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Filtri attivi
Indice
3.1 Filtri del primo ordine . . . . . . . . . . . . . . . . 117
3.1.1 Integratore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
3.1.2 Passa-basso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119
3.1.3 Derivatore e passa-alto . . . . . . . . . . . . . . . . . 120
3.1.4 Passa-banda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
3.1.5 Rotatore di fase . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122
3.2 Filtri del II ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124
3.2.1 Passa-basso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124
3.2.2 Passa-alto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
3.2.3 Passa-banda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127
3.2.4 Elimina-banda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128
3.2.5 Passa tutto o giratore . . . . . . . . . . . . . . . . . 129
3.3 Circuiti per filtri del II ordine . . . . . . . . . . . . 129
3.3.1 Celle a guadagno finito . . . . . . . . . . . . . . . . 130
3.3.2 Celle a guadagno infinito . . . . . . . . . . . . . . . 136
3.3.3 Celle basate su più amplificatori operazionali . . . . 139
3.4 Filtri di ordine superiore al II . . . . . . . . . . . . 143
3.4.1 Maschera di progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144
3.4.2 Risposte standard . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144
3.4.3 Progetto di un filtro passa basso . . . . . . . . . . . 145
3.4.4 Circuito di simulazione di un’induttanza . . . . . . . 146
3.4.5 Dati per il progetto di filtri passa-basso . . . . . . . 148
3.5 Filtri a capacità commutate . . . . . . . . . . . . . 155
3.5.1 Principio di funzionamento . . . . . . . . . . . . . . 155
3.5.2 Integratore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157
3.5.3 Limiti di frequenza di clock . . . . . . . . . . . . . . 159
3.5.4 Effetti delle capacità parassite . . . . . . . . . . . . 160
3.5.5 Integratori stray insensitive . . . . . . . . . . . . . . 161
3.5.6 Comportamento in frequenza . . . . . . . . . . . . . 162
3.5.7 Filtro del secondo ordine con cella biquadratica . . . 164
3.5.8 Approfondimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165
115
telecomunicazioni. La realizzazione di filtri può essere effettuata con molte tecni-
che diverse, a seconda del campo di frequenza ed in generale delle caratteristiche
e specifiche del sistema di cui il filtro deve fare parte. Le tecniche di realizza-
zione possono prevedere l’uso di soli componenti passivi, oppure di componenti
attivi e passivi, di sistemi campionati, di sistemi numerici. In questo capitolo
ci si limita allo studio dei filtri attivi, cioè dei filtri costituiti da componenti
passivi (resistenze e condensatori) e da amplificatori operazionali. Rispetto ai
filtri che impiegano solo componenti passivi, i filtri attivi hanno il sostanziale
vantaggio di non richiedere l’uso di induttanze, che sono, tra i componenti pas-
sivi, quelli più problematici da realizzare, soprattutto per applicazioni in bassa
frequenza, in quanto difficilmente miniaturizzabili, imprecise, pesanti e gravate
da molti parametri parassiti. Tali componenti nei filtri attivi sono sostituiti da
amplificatori operazionali (componenti attivi “quasi” ideali). A bassa frequenza
le induttanze trovano ormai impiego solo quando è necessario filtrare segnali
ad alta potenza. È possibile progettare filtri che approssimino, con una data
tolleranza, qualunque funzione di trasferimento fisicamente realizzabile. Le tec-
niche di progettazione risultano però di complessità non affrontabile in un corso
generale di elettronica applicata. Inoltre esistono ormai sistemi di CAD per la
progettazione di filtri che rendono obsolete le tecniche di progettazione classiche
per filtri generici. Ci si limiterà di conseguenza allo studio dei soli filtri notevoli:
passa basso, passa alto, passa banda, elimina banda e giratori (o passatutto,
che cambiano solo la fase). Per ognuno di questi filtri esiste una funzione di
trasferimento ideale, detta funzione a gradino, riportata, per i primi quattro
tipi elencati, in figura 3.1. Ogni filtro notevole definisce un campo di frequenze
in cui il segnale di ingresso passa inalterato attraverso il filtro ed un campo di
frequenze per cui il filtro non trasmette il segnale in uscita. Tali campi sono
denominati rispettivamente banda passante e banda attenuata del filtro.
116
Funzioni di trasferimento del tipo riportato in figura 3.1 non sono fisica-
mente realizzabili, occorre dunque effettuare delle approssimazioni in modo da
esprimere tali funzioni nella forma:
N (s)
H(s) =
D(s)
117
Figura 3.3: Integratore invertente
3.1.1 Integratore
Se si sostituisce a z2 un condensatore e a z1 una resistenza si ottiene il circuito
di figura 3.3
Abbiamo già detto molte cose relativamente a questo circuito, ribadiamo qui
la sua funzione di trasferimento nell’ottica dei filtri.
Vu 1
=−
Ve sRC
antitrasformando si ottiene:
Z t Z t
ve (t) 1
Vu = Vu (0) − dt = Vu (0) − ve (t)dt
0 RC RC 0
Supponendo di usare un operazionale ideale, il diagramma di Bode è ri-
portato in figura 3.4. La funzione di trasferimento può essere scritta in forma
normalizzata come
1
H(jf ) = − f
j( f0 )
dove f0 = 1/(2πRC) è la frequenza per cui il guadagno dell’integratore è
unitario.
118
3.1.2 Passa-basso
L’integratore, pur avendo un comportamento di tipo passa-basso, ha dei gravi
limiti di utilizzo dato il comportamento in continua e la mancanza della zo-
na piatta (banda passante) presente nella funzione di trasferimento ideale. Si
può cercare allora di migliorare le prestazioni in bassa frequenza del circuito.
La modifica più semplice consiste nell’aggiungere una resistenza in parallelo al
condensatore C, ottenendo il circuito di figura 3.5.
-10 -45
-67.5
-20
-90
0.1 1 f/f0 10 0.01 0.1 1 10 f/f0 100
Figura 3.6: Funzione di trasferimento standard di un filtro passa basso del primo
ordine
119
La generica H(jf ) è quindi:
1
H(jf ) = H0
1 + j ff0
Vu dve (t)
= −sRC , vu (t) = −RC
Ve dt
Questo circuito è quindi un derivatore invertente, che rappresenta la forma
più semplice di filtro passa-alto. Anche questo circuito è già stato studiato nel
capitolo sulle applicazioni, dova abbiamo evidenziato i problemi di stabilità.
Per ottenere un filtro passa-alto stabile si deve diminuire il guadagno alle
alte frequenze cioè si deve fare in modo che alle alte frequenze non ci sia un
corto circuito tra Ve e l’ingresso invertente. Se allora si inserisce una resistenza
in serie a C si ottiene il circuito riportato in figura 3.8. Per questo nuovo circuito
la funzione di trasferimento vale:
sR1 C + 1 Vu sR2 C
Z1 = , =−
sC Ve sR1 C + 1
120
Figura 3.8: Filtro passa-alto del I ordine
j ff0
H(jf ) = H0
1 + j ff0
dB |H| 90
0 H
67.5
-10 45
22.5
-20
0
0.1 1 f/f0 10 0.01 0.1 1 10 f/f0 100
3.1.4 Passa-banda
È possibile mescolare le due funzioni di trasferimento già viste per ottenere
un comportamento di tipo passa-banda. Questa configurazione è riportata in
figura 3.10. Si ottiene così un sistema che formalmente è del secondo ordine ma è
costituito da due sistemi del primo ordine concatenati, in quanto il denominatore
della funzione di trasferimento ha due radici reali, al più coincidenti.
