Clement - Olivier Clément La Filocalia
Clement - Olivier Clément La Filocalia
Clement - Olivier Clément La Filocalia
LA FILOCALIA:
I testi - La via - La pratica ("pràxis") - La contemplazione della
natura ('phhysikè theorla") - La deificazione ("théosis")
I testi
Per quanto riguarda i testi inclusi nella Filocalia, solo raramente si tratta di estratti.
Più spesso sono trattati, centurie e insiemi coerenti di capitoli a essere riportati
integralmente. Ciascuno di essi è introdotto con cura, e Nicodemo utilizza le
migliori conoscenze della sua epoca. Nel farlo, questo detrattore degli "illuministi
si mostra perfettamente al corrente delle ricerche occidentali del suo tempo.
I vari autori sono disposti in ordine cronologico. Troviamo all'inizio le prime
testimonianze monastiche, con un netto predominio di Evagrio Pontico. Costui,
per primo, aveva cercato di concettualizzare l'esperienza del deserto, attribuendo,
in una prospettiva origeniana, un posto centrale al nous (l'intelletto). Le tappe della
purificazione del nous, il discernimento e - se così si può dire - la classificazione
delle passioni, l'approdo alla luce interiore e il suo superamento finale, sono tutte
esperienze stabilite in modo chiaro. Molto più in là, alla ventesima posizione,
troviamo la versione di Simeone Metafraste (fine del X secolo) del corpus
macariano. Sappiamo che l'antropologia di "Macario" è molto più biblica ed è
incentrata sul "cuore". L'unione dell'intelletto e del cuore appare allora come il
tratto essenziale della prassi esicasta, ma la tonalità della Filocalia resta
evagriana.
Di seguito si trovano testi scritti durante il periodo propriamente patristico
culminante in Massimo il Confessore. Sono inoltre compresi nell'antologia di
Nicodemo gli apporti del Sinai e del monachesimo siro-palestinese. Il vescovo
Diadoco di Fotica (Epiro, fine del V secolo) menziona esplicitamente, per la
prima volta, l'invocazione "Signore Gesù", e pone in risalto i sensi spirituali e
l'esperienza della pienezza (plerophoria).
Dello stesso Massimo il Confessore sono riprese le Centurie sulla carità, a cui
seguono i duecento Capitoli sulla teologia e sull'economia dell'incarnazione del
Figlio di Dio e i cinquecento Capitoli vari sulla teologia e l'economia, sulla virtù e
il vizio. Non ci si soffermerà mai troppo sull'immensa sintesi di Massimo, né è
possibile presentarla in poche parole. Ci limitiamo a rilevare, essendo divenuto uno
dei tratti salienti della via filocalica, il ruolo della "contemplazione naturale"
(physikè theoria) che permette di discernere il Logos attraverso il velo trasparente
della natura e delle Scritture.
Poi, all'incrocio tra il primo e il secondo millennio cristiano, nel cuore stesso di
Costantinopoli, troviamo l'esplosione carismatica con i due Simeone, l'Anziano e il
Nuovo Teologo, che continuerà con il discepolo del secondo, Niceta Stethatos. In
questi autori l'essenziale è il "battesimo dello Spirito", l"'improvvisamente" della
grazia e la relativizzazione della gerarchia dinanzi alla libera esperienza della Luce.
Alla fine del XIII e nel XIV secolo, in un'epoca tragica per la chiesa "greca" a
motivo delle invasioni da oriente (turchi e mongoli) e da occidente (lo
smembramento dell'impero bizantino dopo la quarta crociata, i cavalieri teutonici),
delle guerre civili in ciò che restava di Bisanzio e della spinta serba nei Balcani, la
via esicasta è riadattata e trasmessa in parte per iscritto. La forte sintesi palamita
unisce esperienza e teologia, impedendo a quest'ultima di trasformarsi, come in
occidente, in scienza speculativa. Un quarto della Filocalia è dedicato all'opera di
Gregorio Palamas con, come è noto, le Triadi in difesa dei santi esicasti e i
Capitoli fisici, teologici, etici e pratici. In tal modo si precisa l'antinomia tra il Dio
inaccessibile, essenza sovraessenziale, e il medesimo Dio che, per amore, si rende
partecipabile nelle sue "energie", cioè tramite le sue operazioni che ne comunicano
la vita e la luce. Seguono i grandi mistici della seconda metà del XIV secolo,
Callisto e Ignazio Xanthopouloi, Callisto Telikoudes e Callisto
Kataphyghiotes.
La Filocalia si conclude con una mezza dozzina di piccoli trattati, tradotti (spesso
molto liberamente) in greco moderno. Se si eccettuano due estratti della vita di
Massimo il Kausokalyba (il "brucia capanne", perché rifiutava tutte le
installazioni stabili all'Athos) e di Gregorio Palamas, si tratta di indicazioni
concrete sull'uso della preghiera esicasta per aiutare coloro, monaci o semplici
laici, che avrebbero voluto dedicarvisi:
- di un anonimo, Sulle parole della santa preghiera: Signore Gesù Cristo, Piglio
di Dio, abbi pietà di me.
- di un altro anonimo, un trattato sul Kyrie eleison il cui uso giaculatorio precede di
solito quello dell'invocazione del Nome di Gesù.
- attribuito a Simeone il Nuovo Teologo, in realtà più tardo, il Metodo, sui tre modi
della preghiera.
La via filocalica implica una concezione unitaria dell'uomo e presuppone che tutto
l'uomo, anima e corpo, si faccia preghiera, diventando pura relazione con Dio
attraverso Gesù Cristo, e prenda così coscienza della propria resurrezione nel
Risorto. L'intelletto deve porre le sue radici nel "cuore", dove l'uomo è
chiamato a unificarsi e a superarsi, cioè a scoprire in se stesso, come dice
Nicodemo, "il regno di Dio, il tesoro nascosto nel campo del cuore". Questa
discesa dell'intelletto si compie nell' invocazione della presenza di Gesù e
attraverso tale presenza, cioè mediante l'invocazione del suo Nome. A partire
dall'Athos del periodo bizantino, la formula abitualmente impiegata è: "Signore
La pratica ("pràxis")