v-890 costituisce dunque un secondo testimone della primis-
sima parte dell'opera (nella versione del reginense), corrispon-
dente ai soli primi tre capitoli della presente edizione, alla fine dei
quali il frammento si interrompe con senso compiuto ma senza
alcuna indicazione conclusiva C8): una prova in più, dunque, del
fatto che gli Excerpta devono aver goduto nel loro secolo di una
certa diífusione in ambito scolastico.
Ancora una terza indicazione (e non si puô escludere che non
sia l'ultima) proviene poi dal catalogo dei manoscritti di Orléans
redatto da Charles Cuissard, che al n. 267 (vecchia numer. 233), se-
gnalando al f. iv (» f. 3) un testo il cui incipitè Sub rationali enim
differentia duae considerantur differentiae, rivela, ancora in un
codice boeziano dellXI secolo, l'esistenza di un ulteriore fram
mento, sempre relativo ai temi di Gerberto, non corrispondente
ad alcuno dei precedenti, ma che mostra alcuni parallelismi con
un luogo boeziano già inserito dall'anonimo autore degli Excerpta
proprio nel capitolo che precede i suoi passaggi sui rapporti tra
rationale e ratione uti ('').
П. I manoscritti
Descrizione
Contenuto:
1. f. 1ra"1* (- ff. 1-2) Abbone di Fleury, Epistula ad Geraldum et Vi
talem sull'era dionisiana ("). (Intit.) "Epistula Abbonis (a.c. Ab-
(*0) Propone una datazione di questa parte al XII sec. P. Cousin, AbЬоп deFleu-
ту-sur-loire. Un savant, un pasteur, un mart)* à Iafin du Xe siècle, Paris, 1954, p.
24-25 e 27-28. Di qui forse questa datazione è passata a A. van de Vyver, Les œuires
inédites d'Abbon de Fleury, in Revue bénedictine, 47, 1935, [p. 125-169], p. 156 e a M.
Mostert, Tbe Library ofFleury. Л Provisional List ofManuscripts, Hilversum, 1989
(Middeleeuwse Studies en Bronnen, 3), p. 280, n. BF 1487. Dal punto di vista paleo-
grafico mi sembra pero opportunа una retrodatazione all XI.
(") Per la descrizione sommaria della fascicolazione di ciascun codice mi at-
tengo al seguente schema: fascicoli in cifre romane, con esponenziale arabo per le
pagine secondo la numerazione del codice; i segni ) e ( per indicare rigatura e fo
ratura sul recto o sul verso di ciascun foglio (un'eventuale rigatura effettuata tanto
sul recto quanto sul verso è indiana dal simbolo corrispondente in grassetto).
(**) Questa prima lettera, datata 1004, è solitamente associata nella tradizione
XVIII INTRODUZIONE
banis) Floriacensium Abbatis ad GKRBLDXM et XKTBLEM"
(questa crittografia del nome dei destinatari è comune anche ad
altri testimoni). Onc.) "Amatorum Christi amator A[bbo] Floria
censium rector fratribus et filiis Gliraldo] et V[itali]. Saepe me-
mini..."; (expl.) "...ab ipsis cunabulis erudivit. Val[etel". Alcune
note marginal) al f. ir.
Al f. 2rv (- ff. 3-4) segue una tavola computistica che propone
tre cicli da Dionigi il Piccolo, indicati nelle rubriche rispettiva-
mente come l 'ultimo (ma al margine destro una mano recente
annota: "penultimus ciclus Dionisii"), il primo e il secondo (*J).
La tavola è commentata in una postilla, scritta su pagina intera:
(inc.) "Sicut dictum est a primo et secundo, sic sequuntur reli-
qui..."; (expl.) "...inicium XmiVIII cycli".
manoscritta con la seconda agli stessi monaci floriacensi (cfr n. 2), anche se di so
lito la segue anziche precederla: frequentemente entrambe sono unite al com-
mento di Abbone sul Calculus di Vittorio d Aquitania (vedi seconda patte del co-
dice, n. 7). Cfr van de Vyver, Les œuvres inédites (v. supra, nota 20), p. 154-158. Le
due lettere di Abbone a Geraldo e Vitale non fanno parte della raccolta edita ne]
volume 139 della Patrologia Latina-, soltanto questa prima è stata pubblicata da P.
Varin, Lettre sur Ies cycles dionysiaques, in Bulletindu Comité des Monuments écrits
de l'Histoire de France, sect. Histoire, Sciences, Lettres, 1, 1849, P- ii7-128. dal ms.
Chartres, Bibliothèque Municipale. 75. Entrambe invece sono state trascritte (secon
do una notizia di van de Vyver) da E. Baluze, che le ha copiate. proprio da V, nel
ms. Paris, Bibliothèque Nationale, Fonds Baluze 129, ff. 173-177. Sull'autenticità delie
due fpistole, comunque, non sussistono dubbi (per altro la formula incipitaria della
prima ritorna identica anche in testa ad un'altra epistola di Abbone, la n. 10 in PL
139, 433A). Per la storia della loro scoperta ed una valuiazione di esse in relazione
aile altre opere scientifiche di Abbone cfr: J. Mabillon, Annales Ordinis Sancti Be
nedict!, XLII, 52-53, t. Г/, Lucca, 1739, p. 160; Histoire littéraire de ¡a France, VII, Pa
ris, 1746, p. 170; U. Bewjere, Abbon de Fleury, in DHGE, I, 1912, col. 49-51; A. Cor-
douani, Abbon de Fleury, Hériger de Lobbes et Gerland de Besançon sur l'ère de
l'Incarnation de Denys Ie Petit, in Revue d Histoire Ecclésiastique, 44, 1949, [p. 463-
468], p. 465-468; Cousin, Abbon de Fleury-sur-Loire(v. supra, nota 20), p. 24-28; A.
Vidier, L'bistoriograpbie d Saint-Benoît-sur-Loire et les miracles de Saint Benoît,
Paris, 1965, p. 110, n. 258.
(") Cfr PL 67, 493-498.
( M) Datata 1003. Cfr supra, nota 22.
INTRODUZIONE XIX
Seguono (ma collegati al corpo della lettera) al f. 3га"ь (- f. 5)
due frammenti da Beda, De temporum ratione. Primo
frammento С): (intit.) "Beda refert in libro de temporibus ca-
pitolo XLVII"; (inc.) "Quia (ms. qua) lunaris circulus decenno-
venalis est..."; (expl.) "...incipientem fieri iam quasi annorum
XXX". Secondo frammento (**): (inc.) "Sequitur Beda in eodem
libro cap. LXII (sic) loquens de magno circulo paschae, in quo:
Anni dominicae incarnationis suo certo tramite..."; (expl.)
"...eiusdem sacrosanctae incarnationis annum".
Di seguito, ancora al f. 3*, senza soluzione di continuità, an
che qui una postilla abboniana: (inc.) "Quo loco Beda innotuit
quia si temporibus primi hominis..."; (expl.) "...tertius vero obi-
tum Benedicti piissimi patris".
Mezza colonna del f. 3гЬ (- f. 5) e l'intero f. 3V (- f. 6) sono in
bianco.
3. f. 4ra"vb (= ff. 7-8) DiONiGi il Piccolo, Liber decemnovennalis
nella revisione abboniana.
Comincia al f. 4ra-vb con VEpistula de ratione Pascbae ad Pe-
tronium episcopum(*7). (Intit.) "Incipit liber Dyonisii Exigui".
(Inc.) "Domino beatissimo et nimium desiderantissimo patri Pe-
tronio episcopo Dionisius Exiguus. Pascalis festi (ms. festa) ra-
tionem quam..."; (expl.) "...divina gratia custodire dignetur.
Explicit praefatio".
Segue l'introduzione, al f. 4vb: (intit.) "Incipit cyclus decem-
novenalis quem Graeci..."; (expl.) "...tertius decimus circulus
decennovenalis decimus lunaris est".
Quindi, al f. 4vb, un breve commento, simile alle postille di
Abbone indicate sopra nelle due epistole: (inc.) "Hic autem
cyclus Dionisii quinque decennovenalibus constat..."; (expl.)
"...praedicti primi cicli terminaretur".
Al f. 5r (- f. 9) la tavola computistica di Dionigi secondo la
revisione cui fa riferimento Abbone nella conclusione della se
conda delle due lettere, seguita ancora da una postilla abbo
niana, sotto la tavola, al centro del foglio su pagina intera: (inc.)
"Tres circa concurrentes quadranguli designant..."; (expl.) "...et
hebraica ventas deinceps".
Il f. 5V (- f. 10) è bianco.
(,0) La prima parte coincide, con solo lievi varianti, con una divisione identica
trascritta da B. Bischoff, dal ms. Bamberg, Staatliche Bibliothek, Hist. nat. 1, del IX
sec., in Eine verscbollene Einteilung der Wissenscbaßen, in Arcbives d'bistoire
doctrinale et littéraire du Moyen Age, 25, 1958, lp. 5-20I, p. 5-6, nota 2 (e in Id., Mit
telalterlicben Studien, I, Stuttgart, 1966, (p. 273-288], p. 273-274, nota 2). Alle altre
numerose testimonianze manoscritte di questo testo o di testi imparentati segna-
late da Bishoff si puô ancora aggiungere il codice Firenze, Biblioteca Medicea Lau-
renziana, S. Marco 113, f. 20' (sec. XII), il cui testo corrisponde sensibilmente con
quello di V fino aW'explicit, e anzi prosegue con le seguenti parole che aggiun-
gono alla divisione della filosofia quella dei sensi scritturali: "Practica actualis hinc
theoretica ascendit. Theoretica inspectiva historiae spiritualis. Tropologia morum
compositio. Allegorica figura. Anagogen ad superna ducens". L. Thorndike, A Ca
talogue of Incipits ofMediaeval Scientific Writings in Latin, London. 1963, col. 1043,
segnala ancora altri testimoni, tra cui uno, il codice Paris, Bibliothèque Nationale,
lat. 74J8, f. 217v""b, nel quale (secondo le sue indicazioni) la divisione della filosofía
è attribuita ad Alcuino. Sulla competenza riconosciuta nell'alto medioevo all'inse-
gnamento della dialettica per simili divisioni della filosofia, che costituiscono in un
certo senso un'introduzione о una prima regola della disciplina, cfr. G. d'Onofrio,
Fons scientiae. La dialettica nell'Occidente tardo-antico, Napoli, 1986 (Nuovo Me
dioevo, 31), p. 57-78.
XXII INTRODUZIONE
est in theologicam, physicam et mathematicame: theologica est cogni-
tio diuinorumr; physica" est naturalium rerum peruestigatio; mathema-
tica est in ediscendish accommoda ("), quae et ipsa in quattuor diuidi-
tur, in geometriamr, arithmeticam, astronomiam, musicam. Practica, id
est actualls, item in tres diuiditur: in ethicam', id est moralem; in oeco-
nomicamk, id est dispeasatiuam; in politicam, id est ciuilem. Logica est
quae similiter tripharie1 subdiuiditur: in dialecticam, id est disputato-
riam; epidkticam, id est demonstratiuamm; et sophisticam, id est frau-
dolentam ac fictam.
Philosophiae" diuisio haec est: theorica, id est contemplatiua; prac
tica, id est actualis; logica, id est rationales. Theologica diuinis in rebus,
physica in humants et naturalibus, mathematica in ediscendis. Ethica0,
moralis; oeconomicap, dispensatiua; politica, ciuilis. Dialectica, dispu-
tatoria4; epidictica, demonstratiua; sophistica, id est fraudolenta uel
ficta.
Geometria constat in spatiorum, id est formarum, dimensione. Arith-
■ metica ad numeros cognoscendos. Astronomia ad cognitiones stella-
rum. Musica ad modulationes sonorum.
C) Nato a Nîmes nel 1530, Nicot svolse incarichi politici sotto Enrico II e Fran
cesco II. In occasione del matrimonio di Margherita di Valois con Sebastiano di
Portogallo accompagnô la sposa in qualità di ambasciatore di Francia a Lisbona.
Qui ebbe occasione di conoscere le proprietà medicinali del tabacco, coltivato nei
giardini reali portoghesi: ne inviô i semi a Francesco II e a Caterina de' Medici,
awiandone cosi la divulgazione nel mondo scientifico europeo. In suo onore il
botanico Jacques Dalechamps, ne\\' Historia generalis plantaru m (2 voll., Lione,
1586), chiamô il tabacco berba Nicotiana; di qui Carlo Linneo trasse il nome scien-
tifico della pianta, Nicotiana tabacum, da cui derivó poi anche quello della nico
tina. Dal 1651 circa Nicot si ritirô a vita privata dedicandosi ad attività letterarie: va
ricordato per aver curato l'edizione delle Historiae Francorum (o Degestis Fran-
corurri) di Aimoino di Fleury, noto anche quale biografo di Abbone (Paris, 1567): e
soprattutto quella del Tbrésor de la languefrançaise, tant ancienne que moderne
(ed. post., Parigi, 1606), che puô essere considerato il più antico dizionario di lin
gua francese a stampa. Sulla sua biblioteca cfr K. A. De Meyier, Paul en Alexander
Petau en de gescbiedenis van bun bandscriflen..., Leiden, 1947, p. 76-79.
(4e) Coppie di leitete maiuscole al centro del foglio tornano in altri manoscritti
che riportano l'ex-libris di Nicot e ne costituiscono una sorta di numerazione: è
probabile che anche il numero 8 fosse relativo alla raccolta nicoziana, ma non pos-
sediamo alcun catalogo che consenta di ricostruirne la composizione originaria.
Altri codici provenienti dalla raccolta di Nicot sono ricordati da De Meyier, Paul en
Alexander Petau. p. 78-79: alcuni ira essi sono in effetti numerati anche con cifre
arabe, altri no. A questi posso aggiungere un altro antico reginense, da me studiato
nel contributo Maleriale didattico per le discipline del trivium in un manoscritto
altomedievale (Reg. Iat. 1461), in Le cbiavi delia Memoria. Miscellanea in occasione
del I centenario delta Sitióla Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Arcbhistica, a
cura della Associazione degli ex-Allievi, Cilla del Vaticano, 1984, p. 347-383 (Littera
Antiqua, 4).
XXVI INTRODUZIONE
mente arricchita da acquisti di lotti di libri da collezionisti
dell'epoca (4i).
La correzione operata da Petau sulYex-libris di Nicot non gli è
abituale (4*). Ma, sempre sulla seconda parte di V, lo stesso Paul
Petau ha lasciato anche altre tracce della sua inconfondibile
scrittura (43). Per esempio al margine superiore del f. 20 v, all'inizio
del commento al Calculus, ha annotato: Abbonis Floriacensis ab-
batis-, precedono due minuscole greche, uno iota con spirito dolce
e un sigma con un trattino superiore in verticale: forse un'abbre-
viazione per il titolo Isagoge (*<). Quindi ha aggiunto sullo stesso
foglio, al margine sinistro in alto, in riferimento alla prima prefa-
zione al testo: excusa inter Opera Bedae Tom. Ip. 147 (4'); poi ha
tracciato una riga e ha continuato sotto: i(dem) p. 44 (4é). Infine
ha apposto ancora un'intitolazione al margine superiore del f. 29*',
all'inizio del secondo prologo di Abbone: Abbo Floriacensis Ab
bas super Calculum Victorii (47).
(4') Su Paul Petau e suo figlio Alexandre e sulle loro biblioteche, oltre il già ri-
cordato e fondamentale lavoro di De Meyier, Paul en Alexandre Petau, cfr anche:
Bignami-Odier, Lefond de la Reine (v. supra, nota 1), p. 163 e 180; С Cau-mhr. Kö
nigin Cbristina, ibre Bibliotbekare und ibre Handscbriften. Beiträge zur europäi
scben Bibliolbeksgescbicbte, Stockholm, 1977, p. 156.
(4') AI f. 2' del manoscritto Citta del Vaticano, Reg. lat. 1661, sotto il titolo della
Regula de abaco di Gerbeno dAurillac, Petau ha invece aggiunto il proprio nome
(P. Petatius) in calce al motto di Nicot. Cfr. Blbnov, in Gerberti Opera (v. supra,
nota 34), p. LXXXII.
(4') Cfr uno specimen della scrittura di Paul Petau in De Meyer, Paul en Alexan
dre Petau, tav. in corrispondenza di p. 28: alcune caratteristiche particolari, come
la s allungata sopra e sotto il rigo e soprattutto le legature -per- e -ter-, consentono
lidentificazione.
(*') Cfr supra, p. XXTV, per il nome Isagoge Aritbmeticae ne\['\m'no\azione del f.
29' -
(-") II rinvio è all'edizione bedana di Basilea del 1563, dove effettivamente il te
sto si trova con il titolo Bedae presbiteri praefatio in libellum de ratione calculi,
alle col. 147-148 del primo tomo.
(4*) Tale indicazione è con tutta probabilità relativa al f. 44' di questa stessa parte
di V, dove è copíato una seconda volta Ü testo del prologo: vedi supra, p. XXTV.
(47) Sul f. i', circa tre centimetri sotto Xex-libris nicoziano-peiaviano, sempre al
centro, è stata scritta e quindi successivamente erasa una indicazione di contenuto.
I raggi ultravioletti rivelano una scrittura moderna diversa da quella di Petau: essa
appaniene comunque a qualcuno che ha identificato la natura logica degii Excerpta
(il primo testo in questa parte del codice) e che per determinarla usa una termino-
logia appartenente, come nel caso del catalogo di Teoli, ad epoche diverse da
quella della stesura: Dialogus in quinque noces Porpbyrij et categorias Aristotelis.
INTRODUZIONE XXVII
Da Alexandre Petau Dopo la тortе di Paul Petau il suo
a Isaac Vossius fondo fu arricchito, fino a circa 1500
manoscritti, da ulteriori acquisizioni
del figlio Alexandre (1610-1647). Acquistata poi, alla тortе di que-
st'ultimo, da Isaac Vossius (i618-1689), la biblioteca petaviana con
fluí quindi nel fondo della regina Cristina (.•*). La seconda parte di
Vfaceva dunque parte dei circa 200 manoscritti (un quarto del
fondo reginense originario) che Cristina riuscî dopo la sua fuga a
farsi portare a Roma nel 1657 e che nel 1690 fu acquisita dalla Bi
blioteca Vaticana sotto papa Alessandro VIII.
Ma è possibile dimostrare che anche la prima parte del codice
si trovava nel fondo di Alexandre Petau acquistato da Vossius. Ab-
biamo infatti diversi cataloghi dei manoscritti di Alexandre Petau,
divisi per sezioni tematiche ordinate alfabeticamente al loro in
terno, nei quali si ritrovano titoli relativi al contenuto tanto della
prima quanto della seconda parte di V, secondo la sua composi-
zione attuale (-"). Sia infatti nel manoscritto Paris, Bibliothèque
Nationale, lat. 13076, dove ai ff. 225^282' i Benedettini della Pro
cura romana della Congregazione di S. Mauro hanno copiato un
catalogo forse elaborato all'atto della vendita a Vossius 0o); sia in
un'edizione a stampa di questo stesso elenco curata da Bernard
de Montfaucon nella sua Bibliolbeca bibliolbecarum nel XVI II
sec. ("); sia ancora nel cosiddetto Catalogo di Anversa, oggi ma
noscritto Vat. lat. 8171, redatto da Vossius in questa città nel 1655
durante una tappa della regina e delle sue casse di libri nell'av-
venturoso viaggio verso Roma ('*); sia infine nel Vat. lat. 7764 che
deriva dal precedente ("): in tutti questi cataloghi si possono leg-
gere più o meno in posizioni corrispondenti i seguenti titoli, tra
loro separati, ma tutti posteriormente contrassegnati dall'apposi-
zione di un numero comune, il 423, che segnala la collocazione
(4*) Cfr Bignami-Odier, Lefond de la Reine, p. 163. Isaac Vossius (da Voss), figlio
dellerudilo olandese, storico e grammatico calvinista Gerhard Johannes (1577-1649),
fu a sua volta erudito, filologo, ricercatore e editore di testi con specifici interessi
per la storia, la cronologia e la teologia. Tra il 1650 e il 1655 (con un'interruzione tra
il '52 e il '53) gli fu affidata la guida della biblioteca di Cristina di Svezia. Cfr Nieuw
Sederlandiscb Btogrnfiscb Woordenboek, I, Leiden, 1911, s.v., col. 1519-1525.
(4') Su questi cataloghi, cfr Bignami-Odier, Lefond de la Reine, p. 174-187.
С0) Probabilmente il catalogo oggi conservato a Leida, Bibliotheek der Rijksu-
niversiteit, Voss. lat. Q. 76.
C) B. de Montfaucon, Biblioibeca bibliotbecarum manuscriptorum nova. I,
Paris, '739, P- 61-96 (Biblioibeca Alexandri Petavii in Vaticana).
(") II Vat. lat. 8171 è costituito di due inventan: il primo descrive il primitivo
fondo della regina raccolto negli anni svedesi; il secondo, ai ff. 174r-404r, è invece
un catalogo del fondo Petau.
(") Ai ff. i'-117r, copia del secondo inventario del Vat. lat. 8171.
XXVIII INTRODUZIONE
unica delle due parti riunite di V nel successivo primo catalogo
romano del fondo reginense: S. Hieronimi epistola de monogamia
ad Agerucbiam (nella sezione "Scriptura Sacra, Patres et Theolo-
gi"); Abbonis Floriacensis, epistola et tractatus de compoto - Eius-
dem super Calculum Victorii - Eiusdem de cyclo Pascbali (nella
sezione "Philosophi"); Dionisii Exigui de ratione pascbalisfesti li
ber - Eiusdem de Cyclo magno tractatus (nella stessa sezione); e
infine Excerpta Isagogiarum et Calbegoriarum (nella sezione "Phi
losophia tractatus auctorum incertorum") (M). Nel catalogo pari-
gino, perô, e in Montfaucon che ad esso attinge, il numero 423 è
quasi sempre preceduto (con la sola eccezione dell'epistola di Gi-
rolamo) da un altro numero, che dunque indica la segnatura nel-
l'originario catalogo di Alexandre Petau: ora, mentre per il com-
mento al Calculus e gli Excerpta questo numero è lo stesso, il 326,
per le altre opere tale corrispondenza non sussiste (")' Questo si
gnifica che mentre colui o coloro che hanno aggiunto il n. 423 tro-
vavano tutte queste opere in un unico manoscritto, il redattore del
primitivo catalogo petaviano le incontrava ancora separate e di
stinte.
E' dunque evidente che l'unificazione deve essere awenuta ad
opera di Isaac Vossius medesimo, o comunque nella fase in cui i
manoscritti di Petau furono sotto la sua tutela. E forse a conferma
di ció si puô segnalare il fatto che alcune annotazioni in inchio-
stro scuro sul margine del f. 3' (- f. 5) della attuale prima parte di
V, che segnano i capitoli (,s) e poi la fine dei frammenti dal De
(") Tali indicazioni si trovano rispettivamente nel parigino lat. 13076 ai ff. 232,
265, 283, 280; nell'edizione Montfaucon alle p. 65, 87, 88, 95; nel Vat. lat. 8171 ai ff.
196' (numerazione più arnica, relativa solo alla seconda parte: 220, 337г (i^5O, 342'
(170О, m' (183'); nel 'vat. lat. 77é4 ai ff. to', 80', 82v e 89'. I/ultimo titolo è nella
forma sopra trasoirta nei due cataloghi vaticani; nel parigino e in Montfaucon si
legge invece lsagogae & Categoriae; qui inoltre si trova, anziche il titolo De c)кIо
pascbali, un Abbonis Floriacensis de astronomia, anch'esso posteriormente con-
trassegnato con il numero 423, titolo che potrebbe indicare il medesimo testo (os-
sia la revisione del liber dionisiano). Il nome della corrispondente di Girolamo va
ria: Agericbiam nel catalogo di Anversa, Gerontiam nel parigino e in Montfaucon.
(") Più precisamente, per le epistole di Abbone e il presunto De Astronomia (cfr
nota precedente) il numero che precede il 423 (e dunque è relativo al catalogo di
A. Petau) è il 792, mentre per i due titoli di Dionigi è il 717 (non si puô perô esclu-
dere che tale differenza nasca da un errore di copiatura). Il numero 511 che pre
cede anch'esso in questi cataloghi il titolo De ratione pascbali di Dionigi è invece
relativo ad un altro manoscritto con quest'opera d'attuale Reg. lat. 755), e ne desi
gna la numerazione all'interno non del fondo Petau ma del successivo catalogo
romano dei reginensi.
(**) Ossia, correggendole indicazioni del manoscritto (cfrsupra, p. XIX) in base alla
numerazione dei capitoli propria delle prime edizioni a stampa: cap. 45 e cap. 63.
INTRODüZIONE XXDC
temporum ratione di Beda con le parole bue usque Beda, sono
molto probabilmente di mano dello stesso Vossius, come si puô
verificare da un confronto con alcune annotazioni autografe da lui
apposte al catalogo di Anversa (S7). Cosi si potrà pensare che la
prima parte (dove manca qualsiasi nota di Paul Petau) sia stata in-
trodotta nel fondo paterno da Alexandre, che l'ha probabilmente
acquisita come membrum disiectum da qualche altro manoscritto
di origine francese; e che Vossius, personalmente interessato agli
studi di cronologia, abbia puntato la propria attenzione sugli scritti
abboniani in questa materia ed abbia operato l'unificazione, favo
rita anche dal formato non troppo dissimile.
C7) Gli autograft di Vossius sono ai ff. 10' e 404' del Vat. lat. 8171 (il secondo te
sto è riprodotto da Bignami-Odier, Lefond de la Reine, tav. VI, 1). Le note al f. 3' di
V sono simili per l'inchiostro e il ductus, \'b iniziale inclinata verso destra, la a fi
nale di parola, ecc. Si tratta perô di annotazioni troppo brevi e corsive per consen
tire un'identificazione certa. Da segnalare anche un'altra annotazione moderna in
inchiostro scuro e in lingua italiana, sul margine sinistro dello stesso f. 3', non del
tutto leggibile: Sin qui (...venia) (?) copióto.
('*) Cfr Bignami-Odier, Lefond de la Reine, p. 174.
(") Roma, Archivio di Stato, Notari del Tribunale dell'A.С, prot. 917, privo di
numerazione delle pagine, n. 423. La medesima descrizione di contenuto si ritrova
nel ms. Vat. lat. 10255, f. 24' (- f. 32), copia conforme e coeva del catalogo di Pa
lazzo Riario, e nel ms. Vat. lat. 7138, f. 6ov (- f. 54*), che contiene una lista dei ira-
noscritti reginensi redatta nel 1690 dopo ¡l trasporto del fondo in Biblioteca Vati-
XXX INTRODUZIONE
Frequentatori assidui della biblioteca reginense nel periodo di
Palazzo Riario furono i benedettini della Congregazione di S.
Mauro, che avevano anche la possibilità di portame via tempora
neamente i manoscritti per studiarli con comodità. Come si è detto
furono i Maurini di Roma a copiare il catalogo di Petau nel mano-
scritto parigino lat. 13076: nella prima parte di esso, ai ff. у'-22У,
essi avevano d'altronde già trascritto, nel 1691, il contenuto del ca
talogo di Palazzo Riario, ed anche in questo caso la loro copia
servi successivamente di base ad un'edizione di Montfaucon, sem-
pre nella Bibliotbeca bibliolbecarum, della quale si puô dire che
fu il primo ed è ancora al giorno d'oggi l'unico catalogo a stampa
completo del fondo reginense C0). L'item corrispondente a Vé
sempre al numero 423 ed è quasi identico a quello del catalogo di
Palazzo Riario, con lo stesso ordinamento del contenuto (").
Ospite in quegli anni della Procura romana della Congrega
zione di San Mauro fu anche Jean Mabillon (1632-1707) (**): il co-
dice V, composto di entrambe le parti, fu molto probabilmente fra
le sue mani, in quanto proprio da esso è verosimile che egli abbia
tratto due notizie introdotte negli Annales Ordinis S. Benedicto',
relative rispettiva mente alle due epistole di Abbone a Gerardo e
Vitale e al commento al Calculus: delle epistole infatti egli dice
"quae prae manibus habemus", e del commento, pur non asso-
ciato materialmente ad esse, dà il titolo abboniano che si legge,
come si è detto, anche in una intitolazione di V-. "ad haec opu-
sculum de pondere, numero & mensura, quod penes nos est" (*')'
(*4) Cfr Histoire littéraire de la France, VII, Paris, 1746, p. 177-178: "Abbon tra
vailla aussi sur le Cycle pascal de Victorius...; & son ouvrage existe encore dans
diverses bibliothèques de l'Europe. Il se trouve notamment dans deux manuscrits
de celle du Vatican, l'un desquels appartenoit autrefois à Christine Reine de Suede,
& l'autre à Alexandre Petau..."; il manoscritto regúlense, diverso da quello peta-
viano, cui si fa qui riferimento puô essere il Reg. lat. 1569, che perô contiene solo il
testo di Vittorio (tavole e testo, ai ff. 2v-2^г), con la prefazione di Abbone (ai ff.
Г-2'), ma non il commento (a questo codice rinvia suH'ultimo foglio di V anche
una nota di Angelo Mai: cfr infra, nota 70). Notare inoltre che in base alla distin-
zione dei due cataloghi l'autore di questo testo considera erroneamente i mano-
scritti di Petau distinti dal fondo reginense. E poi ancora, a p. 179, è segnalata la
presenza del Computus di Abbone in due diversi manoscritti della Biblioteca Vati
cana: "dans l'un desquels ce traité porte pour titre De ratione Calculi, & dans l'au
tre: De computo eplstola 6 tractatus'; ma è evidente che queste intitolazioni pro-
vengono dal catalogo parigino o da Montfaucon, dove designano, e sempre in
relazione soltanto al codice V, l'una le epislole abboniane (o una di esse) e l'altra
la Praefatio al commento al Calculus. Infine, a p. 170, sono ricordate le due lettere
computistiche e l'interesse che per esse aveva già manifestato Mabillon: "Le même
écrivain", cioè Mabillon, "en avoit deux autres", ossia due lettere di Abbone oltre
quelle edite, "encore manuscrites, qu'il avoit dessein de publier... Elles sont écrites
l'une & l'autre à Gerard & à VitaI, moines de Fleury & disciples de l'Auteur...".
(") Cfr supra, p. VII e nota 1.
(") Una riproduzione del catalogo alfabetico dedotto dall'inventario Teoli è
nella sala Barberini della Biblioteca Vaticana, con il numero di collocazione 80.
XXXII INTRODUZIONE
frammenti anonimi sulla divisione della filosofía e sulla relazione
tra le categorie aristoteliche e le parti del discorso (De Pbilosopbia
et Gramniatica excerptä) (*7). Si potrebbe pensare che in questo
momento della loro storia le due parti del codice fossero nuova-
mente separate e che nel momento in cui Teoli elaborava il pro
prio inventario la (attuale) prima parte non facesse momentanea
mente parte né di V né, per altro, del fondo reginense. L'ipotesi
più economica porta perô a supporre che le due parti fino a que-
sta data non fossero ancora state ruegate e che la (attuale) prima,
di dimensioni più ridotte, fosse soltanto stata inserita (da Vossius?)
come un fascicolo libero all'interno della legatura pergamenacea
della seconda: questo consente non soltanto di giustificare in qual-
che modo l'omissione di Teoli (che potrebbe non aver conside
rate tale fascicolo volante come appartenente al fondo reginense),
ma soprattutto di spiegare il motivo per cui, quando in un'epoca
successiva le due parti sono state definitivamente riunite, il loro
ordine sia stato invertito: nella situazione attuale la prima parte è
infatti collegata alla legatura soltanto da pochi fragili fili cuciti ad
occhiello sulle più solide cuciture che rilegano la seconda. La mo
derna numerazione continua a manta ha poi definitivamente con-
sacrato tale nuova situazione.