La funzione di trasferimento del filtro è :
Vu sR2 C1
=−
Ve (sR2 C2 + 1)(sR1 C1 + 1)
121
Figura 3.10: Filtro passa-banda a banda larga
j ff1 1
H(jf ) = H0
1+ j ff1 1 + j ff2
L’andamento di H(jf ) è riportato in figura 3.11 nel caso in cui f1 = 1,
f2 = 10, H0 = 1.
dB |H| 90
0 H
-10
0
-20
-90
0.1 1 10 f/f0 100 0.1 1 10 f/f0 100
122
notevole del primo ordine che non ha effetti sull’ampiezza del segnale ma solo
sulla fase. Il circuito che la realizza è riportato in figura 3.12.
0
dB |H| H
0
-45
-10 -90
-135
-20
-180
0.1 1 f/f0 10 0.01 0.1 1 10 f/f0 100
1 − j ff0 1
H(jf ) = , f0 =
1 + j ff0 2πR1 C
123
La funzione di trasferimento è riportata in figura 3.13. Il modulo di H(jf )
è unitario indipendentemente da f in quanto la funzione è il rapporto di due
numeri complessi coniugati. Per la fase, si nota che la funzione ha uno zero nel
semipiano di destra ed un polo in quello di sinistra, alla stessa frequenza. Dato
che uno zero a destra si comporta come uno zero a sinistra, dal punto di vista
del modulo, annullando l’effetto del polo coincidente, e come un polo a sinistra,
dal punto di vista della fase, per quest’ultima la situazione è analoga ad avere
due poli coincidenti. La funzione di trasferimento compie una rotazione di fase
di 180◦ nel giro di due decadi centrate in f0 .
3.2.1 Passa-basso
Nel dominio della frequenza, un filtro passa basso del secondo ordine ha una
funzione di trasferimento data da
1
f
Hlp j = 2
f0
− ff0 + Qj ff0 + 1
ω02
Hlp (s) =
s2 + 2ξω0 s + ω02
oppure
ω02
Hlp (s) = ω0
s2 + Qs + ω02
Tutte queste espressioni sono funzione di due parametri, in contrasto con
quanto visto per i filtri del I ordine. La prima espressione è funzione di f0 e
Q, la seconda invece di ω0 e ξ. E’ immediato verificare, esprimendo la seconda
espressione in trasformata di Fourier, che le due espressioni sono equivalenti se
si pone:
ω0 1
f0 = e Q=
2π 2ξ
I parametri f0 e ω0 sono denominati rispettivamente frequenza e pulsazione
caratteristica, Q e ξ prendono invece nome di fattore di merito e smorzamento.
124
Nel seguito saranno presentati i grafici degli andamenti normalizzati dei filtri.
Per disegnarli ci si rifà all’espressione in f /f0 . Poiché però nei corsi di elettronica
si lavora spesso nel dominio delle pulsazioni ω, risulta più agevole ora utilizzare
l’ultima espressione vista sopra, riportata nel dominio di Fourier:
ω02
Hlp (jω) =
(−ω 2 ) + j ωQ0 ω + ω02
Analizziamo dunque la funzione Hlp in funzione di ω. Il grafico di modulo e
fase è riportato in figura 3.14.
dB 0
|H| Q H
0 Q
-90
-40
-80 -180
0.01 0.1 1 10 f/f 100 0.01 0.1 1 10 f/f 100
0 0
125
1
r
ωpk = ω0 · 1 −
2Q2
mentre il valore della funzione nel picco è :
Q
|Hlp |max = q
1
1 − 4Q 2
Per valori alti di Q la posizione del picco tende a coincidere con ω0 ed il suo
valore tende a Q. √
Fra i filtri che non presentano picco, il filtro con Q = 2/2 è quello che passa
più rapidamente dall’asintoto a 0 dB all’asintoto a −40 dB/decade. La risposta
in frequenza di tale filtro è detta risposta massimamente piatta o risposta alla
Butterworth.
3.2.2 Passa-alto
La funzione di trasferimento passa-alto del II ordine può essere espressa come:
s2
H(jf ) = H0hp Hhp Hhp (s) =
s2 + (ω0 /Q)s + ω0 2
Si osserva che il denominatore è uguale a quello del filtro passa-basso, per-
ché è caratteristico di tutte le funzioni del II ordine. Il numeratore definisce
uno zero doppio in continua. Una proprietà interessante di questa funzione di
trasferimento è che può essere ricavata dalla funzione passa-basso mediante un
cambio di variabile: se si esegue una trasformazione s → 1/s e si ricava la fun-
zione di trasferimento nella nuova variabile 1/s, dalla Hlp ci si riconduce alla
Hhp . La funzione di trasferimento del filtro passa-alto può essere vista su di un
diagramma di Bode come la funzione del corrispondente filtro passa-basso ribal-
tata rispetto al punto ω = ω0 . Questa osservazione può essere sfruttata anche
in fase di sintesi del filtro.
dB 180
|H| H
0 Q
Q
90
-40
-80 0
0.01 0.1 1 10 f/f 100 0.01 0.1 1 10 f/f 100
0 0
Figura 3.15: Funzione di trasferimento standard del filtro passa-alto del II ordine
in funzione di Q
Con riferimento alla figura 3.15, le caratteristiche della funzione sono dunque:
• per frequenze alte la funzione di trasferimento è asintotica all’asse a 0 dB.
126
• per frequenze basse ha per asintoto una retta con pendenza di 40 dB/decade
che incrocia l’asse a 0 dB nel punto ω = ω0
√
Analogamente a quanto studiato per il filtro passa-basso, se Q < 2/2 la fun-
zione non
√ ha picchi e raggiunge il valore massimo per ω √ tendente a infinito,
se Q > 2/2 la funzione ha un picco. Il filtro con Q = 2/2 è caratterizzato
dalla massima rapidità di passaggio tra banda passante e banda attenuata senza
presentare picchi in banda passante (risposta passa-alto alla Butterworth).
3.2.3 Passa-banda
La funzione di trasferimento standard di tipo passa-banda è la seguente:
(ω0 /Q)s
H(jf ) = H0bp Hbp Hbp (s) =
s2 + (ω0 /Q)s + ω0 2
0 +90
dB |H| H
Q
-20
0
Q
-40
-60 -90
0.01 0.1 1 10 f/f 100 0.01 0.1 1 10 f/f 100
0 0
127
a −3 dB, cioè l’ampiezza della banda di frequenza per cui la curva di risposta
del filtro si mantiene al di sopra della retta a −3 dB. Dall’intersezione delle due
curve si individuano due frequenze: fL limite inferiore della banda passante, fH
limite superiore
√ della banda passante; analiticamente, se si risolve l’equazione
|Hbp (jω)| = 2/2 si ha che:
1 1
r
fL
= 1+ −
f0 4Q 2 2Q
1 1
r
fH
= 1+ +
f0 4Q2 2Q
Da queste due espressioni si ottiene anche che:
p
f0 = fL · fH
Cioè f0 è la media geometrica di fL ed fH . Inoltre, chiamando la larghezza di
banda BW , cioè ponendo BW = fH − fL si ottiene che Q = f0 /BW . Da questa
espressione risulta evidente che la selettività indica quanto è stretta la banda
passante rispetto la frequenza centrale del filtro. Ad esempio una larghezza di
banda di 10 Hz con una frequenza centrale di 100 Hz indica un filtro che ha una
discreta selettività , invece la stessa larghezza di banda con f0 = 1 MHz indica
un filtro molto selettivo. Guardando il Q è evidente che nel secondo caso il Q
è molto più grande. Se si osserva il Q del filtro realizzato combinando un filtro
passa basso e un filtro passa alto del primo ordine, descritto nella sezione 3.1.4, si
nota che il valore massimo che può assumere vale 0.5, che è un valore abbastanza
basso; per questa ragione il filtro è detto a larga banda.
