Gavazzi Competenza
Gavazzi Competenza
Gavazzi Competenza
Soufre , nel processo di differenziazione, esistano 3 principali percorsi tra loro distinti
che dal precursore portano allo sviluppo di emozioni:
Saarni: insieme di abilità necessarie per essere efficaci nel sociale consapevolezza dei propri
stati emotivi, riconoscimento delle emozioni altrui, uso del linguaggio emotivo, empatia,
distinzione tra emozione provata ed emozione espressa esteriormente,strategia di coping
(fronteggiamento dell’emozione), consapevolezza del ruolo della comunicazione emotiva nelle
relazioni ed auto-efficacia emotiva.
anche i bambini piccoli sperimentano alcuni elementi delle emozioni: nucleo di continuità
emotiva specifico per ogni emozione a qualsiasi età (rabbia: aggrottamento delle sopracciglia a
qualsiasi età).
Il Volto: canale privilegiato già dal periodo neonatale tra madre e bambino nei primi mesi
consente di strutturare dialoghi pre-verbali. Ci sono due zone principali del volto coinvolte nella
segnalazione emotiva:
Area superiore occhi sopracciglia fronte
Area inferioreguance naso bocca mento
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Il FACS (di Ekman-Friesen) e il Baby FACS (di Oster) consentono di rilevare micro-espressioni del
volto, riconducibili a movimenti muscolari di cui la persona può non essere consapevole.
Oster: le espressioni facciali del neonato non sono precursori di quelle adulte strumento
di adattamento .
Il Baby FACS - Oster: Le unità d’azione di base, corrisponde ad azioni dei muscoli facciali,
distinguibili nei dettagli Ogni movimento facciale complesso può essere identificato
Inoltre tali azioni vengono rilevate senza che esse siano necessariamente associate ad emozioni.
Negli ultimi anni si è perso il legame biunivoco tra stato interno emotivo ed espressione del
volto fin dai primi mesi di vita le espressioni facciali svolgono una funzione sociale: il
medesimo sorriso può assumere significati diversi a seconda della situazione.
ruolo fondamentale del contesto per identificare le emozioni collegate a espressioni facciali.
Gesto e Movimento Corporeo: azioni prodotte sia intenzionalmente che non e spontanei.
Al crescere d’intensità di uno stato emotivo, aumenta l’uso dei gesti diventando più evidente.
La Voce: convoglia informazioni sugli aspetti non verbali del discorso.
Segnali vocali Verbali (legati all’eloquio) e Non Verbali (aspetti indipendenti dal parlare);
Il Contatto Corporeo (sistema aptico): canale collegato al senso del tatto ed è il primo a
svilupparsi a livello dell’embrione.
È caratterizzato da differenze culturali:
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3.fase di Attaccamento (tra 6/8 mesi e 12/13 mesi),il piccolo protesta alla separazione
del caregiver, lo cerca in condizioni di pericolo utilizza nell' esplorazione dell'ambiente
4.Periodo Finale (18 mesi), Formazione di Rappresentazioni Interne della relazione affettiva
Quindi, le risposte emotive della figura di attaccamento ai segnali comunicativi del figlio,
forniscono il contesto all'interno del quale il bambino organizza le sue stesse esperienze
emotivo- a emotivo affettive.
monotropia= attaccamento del bambino a una sola fgura principale, ma la ricerca ha rilevato
ataccament multpli (il padre, le educatrici, ..)
-Prima Fase: risposte di tipo riflesso . fondamentali per la sopravvivenza (Reazioni alla
sollecitazione gustativa, ai forti rumori, alle stimolazioni dolorose, agli stimoli nuovi e al volto
umano) → comparsa del sorriso endogeno, di interesse e attenzione
- 3 fase: ( 2-3 anni ): Compaiono espressioni di emozioni sociali evocate da circostanze che
travalicano gli immediati interessi del sè e sovraintendono alla creazione di legami
interpersonali: la timidezza, la vergogna (disaccordo di comparsa), l'imbarazzo e la colpa
Negli anni successivi (età prescolare → 3/6 anni) il bambino impara a controllare modificare
volontariamente l'espressione delle proprie emozioni → regole di esibizione, che
consentono al soggetto di apparire adeguato al contesto sotto il profilo emotivo:
accentuando, attenuando, neutralizzando o simulando le modalità espressive.