(*7) Teoli descrive inoltre in modo particolareggiato le diverse parti da cui è co-
stituilo il commento al Calculus, in pratica fraintendendone la natura: De Calculi
Ratione, et de Mensuris, ac Pondéribtis Liber, sub nomine Abbonis Abbatis Floria-
censis, ossia la prima Praefatio e il testo di Vittorio d'Aquilania, con I'indicazione
del nome di Abbone come autore da parte di Paul Petau al f. 2о\ Abbonis Abbatis
Floriacensis Commentant in Canonem Pascbalem \4ctorii..., ossia la seconda pre-
fazione abboniana. presa come un'opera a sé, anche in questo caso secondo I'in
dicazione di Petau al f. 29v; De Numero, Pondere, et Mensura Liber, ossia il com-
mento, secondo l'incipit sempre al f. 29v.
(**) Cfr sttpra, nota 45.
INTRODUZIONE XXXIII
dove arriva la corrispondenza con l'edizione Martène del prologo
al Calculus (*'), e in questa occasione firma con una sigla che ne
consente l'identificazione: Hue usque Martenius Anecdot. T. I p.
и8-119. AM. Infine, al margine destro del f. 44', dove è copiato per
la seconda volta il testo della Praefatio di Abbone, con la mede-
sima sigla, ancora a penna: Apud Bedam opp. T. I. col. m. Sed re
vera est prologus Victorii. Videsis cod. vat. reg. irf?. AJÍ. (70).
Responsabile di queste annotazioni è Angelo Mai (1782-1854),
prefetto della Biblioteca Vaticana dal 1819 al 1838 e cardinale biblio
tecario dal 1853: il rinvio è in questo caso all'edizione bedana di
Colonia del 1688, di cui è conservata una copia nel fondo "Mai"
della Biblioteca Vaticana, dove la Praefatio compare, attribute a
Beda, proprio alla p. ш del primo tomo (70. E di questa sua scrit-
tura è possibile rintracciare altre rapide presenze nella prima parte
del manoscritto, in particolare al f. 3', al margine, in corrispon
denza di quelle annotazioni seicentesche ancora relative all'iden-
tificazione di due frammenti da Beda, per il cui autore abbiamo
suggerito come possibile il nome di Isaac Vossius: Mai vi ha ag-
giunto la corrispondenza con le pagine dell'edizione moderna in
suo possesso del De temporum ratione, rispettivamente T. II p. 88
e T.IIp.nC*).
Una particolare attenzione, dunque, da parte del Mai per le
opere computistiche di Abbone lo ha portato più volte ad occu-
parsi di V(73). Non ci sono pero indizi sufficienti per stabilire se
Descrizione
tesi che puô essere confermata ulteriormente. Infatti nella nota in questione An
gelo Mai segnala anche di avere ritrovato nel Commento di Abbone una citazione
da 'Virgilio di Tolosa', da lui stesso edito in un'altra sezione del medesimo volume,
e al f. 37' di V, al punto in cui occorre tale citazione, il passaggio è stato eviden-
ziato in tempi moderni con un breve segmento a matita, al margine destro tra le
righe 35 e 36. Cfr A. Mai, in Classicorum auctorum e vaticanis codicibas editorum,
V, Roma 1833, ed. di Abbone di Fletry. Quaestiones Grammaticales, Ip. 329-349],
nota 1 a p. 349 (integralmente irascritta come nota 55 in PL 139, 533D-534!)); I edi-
zione di Virgilio Grammatico (o Tolosano) è ibid., p. 1-149.
(74) Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 13179, f. 34' (- f. 68); cfr anche l'altro
registro personale del Mai, il Vat. lat 13180, al f. 4V.
(7)) Cfr S. Brandt, Prolegomena all'ed. di Boethils. In Isagogen Purpbyrii Com
menta, Wien - Leipzig, 1906 (CSEL 4S), p. ХХХГХ; Leonardt, IcodicHv. supra, nota
16), p. 438-439, n. 163; С Jeudy, L'institutio de nomine, pronomine et verbo de Pri-
scien. Manuscrits et commentaires médiévaux, in Revue d'bistoire des textes, 2, 1972,
[p. 73-144], p. 125; M. Passalacqla, / codici di Prisciano, Roma. 1978 (Fdizioni di
Storia e Letteratura, Sussidi eruditi, 29), p. 240. n. 526.
C) Sul recto del primo f. di guardia cartaceo, al centro, si legge: Volume de ff
Feuillets. Les Feuillets 1, 2, ft, ff sont blancs. 17 Novembre tSfi.
INTRODUZIONE XXXV
ligrafica, sull'angolo inferiore destro del recto del primo foglio di
ciascun fascicolo e, per l'ultimo fascicolo, sul recto dei ff. 93, 94, 95
e 96 (su quest'ultimo il n. 16 è seguito da una croce).
(*0) Pè tra i codici su cui si fonda l'edizione di Brandt, che lo designa con la
sigla К (della classe FGK vedi infra, p. LXII).
(*') Sui n. 2 e 3 cfr supra, p. XTV-XV. Cfr rispettivamente: Appendices, 1/3 e
testo, 1, 4 - 3, 40.
(") Ed. H. Keil, GL IV (Leipzig, 1864), p. 449-455-
(*') Ed. H. Keil, GL III (Leipzig, 1859), p. 443-456- Non ho rinvenuto dati suffi
cient! per ricostruire in modo attendibile la Moria di questo manoscritto anterior
mente al suo ingresso nel fondo Colbert.
INTRODUZIONE XXXVII
3. Wien,
Österreichische nationalbibliothek,
Palat. lat. 2508 (W)
Descrizione
Membr., sec. XI in. (*4), mm. 175x140 (120x100 ca.), ff. 1 + 22, fasc,
1e ц8(-*i I1I8 Numerazione moderna, in alto a destra sul recto di
ogni foglio. Scrittura uniforme, su pagina intera. 21 righe. Iniziali:
a penna ai ff. ir, 19', 20r, 2iv; lasciata in bianco, ma con poco spa-
zio di margine, al f. i2r. Intitolazioni in nero, prima riga di testo in
capitale al f. Г.
Legatura in pergamena più rigida, con scrittura del XII-XIII
sec. (*') Sul dorso della legatura due etichette bianche proteggono
il filo di cucitura: quella inferiore riporta su quattro righe la segna-
tura antica (v. infra). Una seconda copertina moderna, in carton-
cino, protegge la legatura.
Il foglio di guardia è moderno, inserito in occasione di un re
stauro del 1915, e reca sul verso, al centro, il timbro della Österrei
chische Nationalbibliothek.
Fascicolazione:
di Piper, Die Scbriften Nötkers und seiner Scbule (v. supra, nota 33), I, p. 623-642: il
Iesto di Wsï interrompe in corrispondenza a p. 638,12 di questa edi2ione. Piper,
che lo attribuisce a Notkero Labeone, lo considera l'introduzione generale di un
De arte Rbetorica che lo segue nel manoscritto monacense ( ibid., pp. 643-684). Cfr
De Rijk, On tbe curriculum, p. 48, n0 5, e p. 56-57.
C7) Cfr supra, p. XTV. Cfr Appendices П. Anch'esso adespoto e anepigrafo, il
testo, forse per attrazione da parte dell'opuscolo precedente, è articolato nella
forma di un dialogo tra M. ("Magister") e D. ("Discipulus"). Al margine superiore
del f. 12' è erasa una parola, di cui rimane soltanto leggibile la sillaba ex-, quindi
inizia subito sul primo rigo il testo in minuscola, dopo un brevissimo spazio rima-
sto vuoto per l'iniziale. De Ri.ik, On tbe curriculum, p. 58 - che, come ho già se-
gnalato, nel trascrivere linizio dell'opera non tiene conto dell'omissione della let
tera iniziale - considera il testo acefalo per caduta del foglio centrale del secondo
quaternione: in realta è evidente la limitazione di questa versione abbreviata ai soli
excerpta dal secondo commento boeziano аХУIsagoge. L'interruzione al f. 22' non
consente pero di precisare se fosse prevista una continuazione della versio bretis
anche nei capitoli relativi aile categorie.
("*) Cfr Tabulae Codicum Manu Scriptorum, ibid.
INTRODUZIONE XXXLX
Sul recto del secondo foglio di copertina, infine, cioè alla fine
del codice, si puô leggere al centro, nonostante sia poco evidente,
un'altra segnatura, consistente in una lettera Q ed il numero 4688
in un riquadro.
Prendiamo le mosse da quest'ultima annotazione per ricostruire
quanto è possibile conoscere della storia del manoscritto. La sigla
Q 4688 consente infatti di rintracciarne la presenza nel più antico
catalogo della Biblioteca Palatina, redatto nel 1597 da Hugo Blo-
tius (1533-1608), oggi ms. Series nova 4451 della stessa Österreichi
sche Nationalbibliothek: qui, al f. 60', in corrispondenza al nu
mero Q 4688 si trova la seguente descrizione: Porpbyrii de quinque
vocibus, in 40 in membrana. DeestßnisC')- Questo titolo puô es-
sere spiegato o ipotizzando l'esistenza nel XVI secolo di un primo
fascicolo, poi caduto, contenente YIsagoge, oppure anche suppo-
nendo che Blotius abbia riconosciuto la natura di excerpta dal se
condo commento boeziano su Porfirio per il secondo testo del
manoscritto, effettivamente interrotto prima della fine.
La F divenuta G sul primo foglio di copertina è perô un ele
mento sicuro per risalire ancora più indietro, e riconoscere nel
primo possessore moderno del manoscritto lo storico, erudito e
collezionista viennese Wolfgang Lazius (1514-1565), il cui fondo pri
vato passô in gran parte alla sua morte alla Biblioteca Imperi
ale С0). Nel corso di tre lunghi successivi "Bibliotheksreisen",
spinto dai suoi interessi di storico, Lazius aveva raccolto numerosi
manoscritti da monasteri innanzi tutto di Vienna, e quindi del resto
dell'Austria, della Svizzera e della Germania meridionale, da lui
catalogati secondo criteri non facilmente ricostruibili. Il principale
studioso del fondo di Lazius, il bibliotecario della Österreichische
Nationalbibliothek Hermann Menhardt, che ha rintracciato l'ori
gine di molti degli esemplari che lo costituiscono, non si è rite-
nuto in grado di affermare nulla in più sulla provenienza di W('').
trova in un'altra breve lista di titoli di opere provenienti da Fleury redatta da Pierre
Daniel nel XVI secolo e pubblicata da E. Pellegrin, Essal d'identification defrag
ments disperses dans des manuscrits des Bibliotbèques de Berne et de Paris, in Bull
d'information de l'Institut de Recbercbe et d'Histoire des Textes, 9, 1960, Ip. 7-37I, p.
17. E' perô opportuno osservare che l'argomento ex silentio non consente non solo
di escludere, ma neanche di considerare improbabile l'origine floriacense di un
codice: unte vero che nella lista del 1552 si puô notare la strana assenza di qual-
siasi riferimento esplicito ad opere di Abbone (cfr Cuissard, ibid., p. XVII-XVIII).
( *') L'unica eccezione a tale uniformità è solo nel f. 44v: qui la scrittura sembra
cambiare, proprio dall'inizio della pagina. Forse una mano più tarda ha comple
tato il testo del prologo Unitas illa, copiando dal f. 2о" dove già era trascritto, man-
tenendone persino alcune particolarità ottografiche Cunciam", ma "sescun/iam").
(") Cfr E. Pellegrin, La tradition des textes classiques latins à I abbaye de Fleury-
sur-Loire, in Revue d'Histoire des textes, 14-15, 1984-1985, [p. 155-167], p. 156-157 (e in
Id., Bibliotbèques retrouvées. Manuscrits, bibliotbèques et bibliopbiles du Moyen
Age et de la Reinaissance. Recueuil d'études publiees de 193S à ifSs, Paris, 1988, [p.
285-297], p. 286-287); F- M. Carey, De scriptum floriacensi, Summary of the Diss, for
the Degree of Ph. D., 1922-23, in Harvard Studies in Classical Pbilology, 34, 1923
(sommario della tesi inedita, Cambride, Mass., 1923), p. 193-195; В. С Barker-Ben-
XLII INTRODUZIONE
Rispetto ad una certa aria di tecnicismo e modernità che orienta
la scrittura 'abboniana' verso l'incipiente deformazione della minu-
scola alto-medievale che prelude alle rigidità delle prime tendenze
goticheggianti, la grafía della seconda parte di Vha piuttosto una
facies che potrebbe essere definita classica: in conformità con
l'aspetto esteriore curato del manoscritto essa denuncia una pre-
tesa calligrafica, evidente non solo nel tratteggio ma anche nella
disposizione delle parole sulla riga, e che si risolve soprattutto in
una tendenza ad imitare nelle forme particolari e nel ductus com-
plessivo la pura carolina turonense del IX secolo, anche se con
una vistosa riduzione del corpo complessivo delle lettere.
In effetti, anche in tale classicismo potrebbe essere riconosciuta
una tendenza propria di manoscritti floriacensi, riscontrata fino ad
oggi soprattutto in codici di epoca precedente all'abbaziato di
Abbone ('*): ma una datazione cosi anticipata è da escludersi in
questo caso, tanto per la presenza del commento abboniano
quanto per l'utilizzazione di Gerberto negli Excerpta. Piuttosto, il
recupero estetico di moduli grafici tradizionali, collegati con una
produzione scrittoria che rappresenta il passato e si riallaccia
idealmente ai motivi simbolici della tradizione imperiale, è ancora
possibile anche in un'età posteriore, tra la fine del decimo e l'ini-
zio dell'undicesimo secolo, in anni politicamente e culturalmente
segnati da un incremento dei motivi ideali che accompagnano la
riproposta istituzionale dell'impero.
Caratterizzata dunque da uniformità ed eleganza, questa scrit
tura mostra andamento e caratteristiche definite e costanti, che
fanno pensare o ad uno scriba unico' o almeno all'uniforme
équipe ai un solo scrittorio, che obbedisce ad un modulo tipizzato,
risultante dal confluire della doppia influenza dei modelli carolingi
e delle abitudini scrittorie della valle della Loira.
("») Tali glosse sono sparse sui primi fogli del manoscritto, in particolare ai ff.
ir, I5v, 21", 22', 23v, 24', 25", 26', it', 32', 33v, 37r, 38' ecc. Possono essere prese in
considerazione la/ la g, le abbreviazioni per -tur, per quod с per vel, il nesso di
maiuscole nt in sunt a fine riga, ecc. Non molto diversa è poi la mano che trascrive
al f. 155' una lettera di Gerberto a Costantino di Fleury. Ancora scritture che mo-
strano una somiglianza complessiva con il tipo A-G rilomano in altri codici della
Biblioteca Nazionale di Parigi: in una glossa al f. 25' del codice floriacense (e pro-
babilmente abboniano) lat. 2278; in poche glosse ai ff. 2"' e 3' del lat. 10275 ('l cui
testo è in scrittura 'angolare'); e nel lat. 13955, che unisce opere boeziane e scritti
matematici di Gerberto, nella sezione contenente il secondo commento allIsagoge,
ai ft". 5r-46\
("0) Descrizione completa del contenuto al n. 1897 in Aristoteles latinus, Codi
ces, cur. G. LaCombe - L. Mimo-Palueuo (I, Roma, 1939; II, Cambridge, 1955; Suppl.,
Bruges - Paris, 1961), II, p. 1240-1241 e Suppl., p. 181-182. Per una sommaria descri
zione codicologica cfr B. Mink Olsen, L étude des auteurs classiques latins au ХГ
et XIIe siècles, l, Catalogue des manuscrits classiques latins copiés du £V au Xlf
siècles: Apicius - Juvenal, Paris, 1982, p. 307. Augusto Campana ha attribuito le an-
notazioni umanistiche sparse sul codice al Petrus Insulanus Senensis che ha scritto
una lettera a Giovanni Tortelli nel Vat. lat. 3908, f. 168'. Anche questo manoscritto è
stato studiato da Angelo Mai, del quale si incontrano talvolta annotazioni erudite
simili a quelle menzionate in casi precedenti (per es. al f. 236O. Per la scrittura as-
similabile al tipo A-G rimando in particolare, nella sezione che riporta i Topica di
Cicerone, ai ff. 36г-39г e 49v-55v (caratterizzati da un cambiamento del colore del-
l'inchiostro, più nero, e dall'assenza, rispetto alle altre pagine, di maiuscole rubri
cate).
('") CE. Finch, Codices Vat. lat. 1701, 2iio andStft as sourcesfor Cicero's "Topi
ca", in Classical Pbilology, 67, 1972, [p. 112-117], P- ii2; e cfr Cu. Samaran - R. Mari-
chal. Catalogue des manuscrits en écriture latine portant des indications de date,
de lieu ou de copiste, II, 1, Paris, 1962, p. 321 e tav. X*.
INTRODUZIONE XLIX
Reg. lat. 1332 - contenente il secondo commento di Boezio a Por
firio, ancora una volta in una scrittura che rientra nel numero di
quelle imparentate con il tipo A-G (avendo molti caratteri in co-
mune con esso, anche se se ne differenzia per una maggiore ten-
denza decorativa e l'allungamento dei tratti verticali ondulati) -
proprio il nome dello stesso Ademaro torna esplicitamente al mar
gine destro del f. 43', in una nota che per il particolare interesse
che riveste merita di essere integralmente trascritta [cfr Tav. A3:
С") Questa parola è ripassata, forse correrta, con inchiostro più scuro.
("i) I dati cronologici sono corretti: secondo A. Сарреш, Cronologia, Cronogra
fia e Calendario perpetuo, Milano. 1969, p. 99, il 29 giugno 1033 era venerdi. Fr.
SaiROETER, Spezieller Kanon der Zentralen Sonnen- und Mondfinsternisse, welcbe
innerbalb des Zeitraums von 600 bis 1S00 n. Cbr. in Europa sicbtbar waren (Son-
nenfisternisse von 600 bis 1800 n. Cbr.), Kristianstad, 1923, al n. 101, p. 35, 105 e carta
fi a p. LI, registra un'eclissi solare di tipo anulare visibile il 29 giugno del 1033 alle
ore 11.35 di Greenwich (perciô a mezzogiomo circa in Francia centro-meridionale),
la cui zona di massima visibilità attraversa l'area compresa tra la Valle della Loira
ed il Limosino. Numerose fonti storiche coeve dannu notizia di questa eclissi. Ro-
DOi.ro Glabro, Historiae, IV, 9, 24 - PL 142, 683D-684A: MGH scr. 7, p. 68-69; ed. M.
Prou, Paris, 1886 (Collection de Textes pour servir à l'étude et à l'enseignement de
l'bistoire, 1), p. 112, in particolare, collegando il segno celeste ad un attentato a papa
Giovanni XIX (che sarebbe morto pochi mesi dopo), indica coordinate temporali
quasi identiche e testimonia un clima visionario e apocalittico molto vicino a quello
che si respira nell'annotazione del Reg. lat. 1332: "Anno igitur eodem dominicae
passionis millesimo, die tertio kalendarum juliarum, sexta feria, luna vicesima
octava, facta est eclypsis seu deliquium solis ab hora eiusdem diei sexta usque in
octavam, nimium terribilis. Nam ipse sol factus est saphirini coloris, gerens in su-
periori parte speciem lunae a sua reilluminatione quartae. Intuitus hominum in al-
terutrum velut mortuorum pallor conspiciebatur. Res vero quaecumque sub aere
crocei coloris esse cemebantur. Tunc corda humani generis stupor аc pavor tenuit
inmensus, quoniam illud intuentes intelligebant portendere quiddam fore super-
L INTRODUZIONE
proprio alla personalità del monaco di Chabannes, autore di un
famoso Cbronicon o Historia che giunge fino all'anno 1028 e di
una Commemoratio degli abatí di Saint-Martial di Limoges, stre-
nuo e polemico sostenitore dell'apostolicità del patrono di questa
abbazia che lo aveva ospitato prima del suo trasferimento a Saint-
Cybard d'Angoulême, morto durante un pellegrinaggio in Terra
Santa nell'anno 1034 ("4). In molte altre sue pagine Ademaro mo-
stra di essere quasi ossessiva mente suggestionato dalle visioni e
dai segni del soprannaturale: orientata in questo senso è soprat-
tutto l'unica e commossa indicazione autobiografica reperibile nel
testo della sua Cbronica, relativa alla visione norturna di un cro-
cifisso nell'anno 1010 ("0, ma non si puô non richiamare anche la
sua costante attenzione per il meraviglioso e per la vera o presunta
venturae cladis humano generi triste. Nam eadem die, natale videlicet apostolo-
rum, in ecclesia beati Petri quidam de principibus Romanorum conspirantes insur-
rexerunt in papam Romanum cupientes illum interimere. Sed minime valentes, a
sede tamen propria expulerunt". Cfr inoltre: Ermanno di Rbchenau, Cbronicon -
MGH scr. 5, a. 1033, p. 12i; SigEbERTO di Gemblol x, Cbronica, a. 1033 - MGH scr. 6,
p. 357; Leone di Montecassino, Cbronica, 59, add. marg. - MGH scr. 7, p. 668.
("<) Cfr J. Ciiavanon in Adémar de Cbabannes, Cbronique publiée d'après les
manuscrits, Paris, 1897 (Collection de textespour servir à l'étude et â l'enseignement
de l'bistoire, 20), Intr., p. I-XXLX; F. Brlnhölzl, Gescbicbte der lateiniscben Litera
tur des Mittelalters, II, Die Zwiscbenzeit vom Л usgang des karolingiscben Zeitalters
bis гиг Mitte des elften Jabrbunderts, München. 1922, p. 278-284 e 593-594; D. Gabo-
rit-Chopin, Les dessins d Adémar de Cbabannes, in Bulletin Arcbéologique du Co
mité des Travaux Historiques et Scientifiques, n.s., 3, 1967. p. 163-225.
("O Cfr Ademaro di Chabannes, Historia (o Historiae Francorum, o Cbronica),
III, 46 - PL 141, 59C-6oA: MGH Scr. 4, p. 136; ed. Chavanon. p. 168-169: "His tempo-
ribus signa in astris, siccitates noxiae, nimiae pluviae, nimiae pestes et gravissimae
fames, defectiones multae solis et lunae apparuerunt, et Vinzenna fluvius per tres
noctes aruit Lemovicae per duo milia. Et supradictus monachus Ademarus, qui tunc
cum avunculo suo Ínclito Rotgerio Lemovicas degebat in monasterio Sancti Mar-
cialis, experrectus in tempesta noctis, dum foris astra suspiceret, vidit in austrum in
altitudine coeli magnum crucifixum in ipso coelo et Domini pendentem figuram in
cruce, multo ilumine lacrimarum inlacrimantem. Ipse autem qui hace vidit, attoni-
tus, nihil aliud potuit agere quam lacrimas ab oculis profundere. Vidit vero tam ip-
sam crucem quam figuram crucifixi colore igneo et nimis sanguineo totam per di-
midiam noctis horam, quousque coelo sese clauderet. Et quod vidit semper in
corde celavit, quousque hic scripsit, testisque est Dominus quod haec vidit". Sul
piano Stilist ico non c'è bisogno di sottolineare le vistose corrispondenze tra questo
testo e quello dell'annotazione sull'eclissi del 1033: e proprio in questo parallelismo
colpisce il forte contrasto tra il vidit più volte ripetuto e sottolineato r\e\YHistoria e
l'incisivo videre non polui in conclusione di questa annotazione. Cfr inoltre, il rac-
conto ademariano di un'altra eclissi, visibile nel 1023 e collegata alle morti a breve
distanza di tempo di papa Benedetto VIII e deirimperatore Enrico II, in Historia,
III, 62 - PL 141, 73B-74A; MGH ser. 4, p. 144-145; ed. Chavanon, p. 187.
INTRODUZIONE LI
stregoneria, ed una assetata ricerca di tesiimonianze miracolose
per sostenere la pretesa apostolicità di san Marziale С").
L'annotazione del Reg. lat. 1332 non è perô soltanto autentica,
ma anche autografa: un rapido confronto con le altre scritture di
glosse delle quali è stata ormai definitivamente accertata l'appar-
tenenza alla mano di Ademaro lascia poco spazio ai dubbi.
In effetti, a partire da un famoso studio di Léopold Delisle, è
stato possibile, sia pure attraverso discussioni, contestazioni e rin-
novate ipotesi, ricostruire un nutritissimo e variato corpus di au
tografi ademariani, comprendente pagine di lavoro e minute per
uso personale, glosse, ma anche testi con pretese di eleganza for
male, disegni, tavole, e soprattutto alcune sottoscrizioni che hanno
consentito nella maggior parte dei casi l'identificazione ("7). Il solo
metodo del confronto paleografico non permette infatti in molti
casi di affermare con certezza la natura autografa di un testo di
Ademaro, per il semplice fatto che questo scrittore versatile e cu
rioso, enciclopedista erudito dai molteplici interessi, non essendo
copista di professione, ha lasciato nei suoi manoscritti testimo-
nianze di una scrittura irregolare e cangiante, che costituisce an
cor oggi un problema parzialmente irrisolto: e questo non soltanto
per un'evoluzione cronologica del suo stile scrittorio personale ma
anche per una mutevole disponibilità nei confronti del testo
scritto, a seconda della sua destinazione ("*). Le identificazioni
proposte da Delisle sono state in gran parte contestate sulla base
di questa mutevolezza già alla fine del secolo scorso da parte di
Inoltre, per ¡i lat. 6190, cfr Samaran - Marichal, Catalogue (v. supra, nota 111), II, 1,
p. 321; per il lat. 2469, ibid., p. 119 e tav. XIa. E' favorevole, contro il giudizio limi
tativo di Lair, alla natura autografa di tutte le glosse del lat. 6190, L. Halpen, Remar
ques sur la cronique d'Adémar de Cbabanne, in Revue bistorique, 98 (1908), [p.
294-308], p. 295 e J04.
('") Sembra invece appartenere ad un altra mano la seguente nota al margine
inferiore del f. 44' del Reg. lat. 1332: "Aime vale nimium Wilelme magister in ae-
vum". Sulla possibilità di riconoscere in un altro codice parigino ancora una nota
autografa ademariana, cfr infra, p. LXXXVII.
С") In questo senso alcuni studiosi hanno ritenuto di noter distinguere e clas-
sificare i manoscritti e le scritture ademariane sia in senso cronologico sia soprat-
tutto secondo il contenuto e la finaliti. più o meno pubblica, del testo: per ultimo,
e tirando le somme, Richard Landes ha distinto questa produzione scrittoria in
quattro categorie: "personal notebooks", "in-house use", "publications" e "formali
ty". Cfr Landes, A Iibellus, p. 203, e la tavola diacronica delle quattro categorie, con
distribuzione degli autograft conosciuti, a p. 204.
('") Cfr Deusle, Notice, tav. VI; Samaran - Mario 1al. Catalogue. II, 1, tav. X*
(vedi supra, p. XLVIII e nota ni). La natura autografa della scrittura libraria di que
sto manoscritto, è energicamente sostenuta, con Delisle e contro Lair, da Landes, A
libellus, p. 190, n. 48.
O") A. Wilmart, Codices reginenses latini, II, Città del Vaticano, 1945. p. 47-49.
LIV INTRODUZIONE
dell'imitazione della carolina in voga a Fleury e dintorni nei tempi
in cui è diffusa la scrittura A-G.
Gli aspetti più significativi di quests scrittura libraria sono: una maiu-
scola accurata e formale, che alterna senza ordine caratteri rustici e on-
ciali; una minuscola complessivamente rotonda e distaccata, ad imitazione
dei moduli carolini, in cui talvolta i tratti sopra il rigo si allungano a co-
prire le lettere precedent o successive. Se poi si tenta di evidenziare, ri-
spetto all'uniformità del classicismo di base, alcune peculiarità di questi
autograft, si ritrovano una serie di tratti indicativi che corrispondono in
modo impressionante a quanto abbiamo messo in evidenza nella tardo-
carolina di ambiente floriacense: la g aperta; la Л maiuscola onciale; la N
capitale che allunga in basso il seconde tratto verticale; la F con il tratto
superiore ondulato e proiettato verso le lettere seguenti; i punti interroga-
tivi ondulati e allungati verso I alto; i nessi pronunciati; le a aperte in alto
soprascritte alle q e alle p, una caratteristica doppia abbreviazione per
quae, in Ademara con due trattini soprascritti, ma nascente dalla stessa
esigenza di raddoppiare il segno abbreviativo che porta A-G a sommare
trattino soprascritto e cediglia C**); le abbreviazioni per quod, quid a quia-,
la p maiuscola tagliata al centra per per, alcune abbreviazioni particolari,
come per esempio di e do con trattino soprascritto per dei e deo, i nessi in
capitale rustica dove la seconda lettera si solleva sull'ultimo tratto della
prima, come in -we -ns, per alcune parole in fine di rigo; ecc.
V0) Devo precisare che ho potulo controllare queste pagine soltanto in una fo-
toriproduzione, gentilmente inviatami dal Direttore della Bibliothèque Municipale
di Orléans, Mr. F. Deugilly.
С") In questi due casi il tratto della d discendendo sembra trasformarsi in due
punti sovrapposti, ultehore indicazione della natura di sigla di questa nota, che
sembra per altro imparentarsi con l'utilizzazione frequente e preferita di segni ti-
roniani da parte di Ademaro nei suoi autograft. Per molti versi questa sigla sembra
assomigliare al punto interrogativo usato nelle stesse pagine, costituito da una spe
cie di a aperta sopra un punto che si allunga verso l'alto a sinistra dopo aver for
mato un Heve rigonfiamento a destra: ma è facile osservare che mentre in questo
modo il segno di interrogazione è costituito da tre tratti verticali, quattro tratti sono
adoperati in entrambi i casi per tracciare la sigla ad.
LVI INTRODUZIONE
Una verifica sulle riproduzioni [cfr Taw. XJ-XJIe A'V-A'V7] consente di
riconoscere in essa molti caratteri che abbiamo ricordato tra quelli pecu-
liari di Ademaro (e imparentati con le scritture del tipo A-G). Oltre le con-
suete a maiuscola e g я pancia piena, la N capitale che si allunga a destra
sotto il rigo e la F che si allunga in alto a destra, possiamo notare: Г uso
frequente della v tra le minuscole e della U (che come la N si allunga a
destra sotto il rigo) tra le maiuscole; i nessi et, st, ma anche -VSc -MTso-
prattutto in fine di parola; le abbreviazioni per dei, quod, quid, quia, sunt,
id est, ecc.; la fmaiuscola tagliata in centro come per, la a aperta sopra-
scritta sulla p e sulla q per le abbreviazioni di pra-lprae- e qua', e, ele
mento particolarmente interessante, l'abbreviazione per quae con trattino
e cediglia, come in A-G. E infine la scrittura maiuscola che alterna carat
teri onciali e rustici (cfr per esempio la M che sigla gli interventi del
Magister) (''*).
("*) E' vero comunque che la scrittura di W presenta alcune caratteristiche par-
ticolari che non si rïtrovano negli autografi ademariani: una tendenza saltuaria ad
allungare molto verso sinistra il tratto superiore della d onciale, fino a farlo incro-
ciare con i tratti vertical) di altre dot che precedono; una ancor meno frequente
tendenza a creare nessi sotto il rigo tra a aperta finale di parola e il tratto discen-
dente della consonante che precede; l'allungamento decorativo in alto di alcune s
che si chiudono ad occhiello verso destra; il segno di interrogazione (cfr la nota
precedente); una abbreviazione caratteristica per il verbo esse, costituita da due e
sovrastate da due piccole s come segni abbreviaüvi, in alternanza a quella più con
sueta con il trattino in alto (si puô perô notare che un segno del medesimo tipo si
trova al f. i' del manosenrlo Orléans 267, nella tavola delle proposizioni di cui si è
paríato, come abbreviazione di non) [cfr Tav. Х1Ц. Un'ulteriore difficoltà per risa-
lire in questo caso ai luoghi ed ai tempi che hanno visto operante Ademaro viene
dal fatto che, mentre per il codice di Orléans la sua presenza a Fleury almeno in
epoca moderna è fuori di dubbio, le ricerche suil'origine del manoscritto Viennese
non conducono oltre l'ambiente tedesco meridionale o svizzero cui avrebbe po
luto attingere nelle sue campagne antiquarie Wolfgang Lazius (cfr supra, p.
