Cooperative Articolo FAVOLA
Cooperative Articolo FAVOLA
Cooperative Articolo FAVOLA
Il cooperative learning costituisce a tutti gli effetti una didattica alternativa a quella che siamo soliti
considerare la lezione tradizionale. Di solito i docenti trascorrono la maggior parte del tempo a parlare in
classe, mentre il tempo dedicato alla libera espressione degli alunni è praticamente inesistente.
L’energia dei ragazzi viene repressa ed essi vengono costretti a comportarsi in modo completamente
diverso da quello che spontaneamente farebbero. Se vengono dati compiti e ruoli precisi a gruppi di
lavoro formati da quattro studenti o al massimo cinque educandoli preventivamente all’esercizio delle
abilità sociali, ed educandoli per lo più soprattutto nel corso dell’interazione stessa, quest’energia può
fluire producendo una serie di importanti effetti sicuramente da non trascurare. Innanzi tutto la
possibilità di intervento diretto dei ragazzi aumenta esponenzialmente, la stimolazione reciproca e
l’interazione simultanea di diverse personalità produce esiti ed apprendimenti forse addirittura poco
prevedibili, la possibilità di apprendere risulta moltiplicata dalle occasioni di interazione fra i ragazzi,
senza trascurare il fatto che essendo impegnati a spiegare ciò che hanno capito, con ogni probabilità essi
stessi comprenderanno meglio ciò che credono di aver appreso. Il cooperative learning è una delle
possibili risposte alla crisi del sistema scolastico e al disagio giovanile anche dal punto di vista della sua
prevenzione come del resto è stato riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Unione
europea che “hanno indicato l’educazione alle life skill come uno degli obiettivi prioritari dell’educazione
delle nuove generazioni”1. D’altro canto “la natura pragmatica delle life skill si riflette anche nei metodi
di insegnamento come il cooperative learning” 2. Lo studente è maggiormente motivato perché spinto ad
agire in prima persona, a prendere decisioni, a relazionarsi con i suoi compagni per trovare soluzioni.
Mentre procede in questa direzione si inoltra anche decisamente verso la conoscenza di se stesso e degli
altri, perché attraverso la relazione con gli altri può veramente costruire una visione più obiettiva anche
di se stesso. Allo stesso tempo dopo le prime esperienze positive di apprendimento cooperativo, lo
studente comincia a capire che gli altri sono una risorsa e che insieme è più facile raggiungere degli
obiettivi anche complessi. Ciò riduce il livello di ansia, che riscontriamo così alto nei ragazzi in funzione di
una percezione estremamente negativa legata all’autoefficacia. La maggior parte dei comportamenti
che registriamo nelle aule come “devianti” sono dettati dalla sensazione da parte degli alunni di non
essere all’altezza delle aspettative dell’ambiente di apprendimento nel suo complesso. Ne derivano
comportamenti diversi: ragazzi che cercano di nascondere agli altri e a se stessi questa percezione di sé
cercando di attirare l’attenzione attraverso un protagonismo fastidioso e provocatorio, oppure che
assumono atteggiamenti vittimistici con i quali giustificano il loro mancato impegno e che comunque
hanno perso fiducia nelle loro capacità forse anche perché nessuno ha mai individuato le loro reali
abilità. Senza parlare poi del fatto che tale mancata percezione di autoefficacia influisce anche
negativamente nelle relazioni fra gli stessi ragazzi che finiranno per giudicare gli altri secondo stereotipi
spesso condizionati dal livello di abilità riconosciuto dalle votazioni scolastiche o da altri fattori
pseudosociali capaci in ogni caso di costruire dei veri e propri status all’interno del gruppo che a loro
volta fossilizzano schemi di relazione impedendo una vera conoscenza dell’altro e di se stessi. Si
determina così la situazione schizofrenica per cui magari i contenuti oggetto di studio di una classe
“formerebbero” almeno formalmente le virtù civili ed il rispetto dell’altro, mentre all’atto pratico questi
contenuti non riescono a penetrare e a formare davvero le coscienze, perché di fatto i ragazzi fanno
esperienza solo delle loro visioni stereotipate e probabilmente di quelle dell’ambiente scolastico e
sociale in cui vivono. Le abilità sociali a cui sono educati i ragazzi che praticano attività di apprendimento
cooperativo come già detto sono apprese invece soprattutto nel corso dell’attività stessa (di qui la loro
1
Life skill: la comunicazione efficace, Giovanni Boda, Carocci Faber, Roma 2005, p.11.