La Teoria della Mente: insieme di concezioni, ipotesi e conoscenze che gli esseri umani
sviluppano, a partire dalla prima infanzia fino all’età adulta, riguardo al fatto che sia se stessi che
gli altri possiedono stati interni mentali e che questi siano alla base delle azioni manifeste.
Un esempio di Compito di ricerca proposte i bambini: secondo Marco, se Paolo crede che la
cioccolata sia nel cassetto della cucina, egli andrà a cercarla lì e non nella credenza dove a sua
insaputa è stata spostata e attualmente si trova; Marco possiede una rappresentazione della
mente di Paolo, il quale ha una falsa credenza rispetto allo stato di realtà → la
rappresentazione fa dire a Marco come Paolo si comporterà, prevedendo e comprendendo le
condotte degli altri a cui è in grado di attribuire l'esistenza di stati interni o mentali.
Si tratta quindi di 9 componenti che vengono comprese in età diverse dai 2/3 anni fino
all’adolescenza.
Pons: in una prima fase evolutiva si realizza la comprensione delle cause esterne delle
emozioni (2-6 anni); successivamente si arriva alla comprensione dei fattori mentali (5-9
anni) e nell’ultima fase si ha la comprensione dei fattori riflessivi (8-12 anni).
La comprensione emotiva procede da una comprensione di ciò che è osservabile e concreto,
al riconoscimento di ciò che non è tangibile e che appartiene al mondo interno mentale.
Nonostante questo, esistono numerose differenze individuali, anche nelle scansioni temporali
relative alla comparsa e comprensione di componenti ed emozioni.
primo anno di vita: comprensione espressione facciale e relativi segnali emotivi che gli
permettono di ricavare informazioni sulle relazioni interpersonali e di regolare di conseguenza la
propria condotta. ° un anno e mezzo/due: utilizzo del lessico psicologico per esprimere ciò che
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provano loro e gli altri vocaboli del mondo interno (arrabbiarsi, avere paura, essere felici).
esperim: Bambini di età pre-scolare sottoposti a training (giochi linguistici con lessico emotivo)
migliorano la comprensione delle emozioni rispetto ad un gruppo di controllo.
due anni e mezzo: i bambini usano già il linguaggio con riferimento ed emozioni del passato,
presente e futuro; questa competenza prepara alla categorizzazione emotiva.
tre/quattro anni: sono in grado di superare compiti sperimentali che implicano il paradigma del
riconoscimento delle espressioni facciali; riescono ad associare l’emozione appropriata ad
immagini di volti che esprimono emozioni categorizzazione, che corrisponde alla capacità di
riferirsi a emozioni non immediatamente vissute a livello personale.
° cinque/sei anni: comprensione di emozioni complesse (orgoglio, imbarazzo, colpa,
vergogna, ansia). esperim: Racconto di brevi storie in cui il protagonista compie azioni
malvagie i bambini di 4 anni attribuiscono al protagonista emozioni positive, legate all’esito
dell’azione e non al significato morale; il significato inizia ad essere individuato a partire dai 6
anni e migliora più avanti con l’età.
persone possono reagire diversamente allo stesso evento a causa dei loro differenti desideri e
motivazioni.
Il ruolo delle Credenze relativo alle reazioni emotive: ai bambini si chiede di attribuire una certa
emozione a
determinati personaggi, i quali desiderano qualcosa che ritengono sia contenuto (giustamente o
erroneamente) in una certa scatola → a partire dai 4 anni fino ai 6, i bambini sviluppano la
consapevolezza che le reazioni emotive a un certo evento dipendono anche dalle credenze, vere o
false, possedute dai soggetti.
I bambini che presentano maggiori competenze sociali, sono anche quelli che ottengono punteggi
più elevati in prove di comprensione delle emozioni; i bambini che godono dell'opportunità di
discutere con i genitori delle emozioni provate, o di farlo a scuola con le educatrici, diventano
emotivamente più competenti come i bambini con attaccamento sicuro e quelli con le madri che
usano un linguaggio mentalistico.
Frijda: Le persone non solo provano emozioni, ma le manipolano; questo può avvenire mentre si
prova l’emozione oppure anticipatamente, prima che si verifichi l’esperienza emotiva
Regolazione come parte integrante dell’emozione stessa (onnipresente); critica quindi gli
approcci teorici che distinguono il processo di regolazione da quello di generazione dell’emozione.