XXXDC); e si puô anche tenere conto del fatto che secondo un'indicazione di В.
BisciiOFF, Paléograpbie de l'antiquité romaine et du Moyen Age occidental, Paris,
1985, p. 188, il segno di interrogazione descritto alla пota precedente è utilizzato in
quest'epoca in area bavarese. Ma è anche chiaro che una certa irregolarità e mute-
volezza delle scritture ademariane è atiestata anche per gli autografi sui quali c'è
maggiore sicurezza, spiegabili in base alla variabilità dei suoi interessi e delle
diverse finalità e natura dei codici; e che, d'altra parte, un codice 'di' Ademaro puô
anche essere stato solIanlo redatto sotto la sua direzione, nell'ambilo di uno scrit-
lorio da lui controllato e comunque in un ambiente che tendeva complessivamente
ad uniformare le caratteristiche grafiche: su questo cfr Landes, A Iibellus, p. 190-192;
e Id., L 'accession des Capétiens. Une reconsideration selon les sources aquitaines,
in Religion et culture autour de l'an Mil. Royaume capétien et Lotbaringie, Actes
du Coll. Hugues Capet 987-1987 (Auxerre), La France de l'an Mit, cur. D. logna-Prat
- J.C. Picard, Paris, 1990, p. 151-166.
INTRODUZIONE LVII
ria che congiunge Fleury e l'insegnamento di Abbone con Ger-
berto e con il rinnovamento classicistico degli studi e delle forme
scrittorie che traducono nelle scuole monastiche i riflessi dello
sforzo ottoniano di riscrivere la continuità con le radici della ci-
viltà romana e carolingia, siamo giunti attraverso un percorso ra-
mificato ai manoscritti di Ademaro di Chabannes, che di questo
sogno ideologico, scomparso all'inizio del secolo con gli uomini
che l'hanno promosso, testimonia nel trentennio successive so-
prattutto con la sua anacronistica ansia di conservazione e forzata
imitazione del passato, una continuazione per inerzia che somi-
glia abbastanza ad un'inconsapevole conclusione.
E' già chiaro comunque che la produzione e la diffusione ma-
noscritta degli Excerpta hanno certamente come teatro gli scripto
ria delle scuole monastiche in cui tra la fine del decimo e l'inizio
dell'undicesimo secolo si insegna la dialettica, ma si iscrivono an
che all'interno di un più ampio perimetro culturale, nel quale l'an
tico ritorna per testimoniare la continuità con la grandezza pas-
sata e in cui tuttavia, per questi difficili e ponderosi monumenti di
pensiero antico, si sente anche la necessità del ripensamento,
della facilitazione, e dunque della glossa, dell' excerptum, della ri-
duzione nell'elementare forma didattica delle domande e risposte.
IV. Lefonti
('") Cfr Isidoro di Smgua, Etymolagiae, VI, 8, i - PL 82, 237C (testo ripreso alla
lettera in Rábano Mauro, De universo, V, 5 - PL in, 122B): "Excerpta sunt quae
Graece scbolia nuncupantur, in quibus ea quae videntur obscura vel difncilia sum-
matim ac breviter perstringuntur". Sul metodo àeWexcerptio, programmaticamente
utilizzato fin dall'età carolingia soprattutto sul versante teologico (dove si raccol-
gono florilegi di testi scritturali e patristici a sostegno di о in polemica con una de-
terminata dottrina), è particolarmente interessante anche la giustificazione in
chiave pedagogica (gli excerpta sono un adeguato strumento per la comprensione
delle arti da parte dei giovani allievi, fino a quando, crescendo, essi non saranno
in grado di attingere da soli direttamente alle fonti antiche) in un testo di Ermen-
Rico di Ellwangen, fpistola ad Grimoldum de vera essentia Deitatis- MGH epist. 5,
Kar. aev. 3, p. 553,35-39: "Puto argutus es in educendo, praeceptor amabillime, et
ego tardior testudine te sequor in hac spissitudine, praecipue cum infantuli vestri
mini innuant, ut non sileam. Sed haec enucleatim ab auctoribus excerpta eis ad
tempus sufficiant, usque quo ad maiora percipienda convalescant, et tunc demum
recurrant ad ipsum fontem, unde haec hausi et bibant, usque quo eis aures sonent".
Anche la struttura dialogica (articolata in quaestiones e responsiones) è d'altronde
ampiamente diffusa nell'alto medioevo logico (da Alcuino fino al De grammatico
anselmiano), anch'essa proprio perché particolarmente adatta a consentire la rie-
laborazione scolastica di un materials di per se poco omogeneo e difficilmente
scandito e ordinate. Non deve comunque essere dimenticata l'origine tardo-antica
e patristica del procedimento per domande e risposte, vera e propria fucina di pre-
parazione del metodo scolastico della quaestio. cfr G. Hardy, La littérature patri-
stiaue des Quaestiones et Responsiones sur l'Ecriture sainte, in Reime Biblique, 41,
1932, p. 210-236, 341-369, 515-537; 42, 1933, p. 14-30, 211-229, 328-352; M. Grabmann, Die
Gescbicbte der scbolasticben Metbode, 2 voll., Freiburg im Br., 1909-1911, I, p. 98-99,
140. 193-194, 222-223, 317-318; e G. d'Onofrjo, Tbeological ideas and tbe idea of Tbeo
logy in tbe Early Middle Ages (plb-ntb centuries), in Freiburger Zeitscbriftfür Pbi
losopbie und Tbeologie, 38, 3, 1991 [p. 273-297], p. 295-296. Da ricordare poi, in età
carolingia, l'esempio di Giovanni Scoto Eriugena, non soltanto autore del Peripby-
seon, grandioso dialogo filosofico in cinque libri tra maestro e discepolo, ma al
quale sono state recentemente ricondotte la paternità della traduzione delle Solu-
tiones di Prisciano Lido, simili nella forma al nostro testo anonimo, e di un'altra
serie di Excerpta (non perô in forma dialogica) da un'opera grammaticale di Ma
crobio (Macrobii Theodosii De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus
excerpta, a cura di P. De Paolis, Urbino, 1990; cfr in partic, p. XLI-XLLX). E lo stesso
Giovanni Scoto, in una delle Annotationes sul De nuptiis di Marciano Capella de-
rivanti dal suo insegnamento, ripropone l'andamento di domande e risposte per
spiegare la successione dei cinque predicabili in un passaggio in cui tematica,
forma esteriore e stile assomigliano notevolmente a quelli del nostro Anonimo: cfr
Giovanni Scoto Ehr cena, Annotationes in Martianum, 4, - ed. C. B. Lutz, p.
101,9-20 (la punteggiatura dell'edizione Lutz deve essere corretta, in quanto I'edi-
INTRODUZIONE LEX
Il percorso dell'opera segue dunque la falsariga dei commenti
boeziani: agli excerpta dal primo sull' Isagoge sono dedicati (se
rondo l'ordinamento in capitoli della presente edizione, determi
nate) proprio dall'alternanza degli argomenti e dei testi boeziani
utilizzati) i capitoli 1-15 e 17-24, a quelli dal secondo i capitoli 25-78
e 82-84 G capitoli intervallati contengono gli excerpta sul tema de
rationale et ratione utf); a quelli dal commento alle Categoriae
sono dedicati i rimanenti capitoli 85-150. L'andamento della tratta-
zione non rispetta perô sempre regolarmente quello dei testi boe
ziani, e prevede deviazioni, ma sempre metodologicamente giu-
stificate. Talvolta infatti un'idea affrontata, per esempio, nel primo
commento all' Isagoge è meglio sviluppata nel secondo, e l'ano-
nimo introduce allora un suo libero riferimento ad esso, per poi
ritornare, esaurito l'argomento in questione, al testo sul quale
stava lavorando ('и). E talvolta anche spunti provenienti dal com
mento alle Categoriae vengono introdotti nella prima parte del
l'opera, inframezzati agli excerpta dai commenti a Porfirio C"). Ma
anche, inversamente, egli puô scegliere di completare brani
estratti dal commento alle Categoriae con temi e termini prove-
trice non ha percepilo la natura dialogica di questa nota): "Cur differentiam post
genus in secundo loco posuit, cum non sic fecit in ordine isagogarum? Nam in hoc
loco videtur confundere priorem ordinem introductionum. - Non irrationabiliter
hoc fecit quia differentia facil speciem; species autem non facit differentiam, quia a
genere non pervenitur ad speciem, nisi per differentiam vel accidens... - Quare ac-
cidens ante difinitionem, id est ante speciem posuit? - Quia accidens pro differen
tia accipitur, propterea quia saepe accidentia differentiam specierum faciunt. -
Proprium in fine? - Quia discernit superiora, id est speciem a genere et differen
tiam et accidens. Ideo proprium in fine isagogarum ponitur". Per un confronto con
il testo e lo stile degli Excerpta isagogarum et categoriarum, cfr, nella presente edi
zione, 51, 8-21.
('и) per es ц, 3 6.с quando, seguendo il primo commento M Isagoge incontra
occasionalmente un riferimento alla divisione in parti della filosofia. l'anonimo in
troduce incidentalmente una rapida anticipazione della questione (poi ripresa nel
cap. 28) se la logica sia Pапе о strumento della filosofia; similmente in 8, 2-3 discu-
tendo la questione sulla natura degli universali secondo il primo commento, intro
duce seccamente la formula risolutiva che Boezio escogita nel secondo: "subsistunt
in sensibus, intelleguntur praeter corpora"; in 9, 8-10 anticipa dal secondo com
mento la distinzione di descriptio e diffinitio-, ecc.
('") Per es. in 5, 15-16 l'anonimo introduce nel testo del primo commento a Por
firio una lapidaria spiegazione sulla natura delle sostanze individuali proveniente
dal commento alle Categoriae, e in 68, 1-5, incontrando nella sua lettura del se
condo commento a Porfirio l'idea che in una medesima sostanza si possono pre
dicare differentiae contraddittorie ma in tempi diversi, è portato a ricordare e ad
inserire nel suo percorso di excerptor un brano del commento sulle Categoriae in
cui viene esposta la medesima domina.
LX INTRODUZIONE
nienti da quelli »W'Isagoge Ve). Talvolta, infine, si prende anche
sorprendenti libertà rispetto alla fonte, sempre perô ispirate da
una certa familiaritâ con essa: come quando inventa una quadrata
depictio relativa alle diverse forme di predicazione, ispirandosi
formalmente ad altri usi della medesima figura proposti da Boezio
in relazione alla distinzione di sostanza ed accidente C37).
D'altra parte anche una certa frequente libertà formale rispetto
al testo boeziano da parte dell' excerptor, che spesso omette qual-
che parola all'interno di citazioni integrali oppure compie in esse
una inversione di parole o anche di frasi, è spesso indizio di una
volontà di appropriarsi del testo e di tradurlo in una nuova sintesi,
che ha l'evidente ambizione di vivere di vita propria (,3í).
Tutto questo suggerisce anche il principio secondo il quale le
varianti del testo degli Excerpta rispetto al testo edito di Boezio
possono spesso essere soltanto frutto di un volontario distacco
deW'excerptor dal materiale su cui lavora. E tuttavia, sia pure te-
nendo conto di ció, è evidente che si puô provare a sottoporre la
O'*) Cosi, per esempio in 85, 22, l anonimo riconosce all'inizio del commento alle
Categoriae l'articolazione della prcsentazione introduttiva dell'opuscolo aristote
lico secondo le prime cinque delle sei questioni preliminari che Boezio espone
(seguendo Ammonio) anche nel primo commento a¡Y Isagoge ed è quindi portato
ad aggiungere una risposta anche alla sesta domanda ("quae sit huius opens in
scription, utilizzando, per rispondervi, concetti e parole tratti dal commento stesso
alle Categoriae. E ancora, in 96, 17-19, individua una corrispondenza tra la termi
nologia adoperata da Boezio nel commento aristotelico a proposito delle
differentiae (distinte in divisibiles e completivae-specificae) e quella adoperata nel
secondo commento porfiriano (divisivae e constitutivae), e fonde le due dottrine.
С'7) Cfr 88, 8 e figura corrispondente le cfr Tav. Ш. La depictio inventata in que
sto caso dall'anonimo oltre che dipendere formalmente da quella boeziana è perô
anche ispirata ad una forma di divisione logica che ha avuto molta fortuna nell'alto
Medioevo e il cui principale esempio è offerto da Giovanni Scoto Erii'gena nel
Peripbyseon (o De diïisione naturae, cfr PL 122, 441Л-442В) con la famosa quadri-
partizione consistente nell'anicolazione speculare di una coppia di predicati, se
condo le quattro possibilità nascenti dall'incontro delle rispettive affermazioni e
negazioni: "creare", "creari", "non creare", "non creari" in Giovanni Scoto; "nomi
ne", "diffinitione", "non nomine", "non diffinitione* nel nostro anonimo. In Boezio
invece, nel commento aile Categoriae (PL 64, 175B), si trattava delle possibili com-
binazioni di due coppie di termini, "substantia" e "accidens" da una parte, "univer
salis" e "particularis" dail'altra. Sulla struttura formale della quadripartizione logica
e sulla sua fortuna cfr G. d'Onofrio, Über die Natur der Einteilung. Die dialekti
scbe Entfaltung von Eriugenas Denken, in Begriff und Metapber, Spracbform des
Denkens bei Erittgena, Vorträge des VII. Intern. Eriugena Colloquiums (Bad Hom
burg, 26.-29. Juli 19*9). hrsg. von W. Beierwaltes, Heidelberg, 1990, p. 17-38, in par
tie, p. 34-36.
("*) Numerosissimi casi di questo genere sono verifica bit i in base al secondo
.1pp.1r.110 critico della presente edizione, quello della concordia con le fonti: vedi
infra, p. CXV.
INTRODUZIONE Da
presente edizione degli Excerpta ad un'analisi filologica, allo
scopo di collocame il testo nella posizione determinata che deve
spettargli all'intemo della tradizione testuale delle stesse opere
boeziane, in quanto specchio di un lavoro di rielaborazione con
dolio su almeno un testimone di epoca altomedievale, e quindi
relativamente antico.
L'assenza di un'edizione critica del commento alle Categoriae
ci impone di limitare questa indagine ai soli testi su Porfirio, per i
quali l'edizione Brandt offre invece sia nell'introduzione sia con
l'apparato critico sufficienti elementi di confronto C3').
I manoscritti su cui è basata l'edizione Brandt sono tutti ante-
riori all'inizio del dodicesimo secolo: alcuni risalgono anche al
decimo, la maggior parte sono dell'undicesimo. Più che in altri
casi, perô, vale qui la regola per cui la datazione antica non è ga-
ranzia di attendibilità, posta la complessità di questa tradizione,
alterata secondo Brandt soprattutto da due fondamentali caratteri
peculiari: l'incompetenza dei copisti su argomenti logici e la loro
conseguentemente scarsa comprensione del testo; l'interesse spe-
cialistico, viceversa, dei pochi maestri che ne chiedevano copie e
che quindi favorirono la collazione tra più esemplari in loro pos-
sesso, causando contaminazioni che rendono estremamente diffi
cile ogni tentativo di una corretta ricostruzione (,40). E in effetti le
verifiche operate da Brandt sulle varianti singolari dei codici
hanno portato a risultati complessi ed intriganti, in quanto, sia
pure ammettendo la possibilità di delineare l'esistenza di determi
nate classi di codici, è possibile verificare in essi cosi tante conta
minazioni indicate da consensi intrecciati (ossia da lezioni errate
comuni a codici singoli di tutte le diverse classi), che egli ha rite-
nuto inutile proporre la ricostruzione di uno stemma (Mi).
Posta questa confusa situazione, non stupisce il fatto che non
sia possibile identificare direttamente la classe di appartenenza del
codice di Boezio da cui dipende l'anonimo, e che un certo nu
mero di varianti, negli Excerpta che più direttamente utilizzano
alla lettera i due commenti a Porfirio, indichino anche in questo
caso possibili collegamenti intrecciati e spesso contrapposti con
manoscritti diversi della tradizione: il che ci porta a supporte che
anche il maestro che ha curato la redazione di quest'opera o
lavorava su un codice risultante da una collazione del tipo suppo
(''") Per ciascuno dei codici elencati sia suffîciente il rinvio alla descrizione in
Aristoteles latinus, Codices (v. supra, nota 11о): С - n. 1030. p. 727; P - n. 620, p. 535;
T - n. 406, p. 436; L - n. 1057, p. 738; e ibid., Suppl.: N - n. 2086, p. 105; F - n. 2091,
p. 108; S - n. 2072, p. 95; D - n. 2093, P- '08; G»n. 2127, p. 123; К - n. 2070, p. 94;
A » n. 2110, p. 116: E - n. 2125, P- '21; G - n. 2074, p. 96; H - n. 2092, p. 108; R - n.
2188, p. 179.
C4') Owiamente non ho tenuto conto di varianti che possono essere spiegate
come semplici oscillazioni ortografiche.
LNTRODUZIONE LXIII
D F G К Spx T 1,25 (15,4) admittit] admittet
cet. T,p c.
D F G К P* S T 2,27 (9,20) familiaris] rei
familiaris cet.
G* P S T 2,27 (9,21) dispensaiieme]
dispositione cet.
F G P S T 8,29 (27,19) substantiam]
substantia С" c R,
sub substantia cet.
С F G 15,20 (73,3) species semper]
semper species cet.
Passando alla verifica della situazione relativa agli Excerpta dal secondo
commente1 a Porfirio, l'intreccio delle possibili parentele si complica ulte
riormente:
('4*) Nella tavola seguente, per ogni passo viene indicato: il testo aristotelico se-
condo l'ed. di Immanuel Bekker, Aristotelis opera. I, Berlin, 1831: per gli Excerpta,
al solito, capitolo e numero della riga nella presente edizione; per le due tradu-
zioni le pagine dell'edizione Minio-Paluello (v. nota precedente); per i lemmi dal
commento (B) le colonne del volume 64 della PL.
С") E' da notarsi che l'alternanza di scientia e disciplina come traduzioni del-
l'aristotelico íitkttí/ut) è una delle caratteristiche individuate da Minio-Paluello
come peculiari della versione boeziana autentica rispetto alla traduzione compo
sita, che traduce invece in modo costante i termini greci, e in questo caso ha sem-
pre disciplina.
C0) Cfr perô anche ibid., 275D*"7: "non diffinite alterum sed aut hoc aut illud
contingit".
LXX INTRODUZIONE
V) Cat. 14a*■'"
('") Cfr perô anche ibid., 292A*"4: "in contrarium locum permutatio"
INTRODUZIONE LXXI
E' dunque evidente l'uso da parte dell'anonimo, accanto al te
sto inserito da Boezio nel suo commento, anche di un altro testo
continuo, da quello diversificato. I nove casi raccolti ne offrono
una prova sufficiente CS*), e ci autorizzano a formulare l'idea che
l'anonimo non soltanto abbia utilizzato un testo continuo delle
Categoriae diverso da quello inserito in forma di lemmi nel com
mento (il che aweniva di frequente, secondo Minio-Paluello, in
quanto la lettura del testo continuo favorisée la comprensione del
commento, come testimoniano anche alcuni manoscritti che pro-
pongono nelle stesse pagine del testo boeziano anche la tradu-
zione in forma continua) ("3), ma che egli si sia anche procurato
un testo della versione boeziana originale, più rara, e che comin-
ciava sporadicamente a riapparire proprio negli anni in cui egli ha
portato a compimento la sua excerptio.
Anche questo elemento è da accogliersi dunque come una te-
stimonianza in più dell'operato di una personalità di studioso do-
tata di quello scrupoloso senso filologico che costituisce uno dei
più significativi caratteri di riconoscimento di un clima dotto di
'rinascita' erudita.
('") Nel primo caso c'è da parte dell'anonimo un'evidente utilizzazione del te
so della traduzione in versione continua (identico nell originale boeziano e nella
versione composita) rispetto a quello trasmesso nei lemmi del commento. Ma già
dal secondo caso è evidente che il testo usato è quello della traduzione originale
Л. Il terzo caso sarebbe molto significativo, se non ci fosse qualche riga più sotto,
nel testo del commento boeziano, un'integrazione del testo aristotelico nella forma
usata in Aí lo stesso accade anche nel nono caso (cfr le due note precedenti). L'ap
parente eccezione. invece, nel sesto caso, dove l'accordo dell'anonimo sembra sta-
bilirsi con la versione composita contro la versione A, è spiegabile con il fatto che
nella tradizione di quest'ultima è attestata anche la variante "prius": in particolare
(come mostra l'apparato dell'ed. di Minio-Paluello) nel ms. Paris, Bibliothèque Na
tionale, lat. 2788, uno dei più antichi e più puri testimoni della traduzione origi
nale, del quale non sarà superfluo ricordare che è stato copiato a Fleury, con tutta
probabilité all'inizio dell'XI secolo; cfr MimoPalueuo, Nuovi impulsi (v. supra,
nota 147), p. 755 (lo data al 1000 ca.) e Aristoteles Latinus, I, 5, Praef., p. XIII (per un
errore di stampa l'indicazione è relativa al ms. lat. 1788); Mostert, Tbe Library of
Fleury (v. supra, nсча го), p. 204, n. BF 1043 (con datazione al X ex.).
С") Cfr Minio-Palleuo, Tbe Genuine Text (v. supra, nota 147), p. 163-166.
LXXII INTRODUZIONE
bro del De nuptiisàx Marziano Capella svolgevano questa fiizione
gli estratti dedicati alla dialectica nelle enciclopedie di Cassiodoro
e Isidoro di Siviglia, sulla cui struttura era poi stato costruito il De
dialectica alcuiniano (,M).
Anche l'anonimo autore degli Excerpta è sotto diversi aspetti
ancora dipendente da questo panorama manualistico che po-
tremmo definire 'carolingio', e anzi sembra operare proprio allo
scopo di armonizzare con esso le differenze e le novità apportate
dai commenti di Boezio, materia fondamentale del suo lavoro. Già
si è ricordato in apertura, per esempio, il suo adeguamento del
linguaggio tecnico boeziano alla terminologia dialettica di Isidoro
e Alcuino (isagogae, periermeneiae, ecc.) С"): anche il pro
gramma logico annunciato da Boezio verso l'inizio del primo com-
mento a Porfirio subisce conseguentemente, sotto la sua penna,
una corrispondente trasformazione terminologica ("*). Ad Alcuino
sembra inoltre attingere direttamente la formula che definisce la
definizione С'7).
All'occorrenza sa citare anche Macrobio, in particolare quando
Boezio stesso ne offre l'occasione ricordando che il concetto di
"incorporalitas circa terminos" è stato chiarito nel Commentarius
in Somnium Scipionis. E l'anonimo, che evidentemente ha questo
testo a disposizione, inserisce fra le parole di Boezio il corrispon
dente estratto macrobiano: a meno che non si voglia pensare che
abbia trovato tale estratto ai margini del codice o dei codici su cui
lavora, in una glossa del tipo di quelle che in età carolingia ha
steso suW'Isagoge porfiriana, anche in questo caso prevalente-
mente lavorando sui commenti boeziani, l'erudito irlandese
Israele Scoto, il quale chiosando l'accenno di Boezio ha introdotto
direttamente lo stesso excerptum macrobiano ("*).
Ma soprattutto è significativo il frequente ricorso da parte del-
l'anonimo al testo del Categoriae decem in alternanza o paralela
mente a quello delle Categoriae di Aristotele e del commento boe
ziano. E' noto che il Categoriae decem, una parafrasi dell'opuscolo
aristotelico di ispirazione neoplatonica, fortunosamente corredata
С") U testo del Categoriae decem è in PL 32, 141 9-1440. tra le opere agostiniane.
L'edizione critica а с di L. Minio-Paluello è in Aristoteles Latinas, I, 5, p. 133-175;
sulla fortuna altomedievale di questo opuscolo a partire da AJcuino, dello stesso
Minio-Paicello (v. stipra, nota 147), cfr Praefatio, ibid., p. LXXVll-XCVl; Tbe Text
oftbe 'Categoriae"; e Nuovi impulsi, p. 753-755. Cfr inoltre: B. Stock, In Searcb of
Eriugena 's Augustine, in Eriugena. Studien zu seinen Quellen, Vorträge des III. In
tern. Eriugena-Colloquiums (Freiburg im Br., 27-30. August 1979), hrsg. von W.
Beierwaltes, Heidelberg, 1980 (Abbandl. der Heidelberger Akademie der Wissen
scbaften, Pbilos.-bistor. Klasse, 1980/3), [p. 85-104], p. 93-96; J. Marenbon, Jobn Scot-
tus and tbe ' Categoriae Decem ', in ibid., p. 117-134; Id., From tbe Circle ofAlcuin lo
tbe Scbool ofAuxerre. Logic, Tbeology and Pbilosopby in tbe Early Middle Age,
Cambridge, 1981 (Cambridge Studies in Medieval Life and Tbougb, 15), in partic, p.
16-17.
(,eo) Cfr van de Vyver, Les étapes (v. supra, nota 93), p. 439-440; e L. Minio-
Pali ello, Note sull Aristotele Latino medievale. XV. Dalle 'Categoriae Decem"pseu-
do-agostiniane (temistiane) al testo vulgato aristotelico-boeziano, in Rivista di Fi
losofia neo-Scolastica, 54, 1962, p. 137-147 (e in Id., Optisculo, p. 448-458).
С") Per esempio in 91, 1, se dal Categoriae decem è attinto il termine paronyma
che sostituisce laristotelico-boeziano denominativa, la definizione-spiegazione di
esso viene dall'opuscolo aristotelico e dal commento boeziano, e tuttavia ancora
dal Categoriae decem viene la proposta di intendere i paronyma come una via di
mezzo tra synonima ed omonyma (nel linguaggio boeziano univoca e aequivoca)
in base aile proprietà che, come indica a sua volta Boezio, hanno in comune con
gli uni e con gli altri. Altri esempi: in 93, 4 e in 97, 4-5 l'elenco dei nomi delle dieci
categorie si genera da una commistione tra la terminologia e l'ordine aristotelici e
LXXIV INTRODUZIONE
facile allora riconoscere anche in questa efficace contaminazione
non soltanto un ulteriore indizio dell'appartenenza ad una fase di
crescita e trasformazione degli studi logici, ma anche un'illustra-
zione in più del método integrativo messo in opera dall'anonimo
tra i materiali a sua disposizione, per operare una sintesi sistema-
tica delle diverse dottrine riconosciute come funzionali, prescin-
dendo dalla loro origine.
Apprezzamenti dello stesso tenore, che conducono cioè a col-
locare il lavoro dell'anonimo in una fase di transizione e di inte-
grazione tra le fonti logiche, dovranno allora essere fatti in senso
inverso anche a proposito dell'utilizzazione ancora di un altro te
sto boeziano che sostituisce negli Excerpta i materiali logici vul-
gati fra nono e decimo secolo. Ad un certo punto del suo lavoro
di riduzione dialogica dei commenti all'Isagoge, l'anonimo abban-
dona momentaneamente questa falsariga ed introduce un elenco
di quattordici forme di definitio possibili oltre quella perfetta che
si realizza congiungendo genere prossimo e differenza
specifica C**). Questo elenco perô mostra notevoli divergenze,
nell'ordine e negli esempi, dalla fonte la cui utilizzazione sarebbe
siata più naturale e consueta in questo caso, ossia l'opuscolo De
definitionibus di Mario Vittorino, anch'esso ritenuto opera boe-
ziana in quest'epoca, in cui viene proposto un elenco dettagliato
delle quindici definizioni, a metà tra regole logiche e precetti
retorici (,i3). L'elenco dell'anonimo è quindi diverso anche dalla
sintesi che del testo vittoriniano è proposta, più o meno identica,
da altre fonti manualistiche di dialettica diffuse nell'alto Medioevo
(Cassiodoro, Isidoro e Alcuino) Cí4). De Rijk, che nella sua pre-
sentazione della versio brems degli Excerpta nel manoscritto vien-
3. Il De rationau et ratione un
DI GERBERTO DI AURILLAC
1.
B. Excerpta e Fragmenta
Fragmenta 1, 2-5
Fragmenta 3, 1-4
Excerpta 79, 1
Fragmenta 2, 13-14
B. Excerpta e Fragmenta
Fragmenta 2, 23-27
B. Excerpta e Fragmenta
(...) Nam, si aequum esset, omnis homo, licet esset dormiens uel unius
noctis infans, quia semper et omni tempore rationalis est, semper et omni
tempore uteretur ratione, quod fieri nequit.
LXXX INTRODUZIONE
Ü. Excerpta e Fragmenta
Alter uero actus, qui a postestate non uenit, sed cum re subsistente
semper subsistit (...).
INTRODUZIONE LXXXI
Ibid., lo - 163C4"; p. 304
Est autem actus genus. Huius species sunt duae, necessaria et non ne-
cessaria. (...) Non necessarium uero duas ex se species fundit: alteram,
quae a potestate ad actum peruenerit; alteram quae non a potesiate, sed a
subsistendi natura nata in actu proruperit. (...) Potestatem uero rursum
diuidamus in eam quae actu esse possit, et in eam quae nunquam actu
esse possit.
B. Excerpta e Fragmenta
Fragmenta, 3, 7-17
С") Cfr Boezio, In lsagogen Porpbyrii Comm., Ed. Prima, I, 20 - 36А'"'0; ed.
Brandt, p. 61,4-8: "Paria uero praedicamenta semper sibi ipsa inuicem conuertun-
lur. Nam quoniam risibile solius est hominis, risibile ad hominem praedicatum
etiam conuerti potest, ut homo ad risibile praedicetur. Dicitur enim: quid est homo?
risibile; quid est risibile? homo". Cfr anche Ibid., 27 - 46А'4-В'; p. 80,5-7.
С74) Excerpta, i3, 6-12. Posta l'instabilità gráfica di questi termini nella latinita
medievale, ho per lo più mantenuto nell'edizione.di questo passaggio, presente
soltanto in V, le forme grafiche del manoscritto, con le sole eccezioni di "uigilat"
(anziche "iugilat"), per il verso del nibbio, e "coayat" (anziche "coaxat"), per il verso
della rana, che sono evidentemente errori di trascrizione.
LXXXIV INTRODUZIONE
I più noti repertori terminologici cui potrebbe aver attinto sono
il De naturis animantium di Svetonio С7'), e l'elenco inserito nel
De re grammatica et metrica di Aldelmo С7*). Da queste fonti poi
sono derivati anche altri elenchi altomedievali, tutti molto nutriti,
nei quali la terminologia adoperata dall'anonimo potrebbe si es-
sere rintracciata, ma supponendo da parte sua una complicata
collazione di testi ed una selezione articolata tra numerosissime
altre coppie di nomi e voci di animali C77).
Ma in tre testi poetici di epoca alto-medievale o comunque at-
testati in manoscritti tutti di età post-carolingia, si possono ritro-
vare elenchi di voci degli animali che, se accostati, offrono con
molta maggiore incisività la possibililà di ricostruire anche in que-
sto caso il lavoro deW'excerptor. Questi tre carmi sono stati accolti
nell'edizione teubneriana dell' Anlbologia latina^7*):
i.
H.
De cantibus auium
("') Antbolagia latina, n. 762, p. 246-25o: ho trascritto i versi 9-10, 13-14, 18-19, 23-
29. 5152, 56-65.
