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La Giovine Italia Di Giuseppe Mazzini

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LA GIOVINE ITALIA DI GIUSEPPE MAZZINI

Il Personaggio
«Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere
d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di
un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la
tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come
un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome:
Giuseppe Mazzini. » Klemens von Metternich, Memorie

La figura di Giuseppe Mazzini è certamente la più rappresentativa dell’ala


repubblicana e democratica del Risorgimento italiano, sebbene il sistema
politico da lui ideato non si riveli sempre coerente e, soprattutto, l’azione
dei suoi seguaci consegua raramente risultati concreti ed efficaci.
L’ideologia mazziniana è incentrata sulla convinzione che tutti i popoli
abbiano il diritto di libertà e, se oppressi, è loro supremo diritto e dovere
riconquistare la loro patria anche attraverso la rivoluzione, così come il
popolo italiano deve adempiere alla propria missione di lottare contro
l'Austria per la creazione di una nuova Italia unita e democratica.

Nessuno dei protagonisti della Storia patria aveva un’idea così alta e così completa di cosa dovesse essere
l’Italia come Giuseppe Mazzini. Non il Cavour che, pur essendo stato definito da Spadolini “l’unico uomo di
Stato, per uno Stato che ancora non c’era” , si opponeva tenacemente all’idea unitaria intendendola, dopo i
fatti del 1860/61, come il semplice ampliamento del Vecchio Regno di Sardegna e come l’avverarsi di ciò
che pochi secoli prima aveva detto Emanuele Filiberto di Savoia (“L’Italia? Un carciofo di cui i Savoia
mangeranno una foglia alla volta” ); non il Cattaneo che, chiamando il proprio giornale pubblicato nel 1848
“Il Cisalpino” e non “L’Italiano”, restringeva l’orizzonte del proprio progetto politico federalista al solo Nord
sviluppato; non il Gioberti che, ne “Il Primato”, si faceva promotore di un anacronistico legame tra Stato e
Chiesa che sembrava potersi avverare soltanto se analizzato alla luce delle riforme concesse da Papa Pio IX
nello Stato della Chiesa nel 1848 dopo l’elezione al soglio pontificio. Ma tutte queste speranze si
riveleranno, dopo la svolta autoritaria del Pontefice nel 1848, pure illusioni. Tanto meno erano innovative le
posizioni di quei liberali di scuola classica guidati in Piemonte dal D’Azeglio ed in Toscano dal Ricasoli che
sognavano semplicemente di modificare in senso costituzionale il rapporto Corona-Parlamento senza
stravolgere le condizioni sociali ed economiche esistenti.

Inoltre, Mazzini si interessa alle nazioni in quanto popoli e non stima i “principi” che le guidano poiché,
come ha detto Fançois Mitterand , “Sono le nazioni, qualora ne siano in grado, a fare grandi i propri
governanti”. Nel 1861 l’Italia smetteva di essere soltanto quell’entità che Metternich aveva definito
“un’espressione geografica”, ma non era ancora divenuta quell’unica realtà “una d’arme, di lingua,
d’altar/di memorie, di sangue e di cuore” auspicata da Manzoni in Marzo 1821 e ispiratrice dell’azione
mazziniana.

« Su queste classi […] così fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine
sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei giovani presso i quali l'esperienza
non ha ancora modificate le dottrine assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare
che non esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a mettere in
pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla sventura. » Camillo Benso conte di Cavour
Il Mazzini Carbonaro
Giuseppe Mazzini nasce a Genova il 22 giugno 1805, ed è dunque cittadino francese. La sua educazione è
fortemente influenzata dalle figure dei genitori: il padre, dall’animo rivoluzionario, aveva partecipato alla
politica genovese durante il periodo repubblicano (1796-1799), mentre la madre era una persona
estremamente religiosa.