3.2.4 Elimina-banda
La funzione di trasferimento standard di un filtro elimina-banda è :
ω 0 2 + s2
H(jf ) = H0n Hn Hn (s) =
s2 + ωQ0 s + ω0 2
Analizzando la funzione di trasferimento, si vede che per ω = ω0 il filtro
elimina-banda ha un “buco”, cioè vale 0 (−∞ sul piano di Bode), mentre per
frequenze sufficientemente distanti dalla frequenza centrale la curva di risposta
va a 0 dB. Si può anche notare che valgono due relazioni:
1. Hn = Hlp + Hhp
2. Hn = 1 − Hbp
Nel caso 1), se si ha già a disposizione un filtro passa alto e un filtro passa
basso con una certa ω0 e un certo Q, è possibile ricavare un filtro elimina banda
collegando i due filtri allo stesso ingresso e mandando le uscite a un sommatore.
Nel caso 2), possiamo sottrarre al segnale una risposta di tipo passa banda. Il
filtro elimina banda si realizza in genere proprio partendo da filtri passa basso
e passa alto o passa banda.
La figura 3.17 riporta gli andamenti del modulo e della fase della funzione
di trasferimento del filtro in funzione di Q. Si può notare che all’aumentare di
Q aumenta la ripidità della curva nell’intorno di ω0 .
128
90
dB |H| Q H
0
0
-20
Q
-40 -90
0.1 1 f/f0 10 0.01 0.1 1 10 f/f 100
0
Come per i filtri del primo ordine, al numeratore si hanno zeri a destra. È
evidente che il numeratore e il denominatore sono complessi coniugati, per cui
se si fa il rapporto tra i moduli si ottiene sempre 1. La rotazione di fase è la
somma di quella dovuta al polo del II ordine (180◦ ) e quella dovuta allo zero a
destra del II ordine, per un totale di (360◦ ), come evidenziato in figura 3.18
0
H Q
-180
-360
0.01 0.1 1 10 f/f 100
0
Figura 3.18: Fase della funzione di trasferimento standard del filtro giratore del
II ordine in funzione di Q
129
operazionale può sostituire l’induttanza per realizzare filtri con Q elevato, oltre
a rendere realizzabili filtri con guadagno superiore ad uno e separare il carico
dal filtro come per i filtri del I ordine.
Esistono parecchie tipologie di circuito che realizzano una funzione di trasfe-
rimento del second’ordine, basate su uno o più amplificatori operazionali. Come
si vedrà più avanti, questi circuiti servono anche come blocchetti per costruire
filtri di ordine superiore al secondo. Per questo, normalmente un filtro del se-
cond’ordine di tipo standard si chiama anche “cella del second’ordine”. Le celle
del second’ordine che verranno considerate nel seguito possono essere catalogate
in funzione della configurazione assunta dall’operazionale o dagli operazionali
utilizzati. Le configurazioni esaminate saranno:
• celle a guadagno finito, cosiddette perché sono basate su un circuito reatti-
vo che forma una reazione aggiuntiva ad un un circuito amplificatore con
un guadagno definito, indipendente dalla frequenza. Queste celle a loro
volta sono divisibili in celle a guadagno unitario e a guadagno diverso da
uno;
• celle a guadagno infinito, in cui nel circuito non sono evidenziabili due
reazioni distinte, per la continua e in frequenza, ed il cui funzionamento è
basato sul presupposto che il guadagno dell’amplificatore tenda ad infinito
nella banda di frequenza utile;
• celle basate su più amplificatori operazionali. Normalmente queste celle
producono più funzioni di trasferimento contemporaneamente, a seconda
dell’uscita considerata, ad esempio passa-basso e passa-banda, e possono
essere usate, in versione integrata, come filtri universali configurabili con
resistenze esterne di precisione.
Cella di Sallen-Key
La cella di Sallen-Key è basata sulla configurazione circuitale riportata in figu-
ra 3.19, dove Y1 , Y2 , Y3 , Y4 sono ammettenze generiche. Ognuna di queste può
essere una resistenza o un condensatore. A seconda della posizione di resistenze
e condensatori si ottiene una funzione di trasferimento di tipo diverso.
Per capire dove inserire gli elementi reattivi si può ricavare l’espressione gene-
rica della funzione di trasferimento. A tale scopo è sufficiente scrivere l’equazione
al nodo Vx , tenendo conto che la tensione sul morsetto positivo dell’operazionale
è pari a Vu :
130
Y2
Y1 Y3
Ve VX Y4 Vu
Vu
Y4
Vx = Vu 1 +
Y3
Sostituendo questa espressione nella prima, si ricava l’espressione della fun-
zione di trasferimento:
Vu Y1 Y3
=
Ve Y4 (Y1 + Y2 + Y3 ) + Y1 Y3
Verranno analizzate nel seguito le configurazioni Sallen-Key passa-basso e
passa-alto.
Sallen-Key passa-basso
Per ottenere una funzione di trasferimento passa-basso occorre che il numeratore
sia di grado 0 e il denominatore sia di secondo grado. Analizzando la funzione di
trasferimento generica ricavata sopra, si vede che si ottiene un passa-basso se Y1
e Y3 sono resistenze e Y2 e Y4 sono condensatori. Si usa denominare Y3 = 1/R,
Y1 = 1/mR, Y4 = C, Y2 = nC. Lo schema elettrico è riportato in figura 3.20.
nC
mR R
Ve VX C Vu
Vu
Vu ω2
= Hlp = 2 ω00
Ve s + Q s + ω02
131
√ √
se si pone f0 = 1/(2π mnRC) e Q = mn/(m + 1). A seconda del valore
assunto da m, n, R e C è possibile realizzare qualunque valore di Q e f0 .
La cella di Sallen-key, come possiamo notare, è molto semplice, ma questo
vantaggio è annullato dalla difficoltà di taratura di frequenza, come spiegato
sotto, e dalla dispersione dei valori di capacità , che cresce in modo quadratico
con Q. Infatti se consideriamo m = 1 otteniamo n = 4Q2 . Poiché avere con-
densatori precisi di valore molto diverso tra loro è spesso un problema, questo
limita l’uso di tale circuito per filtri con Q elevato.
In situazioni in cui il filtraggio deve essere estremamente preciso, occorre
generalmente eseguire una procedura di taratura del sistema, variando in modo
fine, generalmente tramite potenziometri, il valore di alcuni componenti in modo
da portare la caratteristica reale del filtro a coincidere con quella desiderata. Se
si osservano le espressioni di Q e f0 , si nota che entrambe dipendono o dai valori
assoluti dei quattro componenti passivi o dal rapporto tra di essi. Questo vuol
dire che variando il valore di un componente qualsiasi, cambiano entrambi i
parametri. Non è dunque possibile effettuare una taratura indipendente dei due
parametri, per cui in questi casi si ricorre a soluzioni circuitali più complesse
che garantiscono però procedure di taratura semplici.