2
Life skill: la comunicazione efficace, Giovanni Boda, Carocci Faber, Roma 2005, p.11.
natura pragmatica), sono dunque esperite direttamente e rese riconoscibili e comprensibili attraverso la
capacità del docente di metterle in evidenza agli alunni nel momento stesso in cui si producono. Mentre
i gruppi lavorano infatti è normale che possano prodursi momenti di crisi e di conflitto. Molto spesso le
cause di questi conflitti originano da una percezione distorta di sé e dell’altro: lo studente “legge” un
determinato comportamento, un gesto, una parola, una postura come un tentativo di escluderlo dal
gruppo o di minimizzare il valore del suo intervento, mentre quel gesto o quel comportamento sono
stati dettati essi stessi dalla paura di non essere all’altezza da parte dell’altro ragazzo che cercava il
modo e lo spazio per imporre il suo potere nel gruppo. A volte in questi casi si assiste a reazioni di
chiusura o a veri e propri litigi. Il docente dovrebbe riuscire a mostrare ai ragazzi che tutto il loro
comportamento “parla” e può essere “letto”, tutto quello che loro fanno (anche rimanere in silenzio o
sedersi allontanandosi dal tavolo di lavoro col corpo) ha influenza sull’altro e che è importante acquisire
coscienza di ciò che avviene nell’altro, imparare a leggere i segnali che provengono dal suo modo di
comportarsi, imparare a capire gli effetti del proprio comportamento nella vita interiore degli altri. Mi è
capitato spesso di intervenire in queste situazioni e devo dire che è bastato poco, è bastato
rappresentare ai ragazzi come uno specchio ciò che stava accadendo, o farli riflettere su ciò che avevano
provocato nell’altro per sciogliere quella che in gran parte era solo una percezione erronea di un gesto.
A volte attraverso questi episodi i ragazzi si riconoscono, riconoscono cioè di essere forse troppo
permalosi, o troppo aggressivi e questo è già il primo passo per modificare il proprio atteggiamento in
funzione di un’acquisizione di abilità sociali estremamente importanti che vengono appunto chiamate
“life skill”, ovvero “competenze per la vita”.
Quella che segue è un’attività sulla favola che può essere indirizzata ad una classe di prima media.
L’obiettivo è quello di evitare quasi del tutto l’apprendimento passivo delle favole attraverso una lezione
frontale tradizionale, incentivando la motivazione dei ragazzi e la loro partecipazione diretta. L’attività è
stata scandita in momenti diversi durante le quali si alternano diverse strutture di apprendimento
cooperativo, ma indubbiamente la struttura che riveste un ruolo centrale è il Jigsaw (letteralmente gioco ad
incastro, puzzle). Si tratta di una tecnica ideata negli anni '70 in America dal dott. Elliot Aronson e i suoi
collaboratori che si basa essenzialmente sulla divisione dei compiti degli elementi del gruppo e su una
ricerca o approfondimento che li condurrà ad assumere il ruolo di esperti, al termine dei quali l’esperto
potrà comunicare agli altri ciò che ha appreso. L’attività è stata presa da “Cooperative learning and
language arts” di Jeanne Stone (1991), anche se l’organizzazione peculiare dei ruoli in ogni gruppo e la
scansione particolareggiata delle attività nonché delle modalità di lavoro sono il frutto dell’applicazione
delle strutture ad un gruppo classe specifico.
Prima fase –Il docente in non più di venti minuti parla diffusamente della favola, richiamando
conoscenze che sono spesso pregresse sull’argomento. Sarà sufficiente ricordare
quando sono state scritte, che esistono autori antichi e moderni, che la favola è un breve
componimento che mira ad insegnare un comportamento morale molto spesso
attraverso protagonisti che sono animali i quali peraltro raffigurano virtù e vizi del tutto
umani.