«Gl'istinti repubblicani di mia madre m'insegnarono a cercare nel mio simile l'uomo, non il ricco o il
potente; e l'inconscia semplice virtù paterna m'avvezzò ad ammirare, più che la boriosa atteggiata
mezza-sapienza, la tacita inavvertita virtù di sagrificio ch'è spesso in voi. »

In gioventù si dedica soprattutto alla letteratura, scrivendo recensioni per alcuni giornali liguri. Nel 1827
Mazzini si fa iniziare alla Carboneria, della quale divenne segretario in Valtellina, e, almeno per i primi mesi,
si dedica appassionatamente all’attività settaria.

Tuttavia, con la notizia della rivoluzione parigina del luglio 1830, che in tre giorni di combattimenti (le
cosiddette trois glorieuses) aveva abbattuto il trono assoluto dei Borbone per innalzare quello
costituzionale di Luigi Filippo d’Orléans, e del fallimento delle insurrezioni nei Ducati di Modena e di Parma
e nelle Legazioni pontificie (1831), Mazzini si rende conto di tutta l’inconcludenza e l’inefficacia della
politica carbonica, con i suoi misteriosi rituali che tuttavia raramente si
traducono in azioni politiche e militari decisive. Alla fine dello stesso anno,
Mazzini è arrestato proprio per la sua affiliazione alla società segreta: dopo un
breve processo, è prosciolto per insufficienza di prove, ma costretto con una
misura di polizia a lasciare il Regno di Sardegna per recarsi in esilio, il 10
febbraio del 1831, dapprima in Svizzera e poi in Francia.

Nel giugno dello stesso anno, scrisse una lettera al re Carlo Alberto di Savoia –
firmata "un italiano" –,, in cui chiedeva di stringere “a lega l'Italia” e di mettersi
alla testa della nazione scrivendo sulla propria bandiera “Unione, Libertà,
Indipendenza”. Ciò gli costerà la condanna a "morte ignominiosa"
in contumacia il 26 ottobre 1833, che verrà revocata nel 1848 con la
concessione di un'amnistia generale.

La fondazione della Giovine Italia


Nel luglio del 1831, convinto che il re non avrebbe potuto fare quello che gli veniva richiesto, a Marsiglia,
dopo aver riunito alcuni elementi dell’ala più radicale della Carboneria, Mazzini decide di dar vita alla
Giovine Italia, una nuova formazione politica che non rispecchia le società segrete che avevano condotto le
rivoluzioni dei primi trenta anni del secolo.

Difatti, nel documento D'alcune cause che impedirono finora lo sviluppo della libertà in Italia, egli condannò
il ruolo svolto fino ad allora dalla Carboneria – definita come “un vasto e potente corpo ma senza capo” che
era “priva non del sentimento nazionale, ma di scienza e logica per ridurlo in atto” (Istruzione generale per
gli affratellati della Giovine Italia) – ed espose con chiarezza i valori dell'Associazione – libertà, uguaglianza,
umanità – e gli obiettivi politici della Giovine Italia: unità nazionale, indipendenza e repubblica.
Caratteristica essenziale dell'opera di apostolato di Mazzini, infatti, era il legame inseparabile tra pensiero e
azione e nessuna insurrezione aveva significato senza una fede che la ispirasse.

Dunque, la Giovine Italia si differenzia principalmente dalla Carboneria per tre motivi.

1. I suoi obiettivi politici sono pubblici: benché la società agisca in clandestinità, tutti sanno che essa
persegue l’indipendenza e l’unità della penisola, riunita sotto un governo repubblicano, e non
esiste quella stratificazione dell’organizzazione e degli obiettivi che invece era tipica, per esempio,
della Carboneria. La Giovine Italia era segreta soltanto per i nomi degli affiliati, che dovevano
scegliere un nome di battaglia, ma, a dispetto delle precedenti società segrete, aveva un
programma pubblico per raccogliere intorno all'ideale di un'Italia unita, libera e repubblicana i
giovani disposti a sacrificarsi per la diffusione della fede italiana.

2. I suoi mezzi sono dichiarati: la Giovine Italia persegue i propri scopi tramite l’educazione (o
“apostolato”) e l’insurrezione. Educare l'uomo significa imprimere nella sua coscienza il dovere di
concorrere al progresso comune, quindi educazione è operosità, è progresso.

