Dicembre 2014
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12•Dicembre 2014
Mensile Tecnico Scientifico € 4,50
E.S.S. Editorial Service System Sped. Abb. Post - D.L. 353/2003
(conv. In L. 27/02/2004 n.46) art.1
Fondazione Dià Cultura comma 1, Aut. N.C/RM/036/2010
Museo Archeologico Nazionale di Palestrina
Questo l’incipit dell’Eneide in cui Virgilio, nei sette versi del Simona Sanchirico, Direttore editoriale di Forma Urbis – Fondazione
Dià Cultura
proemio, anticipa i filoni portanti del mito di Enea, l’eroe
troiano figlio di Anchise, fuggito dopo l’incendio della città
di Troia e messosi in viaggio per il Mediterraneo fino ad ap-
prodare nel Lazio, dove diventa il capostipite del popolo ro- Bibliografia essenziale
mano grazie all’incontro della sua gente con gli aborigeni.
AA.VV., Italia Omnium Terrarum Alumna. La civiltà dei Veneti, Reti, Liguri, Celti,
La poetica versione virgiliana ha radici profonde; infatti Piceni, Umbri, Latini, Campani e Japigi, Milano 1990
fra i primi a stabilire una connessione ben precisa – pro- L. Quilici, Roma primitiva e le origini della civiltà laziale, Roma 1979
F. Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa. Lingua e storia, Bologna 1997
prio per il tramite della figura di Enea – tra il Lazio e la Dizionario dei nomi geografici italiani, Tea i Dizionari Utet, Torino 1992, s.v. Lazio
piccola città dell’Asia Minore, teatro della terribile guerra
narrata da Omero, furono due scrittori greci del V sec.
a.C., Ellanico di Lesbo e Damaste di Sigeo, la cui tradizio-
ne fu accreditata, qualche secolo dopo, da Fabio Pittore,
Fonti
Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Appiano di Alessandria
e Cassio Dione. Esiodo, Teogonia, trad. it. G. Arrighetti, Milano 1984
Tito Livio, Storia di Roma dalla sua fondazione, trad. it. M. Scandola, Milano 1982
Nel IV sec. a.C. lo storico siciliano Timeo di Tauromenio fa Plinio, Storia Naturale, trad. it. G.B. conte, Bologna 1982
menzione, nelle sue Storie, dell’origine troiana dei Penati Strabone, Geografia: l’Italia (libri V-VI), trad. it. a.M. BiraSchi, Milano 1988
Virgilio, Eneide, trad. it. c. ViValdi, Milano 1990
custoditi in un santuario di Lavinium, città sacra dei Lati-
ni, per la prima volta citati come abitanti del Latium nella
Teogonia di Esiodo che si occupa del loro eroe eponimo
Latino, padre della futura sposa di Enea, Lavinia, conside-
randolo figlio di Odisseo e di Circe (vv. 1011-1016).
Il Latium – il cui coronimo presuppone una base *(s)tl -t- e
iom “pianura” dalla radice indoeuropea stel-, stla-- to-, a
cui è legato anche il latino la- tus “largo, spazioso” – in
origine designava il territorio pianeggiante sito nella parte
meridionale dell’attuale Lazio, a sud del fiume Tevere, che
lo divideva dall’Etruria meridionale (attuale Lazio setten-
trionale), e a nord del fiume Garigliano (presso la città di
Sinuessa), che lo separava dalla Campania, limitato dalla
costa tirrenica ed esteso sulle propaggini degli Appennini
verso l’interno, fino al Sannio (Strabo, V, 2, 1).
Di questa regione la parte denominata Latium vetus, il La-
zio primigenio, era quella abitata da genti di stirpe latina,
mentre nella più ampia ed eterogenea superficie proiettata
verso sud-est, detta Latium adiectum (ossia Lazio “aggiun-
to”, perché era un territorio che i Romani avevano con-
quistato nella loro progressiva espansione verso sud) ed
Enea in fuga da Troia in fiamme (1598), Federico
estesa dai confini del Latium vetus fino alla Campania e al
Barocci (Urbino 1535? – 1612), Galleria Borghese –
fiume Liri presso Sinuessa, erano stanziati Volsci, Ernici e
Roma (immagine tratta da wikimediacommons)
Aurunci (Plin., N. H., III, 5,9).
