Magrelli Poems
Magrelli Poems
Magrelli Poems
Codice a barre
Onoriamo l’altissimo vessillo
che sventola sul regno della cosa
l’anima crittografica del prezzo
rosa del nome e nome della rosa
mazzo di steli, fascio
di tendini e di vene
— polso
per auscultare
il battito del soldo.
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Cave cavie!
A Isabelle Stengers
O forse sono cavie, queste poesie che scrivo,
per qualche esperimento concepite,
che tuttavia non so.
Non so perché si formano,
eppure mi affeziono e le chiamo per nome,
topolini vivissimi, allarmati
da che?
**
La curva
Nella curva, la stessa, in montagna,
scendendo dalla macchina,
mia figlia, piccolina,
vomitava, per strada, tutti gli anni.
Ormai la conoscevo:
come al nostro santuario, ci fermavamo
per consolarne i pianti, pulirla e passeggiare
lungo il tornante dell’alba.
Altre vacanze, noi vecchi, lei cresciuta,
ma quella sosta mi rimane in mente,
cruna della nostra famiglia
nella fuga in Egitto.
Ogni famiglia è in fuga,
solo l’Egitto cambia.
**
“Giovani senza lavoro”
I
Giovani senza lavoro
con strani portafogli
in cui infilare denaro
che non è guadagnato.
Padri nascosti allevano
quella sostanza magica
leggera e avvelenata
per le vostre birrette.
Condannati a accettare
un regalo fatato
sprofondate nel sonno
mortale dell’età,
la vostra giovinezza,
la Bella Addormentata,
langue nel sortilegio
di una vita a metà.
II
Giovani senza lavoro
chiacchierano nei bar
in un eterno presente
che non li lascia andar.
Sono convalescenti
curano questo gran male
che li fa stare svegli
senza mai lavorare.
Di notte sono normali,
dormono come tutti gli altri
anche se i sogni sono vuoti
anche se i sogni sono falsi.
Falsa è la loro vita,
finta, una pantomima
fatta da controfigure,
interrotta da prima.
**
Invettiva sotto una tomba etrusca
Latino mortale…
A. Apollinaire
Adesso parleranno tutti uguale,
tutti la stessa lingua che ci ha tolto la nostra.
Hanno cacciato l’alfabeto tra i campi
braccandolo come un fuggiasco, come un ladro,
l’alfabeto dei padri.
Nessuno ci capirà, e nemmeno tra noi
impiegheremo più le vecchie parole,
corrose, diroccate mura delle nostre fortezze.
Ci hanno lasciato soltanto
le tombe, l’estremo ridosso.
Perciò parlo da qui,
voce reclusa nel buio
tra forme colorate, ma immobili per sempre
come l’ultimo alito
della nostra pronuncia.
Da Guida allo smarrimento dei perplessi, 2016
[...] nous devrions pourtant [...]
1. Baudelaire
Questa è la mia preghiera del mattino:
controllo il mio cc ma come password
ogni volta ritrovo la tua data
di nascita.
Passo l’intero giorno senza pensarti mai,
eppure non c’è alba in cui dolente
tu non mi vieni incontro,
mentre effettuo un bonifico,
come un Lazzaro uscito dalla tomba.
Ti levi dal sepolcro del computer
e mi saluti per rimproverarmi
con l’amarezza, con quell’astio dei morti
di cui portavi in te il seme profondo
già viva. Che vogliono i morti?
Che vogliamo dai morti, per chiamarli,
con un turpe cinismo mnemotecnico?
Io sfrutto il tuo ricordo per sistemare i conti,
mentre tu torni a me,
la tua figura dura,
per fare i conti con la mia tortura.
**
I brutti gabinetti
di certi ristoranti di paese,
che hanno di speciale?
Confinano col niente.
I cani dietro abbaiano
e io mi fermo, ascolto.
Confinano col niente.
Anonimi sacrari, mite cesso
dove arrivo al confine di me stesso.
Da Sei poesie inedite (Le cavie)
[i] È l’intervista apparsa su Micromega, F. Deodato, La poesia al tempo delle "larghe offese".
Intervista a Valerio Magrelli, leggibile qui
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-poesia-al-tempo-delle-larghe-offese-intervista-a-valerio-magrelli/
[ii] A. Afribo, Poesia contemporanea dal 1980 a oggi, Carocci, Roma 2007, p. 35
[iii] G. Simonetti, La letteratura circostante, Il Mulino, Bologna 2018, p. 189
Missing
Io sono ciò che manca,
dal mondo in cui vivo,
colui che tra tutti
non incontrerò mai.
Ruotando su me stesso ora coincido
con ciò che mi è sottratto.
Io sono la mia eclissi
la contumacia e la malinconia
l’oggetto geometrico
di cui per sempre dovrò fare a meno.
[Valerio Magrelli, Aequator Lentis in Ora Serrata Retinae Einaudi, 1992.]
Parlano
A mattino inoltrato,
nel pieno procedere del giorno
ancora qualcuno si attarda nel letto,
segnato dall’ipnosi,
intento al restauro del sonno.
Come se si potesse riparare
la notte,
il vaso infranto,
la lesione del cielo.
[Valerio Magrelli, Nature e Venature, 1987.]
L’abbraccio