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6.L'ETà NAPOLEONICA

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L’ETÀ NAPOLEONICA

Dalle repubbliche giacobine ai regni napoleonici (1796-1815)

Agli inizi dell'800 la cultura e la società italiana furono colpite dalla frattura che si era creata dalla Rivoluzione
francese nel 1789, che porta alla ribalta la Francia repubblicana che sovverte l'ordine costituito delle grandi
potenze europee. Da questo momento i moti rivoluzionari si espandono a macchia d'olio e l'Italia non ne è
esente. Nell'ultimo decennio del Settecento l'Europa diventa lo sfondo della guerra tra Francia, Prussia Russia
che solo più tardi investì anche l'Italia, nel 1796 con l'arrivo di un'armata guidata da Napoleone Bonaparte, che
occupa il nord e il centro della penisola. Il suo arrivo suscitò grandi aspettative, in particolare in coloro che
inseguivano gli ideali di libertà e uguaglianza diffusi dalla rivoluzione. Si formano nuovi organismi politici con
le “repubbliche giacobine” e infine con il Regno d’Italia, ispirate al modello francese con un corpo di funzionari
pubblici, di ufficiali e di insegnanti. Furono aboliti gli istituti feudali, le barriere doganali che favorirono quindi
un più libero commercio e il sistema finanziario e fiscale fu riorganizzato. Tuttavia, Bonaparte pensò
principalmente degli interessi con la Francia e rende il territorio italiano un territorio di sfruttamento in cui la
produttività e l’idea di sviluppo sociale degli italiani non riuscirono ad attuarsi Infatti cede il Veneto all'Austria
tramite il trattato di Campoformio, creando delusione e sconcerto in quelli che confidavano in lui, in particolare
Foscolo, il quale prese ispirazione da questa vicenda per la scrittura delle ultime lettere di Jacopo Ortis. Ma
l'arrivo di Napoleone non accontenta nessuno, perché da un lato abolisce i privilegi aristocratici, e dall'altro non
vengono date risposte alle classi meno abbienti le cui condizioni di vita peggiorano. Dal 1796 al 1799 nel resto
d'Italia si instaurano una serie di piccole repubbliche, chiamate repubbliche giacobine, che non vengono accolte
dalle classi sociali italiane visto che non risolvono le problematiche sociali e politici.al governo vi erano una
serie di rappresentanti eletti dalla borghesia, gli intellettuali e dai proprietari terreni, ma la Francia aveva il
controllo anche su queste ultime e si appropriò delle loro risorse imponendo arruolamenti e pesanti tasse.
Intanto Bonaparte con un colpo di stato si appropria del titolo di console, nel 1804 si proclama imperatore dei
francesi e l'anno dopo si insedia sul trono del Regno di Italia che comprende nord e centro, e crea un regno di
Napoli filofrancese. La centralizzazione amministrativa di questo nuovo governo rende necessaria la
formazione di nuovi funzionari, Napoleone decide quindi di rendere obbligatoria l'istruzione elementare
maschile e femminile, organizzata dallo stato secondo principi laici. Dal 1799 lo stato di insofferenza della
plebe, oltre che dell'aristocrazia sarà tale da sovvertire le repubbliche che si erano istituite nel triennio
giacobino. Iniziano infatti una serie di insurrezioni popolari che rivendicavano l’Antico Regime e la prima
repubblica a risentirne fu quella partenopea. L'Italia si lega al sistema economico francese, rimanendo esclusa
dal resto d'Europa, questo però solo fino alla caduta di Napoleone nel 1815, data di inizio della Restaurazione.
Ma questi anni lasciano in Italia un segno indelebile nella cultura, nella società e nella mentalità diffondendo
ideologie e sentimenti nazionali. Gli anni dal 1796 al 1799 furono chiamati “triennio giacobino” e sono anni di
grandi illusioni in un profondo rinnovamento politico. All’interno dello schieramento dei “patrioti” vanno però
distinte due tendenze molto diverse, quella democratica più radicale, e quella moderata volta ad attuare
gradualmente riforme che salvaguardino il principio di proprietà privata ed egemonia dei ceti superiori. Le idee
patriottiche incontrano l’appoggio soprattutto dei ceti colti ma fecero fatica a penetrare tra le grandi masse
popolari e ciò portò a una frattura profonda all’interno del corpo sociale. La componente giacobina vide nella
politica napoleonica il tradimento delle istanze di libertà e democrazia e dunque subentrò tra i giacobini un
senso di frustrazione e delusione di cui farà esperienza lo stesso Foscolo. Tuttavia il triennio giacobino fu un
periodo di rinnovamento dal punto di vista culturale dato principalmente dalla necessità di coinvolgere quanti
più cittadini possibili nella propaganda. Aumentarono i giornali a cui si affiancarono opuscoli, libelli polemici,
proclami e manifesti; il teatro svolse funzione di propaganda e nacquero infatti i teatri nazionali e patriottici.
Una delle figure di rilievo nell’ambito della saggistica e della critica fu Pietro Giordani il quale però per la sua
indole insoddisfatta non riesce mai a realizzare opere di ampio respiro. Il regime napoleonico dà impulso a
queste nuove forme di propaganda ma lo fa per piegarle al proprio consenso e diventano infatti forme di
propaganda di regime con feste, parate, cerimonie grandiose per affascinare il grande pubblico. Nasce inoltre
durante l’età napoleonica la scuola di Stato ispirata a concezioni laiche per formare il ceto dirigente
NEOCLASSICISMO E PREROMANTICISMO
Gli ultimi anni del 700 e l’inizio dell’800 sono caratterizzate da personalità quali Parini, Alfieri e Foscolo che da
un lato presentano tendenze classicistiche e dall’altro forti tendenze romantiche. In questi anni convivono
tendenze letterarie e culturali piuttosto opposte. Se da un lato alcuni sono sostenitori del Purismo linguistico,
come Parini, e i più fervidi Cesari e Monti, dall’altro numerosi altri sostengono la libertà espressiva a si aprono
alle influenze straniere rifiutando il classicismo e la lingua rigorosamente legata alla lingua aulica del Trecento
lontanissima dalla lingua di quel tempo e soprattutto dalla lingua parlata. Da un lato la ricerca della razionalità
e della luce , dell’ordine e della logica, dall’altro vi sono i miti dell’antichità carico di idealità e utopia che
diventa velato di malinconia. Abbiamo quindi un continuo contrasto tra luminosità e oscurità , biancore e
opacità.

