Radiazione
Radiazione
Radiazione
Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i
1 Teoria elettromagnetica 1
1.1 Le equazioni di Maxwell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Onde monocromatiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.1 Riduzione delle equazioni di Maxwell per onde monocromatiche 4
1.2.2 Onde piane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2.3 Legame tra E e H per onda omogenea . . . . . . . . . . . . . . 7
1.3 Indice di rifrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.3.1 Mezzi conduttori e mezzi isolanti . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.4 Vettore di Poynting . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.4.1 Vettore di Poynting per l’onda piana . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.5 Impulso e pressione di radiazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.6 Polarizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.6.1 Parametri di Stokes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.6.2 Proprietá dei parametri di Stokes . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
1.6.3 Luce non polarizzata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.6.4 Sorgenti incoerenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.6.5 Matrici di Muller . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.7 Natura corpuscolare della radiazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
1.8 La radiazione: natura corpuscolare o ondulatoria? . . . . . . . . . . . . 22
1.8.1 The double nature of radiation: is it matter or waves? The
correspondence principle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
1.9 Esercizi: proprietá delle onde elettromagnetiche . . . . . . . . . . . . . 24
i
ii INDICE
4.9 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
4.9.1 Assorbitivitá, riflettivitá, emissivitá . . . . . . . . . . . . . . . . 86
Teoria elettromagnetica
~ · E(x,
~ ρ(x, y, z, t)
∇ y, z, t) = (1.3)
0
1
Nel caso di propagazione in guida d’onda, cavitá risonanti o cavi coassiali delle proprietá tipiche
delle onde in mezzi illimitati quali la trasversalitá non saranno piú soddisfatte!
2
Ricordiamo che in questo sistema la permittivitá e la permeabilitá magnetica del vuoto valgono:
1
2 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
~
∂ B(x, y, z, t)
~ × E(x,
∇ ~ y, z, t) = − (1.4)
∂t
~ ~
∇ · B(x, y, z, t) = 0 (1.5)
~
∂ E(x, y, z, t)
~ × B(x,
∇ ~ y, z, t) = µ0~J(x, y, z, t) + 0 µ0 . (1.6)
∂t
I campi em che si propagano nella nostra atmosfera sono soggetti a queste equazioni
perché l’aria é pressocché assimilabile al vuoto. Si noti che la legge di conservazione
della carica
∂ρ ~ · ~J(x, y, z, t) = 0
(x, y, z, t) + ∇ (1.7)
∂t
automaticamente soddisfa le (1.3-1.6), anzi di fatto la corrente di spostamento di
Maxwell é stata determinata imponendola. Se vengono assegnate le sorgenti ρ e ~J
le equazioni di Maxwell possono essere teoricamente risolte. In realtá peró solo se le
sorgenti sono localizzate ed in piccolo numero il problema é realmente trattabile ma in
presenza di aggregati di molecole microscopici la soluzione é praticamente impossibile.
Il numero delle sorgenti (particelle cariche contenute negli atomi) é elevatissimo. In
realtá quando vogliamo descrivere la propagazione dei campi em in un mezzo (che sia
l’atmosfera terrestre o un particella di aerosol o una gocciolina di pioggia, o quant’al-
tro) a noi interessano i campi macroscopici, ovvero mediati su volumi che sono grandi
rispetto al volume occupato da un singolo atomo o molecola, non quelli microscopici.
Se ai campi E e B sostituiamo le loro medie macroscopiche3 le (1.4-1.5) rimangono
~ e per
invariate mentre le (1.3-1.6) si riscrivono per il vettore spostamento elettrico D
il campo magnetico H ~ come:
~ · D(x,
∇ ~ y, z, t) = ρF (x, y, z, t) ~ = 0 E
D ~ +P ~ (1.8)
~
∂ D(x, y, z, t) ~
~ × H(x,
∇ ~ y, z, t) = ~JF (x, y, z, t) + ~ = B − M,
H ~ (1.9)
∂t µ0
nel quale il campo si evolve: in altri termini non contengono alcun legame tra i vettori
di campo E,~ D,~ B
~ e H.
~
Nel caso di mezzi lineari4 esistono delle “relazioni costitutive” della forma:
~ =A
F ~ cos ωt + B
~ sin ωt
con A~ eB~ vettori reali indipendenti dal tempo si potrá scrivere come parte reale del
vettore complesso:
~ c = Ce
F ~ −iω t ~ =A
C ~ + iB~
4
In fisica questo tipo di mezzi rappresenta la gran parte ma non la totalitá dei mezzi.
5
Si noti come potesse esser fatta anche la scelta eiω t come avviene in certi testi.
4 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
~ = Re[F
ovvero F ~ c ]. La convenienza di lavorare con i campi complessi sta nel fatto che
per ogni operatore lineare L vale:
~ = LRe[F
LF ~ c ] = Re[LF
~ c]
~c
∂F ~ c.
e peró anche ∂t
= −iω F
~ c = iωµH
~ ×E
∇ ~c (1.14)
~ c + ∂ 0 E
~ ×H
∇ ~ c = σE ~ c + 0 χE
~ c = −iωc E
~ c, (1.15)
∂t
ove si é definita la permittivitá complessa:
σ σ
c ≡ 0 (1 + χ) + i ≡ +i . (1.16)
ω ω
ove σ prende il nome di conducibilitá, é la permittivitá (reale). Equivalentemente si
introduce con la permittivitá complessa relativa (adimensionale):
σ
r ≡ (1 + χ) + i ≡ 0r + i00r . (1.17)
0 ω
Le (1.14), (1.15) sono duali nel senso che una puó essere mutata nell’altra scambian-
do E ~ → H, ~ µ ↔ c H ~ → −E. ~ Si noti che in generale, in tutte queste eqs., sia
c che µ dipenderanno dalla frequenza6 e quindi sottintenderemo che i valori di tali
grandezze che compaiono nelle (1.14-1.15) siano quelli appropriati alla frequenza in
gioco. L’aver isolato nella parte immaginaria il fattore 1/ω risulta utile perché cosı́
facendo la conducibilitá σ é indipendente dalla frequenza, almeno dalle microonde in
giú.
Ora, tenuto conto che ogni rotore é solenoidale, prendendo la divergenza delle (1.14-
1.15) si trova anche che:
~ · c E
∇ ~c = 0 (1.18)
∇ ~c
~ · µH = 0 (1.19)
6
Altra osservazione da fare é che la definizione di c dipende dalla dipendenza temporale scelta.
In certi testi si trova che c = − i ωσ (e poi di conseguenza anche l’indice di rifrazione ha un segno -
nella parte immaginaria) perché la dipendenza temporale é della forma eiω t .
1.2. ONDE MONOCROMATICHE 5
E ~ 0 ei~k·~x−iω t ;
~c =E ~ 0 ei~k·~x−iω t
~c=H
H (1.22)
~0 e H
con E ~ 0 vettori costanti in generale complessi, sono compatibili con le eqs. di
Maxwell. Si noti che il vettore d’onda ~k (dimensionalmente una L−1 ) é in generale
complesso e quindi si potrá scrivere nella forma:
~k = ~k0 + i~k00
con ~k0 e ~k00 reali. Ma allora l’eq. (1.22) si puó riscrivere come:
h i h i
E ~ 0 e−~k00 ·~x ei~k0 ·~x−iω t ;
~c = E ~ 0 e−~k00 ·~x ei~k0 ·~x−iω t ;
~c= H
H (1.23)
ove i termini nelle parentesi quadre sono le ampiezze delle onde e φ = ~k0 · ~x − ω t é la
fase dell’onda. Il vettore7 ~k0 é perpendicolare alle superfici a fase costante mentre il
vettore ~k00 é perpendicolare alle superfici ad ampiezza costante. Se ~k0 e ~k00 sono paralleli
i due tipi di superfici coincidono e le onde si dicono omogeneee; viceversa le onde si
dicono non omogenee.
Per inciso, ricordiamo che la velocitá di fase, cioé la velocitá di propagazione delle
superfici a fase costante, sará
ω
k 0 = ~k0
v=
k0
7
Si ricorda infatti che l’eq. ~k · ~x = 0 denota i piani la cui normale é ~k.
6 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
e in un’altra equazione che ricaviamo applicando ~k× ad ambo i membri della (1.27):
~k × (~k × E ~ ) = ωµ~k × H ~0
0
~k(~k · E
~ 0) − E~ 0 (~k · ~k) = −ω 2 c µE
~0
−E~ 0 (~k · ~k) = −ω 2 c µE
~0
ove si noti come il prodotto c µ é una proprietá del mezzo nel quale l’onda si propaga
mentre k~0 e k~00 sono proprietá dell’onda. Si noti che basta che k~0 e k~00 soddisfino la
(1.30), per il resto possono essere arbitrari; c e µ non determinano in modo univoco i
dettagli della propagazione dell’onda9 . Altrimenti detto non esistono solo le onde piane
omogenee!! Quindi, in definitiva, onde piane sono soluzioni delle eqs. di Maxwell se
valgono le (1.29), (1.30).
Onde omogenee
Nel caso di onda omogenea ~k0 e ~k00 sono paralleli ad una medesima direzione diciamo
ẑ e si puó scrivere il vettore d’onda come:
~k = (k 0 + ik 00 )ẑ ≡ kẑ
ove k 0 e k 00 sono non negativi e ẑ é un versore nella direzione di propagazione; l’eq. (1.30)
diventa allora:
√
k 2 = k 02 − k 002 + 2ik 0 k 00 = ω 2 c µ ⇒ k ≡ k 0 + ik 00 = ω c µ. (1.31)
1.2.3 ~ eH
Legame tra E ~ per onda omogenea
Le due condizioni (1.25-1.26) implicano allora che E ~0 e H~ 0 possono avere solo compo-
~ ~
~ = k×E , deve essere E0x = ωµ/kH0y e
nenti lungo x̂ e ŷ e che in virtú della (1.27), H ωµ
E0y = −ωµ/kH0x (con k in generale complesso).
Nel caso di mezzo non dissipativo si ha una proporzionalitá
q diretta tra le parti reali
dei campi di modo che le ampiezze reali dei campi (e.g. E0 = [Re(E0x )]2 + [Re(E0y )]2 )
sono legate dalla relazione:
s
kE0 ωnE0 n E0
H0 = = = E0 = E0 = (1.32)
ωµ cωµ cµ µ Z
q
µ
Si noti che la grandezza Z ≡ viene detta impedenza intrinseca del mezzo (per
il vuoto essa vale 377 Ω). L’ampiezza di E ~ e di H~ (in onde piane omogenee) sono
direttamente proporzionali con costante di proporzionalitá Z: E0 = ZH0 . Un’altra
importante caratteristica che si deduce dalla (1.32) é che H0 ∝ nE0 .
9
Ad esempio assunto c = , cioé il mezzo non dissipativo la (1.30) ci dice che k~0 e k~00 devono
essere perpendicolari (assumiamoli i versori di x e y). In tal caso il piú generale vettore ~k si potrá
scrivere nella forma: ~k = ω 2 µ (x̂ coshϑ + iŷ sinhϑ) con ϑ costante reale. Tale costruzione verifica
automaticamente la (1.30). Ora si puó prendere E ~ 0 = E1 (ix̂sinhϑ − ŷcoshϑ) + E2 ẑ con E1 e E2
costanti complesse che soddisfi automaticamente la (1.25). H ~ 0 puó essere scelto con la stessa struttura
~
di E0 con la condizione che E1 H1 +E2 H2 = 0 perché sia soddisfatta la terza delle (1.29). Per ϑ 6= 0 E~0
~
ha componenti non nulle nella direzione di k pur essendo ad esso perpendicolare in senso complesso.
Quindi se il mezzo é non dissipativo allora o si hanno onde omogenee con k 00 = 0 oppure si hanno
onde non omogenee in cui k~0 e k~00 sono perpendicolari.
8 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
Nel caso in cui la propagazione avvenga nel vuoto il numero d’onda k, in generale
complesso, é reale (questo é vero per tutti i mezzi non conduttori) e pari a k0 =
√
ω 0 µ0 = ωc = 2π λ0
. La frequenza dell’onda é connessa allora alla sua lunghezza d’onda
c
da ν = λ0 . Un modo alternativo di descrivere la frequenza della radiazione é in termini
del numero d’onda ν̃ = λ10 , che esprime il numero di creste o di gole dell’onda per
una data unitá di lunghezza. Cosı́ ad esempio la luce rossa ha una λ0 = 0.7 µm che
corrisponde ad una frequenza ν = 430 T Hz e ad un numero d’onda ν̃ = 14286 cm−1
(l’utilizzo del sistema cgs per tale grandezza é un retaggio della spettroscopia; il cgs
verrá usato solo per tale grandezza). Un breve riassunto dello spettro elettromagnetico
é illustrato in fig. 1.1.
di modo che per onde omogenee k = ω/cm, con n e κ parte reale e parte immaginaria
che, nella nostra notazione10 , prenderemo ambedue non negative (si ricordi che la radice
di un numero complesso ha due soluzioni, quindi esiste anche la soluzione con ambedue
le quantitá negative). Si noti nello spazio vuoto m = 1 + 0i.
Assumendo una dipendenza temporale del tipo eiωt si sarebbe trovato un segno - per la parte
10
immaginaria.
1.3. INDICE DI RIFRAZIONE 9
avendo preso ê = ẑ come direzione di propagazione (é quello che prenderemo d’ora
innanzi). Quindi la parte reale dell’indice di rifrazione n determina la velocitá di fase
v = ω/k 0 = ωλ0 /(2πn) = c/n mentre la parte immaginaria κ determina l’attenuazione
dell’onda mentre si propaga nel mezzo.
k 0 + i k 00 k
≡ ≡m=n+iκ
k0 k0
√ √
che in particolare diventano (k̃ ≡ k0 0r = ω µ):
q
n√ o p
1 21
k 00 ≡ κ k0 = Im 1 + tan2 δ − 1 (1.37)
c /0 k0 = Im 1 + i tan δ k̃ = k̃
2
q n√ o p
1 21
k 0 ≡ n k0 = Re c /0 k0 = Re 1 + i tan δ k̃ = k̃ 1 + tan2 δ + 1 (1.38)
2
σ 00
essendo tan δ = ω
= r
0r
nota come tangente di perdita11 , k0 il numero d’onda nel
vuoto. É possibile riscrivere la (1.36) come:
~c = E
E ~ 0 e−k00 z ei(k0 z−ω t) (1.39)
11
Con questa definizione si ha quindi che c = |c | eiδ la cui radice quadrata con parte immaginaria
√ p iδ/2
positiva é c = |c | e . Nei calcoli si ricordi allora che:
√ √
2 1 − cos δ 1 + tan2 δ − 1 2 1 + cos δ 1 + tan2 δ + 1
sin δ/2 = = √ ; cos δ/2 = = cos δ .
2 2 1 + tan2 δ 2 2
10 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
che mostra subito come 1/α ≡ 1/k 00 possa essere considerata una lunghezza caratter-
istica di smorzamento del campo elettrico all’interno del materiale; trattasi della cosı́
detta profonditá di pelle. Per un conduttore come il rame essa vale 0.85 cm a 60 Hz
e 7.1µm a 100 M Hz. Per circuiti ad alta frequenza (ma sempre bassa rispetto alle
microonde) i campi saranno quindi tutti confinati sulla superficie dei conduttori.
In particolare é possibile distinguere tra mezzi con basse perdite (isolanti o dielet-
trici) da mezzi con alte perdite (cioé conduttori). Infatti:
• se σ ω o equivalentemente tan2 δ 1 si ha un mezzo con basse perdite,
isolante ed in tal caso
r
001 µσ √
k ' k̃ tan δ = k 0 ' k̃ = ω µ;
2 2
il materiale dielettrico ideale ha parte immaginaria dell’indice di rifrazione (quindi
tangente di perdita) identicamente nulla, ovvero σ = 0 di modo che ~J = 0
identicamente nel mezzo;
Si ricordi che gli indici di rifrazione dipendono fortemente dalla frequenza utilizzata
ma anche dalla temperatura della sostanza. Determinazioni dell’indice di rifrazione
sono spesso molto problematiche; talora é proprio da misure di scattering che si in-
feriscono proprietá sugli indici di rifrazione del centro scatteratore.
di contorno, deve uguagliare la potenza totale (cambiata di segno) spesa dai campi
sulle sorgenti contenute nel volume stesso.
Si noti che, usando la notazione complessa per i campi, si ha:
~S = Re[E
~ c ] × Re[H
~ c ] 6= Re[E~c × H
~ c ].
Inoltre per campi a dipendenza armonica ció che interessa non é un valore istantaneo
di ~S, che fluttuerá ad una frequenza ω, quanto invece un valor medio sul periodo (o
meglio su un tempo caratteristico di un rivelatore, τ che sia lungo rispetto al periodo
dell’onda, τ 1/ω); il vettore di Poynting medio sará allora12 :
Z
1 t+τ
~S(t0 )dt0 = 1 Re[E
h~Si = ~c×H
~ ∗c] (1.42)
τ t 2
ove il fattore 21 viene dalla media temporale di cos2 (~k0 · ~x − ω t) (ed il coniugato in H
~c
é stato preso per cancellare esattamente la dipendenza temporale). In realtá é questa
la quantitá di interesse che, con abuso di notazione, d’ora in poi verrá chiamata ~S.
Analogamente verranno omessi i pedici c per i campi.
2
k~∗ E
~ ·E
~∗ ~ " #
E0 k∗
~S = 1 Re = e − 4πκ
λ
z
Re ∗ ẑ
2ω µ∗ 2ω µ
2 2
~ " # ~ "s #
E 0 ωm ∗ E 0 c
~S = − 4πκ z
− 4πκ z
e λ Re ẑ = e λ Re ẑ
2ω cµ∗ 2 µ
2
~
E 0
1 − 4πκ z
~S = Re e λ ẑ (1.44)
2 Z
che come si vede ha la stessa direzione della propagazione.
12
Usando la notazione complessa si dimostra facilmente che la media temporale del prodotto delle
parti reali di 2 quantitá complesse con la stessa periodicitá é data da:
1
hRe(A)Re(B)i = Re(AB ∗ ).
2
12 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
4π κ
2k 00 = 2α = (1.45)
λ0
tale formula deriva direttamente dal fatto che la potenza decade come S ovvero P =
00
P0 e−2k z e che P viene tipicamente espressa in dB come P [dB] = 10log10 P [W ]. Al-
ternativamente si introduce anche il concetto di lunghezza di penetrazione dI (si noti
l’analogia con la profonditá di pelle) definita come la lunghezza alla quale il flusso
radiante si attenua di un fattore e; essa é quindi data da:
1 λ0
dI = 00
= (1.47)
2k 4π κ
materiale stesso (su questo principio si basano le vele solari!). Il vettore densitá di
quantitá di moto associato al campo é:
~S
~g = . (1.48)
c2
Come l’energia la quantitá di moto, somma della quantitá di moto del campo e della
quantitá di moto della materia, non solo si conserva ma si conserva localmente.
~
Un impulso implica una pressione di radiazione che sará pari a prad = |cS|2 . É ció che
rende possibile la vela anche nello spazio vuoto!
1.6 Polarizzazione
Ogni onda monocromatica oltre che dalla sua intensitá e dalla sua frequenza é carat-
terizzata anche dal suo stato di polarizzazione che in qualche modo descrive come le
direzioni di oscillazione dei campi em varino attorno alla direzione di propagazione.
Cosı́ ad esempio un cristallo polarizzante lascia passare solo radiazione in cui i campi
oscillino in una determinata direzione: si parlerá in tal caso di polarizzazione lineare.
La polarizzazione é rilevante in processi di emissione da superfici; come vedremo
specie nelle M W l’emissione é fortemente polarizzata con una forte dipendenza dall’an-
golo di emissione. Inoltre la polarizzazione ha un ruolo chiave nella diffusione; infatti,
da un lato, luce incidente con diversi stati di polarizzazione interagisce in modo diver-
so con i centri diffondenti (questo ad esempio é utilizzato nei radar, ove si calcolano
dei parametri di depolarizzazione), dall’altro lo scattering é un meccanismo di polariz-
zazione (si pensi alla luce riflessa dal blu del cielo tipicamente polarizzata a differenza
della luce diretta solare; é questa la proprietá che si usa nei polarizzatori fotografici).
Pertanto l’informazione sullo stato di polarizzazione di un’onda ci puó aiutare a meglio
comprendere le interazioni che quell’onda ha avuto con diversi elementi atmosferici.
Consideriamo un’onda piana monocromatica che si muova in un mezzo non assor-
bente (quindi k = k 0 é reale); il campo elettrico si scrive:
n o n o
~ = Re E
E ~ c = Re (A
~ + iB)e ~ cos(kz − ωt) − B
~ i(kz−ωt) = A ~ sin(kz − ωt)
~ e B
ove A ~ sono indipendenti dalla posizione. In un particolare piano (si prenda ad
esempio z = 0) il vettore E~ descrive una ellisse come si vede in fig. 1.2: si parlerá in
generale di polarizzazione ellittica.
Ad esempio con z = 0 si ha:
~ = 0) = A
E(z ~ cos(ωt) + B
~ sin(ωt) (1.49)
~ = 0) = A
E(t ~ cos(kz) − B
~ sin(kz). (1.50)
14 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
A γ
B
b
(a) (b)
Figura 1.2: (a) Ellisse descritta dal vettore campo elettrico. (b) Parametri
ellissometrici.
~ = |B|
• |A| ~ eA
~ ·B
~ = 0: polarizzazione circolare.
fascio
rivelatore
polarizzatore
Figura 1.3: Definizione operativa dei parametri di Stokes con esperimento concettuale.
~ =E
E ~ 0 ei(kz−ωt) ; ~ 0 = Ev v̂ + Eh ĥ
E (1.51)
Ev = av eiδv , Eh = ah eiδh (1.52)
Si noti che con sin δ > 0 la polarizzazione é LH, viceversa é RH. Per capirlo si consideri per esempio
l’istante in cui δh − ωt = −π/2, ovvero in cui la componente Ẽh si annulla (e ad un istante successivo
si sviluppa una componente Ẽh > 0). Corrispondentemente δv − ωt = δ − π/2. Si avrá rotazione in
verso antiorario LH se cos(δ − π/2) > 0 ovvero se 0 < δ < π.
18 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
Eh
h
h’
v’
φ
v
Ev
Figura 1.4: Rotazione dei vettori di base per la definizione dei parametri di Stokes.
Sia dalle eqs.( 1.58-1.61) e dalla (1.62) risulta chiaro che I, Q2 + U 2 e V sono invarianti
sotto rotazione delle direzioni di riferimento. Inoltre i parametri di Stokes indipendenti
sono 3 (come il numero di parametri ellissometrici indipendenti) essendo che:
I 2 = Q2 + U 2 + V 2 . (1.63)
In tab. 1.1 diamo alcuni esempi di vettori di Stokes. Si noti come in virtú della (1.63)
i diversi stati di polarizzazione si possano rappresentare su una sfera, detta di Poincaré
come mostrato in fig. 1.5.
Figura 1.5: Rappresentazione dello stato di polarizzazione di un’onda e.m. wave sulla
sfera di Poincaré.
ove le ampiezze complesse Ev e Eh sono ora funzioni del tempo, ma variano molto
lentamente su intervalli dell’ordine del periodo 2π/ω associato alla frequenza media. É
la correlazione di queste due funzioni che fornisce il grado di polarizzazione: se sono
completamente scorrelate (come per la luce dal sole o dalle lampade fluorescenti e in-
candescenti) si ha luce non polarizzata ed in tal caso il vettore campo elettrico traccerá
una ellisse i cui parametri variano lentamente nel tempo senza nessuna preferenza e,
su un periodo sufficientemente lungo traccerá ellissi di vibrazione di tutte le forme; se
sono perfettamente correlate si ha luce polarizzata; se lo sono solo parzialmente si ha
luce parzialmente polarizzata che esibirá una elicitá o ellitticitá o azimuth preferenziale.
Per un fascio di luce quasi monocromatica si potranno definire i parametri di Stokes
come:
ove h i indica una media temporale su un intervallo lungo rispetto a 2π/ω. Dalla (1.65)
Q2 = I 2 − 4 (ha2v iha2h i) da cui anche:
Q2 + U 2 + V 2 = I 2 − 4 ha2v iha2h i − hav ah eiδ ihav ah e−iδ i ; (1.66)
ora, essendo hx2 ihy 2 i ≥ hxyi2 (per generiche grandezze x, y) il secondo termine a destra
é positivo da cui segue che I 2 ≥ Q2 + U 2 + V 2 .
Si possono definire allora:
20 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
√
Q2 +U 2 +V 2
• grado di polarizzazione: I
(luce non polarizzata avrá Q = U = V =
0);
√
Q2 +U 2
• grado di polarizzazione lineare: I
.
• grado di polarizzazione circolare: VI
N
X N X
X
Iv ∝ hEv (n)E∗v (n)i + 2RehEv (n)E∗v (m)i (1.67)
n=1 n=1 m<n
e poiché non vi é coerenza tra sorgente n-esima e m-esima il secondo termine si annulla.
Si puó ragionare in modo analogo per gli altri parametri di Stokes.
In termini di parametri di Stokes tutto diventa molto semplice: si puó vedere che
stato di polarizzazione ha la luce che passa il polarizzatore con arbitrario stato di
polarizzazione incidente, la sua intensitá,. . . . La matrice di Muller di piú elementi
ottici sará evidentemente il prodotto delle matrici di Muller di ogni singolo elemento
(si noti che in generale matrici di Muller come elementi ottici non commutano). In
particolare studiando la funzione (1.70) si vede che l’intensitá trasmessa ha un massimo
con ξ = γ e un minimo con ξ = γ + π/2 con tan 2γ = Ui /Qi :
1
Imax = (Ii + Qi cos 2γ + Ui sin 2γ) (1.72)
2
1
Imin = (Ii − Qi cos 2γ − Ui sin 2γ) (1.73)
2
(1.74)
The classic description of the E and B field can be considered as a limit at high quantum
numbers of a quantistic description in terms of real or virtual photons. However many
times the granular photon structure of the em field can be ignored. For instance at 1 m
from a 100 W lamp, the mean square value of the electric field is E0 = 77.5 V /m. This
corresponds to a flux E02 /(2Z) = P/(4πR2 ) ≈ 8W/(m2 ) and, for photons at 0.5µm,
to a flux of photons equal to 2 × 1019 photons/(m2 s). Similarly a 100W isotropic
0.1 GHz FM antenna produce a flux equal to 8 × 10−12 W/m2 at 100 km equivalent to
1.2 × 1016 photons/(m2 s) (still a very large number, it means 4 × 107 photons/m3 ). A
typical measurement instruments see the cumulative effect of all these photons. Usually
the criterium to use a classic description of em waves is tha the number of photons is
big and that the momentum of each photon is small compared to the total momentum.