('t') Anche l'elenco di Svetonio prevede "oncare" accanto a "rudere" (spesso in-
fatti vi sono proposte due forme verbali per una sola specie), ma il nome delI'ani-
male corrispondente è "asini".
INTRODUZIONE LXXXVII
Viene dunque spontaneo pensare che Vexcetptor, seguendo il
consueto metodo di lavoro che abbiamo imparato a conoscere nel
suo rapporto con le fonti - ma questa volta ispirandosi ad un gu
sto letterario certamente anomalo in uno scritto di logica e, forse,
ad un certo spirito ludico -, possa aver avuto sotto gli occhi, per
attingervi materiale per la composizione della sua sequela di vo
ces animantium, una raccolta poetica comprendente tutti e tre
questi carmi. E che abbia operato su di essi una selezione, attin-
gendo soprattutto al primo, ma in parte anche al terzo, alcuni ele-
menti per integrare i suggerimenti del secondo: da questo egli ha
tratto infatti il maggior numero di elementi terminologici e l'or-
dine, rispettato con lievi varianti ed alcune aggiunte; dal primo,
invece, la formula con il pronome relativo ("quod lupus ululat",
ecc, nel carme; "quicquid passer est titiat", ecc, negli Excerptá), e
poi il completamento del verso dell'ariete con quello del cam-
mello, vista la coincidenza del verbo "blaterare"; dal terzo, proba-
bilmente, la coppia "asellus oncat", ed una serie di conferme per
le altre opzioni linguistiche.
fino ad oggi riconosciute come autografe, ed è ignorata dagli studiosi che si sono
occupati dell'argomento. Sul manoscritto, che contiene fra l'altro gli Annales Fio-
riacenses in una scrirtura del IX secolo (con addizioni posteriori), e altri testi litur-
gici, astronomici e computistici, tra cui il computo di Abbone, in scritture databili
fra X e XI sec., cfr Mostert, Tbe library ofFleury(v. supra, nota 20), n. BF 1058, p.
207, che segnala anche la stretta dipendenza da questo codice del Paris, Bi
bliothèque Nationale, lat. 5239, proveniente da Saint-Martial di Limoges. La Gabo-
rjt-Chopin, les dessins (v. supra, nota 114), p. 187-191 discute inoltre il parallelismo
di alcuni disegni astronomici del lat. 5543 con quelli autograft di Ademaro nel co-
dice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. 8° 15.
С*4) Enrico duca di Baviera, padre di Enrico II, e Edvige, madre di Ugo Capeto
e norma di Roberto, erano fratello e sorella di Ottone I.
INTRODUZIOXE LXXXTX
paralleli del loro programma politico incontrandosi solennemente
ad Ivoy sulle rive della Mosa, al confine tra i loro territori, per ac-
cordarsi nel cercare insieme le vie della "pace di Dio" per la Chiesa
cristiana universale ("').
ün simile quadro ¡stituzionale richiedeva necessariamente di
essere anche affiancato, se non preceduto, dal proseguimento sul
piano spirituale e culturale delle ambizioni di una rinascita di cui,
ad imitazione della ormai mitica epopea carolingia, alcuni intellet-
tuali ecclesiastici della seconda metà del secolo decimo erano stati
i promotori. Tra queste figure era emersa quella di Gerberto, uomo
di scienza e di potere, vero ispiratore di una renovatio imperii il
cui modello immediato più che la lontana civiltà augustea erano
state senza dubbio le gesta di Carlo Magno. Il nuovo Alcuino cam-
peggiava alle spalle tanto della dinastía sassone quanto dei primi
monarchi robertingi come anima ispiratrice di un sogno di rico-
struzione della civiltà europea, conseguente al ricomporsi del par
ticolarismo feudale ed ecclesiastico ed all'esaurirsi dell'ultima on-
data delle invasioni 'barbariche' di Normanni, Slavi e Saraceni.
Questa non è un'immagine esagerata dalla storiografia roman
tica: anche se è giusto non soprawalutare la portata del suo ope-
rato, i cronisti altomedievali mostrano chiara coscienza del fatto
che il papa filosofo, quando era ancora segretario dell'arcivescovo
Adalberone di Reims, era stato con questi il fautore ed il media-
tore presso gli Ottoni della vittoria di Ugo Capeto sulle pretese
dell'ultimo carolingio, Carlo di Lorena. E che Ottone II e Roberto
il Pio erano stati tra gli ascoltatori delle sue lezioni magistrali, e
Ottone III, il nuovo Costantino, aveva avuto in lui precettore e
consigliere. Gerberto aveva rinnovato cosi dapprima presso la
corte di Francia, e poi - in seguito alla controversia sulla succes-
sione episcopale di Reims ed alle discussioni sul divorzio di Ro
berto II - presso la Hojbapelle imperiale, i dialoghi didattico-poli-
tici di Alcuino e Carlo Magno С8*).
Molteplici aspetti avevano assimilato l'ideale di renovatio caro
lingio a quello ottoniano: l'aspirazione all'unificazione completa
С*i) Suil'intero periodo cfr L. Halphen in Tbe Cambridge Medieval History, III,
Cambridge, 1930, p. 71-107; A. L. Poole. ibid., p. 215-252.
("*) Sul concilio di Saint-Basle, la questione della cattedra di Reims e la contro
versia sul divozio di Roberto II, cfr Oluers, Vie de Gerberi. in Oeuvres (v. supra,
nota ii), p. CCIII-CXXK e CXLII-CLV; Halphen, in Cambridge Medieval History, p.
100-104; G. Arnaldi, Mito e realtà del secolo X, in II secolo diferro: mito e realtà del
secolo X, Spoleto, 1991 (Settlmane di Studio del C.I.SjíM., 38; Spoleto 19-25 aprile
1990), I, Ip. 27-53], P- 47-48. Sulla cappella palatina di Ottone III cfrj. Fleckenstein,
Die Hofkapelle der deutscben Könige, II, Stuttgart, 1966 (MGH Scbriften, 16, t), p.
77-117; in partic, p. 93-95 per il ruolo di Gerberto.
XC INTRODUZIONE
del regno italico; l'assoggettamento del potere ecclesiastico, fina-
lizzato a garantirne dall'alto moralità e autonomia; la ricerca an
siosa di una conferma autorevole della dignità imperiale da parte
di Bisanzio, perseguita soprattutto lungo le linee di una non sem-
pre facile politica matrimoniale e ispirata da rinnovata ammira-
zione per le grandiose vittorie greche sugli arabi a Cipro ed in
Siria С87). Ma per sconfiggere anche le ultime resistenze ideologi-
che di italic! e bizantini, che si pretendevano entrambi veri discen-
denti dei 'romani' ("*), un cultore della sapienza quale era Ger-
berto sapeva come fosse necessario alimentare anche una rinascita
culturale, un rinnovato umanesimo che non soltanto tendesse al
recupero ed al mantenimento di quanto la stagione carolingia
aveva già saputo fare suo, ma che ne proseguisse l'opera nell'in-
tento di ricongiungere il risorto impero con le sue radici antiche,
ampliandone le conquiste conoscitive. E in questo percorso lo
avevano owiamente accompagnato le più insigni autorità politi-
che e spirituali del tempo, come Adalberone di Reims e Odilone
di Cluny, e soprattutto Abbone di Fleury, che lo aveva anche so-
stenuto politicamente nel difendere prima gli interessi dei Cape-
tingi presso gli Ottoni e i papi, per schierarsi poi anch'egli piutto-
sto sulla linea imperiale in seguito alla questione delle seconde
nozze di Roberto.
All'inizio del nuovo secolo il dinamico risveglio culturale è
giunto perô, esaurita l'energia iniziale, ad una prima fase di arre
sto: la scomparsa repentina dei protagonisti, come ha portato sul
piano politico ad una fase di ripiegamento e consolida mento delle
conquiste, cosí anche sul piano intellettuale conduce a frenare
l'ondata iniziale di ricerca, invenzione e creatività, e dà luogo ad
un momento di flessione, necessario per inventariare e mettere al
sicuro il raccolto. E' cosi che in questi anni, dominati spiritual-
("7) Cfr ADEmARO, Historia, III, 22 - PL 141, 40AB; MGH scr. 4. p. 125: ed. Chava-
non, p. 143. Niceforo Foca aveva sbaragliato nel 961 i pirati saraceni di Creta, invaso
la Cuida nel 962 ed occupata la Siria, strappando Aleppo ai Musumani: sull'onda di
queste vittorie si era conquistato, sposando Teofano, vedova del basileus Romano
II, il titolo imperiale, per poi proseguire le proprie vittorie nel 965 con la conquista
di Cipro e Antiochia. Le resistenze bizantine sotto Niceforo a riconoscere la supre-
mazia occidentale degli Ottoni. testimoniate dalla Retatio de legatione costantino-
politana di Dltprando vescovo di Cremona (PL 13, 909C-938A - MGH scr. 3, p. 347-
363; ed. J. Becker, MGH Ser. rerum germ, in tisti scbal., Hannover - Leipzig, 1915, p.
175-212), vennero temporaneamente a cadete in seguito al suo assassinio ad opera
di Giovanni Zimisce, che sposata a sua volta Teofano consenti a dame la giovane
figlia dallo stesso nome in sposa ad Ottone II.
('**) Cfr LiLTPRanDO, Legatio, 12, PL 136, 915B - MGH scr. 3, p. 349.49-50; ed. Be
cker, p. 182,24-25: "...Sed adiecit [scil. Nicephorus] quasi ad contumeliam: 'Vos non
Romani, sed Longobardi estis".
INTRODUZIONE XCI
mente da epigoni intelligenti ¡l cui prototipo è Costantino di
Fleury, abate di Micy e già discepolo e corrispondente di Abbone
e Gerberto C8'), il momento di stasi è finalizzato non tanto a ri-
pensare, quanto soprattutto a conservare i frutti dell'insegnamento
dei maestri scomparsi. Prima della nuova stagione che a fine se
colo vedrà operanti nuovi protagonisti di maggiore staaira come
Lanfranco di Pavia, Anselmo d'Aosta e Pier Damiani, assistiamo
perciô in questo primo trentennio al brulicare di personaggi mi-
nori che nel silenzio dei loro scriptoria continuano a respirare
l'atmosfera del rinnovamento, ma limitano la loro partecipazione
ad esso al leggere, trascrivere, annotare, ridurre in forma scolastica
i testi antichi riscoperti ed i nuovi, nati dal confronto fra essi e la
tradizione dominante nei decenni precedenti.
Ademaro di Chabannes è un significativo testimone di questa
fase: una voce della nuova generazione che si sente figlia della ri-
nascita, ma fatica a condividerne gli entusiasmi culturali. Anche
l'ispirazione fondamentale che percorre la sua Historia testimonia,
con la celebrazione di Carlo Magno e dei suoi immediati succes-
sori, una partecipazione ideale alla continuità della rinascita fra età
carolingia e ottoniana. E nel manoscritto vaticano Reg. lat. 263, che
ai ff. 23ir-235v accoglie una serie di frammenti ademariani autografi
dalla sezione dell' Historia dedicata alla Vita Karoli, lo stesso au-
tore ha disegnato di sua mano al f. 235' [cfr Tav. XIA, senza forse
averla mai vista, la cappella carolingia di Aquisgrana, che conserva
ancor oggi i resti di Carlomagno in quello stesso sarcofago che
Ottone III fece rintracciare nel pellegrinaggio simbolico dell'anno
1000, e quindi scoperchiare nel corso di una grande cerimonia per
estrarne preziose reliquie ("0).
Cosi il classicismo neocarolingio della fine del decimo secolo è
arrivato nei decenni seguenti fino al sud della Francia, e Ademaro
non è rimasto estraneo al processo di imitazione delle forme an-
("♦) Cfr Histoire litteraire de Ia France, VU, Paris, 1746, p. 102; Oujers, Vie de
Cerbert, p. XLVII; Brlnhölzl, Gescbicbte (v. supra, nota 114), II, p. 147-148.
C0) Sul Reg. lat. 263 supra, p. LUI e nota 125. Cfr. D. Gaborjt-Chopin, Un dessin
de l'église de Aix-la-Cbapelle par Adémar de Cbabannes dans un manuscrit de la
Bibliotbèque Vaticaine, in Cabiers arcbéologiques, 14, 1964, p. 233-235; e Landes, Л
libetlusív. supra, nota 117), p. 198. L'episodio di Ottone III ad Aquisgrana è narralo
dallo stesso Ademaro nella redazione più recente dell'Historia, III, 31 - ed. Chava-
non, p. 153; cfr G. В. Ladner, L'immagine deII'imperatore Ottone III, Roma, 1988
(Unione Internazionale degli Istituti di Arcbeologia, Storia e Storia dell'ane in
Roma, Conferenze, 5), p. 33-34, che ricorda il precedente narrat» da Svetonio del-
l'apertura della tomba di Alessandro Magno da parte di Augusto. Su Ottone III cfr
anche E.-R. Labande, 'Mirabilia mundl'. Essai sur la personnalité d'Otton III, in
Cabiers de civilisation médiévale, 6, 1963, p. 297-313 e 455-471.
XCII INTRODUZIONE
ticlie che riproponeva gli ideali dell'impero. Non si deve dimenti-
care, d'altronde, che anche il ducato d'Aquitania, cui era sotto-
messo il Limosino, viveva in quegli anni la sua particolare parte-
cipazione all'esaltato clima di rinnovamento dei fasti imperiali: nel
1024 infatti, alla morte di Enrico II, in seguito alla sollevazione
anti-tedesca che culminô poi nell'incendio del palatium di Pavia,
i signori lombardi rivolsero l'invito ad assumere la corona impe
riale al duca Guglielmo V il Grande (993-1030), diretto cugino di
Roberto il Pio e padre di Agnese, la futura sposa di Enrico III. L'in-
termediario di queste trattative fu Leone, vescovo di Vercelli, già
confidente di Ottone III e collega e collaboratore di Gerberto alla
Cappella palatina С'i). Se Guglielmo, saggiamente, rinunciö in un
secondo momento alle ambizioni imperiali, alcune pagine à&WHi
storia di Ademaro tracciano di questo sovrano - non secondo ai
suoi parenti capetingi e sassoni per magnanimità e mecenatismo,
autorità di governo e impegno nella riforma ecclesiastica - un ri-
tratto encomiastico ispirato a modelli classici, cui non mancano i
tratti caratteristici del grande animatore regale di una rinascita cul-
turale: un sovrano "doctus", che cerca cultura e sapienza nei suoi
collaborator!, ama i libri, li fa copiare, ne cura l'eleganza formale
e la conservazione ("*).
E infine, anche la stessa ostinata impresa ademariana di soste-
nere l'apostolicità di san Marziale C'J) non era forse dettata dal-
l'ansia di ritrovare e celebrare anche per l'Aquitania un patrono
direttamente proveniente dalle origini apostoliche della civiltà cri
stiana - quale san Dionigi, da Ilduino in poi, era stato per i caro-
lingi - sotto la cui protezione la sua patria potesse adempiere al
compito che le era destinato nel processo universale della tran-
slatio imperii? Proprio alla luce di questi ideali Guglielmo d Aqui-
tania e Ademaro di Chabannes, il sovrano e l'uomo di cultura,
sono anche e soprattutto congiunti dall'esser stati i campioni del
movimento della "pace di Dio", nato e sviluppatosi in Aquitania
dopo il 989 (Concilio di Charroux) e durato fino al 1033 circa (fine
del concilio di Poitiers, sotto i successori di Guglielmo): un grande
progetto di impegno politico, religioso e culturale per il riordina-
('") Cfr E.-R. Labande, £sse> sur tes bommes de l'an mil, in Concetto, storia, miti
e immagini del Medio Егю, а с di V. Branca (Atti del XTV Corso intemazionale dalta
Cultura, Fondazione G. Cini, Centro di Cultura e Civiltà, Venezia), Firenze, 1973,
[135-182], 136-153. Su Leone di Vercelli cfr. Fleckenstein, Die Hqfkapelle, p. 90-93.
(''*) Cfr Historia, III, 41 e 54 - PL 141, 55D-56C e 65C-66A; MGH scr. 4, p. 134 e 140;
ed. Chavanon, p. 163-164 e 176-177. Ecfr Labande, Essai, p. 151-152. Ancora Svetonio,
Mia Augusti, 85, è la fonte ispiratrice di questo ritratto.
('") Cfr D. F. Callahan, Tbe Sermons ofAdemar of Cbabannes and tbe Cult of
Saint Martial ofLimoges, in Revue bénédeaine, 86, 1976, p. 251-295.
INTRODUZIONE ХСШ
mento amministrativo e la pacificazione europea, che diede corpo
nel primo trentennio del secolo alla soprawivenza intenzionale
delle stesse aspirazioni di riforma di cui Abbone e Gerberto tanto
sul piano intellettuale quanto su quello dell'amministrazione mo
nastica ed ecclesiastica erano stati nella generazione precedente i
principali promotori; cui era fondamentalmente ispirato anche
l'incontro di Enrico II e Roberto il Pio ad Ivoy; e al cui interno tro-
varono giustificazione piena la lotta agli eretici, le aspirazioni ecu-
meniche, ma anche il sentimento apocalittico e l'ossessiva ricerca
di visioni e miracoli di cui Ademaro dà prova in più pagine С'4).
Lo stesso anno 1033, che segna l'inizio dell'esaurirsi di questa im
presa, è l'anno millenario della morte e resurrezione di Cristo: e
nell'annotazione ademariana sull'eclissi visibile a Limoges in que
sta data non è certamente da escludere un'ultima traccia dell'at-
tesa ancora viva della parusia, che da alcuni, soprattutto all'in-
terno di quel movimento, dopo l'inizio del nuovo secolo, veniva
ancora profetizzata proprio per quell'anno C").
Non è un caso dunque se visioni apocalittiche e rinascita di in
teresse per i classici e per le scienze vanno in Ademaro di pari
passo, e se le sue annotazioni personali, di carattere spirituale o
profetico che siano, possono essere ritrovate sui manoscritti delle
'nuove' opere di Boezio e di Gerberto, di argomento logico o ma
tematico. E le scritture professionali ma eleganti di questo periodo,
nel cui genere rientra anche A-G, appartengono a copisti impie-
gati da committenti animati dalla sua stessa curiosità intellettuale
e specializzati nel trascrivere queste opere di difficile reperimento
in codici eleganti e puliti, che devono rievocare anche formal
mente lo stile della pura carolina, per esprimere tanto nel conte-
nuto quanto nell'aspetto esteriore il proseguimento degli ideali
("*) Cfr Dkusle, Notice, p. 243. Anche nel codice di Leida (cfr supra, nota 184).
incontestabilmente ademariano, al f. 141' si legge: "hic est liber... ex libris bonae
memoriae Ademari grammatici"; la stessa annotazione attesta poi che Ademaro
prima di partire per il suo ultimo viaggio fece dono di tutti i suoi manoscritti alla
biblioteca di Saint-Martial di Limoges.
С'7) Historia, III, 39 - PL 141, 54C-HA; MGH scr. 4, p. 133-134; ed. Chavanon, p. 161.
С'*) Cfr Lair, Historia" d'Adémar (v . supra, nota 117), p. 175, n. 2; Landes, А Ч-
bellus, p. 183-184 e nota 22. II testo frammentario del sermone, conservato nel già
ricordato manoscritto autografo di Parigi, tat. 246$, f. 37", è in PL 141, 111C-112D:
l'esaltazione di Abbone ha in questo caso lo scopo di rendere particularmente au-
torevole la sua accettazione dell'apostolicila di san Marziale.
('") Per esempio il ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 7231, su cui cfr Vezin,
Un nouveau manuscrit (v. supra, nota 117), p. 44-52 e tav. f.t.
INTRODUZIONE XCV
evidente collegamento degli interessi computistici di Ademaro con
l'insegnamento di Abbone (*00).
Ma anche il nome di Gerberto è rievocato più volte nelle pa
gine di Ademaro, e in particolare in un capitolo áeW Historia in
cui sono anche narrate la morte di Ugo Capeto, l'elezione di Ro
berto il Pio e l'elevazione di Odilone ad abate di Cluny: Gerberto,
del quale Ademaro ricorda - quasi per stabilire un collegamento
diretto - che era "natione Aquitanus", dopo avere illustrato Fran
cia e Spagna con la sua sapienza, era divenuto, con l'appoggio
degli imperatori ma sempre "propter philosophiae gratiam", prima
arcivescovo di Ravenna e poi papa ("").
(*00) Cfr Landes, A libetltts, p. 183-186 e 191; e cfr supra, nota 184.
(**") Historia, III, 31 - PL 141, 49A; MGH scr. 4, p. 130; ed. Chavanon, p. 154.
(*0') Restaпo infatti ancora fuori portata per alcuni decenni le traduzioni da Ari-
stotele dei Topica, delie due serie di Analiticie degli Elencbi Sofistici. Cfr gli studi
citati alla nota seguente.
XCVI INTRODUZIONE
troductio ad syllogismos categoricos, e i due trattati sui sillogismi),
mentre, sempre secondo la sua ricostruzione, già nella prima fase
i sei commenti boeziani (a Porfirio, Aristotele e Cicerone) si sa-
rebbero affiancati al primitivo corpus tardo-antico, comprendente:
Г Isagoge, le Co/egoriaearistoteliche, per lo più perô sostituite dalla
parafrasi neoplatonica del Categoriae decem pseudo-agostiniano,
il Peri bermeneias aristotelico affiancato all'omonimo opuscolo sui
sillogismi di Apuleio, il De definitionibus di Mario Vittorino, gli
estratti compendiari sulla dialettica dalle enciclopedie di Marziano
Capella, Cassiodoro e Isidoro, l'incompiuta Dialectica agostiniana
e, più tardi, l'omonimo manuale di Alcuino (*03).
Ora, per quanto riguarda la scelta di affidare a Gerberto ed Ab-
bone il passaggio da questo corpus primitivo ad uno rinnovato
dalla presenza delle opere originali di Boezio, una adeguata com-
prensione del ruolo da essi svolto all'interno della rinascita otto-
niana la giustifica pienamente. Negli anni della propria giovinezza
Gerberto era stato in Spagna, dove aveva intravisto le grandezze
della sapienza matematica antica, ed aveva di qui tratto ispirazione
per operare anche nel suo Occidente il recupero di un dimenti-
cato patrimonio scientifico che gli consentí una féconda rifonda-
zione altomedievale delle arti del quadrivio. In questo percorso si
era perô incontrato con Boezio, e con le sue poco diffuse opere
originali di logica C*04): di qui deve essere scaturito il suo contri
buto alla riscoperta ed alla diffusione anche di un bagaglio di co-
noscenze logiche, di cui la disputa con Otrico (*'') e la stesura del
De rationali et ratione uti non sono certamente che pallidi riflessi,
stando anche alla testimonianza di Richero sull'estensione della
C0i) Minio-Pallello, Nuovt impulsi(v. supra, nota 147). Cfr anche J. de Geoinck,
Dialectique et dogme aux X'-XJI' siecles, in Festgabe zum 6o. Geburtstag Clemens
Baeumker, Münster, 1913 (Beitrüge, Supplbd. 1913). p. 79-99; van de Vyver, Les éta
pes (v. supra, nota 93); L. Obertello, Severino Boezio, Genova, 1974, (Accademia
Ligure di Scienze e Lettere, 1), I, p. 373: J. Marenbon, From tbe Circle ofAlcuin (v.
supra, nota 160), p. 17-18; O. Lewry, Boetbian Logic in tbe Medieval West, in Boe-
tbius. His Life, Tbougb and Influence, cur. M. Gibson, Oxford, 1981, p. [90-134], p.
90-93. Sul corpus logico tardo-antico, fino all'età carolingia, cfr d'Onofrio, Fons
scientiae (v. supra, nota 30), in partic, p. 3-22.
(*0•) Cfr Gerberto, Epistolae, 8 (ad Adalberone di Reims) e 123 (a Tetmaro di
Magonza) - PL 139, 203CD e 23iCD; ed. Olliers, p. 44 e 87; ed. F. Weigle, Die Brief
sammlung Gerberts von Reims, in MGH Die deutscben GescbicbtsqueUen des Mit
telalters, 2, Weimar, 1966, p. 30-31 e 150-151. E cfr G. Сavallo, Llbri scritti, libri lettt,
libri dimenticati, in II secolo diferro (v. supra, nota 187), II, [p. 759-794], p. 780-783.
О*4) Cfr Richero, Historiae, III, 55-65 - PL 138, 105B-109C; MGH scr. 3, p. 619-621;
ed. Waitz, p. 104-109. Cfr Olliers, Vie de Gerben, p. XLII-XLV. E cfr P. RiaiÉ, Écoles
et enseignement dans le Haut Moyen Age, de la fin du V siècle au milieu du XIe
siècle, Paris, 1979, p. 265.
INTRODUZIONE XCVII
sua didattica (*o*). Ma anche Abbone aveva probabilmente parte-
cipato alla ricerca e certamente alla rinnovata lettura dei testi boe-
ziani: di questa sua partecipazione è infatti frutto la stesura di
un'Enodatio syllogismoram che rappresenta la prima seria rea-
zione dello studioso di logica all'apparire di una sistemazione
della dottrina delle proposizioni e della sillogistica di tipo diverso,
alternativo e più approfondito rispetto a quella elementare di Apu-
leio, una reazione owiamente ispirata dalla necessità di armoniz-
zare la tradizione altomedievale con quella antica appena
riscoperta (*07).
Meno definite invece, per mancanza di indicazioni esplicite,
sono le ragioni che hanno portato Minio-Paluello a ritenere già
diffusi e utilizzati nella fase precedente a questo risveglio, ossia
nella fase carolingia, i commenti boeziani: sembra perciô evidente
che in questo egli si sia basato soltanto sulle informazioni da lui
raccolte intorno ai manoscritti di logica copiati tra il IX ed il X se
colo, nei quali queste opere sono reperibili per intero o in forma
frammentaria. Ma sfogliando il repertorio dei codici curato da La-
combe e dallo stesso Minio-Paluello per YAristoteles Latinus non è
difficile constatare che, con rarissime eccezioni di età carolingia,
soltanto nel secolo decimo inoltrato i commenti appaiono con una
certa frequenza, e per lo più ancora in forma episodica, ossia non
all'interno di un corpus compiuto e ragionato; e che, con queste
restrizioni, la sola presenza veramente significativa è quella dei
due commenti al Peri bermeneias, in particolare del primo, già
trascritto in rari manoscritti del nono secolo e quasi costantemente
collegato fra nono e decimo secolo all'opuscolo di Apuleio (*o8).
12949 e 13956, provenienti entrambi da Corbie (n. 621 с 632: ¡I primo contiene anche
frammenti dal commento alie Categoriaé), una incompleta del Paris, Bibliothèque
Nationale, lat. 12960 (n. 2073), ed una conservata nel München, Bayerische Staats
bibliothek, Clm 6374 (n. 1029, contenente anche in questo caso un frammento del
commento alie Categoriae); quindi una copia incompleta del secondo commento
aW'Isagoge ed una del commento ai Topica conservate nel Paris, Bibliothèque Na
tionale, lat. 12957 (n. 2071). Per il decimo secolo, invece, relativamente al primo
commento al Perl bermeneias, cfr in questo catalogo rispettivamente i codici n. 46,
144, 148 (nel Suppl.), 266 (ms. Cheltenham, Phillipps, 2179, iniziato nel DC e con
cluso nel X sec.), 437 (ms. Orléans, Bibliothèque Municipale, 277, proveniente da
Fleury, con l'F.nodatio di Abbone), 469, 544, 618, 791, 1055, 1163, 2089; per il secondo
commento al Peri bermeneias, cfr i n. 86, 470, 578, 1028; per il primo commento
3.\\Isagoge, cfr i n. 544, 2072, 2093; per il secondo ¡Al' Isagoge, cfr i n. 396, 2055, 2072,
2074 (ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 13955, con una raccolta di scritti sul
quadrivio collegabile alla didattica di Gerberto d'Aurillac: cfr supra, nota 109), 2092,
2124, 2125, 2'88 (relativamente alTutilizzazione di questi codici nell'edizione Brandt,
cfr supra, p. LXI-LXII e nota 142); per il commento alie Categoriae cfr i n. 397, 1074,
1920. Per il commento ai Topica di Cicerone cfr supra, nota 166.
(.e') E' quanto risulta, anche in questo caso, dallo spoglio dei Codices öeW'Ari
stoteles latinus. cfr i n. 33e (il codice di Oxford, Bodleian Library, Laud. lat. 49, che
è una delle prime più complete raccolte di questo genere), 406, 1804 (Biblioteca
Vaticana, Ross. 537: con tutti i commenti boeziani tranne quelli al Peri bermeneias
e il De rationali di Gerberto). Un corpus più ridotto, ma che per la sua struttura
interessa la composizione degli Excerpta, riunisce sempre nell'undicesimo secolo i
soli commenti a Porfirio e alle Categoriae nei codici n. 436 (Orléans, Bibliothèque
Municipale, 269, di provenienza floriacense, fine XI sec.), é20 (Paris, Bibliothèque
Nationale, lat. 11129: cfr supra, nota 145), 1030 (München, Bayerische Staatsbi
bliothek, Clm 6403, da Frisinga), 1057.
INTRODUZIONE XCIX
l'anima universale ("0). A parte questo caso specifico, le altre po
che sicure eccezioni al complessivo silenzio altomedievale sui
commenti e sulle monografie logiche boeziane sono costituite da
una serie di citazioni dal primo commento al Peri bermeneias al-
l'interno dei Libri carolini("'), uno spunto dal secondo nella
Grammatica alcuiniana (*"), e le già ricordate glosse di Israele
Scoto che utilizzano il primo commento boeziano all'Isagoge ("O-
Sono invece più difficili da verificare altre proposte fino ad oggi
avanzate per individuare ancora in Alcuino (*'4) o nel Peripbyseon
di Giovanni Scoto Eriugena ("') tracce di una lettura direna dei
(**7) Cfr Prantl, Gescbicbte der Logik, II, p. 46-72; più recenti le messe a punto
di H. LiebeschCtz, in Tbe Cambridge History of Later Greek and Early Medieval
Pbilosopby, ed. A. H. Armstrong, Cambridge, 1967 (1980'), p. 593-600; e di F. Cor
vino, // rinnovamento culttirale del secolo XI, in Storia della Filosofia diretta da M.
Dal Pra, V, Lafilosofia medievale: dal secolo VI al secolo XII, Milano, 1976, p. 121-142
(a tutt'oggi, a mio parеre, una delle più chiare e complete esposizioni manualisti-
che sulI'argomento). Cfr inoltre Rjché, Écoles et enseignement (v. supra, nota 206),
p. 265-266; De Rjjk, On tbe Curriculum, p. 44-47; G. d'Onofrio, Die Überlieferung
der dialektiscben Lebre Eriugenas in den bocbmittelalterlicben Scbulen (f.-11.Jb.),
in Eriugena Redivivus. Zur Wirkungsgescbicbte seines Denkens im Mittelalter und
im Übergang zur Neuzeit, Vorträge des V. Intern. Eriugena Colloquiums (Bad Hom
burg, 26.-30. August 1985), hrsg. von W. Beienvaltes, Heidelberg, 1987 (Abbandl. der
Heidelberger Akad. der Wissenscb., Pbilos.-bist. Klasse, 1987/1), [p. 47-88], p. 59-70
(su Rosvita, p. 66-69). Per Fulberto il riferimento è in particolare al famoso codice
100 di Chartres, distrutto durante la seconda guerra mondiale, che integrava il cor
pus caxolingio di dialettica con le monografie di Boezio e i\ De rationeái Gerberto:
cfr A. Clerval, Les écoles de Cbartres au Moyen Age, du V auXVT siècle, Paris, 1895,
p. 117. Il parodistico, ma non troppo, De modo recte argumentandi ac praedicandi
dialogas di Adalberone vescovo di Laon è stato edito da В. Petz, Tbesaurus Anecd.
noviss., I, 1, Augusta, 1721, p. ХХГП; е, con la Summa Fidei, da G. A. HückeI, in
Bibliotbèque de la Faculté des Lettres de Paris, 13, 1901, p. 129-184. V EpIstola ad Au-
giensesfratres di Gonzone Italo e la più recente Rbetorimacbia di Anselmo di Bé
sate sono pubblicate da K. Manitius in MGH Quellen zur Geistesgecbicbte des Mit
telalters, 2, Weimar, 1958, p. 19-57 e 95-183.
