Eduardo de Filippo-La Parte Di Amleto
Eduardo de Filippo-La Parte Di Amleto
Eduardo de Filippo-La Parte Di Amleto
LA PARTE DI AMLETO
Eduardo de Filippo
La scena: un palcoscenico di un qualunque teatro di Napoli A destra, prima quinta è la comune. In fondo visibile lo
sgabuzzino del custode. Sempre a destra, in seconda quinta, una scala che porta ai camerini. In fondo tre camerini per
le prime parti, con un piano soprastante per gli attori secondari. Questo secondo piano è circondato da una ringhiera
di ferro che gira tutt'intorno e si perde in fondo a sinistra. A sinistra tre quinte rappresentanti la scena del primo atto
dell'Amleto.
Sono le venti e trenta. Il palcoscenico è un po' buio. Il primo camerino in fondo è chiuso; il secondo invece è illuminato
ma chiuso anch'esso. Il terzo è aperto e illuminato con la tenda tirata. Al secondo piano sono illuminati tutti i camerini,
però con le tende abbassate. Dietro si muovono delle ombre di attori in pigiama e in veste da camera, che cominciano
a prepararsi per lo spettacolo. Il custode seduto accanto ad un tavolo, nel suo sgabuzzino, fuma e sbuccia delle
castagne arrostite.
POMPIERE: (viene dalla sinistra, recando un secchio vuoto e si dirige verso il custode) Sentite' io mo giro tutti i
teatri; ma sulamente ccà aggi' 'a fa' quistione! 1 secchi d'acqua vicino 'a quinta, hann' 'a essere pieni!
POMPIERE: No, mo o dico a chillo che passa! Embè, io quanno songo e servizio cc'à, aggio na mazzata ncapo!
POMPIERE Spetta a noi; ma santo Dio, quando li abbiamo riempiti na vota, me pare che basta! Ogne sera avimm' 'a
CUSTODE: Insomma vuie p' 'e svacantà aspettate ca succede n'incendio! lo aggio avut' 'a sbacantà pe' forza, si no
ll'acqua, quanno resta troppo tiempo, fete! Vuie 'a sera doppo 'o spettacolo, ve ne iate, io resto ccà tutt' 'a santa iurnata.
Che m'ha dda vení nu culera? Mo ngrazia 'e Dio, pigliate 'e sicchie, e riempitele d'acqua fresca! Manco chesto vulite fa'?
POMPIERE: Avete ragione voi! Pe' regola vosta, nuie, dint' a mez'ora, quanno capita quacche disgrazia, facimmo 'a
fatica che vuie facite dint' 'a diece anne! (E si avvia per la scaletta) Mez'ora faticammo... (Esce).
SARTA (dall'interno) Eccomi. (Dopo poco entra dalla scaletta e va verso il camerino di Cartis) Eccomi,
commendatore!
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CARTIS (alza la tenda e mostra una giubba) Per gentilezza, attaccatemi questo bottone.
SARTA Subito commendatore! Prendo l'ago e il filo nero. (Esce per la scala, poi torna).
CUSTODE (gli dà un pacco di corrispondenza) Vedete voi stesso perché io non sono andato ancora a scuola.
ANGELO (sfogliando il pacco trova una sua cartolina e riconsegna il resto della corrispondenza al custode) Una
CARTIS (alla sarta) Mi raccomando: cucitelo con un filo resistente, altrimenti quando mi dispero, si distacca di bel
nuovo!
ANGELO (mostrando il camerino numero uno, quello della CAPECCHIO, sottovoce) L qui la signora?
ANGELO Quando dirigeva lei la compagnia c'era da impazzire. Io avevo già deciso di piantarla.
CARTIS E' un'isterica pazza. Ora mangia l'aglio perché da quando sono entrato io gli affari vanno bene. Ma mi dite,
Zoppi, perché il pubblico doveva correre agli spettacoli inscenati dalla Capecchio? E' un'attrice da far tanto di cappello,
ANGELO L'ho sempre detto io! Voi avete autorità; voi imponete al pubblico quello che sentite nel cuore. Vi giuro,
commendatore, che certe volte, in scena, manco alla battuta per ascoltarvi. Siete grande!