For instance the momentum of a photon emitted by the FM antenna is equal to the
density of momentum S/c2 divided by the number of photon per unit volume, that
is 8.84 × 10−27 N ts/m3 /(4 × 107 photons/m3 ) = 2.2 × 10−34 N ts = hν/c. A similar
criterium has to used when the em field interact with a free electron: when the impulse
of the incident photon hν/c is small respect to me c the diffusion of light by the electron
can be described by a classic formula (Thompson), but when this is not true any more
Compton effect comes into the game: it is a quantistic effect. Similarly photoelettric
effect is non classical because the energy of the almost free electron in the metal vary
by quantities equal to the energies of the incident photons. Spontaneous emission is
another quantistic effect (no photons at the beginning, very few photons in the final
state).
How many photons are hitting your body at the moment?
24 CAPITOLO 1. TEORIA ELETTROMAGNETICA
ora peró
Z
1 t+T
hcos2 (kx − ωt)iT = cos2 (kx − ωt0 )dt0
T t
1 1
= − {sin [2(kx − ω(t + T )] − sin [2(kx − ωt]}
2 4ωT
1.9. ESERCIZI: PROPRIETÁ DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE 25
(a)
~
E(z)
0 0
= 10v̂ ei (k z−ωt) + 15ĥ ei (k z−ωt)+iθ(t)
(c)
~
E(z)
0 0
= x̂ Ex ei (k z−ωt) + ŷ Ey ei (k z−ωt)+iπ/4
Nel terzo caso invece la fase δ = −π/4 é costante ed invece i campi variano in
ampiezza. Dobbiamo calcolare:
Z Z +∞ 1 Z +∞ 2 [−(Ex2 )/2σ2 ]
hEx2 i = Ex2 p(Ex , Ey ) dEx dEy = √ Ex e = σ 2 = hEy2 i
−∞ 2πσ −∞
ed inoltre:
Z !2
+∞ 1
Ex e[−(Ex )/2σ ]
2 2
hEx Ey i = √ = 0. (1.80)
−∞ 2πσ
Ma allora, usando la simmetria:
I ∝ hEx2 + Ey2 i = 2σ 2
Q ∝ hEx2 − Ey2 i = 0
(1.81)
U ∝ hEx Ey cos π/4i = 0
V ∝ hEx Ey sin π/4i = 0
~ = (v̂ + iĥ);
(b) E
~ = (v̂ − iĥ);
(c) E
~ = (v̂ + 3 eiπ/6 ĥ).
(d) E
29
30 CAPITOLO 2. PROPRIETÁ OTTICHE DELLA MATERIA
tempi di risposta molto diversi tra loro. Cosı́ avremo che nel VIS-UV sará efficace la
polarizzazione elettronica del materiale, nell’IR quella atomica e nel far IR e MW quella
molecolare. Sebbene sia un fenomeno microscopico é utile introdurre delle grandezze
macroscopiche per descrivere questo fenomeno. La risposta del dielettrico é quella di
diventare polarizzato con una polarizzazione per unitá di volume1 :
~ = 0 (r − 1) E
P ~ ≡ 0 χe E
~ (2.1)
che ci dice che la densitá volumetrica di polarizzazione é direttamente proporzionale
al campo elettrico totale macroscopico all’interno di un materiale dielettrico E ~ (che
differisce dal campo microscopico che polarizza un atomo o una singola molecola),
tramite una costante di proporzionalitá che include la suscettibilitá elettrica χe del
materiale. 0 e r sono la permittivitá elettrica del vuoto e quella relativa del materiale.
~
E ~ + P
~ loc = E (2.4)
30
che, in combinazione con la (2.1), fornisce:
~ 1 + r − 1
~ loc = E
E
3
~ loc = r + 2 ~
E E (2.5)
3
1
In termini matematici é come se all’interno del dielettrico comparisse una densitá di carica ρ p =
~ ~ e sull’interfaccia una densitá superficiale di carica σp = n̂ · P.
−∇ · P ~
2.2. IL MODELLO DI LORENTZ 31
~ si trova:
da cui segue che, riscrivendo i due termini della (2.3) in termini di E
~ = Nα r + 2 ~
(r − 1) 0 E E
3
r − 1
30 = Nα (2.6)
r + 2
che costituisce la formula di Clausius e Mossotti. Alternativamente:
2N α
1+ 30
r = (2.7)
1 −N α
30
che consente il calcolo della permettivitá relativa r in funzione del numero di molecole/atomi
per unitá di volume (facile da calcolare) e della polarizzabilitá che dipenderá dal tipo
di materiale considerato.
Vi sono diversi meccanismi che determinano spostamento di carica nella materia e
che pertanto contribuiscono alla sua polarizzabilitá.
2. Se invece sono le cariche degli atomi delle molecole a compiere vibrazioni si han-
no meccanismi di polarizzazione che diventano efficaci a frequenze piú basse,
tipicamente nell’infrarosso (si pensi alla molecola dell’acqua).
4
2
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
Andamento dello sfasamento di oscillazione
150
100
Θ
50
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
ω/ω
0
ad un campo elettrico di ampiezza Eloc (il campo locale visto da ogni singola carica
é in genere diverso dal campo macroscopico, media su una regione che contiene molti
oscillatori) a frequenza ω. Vogliamo scrivere l’eq del moto classica per tale carica,
determinarne l’accelerazione e ricavare quindi la potenza em irradiata dalla carica per
effetto di tale accelerazione.
L’eq del moto si scrive come:
!
d2 x dx
+ γ + ω02 x = q/mEloc e−iωt
dt2 dt
ci disinteressiamo della soluzione dell’omogenea associata che sappiamo decadrá con
una costante di tempo τ = 1/γ e cerchiamo invece la soluzione particolare nella forma
x(t) = C e−iωt , che avrá cioé la stessa pulsazione della forzante esterna. Si trova cosı́:
q Eloc q Eloc
C= ≡ A eiΦ
m (ω02 2
− ω − iγω) m
1 γω
A= h i1/2 Φ = arctan 2
2
(ω 2 − ω 2 ) + γ 2 ω 2 ω0 − ω 2
0
γ ω0 ) mentre oscillazione e forzante sono sfasate di 90◦ (vedi fig. 2.1). Se invece il
campo em forzante ha ω ω0 (alte frequenze), l’ampiezza delle oscillazioni é debole
(A → 0) e fuori fase rispetto alla forzante (Φ = 180◦ ). Invece quando ω ω0 (basse
frequenze) le oscillazioni sono ancora deboli, tendono ad un valore costante (A → 1/ω 0 )
ma sono in fase con la forzante (Φ = 0).
~ = N q~x = N q2 ~ ωp2 ~
P E≡ 2 0 E
m (ω02 − ω 2 − iγω) (ω0 − ω 2 − iγω)
q 2
ove si é introdotta la frequenza di plasma ωp2 = N m 0
. Dalla (2.1) segue infine che
ωp2 (ω02 −ω 2 )
ωp2
0r = 1 + 2
r = 1 + → (ω02 −ω2 ) +γ 2 ω 2
(2.8)
(ω02 − ω2 − iγω) ωp2 ωγ
00r = 2
( )
ω02 −ω 2 +γ 2 ω 2
Osservando la fig. 2.2 si vede come attorno alla frequenza di risonanza vi é una
regione con un forte assorbimento (il valore di κ ha un massimo proprio molto vicino
a ω0 ). Ci aspettiamo che sia una regione anche di alta riflettanza: pochissima luce
riuscirá infatti a penetrare nel materiale e quella poca verrá rapidamente attenuata.
La parte reale dell’indice di rifrazione normalmente cresce con ω (legge di dispersione
normale) eccetto che su un intervallo di frequenze ristretto vicino alla risonanza dove
si ha dispersione anomala.
2
n=1
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
ω/ω
0
che é analoga alla (2.8) con j = 1. L’interpretazione dei singoli termini che compaiono
nella (2.9) e nella (2.8) sono profondamente diversi: classicamente ω0 é la frequenza di
2.2. IL MODELLO DI LORENTZ 35
risonanza del singolo oscillatore mentre ωij é la differenza di energia tra stato iniziale
e stato eccitato (e negli atomi e nelle molecole ci sono molti di questi livelli: vedremo
al cap. 6 piú in dettaglio come si possano determinare tali frequenze caratteristiche);
classicamente γ é il fattore di smorzamento causato dal drag in un mezzo viscoso
mentre quantisticamente γj é connesso alle probabilitá di transizione a tutti gli altri
stati quantici; infine fij rappresenta la probabilitá di transizione dallo stato i allo stato
j.
Usando la definizione di polarizzazione atomica α (p = α Eloc ) invece si ricava che:
" #
q2 1 α
α= 2
αp = . (2.10)
m (ω0 − ω 2 ) − iγω 4π0
e2 ω02
γ= (2.13)
6π0 me c3
fornisce l’espressione della sezione d’urto in risonanza ω = 2πν:
" # ( " #)
e2 γ/4 e2 1 γ/4π
σris (ω) = = (2.14)
me 0 c (ω0 − ω)2 + (γ/2)2 4me 0 c π (ν0 − ν)2 + (γ/4π)2
che risulta normalizzato. La larghezza della linea di risonanza [s−1 ] coincide proprio
con il parametro di smorzamento γ.
Dal punto di vista quantistico al di lá del fatto che vi saranno diverse frequenze
di risonanza i = 1, . . . l’unica modifica da apportare alla (2.14) é l’introduzione di un
fattore di “forza dell’oscillatore” fi per cui:
e2 fi
σris, i (ω) = ΦLorentz (ν) ≡ Si ΦLorentz (ν) (2.16)
me 0 c
con Si parametro di forza della linea (che dimensionalmente é sempre una L2 /T ).
La forma della linea predetta da questo semplice modellino classico é effettivamente
quella che si osserva in natura. Vedremo al cap. 6 in modo piú profondo quali sono le
cause della larghezza delle linee di risonanza, andando cioé a specificare quali siano i
meccanismi responsabili del fattore di smorzamento γ.
Ray e4 Eloc
2
ω4
Pirr (ω) = (2.17)
12πm2e 0 c3 ω04
!2
e2
4
1 ω
σRay (ω) = (2.18)
6π c me 0 ω02
e2 1 e2 1
αRay = αp = . (2.19)
me ω02 me 4π 0 ω02
ove r0 = 2.82 × 10−15 m2 é il raggio classico dell’elettrone. Si noti che le sezioni d’urto
sono indipendenti dalla frequenza.
Figura 2.5: Costanti dielettriche dell’acqua a temperatura ambiente come calcolate dal
modello di Debye con τ = 0.8 × 10−11 s, 0d = 77.5, 0v = 5.27.
ove 0d é il valore della costante dielettrica statica (cioé con ω → 0) mentre 0v é
il valore della costante dielettrica per frequenze basse rispetto alle tipiche frequenze
vibrazionali.
L’eq. 2.21 prevede ottimamente l’andamento delle costanti dielettriche di dielettrici
polari liquidi quali l’acqua nella regione delle microonde, che sono tipicamente molto
grandi. In fig. 2.5 vengono mostrate la parte reale e immaginaria della funzione dielet-
trica per l’acqua con il modello teorico di Debye ove i parametri liberi del modello τ ,
0d , 0v sono stati ottenuti da una procedura di best fit. Come si vede la parte reale 0r
decresce monotonicamente da 0d a 0v : la transizione si verifica per frequenze attorno
a ω̃ = τ1 . A basse frequenze i dipoli permanenti riescono a seguire i cambiamenti del
campo elettrico e conseguentemente 0r puó essere decisamente grande; ad alte frequen-
40 CAPITOLO 2. PROPRIETÁ OTTICHE DELLA MATERIA
ze invece i dipoli permanenti non riescono ad oscillare cosı́ velocemente come il campo
e conseguentemente 0r scende sino a valori che non includono il contributo che proviene
dai dipoli permanenti. La parte immaginaria 00r invece si comporta in maniera simile
alla stessa nel modellino di Lorentz ed ha un massimo attorno alla frequenza carat-
teristica ω̃ = τ1 . Debye ha ricavato una espressione molto semplice per il tempo di
rilassamento di una sfera di raggio a in un fluido di viscositá µ come:
4πµa3
τ = (2.22)
kB T
che come si vede presenta una dipendenza inversamente proporzionale da T : ecco
perché nelle microonde (ma non nell’IR o nel VIS) l’indice di rifrazione dipende forte-
mente da T !!! Temperature maggiori saranno caratterizzate da valori di costanti dielet-
triche nel limite di bassa frequenza 0d piú piccole mentre la transizione da 0d a 0v
avverrá a frequenze caratteristiche piú grandi. Se prendiamo il valore della viscositá
dell’acqua a temperatura ambiente µ = 1kg/(ms) ed un valore per a ' 10−10 m si
trova un tempo di rilassamento caratteristico pari a τ = 0.3 × 10−11 s che é dello stesso
ordine di grandezza di quello ritrovato fittando i dati di fig. 2.5. Si noti che la frequenza
caratteristica attorno al quale si verifica la transizione é f˜ = ω̃/(2π) ' 50 GHz.
In qualche modo questa teoria spiega anche il perché della fondamentale differenza
nelle costanti dielettriche di acqua e ghiaccio alle microonde che ha una importanza
fondamentale nella radarmeteorologia. Pittoricamente infatti quando l’acqua passa
allo stato solido si verifica una forte discontinuitá nella viscositá: i dipoli elettrici
permanenti che prima erano liberi di ruotare nel liquido diventano improvvisamente
immobilizzati nel solido. Questo comporta due effetti: innanzitutto i valori cosı́ grandi
di 0r vengono fortemente ridotti a basse frequenze da valori di ' 80 a valori piú di
' 3.2; inoltre il tempo di rilassamento per il ghiaccio diverrá molto maggiore che non
per l’acqua di modo che la frequenza dove 00r raggiunge un massimo si avrá a frequenze
caratteristiche molto piú piccole. Tali proprietá hanno conseguenze fondamentali nel
remote sensing alle MW. Per esempio le riflessioni del segnale radar da celle precipitanti
contenenti acqua saranno completamente diverse da quelle contenenti grandine. In
maniera analoga vista la lunghezza di penetrazione molto lunga le onde radio vengono
utilizzate per mappare la topografia delle calotte glaciali; questa stessa tecnica non
potrá peró essere utilizzata per ghiacciai o altre masse di ghiaccio che contengano
apprezzabili contenuti di acqua liquida.
In fig. 2.6 si riassumono le caratteristiche generali delle costanti ottiche per un ma-
teriale non conduttore: possibili strutture fini sono ignorate per semplicitá. A basse
frequenze ω → 0 la costante dielettrica risulta da tutti i meccanismi con il maggior con-
tributo risultante dai processi di orientazione dei dipoli. Quando la frequenza aumenta,
i dipoli permanenti non riescono a orientarsi abbastanza velocemente; ne consegue che
0 passa dal suo valore statico 0d a 0v , il valore caratteristico a frequenze piú basse delle
frequenze vibrazionali caratteristiche (per l’acqua tali risonanze sono nell’IR). Quando
poi ω passa attraverso la regione vibrazionale 0 oscilla e si va poi a sistemare attorno a
0e , limite di bassa frequenza per i modi elettronici. Infine quando ω aumenta al punto
2.5. L’ACQUA 41
da esaurire tutti i modi elettronici, 0 va verso 1 dal basso. In ogni regione ove 0 cambia
considerevolmente vi é un corrispondente picco in 00 , che caratterizzerá l’assorbimento
della radiazione da parte della sostanza.
Figura 2.6: Diagramma schematico della dipendenza spettrale delle costanti dielettriche
per un non conduttore ideale.
2.5 L’acqua
Per la fisica dell’atmosfera é particolarmente rilevante capire come varia l’indice di
rifrazione dell’acqua e del ghiaccio. Cominciamo col dare uno sguardo generale alla
costante dielettrica di acqua e ghiaccio su un range molto vasto di lunghezze d’onda.
Guardando al termine 00r si capisce che gli assorbimenti di tipo elettronico comin-
ciano ad essere apprezzabili (picco sul lato sinistro della figura 2.7) attorno a 0.2µm. I
picchi piú rilevanti si verificano a 8.2 eV (8.5 per il ghiaccio) a 9.8 e a 13.5 eV . Si noti
che, a questo livello c’é una stretta interconnessione tra le diverse fasi della sostanza
acqua. Cosı́ la banda di assorbimento dell’acqua a 8.2 eV risulta associata con una
eccitazione elettronica della molecola di vapore a 7.5 eV . L’energia aumenta passando
dal vapore all’acqua al ghiaccio a causa del legame tra le molecole. Si noti che questo
forte aumento di κ nell’ultravioletto garantı́ la comparsa della vita sott’acqua quando
ancora non c’era l’ozono a proteggerci sulla terraferma.
Le regioni di eccitazione elettronica e vibrazionale sono ben separate da una regione
altamente trasparente (nella quale in particolare ricade tutto il visibile). In questa
regione 00r raggiunge un minimo inferiore a 10−8 . Corrispondentemente la lunghezza
di penetrazione (vedi fig. 2.8) é dell’ordine della decina di metri (questo corrisponde
42 CAPITOLO 2. PROPRIETÁ OTTICHE DELLA MATERIA
Parte immaginaria di εr
2
10
0
10
−2
10
−4
10
−6
10 Acqua
Ghiaccio
−8
10
−10
10 0 1 2 3 4 5
10 10 10 10 10 10
λ (µm)
con l’osservazione comune che una bottiglia o una caraffa piena d’acqua non fornisce
una attenuazione apprezzabile). Peraltro nello stesso visibile la dipendenza di κ da λ é
molto forte. Ad esempio κrosso (λ0 = 0.6µm) = 11 × 10−9 mentre κblu (λ0 = 0.425µm) =
1.3×10−9 . Ció significa che per un cammino di 5 m ad esempio verrá trasmesso l’82.5%
della luce blu e solo il 32% di quella rossa. Ma allora luce che oltrepassa strati d’acqua
o di ghiaccio deve apparire piú blu, se non ci sono altri effetti che vanno a sovrapporsi.
Il fenomeno é rilevante nella colorazione dei crepacci e degli iceberg.
Le bande di assorbimento vibrazionale invece compaiono ben evidenti sul “continuo”
tra 1 e 100 µm. In questo range si possono distinguere due regioni: quella tra 1 e 10 µm
dove le bande sono di tipo molecolare e quella tra 10 e 100 µm ove le bande sono dovute
alle interazioni intermolecolari (é da questa regione in poi che di fatto le caratteristiche
ottiche di acqua e ghiaccio si discostano maggiormente).
Quando λ ≥ 1 µm l’assorbimento sia da acqua che da ghiaccio diventa molto
significativo (si veda l’andamento di κ o di dI ). Questo lo si vede bene guardando
alla lunghezza di penetrazione nel materiale in fig. 2.8. Nel liquido si distinguono delle
bande ben marcate a 1.45, 1.94, 2.95, 4.7 e 6.05 µm. Per il ghiaccio le bande sono
leggermente spostate. La comprensione di queste bande va ricondotto allo studio dei
gradi di libertá della molecola non lineare triatomica dell’acqua. In particolare tre sono
i gradi di libertá vibrazionali e proprio a combinazioni di questi si devono i picchi di
assorbimento sovraelencati.
Nel vicino infrarosso é interessante notare che acqua e ghiaccio hanno differenze
significative in κ attorno a certe frequenze (ad esempio 1.6 e 3.7 µm). Questi canali
radiometrici vengono pertanto utilizzati per distinguere tra nubi d’acqua e di ghiaccio.
2.5. L’ACQUA 43
2
10
1 dice
10 I
water
d
I
0
10
−1
10
Lunghezza di penetrazione (m)
−2
10
−3
10
−4
10
−5
10
−6
10
−7
10
−8
10
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
λ (µm)
Figura 2.8: Lunghezza di penetrazione nella regione visibile e infrarossa per acqua e
ghiaccio.
Come detto nelle microonde la teoria del rilassamento di Debye costituisce il mecca-
nismo principale di assorbimento. L’acqua ha un momento di dipolo permanente a
causa della ben nota disposizione degli atomi di idrogeno a 105◦ rispetto all’atomo di
ossigeno. Le curve di 0r e 00r sono giá state mostrate in fig. 2.5 ove é evidente il massimo
di 00r si verifica attorno a lunghezze d’onda ≈ 1 cm.
Un diagramma dell’indice di rifrazione dell’acqua nella reguione delle M W viene
tracciato in fig. 2.10, dove é ben evidente la regione di transizione dell’indice di rifrazione
attorno ai 15 ÷ 30 GHz, dipendente dalla T . La parte reale dell’indice di rifrazione
passa da valori superiori a 9 nel limite di bassa frequenza (f ≤ 2 GHz) a valori attorno
a 2 nel limite di alta frequenza (ma comunque inferiore alle tipiche frequenze vibrazion-
ali). La parte immaginaria κ invece passa da valori prossimi a zero a valori massimi
44 CAPITOLO 2. PROPRIETÁ OTTICHE DELLA MATERIA
2.8 0
10
n
2.6 ice −1
10
n
water
2.4 ε −2
ice 10
εwater
2.2 −3
10
2 −4
10
κice
κ
water
1.8 −5
10
1.6 −6
10
−7
1.4 10
−8
1.2 10
−9
1 10
−10
0.8 10
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
λ (µm) λ (µm)
Figura 2.9: Andamento di n (sinistra) e κ (destra) nel VIs e vicino IR per acqua e
ghiaccio.
2.6 Esercizi
• Una sfera di dielettrico (χ ≡ /0 = 4) é imersa in un campo elettrico uniforme
E0 = 105 V /m. Calcolare il campo elettrico nel centro della sfera e la densitá
delle cariche di polarizzazione.
Essendo il dielettrico omogeneo la densitá di carica indotta sul dielettrico sará
~ n̂ = P cos θ e a causa della simmetria sferica il
essenzialmente superficiale σp = P·
0
campo elettrico E~ e la polarizzazione P
~ saranno paralleli al campo elettrico E~0 e
sono anche uniformi. Ció significa che σp ∝ cos θ. Una distribuzione superficiale
di carica siffatta produce dentro la sfera un campo elettrico uniforme pari a
~
~ 0 = − P e all’esterno un campo di dipolo con momento di dipolo p = 4/3π R 3 σ .
E p
30
2.6. ESERCIZI 45
10 3.5
T=0° C °
T=0 C
9 T=10° C T=10° C
° 3
T=20 C T=20° C
8
2.5
7
6 2
nw
w
κ
5
1.5
4
1
3
0.5
2
1 0 1 2 3
0 0 1 2 3
10 10 10 10 10 10 10 10
freq (GHz) freq (GHz)
~T =
E
3 ~
E0 , ~ = 30 χ − 1 E
P ~0
int
χ+2 χ+2
3
Il campo elettrico all’interno della sfera si riduce quindi di un fattore χ+2 (nel-
l’esempio in esame di un fattore 2) per effetto della parziale schermatura fornita
dalle cariche di polarizzazione. Il campo che va a polarizzare il singolo atomo o
molecola (quello cioé a cui ~p é proporzionale tramite la polarizzabilitá α) detto
campo locale, microscopico in questo caso coincide con il campo E ~ 0.
Si noti infine che il caso di sfera conduttrice si ottiene per χ → ∞.
r − 1
N α = 30 = 30 K (2.23)
r + 2
46 CAPITOLO 2. PROPRIETÁ OTTICHE DELLA MATERIA
−1
1.8 10
T=−40° C °
T=−40 C
T=−20° C °
°
T=−20 C
T=0° C
T=0 C
−2
10
ice
κice
−3
10
n
−4
10
−5
1.78 0 1 2 3
10 0 1 2 3
10 10 10 10 10 10 10 10
freq (GHz) freq (GHz)
Figura 2.11: Parte reale e immaginaria dell’indice di rifrazione del ghiaccio nelle MW
per tre diverse temperature.
3
10
2
10 ice
water
1
10
0
10
d [m]
−1
10
I
−2
10
−3
10
−4
10
−5
10 0 1 2 3
10 10 10 10
freq (GHz)
Figura 2.12: Lunghezza di penetrazione nella regione delle microonde per acqua e
ghiaccio a T = 0◦ C.
Diamo qui di seguito le variabili fondamentali che sono rilevanti per i problemi di
trasferimento radiativo e quindi per tutto il remote sensing. Le variabili sono descritte
sia in termini di quantitá spettrali o monocromatiche, sia di quantitá integrate in
frequenza. Cosı́ una generica grandezza f potrá essere indicata con fν , fλ , fν̃ a seconda
che la quantitá spettrale sia espressa in funzione della frequenza ν, della lunghezza
d’onda λ o del numero d’onda ν̃.
49
50 CAPITOLO 3. VARIABILI DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO
d3 E
W
Fν (~r, n̂) = 2
(3.1)
dA dt dν m Hz
Si noti che ha senso parlare di flusso relativamente all’orientazione di una data superficie
(ecco il perché della dipendenza da n̂), di modo che il flusso potrá essere positivo o
negativo. Nella maggior parte dei casi in fisica dell’atmosfera si ha a che fare con delle
superfici orizzontali e quindi n̂ rappresenta lo zenith o il nadir.
La superficie definisce due emisferi per cui si possono definire anche due flussi
emisferici Fν↑ e Fν↓ come il flusso entrante nell’emisfero centrato nella direzione di n̂ ed
uscente nella direzione opposta (che sono ambedue quantitá positive). Il flusso netto
spettrale nella direzione positiva verso l’alto si otterrá come differenza di queste due
quantitá positive come Fν = Fν↑ − Fν↓ .