Esempio 6. Progettare una cella di Sallen-Key corrispondente a un
filtro passa-basso che abbia le specifiche f0 = 2 kHz e fattore di qualità
Q = 2.
Si ricordi che Q e f0 sono tra di loro interdipendenti e dipendenti a loro
volta da tutti i parametri. Per prima cosa si scegliono i valori degli elementi
circuitali più problematici del filtro, cioè i condensatori. Sono problematici nel
senso che, mentre per le resistenze non è difficile trovare valori della serie E96, i
condensatori, anche di precisione, sono generalmente disponibili solo nella serie
E12 (con 12 valori per decade, ossia: 1,0; 1,2; 1,5; 1,8; 2,2; 2,7; 3,3; 3,9; 4,7; 5,6;
6,8; 8,2).
Al fine di fissare i valori dei condensatori, a partire da valori sensati delle
resistenze, decidiamo che:
√ √
mn n 1 1
Q= = = 2 =⇒ C = = = 904 pF
m+1 2 4πQf0 R 4π · 2 · 22 kΩ · 2 kHz
Non essendo 904 pF un valore normalizzato secondo la serie E12, si sce-
glie quello più vicino C = 1 nF, approssimando per eccesso; a questo punto è
possibile ricavare anche la capacità del secondo condensatore nC.
n = 4Q2 =⇒ nC = 4Q2 C = 16 nF ≃ 18 nF
132
Una volta che sia n che C sono fissati a partire dai valori iniziali di m e R,
si procede con una seconda iterazione per determinare i valori definitivi di m e
R assumendo fissati quelli di n e C.
√
mn 2 n
n = 18; Q= = 2 =⇒ m − − 2 m + 1 = 0 =⇒ m = 2
m+1 Q
Questo risultato si ottiene risolvendo l’equazione di secondo grado e consi-
derando come valida la sola radice positiva che ha un senso fisico. Per quanto
riguarda R si utilizza l’altra relazione di progetto.
1
R= √ = 13.3 kΩ =⇒ m · R = 26.6 kΩ ≃ 27 kΩ
2πf0 mnC
Si osservi che il valore della resistenza R non ha subito una grande variazione
rispetto al valore scelto inizialmente mentre m è raddoppiato. Per riassumere,
il processo utilizzato per il progetto del circuito è composto da due iterazioni.
1. Fissati dei valori casuali delle resistenze, sensati rispetto alle caratteri-
stiche dell’amplificatore operazionale, si calcolano i parametri capacitivi,
ossia n e C;
2. A partire dai valori capacitivi determinati nella prima fase, si ricalcolano
i parametri m e R, completando il progetto.
Sallen-Key passa-alto
Per ottenere una funzione di tipo passa-alto occorre avere numeratore e denomi-
natore della funzione di trasferimento entrambi del second’ordine. Esaminando
la funzione generica, si vede che si può ottenere questo risultato se si sostituisco-
no Y1 e Y3 con condensatori e i restanti componenti con resistenze. Lo schema
relativo è riportato in figura 3.21.
C R nC
Ve VX mR Vu
Vu
Vu s2 mnR2 C 2
= 2
Ve s mnR2 C 2 + sRC(n + 1) + 1
da cui si vede facilmente che
Vu s2
= Hhp = Hhp (s) = 2
Ve s + (ω0 /Q)s + ω0 2
133
√ √
se si pone f0 = 1/(2π mnRC) e Q = mn/(n + 1)
Le considerazioni fatte sulle difficoltà di taratura valgono ovviamente anche
per il passa-alto.
Cella KRC
Le configurazioni viste sopra sono in realtà un caso particolare di una cella com-
posta dagli stessi componenti passivi, ma in cui l’inseguitore di tensione viene
sostituito da un amplificatore non invertente con guadagno K, indipendente
dalla frequenza. La configurazione così ottenuta si chiama KRC ed è riportata
in figura 3.22.
RA RB
Y2
Y1 Y3
K
Ve Y4 Vu/K Vu Vu
Vu/K
K=1+RB /RA
Figura 3.22: Schema generico della cella KRC.
134
RA RB
nC
mR R
Ve VX C Vu
Vu/K
Vu ω2
= H0 Hlp = H0 2 ω00
Ve s + Q s + ω02
con √
1 mn
H0 = K; f0 = √ ; Q=
2π mnRC m + 1 + (1 − K)mn
Esaminando le espressioni, si vede che f0 non dipende da K, mentre Q
dipende da K. Per quanto riguarda le procedure di taratura, è allora possibile
tarare prima f0 agendo su una resistenza a scelta tra R3 = R o R1 = mR , e
poi Q agendo su RA o RB . In questo modo varia anche il guadagno in continua,
ma questo parametro normalmente non è critico, in quanto si può tarare in altri
punti del circuito.
Si può notare che in questo circuito ci possono essere dei problemi di forte
dipendenza dalle tolleranze. Per esempio, se si sceglie di realizzare un filtro
con m = n = 1, le formule si semplificano: H0 = K, f0 = 1/(2πRC) e Q =
1/(3 − K). In questo caso, però , valori di Q da dieci ad infinito si ottengono
per una variazione di K da 2.9 a 3. Quindi, per valori di Q alti, una piccola
variazione di K dovuta a tolleranze delle resistenze porta ad una variazione
molto elevata di Q e questa situazione è sempre da evitarsi.
135
configurazioni che permettono ad esempio la realizzazione di filtri elimina-banda,
per queste si rimanda a testi specifici.
Y2 Y5
Y1 Y3
Ve Y4 Vx
Vu
Vx Y3 = −Vu Y5
combinando le due espressioni si ottiene la funzione di trasferimento
Vu Y1 Y3
=−
Ve Y5 (Y1 + Y2 + Y3 + Y4 ) + Y2 Y3
Questa topologia può essere utilizzata per filtri passa-basso, passa-alto o
passa-banda. Non tutte le combinazioni di componenti possibili sono utilizzabili
in pratica, perché bisogna tenere conto delle caratteristiche degli amplificatori
operazionali reali. In pratica non è possibile avere dei condensatori contempora-
neamente come Y3 e Y5 in quanto non ci sarebbe un cammino in continua per la
corrente di polarizzazione del morsetto negativo dell’amplificatore operazionale.
136
C2
R5
R1 C3
Ve R4
Vu
Vu sC3 /R1
=−
Ve 1/R5 (1/R1 + sC2 + sC3 + 1/R4 ) + s2 C2 C3
che semplificata diventa:
Vu sC3 R4 R5
=− 2
Ve s C2 C3 R1 R4 R5 + sR1 R4 (C2 + C3 ) + R1 + R4
Si ricava l’espressione di f0 , di Q e di H0 .
1
f0 =
2π C2 C3 R5 (R1 k R4 )
p
C2 C3 R5 (R1 k R4 )
p
Q=
(R1 k R4 )(C2 + C3 )
C3 R5
H0 =
(C2 + C3 )R1
La resistenza R4 potrebbe in realtà essere eliminata, visto che se R4 fosse
infinita, il filtro sarebbe lo stesso un passa-banda. Eliminando R4 e ponendo
C3 = C2 = C le formule si semplificano notevolmente:
1
f0 = √
2πC R5 R1
1
r
R5
Q= ·
2 R1
R5
H0 =
2R1
Come si può notare, l’eliminazione di R4 crea un problema in quanto l’am-
plificazione in banda passante risulta legata a Q dalla relazione:
H0 = 2Q2
Per cui in filtri con Q elevato la dinamica di ingresso risulta notevolmente
ridotta. In questo caso è opportuno reintrodurre R4 , la cui funzione è proprio
quella di partitore in ingresso insieme ad R1 .