2 In copertina: Immagini delle città e monumenti del Lazio trattati in questo numero
Direttore responsabile
Silvia Pasquali
Direttore scientifico
Claudio Mocchegiani Carpano
Editore
Laura Pasquali, amministratore unico della casa editrice
E.S.S. - Via di Torre S. Anastasia, 61 - 00134 Roma
tel. 06 710561
Redazione
Chiara Leporati, Laura Pasquali, Francesco Pignataro, Simona Sanchirico. Testi
raccolti a cura di Giovanna Rita Bellini
Impaginazione e grafica
Giancarlo Giovine per la Fondazione Dià Cultura
Documentazione fotografica
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio; DAI - Deutsches Archäologisches
Institut Rom; archivio privato
Referenze fotografiche
Foto d’archivio privato e di Enti pubblici e privati
Pubblicità e diffusione
Laura Pasquali
Amministrazione e segreteria
E.S.S. - Via di Torre S. Anastasia, 61 - 00134 Roma, tel. 06 710561 (15 linee r.a.)
Fax 06 71056230
Stampa
System Graphic Srl via di Torre Santa Anastasia 61, 00134 Roma - Telefono 06 710561
Città 4
di Elena Calandra
Reate 5
di Giovanna Alvino
Trebula Mutuesca 7
di Giovanna Alvino
Forum Novum 9
di Alessandro Betori
Castra Albana 11
di Silvia Aglietti e Alexandra W. Busch
Tusculum 13
di Valeria Beolchini
Lanuvium 14
di Giuseppina Ghini e Luca Attenni
Norba 16
di Stefania Quilici Gigli
Privernum 17
di Margherita Cancellieri e Nicoletta Cassieri
Praeneste 19
di Sandra Gatti
Signia 21
di Federica Colaiacono
Anagnia 23
di Sandra Gatti
Aletrium 24
di Sandra Gatti
Ferentinum 26
di Sandra Gatti
Verulae 28
di Sandra Gatti
Fregellae 29
di Carlo Molle
Aquinum 30
di Giovanna Rita Bellini con contributo di Giuseppe Ceraudo
Casinum 34
di Alessandro Betori
Fabrateria Nova 36
di Eugenio Polito
Ardea 38
di Francesco Di Mario
Tarracina 40
di Nicoletta Cassieri
Formiae 43
di Nicoletta Cassieri
Minturnae 46
di Giovanna Rita Bellini
Bibliografia essenziale 48
4
1. Rieti, pianta della città con il posizionamento delle presenze antiche (elaborazione F. Lezzi)
Reate
di Giovanna Alvino*
Orario di apertura:
dal martedì al sabato 8,30-13,30
4. Rieti, parte del viadotto su cui passava l’antica via 5. Rieti, cinta muraria di età medievale (foto Archivio
Salaria (foto Archivio SBAL) SBAL)
7
Trebula Mutuesca
di Giovanna Alvino*
Orari di apertura:
dal martedì al venerdì 9,45-12,45
sabato 9,00-13,00
domenica e festivi 9,00-13,00, 14,30-18,30 (dal 1 ot-
tobre al 30 marzo); 9,00-13,00, 15,00-19,00 (dal 1
aprile al 30 settembre).
Chiuso il giorno di Pasqua, Ferragosto, Natale,
Capodanno
1. Vescovìo, veduta degli scavi con sullo sfondo la Cattedrale sabina (foto Archivio SBAL)
Forum Novum
di Alessandro Betori*
Le ricerche di un’équipe della British School at Rome scavi 1999-2004 dietro l’abside della Basilica medievale
insieme al British Museum e all’Università di Birmingham hanno messo in luce una complessa stratificazione
(1997-2004) hanno inoltre portato all’individuazione di edilizia, nell’ambito della quale si è ipotizzata la presenza
altri edifici pubblici: un anfiteatro realizzato in struttura delle vestigia del palazzo vescovile, con fasi tra il IV e il VII
piena di terra costipata (del tipo a terrapieno) e un secolo e un abbandono ancorato a una data precisa, il
probabile magazzino tra di esso e la Basilica. La particolare 1295, quando esso dovette essere ricostruito in un luogo
tipologia dell’insediamento, aperto al territorio e dove più salubre, forse sulla vicina altura occupata oggi dai
dovevano risiedere stabilmente solo poche casate di resti di un convento tardo rinascimentale.
grandi proprietari, è dimostrata dalla vicinanza di alcune
tombe monumentali agli edifici pubblici e il rapporto di
alcune di esse con una grande villa, pure essa vicinissima *Alessandro Betori, Funzionario archeologo presso la
al Foro, scavata dagli archeologi inglesi, che Filippo Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Coarelli ha legato, come le terme e altre sistemazioni
idrauliche, all’evergetismo dell’unico personaggio illustre
legato al centro antico, il Faianius modicus eques citato
Visita a richiesta rivolgendosi direttamente al Comune
da Tacito (Ann. I, 73), identificato nel P. Faianius Plebeius
di Torri in Sabina.