Il flusso netto o irradianza risulterá dall’integrazione della (3.1):
Z ∞ Z ∞
h i W
F (~r, n̂) = dνFν (~r, n̂) = dν Fν↑ (~r, n̂) − Fν↓ (~r, n̂) (3.2)
0 0 m2
Al solito se si vuole l’irradianza spettrale tra λ e λ + dλ basta ricordarsi che Fν |dν| =
Fλ |dλ| di modo che:
" #
dν c W
Fλ (~r, n̂) = Fν (~r, n̂) = Fν (~r, n̂) 2 2
(3.3)
dλ λ m µm
Una nota sulla terminologia; spesso se il flusso radiante emerge da un’area si usa la
parola exitanza M , se é incidente la parola irradianza E.
d4 E(Ω)
W
Iν (~r, Ω̂) = 2
(3.5)
cos θdA dt dν dΩ m Hz sr
ove il fattore cos θ é stato introdotto per tener conto della proiezione di dA sulla di-
rezione individuata da Ω̂. L’intensitá é sempre positiva (infatti se n̂ e Ω̂ danno prodot-
to scalare negativo, cioé per π/2 < θ < π, anche il flusso di energia é negativo per cui il
rapporto rimane positivo) e descrive la variazione angolare del flusso di radiazione in un
certo punto. In generale Iν = Iν (~r, Ω̂, t, ν) cioé oltre che dalla posizione dipende dalla
direzione, dal tempo e dalla frequenza, quindi in generale da 7 variabili indipendenti.
In generale vedremo come per molti problemi di fisica dell’atmosfera si riesca a ridurre
il numero di variabili indipendenti e a determinare il campo di radiazione.
L’intensitá spettrale1 I(~r, ŝ) alla posizione ~r e nella direzione ŝ rappresenta la quan-
titá fondamentale nel trasferimento radiativo: una volta che é noto il campo di radianza
si ricavano tutte le quantitá di interesse. Un campo di radianza si dice isotropico se
I(~r, ŝ) non dipende da ŝ mentre si dice omogeneo se I(~r, ŝ) non dipende da ~r. Il
campo di radianza sará omogeneo isotropico nel caso di equilibrio termodinamico, nel
1
Viene anche chiamata in terminologia ottica radianza spettrale Lν , nella comunitá delle microonde
brillanza spettrale Bν .
52 CAPITOLO 3. VARIABILI DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO
qual caso il flusso netto é nullo dappertutto nel mezzo (infatti se ci fosse flusso netto
ci sarebbe riscaldamento o raffreddamento).
Quindi quando ci si trova a lavorare con dati radiometrici satellitari in genere essi
vengono forniti tipicamente come delle intensitá spettrali o radianze.
dove il simbolo + e − stanno ad indicare integrazione sugli emisferi con normale definita
da +n̂ e da −n̂.
Sorge spontanea una domanda: qual é l’irradianza o flusso spettrale cioé l’am-
montare della radiazione che lascia (impatta) la superficie? La questione si risolve
integrando la radianza sull’angolo solido 2π al di sopra della superficie. In formule:
d3 E ↑ Z 2π Z π/2 Z 2π Z 1
Fν↑ = = Iν (θ, φ) cos θ dΩ = I(µ, φ) µ dµ dφ
dA dt dν 0 0 0 0
54 CAPITOLO 3. VARIABILI DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO
d3 E ↓
Z 2π Z π Z 2π Z 0
Fν↓ = =− Iν (θ, φ) cos θ dΩ = − I(µ, φ) µ dµ dφ
dA dt dν 0 π/2 0 −1
Z 2π Z π Z 2π Z 1
Fν = Iν (θ, φ) cos θ dΩ = I(µ, φ) µ dµ dφ (3.7)
0 0 0 −1
ove le prime due grandezze sono i flussi emisferici (e sono grandezze positive) mentre
il terzo é il flusso netto spettrale.
I¯ν (~r) in generale é proporzionale alla densitá spettrale di energia del campo di radi-
azione Uν (~r). Infatti consideriamo un piccolo volume cilindrico di area dA con normale
n̂ e lunghezza cdt, spazio percorso dalla radiazione in un tempo dt. La direzione di
propagazione sia Ω̂, e sia θ l’angolo compreso tra n̂ e Ω̂. Il volume di tale elementino
sará dA cos θc dt di modo che l’energia spettrale che risiede in tale volumetto tra t e
t + dt é:
d4 E Iν cos θ dA dt dν dΩ Iν dΩ
dUν = dV dν
= dA cos θ c dt dν
= c
(3.9)
3.5.1 Esempi
Facciamo alcuni esempi per capire meglio.
Comiciamo con il caso di radiazione isotropa, ovvero supponiamo che su tutti i
punti di una superficie si abbia Iν (~r, ŝ) = Iν = I¯ν = cost. Questa assunzione si applica
ad un mezzo in equilibrio termodinamico ed é generalmente valida all’interno di un
mezzo denso. Si trova dalle (3.7):
Z 2π Z 1
Fν↑ = Iν µ dµ dφ = πIν
0 0
Z 2π Z 0
Fν↓ = −Iν µ dµ dφ = πIν
0 −1
Z 2π Z 1
Fν = I ν µ dµ dφ = 0
0 −1
3.6. ALCUNI TEOREMI SULL’INTENSITÁ 55
Figura 3.3: L’energia radiante che attraversa l’area dA nell’angolo solido dΩ é la stessa
che attraversa l’area dA0 nell’angolo solido dΩ0 . r é la distanza tra P e P 0 .
Risolvendo per Iν (P, Ω̂) la (3.12) usando l’espressione di d4 E della (3.13) si trova:
Nel caso invece di propagazione in mezzi con indice di rifrazione variabile vale il
seguente teorema:
Teorema III: la grandezza Iν /n2 (ν) rimane costante in mezzi trasparenti,
appurato che siano trascurabili le riflessioni su ciascuna interfaccia:
Nfν hν
Itν = (3.16)
tp AT ∆ΩT
tempo e di superficie, ovvero pari a NAihtpν . In questa visione possiamo quindi pensare
al campo incidente come ad un campo di intensitá:
N hν
Ii = δ(Ω̂ − Ω̂i ). (3.17)
A i tp
Questo tipo di approccio é quello seguito sempre quando si ha a che fare con una
sorgente “puntiforme”, ovvero quando la sorgente viene vista sottendere, dal punto ove
si consideri il campo radiante, un angolo solido piccolo (piccolo relativamente all’angolo
solido che sottende un ipotetico radiometro di cui disponiamo per misurare il campo
radiante nel punto sotto esame). Come esercizio si pensi allora a come sia possibile
trattare il campo di radiazione solare al T OA (si confronti il raggio del Sole con l’u.a.) e
come invece esso vada trattato quando ci si trovi ad una distanza di pochi raggi solari.
10
9
T=200 K
8
T=250 K
7 T=300 K
sr ]
−1
6
−1
µm
5
−2
Bλ [W m
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
λ [µm]
Figura 3.4: La radianza spettrale Bλ per corpi neri a tipiche temperature atmosferiche.
Tutti gli oggetti con temperatura superiore allo zero assoluto emettono radiazione
em. Il processo termico di emissione é l’inverso dell’assorbimento. Infatti ogni parti-
cella di materia che si trovi a T > 0 K contiene stati quantici eccitati. Il decadimento
spontaneo di tali stati é accompagnato dalla creazione di energia radiante. Se fos-
sero efficaci solo i processi di emissione termica, tutte le molecole si disecciterebbero
ai loro stati fondamentali e tutta l’energia risiederebbe nel campo di radiazione. Di
fatto c’é un continuo scambio energetico tra materia e radiazione attraverso processi
60 CAPITOLO 3. VARIABILI DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO
T=300 K
6 T=600 K
10
T=6000 K
sr ]
4
−1
10
−1
µm
2
10
−2
Bλ [W m
0
10
−2
10
−4
10 0 1 2
10 10 10
λ [µm]
Figura 3.5: La radianza spettrale Bλ per corpi neri a diverse temperature. La linea
diagonale che interseca le curve nei punti di massimo spiega la legge di Wien.
dove abbiamo usato il fatto che l’integrale in parentsi quadra dá π 4 /15. σB é la costante
di Stefan–Boltzmann pari a 5.6703×10−8 Wm−2 K−4 . La (3.23) é nota come equazione
di Stefan-Boltzmann: ci dice che il flusso radiante totale da una superficie di corpo
nero é proporzionale alla quarta potenza della temperatura del corpo stesso.
2hν 3 − k hνT
Bν = e B hν kB T legge di Wien (3.24)
c2
L’approssimazione (3.24) é altamente non lineare nella T ; inoltre é un’ottima approssi-
mazione quando si lavora con temperature atmosferiche per λ ≤ 10 µm. In generale
quando λT ≤ 0.5 cm K l’approssimazione di Wien é entro il 2%.
2kB T
Bν = hν kB T legge di Rayleigh-Jeans. (3.25)
λ2
L’approssimazione (3.25) funziona molto bene a temperature atmosferiche per λ >
0.5 cm; in generale dá risultati migliori del 2% per λT > 10 cm K.
volta un radiometro misura una radianza proveniente da una direzione (θ, φ) é possibile
allora definire una temperatura di brillanza come:
λ2
TB (θ, φ) = Iν (θ, φ)
. (3.26)
2kB
In generale si puó invertire la funzione di Planck e definire la temperatura che cor-
risponde ad un dato valore di Bλ come:
hc 1
TB = 2 (3.27)
kB λ log 2hc
5 + 1
λ Iλ
3.8 Esercizi
3.8.1 Radianze, irradianze e angoli solidi
1. Un disco lambertiano di raggio a emette con una intensitá I in maniera isotropica.
Trovare il flusso o irradianza uscente da una superficie posta normalmente all’asse
del disco su un generico punto sull’asse del disco a distanza z.
Integrando si ha:
Z 2π Z θ∗
F = dφ I cos θ sin θdθ = 2π I sin2 θ ∗ /2 = π I sin2 θ ∗ (3.28)
0 0
ove dalla geometria si vede che sin2 θ ∗ = a2 /(a2 + z 2 ) da cui il risultato finale
2
F = π I a2a+z 2 . Si noti che se si fosse proceduto integrando sulle coroncine circolari
bisogna ricordarsi che l’angolo solido sotteso da una superficie a distanza r da un
punto é l’area ortogonale al raggio vettore con quel punto divisa per la distanza
quadra. Quindi la coroncina tra r e r + dr sottende un angolo solido pari a
2πr dr cos θ/(r 2 + z 2 )....
Ripetere lo stesso esercizio per una sfera. Come prima con l’unica differenza che
a2
ora sin θ ∗ = a/(a + z) da cui il risultato finale F = π I (a+z) 2 . I due risultati
con sin θ ? = Rr . Usando il risultato (3.29), per angoli θ ∗ piccoli si trova che
(cos θ ≈ 1 − θ 2 /2):
Ωcap. sf. ≈ π(θ ∗ )2 ≈ π sin2 θ ∗
di modo che la (3.28) si sarebbe potuta scrivere come:
F = π I sin2 θ ∗ ≈ I Ω. (3.30)
0.7×10 km 6
−2
Nel caso del Sole θ = r /dT erra− = 1.49×10 8 km = 0.5 × 10 e quindi Ω =
3 km
0.684 × 10 sr. Per la Luna invece θLuna = RLuna /dT erra−Luna = 1.74×10
−4
3.8×105 km
=
−2 −4
0.458 × 10 e quindi ΩLuna = 0.66 × 10 sr.
3. Calcolare l’intensitá o radianza del Sole noto il valore della costante solare.
Si trova immediatamente che l’intensitá o radianza del sole I é legata alla
costante solare C dalla relazione:
Z 2π Z θ
C = dφ dθ sin θ cos θI = πI sin2 θ ≈ I Ω
0 0
2 σB TT4
Pass = π Rsat π IT sin2 θ ? = π Rsat
2
π sin2 θ ? = π Rsat
2
σB TT4 sin2(3.31)
θ? .
π
Il satellite emetterá invece, nell’unitá di tempo una energia pari a:
4 2
Pem = σB Tsat 4π Rsat (3.32)
Qual é la temperatura del satellite nel momento in cui passa completamente fuori
dall’ombra della Terra?
Nella Eq. (3.31) al termine dovuto alla Terra va aggiunto quello dovuto al Sole:
2
Pass = π Rsat C (3.34)
66 CAPITOLO 3. VARIABILI DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO
Legge di Plank
0
10
−5
10
−10
10
−15
10
−20
10
−25
10
−30
10
−35
10
−40
10
−45
10 5 10 15
10 10 10
frequenza
Figura 3.6: Confronto della legge di Planck con la legge di Rayleigh-Jeans (approssi-
mazione alle basse frequenze) e la legge di Wien (approssimazione alle alte frequenze).
La linea continua dá l’andamento della radianza in W m−2 Hz −1 sr −1 per Planck, la
linea puntinata per Rayleigh-Jeans e quella punto-tratteggiata per Wien. In questo
caso T = 300K.
imponendo che tale grandezza sia piú piccola di 0.01 si trova infine:
hc
λ T ≥ 50 = 0.77 m K
k
o equivalentemente
ν .02k
≤ = 3.9 × 108 Hz K −1 .
T h
Cosı́ ad esempio (vedi fig. 3.6) per un corpo nero a temperatura ambiente T =
3000 K la brillantezza di corpo nero si puó scrivere come Bν = 2kλ2T commettendo
errori inferiori all’1% per lunghezze d’onda λ > 2.57 mm e per frequenze ν <
117 GHz: questo intervallo ricopre tutta la regione di onde radio e gran parte
delle microonde.
2hc2 λmaxhck T
Bλmax = e B − 1 = c3 T 5 c3 = 4.096 × 10−12 W/(m2 sr K 5 µm).
λ5max
(3.36)
Si ricava che per un corpo a 300K (come la Terra) la radiazione per λmax (300 K) =
9.66 µm é pari a Bλmax (300 K) = 9.95 W/(m2 sr µm) mentre per un corpo
a 5800 K (come il Sole) la radiazione per λmax (5800 K) = 0.5 µm é pari a
Bλmax (5800 K) = 2.69 × 107 W/(m2 sr µm). Ne segue che suppondendo costante
a tale valore la radianza in tutto l’intervallo spettrale le radianze sulle due bande
3.8. ESERCIZI 69
spettrali saranno pari ai valori trovati moltiplicati per 0.1 µm. Ma allora al
satellite, ragionando come un problema precedente, si avrá che il rapporto delle
radianze vale:
5
I0.45÷0.55 µm × 0.5/π Ω 5800
= 0.5/π Ω = 29.
I9.95÷10.05 µm 300
D’altro canto invece il flusso radiante uscente dalla superficie terrestre (supposto
isotropico in ambedue i casi) sará invece:
↑ ↓
FSW = 0.5 × FSW = 0.5 × I0.45÷0.55 µm × Ω = 92 W/m2
↑ ↑ 2
FLW = π × I9.95÷10.05 µm = 3.14 W/m .
8. Quale é il raggio di una stella che ha 2 volte la temperatura del Sole e tre volte
la sua potenza?
Dalla legge di Planck da T∗ = 2T segue che F∗ = 16F . Del resto P∗ = 3P ma
P∗ = 4πR∗2 F∗ da cui segue
√
che 4πR∗2 F∗ = 3 × 4πr
2
F da cui infine R∗2 = 3/16r
da cui il risultato R∗ = 43 r .
70 CAPITOLO 3. VARIABILI DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO
Capitolo 4
71
72 CAPITOLO 4. PRINCIPI DI TRASFERIMENTO RADIATIVO
TB (Ω̂)
ν (↑ Ω̂, Ts ) = (4.2)
Ts
Una superficie che abbia ν (↑ Ω̂, Ts ) = 1 a tutte le frequenze e tutti gli angoli é un corpo
nero. Invece se = cost < 1 indipendentemente dalla frequenza si parla di corpo grigio.
Si puó poi definire una analoga grandezza che tenga conto dell’emittanza su tutto
l’emisfero, l’emittanza o emissivitá spettrale di flusso come il rapporto tra flusso emesso
dal corpo e flusso emesso da un corpo nero alla stessa Ts :
R ↑
R
+ Iν e (Ω̂) cos θdΩdA + ν (Ω̂, Ts )Bν (Ts ) cos θdΩ
ν (↑ 2π, Ts ) ≡ R =
+ Bν cos θdΩdA πBν (Ts )
Z
1
ν (↑ 2π, Ts ) ≡ ν (Ω̂, Ts ) cos θdΩ (4.3)
π +
dove l’integrale é esteso all’emisfero positivo. Come si vede ν (↑ 2π, Ts ) é una caratter-
istica della superficie che non ha niente a che vedere col campo di radiazione. Quando
tralasceremo la dipendenza (2π, Ts ) di significa che ci riferiremo ad una emittanza di
flusso.
Nell’IR termico quasi tutte le superfici sono emettitori efficienti con ν che gen-
eralmente eccede 0.8 e che ha una dipendenza molto debole dalla direzione (emissivitá
direzionale e emissivitá coincidono quindi!). L’unica eccezione é costituita dal granito
che in un intervallo di λ attorno a 10 µm ha emittanza piuttosto bassa, inferiore a 0.6
(vedi fig. 4.1).
4.2. ASSORBIMENTO DA UNA SUPERFICIE 73
l’assorbanza (che talora viene indicata anche con la lettera A) dipenda dalla struttura
angolare dell’intensitá incidente. Nel caso particolare in cui la radiazione incidente sia
quella di un corpo nero a Ts (o piú in generale sia isotropa) allora la (4.5) diventa:
Z
1
αν (↓ 2π, Ts ) = αν (↓ Ω̂0 , Ts ) cos θ 0 dΩ0 . (4.6)
π −
Ω̂0 :
dIν↑ r (Ω̂)
ρν (↓ Ω̂0 ,↑ Ω̂) ≡ (4.7)
Iν↓ (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0
che é finita essendo il rapporto tra due quantitá infinitesime1 . Si noti che dIν↑ r (Ω̂) é
una piccola frazione di Iν↑ r (Ω̂), quella che si é originata dalla radiazione incidente a Ω̂.
Dalla (4.7) é chiaro che se si vuole calcolare l’intensitá totale riflessa nella direzione
Ω̂ basterá sommare tutti i contributi dai fasci incidenti sulla superficie come:
Z Z
Iν↑ r (Ω̂) = dIν↑ r (Ω̂) = ρν (↓ Ω̂0 ,↑ Ω̂)Iν↓ (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0 (4.10)
+ −
1
Si noti che la comunitá radar utilizza molto di piú la grandezza detto coefficiente bistatico di
scattering. Tale grandezza viene definita tramite l’equazione:
dove con d2 F ↑ (Ω̂)β = dI ↑ (Ω̂)β cos θdΩ indichiamo il flusso scatterato nella direzione Ω̂ nell’angolo
solido dΩ con polarizzazione β mentre con dF ↓ (Ω̂0 )α = I ↓ (Ω̂0 )α cos θ0 dΩ0 il flusso incidente nella
direzione Ω̂0 nell’angolo solido dΩ0 con polarizzazione α. Dalla definizione segue immediatamente che
Guardando invece alla radiazione incidente nella stessa direzione (che é sempre la
radiazione di corpo nero) questa dovrá essere parte assorbita e parte riflessa in tutte le
altre direzioni:
Z
dPνa + dPνr2 = Iν,↓ a (Ω̂i , Ts ) cos θi A dΩi + ↓
Bν, r (Ω̂i , Ts ) cos θi A dΩi ρν (↓ Ω̂i ,↑ Ω̂) cos θdΩ
Questo peró ripetiamo solo nel caso di campo radiante uniforme su tutto l’emisfero.
Quindi in generale la legge di Kirchhoff che si applica alle radianze nella forma (4.13)
non si applica ai flussi (se non al caso isotropo). Tutto dipende dal fatto che l’emittanza
di flusso é indipendente dal campo di radiazione, l’assorbanza di flusso no.
4.4. LEGGE DI KIRCHHOFF PER SUPERFICI 77
Supponiamo di avere della luce solare incidente su una superficie all’angolo Ω̂ , ovvero
che la radianza sia:
Iν↓ (Ω̂0 ) = Fν δ(Ω̂ − Ω̂ ) (4.20)
ovvero con un flusso incidente Fν↓ = Fν cos θ . Se tale radiazione incide su una
superficie lambertiana allora usando la (4.16)
Fν↑ r
Z
ρν (↓ Ω̂ ,↑ 2π) ≡ = ρν (↓ Ω̂ ,↑ Ω̂) cos θdΩ (4.26)
Fν cos θ +
dove la riflettanza sará al solito somma di una parte speculare e di una diffusiva.
Si noti che la relazione tra ρν (↓ Ω̂ ,↑ Ω̂) e ρν (↓ Ω̂ ,↑ 2π) rispecchia la relazione che
c’é tra intensitá e flusso. In particolare l’ albedo (spesso indicato con la notazione a) é
un valore adimensionale compreso tra 0 e 1.
4.5. ALBEDO PER RADIAZIONE INCIDENTE COLLIMATA 79
Si noti che dalla riflettanza di una superficie se ne possono inferire importanti propri-
etá. Nel caso la superficie sia costituita da una nuvola ad esempio é possibile risalire
allo spessore ottico della nube ed al raggio efficace delle particelle in essa contenute. In
generale vale la seguente regola: a paritá di spessore ottico, nubi con particelle piccole
hanno riflettanze molto piú alte che non nubi con goccioline molto grosse. Tanto per
essere quantitativi mostriamo i risultati di un lavoro di Nakajima e King (1990) che
utilizzano scatter plot bispettrali per inferire le due proprietá fisiche sopraelencate per
strati di nubi basse. In fig. 4.5 viene mostrato il diagramma di riflettanze bispettrali
R2.11µm e R0.86µm in corrispondenza ad una particolare geometria di vista dello stru-
mento per nubi d’acqua al di sopra di una superficie d’acqua (che ha quindi bassa
riflettanza; il suo valore si puó leggere in fig. 4.5 mandando a zero lo spessore ottico).
Una figura analoga alla 4.5 viene riprodotta in fig. 4.6 per particelle di ghiaccio.
Come si vede la dinamica della R2.11µm é decisamente piú piccola. Questo danneggia
ovviamente la bontá del retrieval (si pensi che da una misura delle riflettanze con
relativi errori si puó andare a disegnare un quadratino nel diagramma bispettrale da
cui si possono desumere dei range di τ0.86 µm e di re ).
Inoltre questa stessa caratteristica della R2.11µm viene utilizzata per determinare la
fase della nube. Infatti nel visibile ove l’indice di rifrazione di acqua e ghiaccio é reale
(e quindi non vi é alcun assorbimento) la riflettanza non é per nulla influenzata dalla
fase termodinamica. Attorno a 2.11 µm (e anche a 1.66 µm) invece (si veda fig. 10.12)
il ghiaccio assorbe di piú dell’acqua [κi ≈ 8 × 10−4 mentre κw ≈ 4 × 10−4 ] di modo che
la riflettanza delle nubi d’acqua é maggiore che non per nubi di ghiaccio (a paritá di
dimensioni).
Si noti anche che in ambedue i casi é molto piú facile, utilizzando la R2.11µm , fare
una buona stima di re quando gli spessori ottici, valutati a 0.86 µm, sono grandi, . Un
procedimento del tutto analogo viene fatto con l’uso della R3.7µm . Infine notiamo come
l’inferenza delle proprietá microfisiche delle nubi, per piccoli spessori ottici, diventi
pressocché impossibile quando al di sotto della nube sia presente una superficie molto
riflettente come risulta evidente guardando alla fig. 4.7.
4.6. ALBEDO PER RADIAZIONE INCIDENTE DIFFUSA 81
Z− +
F ↓ = Fa↓ + Fr↑
Z
Iν↓ (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0 = Iν↓ (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0 αν (↓ Ω̂0 , Ts ) + Iν↓ (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0 cos θdΩρν (↓ Ω̂0 ,↑ Ω̂)
+
da cui:
sole ma vediamo anche la luce diffusa, che ci consente ad esempio di localizzare il bordo
inferiore della nube.
Supponiamo allora di avere a che fare con uno strato omogeneo orizzontale di spes-
sore ottico verticale τnadir di modo che il cammino ottico dipende solo dall’angolo polare
e vale τν (θ) = τnadir / cos θ. Come nel caso della riflessione consideriamo un fascio in-
cidente dall’alto verso il basso ad un angolo −Ω̂0 contenente l’energia Iν↓ (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0 .
Supponiamo che la radiazione che viene trasmessa e lascia la superficie inferiore dello
strato nella direzione −Ω̂ sia dIν↓ t (Ω̂). La funzione di trasmittanza bidirezionale o
trasmittanza si definisce come il rapporto tra queste due quantitá:
0 dIν↓ t (Ω̂)
Tν (↓ Ω̂ ,↓ Ω̂) ≡ ↓ (4.33)
Iν (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0
Peraltro l’intensitá trasmessa si puó decomporre in due componenti, una diretta e una
diffusa ovvero Tν = Tνdir + Tνdif ; la parte diretta deriva direttamente dalla legge di
estinzione (si veda alla sez. 9.1.1) ed é pari a Iν↓ (Ω̂)e−τν (θ) di modo che l’intensitá totale
trasmessa (4.34) si puó riscrivere come:
Z
Iν↓ t (Ω̂) = Iν↓ (Ω̂)e−τν (θ) + Tνdif (↓ Ω̂0 ,↓ Ω̂)Iν↓ (Ω̂0 ) cos θ 0 dΩ0 . (4.35)
−
Nel caso di luce incidente collimata (come per la radiazione solare) del tipo (4.20) si
avrá:
Iν↓ t (Ω̂) = Fν δ(cos θ 0 − cos θ )δ(φ0 − φ )e−τν (θ) + Fν cos θ Tνdif (↓ Ω̂ ,↓ Ω̂) (4.36)
Si puó infine definire la trasmittanza di flusso per radiazione incidente collimata a Ω̂0
come:
Fν↓ t
Z
Tν (↓ Ω̂ ,↓ 2π) ≡ = e−τν (θ ) + T dif (↓ Ω̂ ,↓ Ω̂) cos θdΩ (4.38)
Fν cos θ | dir{z } | − ν
Tν (θ ) {z }
Tνdif f (θ )
Si noti infine che per uno strato parzialmente trasparente (si pensi tipicamente ad
uno strato di nube) la (4.32) si particolareggia a:
che é una diretta conseguenza della conservazione dell’energia per la radiazione inci-
dente sullo strato dalla direzione Ω̂0 .