Gross: individua 3 elementi che si trovano in modo costante nelle diverse teorie delle
emozioni: - rilevanza degli eventi per il soggetto
-legame tra esperienza soggettiva, comportamenti e cambiamenti fisiologici
-malleabilità delle emozioni: le emozioni hanno il potere di interrompere ciò che si sta facendo e di
spingere la persona verso la consapevolezza.
Modello del Processo Emotivo (Gross): la sequenza inizia con una situazione rilevante per
l’individuo che si rivolge ad essa producendo valutazioni personali e dando un significato alla
situazione; le successive risposte emotive coinvolgono modificazioni esperienziali,
comportamentali e fisiologiche (risposta), le quali modificano, a loro volta, la situazione iniziale
L’emozione è riscorsiva e può modificare l’ambiente, influendo sulla situazione iniziale.
La regolazione per Gross è l’insieme dei processi attraverso i quali le emozioni sono esse stesse
regolate. I processi di regolazione intervengono sia in esperienze dolorose sia nei confronti di
quelle piacevoli (anche se meno frequentemente per queste ultime).
Secondo Gross, l’attività di regolazione avviene a diversi livelli del processo emotivo e gli atti
regolatori hanno l’impatto principale in differenti punti:
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Selezione della situazione (coping proattivo): messa in atto di azioni che rendono più probabile
trovarsi nella condizione in cui si possono provare emozioni che si desiderano esperire oppure non
provare quelle che si vogliono evitare (es. andare o non andare in un determinato luogo).
Tale regolazione può essere attuata nei propri confronti ( difesa) oppure nei confronti di altri
(es. adulto evita che il proprio figlio possa trovarsi in una condizione spaventosa).
Modifica della situazione: sforzi per cambiare direttamente lo stato delle cose, alterando il suo
impatto emotivo (coping focalizzato sul problema; es. per ottenere qualcosa si ricatta l’altro). La
modificazione della situazione può avvenire anche agendo su se stessi cambiando atteggiamento.
Focalizzazione selettiva: forma di selezione della situazione di tipo interno, dislocando l’attenzione
rivolta all’antecedente emotivo strategie di dustrazuone (l’attenzione è distolta da stimoli che
hanno un impatto emotivo spiacevole) e rumunazuone mentale (concentrazione su aspetti
specifici di una situazione)
i bambini le applicano distogliendo lo sguardo, tappandosi le orecchie, allontanandosi,
impegnandosi in un gioco o nell’ascolto di una storia.
Parkinson e Totterdell: tentano una classificazione su base empirica delle numerose strategie
messe in atto dagli individui per far fronte a stati emotivo-affettivi di varia natura a partire da
dati raccolti tramite questionari, interviste e diari, ricavano una mappa delle strategie di
regolazione utilizzate quotidianamente. Il modello si basa su due dimensioni:
-Tipo di Strategia: cognitiva: processi di pensiero
comportamentale: azioni intraprese
-Intenzione Strategica: allontanamento: scopo di evitare un problema
(evitamento della situazione o
pensare/fare altro per allontanare l’attenzione dal problema.
coinvolgimento: affrontare il problema (strategie rivolte alla situazione o dirette
agli stati d’animo ed emozioni).
Ad esempio, il fatto che i bambini mettano in atto strategie di regolazione, controllando la propria
espressione del viso, non significa per forza che essi siano consapevoli di farlo; oppure, un buon
livello di comprensione della possibilità di regolazione tramite l'evitamento non è detto che sia
correlato a un uso adeguato nella vita reale. Inoltre le cose potrebbero cambiare in base alle
diverse emozioni, da quelle di base a quelle complesse, da quelle positive a quelle negative.
La capacità di regolazione emotiva passa dall’iniziale regolazione mediata dal caregiver a quella
autonoma e consapevole.
Ogni emozione espressa influisce direttamente sulle emozioni di un’altra persona quando due
persone interagiscono, le emozioni regolano la relazione (Trevarthen); nei primi mesi di vita il
caregiver ha un ruolo fondamentale nel sfruttare la predisposizione del bambino all’interazione
diadica (= dialogo emotivo non verbale attraverso cui il neonato impara che i suoi segnali sono
interessati per il partner, il quale reagisce ad essi adeguatamente, alimentando l’interscambio
fatto di gesti, sguardi, vocalizzazioni ed espressioni facciali), la quale è alimentata dalla regolazione
reciproca che all’inizio è guidata dall’adulto e successivamente si trasforma in autoregolazione.