Nella versione senza R4 questa configurazione permette di realizzare filtri
passa-banda con solo quattro componenti passivi, cioè con un livello di comples-
sità paragonabile a quello della configurazione Sallen-Key per i filtri passa-basso
e passa-alto.
137
Filtro passa-basso a reazioni multiple
Il filtro di tipo passa-basso si ottiene con il circuito di figura 3.26
R2
C5
R1 R3
Ve C4
Vu
Vu 1/(R1 R3 )
=−
Ve sC5 (1/R1 + 1/R2 + 1/R3 + sC4 ) + 1/(R2 R3 )
che semplificata diventa:
Vu R2 /R1
=− 2
Ve s C4 C5 R2 R3 + sC5 (R2 R3 + R1 R3 + R1 R2 )/R1 + 1
Anche qui si può ricavare l’espressione di Q, f0 e H0 .
1
f0 =√
2Π C4 C5 R2 R3
r
R1 C4
Q= R2 R3
(R2 + R3 )[R2 k R3 + R1 ] C5
R2
H0 =
R1
Anche in questo caso le espressioni si semplificano molto se si pone R1 =
R2 = R e C4 = C5 = C:
1
f0 =
2ΠRC
R1
Q=
R + 2R1
R
H0 =
R1
138
3.3.3 Celle basate su più amplificatori operazionali
I filtri del secondo ordine incontrati sin qui sono costituiti da circuiti relati-
vamente semplici che arrivano al loro scopo con un minimo di componenti.
Tuttavia, la semplicità non si ottiene senza sacrificare qualcosa e questi cir-
cuiti, benchè godano di larga diffusione, sono spesso difficili da accordare e in
alcuni casi sono troppo sensibili alle non idealità dei componenti, in particolare
al prodotto banda-guadagno degli amplificatori operazionali, che limitano il Q
ottenibile. Inoltre la riduzione del numero di componenti, soprattutto operazio-
nali, era una preoccupazione quando questi dispositivi erano costosi. Ora i costi
sono scesi drasticamente e questi dispositivi hanno un prezzo competitivo con
quello dei componenti passivi. Si possono inoltre integrare diversi amplificatori
in un unico chip, assieme ad alcuni componenti passivi, riducendo l’ingombro a
quello di un filtro con un solo operazionale.
Si pone quindi la domanda se la versatilità e le prestazioni dei filtri possano
essere migliorati inserendo più componenti attivi. La risposta è data dai filtri
ad amplificatori operazionali multipli del tipo a variabili di stato e biquadratici
che inoltre possono fornire più di una risposta simultaneamente e sono più facili
da accordare e meno sensibili alle non idealità dei componenti.
s2
F (s) =
s2 + (ω0 /Q)s + ω02
integrando questa funzione, cioè nel dominio di Laplace moltiplicando per
1/s, si ottiene un passa-banda. Integrando poi quest’ultimo, si ottiene un passa-
basso. La funzione passa alto si può ottenere come combinazione lineare delle
uscite passa-basso, passa-banda e dell’ingresso. Lo schema a blocchi diun sistema
di questo tipo è disegnato in fig. 3.27.
Dalle tre equazioni che possono essere scritte per il blocco sommatore che
legano i suoi tre ingressi V0,1 e Vi , si può ricavare il prodotto A2 VA .
A2 VA = (−Vi − V0 − V1 )
1
V1 = VA · · A1
s
1
V0 = VA · · A0
s2
VA A1 VA
=⇒ A2 VA = −Vi − − 2 A0
s s
Il prodotto A2 VA è solo funzione dell’ingresso del sistema Vi , quindi è possi-
bile ricavare la funzione di trasferimento VA /Vi .
139
Vi
V0
A0 Σ −1
V1
A1 −VA A2
1
A2
Z Z
VA
B0 B1 B2
140
A2 s2 + A1 s + A0 VA s2
VA · = Vi =⇒ = (3.1)
s2 Vi A2 s2 + A1 s + A0
Si osserva facilmente che le tensioni di uscita etichettate con i pedici dei tipi
di filtri elementari sono funzione di VA e quindi le loro funzioni di trasferimento
si ricavano in modo semplice dalla equazione 3.1.
B2 s2
VHP =
A2 s2 + A1 s + A0
B1 s
VBP =
A2 s2 + A1 s + A0
B0
VLP =−
A2 s + A1 s + A0
2
Questo diagramma a blocchi può essere realizzato in pratica con degli am-
plificatori operazionali configurati come sommatore o integratore. Una realizza-
zione pratica è visibile in figura 3.28.
R4
R5 C1
R3 C2
R6
R7
Ve
VHP
VLP
R1 R2 VBP
141
R5
H0HP = −
R3
1
p
R5 /R4
f0 = √
2Π R6 R7 C1 C2
Cella biquadratica
Noto anche come filtro risonante o filtro di Tow-Thomas, il filtro biquadratico
della figura 3.29 consiste in due integratori e in un terzo amplificatore operazio-
nale invertente ad amplificazione unitaria il cui scopo è di invertire la polarità
.
Nel caso in cui riuscissimo a realizzare uno degli integratori di tipo non inver-
tente, l’amplificatore invertente non servirebbe più e il circuito sarebbe quindi
realizzato con solo due amplificatori operazionali. Realizzare un integratore non
invertente non è però semplice e ci sono molti problemi di stabilità , quindi la
cella biquadratica si realizza con tutti e tre gli stadi descritti. Per analizzare
il circuito si osserva che l’amplificatore operazionale più a sinistra può essere
considerato come un integratore di tre segnali distinti in ingresso: Ve ,−VLP e
VBP . Quindi:
1 1 1
VBP = − Ve − −VLP − VBP
sR1 C1 sR5 C1 sR2 C1
Inoltre si ha che:
142
C1 R5
C2
R1 R3
R2 R4
R3
Ve
VBP -VLP
VLP
1
VLP = − VBP
sC2 R4
Eliminando VLP si trova:
143
del secondo ordine. Esistono però dei metodi di realizzazione dei filtri di ordine
superiore al secondo che, in certi casi, generano filtri migliori di quelli che si
otterrebbero operando la scomposizione.
|H|
fs
fc f
144
Chebyshev di ordine N
Questo filtro prevede che si rilassi la condizione di piattezza in banda passante e
si definisca il valore massimo delle oscillazioni in banda passante. Ammettendo
un certo ripple in banda passante si ha il vantaggio di una più ripida transizione
del filtro nel passaggio alla banda attenuata, a parità di grado del polinomio e
quindi di complessità del filtro. fc è la frequenza di spigolo, cioè la frequenza in
cui il filtro esce per la prima volta dal limite di ondulazione fissato per la banda
passante. I dati di progetto per filtri di Chebishev con 1dB di ondulazione
in banda sono riportati in tab. 3.3, l’andamento del modulo della funzione di
trasferimento è riportato nelle figg. 3.38, 3.39 e 3.40. I dati relativi a filtri con
0.5dB di ondulazione in banda invece sono riportati in tab. 3.4. Per l’andamento
del modulo in banda passante è sufficiente scalare opportunamente l’asse y delle
figg. 3.38 e 3.39, l’andamento in banda attenuata è invece visibile in fig. 3.41.