A quel tempo la letteratura era ancora una forma d’arte elitaria, a cui solo pochi potevano accedervi e il
pubblico di lettori popolari era un’idea ancora del tutto embrionale. Il neoclassicismo, corrente del cuore del
700 è ancora fervida e gli scrittori anche i più battaglieri vi sono comunque legati. Le fonti di ispirazione
restano comunque classiche e le produzioni di tale periodo sono soprattutto sonetti e odi dalla forma aulica,
poemi didascalici, poemi mitologici e traduzioni di classici.

Nel periodo napoleonico in Italia è ancora forte la tendenza del classicismo, ma con elementi nuovi e innovativi
che fanno prendere il nome “neoclassicismo” al movimento culturale. Le scoperte archeologiche di Ercolano e
Pompei portano a predilige di nuovo le forme armoniose classiche e l’attenzione per la mitologia. In questo
periodo Winckelmann, archeologo tedesco, aveva teorizzato delle nuove linee guida dell’arte sostenendo l’idea
del bello ideale su modello dell’arte greca che era considerata la forma d’arte più compiuta. In questa bellezza
vi erano i criteri di “nobile semplicità e quieta grandezza” che nascevano dal dominio delle passioni e
dall’armonia interiore. Le teorie di Winckelmann fornirono all’estetica neoclassica il principio di trasfigurare la
realtà in forme perfette ed armoniche eliminando tutto ciò che è scomposto e grezzo in un’armonia pacata di
linee, forme e suoni. A ciò si aggiunge la passione dei più rivoluzionari per gli eroi dell’antica Grecia che
venivano celebrati nei dipinti come “Il giuramento degli Orazi” e altri di Jacques Louis David. Ma ciò che emerge
da questo classicismo eroico e austero è un neoclassicismo di grandiosità , scenografico e celebrativo in cui l’età
napoleonica fu vista come ritorno alle forme imperiali romane. Ma se da un lato si celebrava il mondo e la realtà
nelle forme armoniche classiche attraverso bellezza, luminosità , vitalità e serenità come accade nell’opera “Le
grazie” di Foscolo, allo stesso tempo se ne adopera un superamento romantico in quanto il classicismo non è
visto solo come “nostalgia” di un tempo che non è più ma come un modo per purificare il mondo moderno dalle
barbarie e riportarlo a quell’antico splendore. Il classicismo era una sorta di fuga e di ritorno.