Si noti come questa stessa grandezza possa essere pensata come il rapporto tra flusso
riflesso e flusso incidente nel caso di radiazione incidente isotropa (si usi la (4.29)).
In maniera del tutto simile vengono definiti la trasmittanza e l’assorbanza sferica:
Z 1
T̄ν ≡ 2 Tν (↓ µ ,↑ 2π)µ dµ (4.42)
0
Z 1
ᾱν ≡ 2 αν (↓ µ ,↑ 2π)µ dµ . (4.43)
0
Tabella 4.1: Valori dell’albedo asurf della radiazione solare e di emissivitá nell’IR per
diversi tipi di superficie.
il massimo contributo (in Tab. 4.1 mostriamo alcuni valori). Si noti infatti che per
superfici lambertiane il concetto di albedo sferico si riduce alla grandezza giá definita
coma albedo alla sez. 4.4.1.
Come si é ragionato per una generica superficie é possibile calcolare le stesse
grandezze (4.41-4.43) anche per superfici di nubi. A titolo di esempio mostriamo in
fig. 4.9 l’albedo di nubi d’acqua in funzione della λ al variare delle dimensioni del re ,
un raggio efficace caratteristico della distribuzione dimensionale delle goccioline.
4.9 Esercizi
4.9.1 Assorbitivitá, riflettivitá, emissivitá
1. Strato otticamente sottile
Mostrare che per uno strato sottile puramente assorbente l’assobitivitá αλ (↓ Ω̂)
coincide con lo spessore ottico in quella direzione.
Si ha infatti che la trasmittivitá spettrale é puramente trasmittanza diretta (non
vi é trasmittanza diffusa) e quindi data da:
τλnadir
Z Z
1 0 0 0 2π 1
αλiso (↓ 2π) = αν (↓ Ω̂ , Ts ) cos θ dΩ = µ dµ = 2τλnadir
π − π 0 µ
che dimostra come l’assorbitivitá di uno strato sottile per radiazione isotropica
é pari a due volte l’assorbitivitá dello stesso strato per radiazione collimata al
nadir.
che, usando la (4.26), consente infine di definire la riflettanza di flusso netta come:
F↑
Z 1
ρnetta (↓ Ω̂0 ,↑ 2π) ≡ ν r = T dir (↓ θ ) 2π ρd (↓ θ ,↑ θ)T dir
(θ)µdµ + ρs (θ )T dir
(↑ θ ) .
Fν cos θ 0
88 CAPITOLO 4. PRINCIPI DI TRASFERIMENTO RADIATIVO
5. Si calcoli per uno strato omogeneo, puramente diffondente con riflettanza sferica
ρ̄ sopra una superficie lambertaina asurf la riflettanza e la trasmittanza sferica
totale.
Siccome il mezzo é puramente diffondente allora la sua trasmittanza sferica sará
il complemento ad 1 della sua riflettanza: T̄a = 1 − ρ̄. Del resto prendendo un
flusso isotropico incidente la media delle (4.44-4.50) usando l’omogeneitá fornisce:
e analogamente:
ma allora:
1 + asurf − 2ρ̄asurf
ρ̄tot + T̄tot = = .
1 − ρ̄asurf
Al limite per asurf → 1 ρ̄tot → 1, T̄tot → 1 di modo che ρ̄tot + T¯tot → 2. Uno
strato che abbia una superficie lambertiana sottostante con asurf = 1 ha sia
perfetta riflettanza che trasmittanza. Questo perché vi é un rafforzamento da
intrappolamento.
6. La superficie della Terra riflette la luce con una albedo media pari a ρ̄surf =
0.11 (é cosı́ bassa a causa della presenza maggioritaria di superfici marine con
albedo tra 0.05 e 0.1). L’albedo sferica dell’atmosfera per scattering Rayleigh puó
essere considerata pari a ρ̄atm = 0.07. Si determini l’albedo sferica del sistema
complessivo.
Si deve tenere conto delle riflessioni multiple e, usando la (4.44) si trova (trascu-
rando l’assorbimento atmosferico):
ρ̄surf (1 − ρ̄atm )2
ρ̄atm+surf = ρ̄atm + = 0.166
1 − ρ̄atm ρ̄surf
Si noti che la stessa operazione dovrá essere ripetuta se c’é uno strato di nube
caratterizzato da una determinata albedo.
4.9. ESERCIZI 89
Figura 4.4: Riflettanza a 3.75 µm come definita dalla (4.27). Per questa λ, F é uguale
a 11.8 W att/(m2 µm).
90 CAPITOLO 4. PRINCIPI DI TRASFERIMENTO RADIATIVO
Figura 4.5: Riflettanza R per nubi d’acqua su superficie marina con albedo pari a 0.05.
Figura 4.6: Riflettanza R per nubi di ghiaccio su superficie marina con albedo pari a
0.05 .
4.9. ESERCIZI 91
Figura 4.7: Riflettanza R per nubi di ghiaccio su superficie ricoperta di ghiaccio con
albedo a 0.85 µm pari a 0.60.
Figura 4.9: Albedo di nubi in funzione della lunghezza d’onda per diversi re .
A
A θ
A Tc (↓ Ω̂ ,↑ 2π)as T̃c (↑ 2π,↑ Ω̂)
A Rc (↓ Ω̂ ,↑ Ω̂) *
A *
A θ Tc (↓ Ω̂ ,↑ 2π)asρ̄c as T˜c (↑ 2π,↑ Ω̂)
A *
A
U
A
A
nube A
τc
A
A
A A
A
A
U
A AU
A A
A A
A as A superficie
AU AU
Figura 4.10: Effetto di una superficie riflettente al di sotto di uno strato di nube per il
calcolo della radianza riflessa totale.
Capitolo 5
ove E~ i, E ~ t e ~ki , ~kr e ~kt sono i campi elettrici e i vettori d’onda dell’onda incidente,
~ r, E
riflessa e trasmessa.
93
94 CAPITOLO 5. PROPRIETÁ DI SUPERFICI E LAMINE
di seguito supporremo che non ci sia assorbimento). Per far ció si introducono i concetti
di trasmittanza T e di riflettanza R (che corrispondono alla riflettanza speculare di
flusso 4.17) ovvero i coefficienti di potenza riflessa e di potenza trasmessa. I vettori di
Poynting dell’onda incidente, riflessa e trasmessa avranno intensitá:
da cui, guardando alle (5.5-5.6) si capisce il perché dei nomi di coefficienti di potenza
riflessa e di potenza trasmessa (o equivalentemente di riflettanza e di trasmittanza di
flusso) per R e per T .
Si noti che dalla conservazione dell’energia Pi = Pr +Pt (supposto che nella superficie
non vi siano componenti diffusive eccetto quelle speculari né assorbitive) segue che:
Ei + E r = E t
mt
Ei − E r = Et
mi
che, definito m = m t
mi
≡ n + iκ porge come risultato i coefficienti di riflessione e
trasmissione r e t per i campi elettrici:
1−m
Er ≡ r E i r= (5.12)
1+m
2
Et ≡ t E i t= (5.13)
1+m
quantitá in generale complesse che ci dicono di quanto il campo elettrico viene attenuato
in ampiezza e di quanto viene sfasato a seguito di una riflessione o di una trasmissione.
Nel caso particolare di incidenza normale, utilizzando la (1.44) le (5.5-5.6) diven-
tano:
1 − m 2
2
R = |r| =
(5.14)
1 + m
2 2
Zi 2
T = Re |t| = Re[m]
(5.15)
Zt 1+m
Si noti che R é vicino a 1 se si verifica che n >> 1, oppure se n << 1 oppure se κ >> 1.
Le curve di livello di R vengono mostrate in fig. Rlevel curves e forniscono una buona
96 CAPITOLO 5. PROPRIETÁ DI SUPERFICI E LAMINE
R coefficient
20
18
99
0.
0.9
16
14
12
0.95 0.9
10
κ
0.8
8
0.8
6 0.8
0.7
4 0.7
0.5
2
0.3
0.1
0
0 5 10 15
n
~i
H 6H~
I
@
@ r
>
6
- @
~ i
E z ~r
6
E
@
@
@
@
@θi θr
i , µi @
R
@ - x
t , µt B
B
B
ΘBtB
B
B H ~t
NB *
6
-
~
E t
ove kix = ki sin θi , kiz = ki cos θi , ktx = kt sin Θt , ktz = kt cos Θt . I campi magnetici
corrispondenti sono dati da:
1
R
0.9 ⊥
Alluminio
0.8 R
||
0.7
Riflettanza
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2 R
⊥
R
0.1 ||
Acqua
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
Angolo di incidenza (gradi)
Figura 5.4: Riflettanza per la componente del campo elettrico parallela e per quella
perpendicolare al piano di incidenza per acqua e alluminio nel visibile.
1
0.9
0.8
0.7
R
⊥
Riflettanza
0.6
R
⊥
0.5 acqua
0.4 R
||
0.3
0.2
ghiaccio
0.1 R
||
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
Angolo di incidenza (gradi)
Figura 5.5: Riflettanza per la componente del campo elettrico parallela e per quella
perpendicolare al piano di incidenza per acqua e ghiaccio a 37 GHz.
Capire quale sia l’estensione dei ghiacci polari ricopre una grande importanza dal
punto di vista climatologico. Il telerilevamento alle microonde puó essere di grande
aiuto a questo proposito. Consideriamo ad esempio le proprietá di acqua e ghiaccio a
37 GHz come illustrate in fig. 5.5. Se ad esempio inviamo un segnale radar a 37 GHz al
nadir ci aspettiamo che una superficie ghiacciata rifletta un fattore 0.17 volte rispetto ad
2
La stessa cosa ovviamente non é valida alle microonde!
102 CAPITOLO 5. PROPRIETÁ DI SUPERFICI E LAMINE
una superficie d’acqua. Non solo; usando questo criterio si possono discriminare anche
diversi tipi di ghiaccio: appena formato, di un anno, vecchio di molti anni. Infatti
mentre nel ghiaccio giovane é presente brina, questa viene sostituita da sacche d’aria
man mano che il ghiaccio invecchia. Questo determina un abbassamento dell’indice di
rifrazione del ghiaccio e un conseguente abbassamento della riflettanza.
Le stesse considerazioni sono alla base anche di simili algoritmi con radiometri
passivi. In quel caso le emissivitá del ghiaccio sono sensibilmente piú alte di quelle
dell’acqua (si ricordi la legge di Kirkoff) di modo che le superfici d’acqua appaiono
sensibilmente piú fredde di quelle coperte da ghiaccio.
0.9
0.8
0.7
0.6
Emissivita
0.5
0.4
0.3
10 GHz H
10 GHz V
19 GHz H
0.2
19 GHz V
37 GHz H
37 GHz V
0.1
85 GHz H
85 GHz V
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
Angolo di incidenza (gradi)
Si noti che in generale l’emissivitá aumenta con la frequenza: ecco perché in generale
le temperature di brillanza di cielo sereno (ovvero quelle per le quali quasi tuto il segnale
proviene dalla superficie) aumentano all’aumentare della frequenza. Tanto per fare un
esempio una superficie di oceano a 280 K ha una temperatura al nadir attorno ai 110 K
a 10 GHz e attorno ai 190 K a 85 GHz. Spostandosi al di fuori del nadir bisognerá
invece distinguere se il canale in esame sia il V o l’H.
mi
E1+ exp(ik0 mt h) − E1− exp(−ik0 mt h) = Et exp(ik0 mi h)
mt
che risolte simultaneamente forniscono:
Er r [1 − exp(i2k0 mt h)]
rslab = = (5.40)
Ei 1 − r 2 exp(i2k0 mt h)
Et 4m exp(−ik0 mi h)
tslab = = (5.41)
Ei (m + 1) exp(−ik0 mt h) − r 2 exp(ik0 mt h)
2
dove r é definito dalla (5.12). Svolgendo un po’ di conti si arriva infine alla trasmittanza:
(1 − R)2 + 4R sin2 ψ
Tslab = |tslab |2 = (5.42)
R2 e−h/dI + eh/dI − 2R cos(ξ + 2ψ)
!
2ni κt
ψ ≡ arctg 0≤ψ≤π
n2t + κ2t − n2i
4πnt h λ0
ξ ≡ ; dI ≡ ; R = |r|2 .
λ0 4πκt
Molto spesso il mezzo circostante é l’aria mi = 1 e si é interessati ai casi in cui vi é
una buona trasmittanza, ragione per cui, eccetto il caso in cui h λ0 , dovrá essere
κt 1. In queste ipotesi la (5.42) si riduce a:
(1 − R)2
Tslab = (5.43)
R2 e−h/dI + eh/dI − 2R cos(ξ)
perché ψ ' 0. Il termine a denominatore in cos(ξ) dá una tipica struttura a bande
interferometriche: i massimi in Tslab si avranno quando il coseno vale +1 per ξ = 2mπ
con m = 0, 1, 2, . . . ovvero quando 2nt h = mλ0 che si puó anche riscrivere come h =
mλ2 /2 essendo λ2 = λ0 /nt la lunghezza d’onda nel mezzo 2. Ció significa che lamine
mezz’onda massimizzano la trasmittanza della lamina.
Il minimo della trasmittanza si avrá invece quando il coseno vale -1 per ξ = (2m+1)π
con m = 0, 1, 2, . . . ovvero quando h = (m/2 + 1/4)λ2 , ovvero con lamine al quarto
d’onda. Se la lamina é priva di perdite allora Rslab = 1 − Tslab e quindi i massimi
della riflettanza coincidono con i minimi della trasmittanza e viceversa. In tal caso
allora la riflettanza Rslab = |rslab |2 si annulla con lamine a mezz’onda mentre viene
massimizzata con lamina a quarto d’onda. In fig. 5.7 vengono mostrate la riflettanza
e la trasmittanza per una lamina di polistirene (materiale non assorbente!!). Tale
materiale viene utilizzato in microonde per costruire degli involucri che proteggano le
antenne. Per far ció deve essere trasparente alla radiazione dell’antenna alla frequenza
di lavoro, ovvero non ci deve essere alcuna riflessione. Pertanto la lamina dovrá essere
del tipo mezz’onda.
5.2. RIFLESSIONE E TRASMISSIONE DA UNA LAMINA 105
1
0.9
0.8
0.7
T
0.6 slab
Rslab
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
h/λ
2
Figura 5.7: Riflettanza e trasmittanza per una lamina di polistirene con r = 2.55 in
funzione dello spessore della lamina.
Figura 5.8: Trasmissione da una lamina: vengono mostrate le prime due componenti
che contribuiscono a It .
al di fuori della lamina. A questo contributo bisogna aggiungere il contributo della luce
che viene riflessa dalla seconda interfaccia, torna indietro alla prima, viene di nuovo
riflessa, torna indietro alla seconda interfaccia e fuoriesce pari a R 2 (1 − R)2 Ii e−3h/dI , e
cosı́ via . . .. Ne risulta che (vedi fig. 5.8):
Ii (1 − R)2 e−h/dI
It = Ii (1 − R)2 e−h/dI 1 + R2 e−2h/dI + R4 e−4h/dI + . . . =
1 − R2 e−2h/dI
che coincide con la (5.43) senza il termine a denominatore in coseno.
IN IR − IV IS
N DV I = (5.47)
IN IR + IV IS
ove IN IR e IV IS sono le intensitá riflesse ad una lunghezza d’onda nel visibile e nel
vicino infrarosso. L’idea base di quest’indice risiede nel fatto che la riflessione da
superfici vegetate subisce una brusca transizione attorno a 0.7 µm: la riflettanza passa
da valori inferiori al 5% nel visibile a valori anche maggiori al 50% nel vicino infrarosso.
In fig. 5.12 abbiamo usato come canale visibile il canale 1 del MODIS a 0.659 µm e
come canale nel NIR il canale 2 a 0.865 µm. Come si vede il mare ha quasi sempre
valori negativi mentre aree verdi come quelle dell’Appenino raggiungono valori anche
di 0.7. Aree quali quelle desertiche dell’Algeria e della Libia invece hanno N DV I
molto vicini a 0. Nella figura tutta la regione al di sopra dell’Italia settentrionale, nel
Mediterraneo occidentale e parte dell’area balcanica é ricoperta da nubi: in tal caso
l’N DV I assume valori che sono tipicamente compresi tra -0.2 e 0.2. Un altro aspetto
balza subito agli occhi: nel basso Adriatico, nello Ionio e nel Mediterraneo centrale vi é
un bagliore (=glind) molto evidente che si attesta su valori dell’NDVI pari a 0. Analisi
piú dettagliate possono portare a determinare anche il tipo di vegetazione.
5.4. ESERCIZI 109
5.4 Esercizi
5.4.1 Emissivitá
1. Soil moisture
Una delle applicazioni del remote sensing é la determinazione dell’umiditá del
terreno. Sul satellite AQUA ad esempio é previsto il sensore HSB (=humidity
sounder brasil) a 6.9 GHz adibito a questo scopo. Problema 4.11 Stephens.
Assumendo una temperatura del terreno pari a 300 K calcolare la variazione
in TB al nadir tra suolo asciutto ( = 3.2 + i 0.33), suolo umido (mv = 0.2,
= 9.5 + i 1.8) e suolo bagnato (mv = 0.35, = 20.8 + i 3.75).
Come risulta evidente dalla fig. 5.13 al nadir c’é una differenza netta fra i 3
diversi suoli: tanto piú il suolo é bagnato, tanto piú bassa risulta la TB . Se il
suolo é tanto bagnato appare freddo come una superficie oceanica (al nadir ci
sono quasi 100 K di differenza). Quindi se si lavora a cielo sereno ovviamente in
qualche modo é possibile inferire quanto bagnato é il terreno. In realtá l’indice
di rifrazione é funzione anche del tipo di vegetazione. In una foresta ad esempio
non riesco a vedere la superficie: é un discorso che rimane valido specialmente
per le zone coltivate.
In figura 5.14 plottiamo l’emissivitá per il materiale con questo particolare indice
di rifrazione nel caso di terreno con profilo uniforme di temperatura per cui:
q 2
µ cos θ − µ − sin2 θ
Γ(θ, or) =
q
µ cos θ − µ − sin2 θ
q 2
cos θ − µ − sin2 θ
Γ(θ, ver) =
q
2
cos θ − µ − sin θ
e quindi:
Temperature di brillanza di suoli con diversa umidita Temperature di brillanza di suoli con diversa umidita
300 300
Suolo asciutto
Suolo umido
Suolo bagnato
250 250
200 200
Suolo asciutto
TH (K)
TV (K)
B
Suolo bagnato
100 100
50 50
0 0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
angolo di incidenza angolo di incidenza
Figura 5.13: Temperature di brillanza verticali e orizzontali per suoli con diversa
umiditá.
00 2π √ 2π √
ove Lt = e2kt d , kt00 = λ0
|Im t |, kt0 = λ0
Re t .
Plottando tali grandezze al variare di f si trova l’andamento di figura 5.15.
112 CAPITOLO 5. PROPRIETÁ DI SUPERFICI E LAMINE
emissivita
1
0.9
0.8
0.7
0.6
emissivita
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
angolo di incidenza
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
frequenza (GHz)
Figura 5.15: Andamento dell’emissivitá (linea continua), della trasmittivitá (linea trat-
teggiata) e della riflettivitá (linea puntinata) come funzione della frequenza. Si noti
che la somma delle tre quantitá deve sempre dare 1. Tipica la struttura oscillatoria
dovuta alla presenza di termini sinusoidali nella formula che dá le tre quantitá.
Capitolo 6
Spettroscopia molecolare
elementare dei gas atmosferici
Scopo di questo capitolo é cercare di capire quali siano i meccanismi guida nei processi
di assorbimento dei gas, con particolare attenzione ai gas atmosferici. L’energia é asso-
ciata alle molecole dei gas in quattro forme: traslazionale, rotazionale, vibrazionale ed
elettronica, delle quali tutte tranne la traslazionale sono quantizzate. In linea generale
possiamo dire che i livelli di energia elettronica sono largamente spaziati e le transizioni
sono generalmente nelle regioni dell’ultravioletto e del visibile. Cambiamenti nello stato
vibrazionale di una molecola generalmente implicano assorbimento/emissione di radi-
azione di lunghezza d’onda del vicino e medio infrarosso. Cambiamenti degli stati
rotazionali sono associati ad assorbimento/emissione nel lontano infrarosso e nelle mi-
croonde. É importante infine notare infatti che le specie molecolari maggiormente
presenti (O2 e N2 ) non giocano praticamente alcun ruolo nell’assorbimento IR. Questo
come si vedrá deriva dalla loro natura omopolare-diatomica. D’altro canto molecole a
struttura poliatomica quali l’H2 O, la CO2 , l’O3 e il CH4 , pur essendo dei costituenti
minori della nostra atmosfera sono le piú importanti specie assorbenti. Il vapore acqueo
e l’O3 sono dotati di un momento di dipolo permanente che deriva da una separzione
di carica, nel caso del primo tra gli atomi di ossigeno e di idrogeno; le interazioni sono
dunque complesse con molti fenomeni vibrazionali e rotazionali. La CO2 invece é dota-
ta di un momento di dipolo transitorio che si traduce in effetti vibrazionali nel medio e
vicino infrarosso, ma senza effetti rotazionali. Vogliamo quindi capire perché solo certi
gas assorbono e che cosa regola i processi assorbitivi alle diverse frequenze.
113
114 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
Figura 6.1: Dati sintetici di flusso radiante spettrale in W/(m2 µm) diretto verso l’alto
per un cammino verticale dal suolo a 1, 3 e 15 km. La linea tratteggiata mostra la
curva di corpo nero ad una T = 294 K.
Per avere un’idea in fig. 6.1 si mostra una serie di dati sintetici prodotti ad una
risoluzione spettrale moderata [si parla invece di alta risoluzione quando si scende a
valori di ∆ν̃ ≈ 0.01cm−1 ] di 0.1 cm−1 (equivalente a ≈ 10−5 µm a 1 µm e a ≈ 10−3 µm a
10 µm) di radianza come sarebbe misurata guardando verso il basso da diverse altezze.
La superficie emette radiazione termica (linea tratteggiata) con un massimo tipicamente
attorno ai 10 µm che viene man mano attenuata nel passaggio attraverso l’atmosfera
(pannelli di sinistra). Come si vede a questa risoluzione ci sono regioni altamente
opache accanto a regioni trasparenti, la selettivitá é rimarchevole!! Sono messe in luce
le capacitá assorbitive dei gas atmosferici. La fortissima dipendenza dello spessore
6.1. LA SELETTIVITÁ DEI PROCESSI ASSORBITIVI 115
ottico τ (ν) con la frequenza rappresenta quindi il primo elemento fondamentale per
comprendere i flussi nel V IS e nell’IR connessi ai flussi di radiazione solare in ingresso
e a quella terrestre in uscita illustrati in fig. 6.2. Si noti che il Sole é assunto ad una
T = 5780 K la Terra a TT erra = 255 K; l’uguaglianza dei due flussi si realizza attorno
ad una λ ≈ 4.6 µm.
180
160
140
120
λ Fλ [W/m ]
2
100
80
60
240 W/m2
40
20
0 0 1 2
10 10 10
λ [µm]
Figura 6.2: Flussi di corpo nero di Terra e Sole, tracciati in scala logaritmica della λ,
imposti coincidenti (quindi in pratica lo spettro di corpo nero terrestre viene molti-
4
plicato per un fattore 6000
255
= 3.06 × 105 ). Nella figura siccome la scala delle λ é
logaritmica i flussi Fλ sono moltiplicati per λ di modo che le aree sottese dalle due
curve appaiono effettivamente uguali.
superficie é dovuto alla struttura non isoterma della nostra atmosfera. Infatti dentro le
bande opache il contributo alla radiazione che va verso l’alto proviene da regioni che si
trovano piú in alto rispetto alla superficie1 e quindi sono piú fredde. Per meglio capire
questo importantissimo aspetto ci rifacciamo alla fig. 6.4 dove vengono mostrati spet-
tri di emissione IR misurati su tre diverse aree geografiche. Inoltre sovrapposte sono
mostrate le curve corrispondenti agli spettri di corpo nero per temperature tipiche
atmosferiche.
Nella regione sahariana e mediterranea le emissioni piú calde (quelle cioé corrispon-
denti a temperature di corpo nero piú alte) sono quelle dalla superficie calda nelle
regioni spettrali di finestra (10 ÷ 12.5µm, 8 ÷ 9µm); quelle piú fredde vengono invece
1
Diciamo che come ordine di grandezza la maggior parte del segnale proveniente da una regione
opaca proviene dall’altezza cui corrisponde uno spessore ottico unitario.
6.2. PROCESSI DI ECCITAZIONE MOLECOLARE 117
dalle regioni altamente opache (ad esempio la banda di assorbimento della CO2 attorno
ai 15µm). Lo stesso spettro IR sopra l’Antartide ha caratteristiche completamente di-
verse perché in tal caso la superficie é addirittura piú fredda dell’atmosfera sovrastante.
Le zone piú calde adesso sono proprio quelle piú opache.
Un altro esempio per capire meglio. Il picco che si intravede attorno a ν̃ = 1031cm −1
ovvero λ = 9.7 µm in mezzo alla banda di assorbimento é un picco di assorbimento.
Come sarebbe mai? Si é il picco di assorbimento dell’ozono che si trova in stratosfera
e quindi ad una temperatura molto piú alta dell’alta troposfera.
scritta per una specie molecolare di massa m. Per la distribuzione dei moduli delle
velocitá la (6.1) diventa:
3/2
m − 2mk v T
2
fM B (v) = 4π v2 e B (6.2)
2π kB T
2
Indicheremo con ni il numero di molecole/atomi per unitá di volume che hanno energia Ei .