Filtri Ellittici
In questo caso si rilassa la condizione di banda attenuata, utilizzando una ca-
scata di celle di tipo passa-basso ed elimina-banda. Questi filtri hanno una
transizione molto marcata tra banda passante e banda attenuata. Sono anche
chiamati filtri di Cauer.
Filtri di Bessel
I filtri di Bessel hanno prestazioni in modulo peggiori di quelle dei filtri di
Butterworth ma hanno la particolarità di mantenere un ritardo di fase lineare.
Questo permette di mantenere le relazioni di fase tra componenti del segnale a
frequenza diversa, e quindi non introducono distorsione di fase in segnali non
sinusoidali. I dati per il progetto di filtri di Bessel sono riportati in tab. 3.1,
l’andamento del modulo nelle figg. 3.34 e 3.35.
145
• Si riportano sui grafici i limiti del progetto. Se ad esempio il filtro deve
tagliare a 1kHz e deve raggiungere i -40dB a 4KHz, si utilizza una norma-
lizzazione per cui fc = 1kHz e si sceglie il grado del filtro cercando quale
dei filtri appartenenti alla famiglia ha un’attenuazione, alla frequenza 4fc ,
superiore a -40dB. Tra i filtri che soddisfano la specifica si sceglierà quello
di grado minore.
Questo modo di procedere funziona solo con filtri attivi, perchè , se si proget-
tassero celle del primo e del secondo ordine con soli componenti passivi, dopo
averle collegate insieme, l’impedenza di uscita di ogni cella modificherebbe le
caratteristiche della cella successiva. La funzione di trasferimento risulterebbe
quindi diversa da quella progettata (le varie celle interagirebbero tra di loro).
Questi effetti non esistono utilizzando filtri attivi in cui l’uscita di ogni cella
corrisponde con l’uscita di un amplificatore operazione, cioè con un punto di
bassa impedenza.
Ix
Vx Z1
Va1 A2
Z2
Vx
Z3
Va2
A1
Z4
Vx
Z5
Si vuole ottenere che tra il nodo più in alto della figura 3.31 (che chiameremo
punto A) e massa si veda un’impedenza che sia sostanzialmente un’induttan-
za. Questo circuito però a seconda di quello che si sostituisce a Z1 , ...Z5 può
simulare, oltre che un’induttanza, anche altri elementi. Per capire che tipo di
146
componenti occorre inserire per ottenere l’equivalente di un’induttanza, colle-
ghiamo nel punto A un generatore di prova Vx e calcoliamo Ix in funzione di
Vx .
Vx − VA1
Ix =
Z1
Sappiamo che la corrente che scorre in Z2 è la stessa che scorre in Z3 e la
corrente che scorre in Z4 è la stessa che scorre Z5 , quindi
VA1 − Vx Vx − VA2
=
Z2 Z3
VA2 − Vx Vx
=
Z4 Z5
Da questo si ricava che
Vx Z1 Z3 Z5
=
Ix Z4 Z2
Allora se:
• Z1 , Z3 , Z4 , Z5 sono resistenze e Z2 è un condensatore
Vx R1 R3 R5 C2
Z= =s = sL
Ix R4
Ve Vu
147
R Vu
C
Ve R1
A2
C2 V’u
R3
A1
R4
R5
148
n. cella 1 cella 2 cella 3 cella 4 cella 5
poli Q f0 Q f0 Q f0 Q f0 Q f0
2 0.7071 1.0000
3 I ordine 1.0000 1.0000 1.0000
4 0.5412 1.0000 1.3066 1.0000
5 I ordine 1.0000 0.6180 1.0000 1.6180 1.0000
6 0.5176 1.0000 0.7071 1.0000 1.9319 1.0000
7 I ordine 1.0000 0.5550 1.0000 0.8019 1.0000 2.2470 1.0000
8 0.5098 1.0000 0.6013 1.0000 0.9000 1.0000 2.5629 1.0000
9 I ordine 1.0000 0.5321 1.0000 0.6527 1.0000 1.0000 1.0000 2.8794 1.0000
10 0.5037 1.0000 0.5612 1.0000 0.7071 1.0000 1.1013 1.0000 3.1962 1.0000
Tabella 3.3: Filtri di Chebyshev con 1dB di ripple in banda passante, norma-
lizzati in modo da avere attenuazione pari all’estremo inferiore della banda di
oscillazione per f = 1
Tabella 3.4: Filtri di Chebyshev con 0.5dB di ripple in banda passante, norma-
lizzati in modo da avere attenuazione pari all’estremo inferiore della banda di
oscillazione per f = 1
149
0
dB
7
6
5
3
-1
-2
0.1 0.5 f 1
dB
4 5 6
3
-10 2
7 8 9 10
-20
-30
-40
-50
1 5 f 10
150
0
dB
2 3 4 5 10
-1
-2
-3
0.1 0.5 f 1
0
dB
-20
-40 2
-60 3
-80 4
10 9 8 7 6 5
1 5 f 10
151
1
dB 10
2
0 3
-1
0.1 0.5 f 1
1
dB
8
-1
0.1 0.5 f 1
152
0
dB
-20
2
-40
-60 3
-80
10 9 8 7 6 5 4
1 5 f 10
0
dB
-20
-40
3
-60
-80
4
10 9 8 7 6 5
1 5 f 10
153
0
dB
-40
Ch
Ch
Bu
Be
eb
eb
ss
tte
el
ys
ys
rw
he
he
or
v
th
1d
0.
5d
-80 B
-120
0.1 1 f 10
154
3.5 Filtri a capacità commutate
La creazione di resistenze su di un circuito integrato in silicio, mediante processi
di fabbricazione ideati per la realizzazione di sistemi prevalentemente digitali,
pone diversi problemi, sia dal punto di vista dell’ingombro del singolo componen-
te, sia dal punto di vista della precisione e della stabilità del valore di resistenza.
Di conseguenza, si cerca di evitare di utilizzare i resistori nei circuiti che devono
essere integrati su silicio. Siccome gli elementi base della tecnologia di integra-
zione VLSI sono i transistori MOS e le capacità MOS, è conveniente cercare
realizzazioni di circuiti analogici che prevedano l’utilizzo solo di questi elementi.
Il problema è quello di sviluppare simultaneamente funzioni di tipo analogico e
digitale nello stesso circuito integrato, con componenti tradizionalmente digitali
(appunto transistori e capacità MOS).
Una tecnica che permette di realizzare circuiti analogici, principalmente filtri
attivi, senza utilizzare resistenze integrate, sfrutta un principio, detto delle ca-
pacità commutate, che permette di sostituire le resistenze con capacità di valori
limitati (tipicamente da 1 a 100 pF) pilotate da opportuni segnali.
Come si comprenderà in seguito, i circuiti che utilizzano la tecnica delle
capacità commutate (Switched Capacitor) sono sistemi analogici a dati campio-
nati, poiché l’informazione viene elaborata ad intervalli di tempo finiti, non con
continuità . Questa caratteristica limita il loro impiego in alcuni sistemi oltre ad
introdurre delle differenze notevoli nel funzionamento stesso dei circuiti rispetto
agli analoghi tempo-continui.