Tronick - Still Face Paradigm (= Volto immobile o impassibile). Questo paradigma ha permesso di
osservare, in condizioni controllate, l’interazione tra madre e bambino. Inizialmente (primo
episodio) la madre interagisce spontaneamente con il piccolo di pochi mesi; in seguito (secondo
episodio) la madre smette improvvisamente di parlare e mantiene lo sguardo fisso a partire dai
2 mesi d’età, i bambini mostrano confusione, disagio e sconcerto dovuti al fatto di non riuscire a
provocare la reazione materna attraverso i propri segnali. Quando si rendono conto dell’inutilità
dei propri segnali, distolgono lo sguardo dirigendolo altrove in modo difensivo e assumono
un’espressione e una postura che indicano profonda tristezza. L’attivazione di schemi
comportamentali capaci di ridurre i livelli di arousal (attivazione fisiologica) può essere di due tipi:
- comportamenti auto-diretti (distogliere sguardo, succhiare parti del corpo e oggetti)
- condotte etero-dirette (uso dello sguardo, vocalizzazioni, mimica facciale e agitazione motoria).
(terzo episodio) La madre riprende ad interagire normalmente con il piccolo, il quale, nonostante
riprenda ad interagire, mostra di risentire negativamente della brusca interruzione precedente
segnali di rabbia ed agitazione.
Questo paradigma evidenzia il ruolo della mutua regolazione sostenuta dall’adulto, affinché il
bambino organizzi il proprio repertorio emozionale.
Già a partire dai 3 mesi modificano le proprie emozioni in risposta al mutamento di quelle
materne, adottando condotte di regolazione emotiva in situazioni di stress.
La capacità regolatoria cresce in funzione dell’attività di monitoraggio e trasformazione delle
emozioni, svolta dalla madre; se questa attività viene a mancare il bambino ricorrerà a forme di
autoregolazione controproducenti di tipo autoconsolatorio di natura difensiva.
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interne ed esterne alla famiglia. non solo i genitori, ma anche gli educatori cominciano ad
influenzare i modi con cui i bambini possono gestire le proprie emozioni autoregolandosi (uso
alternato di strategie di etero e autoregolazione).
- Quarta fase (dopo i 5-6 anni): ingresso nella vita scolastica e aumento di richieste di
autocontrollo il bambino utilizza in maniera più continua ed efficace varie strategie di
regolazione emotiva in sé e negli altri (non pensare alle fonti di sofferenza, aiutare gli altri a non
pensare in situazioni di stress, riflettere sulle emozioni provate; questo avviene grazie al crescere
della comprensione emotiva).
(tra i 6 e 10 anni): uso più marcato di strategie cognitive e meccanismi di difesa buon
adattamento alle situazioni d’interazione con adulti e pari.
(pre-adolescenza tra 11-12 anni): prevalenza di strategie di coinvolgimento, rispetto a quelle di
diversione .
(Adolescenza): cominciano a prendere forma stili di regolazione emotiva personali devono
appropriarsi di modalità regolatorie flessibili e adeguate alle richieste provenienti dall’ambiente).
Le differenze individuali sono molteplici e dipendono da fattori biologici e temperamentali
(intensità di reattività emotiva, capacità di inibire gli impulsi, tolleranza della frustrazione) e di
natura interpersonale, legati ai diversi pattern di attaccamento, socializzazione delle emozioni in
famiglia, alla scuola.
La funzione regolatoria dell’adulto diminuisce nel corso dello sviluppo, ma non viene mai meno e si
esprime mediante:
-meccanismi di socializzazione diretta (strategie di tipo verbale e non verbale)
-meccanismi di socializzazione indiretta (riferimento sociale utilizzo delle espressioni emotive del
caregiver come guida nel comportamento)
-apprendimento imitativo (che non prevede un esplicito insegnamento da parte dell’adulto).
relazione biunivoca: i processi familiari influenzano la regolazione emotiva del bambino, il quale, a
sua volta, esercita influenza sulle dinamiche familiari.