del quale si conserva nel costituendo Museo dell’Agro
Tel. 0765/62004
Foronovano un’interessante lista di benemerenze verso la
sua piccola patria. La cittadina, in abbandono già nel II-
Orari di apertura:
III sec. d.C., venne scelta per le memorie martiriali e la
sabato e domenica 10,00-12,00, 15,00-18,00
posizione strategica come sede della Diocesi Sabina: gli
Castra Albana 11
di Silvia Aglietti* e Alexandra W. Busch*
2. Albano Laziale, facciata della chiesa di S. Maria della Rotonda (foto S. Aglietti)
12
dall’età repubblicana alla nascita della città. È infatti individuata e disegnata da Giuseppe Lugli, venne in luce
subito dopo l’abbandono dell’installazione militare da nel 1944 quando un bombardamento alleato distrusse il
parte dei soldati, alla fine del III secolo o agli inizi del palazzo che la inglobava. La sua struttura monumentale, di
IV, che le fonti riferiscono di Albano come sede vescovile, quasi 36 m di larghezza per un’altezza massima conservata
quando Costantino vi fece erigere una basilica dedicata a di 14 m, è singolare nel panorama dell’architettura militare
S. Giovanni Battista.
degli accampamenti legionari. Certamente va legata al
L’integrazione degli edifici della villa imperiale e dei
resti monumentali dei castra nella civitas, nel castellum ruolo che essa rivestì nella propaganda imperiale, così
medievale e quindi nella città, è testimoniata dal loro come lo stesso alloggiamento della Legio II Parthica nel
riutilizzo con, per la gran parte dei casi, cambiamenti di cuore dell’impero. Ogni viaggiatore che andava da Roma
destinazione d’uso. L’anfiteatro severiano, situato a nord- al sud, o che entrava a Roma dal sud, aveva la percezione
est dei castra Albana, costruito con un doppio ordine di dei cambiamenti voluti dall’imperatore Settimio Severo: essi
arcate di cui oggi è conservato solo il primo, e capace erano esplicitati attraverso il grande impatto visivo della
di contenere circa 14.800 spettatori, fu sottoposto a una cinta muraria dei castra Albana e della loro porta praetoria.
intensa attività di spoliazione e in parte utilizzato come
luogo di sepoltura. La più significativa testimonianza
del periodo domizianeo, la sala a cupola, riutilizzata *Silvia Aglietti, progetto “Albano” - DAI Rom
probabilmente a scopo termale nel III secolo, fu trasformata *Alexandra Busch, Römisch-Germanisches Zentralmuseum -
nel medioevo nella chiesa di S. Maria della Rotonda. Forschungsinstitut für Archäologie (RGZM)
Nello stesso periodo l’imponente impianto termale delle
canabae legionis, detto di “Cellomaio”, costruito sotto
l’impero di Caracalla a sud-ovest della via Appia, divenne Museo archeologico di Villa Ferrajoli
un quartiere abitativo e una delle sale fu trasformata in
chiesa dedicata a S. Pietro. Oggi alcuni ambienti delle Viale Risorgimento 3 - Albano (RM)
sostruzioni ospitano il Museo della Legione II Partica. 06/9325759; 06/9323490
L’approvvigionamento idrico delle terme era garantito
museo@comune.albano.laziale.rm.it
da una grande cisterna, i “Cisternoni”, che sorge nella
parte alta dell’accampamento, tuttora funzionante. Fu
probabilmente costruita per servire edifici della villa Orari di apertura:
imperiale e nel III secolo, per l’aumento delle necessità, dal lunedì al sabato 9,00-13,00
conseguente alla costruzione dei castra, fu ampliata fino a mercoledì e giovedì 16,00-18,30
contenere 10.000 m3 d’acqua. Per questo, all’acquedotto 1a e 3a domenica del mese 9,00-13,00
originale che la alimentava, le “Cento Bocche”, fu aggiunto
un braccio secondario della condotta di “Malaffitto Alto”, Museo della Seconda Legione Partica
entrambi provenienti da sorgenti situate nella conca
craterica del lago Albano. Via Volontari del Sangue 11-13 - Albano (RM)
Visibile in diversi punti della città, la cinta muraria dei Tel. 06/9325759; 06/9323490
castra Albana è il corpo edilizio più impressionante
dell’accampamento. Di forma rettangolare (circa 240 m Orari di apertura:
x 438 m), con gli angoli stondati, fu realizzata in opera dal lunedì al sabato 9,00-13,00
quadrata di blocchi in peperino su un terreno in forte mercoledì e giovedì 16,00-18,30
pendenza, con un dislivello di circa 40 m tra il piano 2a e 4a domenica del mese 9,00-13,00
del lato nord-est e quello prospiciente la via Appia. Era
accessibile da porte affiancate da torri rettangolari, di cui
sono ancora visibili la porta principalis sinistra e la porta
praetoria, che consentiva l’accesso dalla via Appia. Già
Tusculum si estese al sottostante pianoro, sul quale poi si sviluppò 13
di Valeria Beolchini* l’area monumentale composta da foro e teatro, oggetto di
una serie di campagne di scavo condotte fra il 1994 e il
2010 dall’Escuela Española de Historia y Arqueología en
Antica e potente città del Lazio situata a circa 30 km a Roma (CSIC) e oggi visitabile grazie a un percorso attrez-
sud-est di Roma, Tusculum sorge in una posizione strate- zato recentemente allestito dall’XI Comunità Montana dei
gica a controllo della Valle Latina, sul punto più alto della Castelli Romani e Prenestini, ente proprietario dell’area.