ANGELO Ma non sono complimenti, commendatore! La mia è pura e semplice ammirazione! Beato voi, che sapete
CARTIS Si, quando sono in forma... Ieri sera, per esempio, la scena del secondo atto, l'ho recitata bene...
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CARTIS Benissimo grazie. (Si avvia nel suo camerino) Arrivederci, Zoppi. Studiare, studiare molto bisogna! (Esce).
RICCARDO Vieni su. Ho comprato delle bellissime cravatte e delle camicie magnifiche!
GASTONE (viene fuori dal camerino accanto) Lui paga tutti con gli effettini. Guai se non avessero inventato
l'effettino.
RICCARDO Va' là. Se non esistesse il pagamento rateale, reciteresti anche tu a piedi scalzi!
RICCARDO I miei penso di pagarli! Quando li firmo, giuro che ne ho tutte le buone intenzioni! Come vedi, non c'è
CUSTODE Comandi!
RICCARDO Ho chiesto un cappuccino mezz'ora fa. Aspetto ancora. Perché non posso averlo?
RICCARDO No, caro. Quello lo pago subito, altrimenti, alla fine, il cameriere del bar ne segna almeno trenta in più.
CUSTODE (guardando verso la porticina del palcoscenico) Eccolo! (Come parlando a qualcuno che arriva) Tu te
FRANCO è un vecchio sui sessantasette anni, completamente bianco di capelli. Alto, magro; cammina lentamente; è un
vecchio attore di provincia, ormai ridotto, per gli anni e gli acciacchi, a servire gli attori in palcoscenico. Senza parlare,
si dirige verso la scaletta di destra recando una guantiera con una tazza di caffè.
FRANCO sale la scaletta e lo vediamo attraversare la balconata della seconda fila dei camerini, fino a quello di
Riccardo
LA CAPECCHIO (entra dalla porta del palcoscenico e si ferma dal custode Posta?
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CUSTODE Accomodatevi signo'... (Le fa strada fino al camerino; gira la chiavetta dell'interruttore, apre la porta e
LA CAPECCHIO (entra nel camerino e abbassa la tenda. Dopo piccola pausa, si sente la sua voce che sbraita)
SARTA! SARTA! (Tutti si guardano con intenzione. La Capeccbio fuori gridando piú forte) sarta (Rientra nel suo
camerino).
LA CAPECCHIO (di dentro fuori di sé) Quest'abito non lo metto; avete capito? Diteglielo al signor Felta! E cercatene
un altro.
SARTA Ma la fodera è stata cambiata sana sana. E' rifatto quasi nuovo!
LA CAPECCHIO Ho già visto; non è vero affatto! L'abito è quello stesso, identico, preciso che rimandai in sartoria
ieri sera! E' smesso, capite, smesso! Ed io non indosso gli abiti smessi! Sono LA CAPECCHIO! Ricordatelo un po'
tutti!
LA CAPECCHIO Cosa volete che sappia io? Cercate un abito degno della Capecchio! Andate!
SARTA (fuori dal camerino, guardagli altri che se la ridono) Guardate! (Mostra l'abito) E' tutto rifatto. La fodera è
completamente nuova...
CARTIS (dal suo camerino, sollevando la tenda e mettendo fuori solamente la testa) Il mio vestito va benissimo, grazie
SARTA!
Tutti e due rinchiudono con furia la tenda e rientrano. FRANCO è entrato in scena durante le ultime battute.
FRANCO Ai miei tempi, caro, non mancavano di queste gelosie fra gli attori. Però si recitava bene, si incassavano
quattrini.Queste beghe non intaccavano il successo del lavoro, anche perché alla testa di una compagnia c'era sempre un
GASTONE (che è sceso dal suo camerino durante la scenetta della Capeccbio con la sarta, seguito da RICCARDO,
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FRANCO Io non sono stato mai nulla. Ho lavorato molto ma ho fatto poco.
FRANCO Voialtri neanche quella potreste battere, perché vi batterebbero i provinciali. Invece talvolta avete la faccia
FRANCO Smettetela di prendermi in giro. Siete ragazzi allegri... - spesso vi divertite col darmi corda.