V2 − V1
I=
R
Si prendano adesso gli stessi generatori e li si colleghi nella configurazione
riportata in figura 3.43b.
Tenendo S2 chiuso e S1 aperto, la carica su C sarà Q = CV2 . A questo punto
si chiuda S1 e si apra S2. La carica su C diventa Q = CV1 . Il risultato di questa
operazione è di trasferire della carica dal generatore V2 al generatore V1 . Sul
condensatore si è verificata una variazione di carica pari a
∆Q = C(V2 − V1 )
155
Se si ripetesse questo ciclo ogni T secondi si avrebbe che ad ogni secondo
una carica ∆Q/T viene trasferita da un generatore all’altro. L’effetto medio è
quello di trasferire della carica per unità di tempo e quindi di aver generato una
corrente:
∆Q C 1
I= = (V2 − V1 ) = fclk C(V2 − V1 ) (fclk = )
T T T
Confrontando questa espressione con quella ottenuta nel caso del resistore
R, si può verificare che in entrambi i casi vi è proporzionalità tra la corrente che
scorre nel circuito e la differenza di potenziale tra i generatori. Si può dunque
definire la resistenza equivalente del circuito Req = 1/(Cfclk ).
Questo tipo di equivalenza può essere sfruttato solo se la tensione dei due
nodi tra cui è commutata la capacità non varia per effetto del trasferimento di
carica, cioè se la capacità commutata è inserita fra punti a bassa impedenza, co-
me in questo caso. Si comprende inoltre che per poter considerare come corrente
i “pacchetti” di carica nell’unità di tempo (∆Q/T ), la frequenza di transizione
della carica (fclk ) deve essere molto più grande rispetto delle frequenze in gioco
nel circuito. Nei casi in cui una delle due assunzioni esposte sopra non siano
verificate (alta impedenza o alta frequenza), per studiare in modo corretto la
funzione di trasferimento occorre ricorrere alla trasformata Z, utilizzando op-
portuni circuiti equivalenti. Un esempio di analisi in trasformata Z è presentato
più avanti. Nel corso di questa trattazione ci si limiterà per il resto ad ana-
lizzare circuiti che possano essere trattati ricorrendo al concetto di resistenza
equivalente, analizzandone il comportamento nel dominio della trasformata di
Laplace.
Nel circuito di figura 3.43 si sostituiscano gli interruttori S1 e S2 con dei
MOS, come in figura 3.44. I comandi di pilotaggio Φ1 e Φ2 (detti segnali di
clock) vengono applicati a questi due MOS, che fungono appunto da interruttori
(analog switch), e devono soddisfare delle specifiche ben precise che saranno
analizzate di seguito.
156
Figura 3.45: Generatore di clock a due fasi non sovrapposte
dalla capacità del condensatore ma anche dalla velocità con cui commutano
gli interruttori, cioè dalla frequenza di clock. Questa caratteristica è essenziale
nel progetto dei filtri, perché rende realizzabili dei filtri con frequenza di taglio
funzione della frequenza di clock.
Si può verificare questa affermazione inserendo una capacità commutata al
posto della resistenza nel più semplice circuito filtrante studiato nel capitolo
relativo ai filtri attivi: l’integratore.
3.5.2 Integratore
Lo schema di un integratore a capacità commutate è riportato in figura 3.46.
Si nota che il valore di f0 dipende dal rapporto delle due capacità . Il fatto
di avere un rapporto fra condensatori è molto importante: infatti le capacità
integrate che si riescono a costruire non sono molto precise, in particolare si
hanno variazioni anche da una realizzazione all’altra del circuito integrato, a
157
seconda dei valori assunti dalle variabili di processo durante la fabbricazione.
Può accadere ad esempio che lo spessore dell’ossido che si deposita sul silicio per
creare i condensatori possa cambiare, facendo alterare il valore assoluto del con-
densatore. Se però si considerano due condensatori realizzati vicini nello stesso
chip, si può assumere che i parametri di fabbricazione siano gli stessi, per cui
i valori delle due capacità variano allo stesso modo; il loro rapporto dipende
a questo punto unicamente dalla relazione fra le aree dei condensatori, quindi
esclusivamente da un fattore di tipo geometrico. Allora se il processo fotografico,
oppure laser, che è stato utilizzato per definire quali sono le aree ha una buona
precisione, il rapporto tra i due condensatori avrà la stessa precisione indipen-
dentemente dalle variabili di processo. Se il valore assoluto dei due condensatori
ha per esempio una tolleranza del 10%, il rapporto fra i valori ha facilmente delle
tolleranze inferiori al 1%. Supponendo inoltre di voler realizzare un integratore
con una frequenza di guadagno unitaria pari ad 1 kHz, se si realizzasse questo
circuito con la tecnica RC si avrebbe:
1 1
f0 = 1 × 103 Hz = ⇒ C= F
2πRC 2πR · 1 × 103
Se si usa per R un valore compreso tra 10 kΩ e 100 kΩ, si dovrebbe utiliz-
zare un condensatore dell’ordine dei nF, ma condensatori di questo ordine di
grandezza sono difficilmente integrabili. Usando invece la tecnica delle capaci-
tà commutate la frequenza di guadagno unitario dipende non più da un valore
assoluto di capacità ma da un rapporto, quindi, se si usa per fclk = 100 kHz, si
ottiene:
1 C1 C1 1
f0 = 1 × 103 Hz = · 100 × 103 Hz · ⇒ ≈
2π C2 C2 16
ovvero si riesce a realizzare un integratore equivalente a quello RC, con due
condensatori di valore molto più basso, ad esempio C1 = 1 pF, C2 = 16 pF.
Altri integratori, cioè con diverse frequenze di taglio, possono essere realizzati
semplicemente variando la frequenza fclk . La frequenza caratteristica del filtro
è proporzionale alla frequenza di temporizzazione fclk , rendendo i filtri a ca-
pacità commutate intrinsecamente di tipo programmabile. Uno stesso circuito
può dunque presentare frequenza di guadagno unitario diversa a seconda della
frequenza con cui commutano gli interruttori; sfruttando questa caratteristica,
in commercio sono dunque presenti filtri “universali” che hanno una frequenza
di taglio programmabile ad un valore pari, per esempio, ad 1/100 della frequen-
za di clock. Ovviamente il campo di variazione della frequenza di clock non
è illimitato, esiste però un’ampia banda di frequenza in cui è possibile utiliz-
zare il circuito in modi diversi, semplicemente variando la fclk . I limiti sono
sostanzialmente due:
158
un segnale in uscita da tale sistema se e solo se la banda del segnale stesso è
limitata a metà della frequenza di campionamento.
159
si può notare che la corrente di polarizzazione passa in C1 caricandolo a corrente
costante, quindi si avrà una variazione della tensione ai suoi capi. Si consideri
un condensatore di 10 pF e una corrente di 1 pA che lo attraversi, supponendo di
accettare una variazione della tensione ai capi pari ad esempio a 1 mV durante il
periodo di chiusura di S2 , si può ricavare qual è il massimo intervallo di tempo
in cui S2 può rimanere chiuso.
I C∆VC1
∆VC1 = ∆T ⇒ ∆T = = 1 × 10−2 s
C1 I
Questo significa che frequenze intorno ai 100 Hz (per questo operazionale e
per questo condensatore) sono le più basse frequenze di clock che si possano
usare senza avere problemi. Il campo di azione per la fclk si estende quindi dalle
centinaia di Hertz alle decine di Megahertz.