Filosofia della Metaemozione (Gottman): insieme di opinioni e convinzioni sulle emozioni che un
adulto possiede (è utile esprimerle/è meglio inibirle, occorre condividerle con altri, sono fenomeni
irrazionali) concezione sulla funzione delle emozioni e sulla modalità di gestirle; tale concezione
guida comportamenti e atteggiamenti.
Due principali filosofie metaemotive dei genitori:
- La Guida delle emozioni
- La Messa al Bando delle emozioni
Le differenze tra di esse riguardano due variabili: il grado di consapevolezza delle emozioni
proprie dei genitori e del figlio e la capacità di assistere il bambino/adolescente durante
l’esperienza emotiva. ° stile educativo positivo apprezzante-strutturante (coaching: i bambini
risultano più competenti socialmente e I genitori risultano più capaci di abbassare il livello di
emozioni negative proprie e dei figli, senza però disconoscerle) ° stile negativo denugrante.
Intelligenza Emotiva: è un particolare tipo di competenza sociale che consiste nella conoscenza
delle emozioni, nella loro gestione in se stessi negli altri, nella regolazione e nell'utilizzo fini
creativi. La scuola è il contesto privilegiato in cui si esprime l'intelligenza, connessa al pensiero
logico-scientifico, ed ha accolto mirati programmi d’intervento e misurazioni (scale e questionari).
Teoria Razionale Emotiva (terapia razionale emotiva=RET): le reazioni emozionali agli eventi sono
influenzate dal modo in cui l’individuo si rappresenta mentalmente gli stessi dialogo interiore,
irrazionalità di alcuni pensieri (portano a reazioni emotive esagerate e negative nei confronti di
situazioni). Alfabetizzazione socio-affettiva: aiutare i bambini ad ascoltare i propri pensieri, a
dialogare con se stessi, a pensare in modo positivo imparare il rapporto pensieri-emozioni.
° Uso del lessuco psucologuco emoovo nella scuola dell’infanzia (3-6 anni)
Training (gr. sperimentale): giochi linguistici termini emotivi target (spaventarsi, arrabbiarsi).
Il training consisteva nel favorire l’uso di termini emotivi, dopo aver ascoltato una storia in cui il
termine emotivo compariva molte volte e insieme ad altri del lessico psicologico (es. desiderare,
credere, pensare). i bambini venivano stimolati ad usare tale termine collegandolo a eventi,
reazioni fisiologiche o comportamenti, anche ad esperienze auto-biografiche.
Obiettivi: verificare se allenare bambini di età pre-scolare favorisca la loro comprensione del
vocabolario; indagare se il training migliori la comprensione delle emozioni (valutandola tramite
TEC, il quale prende in considerazione diverse componenti della comprensione emotiva).
Risultati: miglioramento significativo nei partecipanti più giovani del gruppo sperimentale sia per
comprensione del linguaggio mentalistico emotivo, sia della mente emotiva.
Per valutare gli effetti delle varie esperienze svolte, ci si è basati sulla comparsa di comportamenti
empatici o pro-sociali in bambini che non li manifestavano precedentemente, percezione di un
clima migliore in classe, maggior partecipazione attiva all’apprendimento (soprattutto nel biennio
della scuola elementare) ed ampliamento del lessico psicologico di tipo emotivo-affettivo.
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Ogni incontro è strutturato in tre tempi: presentazione dello stimolo (Richiesta di disegnare
esprimere con la voce un'emozione, ascolto di brevi storie), conversazione guidata (i bambini
vengono disposti in cerchio e coinvolti in conversazioni) e conclusione dell'attività da parte
dell'adulto (Riassunto di quanto è emerso durante la conversazione; con i bambini più grandi si
può richiedere una rielaborazione scritta attraverso la costruzione di cartelloni collettivi o con la
produzione di brevi testi individuali).
Setting: Le attività vengono condotte con un piccolo gruppo di 5 o 6 bambini per facilitare la
conversazione e permettere a tutti di intervenire e partecipare attivamente. Luogo: tranquillo e
isolato acusticamente, in cui i bambini possono esprimere liberamente le proprie emozioni.
Ruolo dell’adulto: Nello svolgimento del percorso, l'adulto dovrà assumere un atteggiamento non
giudicante, incoraggiando ogni espressione individuale e ogni specifico punto di vista dei bambini.