ANGELO Quando si scherza, si scherza. Tu sei un uomo di spirito e non devi mai offenderti. Ma in questo momento si
parla sul serio e devi crederci. lo dico, ragazzi, che FRANCO Selva, nel pieno vigore dei suoi trent'anni, avrebbe potuto
recitare nei grandi teatri, e avrebbe fatto impallidire molti grandi attori...
FRANCO (esaltandosi) Gli SpettriLa morte civile...Corrado! Veniva giú il teatro, cari miei! In un lavoro quando al
FRANCO (recitando con voce stentorea come imponeva l'antico metodo) « Sulla tolda della nave, io marinaio, voi
capitano, la mia testa è vostra! Ma qui, come leon che in sua tana impera, io sol comando e voglio: uscite! »
FRANCO Come?
GASTONE Se in quell'epoca fossi stato un impresario, il calcio te lo avrei dato io! (Sottovoce, mostrando il camerino
FRANCO Ho una memoria di ferro! (Comincia a declamare il soliloquio dell'Amleto) « ... Essere o non essere, tale è il
problema . E' egli piú decoroso per l'anima di tollerare i colpi dell'ingiusta fortuna, o impegnare le armi contro un mare
di dolori e affrontarli, finirli ... » (Il CUSTODE dal suo sgabuzzino gli tira una pallottola di stracci veccbi, che lo
colpisce in pieno volto. FRANCO senza smontarsi minimamente) « ... Morire, dormire, null'altro; e dire che con quel
sonno poniamo termine alle angosce del cuore e ai mille affanni naturali di cui è erede la carne... E' una conclusione da
essere avidamente desiderata ... » (Durante queste battute il CUSTODE avrà fatto dei segni di intesa con gli altri, come
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per dire: «Ora lo aggiusto io». Prende un giornale, ne la un cono, poi lo appunta con uno spillo dietro la giacca di
FRANCO. Dallo sgabuzzino, prende una canna con in cima uno stoppino. E' la canna che serve per i lumi di sicurezza.
Ora da lontano cerca di accendere il cono di giornale) «... Morire... dormire... Morire... forse sognare... Ah, ecco il
punto! Perocché, quali sogni possono sopravvenire in quel sonno di morte, allorché reciso abbiamo i fili con questo
mondo? »
POMPIERE (entra in questo momento e a furia di botte spegne con la mano la fiamma) Ma che site pazze?
POMPIERE E che significa? Il fuoco fa poche cerimonie. Qua è tutto legno; se trova a vení n'ispezione, io passo 'o
guaio! Quando non ci siamo noi, incendiate 'o triato cu' tutt' 'o CUSTODE, nun me passa manco p' 'a capa!
CUSTODE Ecco! Accussí e' capace ca isso arriva a tiempo; io mo' traso dint' 'a cammarella mia, e murimmo tutt, e
CUSTODE E tu va' t'arriccia 'a permanente; vi' chi parla 'e zelluso!
CUSTODE Guè, tu 'a vuó ferní? Mo te mengo nu cato d'acqua ncuollo e buonanotte! E chesto fa tutt' 'a santa íurnata!
FELTA (dalla porta del palcoscenico seguíto da RITA Baldelli) Venite RITA, su, coraggio!
FELTA Buonasera! (Seguitando a parlare con RITA) Il palcoscenico in fondo è la casa degli attori, e gli attori sono
inquilini come gli altri. (RITA entra timida. E' una modesta creatura di venti anni, veste con semplicità. I suoi
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lineamenti dicono la nobiltà della sua nascita). Non abbiate timore, nessuno vi farà del male. (Prende dal portafogli un
FELTA (a RITA) Ora vi presenterò il signor CARTIS. (Si avvicina al camerino di CARTIS. Gli altri si fanno da una
CARTIS Troppo amabile! Grazie. (A FELTA) Ma tu mi hai parlato altre volte della signorina... mi dicesti della sua
CARTIS Molto.
FRANCO (tornando) Signor. FELTA, ecco il resto. (Dà dei soldi a FELTA).
RITA Sí, qualche anno fa, fra amiche, per beneficenza. Poi, una volta, a Capri, anche per beneficenza, recitai con attori
veri, con soli quattro giorni di prove; ebbi i complimenti di tutti. Il capocomico voleva persino farmi un contratto...