("*) Cfr Clerval, Les écoles, p. 2-27; Minio-Paluello, Nuovi impulst, p. 753; Ober-
tello, Severino Boezio (v. supra, nota 204), p. 372-373 e 377-379; Isaac, Le 'Peri ber-
meneias'en Occident (v. supra, nota 2), p. 27-30 e 42-45; Lewry, Boetbian Logic (v.
supra, nota 204), p. 93-98. Minio-Paluello segnala la presenza esplicita del secondo
commento al Peri bermeneiase implicita di quello alle Categoriae in Gonzone Italo
(vedi n. prec.). Le traduzioni tedesche di Notkero delle Calegoriae e del De inter-
pretatione sono accompagnate da commenti ricavati anche in questo caso da
excerpta dai commenti boeziani a queste due opere (cfr Prantl, Gescbicbte, II, p.
61-67). Sulla utilizzazione teologica del commento ai Topica da parte di Erigerio di
Lobbes, cfr supra, nota 167. Sensibile è anche l'utilizzazione di Boezio in Adalbe
rone: cfr l'introduzione dell'editore C. Carozzi a Adalberon de Laon, Poème au roi
Robert, Paris, 1979 (Les Belles Lettres, Les classiques de l'bistoire de France au Moyen
CU INTRODUZIONE
Nel primo trentennio dell'undicesimo secolo, mentre si raccol-
gono le eredità di questo rinnovamento, le condizioni degli studi
di logica conservarlo d'altra parte ancora tutte le caratteristiche che
sono proprie di un periodo di rinascita e di transizione ad un
tempo, in cui accanto ai segni distintivi della tendenza innovatrice
è ancora facile riconoscere tracce e rimanenze di abitudini prece-
denti. Per esempio la compresenza sui tavoli di lavoro di opere
appartenenti tanto alla vecchia quanto alla nuova biblioteca dia-
lettica: cosi la parafrasi pseudoagostiniana del Categoriae decem,
particolarmente amata dai maestri carolingi, è ancora oggetto di
consultazione, nonostante e in parallelo con la nuova disponibi
lità del testo delle autentiche Categoriae; e, non diversamente, la
vecchia sillogistica apuleiana continua ad essere praticata, nono
stante le contraddizioni formali, accanto alle ritrovate tavole boe-
ziane dei sillogismi categorici di più schietta impostazione aristo
telica. E poi ancora: una certa tendenza alla commistione degli
interessi strettamente dialettici con quelli più propriamente reto-
rici, in particolare per quanto riguarda l'insegnamento e l'applica-
zione dei tópoi ciceroniani; il prevalente concentrarsi dell'interesse
didattico sul versante della logica del termine (predicabili, catego
rie e definizioni) più che sulle domine relative al giudizio ed alla
dimostrazione (l'eccezione costiuiita аз№Enodatio di Abbone è, in
quanto tale, proprio una conferma di questa situazione generale);
e infine, in questo ambito più circoscritto, la soprawivenza in via
di esaurimento, ma proprio per questo non meno significativa e
caratterizzante, di quella terminologia logica 'pre-boeziana' da cui
abbiamo preso le mosse ("').
Tutte queste sono peculiarità riscontrabili anche nel testo, nel-
l'impostazione generale e nell'articolazione strutturale degli
Excerpta isagogarum et categoriarum: un'operetta nata come un
evidente tributo all'interesse di scuola per la prima parte della di
sciplina dialettica - cioè appunto le dottrine relative alla natura lo
gica del termine, arricchite dalla riscoperta dei primi tre commenti
boeziani -, il cui autore perô non solo conferma già nel titolo il
permanere della vecchia terminologia, ma attesta anche, sia pure
in modo episodico, un'utilizzazione delle fonti logiche più con-
suete all'età carolingia, come, in particolare, il Categoriae decem.
Age, 32), p. XLVII-L; e cfr Prantl, ibid., p. 58-59; e soprattutto in Anselmo di Besate
(cfr ed. Manitius, indice a p. 197-198). Sulla presenza del quadrivio boeziano in Ro
svita cfr A. Sttrm, Das Quadrivium in den Dicbtungen Rosvitbas von Gandersbeim,
in Studien und Mitteilungen zur Gescbicbte des Benediktinerordens und seiner
Zweige, 33, 1912, [p. 332-JJ8], p. J35.
("') Ot supra, p. VIII-IX e note 6-7.
INTRODUZIONE CHI
Cosicché, nel momento stesso in cui possiamo considerarlo par-
tecipe e attento al rinnovamento degli studi in corso (pensiamo
all'utilizzazione della versione boeziana originale delle Categoriae
oppure alla scelta della tavola delle definizioni da Boezio rispetto
a quella, vulgata, di Mario Vittorino), lo riconosciamo perô anco-
rato alle risorse tradizionali e più sperimentate.
Gli Excerpta Isagogarum et Categoriarum si presentano dunque
come un'opera che unisce il vecchio al nuovo, un anello signifi
cativo ma finora mancante alla catena che congiunge prima e se
conda fase di evoluzione degli studi di logica vetus. E infatti cor-
retto considerarli un documento, senza dubbio uno tra i più inte-
ressanti, della corrente di recupero sistematico del patrimonio cul
turale passato e recente che attraversa, in un'atmosfera di rinascita
del mito carolingio e del classicismo ad esso collegato, l'intera
prima fase cronologica del trapianto del sistema imperiale in terra
germanica. Considerando l'estensione del loro contenuto all'intera
prima sezione degli studi dialettici, ossia alla logica del termine
(dottrina dei predicabili, della definizione e divisione, della predi-
cazione e della categorie), essi si presentano come il riuscito ten
tativo di dotare le scuole di un completo ma elementare manuale
su tali argomenti: una sintesi pedagogica, fondata principalmente
sui testi boeziani - la cui complessità viene attenuata dalla sem-
plificazione deW'excerptio e dal procedimento per domande e ri-
sposte -, ma aperta anche al contributo sia delle altre fonti tardo-
antiche tradizionalmente diffuse nell'alto Medioevo, sia di prodotti
più recenti e originali.
Sotto questo ultimo aspetto, è significativo soprattutto il rilievo
assunto dall'opuscolo di Gerberto, sottoposto anch'esso ad
un'opera di excerptio che ne è al tempo stesso una rilettura in
chiave facilitata e sintetica. L'ipotesi che lo stesso Gerberto di Au-
rillac sia l'autore, o comunque il principale responsabile della ste-
sura degli Excerpta non puô essere esclusa a priori. E anzi le pa
role di Richero, che attribuisce al maestro una serie di lezioni
prima sulle Isagogae, articolate secondo l'ordine dei due com-
menti boeziani, e poi sulle Categoriae, potrebbero essere intese
proprio come una conferma della derivazione degli Excerpta da
tale attività didattica: o direttamente, per mano dello stesso Ger
berto, o indirettamente, come reportatio successivamente riordi-
nata in forma dialogica e pubblicata da uno dei suoi migliori al-
lievi. Ma non siamo al momento in possesso di argomenti decisivi
che autorizzino la sostenibilità di questa pur suggestiva ipotesi.
Piuttosto, molli indizi di ordine storico-culturale invitano a collo-
care la composizione degli Excerpta in anni immediatamente suc-
cessivi alla morte di Gerberto: nel primo trentennio del secolo un
CIV INTRODUZIONE
dicesimo, ossia, all'incirca, nell'epoca di stesura dei manoscritti
che li riportano e che sono tutti in rapporto più o meno diretto
con i centri scrittori dove vengono trascritte e conservate le opere
di Abbone e quelle dei suoi seguaci che da giovani avevano ascol-
tato le sue lezioni di grammatica e di computo o quelle di mate
matica e logica del futuro Silvestre II. Ma poi è soprattutto la na
tura stessa dell'operazione culturale di cui questo testo è docu
mento a indicare con un certo margine di probabilità l'ambiente
d'origine degli Excerpta in queW' entourage di monaci dotti, circo-
lanti tra le regioni della Loira e il Limosino, che puô genericamente
essere indicato con il nome di "scuola di Gerberto e di Abbone''
(purché il concetto di scuola venga accolto in un senso generico,
come vasto ambito di diffusione di un modello educativo e di una
serie di competenze scientifiche).
Dalla radice bipartita costituita dall'insegnamento diretto dei
due maestri è nato infatii in quel trentennio un rigoglioso albero i
cui rami si prolungano in vari, più o meno distanziati centri sco-
lastici di terra francese o tedesca. Il denominatore comune di que-
sti studiosi, maestri di arti liberali di non elevatissima statura intel-
lettuale ma nondimeno entusiasti cultori della pur povera sapienza
di cui sono depositari, è soprattutto l'idea della rinascita di inte
resse per i classici del pensiero filosofico e teologico del passato,
legata ad una intensa imitazione, in particolare, dell'ormai classico
modello carolingio. In questa prospettiva l'interesse per il nuovo
che avanza si intreccia con l'ambizione di conservare il passato e,
anzi, di fondere l'uno e l'altro in una rinnovata sintesi con sinceri
intenti di completezza didattica. Gli Excerpta possono a giusto ti-
tolo - e fino a prova contraria - essere accolti come un prodotto
di questo contesto scolastico: e dunque come un documento ec-
cezionalmente significativo del ruolo svolto dal maestro Gerberto
d'Aurillac quale testimone e trasmettitore di cultura nel suo tempo.
1. Nota al testo
Gerberto
y
Boezio e altre fonri tardo-antiche y
v(*vh
2. L'ORTOGRAFIA
("0) Per la discussione, ancora aperta, su questa problematica cfr J. B. Hall, The
Editing and Emendation ofMedieval Latin Texts: Two Case Histories, in Studi Me
dievali, 3* serie, 19, 1, 1978, p. 443-466; A. С Rjgc, Tbe Editing of Medieval Latin
Texts A Response, ibid., 24, i, 1983, p. 385'-388'; e J. B. Hall, Л Reply to Dr Riggs
'Response", ibid., p. 385-387; F. Bertini, Recenti edizioni di testi latini del XII secolo:
esperienze epolemicbe, in Grafta e interpunzione del latino nei Medioevo, Semina
rio Internazionale (Roma, 27-29 setiembre 1984), a c. di Л. Maierù, Roma, 1987 (Les-
sico Intemazionale Europeo, 41), p. 103-112; P. Tombeur, De polygrapbia, ibid.,
p. 69-101.
ОШ INTRODUZIONE
sono tendenzialmente orientate su forme erronee o che potreb-
bero induire il lettore a fraintendimenti: non è parso opportuno,
per esempio, dinanzi all'oscillazione tra ysagogae e isagogae, op-
pure tra sillogismi e syllogismi, o, per segnalare una parola di na
tura non tecnica, tra aequus e equus (forme qui alternativamente
utilizzate per indicare il cavallo), scegliere di privilegiare nel testo
le forme erronee (ysagogae, sillogismi, aequus) per il fatto che
sono le più frequenti.
CM) Per quanto riguarda l'uso della lettera y in termini tecnici di questo genere
(come syllogismus, syllaba, bomonyma, Synonyma e paronyma, analytici, pbysio-
lofjia, pbysici, ecc.) o in nomi propri greci, ho miglioruto l'uso non frequente e ir-
regolare che se ne constata nei manoscritti. Si puô osservare che byperbaton è
scritto da Vcon Yy, ma senza l'aspirata iniziale (40, 19), e da Wcon la íe con I'aspi-
rata (A" 40, 9); e per quanto riguarda synedocbice, i codici sono concordi nell'ado-
perare la forma sine docbice (57, 16 e A" 57, 7/8). In senso inverso ho invece rite-
nuto opportuno modificare la y in bistoriograpbi (A" 44, 21: in Wè scritto bysto-
riograpbfí e soprattutto nel termine isagogae (prevalentemente scritto nella forma
ysagogae tanto da Vquanto da W, mentre è invece più frequente la forma isagogae
in P). Ho inoltre preferito categoriae rispetto ai meno frequenti kategoriae (cft 29,
2) о cbategoriae (cfr 3o, 1) e periermeneiae rispetto a periermeniae (cfr 85, 10) e
pertermtniaeicft 86, 8). Di questo stesso genere è infine la restaurazione dell'aspi-
rata in parole di origine greca come pboenix, tbeorices, tbeorema, ecc.
("') E' da segnalare il fatto che lo stesso Abbone di Flei ry nelle sue Qttaestio-
nes Grammaticales, 27 - ed. Guerreau-Jalabert, p. 245, autorizza a ritenere inter-
scambiabili le due forme tie ci, se sono seguite da altra vocale e non precedute da
s: di questa testimonianza invita a tenere conto anche Bertini, Recent! edizioni, p.
108.
("*) Per esempio: iuditium e derivati (cfr 25, 5; 25, 7; 28, 41; 42, 4 e 7; A" 25, 8;
42, 4 e 7); delitias (cfr A" $4, 15); subitiatur(Au 55, 6); dissotiatum (cfr <1, 7: e cfr
societas in 40, 14).
(*") Per esempio la correzione di particio in partitio. Vè costante nell'uso della
prima forma, ma W, nei due casi in cui usa questo termine, propone una volta par
tido (A" 36, 4) ed un'altra partitionem (A" 62, 6). Ancora: pericia e inpericia (for
me costanti in V; in A" 27, 1, il copista di Wha lasciato uno spazio vuoto in corri-
spondenza di questa parola); noticia (cfr A" 3o, 1); raciocinandi (cfr 1, 16). Infine,
in un unie« caso di interscambio tra ti e si, ho corretto, sempre per ragioni di uni
formità, conversibilia in convertibilia (in A" я, 8).
CXIV INTRODUZIONE
stesso senso ho preferilo intellego (e subintellegd), intellegibilis e intelle-
gentia, alle forme intelligo(e subintelligo), intelligibilise inielligentia, che
appaiono con esse abbastanza interscambiabili nel codice V, con una evi
dente predominanza della seconda (26 forme su 34 occorrenze), perché
Wè invece costante nella scella delle forme in e, ed anche Psi alloma na
dalle preferenze di V. Un caso di questo genere è costituito anche dal
nome Aristoteles e derivati, scritti nella forma Aristotiles talvolta in Ve
(quasi) sempre in WO**). Posta poi la maggiore frequenza nelluso di ac-
cidenti come ablativo singolare rispetto ad accidente, anche in questo
caso, che ha in più una valenza grammaticale significativa (flessione del
termine secondo la declinazione del nome o secondo quella del partici-
pio aggettivale), ho corretto le rare occorrenze di accidenti ("').
Non ho ritenuto opportuno in linea di massima appesantire l'apparato
critico con le frequenti indicazioni relative allo scioglimento dei dittonghi
aeo oe, nei cui confronti i manoscritti sono assolutamente incostanti O50).
Anche la presenza di spazi vuoti nel manoscritto è segnalata dall'apparato
solo quando puô essere indizio di parole cadute, omesse o sospese (come
le iniziali lasciate per la decorazione, ecc); non quando invece dipendono
dalla natura della pergamena o da altri aspetti codicologici.
3. GU APPARAT!
(*'') Nel segnalare in questo apparato le differenze tra il testo degli Excerpta e
quello delle fonti non si è tenuto owiamente conto delle deformazioni provenienti
dalla particolare natura del dialogo fatto di domande e risposte, costruito dall'ano-
nimo con interruzioni, formule di domanda, ecc, sulla falsariga degli estrato boe
ziani.
CXVI INTRODUZIONE
("*) Nel dare alle stampe il presente lavoro, mi corre l'obligo di formulare al-
cuni ringraziamenti. Marta Cristiani mi ha per prima esortato a dare concretezza
alle mie ricerche sul manoscritto Reg. lat. 1281. A Paolo Lucentini e Alfonso Maierù
sono debitore di preziosi consigli, pareri ed informazioni. Colette Jeudy mi ha for-
nilo alcune utili indicazioni su codici parigini. Un ringraziamento del tutto speciale,
infine, a Vincenzo Fera.
ELENCO DELLE TAVOLE FUORI TESTO
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TAVOLA I
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TAVOLA II
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TAVOLA III
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TAVOLA IV
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TAVOLA X
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-<»i^íV'n'At»nuí*гг"#rг*/í«rt«ífí»jm cUaAwлакать^
TAVOLA XI
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TAVOLA XII
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TAVOLA XIII
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f»iqT«,fiUMybSViv»tre'»f>u«»»áM'l ^AJU^^WllctHH.TiUÁ^PlffWtrioNtM -}
■ lUVNl^lvirtilÉJ Инг-* Vlt,,. Г;гГГГ. k^.A ^.^ fxuxVs'iutLfefoi
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TAVOLA XIV
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TAVOLA XV
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TAVOLA XVI
EXCERPTA ISAGOGARVM ET CATEGORIARVM
CONSPECTVS SIGLORVM
Codices
Fontes
17 periermeneiae] cfr Isidorus, Ibid., II, 27, 145c*: 27, 3, 143С-D": Alcuinus,
Ibid., 14, 972CЛ 19 ordo - praelibare] Boeth., Ibid., 14C (p. 14.23)- 20 est -
isagogarum?] cfr Ibid., 6, 14C""" (p. 15.5-6). 21/22 non - conuenit) Ibid., 14C""
(p. 15.6-7). 23 inscriptio?] cfr Ibid., 5, 14C (p. 15,1-2). 24 bic liber) Ibid., 14C*
(p. 15,3). ad categoriias Aristotelis] Ibid., цC*"' (p. 15,3-4). 24/25 quasi- ad
mittit) Ibid., 14C-'0 (p. 15,4). 25/26 non - nuncupatur] cfr Ibid., 14C7"" (p. 15,2-
3). 26 isagogae - interpretantur] cfr Isidorus. Ibid., II, 25, 1, i42D*-143A'; Alcui
nus, Ibid., 2, 953В'*. Vide etiam Introd., p. V1II-XI. 27 ad- deducitur?) Doeth.,
Ibid., 6, hD'"* (p. 15,14). 28/32 quoniam - aptabitur) Ibid, I4D*"' (p. 15.15-21).
2, 1/2 quid - sapientiae] cfr Boeth., In Isag.', I, 3, 10D4'* (p. 7,11-13).
3/5 quot - actiua] cfr Ibid., iiA^-B* (p. 8,1-2). 7 quot - est) Ibid., iiD4"'
(p. 8,3-4). 8/9 triplex - naturale] cfr Ibid., iiB7"0 (p. 8,7-9). 11/14 intellecti
bile- uocant) Ibid., iiВ''-C7 (p. 8,13-19). 15/17 intellegibile? - comprebendit)
Ibid., iiC7"' (p. 8,19-21). 19 naturas- declarat) Ibid., iiD*"7 (p. 9,8). 20 pby
siologiam) Ibid., 11D7 (p. 9,8). 21/22 quot - tres] cfr Ibid., 11D"" (p. 9.13-14).
22/28 prima - distribuit) Ibid., iiD'MjA* (p. 9,14-21).
24 secunda] uero add. Boetb. 27 est] uero Boetb. officium] rei praem.
Boetb. (nonnulli codd.)
3, 6 uero] indubitanter add. Boetb. 7 ratione possumus] hac p. r. Boetb.
14/15 quid- innatum] Ibid., 12B"" (p. 10,14-15). 15/l6 quid- loco) Ibid.,
12C"' (p. 10,16-17). 17 ad grammaticam?) Ibid., i2C (p. 10,19). 18/19
quando - metimur) Ibid., i2C* (p. 10,20-22). 21/25 Ha - inponetur) Ibid ,
12C'0-D' (p. 10,23-11,3). 33/34 accidentia - denranstranl] cfr Ibid., 8, I7A"-B'
(p. 20,18-21): cfr etiam Ibid., 4, 13A7-* (p. 11,20-21). 35/37 diffinitio- repellit) Se-
dullius Scottus, In Donati artem maiorem, II - ed. B. Löfstedt, Turnhout 1977
(CCCM 40B), p. 58,22-24; cfr etiam ibid., p. 68,37-39; Muretach, In Donati artem
maiorem, II - ed. Lftfstedl (CCCM 40), p. 47,38-39
4, 1/2 quare- dixit?] Boeth., In Isag.', I, 6, I5A''' (p. 15,23-25). 3/4 non -
necessarium'] Ibid., i$A" " (p. 16,7-8). 4/5 quia - nomen] cfr Ibid., 15AM
(p. 16,9). 6/8 in - accidens'] cfr Ibid., 5, 14»"(p. 14,11-14). 8/10 si - pati est]
Ibid., н»'"* (p. 14,14-16).
4, 1 quare] cur Boetb. 3 posuit sit] esse posuit Boetb. 8 est 'lesset Boetb.
aut'] quoniam praem. Boetb. 8/10 qualitas est - pati est] in omnibus est
от. Boetb. 10 facere] esset add. Boetb.
5, 1/3 sunt- alia] Aristot., Cat., 1, ia'"' (p. 5,3-4) - Boeih., In Isag.', I, 7, isDM
(p. 17,21-23). 2/4 ut - habent] cfr Aristot., Cat., 1, ia*'i (p. 5.4-5). 4/5
differentia - sunt] Boeth., Ibid., léB*"' (p. 18,18-19). 6 uniuoca?] cfr Ibid., 15D'
(p. 17.24)- 7 et nomine diffinitioneque] cfr Martianus Capeila, De nuptiis Mer-
curil et Pbilologiae, IV, 356 - ed. A. Dick - J. Préaux, Stuttgart, 1969, p. 164,10; Isi-
dorus, Etymologiae, II, 26, 3 - PL 82, 144A""M. 7/8 ut - homo] cfr Boeth., Ibid.,
i6A' (p. 18.5). 8/10 nam- sensibilis] Ibid., i6A'"* (p. 18,8-11). 11 quae ae
quiuoca sunt] cfr Ibid., 1éA'0 (p. 18,12). 12/13 porro - genus] cfr Ibid., 16В14
(p. 18,19-20). 14/15 quae - Plato] cfr Ibid., i6B,0" (p. 19,2-4). 15/16 in -
intelliguntur] cfr Boeth., In Cat., I, 182C"'": "principaliter uero indiuiduae substan
tiae dictae sunt, quod omne accidens prius in indiuidua, post uero in secundas sub
stantias uenit". 16 cuneta - praedicantur] cfr Ibid., l82D'"'0: "omnia enim de
primis substantiis dicuntur"; cfr etiam Ibid., 187B*"': "primae substantiae... omnibus
ita subiectae sunt, ut aut in ipsis sint caetera, ut accidentia, aut de ipsis alia prae-
dicentur, ut substantiae secundae". 17/18 secundae - genera] cfr Boeth., In
Isag.', ibid., 1éB'4"'' (p. 19,5-6). 18/20 secundum - genera] cfr Aristot., Cat., 5,
2b"0 (p. 8,16-19).
8, 1 genera - an] cfr Boeth., In Isag.', I, 10, 19A"' (p. 24,11-12). 2 si - dispu
tatio] cfr Ibid., 19C'"0 (p. 25,22). 2/3 subsistunt - corpora] cfr Boeth., In Isag.',
I, u, 85CM (p. 166.22-23): "subsistunt ergo circa sensibilia, intelliguntur autem prae
ter corpora". 8 sunt - incorporea?] cfr Porph., Isag., 1,11 (p. 5,12-13). 9/Ю
incorporalia - clarescunt] cfr Boeth., In Isag.', I, 10, 20A'"' (p. 26,16-18).
12/18 namque - poneretur] Ibid., 20A'" (p. 26,18-25). 19/20 animal - in-
rationale?] cfr Ibid., 20В'"* (p. 27,7-8). 20/21 et - inpossibile?] cfr Ibid., 20В""
(p. 27,9-12). 21/22 si - fuerunt?] cfr Ibid., 20В*"* (p. 27,8-9). 23/27 non -
possit) Ibid., 2oB"-0 (p. 27,13-17). 28/30 potest - est] Ibid., 2oC4'* (p. 27,18-20).
32/33 ut-esf) Ibid., 20C"" (p. 28,2-4). 35/36 si - incorpórale] cfr Ibid.,
2oC'i" (p. 28,5-6).
38/39 scientia - animo] cfr Ibid., 2oC''-D' (p. 28,7-8). 39/40 ut - crispum]
cfr Ibid., 20D4"' (p. 28,10-11). 43/45 unum - anima] cfr Ibid., 21В'0" (p. 29,22-
30,4). 46 er- sunt?] Ibid., 2iB^'-C' (p. 30,4-5). 47/48 uidentur - fit] Ibid.,
21C4"" (p. 30.7-9). 48/49 cum - babetur] Ibid., uC*"' (p. 30,10-11). 50 sed-
sunt] Ibid., 2iCM" (p. 30,15-16). 50/51 "f - terminos] Ibid., 21B" (p. 30.2).
Я/52 si - separantur] Ibid. 21C"-D' (p. 30,16-17). 52 ut animus] cfr Ibid.,
21D* (p. 30,20). 53 quae - terminos?] cfr Ibid., 11, 22A"-'i (p. 31.16-17). 54/
63 omnia - apparet] Macrobias, Commentarius in Somnium Scipionis, I, 5, 5-6 -
ed. J. Willis, Leipzig, 1953, p. 15,18-27; Macrobium commemorat ipse Boeihius, Ibid.,
22В'"* (p. 31,21-32.2): "de incorporabate uero quae circa terminos constat, si Macro-
bii Theodosii doctissimi uiri primum librum quem de Somnio Scipionis composuit
in manibus sumpseris, plenius uberiusque cognosces". Eamdem ex Macrobio inte-
grationem exhibet inter boethiana excerpta Israel Scotus, Clossae in Porpbyrium -
ed. С Baeumker - B.S.F. von Waltershausen, Frubmittelaltertlicbe Glossen des an
geblicben lcpa zur Isagoge des Porpb)rius, Münster, 1924 (Beiträge zur Gescb. der
Pbilos, des Mittelalters, 24/1), p. 32,20-27; uide etiam Introd., p. LXXII.
9, 1/2 Aristoteles - inuenisset] cfr Boeth., In Isag.', I, 15, 27B' " (p. 42.19-21).
4/7 proprietatem - substantiam] cfr Ibid., 27B"" (p. 42,21-43,1). 9/10 de
scriptio - propria'] cfr Boeth., In Isag.', I, 7, 79C"-D' (p. 153,19-22).
10, 1/5 potest - minime] cfr Boeth., In Isag.', I, 15, 27D'"' (p. 43,15-20).
10, 5 genera et species sunt] sunt g. et sp. Boetb. 19 idcirco quia] quoniam
Boetb. 21 hoc... hoc] eo... eo Boetb.
12, 1/2 quot - tribus] cfr Boeth., In Isag.', II, 1, 48C" (p. 85,21). 2/6 commu
niter* - qualitate] cfr Porph., Isag., 8,8-17 (P- i445-lJi2). 8/9 ea - alterum) Ibid.,
8,17-19 (p. 15,4-6). 9 alterum] cfr Boeth., Ibid., 49A' (p. 86,14). 10/11 sepa
rabiles - sunt] cfr Porph., Ibid., 9,7-io (p. 15,17-21). 13/16 quae - moueri] cfr
Ibid., 9,10-14 (p. 15,21-16,1).
13, 1/6 quot - leone] cfr Porph., Isag., 7,4-6 (p. 13,5-7): "oportet autem aequa de
aequis praedicari ut hinnibile de equo, aut maiora de minoribus ut animal de ho-
mine". 7/8 quae sunt - possunt] cfr Boeth., In Isag.', I, 27, 46A""" (p.80,1-2).
8/9 quicquid - homo] cfr Ibid., 20, 36А*"0 (p. 61,7-8); Ibid., 27, 46АM-Вi (p. 80,5-
7)-
12, 8 alteratum] facit add. Porpb. uero] autem Porpb. 9 alterum] aliud
Porpb.
8/9 quod - praedicatur] Ibid., 11,7-8 (p. 18.3-5). 16/22 quae - praedica
tur] Boeth., In Isag.', I, 24, 42A*"4 (p. 72,25-73,5).
16, 1/30 quomodo - praedicare] uide infra, Appendices, l/i. 1/4 quomodo -
rationale?] cfr Gerbertus Aureliacensis, De rationali et ratione uti, 1 - PL 139, 159D7-
160A* (ed. A. Olliers, Oeuvres de Gerbert, Clermont- Ferrand, 1867, p. 299): "...cum
maiora semper de minoribus praedicentur; minora de maioribus numquam...: quo
modo ergo 'ratione uti' praedicatur de 'rationali', cum maius esse uideatur 'ratio
nale' quam 'ratione uti?"; cfr etiam Boeth., In Isag.', 20, 35D''"'4 (p. 60,29-61,1).
17, 5 erit - diffinitur?] cfr Boeth., In Isag.', I, 20, 35B*"* (p. 59,21-24); Ibid., 35IV
(p. 60,1). 6/7 quoniam - diffinii] Ibid., 35В*"' (p. 59,24). 7 ceteras - res] cfr
Ibid., 35B'0"" (p. 60,1).
8/9 quid - diminuta] cfr Ibid., 35C,4-D' (p. 60,17-19). 9/10 quaedam - pos
sum] Ibid., 35D4"* (p. 60,21-22). 11/12 paria - conuertantur] Ibid., 36А' *
(p. 61,4-5). 12/13 quicquid - homo] cfr Ibid., 36А*'10 (p. 61,8); uide supra, 13,7/8.
14 uera] cfr Ibid., 36A" (p. 61,9). 15/19 si - uerum] cfr Ibid., 36А"-В'
(p. 61,11-14); Ibid., 36В"-С (p. 61,23-62,2). 19/20 potest - esse] Ibid., 36B"
(p. 61,15-16). 21 si - diffinitur?] cfr Ibid., 36CЛ'0 (p. 62,8-9). 22/23 si - dicis]
cfr Ibid., 36C0" (p. 62,9-13). 23/24 si - ponis] cfr Ibid., 36D' ' (p. 62,15). 24/
25 dicens - capax] cfr Ibid., 36D4 7 (p. 62,17-19). 26/28 itaque- est] Ibid., 36D*"
(p. 62,20-23). 29/ЗО si - conuertantur] cfr Ibid., 37A'"' (p. 63,3-4). 30/32 ut -
capax] cfr Ibid., 37A7" (p. 63,8-12).
17, 9 quaedam sunt] transp. Boetb. 10 illius] istius Boetb. 12 sibi] ipsa
add. Boetb. conuertantur] conuertuntur Boetb. 19 substantia] et praem.
Boetb. 20 atque sensibilis esse] e. a. s. Boetb. 26 maior] est definitk) add.
Boetb. "in dixeris rem] transp. Boetb. uerum dicis] uera est Boetb. 28
falsum] falsa Boetb.
20, 1/2 animal - actu] cfr Boeth., In Isag.', II. 4, 52A"-B* (p. 92,23-93,8). 3/5
quantum - rideat] cfr Ibid., 52В*"'0 (p. 93,9-ii): "tantum interest actus a potestate,
quantum homo ridens ab eo qui ridere possit, non lamen rideat".