Seconda fase – Il docente comunica la formazione dei gruppi che, come avviene solitamente nel
cooperative, dovranno essere formati secondo il criterio dell’eterogeneità, sia dal
punto di vista del livello di abilità dei singoli componenti, sia per quanto riguarda il
sesso, il background culturale e l’etnia. Sarebbe opportuno formare gruppi di quattro
allievi, ma le eccezioni potranno esserci in base alle esigenze. Consiglio di individuare
prima gli elementi che si considerano di fascia alta non solo riguardo alle abilità di
comprensione o di scrittura (competenze implicate in questa attività specifica), ma
anche riguardo alle loro abilità sociali: la capacità di entrare in relazione con gli altri
senza imporre la propria abilità, la capacità di ascoltare gli altri e di garantire una
partecipazione equilibrata di tutti. In seguito potranno essere associati a questi
elementi gli elementi di fascia bassa, infine per ogni gruppo due livelli medi: un
medio alto e un medio basso avendo cura di equilibrare nello stesso gruppo la
presenza di maschi e di femmine (l’ideale sarebbe due maschie e due femmine, ma
ovviamente non sempre è possibile). Una volta comunicata la composizione dei
gruppi, gli alunni si disporranno di conseguenza nelle loro postazioni avendo cura di
sistemare i numeri 1 e i numeri 4 agli estremi di una delle due diagonali del banco e i
due livelli medi nell’altra. A questo punto dovranno leggere quattro favole indicate
dal docente, che saranno le stesse per ogni gruppo, ed in breve tempo ognuno dei
componenti dovrà scegliere una favola (quindi in ogni gruppo ogni studente sceglierà
una favola diversa) in base alle preferenze personali e non semplicemente alla
“facilità” del brano. Dovrebbero scegliere la favola che li interessa e che riescono a
collegare alla loro esperienza personale.
Terza fase – I gruppi a questo punto vengono a ricomporsi in base alle scelte fatte dai loro
componenti, il criterio della loro ricomposizione sarà proprio quello della favola
scelta e si creeranno gruppi di alunni accomunati dalla scelta fatta, dei gruppi di
esperti che dovranno fondamentalmente studiare la favola e prepararsi a spiegarla
ad altri. Sarà bene definire con precisione le modalità di lavoro in questa fase ed i
ruoli di ogni componente del gruppo per evitare che tutto si traduca in una
generalizzata perdita di tempo o in un lavoro non cooperativo. E’ anche utile fornire
ai gruppi un piano di lavoro scritto come quello che segue. In un primo momento gli
alunni lavorano individualmente analizzando la favola aiutati dalla compilazione di
una scheda sulla favola, poi elaborano un commento utilizzando le informazioni
presenti nel manuale e rispondendo ad alcune domande-guida. Successivamente gli
alunni leggono a turno tutto quello che hanno scritto, poi discutono parlando a turno
secondo la struttura del Roundrobin3, infine producono una scheda di gruppo ed un
commento di gruppo strutturati allo stesso modo di quella compilata
individualmente, anche se stavolta dovrà essere condivisa ed essere il risultato
completo di tutte le idee dei componenti.
In questa fase come detto dovranno essere molto chiari i ruoli di ogni componente del gruppo.
Dovranno essere individuati i seguenti ruoli in ogni gruppo:
un responsabile del ritmo (sottolinea il passare del tempo tenendo alto il ritmo di lavoro)
un responsabile del silenzio (richiama gli studenti alzando il braccio quando parlano a voce
troppo alta)
3
E’ il corrispondente in modalità orale del Roundtable: gli studenti a turno espongono delle risposte e delle idee, senza
prenderne nota.
un responsabile della partecipazione equa (si assicura che tutti partecipino dando la parola a
turno nella fase del Roundrobin)
un responsabile della produzione (è responsabile della produzione del lavoro scritto di
gruppo e riporta il gruppo al compito)
un osservatore-reporter (fa una relazione sull’andamento del lavoro nel proprio gruppo) 4
Quarta fase – Dopo aver prodotto il materiale di gruppo, i componenti anche a coppie si
esercitano a spiegare la favola ad altri
Quinta fase – Si andranno a ricostituire i gruppi iniziali. In ogni caso, appena i gruppi sono
ricostituiti, tutti i componenti insegnano agli altri ciò che hanno appreso nel lavoro
svolto nei gruppi di esperti, successivamente dopo una breve discussione, ogni
gruppo sceglie una favola sulla quale preferirebbe lavorare. Una volta scelta la
favola il gruppo dovrà scrivere con parole proprie e molto chiare la morale della
stessa. Da questo momento in poi i ruoli all’interno del gruppo subiscono in parte
una modificazione in funzione del diverso compito da svolgere. Il responsabile
della produzione si occuperà anche della correzione del testo prodotto dal gruppo
e della sua trascrizione ordinata, mentre al posto del responsabile del ritmo sarà
introdotto il ruolo del sostenitore il quale ha la funzione di incoraggiare i
compagni senza valutare la produzione di idee.