cinta vulcanica esterna che delimita il complesso dei Colli Dal 2012 la EEHAR ha inaugurato un nuovo progetto di
Albani. Se da un lato tale ubicazione garantì alla città un ricerca dedicato alla ricostruzione dell’abitato di epoca
ruolo di primo piano sia in epoca romana che medievale, medievale: dopo un apparente abbandono insediativo fra
dall’altro fu però anche all’origine di una costante rivalità il IV e la fine del X sec., Tusculum tornò infatti ad essere un
con Roma, che sfociò nel 1191 nella radicale distruzione centro di primaria importanza nella regione, in quanto roc-
dell’insediamento. caforte dinastica del potente casato aristocratico dei Conti
Le origini di Tusculum affondano nel mito, che, nella ver- di Tuscolo, fino al definitivo abbandono di fine XII secolo.
sione più diffusa, vuole che la città sia stata fondata da Te-
legono, figlio di Ulisse e della Maga Circe. Ciò che è certo
è che l’acropoli risulta stabilmente occupata fin dall’età del *Valeria Beolchini, Escuela Española de Historia y Arqueología
Ferro (X-VIII sec. a.C.) e che, dal VII-VI sec. a.C., l’abitato en Roma-CSIC
1. Norba, interno del parco archeologico: la 2. Norba, veduta aerea obliqua della città 3. Norba, le mura e la Porta Maggiore
strada centrale (foto S. Quilici Gigli) (foto S. Quilici Gigli) (foto S. Quilici Gigli)
1. Priverno, Museo archeologico: testa marmorea di Dioniso proveniente dall’area del teatro di Privernum, I sec. d.C. (foto L. Renzi)
2. Priverno, Area archeologica: panoramica del complesso termale di età imperiale che ingloba le strutture repubblicane
della domus dell’Emblema figurato (foto Musei Archeologici di Priverno)
18
Musei Archeologici di Priverno
Orario di apertura:
giovedì e venerdì 10,00-13,00
sabato, domenica e festivi 10,00-13,00, 15,00-18,00
Visite su prenotazione:
info 0773/911087 - 912306
Orari di apertura:
tutti i giorni 9,00-20,00 (la biglietteria chiude alle ore
19,00).
Orari di apertura:
gennaio e febbraio 9,00-16,00; marzo 9,00-17,00;
aprile 9,00-18,00; maggio 9,00-18,30; giugno-
agosto 9,00-19,00; settembre 9,00-17,30; ottobre
9,00-17,00; novembre e dicembre 9,00-16,00.
L’area archeologica degli edifici del Foro di Praeneste
(Piazza Regina Margherita 1) è visitabile gratuitamente
su richiesta.
1. Segni, veduta della chiesa di S. Pietro ricavata nella cella del Tempio di Giunone Moneta (foto Museo Civico
Archeologico di Segni)
Segni Project
1. Anagni, testina fittile 2. Anagni, tratto del circuito 3. Anagni, i cosiddetti “Arcazzi” 4. Anagni, sostruzione in opera
di guerriero rinvenuta murario in opera quadrata (foto Archivio SBAL) reticolata lungo via di Bagno (foto
sull’acropoli (490-480 a.C.) (foto Archivio SBAL) Archivio SBAL)
(foto Archivio SBAL)
24 Aletrium Ad Alatri sono imponenti i resti delle fortificazioni in opera
di Sandra Gatti* poligonale, che rappresentano uno dei circuiti difensivi
meglio conservati di tutto il Lazio meridionale.