5 sic animal] cfr Ibid., 52В" (p. 93,12). 5/6 actu - habet] cfr Ibid., 52B"-C*
(p. 93,15-16). 6/7 potest - profundere] Ibid., 52C' (p. 93,16-17).
u, 1/6 proportio'- est) Boeth., In Isag.', II, 6, 53В'"7 (p. 95,3-8). 7/8 qualis -
figurae] cfr Ibid., 53B7"' (p. 95,8-10). 8/9 species - alicuius] cfr Ibid., 53В,0-"
(p. 95,11-14). 10/13 quid - statua] cfr Porph., Isag., 11,12-17 (p- 18,9-15); Boeth.,
Ibid., 52D''-53A" (p. 94,14-24).
22, 1 differentiae - aliquid?] cfr Boeth., In Isag.', II, 20, 65DM-66A' (p. 121,14-15).
2 sub - positae] cfr In Isag.', IV, 14, 129D' (p. 273,5); 130A* (p. 274,4-5); 130B*
(p. 274,15). 2/3 in - sumuntur] cfr Ibid., 130B" (p. 274,22-23): "...atque hae [scil,
differentiae] in definitionis parte sumuntur*; cfr etiam In Isag.', II, 7. 54B'"4 (p. 97,19-
23): "Atque ideo istae differentiae prosunt ad aliquid esse speciei illi cui fuerint ac-
commodatae et substantiae ipsius partes sunt. Nam cum homo ex his differentiis
const«, id est ex rationali et mortali. rationale et mortale solum positum pars est
substantiae hominis".
3/9 nam - iunxerit] cfr In Isag.', 2, 21, 66A'" (p. 121.16-24). 9/11 indiui
duum - efficit] cfr Porph., Isag., 19,2-3 (p. 28.7-9): "quidam enim equus cuidam asino
permiscetur ad muli generationem, equus autem simpliciter asino numquam
conueniens perficiet mulum".
23, 1/2 quot - quattuor] cfr Boeth., In Isag.', II, 8, 54D" (p. 98,20) - Porph., Isag.
(transi. Marii Victorini), 12.15 (cfr transi. Boethii, p. 19.18). 2/8 quod - risibile]
Porph., Isag., 12,15-18 (p. 19,19-20,2). 8/9 nam - ridendum] cfr Ibid.. 12.8-19
(p. 20,2-3).
24, 1/6 accidens - Aetbiupi] Porph., Isag., 12,24-13,1 (p. 20,7-10).
7/8 quare - nequeunt?] cfr Boeth., In Isag.', II, 9, 55D"-56A* (p. 100,20-25).
9/11 baec- subsistere] Ibid., 56A'"7 (p. 100,26-101,31). 12 subintelligi] cfr
Ibid.. 56A' (p. 101.4-5).
25,1/79,18 uide infra, Appendices, II.
25, 1/4 animae - subsistat] Boeth., In Isag.', I, 1, 71A*4"* (p. 136,2-4). 4/6
nullum - tenetur] Ibid., 71B4'7 (p. 136,7-9). 6/7 secunda - constituens] cfr Ibid.,
71B7"' (p. 136,10-11). 7 sentiendi - praebet] Ibid., 71В' (p. 136,5). 8 omne -
alitur] Ibid., 71B^" (p. 136,12-13).
5/6 accidit coruo et Aethiopi] с et Ae. a. Porpb. 9 haec] ipsa add. Boetb.
diffinitio] de accidentibus add. Boetb. 10 coruus nigredinem amittat]
Aethiops et coruus colorem amittunt Boetb. 11 possit] possunt Boetb.
25, 3 quidem una] tramp. Boetb. 5 sensum uel] sensusue Boetb. et haec]
haec autem Boetb. 8 nascitur] et nutritur add. Boetb.
13/20 tenia - est) Ibid., 71C"-72Ai (p. 137.4-9). 21 proprium) Ibid., 72A"
(p. 137,17). 22/24 ut- agnoscere) Ibid., 72A"" (p. 137,17-19).
13 tertia uis animae?] u.a. I. Boetb. 15 et] от. Boetb. 18 in'] uel praem.
Boetb. 19 et] от. Boetb.
26, 1 actus] igitur hic praem. Boetb. 3 inquisitione] atque inuentione add.
Boetb. 4 ratiocinantis animae] transp. Boetb. 8 inuestigantem] uestigantem
Boetb. 8/9 itineris - deducant] itinere non minimum progressione deducant
Boetb.
11/14 ut- agnosci] Ibid., 73В47 (p. 139,15-19). 17/18 uis... duplex] cfr Ibid.,
73В* (p. 139.18). 18 una - itidicando] Ibid., 73В*"' (p. 139,19-20). 18/19
tariusque - fuit] Ibid., 73В""4 (p. 139,23-24) - Cicero, Topica, 2,6. 20 Stoici la
borauerint?] Boeth., Ibid., 73ВM-C' (p. 139,24-140,1) - Cicero, Ibid. 21/24 iudi
candi- reliquerunt] Boeth., Ibid., 73c'"' (p. 140.1-5) - Cicero, Ibid.
28, 1/2 utrum - instrumentum] cfr Boeth., In Isag.', I, 3, 73C,4-'^ (p. 140,14-16);
uide supra, 3,6-7. 3/5 quibus - his] cfr Ibid.. 73D'"' (p. 140,18-19). 5/6 di
cendo - actiuam] Ibid., 73D'"* (p. 140,19-20).
11 ut] quae Boetb. 12 paret] parat Boetb. 12/13 nunc - falsa] nunc
quidem falsa, nunc autem uera Boetb. 18 una] quidem add. Boetb. 19
princeps] ut mihi quidem videtur add. Cic. 20 laborauerint] elaborauerunt Cic.
21 iudicandi] enim add. Cic. id est] от. Cic. 22 autem] от. Cic.
23 et'] quaeque Boetb., quae et Cic.
28, 5 dicendo] dicentes Boetb.
6/9 quodsi- est] Ibid., 73D''-74A4 (p. 141.3-7). 10/18 cum - potest) Ibid.,
74A4" (p. 141,7-15). 19/20 quibus - putant?] cfr Ibid., 74B4'' (p. 141,20-21).
21/29 non- est?] Ibid., 74B*-C (p. 141,21-142,7).
30 ideo ergo] atque ideo Boetb. 32 eam] esse add. Boetb. 35 impedit]
dicimus impedire Boetb. 38 ponenda] esse praem Boetb. 39 philosophia
speculatur] tramp. Boetb. 40 est philosophiae] esse philosophiae non negamus
Boetb. enim] autem Boetb. 44 nam manus] manus enim Boetb. sunt]
от. Boetb. 45 partes corporis] transp Boetb. 47 comprehenduntur] de-
prehenduntur Boetb. 48 corporis] esse Boetb logica] disciplina add. Boetb.
pars] quidem add. Boetb. 50 inuestigatur] uestigatur Boetb.
29, 1/3 isagogae - legentes] cfr Boeth., In Isag.', I, 5, 14C7'0 (p. 15.2-4); uide su
pra, 1.24-26. 2 introductiones] cfr In Isag.', I, 4, 75A'0"" (p. 143, 11-12). 4/7
intentione- comprebenderet] Ibid., 75A'7-B* (p. 143,14-17). 7/9 decem- quali
tas] Ibid.. 75В'"" (p. 143.20-22). 9/10 quae* - genera] cfr Ibid.. 75В'-" (p. 143.23-
24). 10/13 omnibusque - praedicatur] Ibid., 75B"-C* (p. 144,1-5). 13 ae
quiuoce] cfr In Isag.', I, 24, 43c*" (p. 74,19-75,3): uide supra, 18.4. 17/18 quae -
rebus] cfr Boethius, In Isag.', I, 4, 76D*"i(p. 146,21-23); uide supra, 1,10-11. 19/
20 liber - quattuor] cfr Ibid., 5, 77В* (p. 147.17). 20/22 per- conclusio] Ibid.,
77Bé"' (p. 148,2-5).
29, 7 possunt] possent Boetb. 8 omnium rerum genera] genera rerum es.se
omnium Boetb. substantiam] unam praem. Boetb. 8/9 nouem accidentia]
transp. Boetb. 11 communionis] commune Boetb. 12 est'] quantitas est
add. Boetb. 13 similiter] et Boetb. aequiuoce] communiter Boetb. 20/
21 per - est] est enim per hoc opusculum (corpusculum ed.) et praedicamentorum
facilis cognitio Boetb. 22 uerissima] ueracissima Boetb.
23/24 quae - categorías] cfr Ibid., лС" (p. 148,12-14). 24/25 quamuis -
demonstratio) Ibid., 77O 7 (p. 148, 14-15).
30, 1 quid - notitia?] cfr Boeth. In Isag.', I, 6, 78D'"' (p. 151,11-12). 2/14 gene
ris - nesciremus?] cfr Ibid., 78D'-79A" (p. 151,12-152,8). 16/17 propria - posset]
cfr Ibid., 79A,,-B* (p. 152,11-12). 21/22 inter - uersari] cfr Ibid., 79C" (p. 153,4-5).
31, 2/3 altiores- coniectabo?) Boeth., In Isag.', I, 5, 77D'"4 (p. 149,4-5) - Porph.,
Isag. (transi. Marii Victorini), 1,8-9. 4 ut - extrerreret] cfr Boeth., Ibid., 10, 82В'"i
(p. 159,10-11). 5 quia introductionem scribebat] Ibid., 5, 77D*"' (p. 149,3-4).
6/16 significat- Cbrysaori] Ibid., 5, 77D'0-78A' (p. 149,10-21). 17/18 huic -
uidetur] cfr Ibid., 78A"" (p. 150,2). 18/21 nam - cognosci] Ibid., 78A"-B'
(p. 150,2-5).
31, 2 quidem] от. Boetb. 5 quia] quoniam Boetb. 8/9 aliquid esse] transp.
Boetb. 9 dicimus esse necessarium] n. e. d. Boetb. 12 illa] et praem. Boetb.
significatio prima] transp. Boetb. 12/13 ab - ponit] praetermittenda est,
omnino enim ab eo necessario quod hic Porphyrius ponit aliena est Boetb. 18
summe] et praem. Boetb. 19 de*] specie et Boetb, 20 necessitas] est praem.
Boetb. haec praecognita sint] s. h. ante p. Boetb. ad] ilia praem. Boetb.
parantur] praeparantur Boetb.
21/23 non' - utilitatem] Ibid., 78В"" (p. 150,11-13). 23/27 neque- doctri
nam] Ibid., 78В"-C' (p. 150.15-20). 28/29 si- Cbrysaori:-] Ibid., 78c'"' (p. 150.20-
22). 30 recte - conuenit] cfr Ibid., т8C7"* (p. 151,1-2). 30/33 quamquam -
utilitate] Ibid., 78C-D' (p. 151,6-9).
32, 1/4 optinet- circumdet] Boeth., In Isag.', I, 6, 79Bi4-C' (p. 153,4-6).
4 alia] quidem add. Boetb. 5 alia] uero add. Boetb. 6 huius] eius Boetb.
7 quod monstrat proprietate] p. id q. m. Boetb. 8 diffinitione] definitionem
Boetb. euenire] uenire Boetb. 9 prodere] reddere Boetb. 1 1 proprieta
tem] quidem add. Boetb. 12 quantitatis] ipsius praem. Boetb. 20 utile est]
от. Boetb. 21 iunctis] cum genere add. Boetb. 21/22 informatur] definitur
Boetb.
34, 7 partes] differentias Boetb. 12 ut si quis dicat] uelut si dicat aliquis Boetb.
15 accidentibus in unum] i. u. a. Boetb. l6 uelit diffinire] transp. Boetb.
de] от. Boetb. 18 haec] от. Boetb. enim omnia] transp. Boetb.
sint tamen quod demonstratur efficere, ut: 'homo est ubi pietas,
ubi aequitas, uel rursus ubi malitia et uersutia esse possunt'. Nam,
25 etsi cetera nullus adiungat, sufficit ad demonstrandum hominem
dicere: 'ubi pietas inesse potest' uel 'ubi iustitia', et cetera.
Q. Qui est sextus modus diffinitionis?
S. Qui fit eo modo, ut ad signandam differentiam proponatur
in his rebus quae in discreto fine coniunctae sunt: ut, si quis
30 dubitet Nero imperatorne an tyrannus fuerit, dicit eum tyrannum
fuisse, quoniam crudelis fuerat atque inpurus. Haec enim differen
tia tyrannum ab imperatore seiungit.
Q. Qui est septimus modus diffinitionis?
S. Qui fit ex propriis nominibus, ut hic: 'Aeneas est Veneris et
35 Anchisae filins'.
Q. Qui est octauus modus diffinitionis?
S. Qui fit ex priuatione contradi, ut: 'bonum est quod malum
non est'.
Q. Qui est nonus modus diffinitionis?
40 S. Qui fit exemplificatione, ut, cum uolumus designare quid
24 uel] et W Boetb. (nonmilli codd.: uide Stangl, p. 18, app.font.) et] uel
W esse] W Boetb., inesse V 25 cetera] caerata V 30 imperatorne] ne
imperator W an] W Boetb., aut V tyrannus] tirannus V tyrannum] tiran-
num V 31 fuisse, quoniam] fuerit dicit eum tyrannum fuisse, quia U" fuerat]
fuit W 34 fit] W Boetb., от. V nominibus] W Boetb., от. V 40 exempli
ficatione] W, exemplum signifiait ¡one V х-, exempli significatione Vx; exempli
gratia Boetb.
36 EXCERPTA ISAGOGARVM 34
62/63 per- aetaris) Boethius, Ibid., 1099D'"*; cfr M. Victorinus, Ibid., 904B"-C"
(p. 22,7-15); Cassiodorus. Ibid., II74C"-D* (p. 122,7-13); Isidoras. Ibid., 8, I49D450A7;
apud Boethium modus ¡ste octauus numeratur, apud alios Septimus, deest apud
Alcuinum. 63/66 integerrimus - dicuntur] cfr Boethius, Ibid., 1096В'*: cfr etiam
Ibid., 1096C"", 1098D7"'; M. Victorinus, Ibid., 907C"-D' (p. 29,9-11).
35, 6 quicquid - uocari] uide supra, 9,15-16. 7/9 iure - nuncupantur] cfr Ma-
rius Victorinus, De definitionibtis - PL 64, 898A"-B7 (ed. StangI, p. 11.4-2).
36, 1/5 utilis - partiamur) Boeth., In Isag. *, I, 8, 8oA*"" (p. 154.9-13).
36, 2 sic] tam Boetb. rerum notitiam] scientiam rerum Boetb. 3 diuisio]
partitio Boetb. hoc] autem add. Boetb.
7 fill est Boetb. 9 dicitur diuisio] diuisio est Boetb. 10 aperitur] et quam
multa sint quae ab ea significantur ostenditur add. Boetb. 11 canem] quadru-
pedemque Boetb. 12/13 quotiens] et praem. Boetb. 18 ut dico] ut cum dico
Boetb. 20 aut] rursus Boetb. 25 id] neque add. Boetb. nullo] ullo Boetb.
26 diuisionem] quas necesse est in specierum diuisione Boetb.
32/35 si - ualere?} Ibid., 8oD'~"" (p. 156,5-9). 36/37 cur - partes?) Ibid.,
8iAw (p. 156,13-14). 38/44 manifestum - accipiunt] Ibid., 8iA'0-B' (p. 156,17-
157,1). 45/49 de - permisceatur) Ibid., 8iB'"7 (p. 157,2-6).
37, 1 ad demonstrationem?] cfr Boeth., In Isag.', I, 9, 81B' (p. 157,8). 2 com
probantur] cfr Ibid., 81D" (p. 158,15). 3/5 praecedere- intellegi] Ibid., 8iC"-Di
(p. 158.3-6).
34 in] aeque praem. Boetb. 36 cur] enim add. Boetb. 5б/Ъ7 dicit -
partes?] dicat domus species potius esse quam partes fundamenta parietes et tec
tum? Boetb. 38 est] fit Boetb. 41 tectum] neque praem. Boetb. 42 non]
от. Boetb. 47 et] аc Boetb. 48/49 omnis - permisceatur] omnem hunc or-
dinem partitionis foedissime permiscebit inscientia Boetb.
37, 3 igitur] autem Boetb.
6/7 demonstratio?- collectio] Ibid., 81B" 'i (p. 157.10-11). 8 fil) Ibid., 81B"
(p. 157,10). 9/10 ex- inbaerentibus] Ibid., 81B"" (p. 157,11-13). 11/17 mo
dis- nota) Ibid., 810"' (p. 157,17-158,2).
38, 1/2 idipstim - promisit'A Boeth., In Isag.', I, 10, 82B7 " (p. 159,13-14). 2/3
altioribus- abstinens] Porph., Isag., 1,8-9 (P- 5-9); cfr etiam Boeth.. Ibid., 5, 77A"-B'
(p. 147,14-15); aliter uero apud Boeth., Ibid., 10, 82B' (p. 159,10). 4 animum
lectoris] cfr Boeth.. Ibid., 82B4 (p. 159,11). 4/6 ne... omnino- (jccultum] Ibid.,
82В" (p. 159.12-13). 7/9 utrum - formamus?) Ibid., 82C4"* (p. 160.7-10).
9 falsa] animi nobis cassa Boetb. 17/18 per tempora antetransit scr. Boetb.
19 sicut] ut Boetb. 22 est speciebus] esse speciebus potest Boetb. 23/
24 sit ante in scr. Boetb. 25 substantiam] et formare praem. Boetb. 35 enim]
от. Boetb. per se] от. Boetb. 36 intelleguntur] uero add. Boetb.
12/22 eorum - propria] cfr Ibid., 94A'" (p. 186, 14-187,1). 23/28 quae -
tantum] cfr Ibid., 94A"-B'4 (p. 187,3-12).
47, 1 animal - praedicetur] cfr Boeth., In Isag.', 5, 93C"-D' (p. 185, 23-186.1).
3/5 in - singularis] Ibid., 93D"' (p. 186,2-4). 6 homo - pluribus] cfr Ibid.,
93D'"* (p. 186,4-5).
47, 4 et] от. Boeib. indiuiduum] fit praem. Boetb. 5 indiuiduus est]
transp. Boetb.
8/9 si- est) Ibid., 93D*-> (p. 186,5-6). 10/12 differentia- est] Ibid., 93D"0
(p. 186,7-8). 14/15 risibile- unicum] Ibid., 93D"-" (p. 186,8-9). 17/19 com
muniter- est) Ibid., 93D"'4 (p. 186,10-u).
48, 1 dubitationem] cfr Boeth., In Isag.', II, 6, 95D' (p. 190,22). 3/18 numero
- duos] Ibid., 95D'-96A' (p. 190,23-191,17).
15 in] correxi, ut V
48, 4 qui] quod W continet] a se add. W 5/6 differt - boues] W(conti-
neant) Boetb. (contineat), alius quinquaginta V 6 enim] W Boetb., от. V 7
quod'] qui W 7/8 quod* - sunt] in eo qui illi sint plures, isti uero pauciores W
11 differt] discrepet W
ч2 EXCERPTA ISAGOGARVM 48
dum numerantur. Cum igitur dicimus 'hic Socrates est, hic Plato',
duas fecimus unitates, ac si digito tangamus, dicentes 'hic unus est'
15 de Socrate, 'hic unus est' de Platone, non eadem unitas numerata
est in Socrate quae in Platone. Alioquin, quomodo posset fieri ut
secundo tacto Socrate Plato etiam demonstraretur? Quod non sit:
nisi enim tetigeris Socratem uel mente uel digito, non facies duos.
Q. Quot modis unumquodque differre ab aliquo dicitur?
20 S. Tribus: genere, specie, numero.
Q. Quae differunt genere?
S. Homo, lapis.
Q. Quae specie?
S. Homo uel equus.
is Q. Quae numero?
S. Socrates et Plato.
Q. Quae non differunt genere nec specie nec numero?
S. Gladius atque ensis idem sunt numero, nihil enim omnino
aliud est ensis quam gladius. Sed nec specie differunt: utrumque
3o enim gladius est. Nec igitur genere differunt: nam utrumque
instrumentum est, quod est gladii genus.
Q. Quaecumque eadem sunt genere necesse est ut eadem sint
specie?
S. Minime: nam homo atque equus idem sunt genere, dif-
35 ferunt tamen specie.
Q. Quid, si aliqua specie idem sunt?
S. Necesse est ut et specie et genere idem sint.
19/20 quoi - numero] cfr Ibid., o6A'4 " (p. 191,21-192,1). 23/24 quae -
equus] cfr Ibid., 96В'"* (p. 192,4-5). 25/26 quae - Plato] cfr Ibid., 9éB" M
(p. 192,11-13). 28/31 gladius - genus] Ibid., 96B"-C' (p. 192,13-16). 32/37
quaecumque - sint] cfr Ibid., 96B'"' (p. 192,1-4).
49, 1/2 melius - quale sit] cfr Boeth., In Isag.', II, 6, 97В"' (p. 194,11-12). 2/5
Aristoteles - ostendit?] Ibid., 97A"-B' (p. 194,8-11). 6/8 differentia - qualitatem]
Ibid., 97В4"* (p. 194,13-15). 8/9 nam - praedicatur] Ibid., 97В'"" (p. 194.18-19).
50, 1/2 quot - pluribus] cfr Boeth., In Isag.', II, 7, 97c""'' (p. 195,12-13). 2/7
dicitur- ceteris] Ibid., 97C"-98A' (p. 195,13-18).
51, 2/3 uniuscuiusque - perficitur] Boeth. In Isag.', III, 2, 99C~4 (p. 200,3-4).
3/5 substantialis - determinaasl cfr Ibid., 99C*"" (p. 200,7-10).
49, 2 cum Aristoteles] A. enim Boetb. 3 putet] putat Boetb. 6 quia diffe
rentia] d. enim Boetb. 8 nam quamuis] quia tametsi Boetb.
50, 2 enim] от. Boetb. 5/6 illi ante sint scr. Boetb. 6 eius] Socratis Boetb.
49, 1/2 quare - sit'] U/, quare melius praedicatur differentia in eo quod quid sit
et non in eo quod quale sit V, non uidetur differentia in eo quod quale sit praedi
cari sed potius in eo quod quid sit Boetb. 2 Aristoteles] Aristotiles V 3 pu
tet] от. V 6 demonstrat] monstrat W ut] et W
51, 1 Q.I DESPETIE/ww/n. VW 2 uniuscuiusque] de praem. W 3 dicitur
et aliter] et a. d. W 4 humanitas] humanuni W
54 EXCERPTA ISAGOGARVM 51-52
b/l dicitur- animalis] Porph., Isag., 4,2-3 (p. 8,19-21) - Boeth., Ibid., 99В7""
(p. 199,15-17). 8/11 si- continent] Boeth., Ibid., 1, 98D" (p. 198,10-13). 11/
13 etenim - differentia] Ibid., 98D"-99Ai (p. 198,17-19). 13 quidque species]
Porph., Isag., 1,4 (p. 5,4). 14/19 omnia - speciem] Boeth., Ibid.. 99A4''0
(p. 198,20-199,6). 19/21 quorum - tractatus] Ibid., 99A"-B' (p. 199,10-11).
52, 1/2 quare - notiori?] cfr Boeth., In Isag.', III, 2, iooB"-C7 (p. 202,5-13). 3/
4 genus- uti] Porph., Isag., 4,7-9 (p. 9,2-3) - Boeth., Ibid., 100C"" (p. 202,16-18).
51, 5 et] autem Porpb. ea] et praem. Porpb. 6 speciem] quidem praem.
Porpb. esse] от Porpb. 8 haec] enim praem. Boetb. 9 continet] con
tineret Boetb. 11/12 in prooemio] prooemio etiam Boetb. 12 naturalem -
suggessit] eura ordinem collocauit quem naturalis ordo suggessit Boetb. 13
quidl et praem. Boetb. 15 semper substantiam] transp. Boetb. 20 ad alte
rutrum consistit] alterutrum constituit Boetb. iure post est scr. Boetb
52, 4 in] et praem Porpb.
7/9 quid - praedicantur?] cfr Boeth., Ibid, 6, 107В"-'4 (p. 218,4-7). 10/11
specialissima - multitudine] cfr Ibid., у io5D*-1o6A* (p. 214,6-19). 13/15 omnia
- peribit] cfr Ibid., 6, 107c*"* (p. 218.10-14). 17 si- est?] Ibid., 5, 106A" (p. 215.J-
4). 18/19 boc - praedicantur] Ibid., 6, !07D7"'0 (p. 219,9-10). 19/23 quam
- essent] cfr Ibid., io7D'0-1o8Ai (p. 219,11-17). 24/26 ilia -poterit] Ibid., 108A"""
(p. 219,22-220,1).
55. 1/2 generalissima - ens?] cfr Boeth., In Isag.', III, 7, io8D-*'7 (p. 221, 18-20).
3/5 non - uniuoce] cfr Ibid., io^^-D4 (p. 223,19-24). 6/7 quid - conue
nire] cfr Ibid., io9A"-D' (p. 222,19-22). 8 alia ratio] cfr Ibid., ic^D' (p. 223,24).
10/12 unius - supponatur] Ibid., io9D*"'0 (p. 224,1-3). 12/13 at - suppo
natur] cfr Ibid., 109D"" (p. 224,3-4). 13/24 baec- nequit] Ibid., io9D"-1ioA'*
(p. 224.5-17). 25/26 quod - principium] cfr Ibid., 110A"" (p. 224,17-19). 26/
27 sed - principia] Porph., Isag., 6,6-7 (p- ii,22-",2) - Doeth., Ibid., noB"'
(p. 224,21-23). 27/29 quae- adbiberi] Boeth., Ibid., noB*"' (p. 225, 1-3).
55, 10 unius] enim add. Boetb. 11 sed] cum Boetb. 16 generis] genus
Boetb. 17 ens'] est add. Boetb. 18 non conuertentur] minime conuertuntur
Boetb. 20 et - similiter] quantitas unum est ceteraque ad hunc modum Boetb.
23 minime] ut demonstratum est praem. Boetb. 24 nequit] non potest
Boetb. 26 sunt] sint Porpb. posita] quemadmodum in praedicamentis add
Porpb., q. in p. dictum est add. Boetb. 27 nuncupauerit] nuncupat Boetb.
56, 1/2 quae - singularia] cfr Porph., Isag., 6,22 (p. 12,20) - Boeth., In Isag.', III,
9, inC'0"" (p. 228,11-12). 2 quod - dissoluunt] cfr Boeth., Ibid , in""'4 (p. 228,14-
15). 3 collectiua] cfr Porph., Ibid., 6,23 (p. 12,20-21) - Boeth., Ibid., 111C""*
(p. 228,12-13). 4/6 substantialem - contrabunt] Boeth., Ibid., iiiD*"' (p. 228,21-
23). 7/8 quid- qualitatis] Ibid., iiiD'"* (p. 228,20). 9/12 generis - acciden
tibus] cfr Ibid., iiiD'-'* (p. 229,1-3). 13/20 participatione - infinitus] Ibid.,
II2Bi'" (p. 229, 21-230,4).
28 enim] est V
56. 1 diuisiua] diuisa W 8 qualitatis] quantitatis W 13 intellegendum] in-
telligendum V 19/20 specialis unus] transp. W
EXCERPTA ISAGOGARVM 57-58 59
57. (Q.) Est genus totum suis speciebus?
(S.) Est. In eo enim quod genus est, totum est, et semper continet
eas et dat eis nomen et diffinitionem suam; uerbi gratia: ut animal
speciei suae, id est homini, nomen suum dat, ut animal uocetur,
5 et diffinitionem, quae est substantia animata atque sensibilis.
Q. Quid uero species est, totum an pars?
S. Touim et pars. Pars quidem generis, totum uero indiuiduo-
rum; et cum est pars ad singularitatem refertur, | cum uero touim
ad pluralitatem. Species igitur similiter, ut genus, suis partibus
10 nomen proprium dat et diffinitionem; uerbi gratia: ut homo parti
suae, id est Ciceroni uel alio aliquo indiuiduorum, nomen suum
dat, ut homo uocetur, et diffinitionem, quae est animal rationale
mortale.
Q. Indiuiduum est totum an pars?
15 S. Pars est speciei, totum uero suis partibus. Sed quibusdam
synedochice nomen tantum dat, non diffinitionem: ut Socrates,
ipsum indiuiduum, dum uitam finierat, cadaueri suo, quod fuit
sui pars dum uixerat, nomen dedit tantum, non diffinitionem, ut
ipsum cadauer sine motu iacens similiter Socrates uocaretur. Si
20 quis enim de ipso cadauere interrogaret quis ibi iaceret, diceretur
quoniam Socrates: solum nomen, diffinitionem uero non dedit,
quia nemo potuit dicere de ipso cadauere 'animal rationale mortale
iacet', cum posset dicere quod Socrates iaceret. Quibusdam uero
partibus nec nomen nec diffinitionem, ut manui uel pedi: si quis
25 enim de manu Socratis abscisa interrogaret quid ibi iaceret, non
diceretur quoniam animal rationale mortale iaceret uel Socrates
iaceret.
57, 1/3 est- eas] Boeth.. In Isag.'. III, u, n5A*"' (p. 236,21-23). 6/9 species -
pluralitatem] Ibid., nsA"" (p. 237,1-4). 14/15 indiuiduum - est] cfr Ibid., 115A"
(p. 236,23).
58, 1/4 cur - praedicetur] cfr Boeth., In Isag.', IV, 1, ii3c'"0 (p. 239,11-15).
4/5 differentia - praedicari] Ibid., 113C""" (p. 239, 15-16). 6/12 dicitur -
colligitur] cfr Porph., Isag., 8.8-7 (P- 14.M-15.0 - Boeth., Ibid., ii5D'"'4 (p. 239,18-
240,13). 13/16 in - differentibus] cfr Boeth., Ibid., H7D~-1i8A' (p. 243,23-27): "Ex
his igitur tribus differentiarum diuersitatibus, id est communibus, propriis ac magis
propriis, fiunt secundum genus uel speciem uel numero discrepantiae. Nam ex
communibus et propriis secundum numerum distantiae nascuntur, ex magis pro
priis uero secundum genus аc speciem'. 18/19 uniuersaliter- facit] Porph.,
Ibid., 8,17-19 (p. 15.3-5) - Boeth., Ibid., 118A'"4 (p. 244,1-3). 19/20 magis - aliud]
cfr Boeth., Ibid.,. n8Bi< (p. 244,17-18). 21/22 aliud? - est] Ibid., 118D'"'
(p. 245,20-21). 23/24 alteratum?- est] Ibid., i^A'"' (p. 246,6-7).
24/25 uel accidentibus distat] Ibid., 119A' (p. 246,8). 27/28 alteratio -
continetur] Ibid., 118B4" (p. 244,18-19).
59, 1/2 quae - inseparabiles?] cfr Porph., Isag., 9,7-8 (p. 15,17-19) - Boeth.. In
Isag.', IV, 4, H9D*"'0 (p. 248,17-18). 3/4 moueri - sunt] Porph., Ibid., 9,8-9
(p. 15,19-20) - Boeth., Ibid., 119D'0"" (p. 248,12-15). 4/5 illae - sunt'] cfr Boeth.,
Ibid., iïoB,4-C' (p. 250,1-5). 5/6 aquilum - imeparabilia] Porph., Ibid., 9,9-10
(p. 15,20-21) - Boeth., Ibid., 119D"". 8/11 quae - insunt] cfr Boeth., Ibid.,
i2oC'"' (p. 250,6-8). 12/14 illae- non] Porph., Ibid., 9,16-17 (p. 16,4-5) - Boeth.,
Ibid., 120D"-" (p. 251,3-5). 14/15 nam - Platone] cfr Boeth., Ibid., шî^^0"^'
(p. 252.8-10). 16/18 illae - recipiunt] cfr Porph., Ibid., 9,17-18 (p. 16, 5-6) -
Boeth., Ibid., moD'"4 (p. 251,5-7).
19 esse - remittitur] cfr Porph., Ibid., 9,22-23 (p. 16,11-12) - Boeth., Ibid., i21A'"*
(p. 251,13-14); cfr etiam Boeth., Ibid., uiDi"* (p. 253,4-7).