«[…] associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a
quel giorno e dopo quel giorno»

3. L’obbiettivo rivoluzionario ha portata popolare: la formazione di Mazzini punta sulla diffusione


delle proprie idee per coinvolgere il maggior numero di individui possibile e conta di perseguire la
cacciata degli stranieri tramite l’azione violenta, da conseguirsi tramite la guerra per bande. Mazzini
intende dunque rinunciare a qualsiasi contributo straniero, in particolare della Francia, nella quale
invece sperano altri cospiratori, come Filippo Buonarroti.

«La Giovine Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l’ora e il carattere
dell’insurrezione»

Sul fondamento dei suoi principi il Mazzini, nel luglio del 1831, dettò l'Istruzione generale per gli affratellati
alla Giovine Italia, la quale doveva essere "la fratellanza degli Italiani credenti in una legge di Progresso e di
Dovere". Nello stesso anno viene poi pubblicato il Manifesto della Giovine Italia che sottolinea la centralità
dell'idea repubblicana e democratica, la polemica con l'alta gerarchia del clero, l'abolizione dell'aristocrazia,
la promozione dell'istruzione pubblica e il riconoscimento dei diritti del cittadino e dell'uomo.

La nuova associazione adottò come vessillo la bandiera tricolore, simbolo dell'unità italiana. Gli affratellati
dell'associazione erano divisi in iniziati e iniziatori, iscritti in congreghe provinciali composte ciascuna da tre
membri propagatori. A capo della società era stata istituita una congrega centrale – composta dal Mazzini,
da Carlo Bianco e probabilmente da Natale Santi, antico ufficiale napoleonico – che da Marsiglia dirigeva e
coordinava le iniziative nelle varie città italiane.

Ogni iniziato alla Giovine Italia doveva pronunziare il giuramento seguente.

«Io cittadino italiano - davanti a Dio, padre della libertà,


davanti agli uomini nati a gioirne, davanti a me, e alla mia
coscienza, specchio delle leggi di natura - pei diritti
individuali e sociali che costituiscono l'Uomo - per l'amore
che mi lega alla mia patria infelice - pei secoli di servaggio
che la contristano - pei tormenti sofferti da' miei Italiani
fratelli - per le lagrime sparse dalle madri sui figli, spenti o
cattivi - pel fremito dell'anima mia nel vedermi solo, inerte
e impotente all'azione - pel sangue dei martiri della patria -
per le memorie de' padri - per le catene che mi circondano:
giuro di consecrarmi tutto e per sempre con tutte le mie
potenze morali o fisiche alla Patria ed alla sua
rigenerazione; di consecrare il pensiero, la parola e l'azione
a conquistare indipendenza, unione, libertà all'Italia; di
spegnere col braccio, e infamar colla voce i tiranni e la
tirannide politica, civile o morale, cittadina o straniera; di
combattere in ogni modo le ineguaglianze fra gli uomini
d'una stessa terra; di promovere con ogni mezzo
l'educazione degli Italiani alla libertà e alla virtù, che la
fanno eterna; di soccorrere coll'opera e col consiglio
qualunque m'invocasse fratello; di cercare per ogni via che gli uomini della Giovine Italia ottengano la
direzione della cosa pubblica; di propagare con prudenza operosa la Federazione di cui fo parte da
questo momento; di ubbidire agli ordini e alle istruzioni che mi verranno trasmesse da chi rappresenta
con me la unione de' miei fratelli; di non rivelare, per seduzioni o tormenti, l'esistenza, le leggi, lo scopo
della federazione, e di distruggere, potendo, il rivelatore. Così giuro, rinnegando ogni mio interesse
particolare pel vantaggio della mia Patria, e invocando sulla mia testa l'ira di Dio e l'abbandono degli
uomini, la infamia e la morte dello spergiuro, s'io mancassi al mio giuramento.»

L'associazione ebbe anche un periodico, «La Giovine Italia», che fu annunziato nel novembre del 1831 come
una «serie di scritti intorno alla condizione politica, morale e letteraria dell'Italia, tendenti alla sua
rigenerazione». Del periodico, però, ne uscirono soltanto 6 numeri tra il 1832 e il 1834.