La cinta muraria si compone di un doppio anello che
La città, che fu uno dei principali centri ernici, è posta su circonda l’acropoli e l’abitato. Forse in epoca arcaica
un colle isolato dei monti omonimi, fra la valle del Sacco era fortificata solo l’acropoli che fungeva da punto di
e l’alta valle dell’Aniene, quindi un importante passaggio avvistamento e di controllo del territorio e da rifugio in
trasversale fra le valli appenniniche e la costa, sfruttato caso di pericolo. Solo successivamente, forse verso il
fino a epoche recenti dalla transumanza. IV sec. a.C., in concomitanza con il periodo più caldo
Scarsamente ricordata nelle fonti antiche, durante l’epoca di eventi bellici tra Roma e gli Ernici e con la definitiva
tardo repubblicana Alatri dovette godere di un particolare urbanizzazione della città, deve essere stata realizzata la
benessere economico, grazie alla partecipazione dei cinta muraria che circonda tutto il perimetro urbano.
suoi cittadini alle attività commerciali connesse allo Ancora oggi sono conservati i numerosi accessi alla città:
sfruttamento delle province e ai traffici con l’Oriente, Porta S. Nicola e Porta Portati, in origine a camera, Porta
secondo un fenomeno che ben si conosce per numerose San Pietro, Porta Portadini e infine Porta S. Benedetto,
altre città antiche del Lazio. munita di un architrave monolitico e all’interno di un
La topografia della città romana è poco nota, ma si può piccolo corridoio protetto da muri in opera incerta.
ipotizzare che la struttura urbana antica sia stata ricalcata L’acropoli è circondata da una fortificazione che ha
con notevole fedeltà da quella medievale. Il Foro si regolarizzato la sommità del colle, racchiudendola in
trovava in corrispondenza di piazza S. Maria Maggiore, una specie di trapezio di opera poligonale realizzata con
dove la chiesa ha inglobato un tempio di cui si conserva il blocchi enormi, ma a giunzioni quasi perfette, uno degli
basamento in opera poligonale, forse dedicato a Giove. esempi migliori di questa tecnica che si siano conservati. La
I monumenti principali della città in età tardo repubblicana porta principale dell’acropoli, Porta Maggiore, è coperta
(fine del II sec. a.C.) sono ricostruibili grazie a una da un enorme architrave monolitico e conserva ancora
iscrizione, conservata nel Museo Civico, in cui i cittadini di sugli stipiti i fori per i cardini.
Alatri ringraziano il censore Lucio Betilieno Varo per una
serie di opere pubbliche che egli aveva fatto realizzare
ad Alatri. Di tutte le opere elencate nel testo epigrafico *Sandra Gatti, Funzionario archeologo presso la Soprintendenza
per i Beni Archeologici del Lazio
sono oggi ancora visibili il portico, una cisterna accanto
all’acropoli e i resti del monumentale acquedotto.
Orario di apertura:
martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica 9,00-
13,00, 15,00-19,00
3. Alatri, il circuito murario esterno (foto Archivio SBAL) lunedì chiuso
26
4. Ferentino, Porta Sanguinaria (foto Archivio SBAL) 5. Ferentino, il circuito murario in opera poligonale (foto Archivio SBAL)
6. Ferentino, Porta Stupa con il saliente tondeggiante delle mura (foto Archivio SBAL)
28
Orario di apertura:
dal martedì alla domenica 9,30-13,00
giovedì, sabato e domenica 15,00-19,00
lunedì chiuso
Orario di apertura:
lunedì, mercoledì, venerdì 8,00-13,00
martedì e giovedì 8,00-13,00, 15,30-18,30
sabato e domenica chiuso
Orario di apertura:
invernale (27 marzo – 27 ottobre) ore 9,00-17,00
estivo 9,00-19,00
6. Cassino, Ninfeo Ponari (foto Archivio SBAL) chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
36
o Archivio SBAL)
38 Ardea cui Livio, e relativo a una presunta decadenza, con
di Francesco Di Mario* conseguente impoverimento, dell’antico abitato a partire
approssimativamente dal IV secolo a.C. I ritrovamenti
sinora effettuati, infatti, sembrano indicare proprio nel IV
I Rutuli erano una antica popolazione del Lazio e la città di secolo e in quelli immediatamente successivi, un periodo
Ardea ne era il centro urbano principale. Il loro territorio, estremamente vitale, ricco di scambi commerciali e di
situato tra il mare Tirreno e le pendici dei Colli Albani, era rapporti culturali con l’Etruria, la Magna Grecia e il mondo
più ampio di quello dell’attuale Comune di Ardea, situato punico. Anche dal punto di vista religioso Ardea ebbe una
in provincia di Roma e a circa 30 chilometri a sud della ragguardevole importanza: le fonti storiche ci danno notizia
capitale. Si trattava di una popolazione appartenente alla dell’esistenza di un grande santuario dedicato a Venere (il
cd. “stirpe latina”. cd. Aphrodisium), Cicerone racconta dell’esistenza del culto
Le campagne di ricerca archeologica svolte in passato, della dea Nascio o Natio, Plinio del tempio di Giunone,
come anche quelle recenti effettuate dalla Soprintendenza Servio di quello di Castore e Polluce. Nel 217 a.C., durante
per i Beni Archeologici del Lazio, hanno consentito di la seconda guerra punica, il collegio sacerdotale romano
effettuare interessanti ritrovamenti di strutture e di reperti, scelse il Foro di Ardea per eseguire grandi sacrifici allo
dimostrando come il territorio ardeatino, legato tra scopo di riconquistare il favore degli dei.