60, 1/3 quae - iuuentus] cfr Boeth., In Isag.', IV, 1, 117C"7 (p. 243,3-9). *
uniuscuiusque - separabilis?] cfr Ibid., i^A'*'4 (p. 242,13-14). 5/6 nam - agno
scere] Ibid., 117B'"4 (p. 242,16-17). 7/9 quid - uoluntas] cfr Ibid., 117c7" (p. 243,9-
11). 10/12 quae - cicatrix] cfr Ibid., 117C""" (p. 243,12-13). 13 a seipso di
stare] cfr Ibid., 116D" (p. 242,1). 14/16 ex - aetatibus] cfr Ibid., i^A'0"'
(p. 242,10-13): "ex pueritia ad adulescentiam atque hinc ad senectutem, ab hac de-
nique ad decrepitam usque aetatem*. 16/18 idcirco - agnoscere] item Ibid.,
117В*-4 (p. 242,16-17); uide supra, II. 5/6.
60, 5 nam] idcirco nec Boetb. domi relictum] transp. Boetb. 6 non po
test] possit Boetb. 16 ergo] nec Boetb. 18 non potest] possit Boetb.
é1, 1/7 qtiod- dissociatum] Boeth., In Isag.', IV, 2, ii8B*"i (p. 244, 19-245,4).
7/8 ut - instituere] cfr Ibid., 118D' * (p. 245,21-23). 9/12 si- separabit] Ibid.,
II8D*"' (p. 245,23-46,1). 12/14 atqui - aliud] Ibid.. irôD'MrçA' (p. 246,3-«.
62, 1/3 quae - propria] cfr Boeth., In ¡sag.', IV, 3, 119ВM"' (p. 247,12-13). 2
diffinitione specierum] cfr Ibid., 119C'"" (p. 248,1). 3/4 alteratum - aliud] cfr
Ibid., 119B"" (p. 347,io-1i). 5 magis - recipiuntur] cfr Ibid., i19B"-C' (p. 247,13-
14). 6 diuisiuae] cfr Ibid., 119C" (p. 248,1). specificae] cfr Ibid., 119c*; i^D*
(p. 247,20; 248,5). 8/9 ad - plurimum] cfr Ibid., 119c*"' (p. 247,15-16).
61, 1 est alteratio?] alteratum est Boetb. 2 alteratio] alteratum Boetb. 3/4
alteratus ... effectus] alteratum ... effectum Boetb. 4 quoniam] quidem add.
Boetb. 9 homo unus] transp. Boetb. 11 tantum] от. Boetb. alteratio]
sob add. Boetb. et] ut Boetb. astat] assist« Boetb. 12 alteratione sepa
rabit] facial alteratum Boetb. atqui] at Boetb.
10/11 nam - conformant] cfr Ibid., 119IÍ*"" (p. 247,5-9)- 13/19 ut- dijfl-
nittonibus] Ibid., 119C-D4 (p. 248,1-7). 22/24 quoniam - sunt] Ibid., u^W7
(p. 248,8-io).
6), 1/3 quomodo - equum] cfr Boeth., In Isag.', IV, 6, (p. 256,8-12). 4/17
differentiae - poterit] Ibid., u3B'-C' (p. 256,17-257,12).
18/20 si - non] cfr Ibid., 123C7"* (p. 257,17-18). 21/28 quid - potuissent]
Ibid., 123C (p. 257,18-258,3).
é4, 1/9 differentiarum- inmortale] Boeth., In ¡sag.', IV, 7, i24A7-B' (p. 259,1-8).
65, 7/8 ex duabus... notis] Boetb., от. V 8 una] unam V 11 est] Boetb
W, от. V
EXCERPTA ISAGOGARVM 65-66 67
non sedet. Similiter uero ouum est, et animal est, et animal non
est: non est quidem animal nunc actu, potestate tamen est, quia
15 effici potest cum formam ac spiritum uiuificationis acceperit.
Ita igitur genus habet has differentias et non habet: habet quidem
potestate, actu uero non habet. Atque ita nec ex nihilo uenerunt
differentiae quas genus retinet potestate nec utraque contraria in
eodem sunt.
13/14 ouum -actu] Ibid., néC" (p. 264.12-13). 14/17 potestate - babet]
Ibid., 126C-' (p. 264,15-17). 17/19 atque - sunt] Ibid., u6Dw (p. 265,3-4).
66, 1/3 quot - habet] cfr Boeth., In Isag.', IV, 10, i27A"'4 (p. 265, 21-266,1). 4/
9 quae - separabile] cfr Ibid., I27A,4-B* (p. 266,1-7). 10 quomodo - praedica
tur?] cfr Ibid., 11, I27D'"' (p. 267,11-13). 11/13 omnes- incorporeae] Ibid., 127D'"*
(p. 267,13-15). 11 ut corporeae] cfr Ibid., I27D*"7; uSA'"' (p. 267,15-268,1; 268,8-
10). 12/13 ut incorporeae] cfr Ibid., 128A" (p. 268,10-12). 14/17 statua -
rationabilitate] cfr Ibid., i27D"-i28A'; 128А'-" (p. 268,5-8; 15-21).
13 ouum est, et] et ouum Boetb. 13/14 animal non est] n. e. a. Boetb.
14 nunc от. Boetb. potestate tamen est] t. e. animal p. Boetb. 15 effici
potest] p. e. animal Boetb. 16 habet'] et praem. Boetb. 16/17 habet qui
dem - non habet] non habet quidem actu, sed habet potestate Boetb.
66, 11 omnes] inquit add. Boetb. ex] uel praem. Boetb ut corporeae]
от. Boetb. 12 et] atque Boetb. 12/13 ut incorporeae] от. Boetb.
17/19 quodsi - forma'] cfr Ibid., 128В*"* (p. 269,2-3). 19/20 omnis - ap-
pellatur] Ibid., i28B^ (p. 269,3-4).
67, 1/11 illae- opportunitatem] Boeth., In Isag.', rv, 14, i^A'-B4 (p. 274, 2-13).
68, 1/5 una - infirmus] cfr Boeth., In Cat., I, I98D*"': "Ait maxime proprium esse
substantiae, quod eadem et una numero contrariorum susceptiua sit... Dicit non
substantias substantiis esse contrarias, sed res in se contrarias posse suscipere, ut
unus atque idem homo, nunc quidem sit sanus. alio uero tempore sit aeger, aegri-
tudo autem et sanitas contraria sunt": cfr etiam Boeth., In isag.', II, 4, s2A"-B"
(p. 93,1-12); In Isag.', ГУ, 9, I2JD*"M (p. 263, 2-7); uide etiam supra, 65,6-9-
69, 2/7 quad- esse] Porph., Isag., 12,13-18 (p. 19,19-20,2) - Boeth., In Isag.', rV, 15,
130O" (p. 275,5-11). 5 in iuuentute pubescere] Boeth., Ibid., \6, i3iDM (p. 279,3).
8/9 potest - secari?] cfr Ibid., 15, i3iA'"' (p. 276,13-14). 10/12 sed- dicunt]
Ibid., i3iA' 4 (p. 276,14-16). 13/14 unde - genere] cfr Ibut ^oD'"4 (p. 276,3-4).
14/18 quicquid - ponitur] Ibid., 130D4" (p. 276,4-9). 21/23 non - consi
stit] Ibid., 131C-D« (p. 278.9-n).
69, 3 esse] uel geometrem add. Porpb. secundo] et Porpb. 4 tertio] et Porpb.
5 in iuuentute pubescere et] от. Porpb. 6 quartum] uero add. Porpb. 7 ut]
quemadmodum Porpb. risibile esse] transp. Porpb. 10 Porphyrius] от. Boetb.
17/18 indiuiduorum] uero praem. Boetb. 21 non - debet] neque illud nos
ulla dubitatione perturbet Boetb. 22 homini] hominis Boetb.
70. 1/4 accidens - inseparabile] Porph., Isag., 12,24-26 (p. 20,7-9) - Boeth., In
Isag.', IV, 17, 132C" (p. 280,14-16). 4/5 separabile- niger) Boeth., Ibid., 133A" '4
(p. 282,5-6). 6/10 frustra - separentur] cfr Ibid., i33Bw (p. 282,10-14). 10/
12 ut - substantiael cfr Ibid., i33B"-134A' (p. 282,16-21); Porph., Ibid., 13,1-3 (p. 20,10-
12) - Boeth., Ibid., 132C""4 (p. 280,18-20).
71, 1/2 si - praedicari?] Boeth., In Isag.', V, 14, ^oD7"' (p. 327,21-23). 3/4
differentia - perficitur] Ibid., i5oD""1 (p. 328,2-3). 5 pura qualitas] cfr Ibid.,
i5iA'"* (p. 328,8-9).
70, 5 est] от. Boetb. Aethiopi] atque coruo add. Boetb. 6/7 adest - cor
ruptionem] adesse et abesse possit Boetb. 7 quaedam] accidentia add. Boetb.
71, 1 quaedam qualitas] transp. Boetb. 2 dicitur] dicatur Boetb. 3 qua for
matur] от. Boetb. 4 solum qualitas est] e. s. q. Boetb.
72, 1/2 quibus - differentiae] cfr Porph., Isag., 13,23 (p. 21,19-2о) - Boeth., In
Iseg.', V, 3, 136c*"7 (p. 291,5-6). 3/4 quae - differentia] cfr Ibid., 14,10-ii (p. 22,12-
14) - Boeth., Ibid., I36D7-* (p. 292,6-8). 5/6 quae - species] cfr Ibid., 15,13
(p. 23,23) - Boeth., Ibid., 6, 14iA' (p. 303,2-3). 7/8 quibus - proprio] cfr Ibid.,
16,2 (p. 24,13) - Boeth., Ibid., 8, н3А"-" (p. 308,1-2). 9/11 quae - proprium] cfr
Ibid., 16,3-4: 19,5-6; 20,14-15 (p. 24,14-15; 28,11-12; 29,24-21) - Boeth., Ibid., 143A""M
(p. 308,4-5); 15, i5iD'- (p. 329,19-21); 19, i54B"-C' (p. 337,3-4). 12/13 quae - ge
nus] cfr Ibid., 15.20-21 (p. 24,6-7) - Boeth., Ibid., 7, 141C"" (p. 304,10-n). 14/17
quae - proprium] cfr Ibid., 17,7-8 (p. 25,18-19) - Boeth., Ibid., ii, 145ci'' (p. 314,7-9).
18/19 quae - tantum] cfr Ibid., 18,23-24 (p. 28,4) - Boeth., Ibid., 14, 150C""
(p. 327,10-n). 20/22 specierumne - equae] cfr Ibid., 19,1-3 (p. 28,5-9) - Boeth.,
Ibid., i5oC'^-D' (p. 327,12-16). 23/25 quae - proprium] cfr Ibid., 15.13; 19.7
(p. 23,23; 28,13-14) - Boeth., Ibid., 6, 14iA' (p. 303, 2-3); 15, i5iDi'4 (p. 329,22-330,1).
26/29 quomodo - ridere?] cfr Boeth.. Ibid., 15, 152A'"'0 (p. 33o,13-33i.2). 30/
32 si - dicitur] cfr Porph., Ibid., 19,7-9 (p. 28,14-17) - Boeth., Ibid., isiD'"7 (p. 330,1-
4). 30 si curtetur] cfr etiam Ibid , 19.7 (p. 28,14) - 151D' (p. 330.1): "si enim curtetur
qui est bipes"; cfr autem Boeth., Ibid., 152A' (p. 331,1): "si enim quis curtetur pede".
33/35 accidens - uno] cfr Ibid., 20,1-3 (p. 29,10-13) - Boeth., Ibid., 18, 153В'"7
(p. 334.6-9). 36/37 quae - proprium] cfr Ibid., 19,14-15; 20,12 (p. 29,1-2; 29.22) -
Boeth.. Ibid., 16, ifißr,0 (p. 331,16-17); 19, 154В'0"" (p. 336.22-23). 38/41 quae -
proprium] cfr Ibid., 20,20-21 (p. 30,6-7) - Boeth., Ibid., 20, 155A '"' (p. 330,10-11).
73, 1/2 res - dissimilitudine] cfr Boeth., In Isag.', V, 1, 133c*"0 (p. 285, 8-10).
74, 1/2 in - indiuiduis] cfr Isag., 17,8-9 (p. 25,19-20) - Boeth., In Isag.', 11, 1450*
(p. 314.9-10). 3/5 quibus - differentiae] cfr Ibid., 14.3-5 (p. 22,3-6) - Boeth., Ibid.,
3, ц6C'0-'4 (p. 291,10-15).
75, 1/2 sublatis - permanere?] cfr Boeth., In Isag.', V, 5, i39D'*-14oA' (p. 300,5-6).
3/6 potest - maneant] Ibid., чоА'"* (p. 300,7-11).
76, 1/2 quid - praedicari] Porph., Isag., 13,10 (p. 21,2-3) - Boeth., In Isag.', V, 1,
133D' (p. 285.15-286.! ). 3/4 unde - pluribus] cfr Boeth., Ibid., 134D7 (p. 287,9-10).
4 speciebtis- indiuiduis] Ibid., 134D* (p. 287, 10-11). 5/12 de- indiuiduis]
Ibid., i34D,0-135A"i (p. 287,13-u). 13/16 differentia? - earum] cfr Ibid., I35A'0-"
(p. 287,21-24). 16/24 nam - ceteris] Ibid., 135A "-В" (p. 287,24-288,«.
4 communio] cfr Ibid., i37B" (p. 293,19); haec autem communio tertia nume-
ratur apud Boethium 4/6 stcut - intereunt] Ibid., ^D'M^A' (p. 295,1-4).
7/11 secundum - appellauerunt] cfr Ibid., 137В'" (p. 293,15-18). 12 possunt
- praedicari?] cfr Ibid., 137C'* (p. 294, 3-4). 13/14 ut - genera] Ibid., 137C*"7
(p. 294,4-5). 15 potese - praedicari?] cfr Ibid., ^7C""'* (p. 294,8-9). 16/25 ut
- ratione] Ibid., i37C"-D* (p. 294,9-18).
78, 3 et] от. Boetb. quam] quot Boetb. 13 animatum - substantia] dicitur
'animatum', dicitur 'substantia' Boetb. l6 differentiae] dicuntur add. Boetb.
16/17 ratione - habere] от. Boetb. 18 rationem habet] transp. Boetb.
20 uti sensu et aliud habere sensum] h. sensum, a. u. sensu Boetb. 21 dor-
miens] sed minime utitur, ita quoque dormiens add. Boetb. 22 si] sed Boetb.
25 utitur ratione] transp. Boetb.
79, 2/3 nam - uti] correxi, nam si rationalis speties transcender« V, quodsi ra
tione uti rationalis speties transcendit V, nam si rationalem speciem transcenderet
sub ratione uti V7 3/4 uterentur] utuntur V 4 refellitur leuius] transp W
rum, si] si enim V" 5 ordinatam] V'W, ordinatum V 6 quoniam] quia
W 7 praemeditari] praeditari V, praemetari W illud] merito add. V
soli] V", solo VW diuinitus] W, diuitiis (»e/diuitus) V", от. V 7/8 est
attributum] a. e. ante diuinitus scr. V, transp. W 9 esset] W, esse V, sit V
quia] WV", qui V 14 aequis] quis Ve 15 si] uero add. W l6 de -
praedicari] praedicatur de rationali V 17/20 haec- igitur] от. V 21 haec]
от. V maioribus] V, minoribus V 22 dicuntur ... praedicantur] transp. V
78 EXCERPTA ISAGOGARVM 80-81
80. Q. Vtrum substantialiter 'ratione uti' de 'rationali' uel
accidentaliter praedicatur?
(S.) Accidentaliter, quod tali monstratur argumento. 'Omne
rationale utitur ratione', 'nullum rationale utitur ratione': si sub-
5 stantialiter praedicaretur, aut affirmatio uera esset et negatio falsa,
aut negatio uera et affirmatio falsa. Nunc quidem, cum utraque
sit falsa, et affirmatio quae dicit 'omne rationale utitur ratione' et
negatio quae dicit 'nullum rationale utitur ratione', nemini
dubium est 'ratione uti' de 'rationali' accidentaliter praedicari.
10 Q. Quae cognatio est istarum differentiarum?
S. Ea quod utraque nos separat ab inrationabilibus: sicut enim
'rationali' differentia ab equo ceterisque inrationabilibus separa-
mur, sic 'ratione uti' differentia | 10*
84, 5 et] ac Boetb. infra se] intra suum ambitum Boetb. 6 continent] et
cohercent add. Boetb. nam omnium] omnium enim Boetb.
85, 5 propria] propriae Boetb. 9 quoniam hic] tramp. Boetb.
5/6 omnes - iunguntur] cfr Ibid., lé3D*"'. 8 descriptio] cfr Ibid., 175В*"7,
aliter tamen; cfr etiam, uarie: Boeth., In Aristoielis De Interpretatione Comm., Edi-
tlo prima, I, 7 - PL 64, 320В', 32iA" (ed. С Meiser, Leipzig, 1879, p. 85,24; 86,15);
Editto secunda, II, 7 - PL 64, 471A'0 (ed. С Meiser, Leipzig, i88o, p. 152,8); lntro-
ductio ad syllogismus categoricos- PL 64, 774D": De syüogismis categoricls, I - PL
64. 799D7; 8ooB\ 9 uniuoca] Boeth., In Cat., ibid., 163D". 10/11 eodem-
animal] Ibid. ^D""'.
12 substantia] a praem. Ve
86 EXCERPTA CATEGORIARVM 89
cam, ad diuisionem scilicet togae. Et secundum hunc modum
intellegendum est Aristotelem dixisse aequiuoca solum nomine
10 coniungi, ad diuisionem scilicet diffinitionis.
Q. Quot modis dicitur 'commune?
S. Tribus: dicitur 'commune' quod in partes non diuiditur, sed
uicissim in usum habentium transit, ut seruus communis uel
equus; dicitur etiam commune quod utendo cuiusque fit
15 proprium, post usum uero in commune remittitur, ut est thea-
trum; dicitur quoque commune quod ipsum quidem nullis parti-
bus diuisum totum uno tempore in singulos uenit, ut uox uel
sermo ad multorum aures uno eodemque tempore totus atque
integer peruenit. Et secundum hanc significationem aequiuocis
20 rebus commune est uocabulum: namque in homine uiuo et picto
totum utrisque uocabulum dicitur animalis, secundum uero
nomen substantiae ratio diuersa.
Q. Quomodo in aequiuocis uel uniuocis reddenda est diffinitio?
S. Semper secundum commune nomen: si aliter reddatur, tota
25 ilico titubabit ratio.
Q. Quot modis 'ratio' dicitur?
S. Quattuor: est enim ratio computandi; est ratio animae; est
ratio naturae, ipsa similitudo nascentium; est ratio quae in
diffinitionibus uel descriptionibus redditur.
30 Q. In quot diuiduntur aequiuoca?
S. In duo: aut enim fortuitu fiunt, aut hominum uoluntate.
Fortuitu cum quodam casu simile quis alteri accipit nomen. |
Voluntate cum similitudo nominis ex industria inponentis affigi- iiv
tur.
8/10 et - dimnitionis] cfr Ibid., 164C'0"; cfr Aristot., Cat., 1, iai (p. 5,3). 11/
12 quot - tribus] cfr Boeth., Ibid., 1S4C""M. 12/16 dicitur- tbeatrum] Boeth.,
Ibid., 164D". 16/19 dicitur- peruenit] Ibid., 164D7". 19/20 et - uoca-
bulum] cfr Ibid., i64D"-165A'. 20/22 namque- diuersa] Ibid., ié5A''. 23/
25 quomodo - ratiol cfr Ibid., i65A'"*. 26/27 quot - quattuor] cfr Ibid., 166A"'.
27/29 est* - redditur] Ibid., i66A"'. 30/34 in - affigitur] cfr Ibid., i66W*.
91, 1 paronima] Cat. dec., 1422 (22, p. i38,8). 2/3 casu - grammaticus) Ari
sto«., Cat., 1, 1a" (p. 5,16-17) - Boeth., In Cat., I, i67D*"7. 4/5 quid - transfigu
ratio] cfr Boeth., Ibid., 67D'""; i68A'4. 7/8 tria - omonimorum] cfr Ibid, i68A"";
Cat dec, ibid. (p. 138,8-12). 8 casus] cfr Boeth., Ibid., i68A""4: "postremo, ut sit
quaedam nominis transfiguratio"; uide supra, I. 4-5.
92, 1/2 secundum - dicunlur?] Aristot., Cat., 4. ib" (p. 6,27) - Boeth., In Cat., I,
i8oA*"7; cfr etiam Aristot., Ibid., 2, ia'*"7 (p. 5,18-19) - Boeth., Ibid., 168D*"7. 3/4
quaecumcpie- equus) Boeth., Ibid., i69A4'*. 5 secundum complexionem?) Ari
stot., Ibid., 2, ia" (p. 5,i8) - Boeth., Ibid., i68D*"7; cfr etiam Boeth., Ibid.. i69\7.
6/8 quaecumque - proferuntur] Ibid., i69\7".
93, 1/2 in - decem] cfr Boeth., In Cat., I, 169c'0". 2/4 omnis- lacere) Ibid.,
169C"-".
9:, 6aut| Dm Bnctb. 7 ant quae] uel quuecunque Bovtb. aliquid] aliquod
Boetb. 7/8 proferuntur] coniunguntur Boetb.
4 Iacere] Cat. dec., 1425 (50, p. 144,18); ukle supru, 4,10. 5 minima?] cfr
Boeth., Ibid., i^D*"': "parvissima". 6/7 in' - particulare) Ibid., ^D'"4. 8
minor] cfr Ibid., 169D7. 8/9 in - accidens?] cfr Ibid., 169D"". 10/11 neque
- possit] Ibid., 170A"-M. 11 nisi- inteUegatur] Ibid., i69D,'-17oA'. 11/12
recte- est] Ibid., 17oA"-B'. 13/15 fiunt -particulare) Ibid., 170C". 16/17
quae - dici] cfr Ibid., ^tA"". 18/21 quae -esse] cfr Ibid., 170D"-". 22/23
quae - dicil cfr Ibid., 171C'. 24/25 quae - dici] cfr Ibid., 173D7-. 26/27
quae - dici] cfr Ibid., 173C,M4. 28/29 quae - dici] cfr Ibid., 17iC^-D\
14/15 uel affirmatiuum uel negatiuum] cfr Boeth., In Cat., I, 18iA". 16/19
qui - grammaticorum] cfr Cat. dec., ibid. (56, p. 145, 20-22); cfr etiam Akuinu.s, De
dialectica, \6, 974o*"".
98, 1/2 cur - inchoauit?] cfr Boeth., In Cat., I, iSiD'MS2A'. 3/4 subiecta sub
stantia] cfr Ibid., i82A'. 4/5 substantiam - possunt] cfr Ibid., 182A7. 5/6
quod - est] cfr Ibid., 182A'"0.
99, 1/4 quae - genus] cfr Boeth., In Cat., I, i82B'"'. 6/7 omne- uenit] Ibid.,
182C'4". 7 maxime autem] Ibid., i82D'. 7/9 omnia - substantiae] cfr Ibid.,
i82D'"0. 10/12 quomodo - priora] cfr Ibid., 183В"-C'.
12/13 Socrates - Socratem?] cfr Ibid., 183c* 4. 14/15 non - est] cfr Ibid.,
183C"". 15/16 genera - stint] Ibid., 183C"". 16/17 omnibus - manebunt]
cfr Ibid., 183D4*. 18/26 cum - uocabula] Ibid., i83D,,-184A"i. 26/27 me
rito - subiacent] cfr Ibid., i%^\""'. 29/30 quot - tres] cfr Ibid., 184A". 30
materia - conficitur] Ibid., 184A""4. 31/32 de - composita] cfr Ibid., 184.V4""i.
100, 1/2 quomodo - praedicatione] cfr Boeth., in Cat., I, 184D""'; cfr et ¡am Ibid.,
185A4"*. 3 de subiectis) Ibid., 185A4. 4/7 eorum - tantum] cfr Ibid., 185A*"7.
8 in - suum] cfr Ibid., i85D*-"\ 10/1 1 secundae - sunt] cfr Ibid., 186A"; cfr
etiam ibid., ^D'"".
101, 1/2 secundarum - genus?] cfr Aristot., Cat., 5, 2b7"* (p. 8,16-17) - Boeth., in
Cat., I, i86B'~". 3/4 cum - substantia] cfr Boeth., Ibid., 186C-'0. 5/6 an -
non] cfr Boeth., Ibid., 188A". 6/7 nam - substantiel cfr Ibid., 188В'"7. 8/9
an - sunt] cfr Ibid., 188C"*: "Planum autem est, ut expositione non egeat, primas
quoque substantias aequaliter esse substantias"; cfr etiam Aristot., Cat., ibid., 2b '*""
(p- 9.3-5) - Boeth., Ibid., i87D*"*. 9/10 quaecunque - erunt] cfr Boeth., Ibid.,
i88C"': "ergo quaecunque species aequaliter a suis indiuiduis distant, aequaliter
substantiae sunt".
102, 1/2 estne - sit] cfr Boeth.. In Cat., I, 191D".
3/4 quot - quattuorl cfr Ibid., 190A'0: "tribus autem modus proprium significa
tur". 4/5 enim - esse] Ibid., 190A" '*. 5/6 mil- esse) Ibid, içoA'4". 6/7
aut - esse] cfr Cat. dec., 1427 (63, p. 147,20-22): "nec in solo nee in omni: ut si quis
in hominis definitione id esse dicat hominem quod album est, nec in solo nec in
omni est". 7/8 aut - risibile] cfr Boeth., Ibid., 190В''': "aut vero tettia proprii
significatio est, quae omni et soli et semper, ut risibile". 8/9 quid - soli] cfr
Boeth., Ibid., 190B7"'. 9 quod* - est] cfr Ibid., 19oC'4. 10/11 quid - esse] cfr
Ibid., 190c*"*. 12/13 secundaene - sint] cfr Ibid., 190D". 13/15 et - mu-
tenturl cfr Ibid., I9IA"*. 15/16 et - uniuoce] cfr Ibid., 191B'"*. l6 nullo -
erunt] cfr Ibid., 191В""'*. 17/18 eritne - sit] cfr Ibid., 192A4''; uide supra, II 1-2.
19/20 an - substantia] cfr Boeth., Ibid., I92Ai*. 20 cum - sit] cfr Ibid.,
192AM-B'; 192В*''. 21 neque - sit] cfr Ibid., vj2A1*. 21/22 et - perimat] cfr
Ibid , t92A"'M. 23 omnis - accidens] cfr Ibid., ^2А*"'.
io2, 4 aut] от. Boetb. 5 quod] от. Boetb. 6 grammaticum esse] euenit ut
sit grammaticus Boetb.
28/29 quod - esi'] cfr Ibid., 192C'-4. 30/31 pattes - accidentia?] cfir Ari-
stot.. Cat., 5, 3a*'"" (p. 10,12-14) - Boeth., Ibid., rç2D"; cfr etiam Boeth., Ibid.,
192D'"4. З2/34 quicquid - toto] cfr Boeth., Ibid., 192D"-193A*.
103, 1/2 omnisne - indubitanter] cfr Aristot., Cat., 5, 3b"-" (p. 10,29-30) - Boeth.,
In Cat., I, 194B*"7. 2/3 hoc - quandam] cfr Boeth., Ibid., 194D'-". 3 non
puram tamen] cfr Aristot., Ibid. 3b'" (p. 11,7) - Boeth., Ibid., 194B"-C'. 4/5 ip
sam - determinant] cfr Boeth., Ibid., 195В'""; cfr etiam Aristot., Ibid., ib''"° (p. 11,9-
10) - Boeth., Ibid., 194O'4. 6/8 ubi - determinatio] cfr Aristot., Ibid., 3b*""
(p. 11,11-12) - Boeth., Ibid., 194C"*; cfr etiam Boeth., Ibid., i95B''-C7.
104, 1/2 eritne - est] cfr Aristot., Cat., 5, 3b*4"" (p. 11,13-10 - Boeth., In Cat., I,
I95C"-D\ 3/5 ignis - humori] cfr Boeth., Ibid.. ^6А'"'. 6/7 eritne - sit] cfr
Aristo«.. Ibid., 3b'7"" (p. 11,16-17) - Boeth., Ibid., 195D4"'.
28 accidenti] accidente V
103, 7 specie] spetiae V
104. 4 qualitates ignis] qualitate signis V*
98 EXCERPTA CATEGORIARVM 105-106
io5, 1/6 suscipit - minus] cfr Aristot., Cat., 5, 3b""* (p. 11,21-25) - Boeth., In Cat.,
I, I96D"*. 6/8 nec - hominem] cfr Boeth., Ibid., 197C"4. 9/11 erit - quan
titate] cfr Ibid., I97Di"4.
106, 1 maximum substantiae proprium?] Aristot., Cat., 5, 4a'0 (p. 12,4) - Boeth.,
In Cat., 198В'; cfr etiam Boeth., Ibid.. 198D'. 2 una - sit] Boeth., Ibid., 198D'"*.
3/6 cum - dicam?] cfr Ibid., 199В'"'. 7/9 non' - opinio] cfr Ibid. 199c'"*.
9/10 substantia - permutatur] Ibid., 199B"-C'; 199c'"4. 10/11 in - permu-
tatio] cfr Ibid., 199C,,i-D'. 11 quare] Ibid. 199D'. 11/12 non - contraria] cfr
Ibid., 199D*"". 13/15 cum - siccitatem] cfr Ibid., 2ooC'"7. 16/17 suscipere -
positis] Ibid., 20oC'4". 17/19 ignis - patitur] cfr Ibid., 20oCM-D*.
suscipere non potest. Quare, cum ignis non susceptibilis sit calons,
nec erit frigoris quod calons natura non patitur, idem de ceteris
20 dicendum est: non enim de illis contrariis loquimur quae substan-
tiis substantialiter insunt, sed de illis quae suscipi non possunt.
Q. Secundaene substantiae contrariomm erunt susceptiuae?
S. Procul dubio, cum duobus modis dicantur: uno quod de
pluribus praedicentur, altero quod substantiae sint.
25 Q. In quo suscipiunt contraria?
S. In eo quod substantiae sunt.
19/20 idem... dicendum est] Ibid., 200D'. 20/21 non - possunt] cfr Ibid,
2oiA4"*. 23 duobus modis] Ibid.. íoiA""". 23/24 uno - sint) Ibid., 20iA"-
2o2A*. 25/26 in - sunt] cfr Ibid., 20IA*"*.
107, 1/2 cur - qualitate?] cfr Doeth., In Cat., II, 2oiD*"\ 3/4 materia - mini
me] Ibid., 202В". 5/6 omne - altitudine] Ibid., ю2й"-". 6/7 post - ni
grum] cfr Ibid., 202B"". 7/8 quantitas - substantiae] Ibid, 2о2Cм. 8/9
non - minime] cfr Ibid., 202c'0"'4. 9 recte] Ibid., 202D'.
108, 1/2 prima - disgregatum] cfr Boeth., In Cat., II, 20JA™"".
108, 8 quot] correxi, quod V 27 omnel correxi, ome V 27/28 locus dif-
fundaturl suppkiii atque correxi ex Boetbio, diffundantur V
EXCERPTA CATEGORIARVM 108-109 ии
3о Q. Oratio dicetur esse quantitas?
S. Cum constet syllabis, syllabae uero uel breues sint uel
longae, recte inter quantitates locabitur.
Q. Eritne discreta, cum uideatur eius esse communis terminus
ipsa significatio?
35 S. Erit omnino, et ipsa significatio syllabarum, in hoc quod
breues sunt uel longae, communis non erit terminus.