118 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
M1 + M2 + EK −→ (M1 )∗ + M2 + EK
0
(6.5)
d[M1∗ ]
= kin [M1 ] [M2 ] ≡ C1→2 [M1 ] (6.8)
dt
d[M1∗ ] 0
= −kin [M1∗ ] [M2 ] ≡ −C2→1 [M1∗ ] (6.9)
dt
6.2. PROCESSI DI ECCITAZIONE MOLECOLARE 119
che mostra una diretta proporzionalitá con la “concentrazione dei reagenti”: i tassi
di eccitazione/quencing per collisioni andranno quindi decadendo al diminuire della
densitá del gas. Nelle (6.8-6.9) si sono introdotti i tassi di eccitazione e quencing
inelastico per atomo C1→2 e C2→1 . I coefficienti kin dipenderanno in generale da un
integrale su tutte le possibili velocitá relative tra molecole M1 e M2 , pesate per la
sezione d’urto differenziale del processo anelastico:
Z
dσin
kin = d3 |~vM1 − ~vM2 | fM1 (~vM1 ) fM2 (~vM2 ) (6.10)
dΩ
essendo fM1 e fM2 le distribuzioni di velocitá delle molecole M1 e M2 (tipicamente
Maxwelliane). Una tipica parametrizzazione di kin viene data nella forma:
T b − k∆ET
kin ≈ a e B [L3 T −1 ] (6.11)
300
essendo a una combinazione delle costanti molecolari dei reagenti, b una costante adi-
− ∆E
mensionale di ordine 1, ∆E l’energia di eccitazione. Il fattore e kB T é appunto il fattore
di Boltzmann; tanto piú ∆E é grande rispetto a kB T tanto piú piccoli saranno i tassi
di eccitazione/diseccitazione.
Quando di realizza allora la condizione di LT E? Dovrá essere simultaneamente
che:
• l’energia di eccitazione sia piú bassa o confrontabile con quella tipica a dispo-
sizione della molecola a temperatura T (la frequenza del fotone di radiazione
corrispondente sia nell’IR o nelle MW);
• la densitá di molecole sia sufficientemente alta.
Nella nostra atmosfera si uscirá dalla condizione di LT E quando si ha a che fare con
radiazione V IS, U V , o quando anche con radiazione IR si considereranno zone a bassa
pressione (quindi bassa densitá).
La condizione di LT E é ben verificata nell’IR termico (λ > 3 µm). Cosı́ ad esempio
per la CO2 per stati vibrazionali trad ≈ 0.1 ÷ 1 s, mentre a STP tcoll ≈ 10−5 s. Come
giá dedotto dalla (6.8) peró quest’ultimo tempo di vita media cresce sensibilmente
al diminuire della pressione. Attorno ai 75 km non sará piú vero che tcoll [CO2 ]
trad [CO2 ] di modo che non varrá piú il LT E: siamo in una situazione di equilibrio
termodinamico non locale (≡ N LT E). Nella nostra atmosfera anche nell’IR a basse
densitá la condizione di LT E viene meno. Invece la condizione di LT E non si applica
per nulla ai processi radiativi SW , poiché in tal caso i processi di eccitazione per
collisione sono del tutto inefficaci: l’energia cinetica termica3 infatti é molto piú piccola
delle energia associate con le transizioni V IS e U V . Nel caso di N LT E gli stati eccitati
vengono popolati essenzialmente da processi radiativi e le collisioni non giocano piú
alcun ruolo. Il passaggio da LT E a N LT E si verifica tipicamente in tutte le atmosfere
planetarie e stellari muovendosi verso l’alto a basse densitá e pressioni: l’accoppiamento
tra gas e radiazione va via via scomparendo.
3
Si ricorda che con T = 300 K, kB T = 0.026eV .
120 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
1. processi in cui lo stato di partenza e di arrivo sono confinati, con livelli energetici
discreti del tipo: Ei → Ej ;
2. processi in cui lo stato di partenza é confinato, quello di arrivo é libero del tipo:
Ei → Ej ÷ Ej + dEj (rilevanti ad esempio nei processi di assorbimento della
radiazione U V da parte dell’ozono nella cosı́ detta banda di Hartley);
3. processi in cui sia lo stato di partenza che di arrivo sono liberi del tipo: Ei ÷ Ei +
dEi → Ej ÷ Ej + dEj .
Nello studio del trasferimento radiativo nell’IR e nelle microonde per atmosfere plan-
etarie solo i processi del primo tipo sono rilevanti e sono pertanto quelli sui quali ci
focalizzeremo.
6.2. PROCESSI DI ECCITAZIONE MOLECOLARE 121
Figura 6.4: Spettro di emissione termica della Terra misurato con un interferometro
sul satelitte Nimubs4 per una regione sahariana (alto), una mediterranea (centro) e
una antartica (basso).
122 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
• nella regione ultravioletta e visibile i processi dominanti sono costituiti dalle tran-
sizioni elettroniche all’interno dei singoli atomi con l’eccitazione degli elettroni
di valenza e la creazione di cariche elettriche in movimento nella molecola4 ; a
energie ancora piú alte lo stato della molecola eccitata puó essere non confinato:
in questo caso l’energia cinetica del frammento molecolare non é quantizzata ma
é una funzione continua dell’energia del fotone incidente. Questo é il processo
della foto-dissociazione importantissimo in ozonosfera. A energie ancora piú alte
l’assorbimento puó determinare la rimozione di un elettrone dalla sua moleco-
la originaria, lasciando cosı́ uno ione carico positivamente. É il processo della
fotoionizzazione, fondamentale in ionosfera;
• nel vicino e medio infrarosso tra 0.7 e 20 µm l’assorbimento delle molecole induce
vibrazioni;
• nel lontano infrarosso e nelle microonde (con λ ≥ 20µm) invece le molecole as-
sorbono tramite rotazioni;
sempre come delle molle. Una volta colpiti da una collisione con un’altra molecola o
da un fotone della giusta frequenza negli atomi costituenti vengono eccitati dei moti
interni in cui si alternano compressioni e stretching della molecola.
Ciascun moto interno di qualsivoglia sistema rigido, puó essere decomposto nella
somma di moti elementari detti modi normali. Una molecola diatomica ha un solo
modo normale di oscillazione; la regola generale é che per una molecola di N atomi il
numero di modi indipendenti o gradi di libertá é 3N − 6 per una molecola non lineare
(che ha necessariamente N > 2) e 3N − 5 per una molecola lineare.
In fig. 6.5 vengono mostrati i modi normali di alcune molecole caratteristiche della
nostra atmosfera.
Ragioniamo ora con molecole biatomiche. L’energia di eccitazione richiesta per far
6.5. SPETTRO VIBRAZIONALE E ROTAZIONALE 125
vibrare due molecole é piú grande di quella necessaria per farle ruotare. La vibrazione
puó essere trattata utilizzando un semplice modello meccanico in cui due molecole sono
unite da una molla di costante elastica ke che esplica una forza
F = −ke (r − re )
1
V
armonico
V
Morse
v=20
v=15
V (eV)
0.5
v=10
v=5
v=0
0
2.2 2.4 2.6 2.8 3 3.2 3.4
r (A)
essendo D l’energia di dissociazione (nel caso del KCl D = 4.42 eV , a = 0.776 Å).
Corrispondentemente
s
h̄2 a2
2
h2 ν 02
2
2D 1 1 1 1
Ev = hν ' h̄a v+ − v+ = hν 0 v + − v+ (6.15)
mr 2 2mr 2 2 4D 2
Per gran parte delle molecole biatomiche i livelli energetici calcolati con la (6.15) danno
comunque risultati molto simili a quelli calcolati con la (6.13).
In generale se la molecola é poliatomica ci saranno piú frequenze caratteristiche ν k0
interessate e ciascun modo associato ad essa avrá un numero quantico vibrazionale v k
di modo che l’energia totale vibrazionale associata ai diversi modi vibrazionali risulta
quindi da:
nX
modi
Valori tipici per νk0 sono tipicamente nel range 300 ÷ 3000 cm−1 (3 ÷ 33 µm); quindi
il livello energetico vibrazionale piú basso é leggermente piú alto dell’energia termica
caratteristica attorno ai 300 K ∼ kB T ∼ 200 cm−1 ≡ 50 µm.
Figura 6.8: Modellino di molecola diatomica che ruota attorno al proprio centro di
massa.
Cominciamo col descrivere una molecola biatomica come un semplice corpo rigido
a due corpi rotanti. Se, come in fig. 6.8, mettiamo nell’origine il centro di massa del
sistema il momento di inerzia del sistema é:
I = m1 r12 + m2 r22
1 L 1 2
Er (J) = Iω 2 = = h̄ J (J + 1) = h c Bv J (J + 1) (J = 0, 1, . . .) (6.19)
2 2I 2I
ove Bv ≡ h/(8π 2 c I) é la costante rotazionale (il pedice v sta ad indicare che B cor-
risponde ad un particolare stato elettronico-vibrazionale, che ne modifica I). Siccome
Bv ∝ 1/I ed é quindi inversamente proporzionale alla massa molecolare segue che
molecole leggere quali l’H2 avranno livelli energetici rotazionali maggiormente separati
rispetto a molecole pesanti.
Le regole di selezione in questo caso prevedono ∆J = ±1; il salto quantico tra due
livelli sucessivi dal livello J al livello J + 1 é quindi pari a:
h̄
∆Er = Er (J + 1) − Er (J) = hνJ νJ = 2 (J + 1) ≡ 2cBv (J + 1) (6.20)
4πI
La (6.20) prevede che le linee di assorbimento siano equispaziate da un intervallo di
frequenza pari a 2cBv (o in numero d’onda pari a Bv ). Si noti come νJ ∝ 1/I. Energie
tipiche sono nel lontano IR e nelle MW.
Come giá notato per lo spettro vibrazionale solo molecole che abbiano un momento
di dipolo permanente possono essere considerate radiativamente attive da un punto di
vista rotazionale e quindi, interagendo con onde elettromagnetiche, passare negli stati
eccitati con J 6= 0. Ne segue che molecole lineari quali N2 , O2 o la CO2 che sono
simmetriche nei propri stati fondamentali (e non hanno momento di dipolo elettrico
intrinseco) non possiedono spettri rotazionali puri. Pure transizioni rotazionali (∆v =
0) sono invece concesse a molecole asimmetriche quali il vapor d’acqua: i picchi di
assorbimento del vapor d’acqua a 22 e 183 GHz sono puramente rotazionali. L’O 2
possiede invece un momento di dipolo magnetico intrinseco che ne rende possibile linee
di assorbimento puramente rotazionali a 60 GHz e a 118.75 GHz.
Per molecole più complesse l’energia rotazionale anziché avere la forma (6.19) è
solitamente espressa in termini dei 3 momenti di inerzia rispetto agli assi principali
d’inerzia e di 3 numeri quantici rotazionali. A seconda della loro struttura geometrica
le molecole si distinguono in:
2. molecole a “symmetric top”, ovvero molecole non lineari quali N H3 , CH3 Cl che
hanno due momenti di inerzia uguali. Gli stati rotazionali della molecola vengono
definiti tramite due costanti rotazionali;
130 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
3. molecole a “spherical symmetric top” quali il CH4 che hanno tutti e 3 i momenti
di inerzia rispetto agli assi principali uguali;
4. molecole a “asymmetric top” quali l’H2 O, O3 che hanno tutti e tre i momenti di
inierzia principali diversi e quindi tre diverse costanti rotazionali. Corrisponden-
temente gli spettri vibrazionali sono molo complicati.
20
ΦL
15
10
0
666.96 666.98 667 667.02 667.04
−1
ν0 [cm ]
Figura 6.10: Allargamento della riga a 667 cm−1 (λ = 15 µm) della CO2 dovuto a
pressione per tre diverse pressioni.
Applicazioni
Figura 6.11: Andamento della pressione e dell’allargamento di una riga spettrale con
l’altezza nella nostra atmosfera.
183 ± 7 GHz consente la stima del W V nei livelli al di sopra dei 300 mb, tra 300 e
500 mb, e al di sotto dei 500 mb rispettivamente.
ove v0 é la velocitá piú probabile introdotta nella (6.4). Come ordini di grandezza, alla
T = 300 K, una molecola della nostra atmosferica con peso molecolare di 30 (quindi
massa di 5 × 10−23 g ha v0 ≈ 400 m/s = 1.4 × 10−6 c mentre una particella di aerosol
di massa m = 10−14 kg ha v0 = 10−3 m/s.
Ora consideriamo l’allargamento termico sull’assorbimento di un fotone. Siano ν
e ν 0 le frequenze di un fotone incidente nel sistema di riferimento del laboratorio e in
uno solidale con la molecola sulla quale il fotone va a incidere. Vogliamo trovare il
legame tra ν e ν 0 . Ora la molecola viaggi a velocitá v (come vista nel laboratorio, il
nostro sistema di riferimento) e sia θ l’angolo tra la direzione di moto della particella
e la linea di vista tra osservatore e particella. Quindi cos θ > 0 quando la particella
si avvicina all’osservatore, cos θ < 0 se si allontana. Consideriamo ora un fotone
monocromatico che si propaghi lungo la linea di vista. L’osservatore in un secondo
vedrá ν = c/λ oscillazioni. Siccome la molecola si sta muovendo nella direzione del
fotone anziché vedere c/λ oscillazioni ne vede c/λ + v cos θ/λ, ovvero la molecola vede
il fotone sempre con una velocitá c (che é invariante per trasformazioni di Lorentz!)
ma con una frequenza:
0 v cos θ v c
ν =ν+ = ν 1 + cos θ = 0 (6.30)
λ c λ
maggiore di ν per molecole che si avvicinano, decresce per molecole in allontanamente.
La molecola quindi assorbirá fotoni coerentemente con una sezione d’urto propria
di questa frequenza shiftata ν 0 . Siccome quello che si osserva é una media su un ensem-
ble di molecole dobbiamo quantificare l’allargamento della riga spettrale. Ma allora
mediando la sezione d’urto su tutte le possibili velocitá (assunto il fotone muoventesi
in direzione x) si ha:
Z ∞ Z ∞ − vx2
vx 1 v2
vx
σ(ν) = fM B (vx )σ ν 1 + dvx = √ e σ ν 1+
0 dvx .
−∞ c π v0 −∞ c
(6.31)
136 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
Per risolvere l’integrale (6.31) dobbiamo fare una assunzione sulla forma della sezione
d’urto nel sistema di riferimento della molecola, ovvero sulla sezione d’urto per una
molecola ferma. Cominciamo con l’ipotizzare che l’assorbimento sia perfettamente
monocromatico e che quindi σ(ν 0 ) ≈ S0 δ(ν 0 − ν0 ) = S0 δ(ν + ν vcx − ν0 ). In tal caso
l’integrale (6.31) diventa:
1/2 2 (ν−ν )2
m − c2
ν2
0
σ(ν) = S e v
0 0 (6.32)
2πkB T
e quindi detta αD ≡ ν0 vc0 la larghezza Doppler si trova che il profilo Doppler ΦD (ν)
viene definito da:
S 2 2
σ(ν) = SΦD (ν) ≡ √ e−(ν−ν0 ) /αD (6.33)
παD
trattasi pertanto di un funzione gaussiana, con larghezza a 1/e pari a αD .
Siccome αD é direttamente proporzionale alla velocitá quadratica media delle molecole
é chiaro che molecole pesanti hanno allargamenti inferiori rispetto a molecole leggere.
Questa particolaritá é utilizzata in misure lidar ad alta risoluzione spettrale: le molecole
leggere dei gas atmosferici infatti producono un segnale di risposta in backscattering
che é molto piú largo che non quello derivante da particelle di aerosol, molto piú pesanti
e quindi piú lente.
Profilo di Voigt
Nel caso in cui l’allargamento nel sistema della molecola dovuto a pressione non possa
venire trascurato rispetto a quello termico dobbiamo considerare che ci sia giá in parten-
za un allargamento lorentziano pari a αL . Introducendo la forma (6.26) nell’integrale
(6.31) si arriva a:
2
rL/D Z +∞ e−y dy
σ(ν) = S 3/2 2
≡ SΦV (ν) (6.34)
π αD −∞ (v − y)2 + rL/D
ove il rapporto rL/D é definito come:
αL0 (p/p0 )(T0 /T )1/2
rL/D ≡ αL /αD = (6.35)
ν0 vc0
e v ≡ (ν − ν0 )/αD . ΦV (ν) si chiama profilo di Voigt, opportunamente normaliz-
zato, descrive gli effetti combinati dovuti ad allargamenti di tipo lorentziano (pres-
sione+naturale) e Doppler. In particolare:
• per rL/D → 0 fornisce il profilo Doppler;
• per rL/D 1 ricalca il profilo lorentziano;
• per valori di rL/D intermedi mostra una forma simile al profilo Doppler vicino al
centro della linea spettrale e tipo Lorentz (con la tipica dipendenza 1/ν 2 ) sulle
ali della linea. Il profilo (6.34) in tal caso va valutato numericamente.
6.6. ALLARGAMENTO DELLE RIGHE SPETTRALI 137
Larghezza di linea
1000
ΦL
αL=αD=6.6× 10−4 cm−1 Φ
900 D
ΦV
800
700
600
Φ
500
400
300
200
100
0
666.997 666.998 666.999 667−1 667.001 667.002 667.003
ν0 [cm ]
Figura 6.12: Allargamento dovuto a effetto di pressione e Doppler per la riga a 667cm −1
della CO2 a T = 230 K e p ≈ 10 mb. Viene mostrato anche il corrispondente profilo di
Voigt.
piú velocemente della riga di collisione. Pertanto anche in condizioni per le quali
αD αL , per frequenze nelle code della campana i contributi dovuti alle collisioni
diventano importanti.
Figura 6.13: Distribuzione dei livelli energetici rotazionali in funzione del numero
quantico rotazionale J per diverse molecole a T = 250 K.
kν, a = Si na Φi (ν − νi ) ≡ Si Φi (ν − νi ), (6.40)
kν, a na
m
kν, a ≡ = S Φ(ν − ν0 ) ≡ S ∗ Φ(ν − ν0 ), (6.42)
ρa ρa
140 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
In atmosfera dove molto spesso si puó utilizzare una geometria a piani paralleli la
quantitá di gas assorbente presente viene di solito quantificata dalla massa ottica sul
cammino verticale: Z z2 Z
1 p2
ua (z1 , z2 ) ≡ ρa dz = wa dp (6.46)
z1 g p1
ove wa é il rapporto di mescolamento dell’assorbitore. Siccome u è dato dall’integrale
della densità del gas (kg/m3 ) lungo il percorso atmosferico (m) si misura in kg/m2 .
Per gas ben distribuiti come la CO2 e l’O2 il rapporto di mescolamento é costante
in bassa atmosfera; pertanto l’intera massa ottica di tali elementi é pari a:
wa
ua (0, +∞) = ps (6.47)
g
ovvero é direttamente proporzionale alla pressione sulla superficie, ps . Questo verrá
utilizzato al par. 6.7.3 per inferire la pressione superficiale. Ricordiamo che se il gas
in questione é il vapor d’acqua si parla alternativamente di altezza colonnare di vapor
d’acqua.
In termini piú generali lo spessore ottico oltre che dall’assorbimento dipenderá anche
dalla diffusione quindi la definizione piú generale di spessore ottico sará:
Z z2 Z z2 Z z2
m
τν (z1 , z2 ) = kν, ext (z)dz = kν, ext (z)ρa (z) dz = σν, ext (z) na (z) dz. (6.48)
z1 z1 z1
Ora se la frequenza é quella centrale si ha, assumendo che la linea abbia forma loren-
ziana e il suo allargamento sia dovuto essenzialmente alla pressione, che
S∗ S ∗ ps
kνm0 = =
παL παLsurf p
da cui integrando la (6.50) si trova:
!
w O2 p s S ∗ ps
τν0 (psat , ps ) = surf log .
g παL psat
Se invece prendiamo una frequenza distante da quella centrale della linea allora:
m S ∗ αL S ∗ αLsurf p
k|ν−ν 0 |>>αL
= =
π (ν − ν0 )2 π (ν − ν0 )2 ps
che integrata porge:
!
wO2 S ∗ αLsurf p2sat wO2 S ∗ αLsurf
τ|ν−ν0 |>>αL (psat , ps ) = p s − ≈ ps . (6.51)
2g π (ν − ν0 )2 ps 2g π (ν − ν0 )2
Come si vede ambedue gli spessori ottici sono direttamente proporzionali alla ps . Pos-
siamo pensare allora di andare ad osservare la radiazione solare nella banda A dell’O 2
centrata attorno ai 13120 cm−1 (= 0.76 µm) che viene riflessa dalla superficie del mare.
Si avrá infatti che, trascurando eventuali riflessioni dall’atmosfera, la radiazione che
arriva al satellite sará:
( !)
1 1
Iν↑ = (Iν↓ ) Rν (↓ Ω̂ ,↑ Ω̂sat ) exp τν (psat , ps ) + (6.52)
µ µsat
ove Rν (↓ Ω̂ ,↑ Ω̂sat ) é la BRDF per la superficie del mare per radiazione solare incidente
a Ω̂ e riflessa verso il satellite a Ω̂sat . Se misuriamo radianze su due frequenze ν1 e ν2
nella banda A, ipotizzato che le BRDF siano pressocché le stesse si trova:
( !)
Iν↑1 (Iν↓1 ) 1 1
= ↓ exp ∆τν (psat , ps ) + (6.53)
Iν↑2 (Iν2 ) µ µsat
142 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
ed, essendo le radianze solari incidenti note, si puó risalire a ∆τν e da qui, usando
la (6.51) ricavare la pressione superficiale. Con questo tipo di idea si riescono ad
inferire le pressioni superficiale con un errore dell’ordine di 2 mb (ci sono errori dovuti
alla dipendenza dalla T degli assorbimenti e sono state trascurate le riflessioni dalle
molecole e dall’aerosol atmosferico), che é comunque troppo grosso perché queste stime
possano essere utilizzate a scopi previsionistici.
g(ν) essendo la risposta spettrale dello strumento. Come visto la struttura degli spet-
tri molecolari é particolarmente fine mentre quella degli strumenti non lo é. Ecco
perché esistono diversi codici per effettuare i calcoli delle linee di assorbimento e della
trasmittanza dei gas che vanno dai calcoli ad altissima risoluzione linea per linea con
∆ν̃ ≈ 10−3 ÷ 10−5 cm−1 a modelli a bande in cui si media su intervalli piú grossolani
∆ν̃ ≈ 10−1 ÷ 1 cm−1 ma giá sufficienti per la larghezza di banda dei comuni radiometri.
Ossigeno molecolare
L’ossigeno molecolare é l’unica molecola che non ci si aspetterebbe di trovare tra gli
assorbitori vista la sua natura di molecola omonucleare biatomica. Invece esso possiede
un momento magnetico di dipolo permanente che é radiativamente attivo: anche se le
transizioni magnetiche di dipolo sono molto meno intense di quelle elettriche di dipolo
la grande abbondanza dell’O2 nella nostra atmosfera compensa per questo effetto. La
banda a 13120 cm−1 (0.76 µm) é una delle piú intense nel V IS, ed é nota come
banda A. Nelle M W ricordiamo ancora le linee di assorbimento puramente rotazionali
attorno a 60 GHz (0.5 cm usata dall’MSU) e 118.75 GHz ≡ 0.25 cm. Questi due
canali vengono usati per sondaggi di temperatura (si sfrutta il fatto che l’O2 é ben
mescolato).
6.9. SPETTRI DI ASSORBIMENTO DEI GAS ATMOSFERICI 143
Ozono
Oltre a svolgere un ruolo fondamentale nell’UV l’ozono presenta delle bande elettron-
iche piú deboli nel visibile tra 0.4 e 0.75µm: l’ozono assorbe circa il 20% della radiazione
solare assorbita dall’atmosfera. Le bande vibro-rotazionali sono dominate dalla tran-
sizione a 9.6µm (banda 980 ÷ 1100 cm−1 ) di tipo ν1 con rami P, R. D’altro canto
nella regione tra 800 cm−1 e 1200 cm−1 l’atmosfera é relativamente trasparente e non a
caso si parla di finestra atmosferica: molti dei canali utilizzati per inferire le proprietá
di nubi e aerosol saranno localizzati proprio in tale finestra. Si noti che come il vapor
d’acqua anche l’ozono non é un gas ben mescolato quindi ha concentrazioni che variano
consistentemente sia spazialmente che temporalmente.
Anidride carbonica
Ha uno spettro molto ricco. Le bande piú importanti sono quella attorno ai 15 µm
(banda 540 ÷ 800 cm−1 ) di tipo ν2 con rami P, Q, R che verrá utilizzata per il “CO2
slicing” (vedi sez. 10.2) che consente un sondaggio termico e quella ν3 a 4.3 µm (anche
questa utilizzata per un sondaggio termico dell’atmosfera). Si ricorda infine che la CO2
é presente in concentrazioni pressocché costanti di 356 ppmv.
144 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
Vapor d’acqua
É in assoluto il gas che ha lo spettro piú ricco ed é quello che assorbe maggiormente
in atmosfera. Si ricordi che questo gas varia considerevolmente con rapporti di mesco-
lamento che vanno da 10−5 ÷ 0.02 in troposfera a 2 ÷ 7 ppmv in stratosfera di modo
che la trasmittanza dipende fortemente dal tipo di atmosfera considerata (questo é una
delle maggiori cause di indeterminazione nelle inferenze di un gran numero di grandezze
meteorologiche). Alcune delle transizioni piú importanti da un punto di vista radiativo
sono quelle a 57 µm (rot., rami P , R), a 6.2 µm di tipo ν2 con rami P, R. In questa
banda é collocato ad esempio il canale del vapor d’acqua del Meteosat che consente una
stima del vapor d’acqua colonnare. Le bande di tipo ν1 e ν2 si trovano invece vicino a
λ = 2.7 µm.