Dio e popolo
Mazzini accetta l’originaria formula rivoluzionaria “Libertà, Eguaglianza, Fratellanza”, ma dice: - la Libertà
non è un fine, ma mezzo a sviluppare le nostre forze. L'Eguaglianza anch'essa è mezzo, e si vuole diventare
tutti eguali, perché ciascuno possa concorrere ad uno scopo comune. E se quelli sono i mezzi, quale sarà il
fine per cui debbono servire ? Non è l'individuo, proclamato libero ed eguale agli altri, sì che possa pensare
a sé, al suo benessere particolare: in tal caso ci saranno milioni d'individui, ciascuno separato dagli altri,
ciascuno intento ai suoi diritti, e non ci sarà la società. Il fine, per cui l' individuo dev'essere dotato di
Libertà e d'Eguaglianza, bisogna cercarlo in qualcosa di superiore, nell'Umanità; egli deve essere mezzo a
realizzare la legge dell'umanità, il progresso, a cui l'umanità ha diritto secondo le forze concessele
dall'Essere supremo. Così la nuova formula diventa: Libertà, Uguaglianza, Umanità. Al disopra della vita di
ciascuno è una vita universale, fondata sulla legge del progresso, - il germe del progresso è nelle forze date
all'uomo, ma regolate da una legge, da un ordine provvidenziale, che è in idea quello che l'umanità è
destinata ad attuare come fatto.

Ed ecco un altro punto cardine del programma della Giovine Italia, il tema della religione: i mazziniani
rifiutano qualsiasi concezione materialistica, tipica invece di gran parte delle formazioni derivanti dalla
Rivoluzione francese, e, in un’ottica tipicamente romantica, identificano Dio con il popolo e con il principio
stesso del progresso umano. In realtà Mazzini rifiuta non solo l'ateismo (è questa una delle divisioni
ideologico-teoriche che egli ebbe con altri repubblicani come Pisacane) e il materialismo («...L'ateismo, il
materialismo non hanno, sopprimendo Dio, una legge morale superiore per tutti e sorgente del Dovere per
tutti...»), ma anche il trascendente, in favore dell'immanente: egli crede nella reincarnazione, per poter
migliorare di continuo il mondo e migliorare sé stessi.

Secondo Mazzini, è nella coscienza del popolo che si manifesta potentemente la volontà di Dio ("Dio e
popolo") e ad ogni popolo Dio affida direttamente una missione per il progresso, generale dell'Umanità. Il
popolo, di conseguenza, non è visto come semplice massa di manovra per fare la rivoluzione (come invece
considerato da alcuni settori della Carboneria), ma come il soggetto principale del mutamento politico.

«Dio - Umanità - Patria - Dovere - Amore


Costanza: complemento d'ogni umana virtù.
L'unità d'Italia mezzo dell'Unità Europea
Questi sono gli estremi termini della mia fede» Giuseppe Mazzini - Luglio 1850

Egli afferma di credere «che Dio è Dio, e l'Umanità è il suo Profeta», che «il Popolo» è «immagine di Dio
sulla terra» e vi è «un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il nostro mondo
è raggio e l'Universo una incarnazione». Per lui non conta che la sua intima credenza sia razionale o no,
poiché «Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come
negarlo, follia. Dio esiste, perché noi esistiamo» anche se, specifica, «l'universo lo manifesta con l'ordine,
con l'armonia, con l'intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi».
Mazzini era altresì convinto che fosse ormai presente nella storia un
nuovo ordinamento divino nel quale la lotta per raggiungere l'unità
nazionale assumeva un significato provvidenziale. Operare nel
mondo significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio
svolgeva, riconoscere ed accettare la missione che uomini e popoli
ricevono da Dio. Per questo bisogna «mettere al centro della propria
vita il dovere, senza speranza di premio, senza calcoli di utilità». La
storia dell'umanità dunque sarebbe una progressiva rivelazione
della Provvidenza divina che, di tappa in tappa, si dirige verso la meta
predisposta da Dio.