160
Figura 3.49: Circuito dell’integratore con evidenziate le capacità parassite degli
interruttori
161
Figura 3.51: Capacità parassite nell’integratore stray insensitive
162
e i filtri a capacità commutate da essi ricavati. Non si eseguirà in questa sede
una analisi rigorosa nel dominio della trasformata Z, esiste molta letteratura in
merito. Ci occuperemo invece in modo qualitativo dell’aliasing.
Aliasing
I filtri a capacità commutate sono, come già più volte notato, dei sistemi a dati
campionati. Il campionamento effettuato sul segnale di ingresso produce quindi,
come ben noto, una serie infinita di repliche nello spettro del segnale, centrate
intorno ai multipli della frequenza di clock. Nel segnale di uscita da un filtro
a capacità commutate saranno dunque sempre presenti, oltre alle componenti
spettrali del segnale di ingresso, anche quelle dovute alle repliche create dal
campionamento, anche se attenuate sia dalla risposta in frequenza degli elementi
che compongono il filtro, sia dal fatto che il segnale di uscita dal filtro non è
un treno di impulsi, ma un segnale campionato e mantenuto, cosa che altera
il contenuto spettrale del segnale di uscita secondo una nota formula del tipo
sin(x)/x.
Una trattazione rigorosa dei fenomeni correlati può essere effettuata nel do-
minio della trasformata Z, ma è analiticamente complessa e non verrà espo-
sta nel seguito. E’ possibile però trarre alcune interessanti conclusioni anche
mediante considerazioni più intuitive.
Anche in assenza di aliasing, occorre considerare la presenza di componenti in
frequenza in uscita diverse da quelle del segnale di ingresso. Se consideriamo un
segnale sinusoidale in ingresso al filtro a frequenza fin , la componente dovuta al
campionamento a frequenza più bassa vale f1 = fclk − fin . Tale frequenza viene
trattata dal filtro come se appartenesse al segnale in ingresso al filtro stesso. Se
la frequenza fin è molto minore di fclk , allora f1 , essendo prossima a fclk , non
pone problemi in quanto fuori dalla banda di interesse del segnale di uscita. Al
contrario, se il segnale di ingresso è prossimo a fclk /2, f1 sarà non molto diversa
dalla frequenza del segnale di ingresso e quindi difficilmente separabile da essa.
Una conseguenza non ovvia dell’aliasing è poi la seguente, più facilmen-
te comprensibile mediante un esempio. Supponiamo di avere un integratore con
fclk = 100 kHz e f0 = 1 kHz. Una sinusoide in ingresso con frequenza fin = 1 kHz
ed ampiezza di 1 V, produrrà in uscita almeno due componenti, una ad 1 kHz
ed ampiezza 1 V, l’altra a 99 kHz, decisamente attenuata. Se ora consideriamo
invece un segnale in ingresso a frequenza di 99 kHz ed ampiezza 1 V, otterre-
mo di nuovo in uscita due componenti, una a 99 kHz ed una ad 1 kHz, a causa
dell’aliasing. Per quanto riguarda l’ampiezza delle due componenti, questa è pra-
ticamente identica al caso precedente, cioè la componente a 1 kHz ha ampiezza
pari ad 1 V, mentre quella a 99 kHz risulta molto attenuata. Questo è spiegabile
poiché il campionamento viene effettuato dal circuito sul segnale di ingresso,
quindi un segnale ad 1 kHz ed uno a 99 kHz risultano indistinguibili tra loro.
La conseguenza di questa analisi è che quando si utilizzano filtri a capaci-
tà commutate occorre sempre prestare molta attenzione al tipo di segnale che
il filtro deve trattare. Al di là delle considerazioni sulla differenza tra funzio-
ne di trasferimento tempo-continua e tempo-discreta all’aumentare della fre-
quenza, i problemi spettrali dovuti al campionamento suggeriscono l’utilizzo
dei filtri, se possibile, solo con segnali a frequenza molto più bassa di quella di
campionamento.
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In caso il segnale o il rumore presenti all’ingresso del filtro abbiano com-
ponenti in alta frequenza, è consigliabile inserire, a monte del filtro a capacità
commutate, un filtro passa-basso tempo-continuo. Tale filtro sarà normalmente
molto semplice, ad esempio un gruppo RC. Molti filtri a capacità commuta-
te recenti integrano un filtro di questo tipo in ingresso. Qualora poi non siano
tollerabili le componeti in alta frequenza generate dal filtro per effetto del cam-
pionamento, un altro semplice gruppo RC posto in uscita può normalmente
eliminare il problema.
VBP VLP 1 C1 C1
= QHBP e = HLP con f0 = fclk e Q=
Ve Ve 2π C2 C3
Si nota subito che Q e f0 sono indipendenti tra loro: f0 è modificabile tramite
la fclk , C1 e C2 , mentre il Q è regolabile con C3 . Un filtro integrato ha dunque la
possibilità di avere una frequenza di taglio fissa rispetto alla frequenza di clock
( ffclk
0
), programmata da C1 e C2 e nello stesso tempo il Q variabile. Questo
è molto importante poiché permette al filtro di avere un’elevata flessibilità ,
semplicemente agendo su un solo componente.
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Uno degli impieghi tipici delle capacità commutate, come è facilmente intui-
bile da quanto detto fino ad ora, è proprio quello di generare filtri universali.
La cella base utilizzata non è normalmente quella biquadratica, ma una confi-
gurazione più complessa che permette l’implementazione di tutte le funzioni di
trasferimento standard (passa basso, passa alto, passa banda, ecc), derivata dal
filtro a variabili di stato. I filtri universali si programmano generalmente connet-
tendo opportunamente dei piedini di ingresso/uscita e tarando le caratteristiche
del filtro mediante resistenze di precisione esterne. L’uso di resistenze per la
taratura del filtro non è in contrasto con la teoria delle capacità commutate. In-
fatti, se internamente ad un circuito integrato è difficile realizzare resistenze di
precisione, tali componenti sono invece reperibili a basso costo come componenti
discreti.
3.5.8 Approfondimenti
L’argomento dei filtri o più in generale dei circuiti a capacità commutate è
molto vasto. Una trattazione organica richiederebbe molto più spazio di quello
disponibile in un corso di base di elettronica e coinvolge ambiti diversi che
spaziano dall’elettrotecnica alle telecomunicazioni.
Ulteriori approfondimenti possono essere ricercati nella vasta letteratura esi-
stente, applicativa e teorica. Per quanto riguarda la prima, è possibile reperire
in rete moltissime informazioni, data-sheet, esempi, dai siti dei produttori di
filtri, ad esempio la Linear Technology, www.linear-tech.com. Una pubblicazio-
ne disponibile su questo sito, particolarmente interessante per una introduzione
agli aspetti pratici del progetto di filtri a capacità commutate, è la AN40 Take
the Mystery Out of the Switched Capacitor Filter: The System Designer’s Filter
Compendium. Per la seconda, un testo molto completo è : P.V. Ananda Mohan,
V. Ramachandran, M.N.S. Swamy, Switched capacitor filters : theory, analysis
and design, Prentice-Hall, 1995. Tale testo tratta in modo rigoroso la teoria dei
filtri a capacità commutate e contiene inoltre moltissimi riferimenti bibliografici
su aspetti specifici.
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