Al di fuori delle bande di assorbimento rimane un continuo di assorbimento dovuto
al vapor d’acqua. Questo gioca un ruolo particolarmente rilevante specie nella finestra
8 ÷ 13µm. In tale regione tale continuo deriva sia dalle code delle linee di assorbimento
sia dai dimeri d’acqua (aggregati di due molecole d’acqua). In particolare misure
di laboratorio hanno mostrato che tale continuo dipende dalla pressione parziale del
vapore e: si parla infatti di assorbimento di tipo e. Anche nelle M W il vapor d’acqua
la fa abbondantemente da padrone.
6.10 Esercizi
• Calcolare la costante rotazionale B dell’H2 supponendo che la separazione inter-
nucleare sia re = 1.059 × 10−10 m = 1.059 Å.
L’energia rotazionale per una molecola biatomica di momento di inerzia I si
trova usando l’energia rotazionale classica Er = Iω 2 /2 = L2 /(2I) e quantizzando
il momento angolare L sostituendo a L2 (h/2π)2 J(J + 1) con J = 0, 1, . . . numero
quantico rotazionale. Si trova cosı́ che
!2
1 h h
Er = J(J + 1) = h c B J(J + 1) B≡ (6.55)
2I 2π 8π 2cI
nel caso in esame si trova che I = MH re2 /2 = 9.3 × 10−48 kg m2 da cui poi
B = 30 cm−1 . Ne segue che la spaziatura tra diverse bande rotazionali é attesa
ogni 60 cm−1 .
• Come mostrato in fig. 6.15 lo spettro della CO2 mostra una serie di linee ugual-
mente spaziate ad intervalli di 1.5 cm−1 (la CO2 é molto piú pesante dell’H2 : la
spaziatura é molto piú piccola). Che cosa implica per il momento di inerzia delle
molecole di CO2 ?
Dalla (6.55) segue che la differenza tra due livelli rotazionali successivi é:
h
ovvero la spaziatura tra due frequenze successive é pari a ∆ν̃ = 2B = 4π 2 c I
. Ma
allora invertendo si trova che ICO2 = 3.73 × 10−46 kg m2 .
Per la molecola di CO2 (modellizzata con un atomo di C in mezzo a due atomi
di C legati da una molla di costante elastica k) si puó dimostrare che i modi nor-
mali di vibrazione 1-dimensionali sono tre: uno con ω1 = 0 corrispondente
q ad una
semplice traslazione del centro di massa della molecola, uno con ω2 = k/mO cor-
rispondente ad una vibrazione deiqdue atomi di O in direzioni opposte e con l’ato-
mo di C fermo ed una con ω3 = (k/mO )(1 + 2mO /mC ) corrispondente ad una
vibrazione di tutte e tre gli atomi. Assumendo che la linea a 2325 cm−1 = 4.3µm
corrisponda a questa frequenza determinare la costante elastica della molecola di
CO2 .
q
Imponendo che sia (k/mO )(1 + 2mO /mC ) = 2πc/λ = 0.438×1015 s−1 ed usando
il fatto che mO /mC ≈ 16/12 si trova infine kCO2 ∼ 1.4 × 103 J/m2 .
• Le masse degli atomi di H, Cl, C e O sono 1.6 × 10−27 kg, 58.8 × 10−27 kg,
20 × 10−27 kg, 26.5 × 10−27 kg. Dopo aver calcolato la massa ridotta delle molecole
di HCl e di CO determinare il numero d’onda della transizione vibrazionale
0 → 1 sapendo che la costante elastica delle molecole di HCl e di CO sono 4.78
e 1907 kg/s2 .
La massa ridotta delle molecole di HCl e di CO é 1.56×10−27 kg e 11.4×10−27 kg.
Usando il valore della costante elastica si trova che le frequenze caratteristiche
146 CAPITOLO 6. SPETTROSCOPIA MOLECOLARE DEI GAS ATMOSFERICI
delle due molecole sono 8.8 × 1012 s−1 e 6.5 × 1013 s−1 corrispondenti a ν̃0 =
2956 cm−1 ν̃ = 21843.7 cm−1 . Si noti che per l’HCl B0 ≈ 9.5 cm−1 . Se ne
ricava che re = 1.376 × 10−10 m. Si stimi infine la larghezza tipica delle linee di
assorbimento.
• Calcolare la p atmosferica alla quale la semiampiezza della linea di assorbimento
della CO2 a 667cm−1 dovuta a collisioni eguaglia quella dovuta a effetto Doppler.
Ripetere il calcolo per la linea a 1600 cm−1 e a 100 cm−1 del vapor d’acqua e per
quella a 2.5 mm ≡ 4 cm−1 dell’O2 . Si assuma in tutti i casi un valore tipico di
αL0 = 0.05 cm−1 .
In generale sappiamo che nella bassa stratosfera e a maggior ragione nella tro-
posfera per le lineee di assorbimento della CO2 e del vapor d’acqua l’effetto
dominante é quello dovuto alla larghezza di collisione. Per l’alta stratosfera pos-
siamo assumere una T attorno ai 230 K di modo che possiamo approssimare la
(6.35) come:
ove e é la pressione del vapor d’acqua in kP a (si parla infatti di e − type absorp-
tion). Questo assorbimento del vapor d’acqua é noto come “continuo del vapor
d’acqua”. Si noti che questo assorbimento determina dei problemi ad esempio
nella stima della SST (vedi Tab.3.1 Stephens, pag.121).
Se la pressione di vapore vicino alla superficie é es = 1 kP a, calcolare:
che nel caso in cui l = 103 m porge Tν̃W V = 0.94. In generale se varia p si ha che
4
e = es pps da cui:
e2 p7
Z ∞ Z ∞
−0.622 k2 ρ dz = −0.622 k2 e2s
ρ dz =
0 p 0 p8s
Z 0
p7 dp e2
= 0.622 k2 e2s 8 = −0.622 k2 s = −0.079
ps ps g 8g
• Assumiamo ora di essere sempre nella regione del continuo del vapor d’acqua
con una atmosfera idrostatica p = ps e−z/H con ps = 1013.13 mb e assumendo
che il mixing ratio w abbia un simile andamento con Hw = H/3 derivare una
espressione per la massa ottica da p̃ = 0 a p̃ = p/ps . Esprimerla in termini di
wsurf , e p̃.
La massa ottica si trova integrando:
Z Z Z Z
z z e(z) p w(z)Rd 1 ps
IW V = ρv (z) dz = dz = − dp = w(z) dp
0 0 Rv T (z) ps g Rv g p
Tabella 7.1: Parametri caratterizzanti alcuni pianeti e satelliti del sistema solare. Con
“giorno” e “anno” si intende il periodo di rivoluzione attorno al proprio asse e al Sole.
149
150 CAPITOLO 7. BUDGET RADIATIVI DEL PIANETA TERRA
1800
1600
1400
Fλ (W m−2 µm−1)
1200
1000
800
600
400
200
0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5
λ (µm)
Figura 7.1: Irradianza solare al top dell’atmosfera e spettro di corpo nero a T = 5777 K.
al fascio solare alla distanza media Terra-Sole d¯ é definita come costante solare:
!2
r2 0.7 × 106 km
C ≡ σB T4 ¯ 7
= 6.2 × 10 W/m 2
≈ 1366 W/m2 (7.1)
d2 1.49 × 108 km
che é stata misurata con una incertezza di ±3W/m2 . Parallelamente si puó definire
anche una costante spettrale solare come:
Z +∞
C ≡ C λ dλ (7.2)
0
Si noti che la costante solare per definizione non varia con la posizione della Terra
relativa al Sole per effetto del normale moto di rivoluzione. Essa varia peró per effetto
dei fattori astronomici di variazione dell’orbita e per effetto di variazioni nell’output
del sole. L’emissione solare infatti varia nel tempo: l’attivitá della corona per esempio
origina forti cambiamenti nell’emissione U V e in quella alle radio-microonde; rimane
vero peró che l’emissione della fotosfera, che rappresenta il contributo principale é per
lo piú stabile. Le variabilitá su scale di tempo dell’ordine della settimana (dell’ordine
dello 0.2%) vengono causate dalla comparsa di macchie solari e di facole, macchie
brillanti associate all’attivitá magnetica che accompagna le macchie solari. Vi é poi
una variabilitá di lunga durata che é associata al ciclo solare con variazioni dello 0.1%
tra massimo e minimo dell’emissione. Evidenziamo infine che i fattori astronomici
“alla Milankovitch” ovvero variazione della declinazione δ, dell’eccentricitá dell’orbita,
e precessione assiale hanno maggiore importanza nella distribuzione spazio-temporale
della radiazione piú che sui valori medi ricevuti dalla Terra.
che tiene conto dell’angolo di zenith del Sole θ e della distanza effettiva Terra-Sole al
momento desiderato, d .
L’insolazione ricevuta al T OA dipende quindi da:
Figura 7.3: Insolazione giornaliera nei diversi periodi dell’anno alle diverse latitudini.
La dipendenza dell’elevazione del Sole dal posto e dall’istante di tempo viene rimandato
ai complementi; l’orbita ellittica della Terra viene invece illustrata in fig. 7.2: l’eccen-
tricitá terrestre é e ∼ 0.017 di modo che la Terra passa da un punto a distanza minima
7.1. SPETTRO SOLARE 153
dperielio
il perielio (il 2/1) al quale si ha
d¯
= 0.983 ad un punto a distanza massima,
daf elio
l’afelio (il 5/7) al quale si ha d¯ = 1.017 di modo che il flusso solare al T OA su
una superficie normale alla radiazione incidente passa da 1419 W/m2 a 1325 W/m2 .
Una formula approssimata per il calcolo della distanza Terra-Sole in un dato giorno
dell’anno viene da:
d¯2
≈ 1.0011 + 0.034221 cos ψN + 0.000719 cos(2ψN ) + 0.00128 sin ψN + 0.000077 sin(2ψN )(7.4)
d2
−1)
ove ψN = 2π(N365
con N giorno dell’anno.
La fig. 7.3 mostra l’insolazione solare media Ī:
R
Lgiorno giorno cos θ dt
Ī ≡ C × cos θ cos θ ≡ (7.5)
24h Lgiorno
in funzione della latitudine e del giorno dell’anno. Si noti come tale distribuzione
non dipenda dalla longitudine, la diversa distribuzione temporale tra massimi di inso-
lazione nell’emisfero N e in quello S e la forte variazione di insolazione che si verifica
ai poli se confrontata con l’assenza di variazione alcuna all’equatore (questo determina
ovviamente delle escursioni termiche stagionali molto piú consistenti ai Poli che non
L
all’Equatore). Come vedremo il prodotto giorno 24h
× cos θ dá in media sul pianeta il
valore 1/4.
1. circa l’8% viene assorbita dai gas atmosferici, l’11% dalle nubi;
3. il 30% viene riflessa indietro nello spazio (di cui il 6% dall’atmosfera (aerosol+molecole
d’aria), il 20% dalle nubi, il 4% dal suolo).
2200
O3
2000 water vapor
CO2, O2
1800 toa
1600
1400
F (Wm−2µm−1)
1200
1000
λ
800
600
400
200
0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5
λ (µm)
Figura 7.4: Spettro solare al TOA e sulla superficie avendo tenuto conto dell’assorbi-
mento di alcuni gas atmosferici fra cui una colonna di vapor d’acqua di 2 cm e di ozono
di 0.4 cm.
0.8 0.8
0.6 0.6
0.4 0.4
O3
CO2, O2
0.2 0.2
0 0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5
λ (µm) λ (µm)
Figura 7.5: Trasmittanza dell’atmosfera al nadir per una colonna di 0.4 cm di ozono e
per una atmosfera standard di ossigeno molecolare e CO2 (sinistra) e per una colonna
di vapor d’acqua con due diversi vapori colonnari.
e−τ
0.5 2
0 0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
λ (µm)
Figura 7.6: Trasmittanza e spessore ottico per lo scattering Rayleigh delle molecole
atmosferiche al nadir.
presenta una proporzionalità del tipo λ−4 , da cui cui la maggior attenuazione alle
lunghezze d’onda più corte. Per λ > 1 µm il contributo dello scattering di Rayleigh
alla superficie è praticamente nullo: il trascurare questo termine implica un’errore
inferiore all’1%.
La trasmissivitá totale della nostra atmosfera che si otterrá come prodotto delle
trasmissivitá dei singoli componenti viene riassunta in fig. 7.7: sono evidenti le re-
gioni finestra e quelle opache. I sensori che vengono impiegati per il remote sensing
atmosferico di nubi, superfici o aerosol, a differenza dei sensori da sondaggio, devono
essere ricettivi nelle regioni spettrali in cui la trasmissione di radiazione attraverso gli
strati atmosferici é massima: queste regioni sono dette “finestre” ed il loro significato
é evidente dalla figura 3. Il profilo della trasmittanza in funzione di λ rivela che vi
sono ampie zone all’interno dello spettro in cui l’atmosfera impedisce quasi totalmente
la propagazione della radiazione (regioni opache). La strategia per la progettazione
7.1. SPETTRO SOLARE 157
di sensori prevede che in generale essi siano sensibili a quelle lunghezze d’onda in cui
la trasmittanza é massima; sempre in fig.3 sono indicate le posizioni sullo spettro dei
canali presenti sui satelliti meteorologici oggi operativi (NOAA, Meteosat). Per alcune
regioni dello spettro sono anche indicati i principali assorbitori atmosferici quali vapor
acqueo (H2 O) a 6.7 µm, ozono (03 ) a 9.6 µm, biossido di carbonio (CO2 ) a 4.3 e 15
µm, ossido nitroso (N2 O) a 4.3 µm tra gli altri.
che oltre ad essere attualmente supportata da una conferma sperimentale trova una
conferma indiretta nei record di temperatura dei mari e dell’aria. Infatti se ci fosse un
7.2. TEMPERATURA EFFICACE 159
flusso in ingresso netto pari a F̄ T OA = 2.4 W/m2 (pari a 1/100 del flusso SW assorbito)
se questo sbilanciamento si protraesse per un anno questo comporterebbe un aumento
di 7 K della temperatura di tutta l’atmosfera oppure un aumento di 1◦ C dei primi
25 m dei mari (si svolga come esercizio). Ricordiamo infine che i processi geotermici
ammontano a 0.06 W/m2 (quindi a meno dello 0.03% del flusso SW assorbito). Ancora
inferiore la produzione di energia prodotta dall’uomo (si stimi sapendo che in Italia il
consumo di potenza é intorno ai 50 GW ).
Imponendo allora il bilancio radiativo planetario (7.7) si trova:
s
C
TeT erra = 4
(7.8)
4σB
cioé una temperatura di equilibrio di 280K.
Vogliamo ora ricalcolare la Te della Terra assumendo una albedo planetaria (si
ricordi la definizione data nella sez. 4.8) a = 0.3. L’albedo é in pratica il potere
riflettente della Terra: se fosse pari a 1 vorrebbe dire che tutta la radiazione incidente
al top dell’atmosfera viene riflessa, se fosse uguale a 0 che la Terra con la sua atmosfera
si comporta come un corpo nero. In pratica (1 − a) dá la frazione di energia solare
incidente che viene assorbita. La (7.8) diventa allora:
s
C
TeT erra = 4
(1 − a) (7.9)
4σB
e quindi si trova una temperatura di equilibrio di 255K, cioé quasi venti gradi sotto
zero. Tale temperatura peró non rappresenta la temperatura media al suolo (che ha
valori intorno ai 15 ÷ 18◦ C) ma é una sorta di valore medio della temperatura al top
dell’atmosfera. Per avere una buona stima della temperatura al suolo bisogna fare dei
bilanci radiativi piú dettagliati. La temperatura al suolo é maggiore del valore calcolato
160 CAPITOLO 7. BUDGET RADIATIVI DEL PIANETA TERRA
al top dell’atmosfera perché in realtá parte della radiazione emessa al suolo non sfugge
dal pianeta ma viene riassorbita e trattenuta dalla stessa atmosfera, l’emissivitá del
pianeta cioé é < 1. Quindi é necessaria una temperatura piú alta al suolo per avere il
valore trovato al top dell’atmosfera.
Di fatto l’emissione infrarossa della Terra viene in buona parte riassorbita da
molecole quali il vapor d’acqua, l’anidride carbonica e l’ozono. Ci aspettiamo che
questa sottostima della temperatura al suolo sia tanto piú marcata quanto piú spessa
é l’atmosfera. Cosı́, ad esempio, Venere che ha una atmosfera molto spessa (contiene
circa 100 volte piú gas di quella terrestre e per certi versi assomiglia di piú ad un oceano
liquido, si pensi che la pressione superficiale dell’aria si aggira sulle 90 atm, pari a a
quella che si trova a 900 m di profonditá nei nostri oceani) presenta una differenza
enorme tra temperatura calcolata (inferiore allo zero) con il corrispettivo della (7.9) e
la temperatura reale dell’atmosfera (si pensi che la Tsurf = 460 ◦ C) proprio a causa di
questo effetto serra. Su Mercurio invece, pianeta privo di atmosfera, il bilancio radiativo
banale dá un risultato esatto Come esercizio si calcoli la TeM ercurio sapendo che ha una
albedo di 0.058 e quella della Luna assumendo una albedo di 0.07. (TeM ercurio = 440K;
TeLuna = 367K). La tabella 7.2 riassume tutte le temperature efficaci per i pianeti del
sistema solare.
Figura 7.9: Bilanci radiativi della radiazione solare incidente e della radiazione in-
frarossa uscente. Il valore 100 corrisponde ad un valore medio nell’arco delle 24 ore di
342 W/m2 = C4 .
mosfera visto che queste fungono da superfici riflettenti. Su Venere l’albedo planetaria
raggiunge addirittura un valore di 0.71, su Giove 0.73 e su Saturno 0.76.
• FSH flusso di calore sensibile dalla superficie all’aria, dovuto alla diversa T tra aria
e superficie. Nei primi mm il trasferimento avviene per conduzione molecolare,
al di sopra per mixing turbolento e convezione. Questo flusso normalmente di
giorno é verso l’alto, di notte verso il basso.
• FG flusso di calore sensibile dal e al suolo/acqua che per medie annuali su terra
puó essere trascurato;
Sempre guardando alla fig. 7.9 si capisce che su 100 unitá di radiazione visibile
incidente 23 unitá vengono assorbite dall’atmosfera e dalle nubi e 47 dalla superficie.
Ora peró il 70% della superficie del pianeta é ricoperta da oceani la cui albedo media
puó essere assunta intorno al 5% mentre il 30% é ricoperta da suolo la cui albedo
media puó essere assunta intorno al 40%. Ma allora siccome la capacitá assorbitiva é
proporzionale a 1 − a delle 47 unitá una frazione:
(1 − 0.05) × 0.7
≈ 80%
(1 − 0.05) × 0.7 + (1 − 0.4) × 0.3
sará assorbita dal mare, cioé circa 38 unitá. Pertanto gli oceani assorbono circa il
doppio della radiazione assorbita dall’atmosfera.
Figura 7.10: Variazione stagionale osservata per la radiazione netta solare assorbita
(riscalata rispetto al valor medio di 240 W/m2 . La curva tratteggiata corrisponde alla
variazione dovuta alla sola variazione della distanza solare.
I bilanci radiativi fino ad ora svolti coinvolgono medie annuali e su tutto il pianeta.
Dobbiamo ora chiederci se il bilancio radiativo continui a valere anche se mediato su
periodi piú corti (mesi/stagioni) e localmente. Prima di tutto sappiamo che, nel corso
dell’anno, per effetto della variazione della distanza Terra-Sole varia l’input solare. La
differenza tra energia assorbita a gennaio e quella assorbita a luglio é dell’ordine di
164 CAPITOLO 7. BUDGET RADIATIVI DEL PIANETA TERRA
Figura 7.11: Bilancio radiativo stagionale al T OA. Vengono mostrati gli scostamenti
dai valori medi annuali.
Figura 7.12: Media annuale dell’albedo planetario (alto) e della radiazione solare
↓
assorbita (1 − a)FSW .
166 CAPITOLO 7. BUDGET RADIATIVI DEL PIANETA TERRA
↑
Figura 7.13: Media annuale della radiazione IR uscente al T OA FLW .
annuale siano presenti delle strutture zonali di input energetico (60 − 70 W/m2 vicino
all’equatore) e di perdita netta (100 W/m2 al polo S e 120 W/m2 al polo N). In generali
gli oceani guadagnano piú energia che le zone di terra: pertanto la circolazione porterá
energia dal mare alla terra. Si noti anche l’anomalia sopra il deserto del Sahara che
richiede apporto di energia atmosferica (nel caso specifico riscaldamento adiabatico per
mezzo di compressione per compensare il raffreddamento radiativo).
7.5. FORCING RADIATIVO 167
Figura 7.15: Radiazione solare assorbita e radiazione IR emessa dalle nubi a diverse
quote.
Rn = G + H + LH
Si tenga presente che il flusso radiante netto é positivo durante il giorno ed é negativo
durante la notte.
7.7 Esercizi
7.7.1 Modelli radiativi per atmosfere planetarie
1. Se l’albedo terrestre risponde ad un cambiamento della costante solare in modo
che il flusso IR non sia modificato (ipotesi Gaia) determinare di quanto varia
l’albedo per un aumento dell’1% del flusso solare.
Dobbiamo imporre che il termine (1 − a)F̄ non vari, ovvero che: dF̄ /F̄ =
da/(1 − a) che nel caso in cui ∆F̄ /F̄ = 0.01 porge ∆a = 0.007 avendo assunto
a = 0.3.
100
E
y spazio 18 41 8 17 3 6 1 3 1 1 0
0.2x
atmosfera
+10 +72 −82 +33 −33 +13 −13 +6 −6 +2 −2 +1
0.9E
y
superficie
x
90 +41 +16 +7 +3 +1
Figura 7.16: Bilancio radiativo completo (sinistra) e dettagliato (destra) per una
superficie planetaria con uno strato isotermo atmosferico con ASW = 0.1 e ALW = 0.8.
↓ ↑
Per la radiazione netta nell’infrarosso LW FLW = FLW − FLW usando la legge di
↓ ↑
Stefan Boltzmann’s Law per calcolare FLW e FLW
↓
FLW 4
= × σB × Tsky = 1 × 5.67 × 10−8 W/m2 K −4 × [−40 + 273]4 K 4 = 167 W/m2
↑
FLW 4
= × σB × Tsurf = 0.95 × 5.67 × 10−8 W/m2 K −4 × [25 + 273]4 K 4 = 423 W/m2
↓ ↑
FLW = FLW − FLW = 167 − 423 = −255 W/m2
↓ ↑ ↓ ↑ ↑ ↑ 4 4
Ftot = [FSW − FSW ] + [FLW − FLW ] = [FSW /a − FSW ] + [ σB Tsky ] − [ σB Tsnow ]
= [300/0.6 − 300] + ([0.99] × [5.67 × 10−8 ] × [−35 + 273]4 − [5.67 × 10−8 ] × 2734
= [500 − 300] + [180 − 315] = 65 W m−2 .
E
0.25x y1 0.5y2
E y1
0.5x
y2
E 0.5y1 y2
x
Figura 7.17: Bilancio radiativo per una superficie planetaria con uno strato atmosferico
con due strati isotermi di atmosfera ambedue con ASW = 0 e ALW = 0.5.
10. Ripetere lo stesso problema per una atmosfera con ALW . Ragionando con lo
strato n e n + 1 si finisce con le due equazioni:
n
X
E+ yk (1 − ALW )n−k = yn+1 + (1 − ALW )x
k=1
n
X
E+ yk (1 − ALW )n−k+1 + yn+1 = x
k=1
Se ora passiamo ancora al limite per n → ∞ si trova infine che lo strato nelle
immmediate vicinanze alla superficie ha temperatura:
LW
4 1 + τtot 1
T∞ = TE4 = Ts4 − TE4
2 2
ovvero c’é una discontionuitá tra temperatura della superficie e temperatura del
primo strato di atmosfera.
h i
↓
Fsurf = F (1 − Rc fc ) T1 T2 1 + fc Rc Rs T22 + (fc Rc Rs T22 )2 + . . .
↓ (1 − Rc fc ) T1 T2
Fsurf = F
1 − fc Rc Rs T22
FT↑OA ↓
a = = Rc fc T12 + Rs Fsurf /F T1 T2 [(1 − fc ) + fc (1 − Rc )]
F
ove per la Terra Rwater = 0.05, Rland = 0.15 e Rice = 0.70. Attualmente fwater =
0.7, fland = 0.22 fice = 0.08 (che fornisce un valore di Rs = 0.125) mentre durante
le glaciazioni é ragionevole assumere fwater = 0.7, fland = 0.12 fice = 0.18 (che
fornisce un valore di Rs = 0.187). Assumendo fc = 0.5 e procedendo come prima
si trova una albedo terrestre durante le glaciazioni pari a aglaciazioni = 0.306,
superiore di un 10% rispetto al valore in condizioni normali. Stimare la variazione
della Te
Differenziando l’eq. (7.9) si trova che:
C
4Te3 δTe = −δa
4σB
ovvero
δTe δa
4 =−
Te 1−a
nel nostro caso usando δa = +0.028 e Te = 255 K si trova δTe ≈ −2.5 (Wallace
riporta 6.8)
1
La miglior traduzione di questo termine inglese é probabilmente la parola diffusione.
179
180 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
onda
incidente
onda
scatterata
λ, ν
ostacolo
za d’onda della radiazione incidente coincide con quella della radiazione diffusa. Lo
scattering inelastico richiede uno scambio tra energia interna del mezzo e energia as-
sociata al campo di radiazione. Tipicamente, lo scambio risulta in una perdita netta
di energia radiante e di un guadagno di energia interna in forma di calore o di energia
chimica. Un caso tipico é quello rappresentato dallo scattering Raman. In tal caso lo
stato virtuale eccitato di una molecola decade non allo stato originale (che é quello
che restituirebbe una energia uguale a quella dell’onda incidente) ma in uno stato a
piú alta energia rotazionale (detta componente di Stokes) o in uno stato a piú bassa
energia rotazionale (detta anticomponente di Stokes). Questo tipo di scattering viene
utilizzato massicciamente nei cosı́ detti lidar Raman. Se le molecole vengono illuminate
da un fascio di luce monocromatico laser, lo spettro diffuso risulterá in una serie di
linee molto vicine ad una linea centrale detta linea di Cabannes. La fluorescenza é un
fenomeno simile all’effetto Raman: ambedue possono essere catalogati come processi
a scambio di frequenza proprio per questa caratteristica che per i fotoni diffusi siano
coinvolte piú frequenze.