FELTA E'' brava, sai. Certo ha bisogno di una direzione. t una donnina svelta, intelligente... molto signora...
RITA E la mamma si è risposata. Come vedete la storia è cosí comune e banale che quasi mi vergogno di raccontarla.
Allora ho pensato che solo il teatro può offrirmi qualche vicenda nuova.
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FELTA Ora comincerete a vivere un po' fra gli attori, per ambientarvi, per prendere, come diciamo noi, aria di
CARTIS Stasera ascoltate con attenzione la parte di Ofelia; poi vedremo alle prove.
CARTIS (cambiando tono a FELTA) Hai visto, vecchio amico? Cosa ti dicevo io? L'Amleto è un talismano. Il teatro
CARTIS Non sei contento? C'è la fila al botteghino! Sfido! Dopo la lagna delle sere passate. Dopo i forni di Casa di
bambola, l'AmIeto, nell'interpretazione di Renato CARTIS è stata come una liberazione! Questa sera sarà un esaurito!
LA CAPECCHIO (viene fuori dal suo camerino) CARTIS, caro Cartis, non dimenticate che non siete solo. Questa sera
accanto a voi, s'intende, recita anche la povera Capecchio! Buonasera, signor FELTA!
CARTIS (con un tono di eccessiva gentilezza) Perdonate, signora Adele! Ma veramente non me ne ricordavo!
CARTIS Non ne sarei affatto lieto, se lo vincessi! In cambio dovrei rinunziare a questo stato di grazia, poiché il reparto
memoria del mio cervello non potrebbe piú espellere le cose ingombranti e funeste!
LA CAPECCHIO Povero CARTIS! Immagino quale amarezza dobbiate provare, quando un banale mal di testa verrà a
rammentarvi di averne una! Permesso, signor FELTA! (Rientra nel suo camerino).
I tre si guardano un poco imbarazzati, e CARTIS comincia a ridere un po' idiota, FELTA e RITA ridono poi con lui.
SARTA (col vestito della Capeccbio sul braccio destro, entra dalla scala e dice a FELTA sottovoce) Signor FELTA, io
come debbo fare? La signora Capecchio dice che non metterà quest'abito perché non è degno di lei. Io non ne ho altri!
SARTA Ho cambiato la fodera, i finimenti; l'ho stirato tutto quanto: miracoli non ne posso fare.
FELTA Dàí a me! (Prende l'abito dalle mani della SARTA e si avvicina al CUSTODE) Dammi un giornale!
CUSTODE (prende un giornale) Ecco cavalie': questo non l'ho finito di leggere, perché non sono andato a scuola! (Dà
il giornale a FELTA).
FELTA (avvolge il vestito e deposita il pacco sul tavolo del CUSTODE) Ecco fatto! (Si avvicina al camerino delLA
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FELTA Signora Adele, volevo domandarvi se l'abito della regina vi sta bene?
LA CAPECCHIO Caro FELTA, mi dispiace; ma io non indosserò quello straccio. Ve lo dissi appena si cominciò a
parlare dell'Amleto. Abusare si può fino ad un certo punto; ma qualche raro momento mi ricordo che sono LA
CAPECCHIO!
FELTA E io vi dissi che non andava bene; che avrei pensato io...
FELTA (interrompendola brusco) Siete una sciagurata e non ricordate niente. Non dovevate permettervi di presentare
alLA CAPECCHIO quello straccio. (AlLA CAPECCHIO) Perdonate, signora Adele, ho pensato io. (Al CUSTODE)
FELTA Dammi il pacco e fai silenzio! (Il CUSTODE esegue). Ho comprato questo dalla migliore sartoria teatrale; ho
LA CAPECCHIO (apre l'involto, vede l'abito; finalmente è soddisfatta) Grazie, signor FELTA. Siete stato veramente
cortese. E per voi, tutta la riconoscenza delLA CAPECCHIO! (Rientra nel suo camerino).
FELTA (a RITA che ride) Ecco fatto, ci vuole pazienza! Permettete un momento, RITA; vado in amministrazione
perché aspetto un telegramma da Milano. (Guarda l'orologio) Fra mezz'ora comincia lo spettacolo, e vi farò segnare un
palco...