Sesta fase – Il gruppo dovrà scrivere una nuova favola creando una situazione di vita concreta che
insegni la stessa morale della favola preferita. A questo punto la struttura del lavoro
cooperativo assumerà la fisionomia del Brainstorming. I ragazzi dovranno a turno
registrare le idee attraverso la struttura del Roundtable, ognuno con una penna di
colore diverso (ciò consentirà al docente di valutare la frequenza e la qualità degli
interventi di ogni alunno), senza preoccuparsi di dire stupidaggini o di trovare
immediatamente la giusta idea. Alla fine il gruppo esamina le idee e sceglie la
situazione più interessante. La situazione diventa quindi una mini rappresentazione
nella quale ogni membro del gruppo deve avere un ruolo, dunque è necessario
utilizzare dialoghi e mettere in scena delle azioni.
Le favole dell’attività:
4
Nel caso in cui i gruppi fossero costituiti da quattro elementi, questo ruolo potrà essere eliminato.
IL CANE CON LA CARNE IN BOCCA
È giusto che perda quel che è suo colui che, avidamente, vuole portar via ciò che è di altri.
Un cane stava attraversando a nuoto un fiume con un pezzo di carne in bocca, quando vide riflessa
nelle acque la sua immagine e credette che fosse un altro cane. Tentò allora di rubargli il boccone,
ma rimase deluso: per la sua ingordigia non solo non raggiunse il suo scopo ma perse nelle acque
anche la sua carne.
Fedro
IL TOPO E LA RANA
Un topo di terra, per sua disgrazia, fece amicizia con una ranocchia. La ranocchia, malintenzionata,
legò il piede del topo al suo, e così se ne andarono insieme, in un primo tempo, a mangiar grano per
i campi; poi si avvicinarono all’orlo di uno stagno, e la ranocchia trascinò dentro il topo nel fondo,
mentre essa sguazzava nell’acqua. Il povero topo si gonfiò d’acqua e affogò, ma galleggiava, legato
al piede della rana. Lo vide un nibbio e se lo portò via tra gli artigli. La rana, legata, gli tenne dietro e
servì anch’essa per la cena del nibbio. Anche i morti hanno la possibilità di vendicarsi, perché la
giustizia divina tutto vede e, tutto misurando sulla sua bilancia, dà ad ognuno quel che gli spetta.
Esopo, CCXLIV.
IL LEONE E IL TOPO
Mentre un leone stava dormendo, un topo attraversò di corsa il suo corpo. Il leone si svegliò di
soprassalto e lo prese. Il topo lo supplicò di lasciarlo libero, dicendo: "Se mi lasci andare, io, pur
essendo un topo, un giorno ti aiuterò". Queste parole divertirono il leone il quale, ridendo, lasciò
libero il topo.
Qualche tempo dopo, avvenne che certi cacciatori fecero prigioniero codesto leone, lo legarono ed
assicurarono ad un albero la fune che lo legava. Il topo udì il leone ruggire disperato. Accorso,
rosicchiò la corda e disse: "Ricordi? Le mie parole ti fecero un giorno ridere, perché tu non pensavi
che io potessi aiutarti. Ebbene, ora sarai convinto: anche un topo può essere utile ad un leone.
Lev Tolstoj
LA VONGOLA E IL BECCACCINO
Una volta una vongola che giaceva sulla spiaggia aprì il guscio per scaldarsi al sole, quando un
beccaccino, rapidissimo, infilò il becco tra le sue valve e cercò di mangiarsela.
La vongola, allora, si richiuse di scatto, stringendo forte il becco del beccaccino, che non riuscì a
liberarsi. " Attenta vongola "borbottò allora il beccaccino " Se ti ostini a startene attaccata al mio
becco,domani sarai morta."