20 duo] duae res Boetb. scilicet] от. Boetb. 26 ipsa] от. Boetb.
h1, 4 ut] sunt add. Boetb. tres] uel praem. Boetb.
113, 1/2 quod - dici] cfr Aristot., Cat., 6, 6a'*"'7 (p. 17,20-21) - Boeth., In Cat., II,
216A'*; cfr etiam Boeth., Ibid., 216B4'*. 2/3 est - omnil cfr Cat. dec., 1429 (92,
p. 153,22-23): "proprium vero quanti et quod in omni et in solo invenitur...". 4/5
dicendumne - similiter] cfr Boeth., Ibid., 216C'7.
114, 1 post quantitatem] cfr Boeth., In Cat., II, 216C"-D'. 1/2 omisso - tracta
nt] Ibid., 216D". 2 de - edisserit?] cfr Ibid, 216D'0. 3/4 posita - necesse]
Ibid., 216D"". 4/5 qtiod- est] Ibid., 217A".
ii5. 1 4uae - relatiuis?] uide infra, 120. 2 talia dicuntur] Aristot., Cat., 7, 6a*
(p. 18,4) - Boeth., Ibid., 216D4. 2/3 quaecumque - aliud] Ibid, 6Ъ" (p. 18,14-
i5) - Boeth. Ibid., 219C"-". 4/5 quare - dicuntur?l cfr Boeth., Ibid., 217В'"4; cfr
etiam Ibid., 217Л +*. 6/7 quicquid- consideretur] Ibid., 2^A""*4. 7/8 quia
- est] cfr Ibid., 217В'"*. 10/1 1 aut - nullo] cfr Ibid., 2i7С™-". 10 ut dominus
et seruus] cfr Ibid., Ы7C". 11 ut scibile et sciential cfr Ibid., 2i8A7"*. 12/14
eruntne - dicantur] cfr Aristot., Ibid., 6b''4 (p. 18,9-12) - Boeth., Ibid., 218B""\
12 dispositio] cfr Boeth., Ibid.. 218IV4. 15/16 quid - applicatio] Ibid.,
218B"-C'. 17/18 quid - affectio] Ibid., 218C". 19/21 quid - accubatio]
Ibid., 218D'"'. 22/23 suntne - sunt] cfr Ibid., 219B4i. 23 boc - dicuntur]
Aristot., Ibid., 6a" (p. 18, 5) - Boeth., 216D4"'. 24/25 stare - minime] cfr Boeth.,
Ibid., 220B*. 25 sed - situs] cfr Ibid., noC". 25/26 aliud - denominatur]
cfr Ibid., 220BT
117, 1 estne - minus?] cfr Roeth., In Cat., II, niD""''. 3/4 qualitas- minus]
Ibid., 222BM. 4/5 quare - est'] cfr Ibid., шВЧ'. 6/8 cum - minus?] cfr
Ibid., n2A*"". 9 quoniam] Ibid., 222A". non - illud] cfr Ibid., 222AM".
9/10 cuius -passio] Ibid., 222A"".
u8, 1/2 quomodo - conuertantur] cfr Boeth., In Cat., II, 222C'4-D'. 3/5 quid
-primam] Ibid, n2D"t. 6 secundum- prolationem] Ibid., 223A'. 8/9quia
- conuertuntur] cfr Ibid., 223А'"4. 10 potestne - conuersio?] cfr Ibid., 223D4"*.
11 ala aui] cfr Ibid., 224A'"4. remus - naui] cfr Ibid., 224B'0. 14 ala
alati] cfr Ibid., 224A '<". 15/16 quid - sunt] cfr Ibid., 224C".
117, 4 autem suscipit] quoque recipit Boetb. 10 quaedam] alia add. Boetb.
et passio] passioque Boetb.
16 remus remiti] cfr Ibid., 224BM-C'. 16/17 ante - est] cfr Ibid., 224C47: "si
defuerit nomen, ipse tibi aliquid debebis effingere, ut in eo quod est ala alati ala:
alatum enim nouiter factum est, et nunquam ante dictum". 18 quae - nomi
na?] Ibid., 225В'. 19 ab- dicitur] Ibid., 225D"; cfr etiam Ibid., 22$)i. 19/
20 а - fiat] cfr Ibid., 225c7"*; cfr etiam Ibid., 22ф*. 20 ut - capitatum] cfr Ibid.,
224B-". 21 estne - dici?] Ibid., 22чC"". 23 quae - sunt] cfr Ibid. 224D'*.
23/25 baec... cumsol- conuersionem?] Ibid., 2^С-и'; cfr etiam Ibid., 225A*"7.
26/27 nullam - consequentiam] Ibid., 22^A7*. 27/29 conuersioni - de
monstrare] cfr Ibid., ufA""". 30/31 quomodo - conuenientia] cfr Ibid., 225c"'.
31/32 in - posita?] Ipid., 226C"-". 33 circumscriptis - sunt] Aristot., Cat.,
7, 7a'''" (p- 20,12-13) - Boeth., Ibid., 226D4. 33/35 ad - uacillat] cfr Boeth., Ibid.,
227D47. 35/38 ut - bipedem] cfr Ibid., 227Ъ*-Сi; cfr etiam Ibid., 226В'"".
15/16 si- erit] Ibid, 233В'«". 16/17 scibile - potest] cfr Ibid., 233C5*.
120, 1 dicetur - aliquid?] cfr Arlstot., Cat., 7, 8a''"'4 (p. 22,1-2) - Boeth., Ibid.,
233D^7. 2 minime - partibus] cfr Aristot., Ibid., 8a"" (p. 22,3-5) - Boeth. Ibid.,
233D" ,0. 2/3 de secundis quoque] cfr Ibid., 8a"" (p. 22,9-10) - Boeth., Ibid.,
234A". 3/4 de secundarum partibus] cfr Boeth., Ibid., 234D'. 4 aliqua du
bitatio] cfr Aristot., Ibid., 8a" (p. 22,14) - Boeth., Ibid., 234A". 7/9 quae - di
cuntur] cfr Boeth., Ibid., 234A"". 11 soluitur diffinitio] cfr Ibid., 234Г)"".
13/16 si- dicendum?] Ibid.. 234D^".
19/20 ad aliquid- babere] Aristot., Ibid., 8аи» (p. 22,20-21) - Bœth., Ibid,
235А*",i. 21/22 eritne - sumptum?] cfr Boeth., Ibid., 2^Ъ"-Сг. 23/24 non -
esse] Ibid., 2^Г)''. 29 consequentia] cfr Ibid., 237A'. 30/31 si- sit] Aristot.,
Ibid., 8a'*"i7 (p. 22,24-26) - Boeth. Ibid., 237A*"*. 31/33 esse - mutuat] cfr
Boeth., Ibid., 23éA"". 33/34 nullus- binarium] cfr Ibid., 237B"-C\ 36/
37 ut - scias] cfr Ibid., 237D"-238A'. 38/41 an - es] cfr Ibid., 238В<".
121, 1/2 cur- tractatur?] Boeth., In Cat., III, 239A'"'. 3/4 nam - consereba-
turl cfr Ibid. 239A'0-".
4 esset] sit Boetb. aut'] aut maius aut minus praem. Boetb. aut'l uel
Boetb. 5 sed post haec] p. h. autem Boetb. necesse est quasque] q. n. e.
Boetb. 6 qualitatis sunt] a qualitatis natura non discrepant Boetb.
122, 1 huiusce] huius Boetb. qualitate] de praem. Boetb 4 ipsam enim]
ita ergo et ipsam Boetb. 5 illud quod] rem quae Boetb. 6 ipsa res] от. Boetb.
123, 6 diffinitio] ordinata praem. Boetb. in] et praem. Boetb. genere ge
neralissimo] transp. Boetb. 7 haec culpabilis] с determinatio Boetb.
8 res - approbare] Ibid, 4oD'. 8/9 notior - qualitas] cfr Ibid., 2^оС'":
"...qualis notior erit qualitate, sicut grammaticus quoque notior est grammatica".
124, 1 species... qualitatis?] cfr Aristot., Cat., 8, 8b" (p. 23,24-25) - Boeth., In Cat.,
III, 24oD'. 2 quattuor] cfr Cat. dec., 1432-1433 (115, p. 159. iy. p. 159,26-28).
babitas et dispositio) Aristot.. Ibid., 8b" (p. 23,25) - Boeth., Ibid., 24oDi (aliter).
potentia naturalis] Ibid., 9a" (p. 24,25) - Boeth., Ibid., 244В'*. 2/3 pas
sibiles - passiones] Ibid., 9a*" (p. 25,9-10) - Boeth., 245D'"\ 3 forma - figu
ram) Ibid., 10a"" (p. 27,4-5) - Boeth., Ibid., 25oD'"' (aliter). 6/7 qualitatem -
dici] Boeth., Ibid., 24iA". 7/8 aequiuoca - praedicari?] cfr Ibid., 24iA". 9/
10 dicuntur - speciebus] cfr Ibid., 241В'. 10 si - species] Ibid., 241В".
125, 1/9 estne - numero] cfr Boeth., In Cat., III, 241O". 9 nеc - Platone] cfr
Ibid, 24iD4. 9/11 sed- distabat) Ibid., 241D*—.
125, 28 nasi enim] ut est n. Boetb. 28/29 subito factae sinll subita facta sit
Boetb. 29 ab] haec enim praem. Boetb.
3 secundum - affectionem?] cfr Ibid., 9а""'7 (p. 24,25) - Boeih., Ibid., 244B"':
"non enim quoniam sunt affecti aliquo modo". 4/5 pugillatorem - potest] cfr
Boeth., Ibid., 244C"7. 7/10 aegroti - sanitatis] cfr Ibid., 244o'"'. 11/12 cum
- qualitatis?] cfr Ibid., 244D'"*. 13/14 species - specialissima] cfr Boeth., Ibid.,
24JA*"'. 14/15 non - speciem] cfr Ibid., г45А'"*. 16/19 eritne - uocetur] cfr
Ibid., 24JA*"". 21 ptigilis - utitur] cfr Ibid, 245В'"4. 22 qui* - uidetur] cfr
Ibid., 245A"". 23 molle et durum?l cfr Ibid., 245c""'. 24/25 durum - seca
ri) Ibid., 245C'—. 25 molle- secari] Ibid., 245c""1
127, 1/3 quae - similia] cfr Aristot., Cat., 8, 9a**"" (p. 25,9-11) - Boeth., In Cat., III,
24Ф'"4.
126. 21 dicitur] enim est Boetb. 24 siquidem] enim Boetb. 25 uero] au-
tem Boetb. inpotentiam] habeat praem. Boetb.
5/6 ab - quadratum] cfr Ibid., 10a"" (p. 27,6-8) - Boeth., Ibid., 25oD'"*. 7/
8 primum in quantitatibus... enumerata sunt] cfr Boeth., Ibid., 2^iA"-". 8 trian
gulum et quadratum] cfr Ibid., 25iB"\ 10 secundum superficiei... quantitas est]
cfr Ibid., 25iA"". spatium] cfr Ibid., 251B'. 10/12 secundum - qualitas] cfr
Ibid., 25tA"-''. 13 lenitudo- densitas] Cat. dec., 1434 (124, p. 162,9). 13/14
suntne - relatiua?] cfr Boeth.. Ibid., 252A"-B'. 15 Augustinus - asserit] cfr Cat.
dec., 1434 (125-126, p. i62,23-3o). 15/16 dum - denominentur] cfr Aristot., Ibid.,
10a""4 (p. 27,6-7) - Boeth., Ibid., 25oDi<; cfr etiam Boeth., Ibid., istA""7; 151C""4.
16/17 Aristoteles - positiones] cfr Aristot., Ibid., loa'*"" (p. 27,9-13) - Boeth.,
Ibid, 25iB"-C4; cfr etiam Boeth., Ibid., 25iD*7. 17/19 lenitudinem - coniunc-
tio] cfr Cat. dec., 1434 (124, p. 162,12-19); cfr «¡am Aristot., Cat., ioA""M (p. 27,13-16)
- Boeth., Ibid., 25iC'"".
129. 2/4 in - qualitatis] cfr Boeth., In Cat., III, 253А"-В4. 5/8 an - dicuntur]
cfr Ibid.. 254A"-B4.
128, 13 lenitudo] quoque add. Cat. dec. raritas] et praem. Cat. dec.
i30, 1 aliqua - contraria?] cfr Boeth., In Cat., III, 255В'. 2 albedo- contraria]
Ibid., 255В'4. 2/3 longissime - distant] cfr Ibid., 255В". 4/5 eritne - distat?]
cfr Ibid., 255BM-C*. 6 non - colorum] cfr Ibid., щЪ". 6/7 nеc - contrarial
cfr Ibid., 255C4"'. 8/10 estne - oporteat?] cfr Ibid., 255Df-*. 11 tntdtae- uoea-
btilo) Ibid, 2J5D'0"'. 11/12 sibi - inprudentia] cfr Ibid., 255D"". 12/14 nеc -
surditas] cfr Ibid., 256A"*. 15/17 an - erit] cfr Aristot., Cat., 8, 10b"" (p. 28,16-
21) - Boeth., Ibid., 256А,'-В'; Boeth., Ibid., 256B'". 18/20 quae - nascuntur]
cfr Cat. dec., 1434 (128, p. 163.12-16). 21 proprium qualitatis] cfr Ibid. (131,
p. 164,1). 22 cum - proueniat] cfr Ibid. (129. p. 163,24-25); Ibid. (130, p. 164,1-2).
131, 1/2 suscipit- dicitur] Aristot., Cat., 8, 10b""7 (p. 28,23-24) - Boeth., In Cat.,
III, 256C'"4.
3/4 an - minimel cfr Ibid., lob''-" (p. 28,2« - Boelh., Ibid., í5éC. 5 re
gula] cfr Cat. dec., 1435 (132, p. 164,14). 6/8 qualitates ipsae... non - minus]
Boeth., Ibid., 257C'",0; cfr etiam Cat. dec., ibid. (p. 164,14-15). 6/7 et - figuram]
cfr Aristot., Ibid., nа'"7 (p. 29,8-9) - Boeth. Ibid., 2ffD*"'; Cat. dec., 1435 (133,
p. 164,20-21). 9/11 est - reperies] cfr Boeth., Ibid., 258D'0".
132, 1/2 qualitati - dici] cfr Aristot., Cat., 8, iiа**' (p. 29,20-21) - Boeth., In Cat.,
Ш, 259A""7.
133, 1/2 multa - sunt?] cfr Aristot., Cat., 8, ua""" (p. 29,22-23) - Boeth., In Cat.,
III, 259ci"7. 4 in - babitudinibus] Boeth., Ibid., 2^D'—. 5/6 quae - annu-
meraril cfr Ibid., 2nD™". 6 ut scientia] cfr Ibid., 259D"; Aristot., Ibid, ita""'*
(p. 29,27-28) - Boeth., Ibid., 259C"" (aliter). 6/7 música] cfr Aristot., Ibid., na**
(p. 30,2) - Boeth., Ibid., 2590-"'. 8 dicuntur - scientes?] cfr Ibid., na"M
(p. 30,6-7) - Boeth., Ibid., 26oD''*. 9/10 secundum - ipsius] cfr Boeth., Ibid.,
260D"- 26L.V.
134, 2 uidentur- descendere] Cat. dec., 1435 (138, p. 166,4-5). 2/4 nam - sunt]
cfr Ibid. (p. 166,7-9). 4 et - uidebis] cfr Ibid. (p. 166,9-11). 5/6 qui - proue
nire?] cfr Ibid., 1436 (139, p. 166,11-12). 7/8 id- fuerit] Ibid. (p. 166,12-13). 9
qui - inueniri?] cfr Ibid. (140, p. 166, 18-19). 10/11 numerus - facit] cfr Ibid. (141,
p. 166,25). 13 similia - qualitate] cfr Ibid. (142, p. 166,31-167,1). ut - amarum]
cfr Ibid. (140, p. 166,21). 15/16 suscipiunt - nascuntur] cfr Ibid. (142, p. 167,3-6).
135, 1 sub- praedicamentum] Boeth., In Cat., III, 262C'4. 2/3 cum - sit'] cfr
Ibid., 2feC*. 4/5 aliud - denominatur] cfr Ibid., 262C4"'. 5/6 et - statio] cfr
Ibid., ï62C""4.
136, 1/2 estne - minime] cfr Boeth., In Cat., III, г62D'4-26)A'.
17 habere] quoque add. Boetb. non est superfluum] non fuit inconueniens
neque superfluum Boetb. 18 eius] habendi Boetb. tractare] tractasse Boetb.
138. 7 et diffinitio ab his] ab his quoque diffinitio Boetb. 10 opposita sunt] s.
enim o. Boetb. secundum] in eodem praem. Boetb.
139. 3 oppositorum] aliorum Boetb. ad opposita] ad ea Boetb.
141, 7 cum] quo iam tempore Boetb. et] dentes Boetb. 18 priuatio] ipsa
praem. Boetb. 24 aequo namque modo] aequa namque proportione Boetb.
142, 3 enim] от. Boetb.
6/7 eu - distabunt] cfr Ibid., 272В"". 8/10 erit - erit] cfr Aristot.. Ibid.,
12b'" (p. 33,4-7) - Roeth., Ibid., 271C'". 11/12 affirmation- coniungit] Boeth.,
Ibid, 271D". 13 ut- est) Ibid., 271D'. 14/15 negatio!'- disiungit] Ibid.,
27ID''. 16 bomo - est] Ibid., 27iT>1.
143. 3/6 opposita- caecitatem] Boeth., In Cat., IV, 273C"-D'.
144, 1/2 quid - contrariis?] cfr Boeth., In Cat., IV, 275В*""'. 3/4 horum - su
biecto] cfr Ibid., 275B'~"; 275Ci'. 5 catulo] cfr Ibid., 275c'.
12 quod] quae Boetb. 13 ut] est add. Boetb. animal est] transp. Boetb.
15 quod] quae Boetb. aliqua] re add. Boetb.
143. 3 opposita - aliquid] ea quae sunt ad aliquid opposita Boetb aduersus]
aduersum Boetb. 4/5 in - ita] non eodem modo in habitu atque priuatione est
Boetb.
5/6 ut- caecitas] Ibid., 27»C"-D\ 6/7 nеc - habent] cfr Ibid., 278A"-B';
27ÍD'. 8/9 quaedam - dict] Ibid., 279A '4". 10/11 dicitur - aegrotat] cfr
Ibid., 279В7"*; cfr etiam Aristot., Cat., 10, 13b'4" (p. 35.24-25) - Boeth., Ibid., 276D"-"
(aliter). 14 distantia est] cfr Boeth., Ibid., 279B"\ 16/18 contrariorum - fal
sum] cfr Ibid., 279c'—4. 18/20 affirmationis - falsum] cfr Aristot., Ibid., 13b"-"
(p. 36,7-8) - Boeth., Ibid., 28oA'0"" (aliter); cfr etiam Boeth., Ibid, 280B4'*: 28оCi7.
21/22 nonne - dicil cfr Ibid., 279C"-D'. 23/24 dicimus - est] cfr Aristot.,
Ibid., 13b""' (p. 36,2-3) - Boeth., 27t)\". 29/31 in - caecus] cfr Boeth., Ibid.,
279C'4-D7. 32/33 nonne - potest] cfr Ibid., 28oC"-D'.
145, 5/6 ut - caecitas] ut estpater filius, bonum malum, uisus caecitas Boetb.
I.
(FRAGMENTA DE RATIONALI ET RATIONE VTI)
Item de eadem re
Vat., Reg. lat. i28i
Omne praedicatum est maius eo de quo praedicatur: igitur 'uti 17"
ratione' maius est quam 'rationale'. Quodsi 'ratione uti' 'rationa
lem' speciem transcendit, muta etiam animalia contra naturam
5 utuntur ratione, et inrationabilia uti ratione a nonnullis specie ueri
deceptis disseritur; dicunt enim: 'aues, dum minime sunt rationa
les, utuntur ratione'. Sed nihil refellitur leuius: si enim uterentur
ratione, rem quam uellent bene ordinatam et rationabiliter prae-
meditatam proferre potuissent; sed non habent ratione uti, quo-
10 niam non ualent praemeditari: nam illud merito soli humano
generi attributum est diuinitus.
Nunc uideamus quemadmodum 'ratione uti' de 'rationali'
praedicetur. Quaecumque praedicantur aut ut maiora de minori-
bus aut aequa de aequis praedicantur. Si 'ratione uti' maius (est)
15 quam ratio, inrationabilia quoque utuntur ratione, quod est inpos-
I. 2, 3/5 quodsi - ratione] cfr Excerpta, 79, 2-4; Appendices II/79, 2-4 7/
11 sed - diuinitus] cfr Excerpta, 79, 4-8; Appendices II/79, 4-8 13/14 aut -
praedicantur] cfr Excerpta, 79, 13-14
3-
Paris, lat. 8672
Quaestio est quomodo ratione uti de rationali praedicetur cum 88'
aut maiora de minoribus aut aequa de aequis praedicentur, minora
uero numquam de maioribus, ratione autem uti minus esse uide-
tur quam rationale. Quod facile soluitur, si quod male uidetur sic
5 non esse ut uidetur perspicaciter animaduertitur. Ratione uti
namque semper de rationali ut aequo praedicari manifeste intelle-
gitur, si uis potestatis et actus ex integro discutitur. Multae qui-
dem sunt potestates quae non ad actum perueniunt, multi
actus qui non a potestate ueniunt, multae iterum potestates quae
10 in actum deducuntur, et multi actus qui in potestatem reuertun-
tur. De omni igitur rationali ratione uti praedicabitur, siue ea
potestate qua peruenit ad actum, siue ea quae non, siue eo actu
qui a potestate deducitur, siue eo qui non. Ea quidem potestate
quae non peruenit ad actum ratione uti praedicabitur de muto,
16/I8 homo - rationel cfr Excerpta, 79, 9-11; Appendices II/79, 9-11 20/21
ut - praedicenturl cfr supra, 13-14 21/26 si - praedicantur] cfr Exceгpta, 79, 15-
23; Appendices II/79, i2-16
4-
Aurcliac. 267(223)
Sub rationali enim differentia duae considerantur differentiae, iv
ratione uti scilicet et rationem habere, quarum altera alteri
praeponitur et de ea ut differentia praedicatur. Aliud quippe est
rationem habens, et aliud ratione uti, ut aliud est sensum habere,
5 et aliud sensu uti: habet sensum et dormiens et rationem ut uigil,
sed minime utitur. Ergo praedicatur de ratione uti rationem ha
bens, de quibus id quod est rationale praedicatur, quia ratione uti
est in actu, rationale uero in potestate tantum subsistit uel consis
ta, quae maioris ampliorisque spatii est quam actus. Nam actus
10 in potestate est, sed potestas non in actu. Quia enim aliquid agit,
prius potuit, sed qui potest non iam agit, ut qui rationem habens
et ratione utitur, rationale est, sed quod rationale est non semper
est ratione uti. Sed quod sub ratione uti homo positus est, igitur
rationale praedicatur de ratione uti et de eius specie, et de speciei
i5 indiuiduis.
II.
(EXCERPTA ISAGOGARVM)
(VERSIO BREVIS)
Vindob., Pal. lat.
25. (DisciPVLvs.) Quam multiplex animae uis in uegetandis 2508
corporibus deprehenditur? 12'
M(agister.) Triplex. Quarum una uitam solam corpori sub-
ministrat, ut nascendo crescat alendoque subsistat, ut herbarum
atque arborum, et quicquid terrae radicitus infixum est. Secunda
<3*->
35. Notandum est et hoc, quod sicut animal maius est nomi
ne, ita diffinitio descriptione.
7/8 in corpore, alia in animo] in a., alia in с V 9/10 aut - nigra] coniecl
e.g., от. W 10/11 aliai - mollia] alia mollia, quaedam liquentia V 12 quis
quam] V, quisque W 15 quam] aliam V in partes] impartes W 16 spe
ciebus] V Boetb., species W 17 singulatim] V, singilatim W 18 autem non]
minime V
37. 1/5 D. Quid est - collectio post D. Quomodo - inhaerentibus tramp V
4/5 ex causa, ex primis] transp. V 6 quo«] quo V aliquid primum]
transp. V 9 at] aut V
38, 1 uno tempore genus] g. u. I. V 3 hinc] hoc V 4 enim] ergo V 5
puteus] I. add sup. I U7 seruus] II. add. sup. I. W 6 omnium] omnibus V
theatrum] III. add sup. I. W 8 totum et] transp. V adsit] V, assit W
APPENDIX II, 38-40 147
D. Potest ¡ungi intellectu quod natura non patitur?
10 M. Potest, quamuis non sic se res habeat; ut si quis componat
equum atque | hominem et efficiat centaurum: non ita se res habet i6v
ut intellectus; intellectus minime falsus est.
D. Vbi subsistunt genera et species?
M. Circa sensibilia, intelleguntur autem praeter corpora. Sunt
15 autem incorporaba per se, sed sensibilibus iuncta subsistunt in
sensibilibus, intelleguntur ut per semetipsa ac non in aliis esse suum
habentia.
D. Quid est eorum intellectus?
M. Similitudo ex singularibus animo deducta.
20 D. Sunt hae quinque res corporeae an incorporeae?
M. Incorporeae.
D. Quot sunt genera incorporalitatis?
M. Tria: unum, quod corpora non patitur, ut Deus; aliud, quod
praeter corpora esse non patitur, ut linea; tertium, quod cum in
25 corporibus sit, praeter corpora esse possit, ut anima.
D. Cui horum generis adhaeret incorporalitas?
M. Ei quod potest esse cum corpore et extra corpus.
D. Possunt duae diuersae res ratione in eodem esse subiecto?
M. Possunt, ut linea curua atque caua, quae duae res, cum
30 diuersa diffinitione terminentur, tamen in eodem subiecto repe-
riuntur: eadem certe linea caua atque curua est. Ita generibus
et speciebus, id est singularitati et uniuersalitati, unum quidem
subiectum est, id est indiuiduum; sed alio modo uniuersale, cum
cogitatur, alio singulare, cum sentitur.
40. 6/7 secuisse - partes] in duo secuisse V 8 fecissel IP* ' omnino]
omne V Boetb. 9 hyperbaton] hiperbaton l^ yperbaton V
41, 3 est] V, от. W 4 quoniam diuersum] V Boetb., quomodo diuisum W
5 uidetur] uidentur V generis significatio] transp. V procreantis] pro-
creatis V 7 uideatur] uideretur V Boetb. 10 differentiae sunt] V Boetb.,
transp. W 13 quare] cum V 19 quot] quod Wc unumquodque] unum-
quotque W 21 ut] uelut V Boetb. 22 uelut'] bisscr. V formaJis] forma V
Boetb. 23 uelut] V Boetb., uel W pugna] pungna W 25 dicuntur] v;
dico W
APPENDIX II, 41-44 149
M. Quod de his quattuor rebus nascitur uel fit, in loco ac
tempore est; et eum locum uel id tempus accidentaliter dicitur
habere principium.
D. Quid horum omnium in hac secunda generis significatione
30 assumitur?
M. Duo: ex his quae principaliter sunt, effectiuum; ex his uero
quae secundum accidens sunt principia, locum.
45, 2 et'] ut V Boetb. et*] VW, ut Boetb. 6 non] minime V suum] ip-
sum V
46, 3/5 M- genera - praedicantur?] V, от. W
47, 1 quamquam] quamuis V 2 tamen] от. V 3 consideremus] conside-
ramus Y Boetb.
48, 3 M.] MAGISTER scripllo plena W mg. inf 4 grex] rgrex W qui] V,
quod W in se] correxi, 3 se W, от. V Boetb. 5 alio] Boetb., eo W 5/6
continent] Boetb., contineant W 7 quod'] V Boetb., qui W quod'] V Boetb.,
qui W
APPENDIX II, 48-51 151
D. Quomodo Socrates et Plato specie non differunt sed numero,
10 cum uterque unus sit, unitas ab unitate non discrepet numero?
M. Hoc ita intellegendum est: dum numerantur. Cum igitur
dicimus 'hic Socrates est, hic Plato', duas fecimus imitates, ac si
digito tangamus dicentes 'hic unus est' de Socrate, 'hic unus' de
Platone, non eadem unitas numerata est in Socrate quae in Pla
is tone.
D. Quot modis unumquodque ab altero differre dicitur?
M. Tribus: genere, specie, numero. Genere: homo, lapis. Spe
cie: homo, equus. Numero: Socrates, Plato.
D. Quae nullo horum trium?
20 M. Ensis et gladius.
<50.)
(б?-)
(68.)
(73-)
(TO
<77.)
79, 2/3 nam - uti] sub ante ratione scr. W, nam si rationalis speties transcenderet
V, quodsi ratione uti rationalis speties transcendit V" 3 uterentur] utuntur V
4 leuius refellitur] transp. W nam, si] si enim V 5 ordinatam] ordi-
natum V 6 quia] quoniam W 7 praemeditaril V, praemetari W, praeditari
V soli] V", solo VW 8 diuinitus] diuitiis (lif/diuitus) V, от V 8/9
attributum est] transp. V, e. a. ante diuinitus scr. V 9 esset] esse V, sit V"
quia] qui V 10 rationalis -tempore] V, от. W 10/11 semper- ratione]
от. V 12 uero] от. W 13/14 de - praedicari] praedicatur de rationali
V" IS/16 haec seqq.] от. l" l6 indiffinitarum propositionum] V, inde(*«*)
des. W
INDEX FONTIVM
Alcvinus Eboracensis
De dialectica (PL 101)
2, 9»B' cfr 1, 10
2, 953B" cfr I, 26
3, 955A" cfr 97, 4/5
956О"-957А' cfr 97- 8/i0
6. 9éoC''"u
cfr 128, 1
96oC"-D' cfr 128. 2
13, 966O" cfr 3, 38/40
M. 967A7-* cfr 34. 1/2
967А'^В' cfr 34. 2/5
967B" cfr 34. 7/io
967B"" cfr 34. 2í/26
967C** cfr 34. 28/32
967C""" cfr 34. 37/38
967D*"0 cfr 34. 49/50
967D"" cfr 34. 43/44
968A" cfr 34. 57/60
16, 972C< cfr 85. 10
972C cfr 1, ■7
974D^" cfr 97, 16/19
Arjstoteles
Calegorlae (ed. I. Bekker, Berlin, 1831; A.L. I, 1)
Cassiodorvs Senator
Institutkmes (PL 70; ed. R.A.B. Mynors, Oxford, 1937)
Cicero
Topica
GERDKIflVS AVRELIACENsIS
De rationali et ratione H« (PL 139; ed. A. Olliers, Clermont-Ferrand, 1867)
ISIDORVS HiSPAIJiNSIS
Etymologiae sitie Origines (PL 82)
Israel Scotvs
Glossae in Porpbyrium (B.G.P.M.A., 24/O
Macrobivs
Commentarius in Somnium SctpUmis (ed. J. Willis, Leipzig, 1953)
MaRIVS VlCTORINVS
De definitionibus liber (PL 64; ed. T. StangI, München, 1888)
Martlanvs Capella
De nuptiis Mercurii et Pbilologiae
(ed. A. Dick - J. Préaux, Stuttgart, 1969)
Mvretach
In Donati Artem maiorem (CCCM 40)
Sedvuvs Scottvs
In DonatiArtem malorem (CCCM 40B)
INTRODUZIONE VII-CXVI
I. Gli Excerpta isagogarum et categoriarum e
la logica alto-medievale VII-XVI
II. I manoscritti XVI-XXXIX
III. Le scritture XL-LVII
IV. Le fonti LVII-LXXXVII
V. Época, ambiente di origine e diffusione
degli Excerpta: ideali e modelli di rinascita
tra restaurazione ottoniana e Francia
capetingia LXXXVII-CVI
VI. La presente edizione CVI-CXVI
APPENDICES 136-158
Imprimé en Belgique
Printed in Belgium
D/1995/0095/29