1. Ardea, territorio: 1) acropoli di Ardea; 2) sepolture ipogee presso la chiesa di S. Marina e la soprastante area archeologica
di Colle della Noce; 3) area archeologica in località “Le Salzare”, Fosso dell’Incastro; 4) area archeologica in località “La
Fossa”, Fosso dell’Incastro; 5) area archeologica in località “Casarinaccio” (disegno ed elaborazione cad: F. Cioffi)
l’altro al mito dell’arrivo di Enea nel Lazio, sia ancora Nell’età del Ferro il territorio ardeatino era caratterizzato
straordinariamente ricco di elementi antichi il cui studio dalla presenza di piccoli villaggi di capanne, di cui
sta iniziando a fornire dati interessanti per una maggiore sono stati ritrovati i resti sui diversi rilievi tufacei che
conoscenza di questa parte del Lazio antico. contraddistinguono geologicamente l’area. In seguito
Si può, comunque, affermare che le ricerche archeologiche fu scelta l’altura dove sorge tuttora il moderno abitato
sinora effettuate hanno tutte confermato quanto riportato per costruirvi l’acropoli: si tratta di un pianoro di forma
da fonti antiche che, in maniera unanime, ci informano allungata, i cui fianchi, naturalmente scoscesi, furono
sia dell’importanza che Ardea con il suo territorio aveva probabilmente regolarizzati da azione umana per rendere
nell’antichità, che del benessere di cui godevano i suoi più difficilmente raggiungibile la sommità. La sua parte
abitanti e della ricchezza e sontuosità dei loro edifici. settentrionale era difesa da un profondo fossato e da un
Occorre, invece, alla luce dei nuovi dati, riesaminare terrapieno rinforzato con una imponente struttura muraria
quanto riferito da alcuni autori greci e romani, tra realizzata con grandi blocchi parallelepipedi di tufo.
39
Anche la vasta area pianeggiante circostante, denominata sono le testimonianze archeologiche sinora rinvenute, tutte
Civitavecchia (in cui è situata l’area archeologica di di particolare valore, tra cui si segnala l’area archeologica
Casarinaccio, con i resti del tempio dedicato a Giunone situata presso la foce del Fosso dell’Incastro, o Fosso
e di una grande basilica di età repubblicana), era difesa, Grande, in cui è stata rinvenuta una importante area sacra
nel versante settentrionale, da un grande terrapieno con tre templi di cui uno di età arcaica e tardo arcaica
con antistante fossato che la divideva dal successivo (VI-V sec. a.C.) dedicato al dio Inuus, straordinariamente
pianoro di Casalazzara. Quest’ultimo presenta sul lato conservato, a cui era annesso un impianto portuale, che
settentrionale pareti naturalmente ripide e scoscese, rese possibili scambi commerciali marittimi e notevoli
mentre la parte meridionale degrada più dolcemente contatti culturali.
verso la valle sottostante. A nord-est un ulteriore sistema
difensivo, composto da aggere e fossato (ora attraversato
da via di Campoleone), delimitava l’intero territorio e *Francesco Di Mario, Funzionario archeologo presso la
costituiva una solida linea difensiva e di protezione che Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
controllava l’accesso di chi proveniva da est. Numerose
5. Ardea, tempio di età arcaica e tardo arcaica (VI-V sec. a.C.) (foto F. Di Mario) 6. Testa a tuttotondo (alta 10 cm) pertinente a un
piccolo altorilievo frontonale, in cui è raffigurato un
personaggio barbato, con elmo coperto da pelle
bovina con corna. È estremamente verosimile, dato
anche il luogo di ritrovamento, che si tratti della
raffigurazione del dio Inuus (foto F. Di Mario)
40
1. Terracina, antica piazza del Foro con il lastricato originario e il tracciato dell’Appia (attuale Piazza Municipio) (foto AION s.n.c)
2. Terracina, Museo Civico di Terracina (foto Archivio SBAL) 3. Terracina, Rupe del Pisco Montano (foto Archivio SBAL)
4. Terracina, area del Santuario del Monte Sant’Angelo cd. Giove Anxur (foto Archivio SBAL)
42
Museo Civico Archeologico “Pio Capponi”