" E se tu non riesci a liberarti di me " rispose la vongola "morirai anche prima."
Nessuno dei due, però, aveva intenzione di cedere e, mentre stavano discutendo un pescatore che
passava il acchiappò e se li cucinò entrambi per cena.
FOGLIO DI LAVORO
TRAMA
MORALE (è molto importante che la morale sia scritta con parole proprie e condivisa con tutti gli elementi
del gruppo)
PROBLEMA
SOLUZIONE
Scrivete dei fatti personali vissuti o conosciuti che possano ricollegarsi con la morale della favola.
Esempio di scheda compilata dal gruppo relativa alla favola “Il leone e il topo”
PERSONAGGI quali sono? Il leone , il topo e il cacciatore.
TRAMA C’era una volta un leone che stava dormendo. Ad un certo momento un topo lo svegliò ed il
leone lo prese. Il topo disse che se lo avesse liberato, gli avrebbe fatto del bene. Il leone non gli
credette, ma lo lasciò andare divertito dalle parole del topo. Quando il leone fu in seguito
catturato e legato dai cacciatori, il topo mantenne la sua promessa e lo liberò rosicchiando la
corda che lo teneva prigioniero.
MORALE Non bisogna giudicare le persone dall’aspetto o superficialmente, ma bisogna avere fiducia.
3) Sviluppare fino in fondo i contenuti della favola ed i suoi significati scrivendo un commento che sia
di risposta alle seguenti domande dopo aver utilizzato tutte le informazioni presenti nel manuale:
Il leone giudica superficialmente il topo perché non lo crede capace viste le sue dimensioni di poter aiutare
un animale forte come lui.
Come dovremmo comportarci nella vita per evitare gli errori dei protagonisti?
Scrivete dei fatti personali vissuti o conosciuti che possano ricollegarsi con la morale della favola.
Una volta ho sottovalutato una persona ma mi batté in una gara di scacchi.
Conobbi una bambina più piccola di me e vista che era spesso scontrosa la giudicai male inizialmente,
invece era molto simpatica.
Non bisogna essere ingordi e desiderare le cose degli altri, ma accontentarsi di ciò che si ha.
-Vorrei acquistare il miglior abito da cerimonia che possedete, ne vorrei uno unico nel suo genere.-
Il signor Gianluca trova quello che stava cercando e subito si prova l’abito. Quando si guarda allo specchio
dice:
E mentre pronuncia queste parole indica la sua immagine riflessa in uno specchio.
Allora si toglie l’abito e comincia a litigare con lo specchio urlando come un forsennato:
Lo specchio riflette ovviamente i suoi stessi movimenti. Ad un certo punto arriva un altro acquirente che
interessato al suo stesso abito, si reca dalla commessa e con fare deciso chiede:
-1500 euro…-
In quel momento il signor Gianluca scarmigliato e quasi scalzo a causa della furiosa lotta con la sua
immagine riflessa arriva urlando:
“Un signore lo ha appena acquistato mentre lei era impegnato a frantumare il nostro specchio, che fra
l’altro dovrà ripagarci…”
Il signor Gianluca dopo aver ripagato profumatamente il negozio per il danno procurato esce rattristato e
affranto e per colpa della sua ingordigia torna a casa senz’abito. Vergognandosi di se stesso decide di non
presentarsi neanche più alla cerimonia a cui era stato invitato.
VALUTAZIONE
Per la valutazione potrebbero essere prese in considerazioni le seguenti dimensioni della competenza:
rispetto della consegna, chiarezza del testo, efficacia della rappresentazione, originalità.
Per il rispetto della consegna si tratterà di valutare quanto il testo risulti pertinente rispetto alla morale
evidenziata, e se le battute dei personaggi saranno più o meno delineate;
per la chiarezza del testo sarà valutata la completezza della stesura, il grado di coerenza nello sviluppo
narrativo oltre che l’esplicitazione degli elementi necessari a chiarire lo sviluppo della vicenda;
per l’efficacia della rappresentazione si tratterà di stabilire quanto lo scambio delle battute dei personaggi e
lo sviluppo delle azioni risulti adeguato, incisivo, divertente, interessante;
per l’originalità verrà presa in considerazione la prevedibilità della vicenda rappresentata, oppure
l’eventuale sviluppo inatteso della trama e dei personaggi.