RITA Grazie. (FELTA esce a sinistra. FRANCO guarda e sorride a RITA, che ricambia con simpatia. In questo
momento entra un ragazzo con dei piatti avvolti in un tovagliolo e mezzo litro di vino. Il CUSTODE prende tutto dalle
mani del ragazzo che va via. RITA a FRANCO) Siete un attore, voi?
RITA Sí e no?
Il CUSTODE si avvicina.
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CUSTODE Signuri', (indica FRANCO) questo è stato un grande artista. Quando recitava lui, aumentavano il prezzo dei
CUSTODE (sempre a RITA) Mo se prende un poco di confidenza con voi, vi fa sentire qualche pezzo di prosa, e allora
FRANCO Perdonatelo signorina, è un rozzo plebeo. (Al CUSTODE) Tu sei una creatura del basso mondo; non puoi
trovare cibo
per il tuo spirito; le tue radici abbarbicate nel putridume ti fanno vivere brutto e fesso. 1 miei occhi non ti odiano, ma
CUSTODE Hai ragione; se dici un'altra parola mi metto a piangere come una crapa. Anch'io ero nato per l'arte, e
adesso la litteratura surveglia il mio angelico sonno. Io putrebbe prisintarmi in triato e farebba una mappatella di tutti i
« ... Quando Aristodemo giunse sulla tomba di sua figlia, fermossí, guardolla e disse: (canticchia) Chi t'ha fatto 'sti
scarpetelle, figlia bella, figlia bella... C' 'o presutto e c' 'a muzzarella! ... » Ma voi nun putite capire! Mia moglie è morta
con un tumore in testa e mi ha lasciato solo; adesso tengo una cana con le catarattole agli occhi per mia furtuna, accussí
non vede quanno me mbriaco...Mi ritiro nei miei appartamenti... (Mostra il vino) Parlando con crianza, mi vado a
menare questo nella panza; cosí tengo la speranza che mi addormo e mi sonno l'abbondanza. Voi mangiate Arte e puisia
io no! lo mi vado a bere questo litro di vino...E tu, zuco di véspera e nguenta di marmotta, dammi il tuo
sguardo pietoso; e tirati la renza, purtuallo! 'A salute 'e stu poco! Vive, Pape'! (Bevendo, esce),
FRANCO Popolo!
FRANCO Il mio nome è sconosciuto; recítaí sempre in provincia, ecco perché... Ora sono vecchio, e vivo qua... servo
gli attori e campo-. Gli artisti di solito non fanno economia; io non avrei potuto neanche farne: guadagnavo tanto poco...
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FRANCO Ero capocomico. Ma i capocomici di provincia, allora, guadagnavano meno di quanto guadagna ora un
generico di una compagnia importante. E voi, signorina, volete avviarvi per la carriera teatrale?
FRANCO Con questo esempio! (allude a se medesimo). Ma oggi è tutta altra cosa... L'Arte, poi, s'impone nel cuore di
chi per l'Arte non nasce. lo ho sempre lo stesso entusiasmo. Basta un attimo per salire, salire... una parte bella che
incontra il favore del pubblico... Io, invece, sempre nei piccoli gelidi teatri di paeselli di montagna!
RITA Ma alle volte basta un critico autorevole per indicare alla folla questo o quell'attore...
FRANCO Nei teatri dove recitavo io, non entravano critici, e poi, cara, io sono stato un attore mediocre; ho fatto quello
che la mia abilità mi ha permesso di fare. Non avrebbero scritto degli articoli di lode, per me. Il critico autorevole dice
bene dell'attore che vale veramente, ed allora il pubblico concorde gli accorda fiducia... Buon per l'attore e buon per il
critico; ma credete pure, signorina, il critico piú esperto non avrebbe mai potuto assicurarmi in arte il posto che speravo.
FRANCO Ma l'arte vi prenderà. Quando avrete i primi successi--Comincerete in qualche piccola parte con un
batticuore che vi parrà di morire; e poi le parti piú importanti, che non vi lasceranno il tempo nemmeno di pranzare. Poi,
prima attrice...
RITA E poi?
RITA E poi?