Come altri patrioti, letterati, rivoluzionari delle società segrete


francesi, inglesi e italiane Mazzini vide nell'abate
calabrese Gioacchino da Fiore (circa 1130-1202), l'autore di una
profezia riguardante l'avvento della Terza Età o Età dello Spirito
Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che sarebbe rinata, libera dalle dominazioni straniere, come la
nazione che avrebbe esercitato un primato sulle altre per la presenza della Chiesa cattolica. Mazzini ebbe
grande interesse per Gioacchino tanto da volergli dedicare un trattato rimasto inedito Joachino, appunti per
uno studio storico sull'abate Gioacchino, che considerava un suo precursore per gli ideali sociali e politici da
realizzare tramite un'unità spirituale e storica.

Alla base della concezione religiosa di Mazzini, vi è la necessità di soppressione degli organismi intermedi
fra l'uomo a Dio, concetto di stampo protestante. Tuttavia, se ogni uomo può foggiare a suo modo la sua
religione, non si otterrà mai quella religione che deve essere base del risorgimento nazionale. Dunque,
Mazzini crede che bisogna riedificare un'autorità religiosa che impedisca la confusione e tenga uniti insieme
i credenti. Tale autorità, secondo Mazzini, non può essere riposta né nel papa (definisce il papato come “la
base d'ogni autorità tirannica”) né nello Stato o nel capo dello Stato, ma nel Concilio, adunanza di tutti i
credenti per mezzo dei loro mandatari, che negli ordini religiosi deve avere l'ufficio stesso
della Costituente da lui voluta negli ordini politici.

«Se voi fate tante chiese nazionali, poiché ogni nazione ha il suo capo, avrete altrettante religioni.
Bisogna trovare un'autorità religiosa che raccolga intorno a sé tutte le nazioni cristiane.»

Ed egli ha ferma fede che questa riforma partirà da Roma, e crede che « il giorno in cui la Città eterna sarà
redenta e capitale di venticinque milioni d'italiani, dovrà diventare la Roma d'un Concilio che fonderà l'unità
religiosa in Europa e porrà fine a tutti gli scismi ».

Politica e società
Secondo le teorie mazziniane era necessario distinguere il momento dell’indipendenza nazionale da quello
della rivoluzione politica: subito dopo la cacciata degli stranieri il governo sarebbe stato retto
temporaneamente da un’autorità dittatoriale (inteso come potere straordinario alla maniera dell'Antica
Roma, non come tirannide) composta da pochi individui dalla riconosciuta moralità in rappresentanza delle
diverse zone del paese, per dare il tempo al popolo, unico depositario della sovranità, di decidere quale sia
la miglior forma di governo. Il governo verrà restituito direttamente al popolo non appena il fine della
rivoluzione verrà raggiunto, il prima possibile.

Infatti, nonostante Mazzini ritenga che la repubblica sia l’unico governo accettabile per la penisola italiana,
pensa che essa debba essere il frutto della libera volontà popolare e non imposta dall’élite rivoluzionaria. La
Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò,
esclusivamente uno strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e doveri, mentre
la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui diritti individuali: fermandosi ai diritti
dell'individuo aveva dato vita ad una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo
il bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo. Mazzini, inoltre, è contrario a qualsiasi tipo di
federalismo, propendendo invece per un governo centrale espressione della volontà dell’insieme del
popolo sovrano.

Mazzini rifiuta decisamente qualsiasi redistribuzione della ricchezza e ogni ipotesi socialista, tipica di quelle
formazioni che traevano origine dall’insegnamento di François Noël “Graccus” Babeuf. Egli criticava i
socialisti per il proclamato internazionalismo dei loro tempi, venato di anarchismo e di forte negazionismo,
per l'attenzione da essi rivolta verso gli interessi di una sola classe: il proletariato; inoltre egli definiva
arbitrario e impossibile a pretendere l'abolizione della proprietà privata: così si sarebbe dato un colpo
mortale all'economia che non avrebbe premiato più i migliori. Ma la critica maggiore era rivolta contro il
rischio che le ideologie socialiste estremistiche portassero a un totalitarismo.

« Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano
acquistarla. Bisogna richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro possa
produrla. »

Da queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che portò alla Comune di Parigi
(1871). Mentre per Marx quello della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato
accentratore borghese realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al concetto di Stato-
nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa la fine della nazione, la minaccia di uno
smembramento della Francia. Per salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri,
Mazzini punta su una forma di lavoro cooperativo: l'operaio dovrà guardare oltre una lotta basata solo sul
salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia sociale con elementi di «piena responsabilità e
proprietà sull'impresa».

I tentativi insurrezionali della Giovine Italia


La Giovine Italia si diffuse rapidamente sia fra gli esuli sia in Italia. Si
formarono dei nuclei dell'associazione in tutta la penisola, dal Lombardo-
Veneto al Granducato di Toscana fino al Regno delle Due Sicilie, ma l'obiettivo
principale dell'azione mazziniana rimase il Regno di Sardegna, dove
la Giovine Italia riuscì a fare vasti proseliti, soprattutto nelle file dell'esercito.

Le prime azioni di insurrezione, progettate da Mazzini in esilio, prevedono


sollevazioni repubblicane programmate per il 1833 a Chambéry, Torino,
Genova e Alessandria: l’organizzazione però viene infiltrata da agenti in
incognito della polizia piemontese e i principali congiurati vengono arrestati prima che possano mettere in
atto il piano. Fra i condannati figuravano i fratelli Giovanni e Jacopo Ruffini, amico personale di Mazzini e
capo della Giovine Italia di Genova, l'avvocato Andrea Vochieri e l'abate torinese Vincenzo Gioberti. Tutti
subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono condannati a morte, poiché appartenenti a
quell'esercito sulla cui fedeltà Carlo Alberto aveva fondato la sicurezza del suo potere.

Per evitare di rivelare i nomi dei complici, il giovane Jacopo Ruffini, amico personale di Mazzini, si uccide
nelle carceri sabaude. Questo episodio scuote profondamente il cospiratore genovese e lo spinge a
progettare un’operazione di vendetta in nome dell’amico, le due sollevazioni che, nel 1834, scoppiano in
Savoia e a Genova. A capo della rivolta era stato posto il generale Gerolamo Ramorino, che aveva già preso
parte ai moti del 1821; questa scelta però si rivelò un fallimento, perché Ramorino si era giocato i soldi
raccolti per l’insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando il 2
febbraio 1834 si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia, ormai allertata da
tempo, disperse i volontari con molta facilità. Nel frattempo la rivolta a Genova doveva essere gestita da
Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda
rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l’insurrezione, però,
egli non trovò nessuno, e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla
condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per l’America del Sud dove
continuerà a combattere per la libertà dei popoli.

L’impresa fallisce nuovamente non avendo forze per resistere agli attacchi della polizia, perché, nonostante
la partecipazione di esuli liberali tedeschi e polacchi, l’intransigentismo politico della Giovine Italia isola
l’organizzazione dalle altre formazioni.

La Giovine Europa e la fine della Giovine Italia


Mazzini non può essere considerato nazionalista: egli sosteneva la pari dignità tra tutti i popoli europei e
riteneva che la massima conquista civile della società fosse stata l’abolizione della schiavitù.

« La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo » Giuseppe Mazzini, Ai giovani d'Italia

Mazzini subordinava il concetto di Patria a quello più ampio di Umanità,


auspicando che il concetto di nazione sarebbe stato superato a favore di
una federazione fra i popoli europei che, da un lato, avrebbe permesso la
rimozione delle tensioni internazionali sanando le ferite nazionaliste e,
dall’altro, avrebbe permesso lo sviluppo anche dei popoli più poveri. La
nazioni sarebbero dovute giungere a questo nuovo assetto geopolitico
spinte dalla comprensione della “legge morale” a cui tutte sono soggette.
Con ciò si comprende perché il 15 aprile 1834 Mazzini fondi a Berna
la Giovine Europa, tesa a federare i popoli oppressi del continente per
opporre “una Santa Alleanza dei popoli alla Santa Alleanza dei re”. In essa
rientravano la “Giovine Italia” e altre simili organizzazioni, come la “Giovine
Germania”, la “Giovine Polonia” e la “Giovine Francia”, Il progetto della
formazione è molto ambizioso, poiché prevede l’instaurazione di una
repubblica federale che raduni tutto il continente: la “Futura Europa dei
popoli”. L’azione di Mazzini, tuttavia, non riesce mai a espandersi oltre lo
stadio dei contatti personali tra i delegati italiani, polacchi e ungheresi, e la
Giovine Europa cessò le proprie azioni nel 1836.