• dal materiale del centro diffondente ed in particolare dal suo indice di rifrazione.
2
Ci sono due principali modi di guardare alla materia: la visione del continuo nella quale la
materia puó essere divisa in elementi via via piú piccoli senza alcun limite e la teoria atomica basata
sulla discretezza della materia mettendo quindi un limite alla unitá fondamentale. I nostri blocchi
costituenti potranno essere pensati come un insieme di cariche elettriche positive e negative legate
assieme da forze elastiche. Se ipotizziamo che questi elementi siano dotati di modi caratteristici di
energia interna, o eccitazioni (che coincidono con quelli derivati dalla teoria quantistica), allora la
teoria classica di Maxwell costituisce un ottimo strumento per descrivere lo scattering. Pertanto la
scelta dei volumetti o nello spazio reale o nello spazio delle velocitá o in quello delle energie sará fatto
in modo che essi siano sufficientemente grandi da contenere un gran numero di atomi (di modo che la
granularitá possa essere ignorata) e abbastanza piccoli di modo che le proprietá della materia siano
uniformi nel volumetto.
182 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
onda
incidente
λ, ν + +
−−
+
− +
+−
+
− − +
+
+ − + −
+ + −
+ − −+ − + − +
− + − +
− + +− + − −
+ onda
− − − scatterata
Figura 8.2: Campo totale scatterato in un punto P visto come risultante delle onde
scatterate da ciascuna regione in cui é suddiviso lo scatteratore.
In generale é peró difficile dare condizioni generali nelle quali sia possibile trascu-
rare lo scattering multiplo. Possiamo sicuramente dire che in atmosfera ci sono
molte situazioni in cui l’“autoilluminazione” del mezzo gioca un ruolo rilevante.
2. Scattering incoerente: non esiste una relazione sistematica tra le fasi delle onde
scatterate dalle particelle singole. Perché ció accada é necessario che i centri
diffondenti siano disposti e si muovano in modo random. Tipico controesempio
in cui questo non si verifica é costituito dalla diffrazione Bragg dei raggi X. Se lo
scattering é incoerente3 l’intensitá totale scatterata dalla collezione é data dalla
somma delle intensitá scatterate dalle particelle singole.
3
In realtá anche con un insieme di particelle separate in modo random lo scattering in avanti rimane
coerente.
184 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
Figura 8.3: Campi di radiazione scatterati dai punti P 0 e P 00 differiscono in fase di π/2,
quindi interferiscono distruttivamente.
Figura 8.4: Analogia tra il problema di trasmissione da una lamina e quello di diffusione
da una particella.
Quando una particella viene illuminata da un fascio di luce con fissate caratteristiche
(cioé fissati parametri di Stokes) la distribuzione angolare della luce scatterata, la sua
polarizzazione e l’ammontare della luce assorbita dipenderanno dalla:
Vogliamo ora trattare il problema dello scattering in maniera del tutto generale intro-
ducendo formalismo e grandezze che si ritrovano poi nei casi particolari.
2 (Es,Hs)
scatterato
1
(E1,H1)
interno
(Ei,Hi)
incidente
Ci limitiamo a onde piane armoniche visto che ogni campo puó essere decomposto
nelle sue componenti di Fourier, che sono onde piane.
Denotiamo con (E~ 1, H~ 1 ) il campo entro la particella (vedi fig 8.5), con (E
~ 2, H
~ 2 ) il
campo nel mezzo che circonda la particella; tale campo risulta dalla sovrapposizione
del campo incidente (E~ i, H
~ i ) e del campo scatterato (E~ s, H
~ s ) cioé:
~2 = E
E ~i+E
~s ~2=H
H ~i+H
~s (8.1)
essendo:
E ~ 0 ei~k·~x−iωt
~i = E ~ 0 ei~k·~x−iωt
~i=H
H (8.2)
~ ·E
∇ ~ = 0 (8.3)
∇ ~ = 0
~ ·H (8.4)
~ ×E
∇ ~ = iωµH
~ (8.5)
~ = −iωc E.
~ ×H
∇ ~ (8.6)
e, usando la
~ = ∇(∇ · A)
∇ × (∇ × A) ~ − ∇2 A (8.9)
si trova:
(
~ + k2 E
∇2 E ~ =0
k 2 = ω 2 c µ ~ = ∇ · (∇A)
∇2 A ~ (8.10)
2~ 2~
∇ H+k H=0
~ che H
cioé sia E ~ soddisfano l’eq. vettoriale delle onde. Si noti che in generale non
é vero che ciascuna componente del campo vettoriale E ~ soddisfi all’eq. scalare delle
onde:
∇2 ψ + k 2 ψ = 0. (8.11)
Usando coordinate cartesiane questo é vero, ma non lo é, ad esempio, usando coordinate
radiali sferiche.
che mostra come la richiesta che le componenti tangenziali dei campi siano continue é
condizione sufficiente perché vi sia conservazione dell’energia attraverso la superficie di
confine A.
er
z
e
|_s
θ
eθ
e
z
piano di scattering
ex
e
y
y
x φ
e|_i
e||i
luce incidente
ti. Qualsiasi punto all’interno della particella puó essere assunto come centro di un
sistema di coordinate cartesiane con z fissato e x e y arbitrari (ovviamenti in modo da
costituire una terna cartesiana). La direzione di scattering êr e la direzione in avanti êz
definiscono il piano di scattering. Tale piano é univocamente determinato dall’angolo
azimutale φ, eccetto che quando êr é parallelo a êz (scattering in avanti e all’indietro).
In questi due casi qualsiasi piano contenente l’asse z é un buon piano di scattering.
Questa arbitrarietá come vedremo consentirá la presenza di maggiori simmetrie e sem-
plificazioni per questi due casi particolari ma che ricoprono grande importanza nei casi
pratici.
Conviene decomporre il campo elettrico incidente, che per trasversalitá giace sul
piano xy, nelle componenti parallele e perpendicolari al piano di scattering:
~ i = E0k êki + E0⊥ ê⊥i ei(kz−ωt) = Eki êki + E⊥i ê⊥i
E (8.18)
ove k = 2πm λ0
m
ove mm é l’indice di rifrazione del mezzo, supposto non dispersivo (→ k
é reale) che circonda la particella, e λ0 é la lunghezza d’onda della luce incidente nel
vuoto.
I vettori di base ortonormali êki e ê⊥i sono connessi ai versori di base da:
êki = cos φ êx + sin φ êy ê⊥i = sin φ êx − cos φ êy (8.19)
190 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
e formano una terna destrorsa con êz = ê⊥i × êki . Riferendosi alla terna di base êr , êθ
e êφ delle coordinate sferiche si ha anche che:
Ora mentre alle piccole distanze la dipendenza radiale dei campi elettrici scatterati é
molto complicata e dipende dalla geometria e dalle caratteristiche fisiche della particella
nella regione di campo lontano (kr 1), il campo scatterato E ~ s é approssimativamente
trasverso (êr · E~ s ' 0) ed inoltre ha la tipica dipendenza radiale di un’onda uscente
e ikr
della forma −ikr . Queste due proprietá si possono riassumere scrivendo:
i(kr−kz)
~s ∼ e
E ~ E0 ei(kz−ωt) ;
A ~ '0
êr · A con kr 1; (8.21)
−ikr
~ si chiama vettore ampiezza di scattering e dipenderá, oltre a tutto il resto,
il vettore A
dallo stato di polarizzazione dell’onda incidente. La determinazione di tale ampiezza
in pratica risolve il problema dello scattering.
Ma allora nella regione di campo lontano il campo scatterato avrá componente solo
nel piano individuato dai versori êθ e êφ ovvero potrá essere scritto come:
(
~ s = Eks êks + E⊥s ê⊥s êks = êθ
E (8.22)
ê⊥s = −êφ
Si noti quindi che abbiamo decomposto il campo scatterato E ~ s in maniera del tutto
simile a quanto fatto con il campo incidente E ~ i ma le decomposizioni sono state fatte
su due basi diverse.
A causa della linearitá delle condizioni al contorno, l’ampiezza del campo scatterato
da una particella arbitraria é una funzione lineare dell’ampiezza del campo incidente.
La relazione tra campo scatterato e campo incidente diventa allora, in forma matriciale:
! ! !
Ek eik(r−z) S2 (θ, φ) S3 (θ, φ) Ek
= (8.23)
E⊥ s
−ikr S4 (θ, φ) S1 (θ, φ) E⊥ i
~S = 1 Re{E ~ ∗ } = 1 Re E
n o
~2×H ~i+E
~1 × H ~∗+H ~ ∗ = ~Si + ~Ss + ~Sext (8.26)
2 i 1
2 2
~ 1 ~ ~∗
Si = 2 Re{Ei × Hi }
~s×H
~Ss = 1 Re{E ~ ∗} (8.27)
2 s
~
Sext = 1 Re{E~i×H ~∗+E~s×H ~ ∗}
2 s i
ove ~Si é il vettore di Poynting associato all’onda incidente, che sará indipendente dalla
posizione se il mezzo é non assorbente; ~Ss é il vettore di Poynting associato all’onda
scatterata, ~Sext é il vettore di Poynting originato dall’interazione tra onda incidente e
onda scatterata (e dá proprio il contributo mancante per completare ~S).
Supponiamo adesso che un rivelatore venga posto ad una distanza r dalla particella
nella regione di campo lontano, con superficie ∆A allineata normalmente a êr . Se
non siamo troppo vicini alla direzione in avanti êz , il rivelatore produrrá un segnale
proporzionale a ~Ss · êr ∆A, cioé il rivelatore vedrá solo la luce scatterata, supposto che
non sia puntato nella direzione di provenienza del fascio incidente.
Tale segnale é, usando le (8.21)-(8.27):
2
~Ss · êr ∆A = k |A| E 2 ∆Ω (8.28)
0
2ωµ k 2
dove ∆Ω = ∆A/r 2 é l’angolo solido sotteso dal rivelatore. É quindi possibile ot-
tenere |A|2 come funzione della direzione, registrando la risposta del rivelatore a varie
posizioni dell’emisfero che circonda la particella. Al solito interponendo vari polariz-
zatori é possibile studiare la polarizzazione della luce scatterata e quindi ottenerne i
192 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
parametri di Stokes:
k
I = 2ωµ hEk s Ek∗ s + E⊥ s E⊥∗ s i
k
Q = 2ωµ hEk s Ek∗ s − E⊥ s E⊥∗ s i
k (8.29)
U = 2ωµ hEk s E⊥∗ s + E⊥ s Ek∗ s i
k
V = 2ωµ hi Ek s E⊥∗ s − E⊥ s Ek∗ s i
La relazione tra parametri di Stokes della luce incidente e della luce scatterata segue
allora dalla (8.23):
Is S11 S12 S13 S14 Ii
Qs
1 S
21 S 22 S 23 S Q
24 i
= 2 2 . (8.30)
Us k r S31 S32 S33 S34 Ui
Vs S41 S42 S43 S44 Vi
1
S11 = |S1 |2 + |S2 |2 + |S3 |2 + |S4 |2 (8.31)
2
1
S12 = −|S1 |2 + |S2 |2 − |S3 |2 + |S4 |2 (8.32)
2
S13 = Re (S2 S3∗ + S1 S4∗ ) (8.33)
S14 = Im (S2 S3∗ − S1 S4∗ ) (8.34)
1
S21 = −|S1 |2 + |S2 |2 + |S3 |2 − |S4 |2 (8.35)
2
1
S22 = |S1 |2 + |S2 |2 − |S3 |2 − |S4 |2 (8.36)
2
S23 = Re (S2 S3∗ − S1 S4∗ ) (8.37)
S24 = Im (S2 S3∗ + S1 S4∗ ) (8.38)
S31 = Re (S2 S4∗ + S1 S3∗ ) (8.39)
S32 = Re (S2 S4∗ − S1 S3∗ ) (8.40)
S33 = Re (S1 S2∗ + S3 S4∗ ) (8.41)
S34 = Im (S2 S1∗ + S4 S3∗ ) (8.42)
S41 = Im (S4 S2∗ + S1 S3∗ ) (8.43)
S42 = Im (S4 S2∗ − S1 S3∗ ) (8.44)
S43 = Im (S1 S2∗ + S3 S4∗ ) (8.45)
S14 = Re (S1 S2∗ − S3 S4∗ ) (8.46)
ove si é omesso il fattore 1/(k 2 r 2 ). Pertanto S11 (θ, φ) specifica la distribuzione an-
golare della luce scatterata con luce incidente non polarizzata, S41 (θ, φ) il grado di
polarizzazione circolare. Si noti che la luce scatterata in generale, é parzialmente
polarizzata, con grado di polarizzazione
q
2 2 2 2
(S21 + S31 + S41 )/S11 (θ, φ) :
• Con luce incidente polarizzata RH l’intensitá della luce scatterata é IR inc /Ii =
S11 +S14 mentre con luce incidente polarizzata LH l’intensitá della luce scatterata
é IL inc /Ii = S11 − S14 . Cosı́ l’elemento S14 é interpretabile come differenza
nell’intensitá della luce scatterata con luce incidente nei due stati base della
polarizzazione circolare:
IRs inc − ILs inc
S14 = .
2 Ii
194 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
Se Wa > 0 allora energia viene assorbita dentro la sfera (deve essere cosı́); siccome
il mezzo circostante é non assorbente questa energia verrá assorbita dalla particella.
Utilizzando l’espressione per ~S della (8.26) si puó scrivere:
Wa Ws Wext
σa = σs = σext = , (8.52)
Ii Ii Ii
σext = σa + σs (8.53)
che ci dice che la sezione d’urto di estinzione é data dalla somma di diffusione e
assorbimento.
~ ∗ · êr = 0) fornisce:
che, integrata su una sfera A a grandi distanze (di modo che A
Z
Wext = − ~Sext · êr dS
S
8.3. ESTINZIONE, SCATTERING E ASSORBIMENTO 197
(
e−ikr
Z
Wext = −Ii Re ~ ∗ )r 2 dΩ
eikz (êi · A
ikr Ω
)
ikr Z
e −ikz
h
~ ~
i
2
+ e − cos θ(êi · A) + (êi · êr )(A · êz ) r dΩ
ikr Ω
2π n
~ ∗ −2ikr ~ ∗ ~ 2ikr ~
o
lim Wext = −Ii Re −(ê i · A ) θ=0 + e (ê i · A ) θ=π − (ê i · A) θ=0 − e (ê i · A) θ=π
r→∞ k2
4π n
~ θ=0
o
lim Wext = Ii 2 Re (êi · A)
r→∞ k
Si arriva cosı́ al seguente risultato, noto come teorema ottico:
Wext 4π n
~ · êi
o
σext = = 2 Re A (8.57)
Ii k θ=0
ove ricordiamo che êi é la direzione di polarizzazione del campo elettrico incidente.
Quindi l’estinzione dipende solo dalla componente dell’ampiezza di scattering paral-
lela alla polarizzazione iniziale in avanti, cioé nella direzione θ = 0◦ . Questo nonos-
tante l’estinzione risulti dall’effetto combinato di scattering e assorbimento in tutte le
direzioni.
Efficienze d’urto
Dalle sezioni d’urto é possibile definire delle efficienze (adimensionali) dividendo per G,
l’area della sezione della particella proiettata su un piano perpendicolare alla direzione
dell’onda incidente (G = πa2 per una sfera):
σa σs σext
Qa = Qs = Qext = . (8.58)
G G G
Si noti che in generale Q ≥ 0 ma in generale potrá essere anche Q ≥ 1; spesso ci
facciamo traviare dall’impostazione di ottica geometrica per la quale l’efficienza di
estinzione di ogni particella dovrebbe essere uguale ad 1 (tutti i raggi incidenti, e solo
quelli, sono o assorbiti o scatterati per riflessione o rifrazione). In realtá non é difficile
trovare valori di Qext anche dell’ordine di 4.
198 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
con:
X2n + 1
S1 = (an πn (θ) + bn τn (θ)) (8.64)
n n(n + 1)
X 2n + 1
S2 = (an τn (θ) + bn πn (θ)) (8.65)
n n(n + 1)
ove le funzioni τn (θ) e πn (θ) definite in funzione delle funzioni di Legendre Pnm da:
1
S11 = |S1 |2 + |S2 |2 (8.68)
2
1
S12 = −|S1 |2 + |S2 |2 (8.69)
2
1
S33 = Re (S1 S2∗ ) = (S1 S2∗ + S1∗ S2 ) (8.70)
2
i
S34 = Im (S2 S1∗ ) = (S1 S2∗ − S1∗ S2 ) (8.71)
2
2 2 2 2
S11 = S12 + S33 + S34 (8.72)
ove la (8.72) mostra come solo 3 elementi della matrice di scattering siano linearmente
indipendenti.
8.4.2 Backscattering
Nel caso di scattering all’indietro si sfrutta il fatto che πn (θ = 180◦ ) = (−1)n−1 e
τn (θ = 180◦ ) = (−1)n−1 n(n+1)
2
e quindi:
X 2n + 1
S2 (θ = 180◦ ) = −S1 (θ = 180◦ ) = (−1)n (an − bn )
n 2
Ws ~
4π|A(180 ◦ 2
)| ~
λ2 |A(180 ◦ 2
)|
σback ≡ = 2
= . (8.78)
Ii k π
Il tirar fuori lo scatteratore isotropico é una procedura storica che in qualche modo fa
sı́ che la sezione d’urto di backscattering sia esattamente 4π volte quella che dovrebbe
essere stata. Si noti poi che tale definizione rende possibile che la sezione d’urto di
backscattering sia piú grande della sezione d’urto di scattering: questo accade ogni-
qualvolta la particella scattera all’indietro in quantitá maggiore rispetto alla media di
tutte le direzioni. Cosı́ per particelle in cui l’approssimazione di Rayleigh é valida si
verificherá che σback = 1.5σs .
• Con luce incidente non polarizzata i parametri di Stokes della luce scatterata
sono:
Is Qs
= S11 = S12 Us = Vs = 0.
Ii Ii
Quindi c’é stata una parziale polarizzazione:
mentre tutti gli altri coefficienti coinvolgono termini di ordine x7 o piú alto. Se |m|x
1 allora b1 a1 , cioé a1 sará il coefficiente dominante. Con questa assunzione gli
202 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
i 2x3 m2 − 1
a1 = − (8.86)
3 m2 + 1
3 3
S1 = a1 ; S2 = a1 cos θ. (8.87)
2 2
La matrice di scattering corrispondente diventa, accurata sino a termini ordine x6 :
1 1
2
(1 + cos2 θ) 2
(cos2 θ − 1) 0 0
9|a1 |2
1
2
(cos2 θ − 1) 1
2
(1 + cos2 θ) 0 0
. (8.88)
4k 2 r 2 0 0 cos θ 0
0 0 0 cos θ
Notiamo subito che se la luce incidente non é polarizzata allora l’intensitá scatterata
é:
2
8π 4 N a6 m2 − 1
(1 + cos2 θ)Ii
Is = 2 (8.89)
λ4 r 2 m + 1
2
2
m −1
Se la quantitá m 2 +1 varia lentamente con la frequenza (cosa non sempre vera!) l’ir-
9|a1 |2
i⊥ inc (θ) = |S1 |2 =
4k 2 r 2
come mostrato in fig. 8.8.
In ambedue i casi la luce sará ancora completamente polarizzata. Si noti che con
luce incidente non polarizzata inon pol. inc = 1/2(ik inc +i⊥ inc ); siccome la luce polarizzata
in modo diverso scattera in modo diverso, la luce non polarizzata incidente verrá in
parte polarizzata dallo scattering e precisamente:
i⊥ inc − ik inc 1 − cos2 θ
P ≡ = . (8.90)
ik inc + i⊥ inc 1 + cos2 θ
Si noti che P é sempre positivo e quindi la luce scatterata con luce incidente non po-
larizzata sará polarizzata parzialmente perpendicolarmente al piano di scattering; solo
con θ = 90◦ la luce é completamente polarizzata mentre con θ = 0◦ e θ = 180◦ la luce
8.5. SCATTERING DI RAYLEIGH 203
1
0.9
i 0.8
||
i
0.8 ⊥
0.5*(i +i )
|| ⊥ 0.7
0.6
0.6
0.5
P
0.4
0.4
0.3
0.2 0.2
0.1
0 0
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
Angolo di scattering θ Angolo di scattering θ
Figura 8.8: Distribuzione angoloare della luce diffusa da una sfera piccola rispetto a λ
(sinistra) e grado di polarizzazione per luce incidente non polarizzata.
rimane non polarizzata (vedi fig. 8.8). P inoltre é indipendente dalle dimensioni della
sfera; solo le irradianze assolute scatterate dipendono dalle dimensioni della particella.
Le efficienze di estinzione, di scattering e di backscattering sono:
( " ! #)
m2 − 1 x2 m2 − 1 m4 + 27m2 + 38
Qext = 4x Im 1 + + (8.91)
m2 + 1 15 m2 + 2 2m2 + 3
!2
8x4 m2 − 1
+ Re
3 m2 + 2
2
8x4 m2
− 1
Qs = 2 (8.92)
3 m + 2
2
3 m2 − 1
4x4 2
Qback = Qs = . (8.93)
2 m + 2
La sezione d’urto di assorbimento si otterrá sottraendo dalla sezione d’urto di estinzione
quella di scattering. Nel caso in cui |m|x 1 il termine nella parentesi quadra della
(8.91) é praticamente 1 e l’efficienza di assorbimento diventa:
!" ( )#
m2 − 1 4x3 m2 − 1
Qabs = 4x Im 1+ Im . (8.94)
m2 + 2 3 m2 + 2
n o
4x3 m2 −1
Se ulteriormente si ha che 3
Im m2 +2
1 allora l’efficienza di assorbimento diventa:
!
m2 − 1
Qabs = 4x Im . (8.95)
m2 + 2
Ció significa che la sezione d’urto di assorbimento é proporzionale al volume della par-
ticella. Intenderemo con approssimazione di Rayleigh una dipendenza delle efficienze
204 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
σscat 2 x3 |K|2 m2 − 1
albedo = = K= (8.97)
σabs 3 Im(K) m2 + 2
1 1
Qabs ∝ Qs ∝ . (8.98)
λ λ4
Pertanto se l’estinzione é dominata dallo scattering, lo spettro di estinzione varierá
come λ14 , se é dominata dall’assorbimento varierá come λ1 . In ambedue i casi, come
pure per i casi intermedi, le lunghezze d’onde piú corte saranno estinte maggiormente.
Ecco spiegato il fenomeno dell’arrossamento di luce che incide su una collezione di
particelle piccole e le cui proprietá ottiche non dipendono fortemente dalla frequenza.
In generale l’approssimazione di Rayleigh per sfere viene estesa a forme generiche
osservando che le proprietá di scattering di una particella piccola rispetto alla λ sono
pressoché equivalenti a quelle della sfera di ugual volume. Ecco perché la matrice di
scattering (8.88) viene assunta come la matrice di scattering per scatteratori piccoli di
forma qualsivoglia.
Richiedendo infine che a grandi distanze dalla sfera il campo elettrico sia il campo
elettrico applicato imperturbato e quindi che limr→∞ Φ2 (r, θ) = −E0 r cos θ = −E0 z si
vede che i due potenziali:
3m
Φ1 (r, θ) = − E0 r cos θ (8.102)
p + 2m
p − m cos θ
Φ2 (r, θ) = −E0 r cos θ + a3 E0 (8.103)
p + 2m r 2
soddisfano tutte le proprietá richieste. La struttura del potenziale al di fuori della
sfera viene dalla sovrapposizione del potenziale del campo incidente e di un dipolo con
momento di dipolo:
p − m ~
~p = 4π m a3 E0 (8.104)
p + 2m
essendo il potenziale generato da un dipolo della forma:
~p · ~r p cos θ
Φdipolo (r, θ) = 3
= . (8.105)
4πm r 4πm r 2
206 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
che dimostrano come solo le componenti diagonali della matrice ampiezza di scattering
siano diverse da zero e precisamente si abbia:
−ik 3 α
S1 (θ, φ) =
4π
−ik 3 α
S2 (θ, φ) = cos θ
4π
S3 (θ, φ) = S4 (θ, φ) = 0
Pertanto luce incidente che sia polarizzata parallelamente al piano di scattering viene
diffusa in maniera diversa da luce incidente che sia polarizzata perpendicolarmente al
piano di scattering; infatti, mentre quest’ultima viene diffusa isotropicamente quella
parallela viene diffusa proporzionalmente a cos θ quindi in maniera simmetrica avanti-
dietro e non vi é diffusione con θ = π/2.
8.6. L’APPROSSIMAZIONE DI DIPOLO 207
Si noti che le ampiezze vettoriali di scattering diventano per i due stati di polariz-
zazione:
3
~ k = S2 êk s = −ik α cos θ êk s
A
4π
3
~ ⊥ = S1 ê⊥ s = −ik α
A ê⊥ s
4π
~ k · êk i
il teorema ottico necessita il calcolo di A = S2 êk s · êk i = S2 êθ · êk i =
θ=0 θ=0 θ=0
−ik 3 α k 4π −ik 3 α 2 p −m
(S2 cos θ)θ=0 = 4π
da cui σext = k2
Re 4π
= kIm(α) = πa 4xIm p +2m
.
~ ⊥ · ê⊥ i
Analogamente A = (S1 ê⊥ s · ê⊥ i )θ=0 = − (S1 êφ · ê⊥ i )θ=0 = (S1 )θ=0 =
θ=0
−ik 3 α ⊥ k
4π
da cui σext = σext .
Utilizzando la (8.55) si trova invece che le sizioni d’urto differenziali di scattering
valgono:
2
~
dσsk Ak k 4 |α|2
= = cos2 θ
dΩ k2 16π 2
e analogamente
~ 2
dσs⊥ A⊥ k 4 |α|2
= = .
dΩ k2 16π 2
Si noti quindi che la componente parallela viene scatterata di meno, quella perpendico-
lare viene diffusa di piú; di contro le due componenti vengono estinte allo stesso modo.