FRANCO (sempre c. s.) Poi la serata d'onore... il palcoscenico pieno di fiori... doni da tutte le parti... un gran pubblico
elegante, quello delle grandi occasioni ... Dopo teatro la cena nel ristorante di prim'ordine... brindisi ... champagne...
RITA E poi?
E parlano tra loro... Poi avrete la vostra compagnia, con A vostro nome alto cosí sui cartelli e a lettere luminose
FRANCO E poi, qualche insuccesso... Bisogna tener presente che il pubblico è un po' volubile... Non pensa piú magari
agli al> plausi del primo atto; al secondo fischia. Ma quei fischi ti dànno forza e fede. Ti dicono: lotta! E tu lotti per
RITA E poi?
FRANCO E poi... e poi... (Non sa piú cosa dire, coglie negli occbi di RITA una lieve malinconia, mista ad un senso di
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ADELE Scusate!
FRANCO Comandi?
ADELE (che ha sentito) Cosa avete detto? (Esce dal camerino) Cosa avete detto?
GARTIs Niente. Invece del cognac potevate ordinare una Strega. ADELE Avete detto: strega' Ecco cosa avete detto. (A
RITA) E' vero signorina? Eravate qui, mi ha chiamato strega. (A Cartis) Siete di quelli che parlano alle spalle. Io,
invece, ve lo dico in faccia quello che siete: un cane, ecco cosa siete!
mandarvi all'inferno. Se io sono cane, voi siete una gran cagna, e arrabbiata, per giunta!
ADELE Ma state zitto... La compagnia tutta ha le scatole piene di voi! (Ora grida senza riserve, rivolgendosi agli
attori).
CARTIS Voi siete un'isterica pazza! Ordinatevi una doccia gelata. lo son quello che sono!
ADELE Tutto lui! Le parti belle le fa lui! Il pubblico viene per lui. 1 lavori si scrivono per lui. Non mangerebbe per
«sfogare». Sfogatore!
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ADELE (ogesa sul serio) Ritirate la parola, Cartis. Ritirate la parola se non volete che vi dia uno schiaffo!
CARTIS Ma finiscila megera, se non vuoi che ti prenda a pedate fino all'angolo del vicolo. ( Il custode viene fuori dal
ADELE (a freddo) Aaaah! (Questo grido deve essere acutissimo). CUSTODE Neh, puozze murí 'e subbeto!
ADELE (dà una spinta al custode) Toglietevi dai piedi anche voi!
CUSTODE (fuori di sé per la spinta ricevuta) Guè! Primma m'ha dato uno strillo in testa! Adesso una bottata! Mo la
devi finire. Quant'è brutta! Mo te nzerro dint' 'o cammerino e te faccio ascí dimane matina!
FELTA (interviene con autorità) Tu stai al tuo posto. Vattene. (Il custode si mette da una parte). Cosa è successo di
nuovo?
FELTA (ha perduto la pazienza) Né Cartis, né Capecchio! Avete capito? Nessuno dei due! La pazienza ha un limite!
Mentre sudo sangue per procurare un contratto di lavoro, voi pensate alla parte piú o meno importante! Ho le tasche
piene di voi! 0 meglio ho le tasche vuote per voi! Se lo volete sapere, Cartis, il teatro è vuoto anche stasera. Il
botteghino ha venduto tre palchi di prim'ordine, qualche altro di secondo e diciassette poltrone... Intesi?
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Ah! ...
Uno alla volta gli attori dalla scaletta hanno fatto gruppo in fondo.
CARTIS Non pianto la recita perché sono un attore! Un grande attore! Ma domani non contate su di me!
FELTA (fuori di sé) Andatevene! Andatevene tutti! Vattene Cartis, questa sera stessa... Siete irriducibili! Ho un fegato
anche io!
CARTIS Me ne andrò'
FELTA Vattene, vattene! (Cartis entra nel suo camerino). Si reciterà lo stesso! Non si chiuderà il teatro! (Vicino al
RICCARDO Già.
FRANCO E l'Amleto?
zoppi Non l'hai saputo? Il signor Felta ha detto che lo farai tu! (Fa un cenno agli altri perché secondino la burla).
FRANCO Ma smettetela! Ma proprio a me volete raccontarla? (Si avvicina al camerino di Cartis) Permesso?