«L’epoca passata, epoca che è finita con la rivoluzione francese, era destinata ad emancipare l'uomo,
l'individuo, conquistandogli i doni della libertà, della eguaglianza, della fraternità. L'epoca nuova è
destinata a costituire l’umanità; […] è destinata ad organizzare un'Europa di popoli, indipendenti quanto
la loro missione interna, associati tra loro a un comune intento.»

Altri tentativi falliti di insurrezioni si ebbero a Palermo, in Abruzzo, nella Lombardia austriaca, in Toscana.
Constatato il fallimento di questa prima stagione insurrezionale, sia per non aver conseguito nessun
vantaggio politico sia per i numerosi caduti nei combattimenti, nel 1837 Mazzini si trasferisce a Londra per
sfuggire alle polizie europee: inizia così un periodo di profonda depressione politica e personale che lui
definisce “tempesta del dubbio” circa l’inutilità di opporsi a forze tanto superiori, al punto da mettere in
dubbio il senso della sua stessa esistenza.

« La vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla, se non virilmente o in modo che
rechi testimonianza della propria credenza. » Giuseppe Mazzini, Lettera di risposta ad Angelo Usiglio,
Londra, 1837

Solo grazie al suo profondo sentimento religioso che, in lui, ha sempre una valenza politica, il patriota riesce
a uscire dallo stato depressivo, convinto che la causa nazionale italiana era più importante di ogni
insuccesso contingente. Alla fine del 1838 riprese l'antico progetto della Giovine Italia fondando alcune
congreghe – la più importante delle quali si trovava a Parigi – e un giornale, l'Apostolato popolare. Nel
1841 Eleuterio Felice Foresti costituisce a New York la Congrega Centrale della Giovine Italia per l'America
del Nord.

Pur non prendendo parte personalmente all’attività politica in senso stretto, si trova al centro di roventi
polemiche nel 1844. In quell’anno Attilio ed Emilio Bandiera, due fratelli veneziani che avevano disertato
dalla marina austriaca e avevano aderito agli ideali mazziniani, fondarono una loro società segreta,
l’Esperia, e organizzano una spedizione per sollevare la Calabria contro Ferdinando II di Borbone. Secondo
le informazioni ricevute, speravano di trovare Cosenza in rivolta ma, appena arrivati, si rendono conto che
la rivolta era già stata sedata; vengono poi traditi e denunciati alle autorità da uno dei loro compagni, e
infine fucilati nel Vallone di Rovito il 25 luglio 1844.

Nonostante Mazzini avesse sconsigliato una spedizione tanto avventata, dopo la morte dei due fratelli
diversi altri esponenti del democratismo italiano lo accusano di mandare sconsideratamente alla morte i
suoi giovani adepti, facendo così indirettamente il gioco dei liberali moderati e della monarchia sabauda.
Inutilmente, scrisse ne I ricordi dei Fratelli Bandiera:

Nel 1848 Mazzini sciolse definitivamente la Giovine Italia; il 5 marzo 1848, fondò l'Associazione Nazionale
Italiana e successivamente il Partito d'Azione.

FONTI DI RICERCA
 www.sapere.it
 www.150anni.it
 candidonews.wordpress.com
 doc.studenti.it
 www.treccani.it
 www.oilproject.org
 it.wikipedia.org
 cronologia.leonardo.it
 Il programma della Giovine Italia (www.150anni.it)
 Il Manifesto della Giovine Italia (www.150anni.it)

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