Infatti, il nuovo assetto politico e sociale fa aumentare l'importanza della poesia civile, e gli scrittori prendono
esempio dalle virtù degli antichi che devono prendere di nuovo vita nei cittadini moderni. Mentre la poesia
civile acquista importanza la professione del letterato di corte la perde, e gli vengono offerte nuove professione
all'interno dell'amministrazione pubblica, dell'esercito e dell'insegnamento superiore, gli viene inoltre
riconosciuto uno status privilegiato e maggiore autonomia. In questo modo si viene a formare, anche sulla scia
delle idee rivoluzionare una classe di intellettuali che rivendica l'autonomia e la libertà del proprio pensiero; un
esempio è proprio Ugo Foscolo. Nello stesso periodo quindi abbiamo personalità come quella foscoliana che
entra in collisione con l'assetto politico in Italia voluto da Napoleone, e rivendica l'autonomia politica assoluta
della propria patria e quella di scrittura. Allo stesso modo ci sono figure come quelle del Monti, pur recependo
le idee rivoluzionare, nel momento in cui si instaurano i governi napoleonici diventa subito suo funzionario.
Entrambi però condividono l'idea di una poesia che rintracci la propria bellezza e il proprio equilibrio nella
classicità. In Foscolo l'anima classica che rintraccia nella civiltà greca e latina, nell'equilibrio delle forme, la pace
dell'animo convive con uno spirito combattivo battagliero che lo rende allo stesso tempo anche romantico. Nel
1799 cadono le repubbliche giacobine e Napoleone ne tenta la restaurazione e la ottiene. Prima del trattato di
Campoformio la tipografia aveva il suo fulcro nella città di Venezia, città natia di Foscolo, nella quale infatti
nacque e si sviluppò il genere del romanzo, ma dopo il trattato e quindi la cessione all'Austria questa perde
potere e Milano, che in quel momento era capitale del regno d'Italia la sostituisce. Nasce a Milano la prima
società tipografica dei classici italiani, che ha lo scopo di recuperare e organizzare la letteratura italiana. Ma la
nostra penisola è in condizioni culturali pessime, in particolare il sud , per questo il pubblico letterario non è
particolarmente cospicuo come nel resto d'Europa. Inoltre nell’ambito teatrale, oltre al teatro propagandistico
permane ancora forte il teatro tragico di stampo alfieriano. Lo stile che riecheggia è dunque quello della
tragedia classica ispirata ai classici Polibio, Plutarco e Tucidide. Uno delle figure di rilievo nell’ambito del teatro
fu il partenopeo Vincenzo Cuoco. Oltre al teatro tragico si sviluppa anxhe il fusto per l’opera buffa con Giovanni
Battisya Lorenzi e G.B Pergolesi. L’opera è divisa ain recitativi e parti musicate

Tendenze opposte a quelle del classicismo le troviamo già negli stessi scrittori neoclassici quali Monti, Foscolo
e Pindemonte. Tali tendenze sorsero già a partire dalla fine del 700 e saranno quelle che daranno vita al futuro
Romanticismo. Penetrarono in Italia per suggestione di opere straniere che venivano tradotte in italiano. Le
nuove tendenze erano:

 GUSTO SENTIMENTALE: il gusto del sentimentale era il gusto per tutto ciò che era la vita del cuore, la
commozione e le situazioni affettuose e tenere. A tale gusto fu legato soprattutto Rousseau con il
romanzo epistolare “La nuova Eloisa” ma anche l’inglese Richardson autore di “Pamela” e “Clarissa”.
 STURM UND DRANG: movimento nato in Germania ad opera di Goethe e Schiller e teorizzato da Herder
che in polemica con il classicismo esaltava il primigenio spirito tedesco popolare e la poesia popolare.
Lo SuD costituisce un motivo di preannuncio del Romanticismo e nacque in un cenacolo di giovani che
si riunivano intorno a Goethe. Il movimento esaltava la passionalità primitiva e selvaggia e l’ansia di
libertà assoluta che infrangesse ogni limite segnato dalle leggi o dalle convenzioni sociali.
 POESIA CIMITERIALE E CAMPESTRE: il filone della poesia cimiteriale si sviluppò in Inghilterra ad
opera di Young e Gray le cui opere erano riflessioni sulla morte e celebrazione del valore dell’esistenza
oscura degli umili sepolti in un cimitero di campagna come nell’ “Elegy written in a country
churchyard”. Il gusto per la poesia cimiteriale fu proprio di Foscolo e appare nel “Carme dei Sepolcri” e
in tutta la sua poetica. Fortuna volle che Gray fosse il suo maestro di inglese e ciò gli permise di entrare
in contatto con le tendenze poetiche inglesi. Il paesaggio rurale e campestre diventa specchio di una
malinconia e di un disagio nei confronti della crescita delle grandi città con le fabbriche depositarie di
un passato aperto al futuro.
 OSSIANISMO: l’ossianismo fu un altro filone letterario inglese derivato dalla pubblicazione nel 1761 dei
Canti di Ossian ad opera di James Macpherson. L’opera era un abile falso scritto sotto l’idea di aver
trovato un manoscritto del poeta Ossian ma esaltava alcune nuove tendenze che diventeranno tipiche
del romanticismo e del gusto gotico: la virtù guerriera e cavalleresca, il ritorno alla primitività e al
popolare, il gusto per l’orrido e il cupo e di paesaggi desolati e tempestosi e visoni notturne e spettrali.

Queste tendenze sono sintomi di una visione del mondo rinnovata e di una sensibilità nuova data dalle nuove
rivoluzioni in tutta Europa, quella francese di Napoleone, quella inglese industriale che si diffonderà anche in
Italia e in tutta Europa nel corso dell’800. Il romanticismo sarà quindi poi il frutto di questa maturità e questo
rinnovamento.

Per quanto neoclassicismo e preromanticismo si presentino come due filoni antitetici in realtà esse affondano
le proprie radici in un motivo comune: la crisi. La crisi dell’ancien regime che porta all’istituzione del
dispotismo illuminista e la crisi delle illusioni rivoluzionarie dopo l’avvento di Napoleone in cui si era presagito
un cambio del mondo e dello Stato ma fu vano. Ciò che muove gli intellettuali è la ricerca di un’alternativa alla
delusione che spinge alcuni verso le tendenze neoclassiche di armonia e bellezza e altri verso le tendenze
preromantiche di profondità dell’io e della comunione tra l’io e la natura.

VINCENZO MONTI: Monti conquista il vertice e il governo del mondo letterario di cui resta dominatore
indiscusso fino ai primi anni della restaurazione, diventando il rappresentante esemplare del neoclassicismo. A
differenza di Foscolo le cui opere non guadagnano il consenso di molti in quanto aprono nuove strade e
innovazioni creative, quelle di Monti assecondano il fusto del tempo e i temi all’ordine del giorno. Monti nasce
nel 1754 e nel 1797 inizia la sua carriera di letterato con il poemetto “In morte di Ugo Basville”. Dopo la
pubblicazione di questo poemetto egli abbandona la corte del papa e si trasferisce a Milano. Egli mette a punto
una lingua poetica alta con la quale scrive componimenti sulle tematiche rivoluzionarie e all’ordine del giorno
con l’obbiettivo di riaffermare la continuità e il prestigio delle istituzioni letterarie di fronte all’instabilità della
storia. Rivaluta tutte le forme classiche della poesia latina e italiana da Orazio a Virgilio, da Dante a Petrarca
fino alla poesia del 500 di Ariosto e cerca di rendere tali forme fruibili ai suoi contemporanei. I cambiamenti
politici del suo tempo lo costringono però a lasciare incompiuti molti dei suoi poemi propagandistici.
Abbandona infatti la stesura di “Il bardo della selva nera” in cui cantava le imprese napoleoniche mischiate con
il modello primitivista e barbarico di Ossian e i temi della poesia di Virgilio. Successivamente si dedica alla
traduzione dell’Iliade ed entra in competizione sia con Foscolo che si dedicava alla stessa sia con Pindemonte
che si dedicava alla traduzione dell’Odissea. Nella sua traduzione egli cerca di conferire al verso italiano la
massima grazia affinché potesse rispettare la stessa grazia del verso in lingua originale e diventa infatti il
capolavoro dell’autore. Successivamente si dedica poi alla questione della lingua aperta alcuni anni prima dai
puristi dell’Accademia dei Trasformati. Egli sostiene l’importanza di preservare la lingua ma si mostra molto
più aperto alle nuove istanze, non in modo radicale, ma aperto soprattutto al linguaggio di tipo scientifico.

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