1. Formia, sepolcro noto come “Tomba di Cicerone” all’interno del suo giardino funerario recintato da alte mura.
Seconda metà I sec. a.C. (foto N. Cassieri)
Formiae
di Nicoletta Cassieri*
7. Formia, complesso di ambienti voltati , le cd. “Grotte di S. Erasmo”, riferibili a un quadriportico monumentale (foto
A. Di Nucci)
46 Minturnae il quartiere nord-occidentale si connotò come residenziale
di Giovanna Rita Bellini* con la costruzione di varie case (domus del teatro, domus
delle tabernae, domus del portico, domus del mercato,
domus delle terme); le strade vennero abbellite con
La colonia di Minturnae fu dedotta nel 296 a.C. sulla fontane e ninfei.
sponda destra del Liris (attuale Garigliano), in prossimità Per i secoli successivi le vicende e le fortune di Minturnae
della foce, con la finalità di controllare sia il facile approdo sono narrate dagli interventi di rifacimento e restauro che
costituito dalla foce stessa, sia la via d’acqua che consentiva si susseguono fino al VI secolo d.C.
la penetrazione verso le zone più interne del Lazio centrale. Alla fine del IV sec. d.C. inizia la decadenza causata dalle
La fondazione concorse alla rapida creazione di una invasioni barbariche e dalla mancanza di rifornimenti
lunga linea di difesa costiera che si estendeva dall’Etruria sicuri. La vita si restringe probabilmente nell’area centrale
sino alla Campania e che comprendeva le altre colonie della città, forse intorno alla sede episcopale ancora non
romane di Ostia, Anzio, Terracina e Sinuessa, nonché individuata (l’ultimo vescovo di Minturnae romana di cui si
quelle latine di Cosa e Paestum. ha memoria nelle fonti antiche è il Rusticus Episcopus che
Per la nuova colonia i Romani non utilizzarono il sito partecipò al Sinodo di Roma nel 499 d.C.).
occupato dall’antica omonima città aurunca distrutta,
bensì un’area pianeggiante circondata da terreni paludosi *Giovanna Rita Bellini, Funzionario archeologo presso la
posta a circa 2 km dalla costa. La forma della primitiva città Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
è quella dell’impianto castrale con perimetro quadrato,
delimitato da mura in opera poligonale di pietra calcarea,
suddiviso all’interno dagli assi ortogonali del cardo e del „
Il progetto di ricerca Minturnae Forma Urbis“
decumano (la via Appia).
Favorita da una posizione che ne faceva il mercato La collaborazione, in corso dall‘anno 2010, tra
privilegiato per gli scambi commerciali tra Lazio e Campania Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e
e che consentiva di controllare un fiume navigabile per Istituto Archeologico Germanico a Minturnae si colloca
buona parte del suo corso, Minturnae conobbe un così nell’ambito dell’attività di ricerca coordinata dalla
rapido sviluppo da imporre, probabilmente tra la fine del stessa soprintendenza che vede in campo anche istituti
III e i primi decenni del II sec. a.C., un ampliamento della scolastici come il Vitruvio-Tallini di Formia (rilievo diretto
colonia verso ovest. In questa occasione le vecchie mura dei monumenti, esame delle fonti storiche, ricostruzioni
furono in parte abbattute e sostituite da una cinta difensiva virtuali), la Seconda Università di Napoli cattedra di
in opera quadrata. rilievo (tesi di laurea di rilievo e analisi tecnica dei
A questa fase sono pertinenti il Foro delimitato da portici monumenti), l’Università di Padova (progetto TESS sulla
con pilastri in opera quadrata di tufo, il Capitolium più catalogazione e studio dei rivestimenti pavimentali).
antico, le domus ad atrio documentate al di sotto delle Il progetto dello IAG (coordinato da Henner von
successive stratificazioni, il primo impianto del teatro Hesberg), finanziato dall‘Istituto Archeologico
cui sono pertinenti alcune statue di Muse in calcarenite Germanico, dal Deutsche Forschungsgemeinschaft
esposte nel Museo. di Bonn, dall‘Università di Colonia, dal Fritz-Thyssen-
La radicale trasformazione urbanistica di età augustea, Stiftung, ha portato al rilievo integrale della parte
a seguito della nuova deduzione coloniale, comportò la della città romana di proprietà demaniale a cura di
monumentalizzazione del tratto urbano della via Appia Hansgeorg Bankel; a indagini geofisiche nell’area
mediante portici in uno scenario che evoca quello delle urbana ancora in proprietà privata e nell’area del
vie porticate delle grandi città provinciali romane dell’Asia santuario emporico alla foce del Liris, condotte
Minore o dell’Africa settentrionale, la costruzione di dall’équipe di Michael Heinzelmann; allo studio del
un tempio dedicato ad Augusto nel Foro repubblicano, Tempio di Cesare sul castrum effettuato da Tanja
la sistemazione di una nuova piazza affrontata a quella Kohlberger-Schaub; allo studio del Foro e della
più antica, la costruzione della Basilica forense, la Basilica condotto da Patric Kreuz; al rilievo del teatro
riedificazione del teatro, la realizzazione sul castrum di un nell’ambito della tesi di dottorato di Stefan Arnold;
complesso sacro ricco di ninfei e fontane ove l’acqua (nei allo studio dell’acquedotto e della distribuzione
suoi vari aspetti ornamentali, lustrali, sacrali) ha un ruolo idrica in città comprensivo del sistema di pozzi e
intrinseco, che richiama inevitabilmente i culti ancestrali cisterne precedente la realizzazione dell’acquedotto.