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La parte di Amleto
CARTIS (sollevando la tenda) Veleno! Cicuta! (Agli altri) Voialtri eravate presenti; mi sarete buoni testimoni. Cosa mi
doveva dire ancora, Felta? Ho tutto il diritto di piantare la compagnia. Pianto tutto! Vado via! (Prende il cappuccino
dalle mani di FRANCO) Mi sostituirà lui: FRANCO Selva al posto di Cartis! (Esce ridendo amaro).
RICCARDO Gelosie!
FRANCO (non è sereno, vorrebbe interrogare gli attori e non si decide. Certo l'idea di recitare ancora una volta
l'Amleto, lo rende nervosissimo, quasi lo esalta. Finalmente si la coraggio e chiama in disparte Zoppi) Di', ma sul serio?
zoppi (sovvenendosi e secondandolo) E come! Corri a vestirti caro, presto! (Lo pianta e torna al suo gruppo).
FRANCO (dopo pausa tornando al gruppo) Io ricordo la parte, ma potrebbe sfuggirmi qualche cosa... Dopo tanti anni...
FRANCO Allora...
Campanello interno.
RITA Grazie.
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ZOPPI Su, nonno; svelto! (Esce per la scaletta con gli altri).
FRANCO (a RITA) Permesso, signorina... (Chiamando) Sarta, sarta! (Esce per la scaletta).
FELTA (si avvicina al camerino di Cartis) Permesso, Cartis. (Solleva la tenda del camerino) So che sei un attore e non
rni manderai a male lo spettacolo. Domani riparleremo in direzione del fatto; ma stasera ti prego di dimenticare quello
che è accaduto.
FELTA Mi hanno telefonato dal botteghino che c'è un po' di movimento: la «buttata» dell'ultima ora... Recitate con
animo e domani si aggiusterà ogni cosa. (Cartis rientra nel suo camerino e la Capecchio nel suo). Pazienza!
Zoppi e Castone escono dai propri camerini vestiti come per i ruoli dell'AmIeto.
FELTA Elettrico! Attento. Mi raccomando la luce come abbiamo provato. (Riccardo, Gastone e Zoppi si avvicinano a
RITA. FRANCO dalla scaletta, seguíto dalla sarta che cerca di aggiustargli il mantello. In questo momento FRANCO è
vestito da Amleto. Il maglione nero è troppo largo per le sue gambette stecchite. Anche la giubba è troppo grande per
lui. Sui suoi capelli biancbissimi ha messo una parrucca a buccoli, il suo volto è spalmato di cerone troppo rosa.
Dovrà sembrare un morto imbalsamato. Gli attori e RITA si accorgono della sua presenza. Questo spettacolo non li
farà ridere, anzi susciterà in loro una profonda pena. FRANCO li guarda e quasi si pavoneggia come per dire: Sto
bene? Felta in questo momento si accorge di lui. Dapprima non lo riconosce) Cosa c'è?
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FELTA Vi ringrazio tanto della buona volontà, FRANCO, ma non occorre piú che vi disturbiate. Mi sono riconciliato
FRANCO (guarda gli altri, comprende. Non stende la mano. Pausa) Signor Felta, no... Me la darete piú tardi, per un
caffè o un pacchetto di sigarette che andrò a prendervi; ma ora no. FRANCO SELVA, vestito da AmIeto non vale
Campanello interno.
Gastone, Riccardo e Zoppi non staccano il loro sguardo pietoso da FRANCO. CARTIS dal suo camerino, vestito da
AmIeto, senza badare e nessuno esce per la sinìstra. RICCARDO, GASTONE E ZOPPI lo seguono. In scena
rimarranno FRANCO e RITA. La luce si abbassa e subito dopo dalle quinte della scena di Amleto un fascio di luce
illumina la misera figura di FRANCO. RITA a piccoli passi gli si avvicina, non osa parlargli. FRANCO guarda dalla
parte dove, fra pochi istanti, si svolgerà lo spettacolo. I suoi occhi quasi non vedono.
FRANCO non l'ascolta, forse non ode neanche le prime battute dell'Amleto che arrivano dall'interno.
FRANCISCO Bernardo?
BERNARDO Desso!
CALA LA TELA
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