Lo scopo del percorso è l'attivazione dei pensieri e delle opinioni di ciascuno attraverso
l'interazione discorsiva tra i partecipanti; è importante mettere in risalto le differenze dei punti di
vista e delle esperienze come fonte di ricchezza per il gruppo. Le attività dovrebbero essere
condotte da insegnanti, educatori o psicopedagogisti.
LA PAURA
La paura è un'emozione di base che compare nel primo anno di vita, come evoluzione dei
precursori emotivi.
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Correlati fisiologici: Tremore, sudore, accelerazione del battito cardiaco, scarsa salivazione,
Respiro affannoso → si attivano in seguito alla percezione del pericolo.
Espressione Facciale universale: Occhi sbarrati, pupille dilatate, muscoli contratti e bocca
aperta. Si manifesta inoltre attraverso: l'immobilità tonica del corpo, l'attacco aggressivo o la
fuga, e mediante il canale espressivo della voce con il tremore nel parlare, l'urlo, la risata
impotente, le frasi brevi e il ritmo di eloquio accelerato.
Sistemi motivazionali interpersonali: La paura è presente nel sistema dell'attaccamento ( timore
della separazione dalla fonte di protezione → inserimento al nido, che rappresenta un contesto
nuovo).
Si attiva anche nei sistemi interpersonali di tipo agonistico (→ paura del giudizio altrui) e sessuale
(→ paura del rifiuto).
I bambini molto presto imparano a riconoscere non solo le diverse modalità di esprimere la paura,
ma anche gli antecedenti situazionali capaci di provocarla in se stessi e negli altri.
Inizialmente vengono comprese le cause esterne (il buio, un rumore improvviso, l'aggressione) e a
partire dai 4/5 anni, si comincia a comprendere che la paura può avere anche una causa interna
(ricordo, pensiero, credenza); sempre a partire da questa età, imparano anche a modificare e
regolare la paura in funzione delle regole di esibizione, culturalmente definite condivise, pur senza
essere consapevoli di farlo.
Inizia con la regolazione esterna o comportamentale: egli può intensificarla (quando intende
drammatizzare l'effetto di un esperienza spaventosa o indurre comportamenti di protezione nei
suoi confronti) oppure renderla meno intensa ( quando avverte il vincolo sociale in base al quale si
richiede una manifestazione emotiva contenuta) oppure ancora neutralizzarla.
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Attivamente si arriva alla regolazione interna, a partire dai 6 anni: Strategie di regolazione di tipo
mentalistico che gli vengono sempre più sofisticate, come pensare a qualche cosa di piacevole,
incoraggiarsi, pensare ad altro, razionalizzare l'evento.
LA FELICITA’
La felicità è un’emozione a valenza positiva, definita come una condizione di appagamento nei
confronti della vita. a differenza della Gioia (emozione intensa, improvvisa e accompagnata da
forti stati di attivazione fisiologica), la Felicità è uno stato emotivo di benessere conseguente alla
quantità di eventi positivi che viviamo nel corso del tempo.
Condizione di attivazione: la realizzazione di scopi e obiettivi; In età prescolare i bambini
riferiscono di provare felicità in situazione di gioco, con gli amici e in famiglia. Successivamente
essa si lega ad esperienze di condivisione di momenti positivi con il gruppo dei pari e al successo
scolastico e sportivo.
Cambiamenti neurofisiologici: accelerazione della frequenza cardiaca, aumento del tono
muscolare. I precursori delle emozioni di gioia e felicità sono rintracciabili nel sistema piacere-gioia
→ Nei primi due mesi di vita il piccolo produce il sorriso endogeno che funzione essenzialmente di
eventi interni, indica una fluttuazione degli stati fisiologici e segnala una condizione di benessere.
Partire dai 3 mesi si può parlare di emozione di piacere in relazione alla comparsa del Sorriso
sociale; entrambi evolvono nella vera e propria emozione differenziata di gioia partire dal 4 mese
→ sorriso per evento in sè (es. vedere il viso della madre). A partire dagli 8 mesi, il sorriso, il riso e
la gioia su dal significato che l'evento assume per il bambino (es. la madre che ritorna dopo la
separazione per un certo periodo di tempo).
Sistemi motivazionali interpersonali: La felicità compare nei sistemi dell'Attaccamento,
dell'Accudimento e della Cooperazione legata alla condivisione e alla lealtà reciproca.