celebrati nel santuario emporico alla foce del fiume, Quest‘ultimo studio, condotto nell‘ambito di un ulteriore
collegati alla divinità femminile identificata con Marica/ specifico progetto (curato da Hubertus Manderscheid
Diana/Afrodite-Venere, ed evoca ‒ per il grande santuario „L‘approvvigionamento idrico di Minturnae e l’architettura
che sorge in posizione privilegiata e ben visibile dal fiume dell’acqua“ con il supporto degli speleologi della
sui resti dell’antico castrum ‒ il culto di Venere, genitrice „
Associazione Sotterranei di Roma – Centro di Ricerche
della dinastia giulio claudia (da qui proviene l’iscrizione CIL Speleo-Archeologiche“) ha portato alla scoperta e alla
I 2972 Deivo Iulio/ iussu populi romani/ e lege Rufrena). documentazione della città sotterranea.
Alla città in tufo di età repubblicana e a quella in pietra È stata inoltre condotta una campagna fotografica
di età augustea si sostituì ‒ nel nuovo assetto urbanistico coordinata da Sylvia Diebner delle sculture e dei reperti
adrianeo ‒ una città in muratura: si eressero il mercato e le presenti nel Museo.
terme urbane, fu ampliato il teatro, riedificata la Basilica;
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Comprensorio Archeologico di Minturnae la ritrattistica (il ritratto di Gaio o Lucio Cesare figli
di Agrippa, la bellissima testa di Faustina maggiore
Il Museo fu inaugurato nel 1984, negli ambulacri del moglie di Antonino Pio, un ritratto femminile di età
teatro ove i reperti scavati negli anni 1931-1933 erano traianea), la rappresentazione di divinità (Afrodite
stati ricoverati durante gli ultimi anni di guerra. Pontia e Diana tipo Palatino dal santuario emporico
Nell’ambulacro sinistro sono esposte le epigrafi che alla foce del fiume; Cibele frammentaria, da un
narrano la storia di Minturnae: la dedica a Cesare prototipo di Agoracrito di Atene; Atena tipo Giustiniani
divinizzato e lege rufrena; l’iscrizione che ricorda la da una ricca villa sul mare; Artemide tipo Versailles
colonia hadriana; i 29 cippi con i nomi dei membri dei dalla decorazione del teatro di età antonina; Tyche
collegia di Venus, Spes, Ceres, Mercurio, intaccati dal copia di età romana da un originale di Chephisodotos
fuoco delle sommosse nel Foro, e religiosamente inseriti il Vecchio dal tempio del Divo Iulio), il culto imperiale
nel podio del tempio che Augusto volle affiancare al (statue di Augusto-Giove e di Livia-Giunone); torsi
Capitolium come testimonianza della pax ristabilita; il loricati, Muse, ninfe e satiri, fino alla gamba colossale
“…consumptum iacebat…” evocatore del rifacimento pertinente a statua forse di atleta con la firma degli
di un edificio monumentale; la dedica di una stadera artisti ateniesi Callimacos e Gorgias.
nel mercato della città; e altre con nomi, dediche,
indicazioni di incarichi e di magistrature ricoperte, fino Via Appia, km 156 - Via Puntafiume (ingresso visitatori)
alla tabula patronatus del vir clarissimus Flavio Teodoro - Marina di Minturno (Minturno - LT)
patrono della colonia ormai cristiana. Tel. 0771/622239 (Direzione); 0771/680093 (Biglietteria)
Una sezione con ancore, anfore, pesi e aghi da rete,
ami, racconta la vita economica della città in un sistema Orario di apertura:
produttivo che vede coesistere cantieri navali, pesca, saline, invernale ore 9,00-17,00, estivo ore 9,00-19,00
integrato con un porto aperto alle rotte mediterranee. chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
L’ambulacro destro è dedicato alla statuaria, attraverso
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