Espressione Facciale universale: La felicità è un’emozione di base e si manifesta a livello del viso
attraverso sollevamento dello zigomo e apertura del muscolo mascellare.
I bambini sono in grado di comprendere l'espressione di felicità attraverso indizi facciali e vocali;
verso i 3 anni comprendono che si può essere felici per cause esterne (es. vincere una gara,
ricevere un regalo) e dopo i 4 anni, periodo in cui i bambini acquisiscono la capacità di
comprendere le credenze proprio altrui, sono in grado di collegare il vissuto emotivo di felicità a
cause interne (credenze, ricordi).
I bambini imparano a regolare l'emozione di felicità sia in termini di accrescimento (es. quando
vogliono intensificare un vissuto positivo che provoca loro benessere) sia in termini di
occultamento (es. quando devono mantenere il segreto di una festa a sorpresa) → In età
prescolare sono in grado di regolare la felicità livello esterno, controllando l'espressione; dopo i 6
anni, iniziano ad attuare modalità di regolazione interna
( pensare o ricordare qualcosa di bello per suscitare emozioni positive, oppure distogliere il
pensiero o concentrarsi su qualche cosa di negativo nel caso in cui non sia opportuno manifestare
gioia e felicità).
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LA RABBIA
La rabbia è un'emozione di base che compare molto precocemente e ha come precursore la
“reazione alla frustrazione” → Emerge in conseguenza alla delusione di un’aspettativa.
Sistema motivazionale interpersonale: di tipo agonistico, situazioni di conflitto (es. contesa per il
possesso di qualcosa), sconfitta in una sfida o fallimento nel tentativo di raggiungere un obiettivo;
Può manifestarsi Inoltre nell'ambito del sistema motivazionale dell'attaccamento come reazione
del senso di perdita di una persona importante (la mamma si allontana).
Espressione della rabbia: violenta contrazione delle sopracciglia, sguardo feroce, digrignare i denti,
arrossamento del viso; Aumento di intensità della voce, ritmo elevato nell'eloquio e presenza di
pausa è molto brevi.
La rabbia è uno stato emotivo che accresce nell'organismo la forza e l'energia dei movimenti, i
quali possono essere impiegati per ottenere l’appagamento dei bisogni o il cambiamento
desiderato.
I mutamenti psicofisiologici preparano l'individuo all’azione, ma non generano di per sè il
comportamento → la risposta comportamentale deriva da una complessa interazione tra la
tendenza all'azione e i processi cognitivi che seguono all'iniziale disposizione ad agire.
Un'adeguata espressione della rabbia può essere associata un migliore adattamento all'interno del
gruppo di classe
La regolazione esterna: capacità di modulare la manifestazione della rabbia, controllando
l'espressione (→ es. decidere di non mostrare quanto si è arrabbiati per non far rimanere male un
amico) che interna / es. decidere di esagerare la manifestazione della rabbia per attirare
attenzione).
Regolazione interna: Inizia emergere a partire dai 6 anni e implica il riconoscimento del l'intensità
con cui sentiamo l'emozione è la capacità di modularla internamente (es. posso sentirmi meno
arrabbiato con qualcuno se ricordo l'amicizia che ci lega).
→ Importante ruolo dell'adulto nella regolazione della rabbia.
LA TRISTEZZA
La tristezza è un'emozione di base a valenza negativa, i cui precursori sono individuabili nel disagio
che il bambino prova fin dai primi mesi di vita in situazioni intense e prolungate di dolore fisico,
fame, sete, caldo o freddo.
Sistema motivazionale interpersonale: sistema dell’Attaccamento → vissuto di perdita o
abbandono; Nel bambino, che ha costruito un legame di attaccamento di tipo sicuro con la madre,
l'esperienza di separazione dal caregiver che si crea con l'inserimento al nido è fonte di possibile
tristezza.
Sistema di tipo Agonistico → In caso di sconfitta.
La Tristezza scaturisce dalla perdita di qualcosa di importante e spesso produce espressioni facciali
e vocalizzazioni caratteristiche, come il pianto o segnali di angoscia, i quali favoriscono una
risposta empatica negli altri che metteranno in atto comportamenti consolatori.
Espressione della tristezza: A livello vocale e non verbale, possiede specifiche caratteristiche: il
tono della voce e basso con lunghe pause e ritmo rallentato, lo sguardo è rivolto a terra e
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