Ció significa che necessariamente la componente parallela viene assorbita di piú, quella
perpendicolare viene assorbita di meno (c’é da tenere presente peró che l’assorbimento
é molto piú grande della diffusione, ragione per cui le differenze relative sono piccole).
3.5
2.5
ext
2
Q
1.5
0.5
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
x
Figura 8.9: Efficienza di estinzione per una gocciolina d’acqua al variare delle
dimensioni. λ = 0.56 µm e m = 1.33 + i 10−8 .
dalle dimensioni, sia caratterizzata da una struttura con diversi massimi e minimi molto
larghi (struttura interferenziale) a cui é peró sovrapposta una struttura piú fine detta
struttura a ripple.
Struttura interferenziale
Cerchiamo di capire la ragione della struttura interferenziale. Per x e |mx| n2 il
numeratore di an e bn si puó semplificare utilizzando il fatto che ψn (ρ) ≈ sin(ρ − nπ/2),
ψn0 (ρ) ≈ cos(ρ − nπ/2) come:
3.5
2.5
ext
2
Q
1.5
0.5
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
x(λ)
Figura 8.10: Efficienza di estinzione per una gocciolina d’acqua con r = 1.0µm al
variare della λ.
aumenta aumentando l’ordine del picco. Questo sfasamento é dovuto alla crescita
di n dell’acqua andando verso l’ultravioletto (vedi fig. 10.12). Nella regione in cui
l’acqua diventa assorbente ovvero nell’infrarosso (settore all’estrema destra in fig. 8.10)
e nell’ultravioletto (settore all’estrema sinistra in fig. 8.10) le due curve differiscono
notevolmente. Cosı́ la struttura a ripple svanisce completamente a x = 37 in fig. 8.10
a causa della soglia di assorbimento a 0.2 µm che innesca forti assorbimenti elettronici.
Analogamente i forti picchi di estinzione presenti all’estrema destra in fig. 8.10 sono
dovuti alle bande di assorbimento infrarosse dell’acqua.
2.2
2.05
2.15
2.1
ext
Qext
2
Q
2.05
1.95 1.95
50 50.2 50.4 50.6 50.8 51 51.2 51.4 51.6 51.8 52 50.335 50.336 50.337 50.338 50.339 50.34 50.341
x x
Figura 8.11: Efficienza di estinzione ad alta risoluzione ∆x = 10−4 per una gocciolina
d’acqua al variare delle dimensioni con N = 1.33 + i 18−8 . A destra viene mostrato un
dettaglio del picco attorno a x = 50.33.
vere l’eq. scalare delle onde, ovvero determinare ψ in un generico punto P individuato
dalle coordinate (x, y, z) sapendo che ψ e ∇ψ assumono un determinato valore su una
superficie S che contorna P . Si puó vedere (vedi Jackson) che:
Z ( !)
1 eikR eikR
ψ(P ) = ∇ψ − ψ∇ · n̂dS (8.111)
4π S R R
Vediamo allora come si puó ricavare la struttura di diffrazione da una fenditura. É
ragionevole supporre che l’unico contributo a ψ(P ) venga dall’apertura A sulla quale
ψ puó essere approssimato dall’onda incidente ψ0 = E0 eikz−iωt . Ma allora nella (8.111)
il termine ∇ψ · n̂ valutato sull’apertura (pensata a z = 0) diventa −E0 i k eikz = −E0 i k
mentre il termine
! !
eikR ∂ eikR ikz z ikz ik
· n̂ = − = −eikR ( 2
− 3 ) ≈ −eikR 2 = −eikR cos θ
R ∂z R A
R R R R
dove nell’ultimo passaggio ci si é messi a kR 1, ovvero il punto P é stato assunto a
distanze dall’apertura grandi rispetto a λ. Ma allora la (8.111) diventa:
−ikE0 Z eikR
ψ(P ) = (1 + cosθ)dS (8.112)
4π A R
0.9
0.8
0.7
Scattering rinoemalizzato
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
x sinθ
d(zJ1 )
La (8.119) puó essere integrata usando il fatto che zJ0 (z) = dz
per dare:
1 + cosθ 1 + cosθ J1 (x sin θ)
S(θ) = 2 [zJ1 (z)]x0 sin θ = x2 . (8.120)
2 sin θ 2 x sin θ
Ora peró se x 1 allora la funzione J1x(xsin
sin θ)
θ
é molto piccola per x sin θ ≥ 10 di modo
che la (8.120) puó essere approssimata come:
J1 (x sin θ)
S(θ) ≈ x2 . (8.121)
x sin θ
In fig. 8.12 viene mostrato il diagramma di scattering normalizzato alla direzione
in avanti in funzione di x sin θ. Si vede come gran parte della luce diffratta é contenuta
214 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
nel cono avente semiampiezza angolare sino al primo minimo ovvero con x sin θ ≤ 3.83
cioé a angoli tali che sin θ ≤ 3.83/x = 0.61λ/a.
Ecco spiegato anche il perché della delicatezza di misure di estinzione da particelle
con x 1: siccome il picco di scattering é molto in avanti bisogna stare molto attenti
a considerare la geometria dello strumento.
ove k é un fattore che dipende da come é fatta l’antenna. Per piatti circolari si puó
assumere k = 1.22. Come esempi si puó vedere quanto vale q per l’SSM/I (orbita
a 800 km, angolo di vista a 53o ) a 19 GHz (λ = 1.57 cm) con Dantenna = 60 cm.
Inserendo il tutto nella (8.122) si trova q = 42 km cioé una footprint dell’ordine di
80 km. Se lavoro anziché su un polare su un geostazionario perdo un fattore ∼ 30 in R
e quindi la risoluzione degenera a piú di 2000 km. Ripetendo lo stesso esercizio per un
sensore IR a 10.8 µm (gaudagno un fattore ∼ 700 rispetto a prima). Posso pertanto
barattare questo fattore con la distanza e avere su un geostazionario una risoluzione
spaziale di pochi km. Quanto vale la risoluzione spaziale per il PR del TRMM?
3 LW C
kext = .
2ρL re
8.8. IL PARADOSSO DI ESTINZIONE 215
1
18
5
16
2
14
10
re [µm]
12
5
10 2
10
20
6
4
0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09 0.1
3
LWC [g/m ]
Figura 8.13: Spessore ottico nel VIS/IR per una nube di 1 km al variare del raggio
efficace e del contenuto di acqua liquida.
In fig. 8.13 si mostra lo spssore ottico previsto dalla (8.125) per nubi con contenuti
d’acqua liquida tipici e goccioline sopraffuse di dimensioni caratteristiche. La stima
fatta sembra ragionevole nel VIS e nel vicino IR dove le λ in gioco si mantengono ben
piú piccole delle tipiche dimensioni delle goccioline.
Calcolare lo spessore ottico in SW di un cumulo congesto spesso 5 km con un
wc = 0.66 g/m3 e particelle con raggio medio equivalente di scattering pari a 12 µm.
Prima di tutto ci si calcola
3 LW C
N0 = = 9.1 × 107 /m3
4π r 3 ρw
da cui si trova che lo spessore ottico del cumulo é pari a τSW = 412.
216 CAPITOLO 8. ASSORBIMENTO E SCATTERING DA UNA PARTICELLA
8.9 Esercizi
8.9.1 Approssimazione di Rayleigh
1. La sezione d’urto differenziale al backscattering per una molecola di vapor acqueo
5.0 −21
H2 O vale ∼ (λ [nm]) 4 × 10 m2 sr −1 . Calcolare le dimensioni della molecola.
Dalla definizione di sezione di backscattering (definita coma la sezione d’urto
di uno scatteratore che scattera isotropicamente come lo scatteratore in esame
scattera a 180◦ ) si trova subito:
dσ 6.3
σback = 4π (180◦ ) = × 10−2 nm2 ;
dΩ (λ [nm])4
utilizzando la (8.93) si trova invece:
4 2 2 2
64π 5 a6 m2
2 2π a m − 1 − 1
σback = 4πa 2 = 2 .
λ m + 2 λ4 m + 2
Uguagliando le due espressioni e dando come stima di K ≈ 1 si trova a = 0.12nm
che é una buona stima di un raggio molecolare.
2. Calcolare tipici spessori ottici di Rayleigh nel visibile per l’intera atmosfera.
Calcoliamo lo spessore ottico come misurato dal top dell’atmosfera ad un livello
ad altezza z. Se assumiamo che in atmosfera la prerssione vari come p = p0 e−z/H
la densitá delle molecole decadrá esponenzialmente con la stessa scala. Ma allora
lo spessore ottico saŕa:
Z ∞ Z
atm atm
p H
τ (z, ∞) = σRay N (z)dz = σRay N (z = 0) dp (8.126)
z 0 p(z = 0)
atm p
= σRay N (z = 0) H (8.127)
p(z = 0)
quindi lo spessore ottico da z in sú é proporzionale alla pressione in z. Per
atm
p = p(z = 0) τT OT = σRay N (z = 0) H e usando per H = 7 km si trovano dei
valori di τ = 0.95, 0.11, 0.03 per λ = 0.3, 0.5, 0.7 µm.
4
Q for sphere
ext
Q for cube
ext
3.5
2.5
Extinction efficiency
1.5
0.5
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
x size parameter
e la lunghezza di estinzione:
vol
λext = 1/σscat ' 400 m.
0.9
0.8
0.7
2
0.6
0.5
P
0.4
1.5
0.3
0.2
0.1
1 0
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
angolo di scattering θ angolo di scattering θ
Figura 8.15: Andamento dell’intensitá scatterata e della polarizzazione con luce inci-
dente non polarizzata per una particella con size parameter x = 0.5 e indice di rifrazione
m = 1.3 + i 0.5.
4. Dimostrare che per popolazioni di goccioline con dimensioni molto piú grandi
della λ in termini del raggio medio r̄ e della concentrazione di goccioline N0 si
ha:
kext = 2π LW C N0 r̄ 2 .
Tabella 8.2: Coefficienti di scattering per una particella con size parameter x = 0.5 e
indice di rifrazione m = 1.3 + i 0.5.
n an bn
1 2.4577 × 10−2 − i 1.7375 × 10−2 8.8934 × 10−4 − i 2.6759 × 10−4
2 3.2323 × 10−4 − i 2.8928 × 10−4 6.3335 × 10−6 − i 2.0389 × 10−6
−6 −6
3 2.0996 × 10 − i 1.9945 × 10 2.5157 × 10−8 − i 8.2747 × 10−9
4 7.9234 × 10−9 − i 7.7420 × 10−9 6.3626 × 10−11 − i 2.1138 × 10−11
5 1.9391 × 10−11 − i 1.9267 × 10−11 1.1140 × 10−13 − i 3.7212 × 10−14
6 3.3179 × 10−14 − i 3.3338 × 10−14 1.4300 × 10−16 − i 4.7930 × 10−17
6
andamento della polarizzazione della radiazione scatterata
150 30
3
0.8
0.6
180 0
0.4
P
0.2
210 330
240 300
−0.2
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
270 angolo
Figura 8.16: Sinistra: Andamento polare dell’intensitá scatterata con luce incidente
non polarizzata per una particella con size parameter x = 10 e indice di rifrazione
n = 1.3+i0.5. Destra: Andamento della polarizzazione al variare di θ per una particella
con size parameter x = 10 e indice di rifrazione n = 1.3 + i ∗ .5.
0
10
0
10
−5
eff_ext, eff_sca
eff_ext, eff_sca
10
−1
10
−10
10
−2
10
−15
10
−3 −20
10 −2 −1 0 1
10 −4 −3 −2 −1 0 1
10 10 10 10 10 10 10 10 10 10
r r
piccoli (e cosı́ deve essere visto che le efficienze di Rayleigh divergono al crescere
di r. Asintoticamente invece in tutti i casi deve valere il paradosso di estinzione
cioé:
lim Qext (m, x) = 2.
x→+∞
5
10
0
10
0
eff_ext, eff_sca
eff_ext, eff_sca
10
−1
10
−5
10
−2
10
−10
10
−3 −15
10 −3 −2 −1 0 1
10 −4 −3 −2 −1 0 1
10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10
r r
0
10
0
10
−1
10
eff_ext, eff_sca
eff_ext, eff_sca
−1 −2
10 10
−3
10
−2
10
−4
10
−3 −5
10 −3 −2 −1 0 1
10 −3 −2 −1 0
10 10 10 10 10 10 10 10 10
r r
4.18 + i ∗ 2.58, n10 ◦ C = 4.67 + i ∗ 2.78 e n20 ◦ C = 5.2 + i ∗ 2.87. Come confronto
si tracci anche l’approssimazione di Rayleigh.
Si ripeta lo stesso per sfere di ghiaccio usando nice = 1.8 + i ∗ 0.0001. Per quali
dimensioni due sfere d’acqua e di ghiaccio danno la stessa risposta? Plottare il
rapporto tra sezione d’urto della sfera d’acqua e della sfera di ghiaccio in dB.
Ripetere quanto fatto per il backscattering per l’estinzione e l’albedo.
Determinare il coefficiente di assorbimento in dB/km per g/m3 in approssi-
mazione di Rayleigh e nel caso in cui si abbia una distribuzione monodispersa
facendo variare i diametri tra 1 e 6 mm. Osservare che la presenza di goc-
cie piú grandi determina un aumento dell’estinzione. Per quale dimensione
la sezione d’urto di Mie di assorbimento diviene inferiore a quella di Rayleigh
corrispondente.
1
10
eff_ext, eff_sca
eff_ext, eff_sca
0
10
0
10
−1 −1 0
10 10 10
−1 0
10 10 x
x
Figura 8.20: Sinistra: andamento del rapporto tra l’efficienza di estinzione nella teoria
di Mie e quella nella teoria di Rayleigh per acqua a e diverse frequenze. Destra:
andamento del rapporto tra l’efficienza di backscattering nella teoria di Mie e quella
nella teoria di Rayleigh per acqua a e diverse frequenze.
b) E la variazione della parte reale da 1.3 a 1.75 per i tre casi considerati?
c) Prendendo uno strato spesso 1km costituito di particelle di aerosol assorbenti
o non assorbenti. Oltre alle caratteristiche dell’aerosol (Qe , Qs e Qa ) che cosa
é indispensabile conoscere per calcolare lo spessore ottico totale e l’albedo di
scattering singolo dello strato?
d) Assumendo distribuzioni dimensionali di Junge con ν tra 1 e 5 e raggi da 0.1 a
10 µm calcolare per le diverse lunghezze del fotometro i coefficienti di estinzione
per una concentrazione di 1/cm3 .
• Delle particelle di aerosols sono distribuite log-normalmente con raggio modale
0.2 µm e σ = 1.35. Nel range visibile il loro indice di rifrazione puó essere assunto
pari a 1.75 + i ∗ 0.45. Determinare le sezioni d’urto in funzione del raggio e per
la distribuzione dimensionale data, nonché la funzione di fase e la polarizzazione
alle diverse frequenze del fotometro solare. Ripetere lo stesso esercizio con indice
di rifrazione pari a 1.34 + i ∗ 0.2.
• L’albedo di scattering singolo particelle di aerosol dipende dall’indice di rifrazione,
ma la relazione non é semplice ed é funzione delle dimensioni della particella. Cosı́
ad esempio un aumento della parte immaginaria κ dell’indice di rifrazione spesso
corrisponde a una diminuzione di ω̃, ma questo non é sempre vero. Studiare la
relazione tra ω̃ e κ per aerosol tipici: 1.3 < n < 1.75, 0 < κ < 1, parametro
dimensionale 0.2 < x < 20.
• Per applicazioni di remote sensing é spesso importante conoscere la distribuzione
angolare della radiazione diffusa. Confrontare la dipendenza angolare della fun-
zione di fase (cioé l’elemento P11 della matrice di fase) e il grado di polarizzazione
8.9. ESERCIZI 225
Efficienza di estinzione di Mie su efficienza di Rayleigh Efficienza di backscattering di Mie su efficienza di Rayleigh
2 5
10 10
4
10
1
10
3
10
0 2
10 10
rapp eff_back
rapp eff_ext
1
10
−1
10
0
10
−2 −1
10 10
−2
10
−3
10
−3
10
−4 −4
10 −2 −1 0 1
10 −2 −1 0 1
10 10 10 10 10 10 10 10
x x
Figura 8.21: Sinistra: andamento del rapporto tra l’efficienza di estinzione nella teoria
di Mie e quella nella teoria di Rayleigh e nella teoria di Mie (linea continua) e quella
nella teoria di Mie arrestata al terzo ordine (linea tratteggiata) per ghiaccio ad una
λ = 3.0 cm. Destra: stessa cosa di sinistra per il backscattering.
Vogliamo adesso riprendere alcuni concetti giá esposti nei capitoli precedenti per intro-
durre l’equazione del trasferimento radiativo. Tale equazione verrá poi risolta nel caso
di atmosfere puramente assorbitive.
227
228 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
Figura 9.1: Trasferimento radiativo per l’intensitá specifica I(~r, ŝ) attraverso un
cilindro infinitesimo contenente particelle.
d4 E = Iν dA dt dν dΩ.
Man mano che il fascio di radiazione passa attraverso il volumetto interagisce con le
particelle attraverso processi di assorbimento e di diffusione2 e una quantitá ridotta
2
La diffusione in realtá deflette la radiazione in fasci che si propagano in direzioni diverse da quella
del fascio incidente. Ci sono peró due problemi ad essa connessi:
9.1. L’EQUAZIONE DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO 229
ove, in maniera del tutto analoga alla (8.53), si é decomposto il coefficiente di estinzione
nella parte di assorbimento e di diffusione (che dipendono dal mezzo e dalla sua densitá).
Abbiamo cosı́ ottenuto i termini A e B della (9.1).
Nelle sez. 4.1-4.2 abbiamo definito i concetti di emittanze e assorbanze spettrali di-
rezionali per superfici. Vogliamo adesso generalizzare tali concetti a mezzi estesi ed
introduciamo pertanto delle emittanze e assorbanze di volume.
Per una cavitá tipo corpo nero (le cui pareti siano isolate dal mondo esterno) riem-
pita di materia si verrá a creare dopo un eventuale fase transiente una condizione di
equilibrio, dopo la quale la temperatura dei muri della cavitá non cambierá piú. A
questo punto sappiamo che il campo di radiazione all’interno della cavitá sará quello
emesso da un corpo nero alla temperatura delle pareti della cavitá. Questo sistema
é in equilibrio termodinamico (T E): l’intensitá é uniforme e isotropica, di modo che
dIν /dτν = 0. Ma allora dall’equazione del T R (9.12) si ricava che Sν = IνBB = Bν : non
solo Bν descrive il campo di radiazione ma anche la funzione sorgente.
In generale in fisica dell’atmosfera abbiamo a che fare con sistemi aperti (non con
cavitá chiuse e isolate dal mondo!!): il mezzo planetario non sará quindi, generalmente,
in equilibrio termodinamico3 Spesso si potrá peró parlare di una condizione meno forte
del T E, ovvero di equilibrio termodinamico locale (≡ LT E). In tal caso non é piú vero
che il campo di radiazione Iν sia ancora plankiano (quindi Iν 6= Bν ) mentre continua
ad essere vero che Sν = Bν , cioé che il mezzo planetario irradia come un corpo nero.
La condizione di LT E si realizza quando la frequenza della radiazione é sufficien-
temente bassa e la densitá di gas é sufficientemente alta da far sı́ che la velocitá di
eccitazione/diseccitazione per collisioni eccede di gran lunga la corrispondente velocitá
tramite processi radiativi; matematicamente tale condizione si sintetizza dicendo che
tcoll trad ovvero che la vita media collisionale di uno stato eccitato é molto piú pic-
cola di quella radiativa (o alternativamente che il libero cammino medio delle molecole
per collisioni é molto piú piccolo del libero cammino medio dei fotoni). In tal modo
la popolazione degli stati eccitati viene determinata completamente dalla temperatura
cinetica locale del mezzo e non dal campo di radiazione. Ricordiamo subito che i l’LT E
sicuramente non si applica ai processi radiativi SW , almeno alle temperature tipiche
del nostro pianeta. In tal caso infatti le energie cinetiche tipiche delle molecole (∼ kB T )
sono completamente inefficaci ad eccitare, per mezzo di urti anelastici, stati eccitati
che possiedono energie Ei kB T . In pratica nella nostra atmosfera la radiazione
solare SW viene assorbita dal mezzo atmosferico; tale assorbimento viene seguito dal
quencing collisionale, che converte l’eccitazione in energia cinetica. Il processo inverso
invece (quello cioé per il quale energia collisionale viene convertita in radiazione) é
pressocché assente. Ma allora il campo radiante SW é pressocché disaccoppiato dallo
stato termico del gas. La rottura del LT E si verifica anche per l’IR a densitá molto
basse.
In particolare vi é LTE se e solo se il numero di stati eccitati segue la distribuzione
3
Che le atmosfere reali non siano in T E lo si ricava anche indirettamente dal fatto che le loro
temperature di brillanza a diverse frequenze (IR, U V ,. . . V IS) sono tipicamente diverse; se vi é T E
allora la temperatura locale cinetica (Maxwelliana) coincide con la temperatura Planckiana del campo
di radiazione.
232 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
di Boltzmann (6.7). Ricordiamo che sono i processi inelastici di urto tra le molecole a
mantenere la distribuzione di Boltzmann (6.7), mentre saranno gli urti elastici tra le
molecole a mantenere la distribuzione di Maxwell-Boltzmann delle velocitá.
Consideriamo adesso i due termini sorgente cominciando con il termine C della
(9.1), che é dovuto alla emissione di radianza del mezzo: esso non dipenderá dalla I
incidente ma dalla temperatura di equilibrio del mezzo e, se non é un corpo nero, dalla
sua natura.La legge di Kirchhoff afferma che le proprietá assorbitive ed emissive sono
uguali ovvero che il coefficiente di emissione termica jνth é proporzionale alla funzione
di Planck:
jνth = ka (ν)Bν (T ) (9.13)
essendo ka il coefficiente di assorbimento. Equivalentemente, la variazione di radianza
dovuta all’emissione é:
dIν
= ka (ν)Bν (T ).
ds
La parte termica della funzione sorgente diventa:
jνth ka (ν)
Sνth ≡ = Bν (T ). (9.14)
kext (ν) kext (ν)
Sνth (Ω̂, T )
νv (Ω̂, T ) ≡ (9.15)
Bν (T )
Bν (T ) essendo l’emissione termica per unitá di volume di un corpo nero della stessa
massa e temperatura di quello sotto esame. Ora la (9.15) puó essere integrata ango-
larmente tenendo conto che l’emissione di gran parte dei corpi atmosferici é isotropa.
Se ne ricava che l’emittanza di volume é proporzionale al coefficiente di assorbimento:
ka (ν, T )
v (ν, T ) = (9.16)
kext (ν)
d4 E 0 = Iν (Ω̂0 ) dA dt dν dΩ0
ks ds d4 E 0 .
9.1. L’EQUAZIONE DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO 233
detto ψs l’angolo di scattering, cioé l’angolo tra (θ 0 , φ0 ) e (θ, φ), la funzione di fase
di scattering4 p(ψs ), definita nella (8.56), pesa quanta radiazione proveniente dalla
direzione (θ 0 , φ0 ) viene diffusa nella direzione (θ, φ). Ma allora
d6 E = ks ds Iν (Ω̂0 ) dA dt dν dΩ0 p(Ω̂0 , Ω̂) dΩ
é la frazione di energia che viene diffusa entro l’angolo solido centrato attorno a Ω̂.
Integrando su tutte le possibili direzioni incidenti Ω̂0 si ha infine:
Z
d5 E = ks ds dA dt dν dΩ p(Ω̂0 , Ω̂) Iν (Ω̂0 ) dΩ0 (9.17)
4π
dove < Iν > é il valor medio del campo radiante pesata dalla funzione di fase.
Siamo ora in grado di riscrivere la (9.1) esplicitando la forma dei contributi, sepa-
rando le proprietá diffusive ed emissive (scambiamo i termini B e C) ottenendo:
dIν (~r, ŝ)
= ka (ν, ~r)[Bν (T, ~r) − Iν (~r, ŝ)] + ks (ν, ~r)[< Iν > −Iν (~r, ŝ)], (9.20)
ds
che é l’equazione del trasferimento radiativo per la radiazione non polarizzata. Si
noti che abbiamo anche ipotizzato che le proprietá di scattering siano isotropiche,
ovvero dipendano solo dalla posizione e dalla λ ma non dalla direzione della radiazione
incidente.
Il segno dei primo termine (assorbimento/emissione) dipende in particolare dalla
temperatura del mezzo: questa é una proprietá molto utile che permette di fare sondag-
gi di temperatura da satellite. Il valore del secondo termine (scattering) dipende dalla
differenza tra la Iν ed il suo valor medio direzionale e, quindi dalla forma della funzione
di fase dello scattering.
Definiamo ora alcuni coefficienti utili, combinazioni lineari di quelli introdotti per
la derivazione della (9.20):
α̃ν = ka (ν)/kext (ν) numero di assorbimento (9.21)
ω̃ν = ks (ν)/kext (ν) albedo di scattering singolo (9.22)
4
Ricordiamo che p é normalizzata in modo che, integrata sull’angolo solido, dá 1. In certi testi la
funzione di fase é normalizzata da 4π. Si faccia dunque attenzione a quale convenzione viene utilizzata.
234 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
dIν τsl d
e + Iν eτsl = (Iν eτsl ) = eτsl Bν (T ),
dτsl dτsl
che puó essere integrata lungo una linea retta (ignoriamo ogni forma di rifrazione del
fascio di radiazione) da P1 a P2 :
Z Z τsl (P2 )
τsl (P2 ) d ζ
τsl (P1 ) τsl (P2 )
Iν e dζ = Iν [τsl (P1 )] e − Iν [τsl (P2 )] e = eζ Bν (ζ) dζ
τsl (P1 ) dζ τsl (P1 )
9.1. L’EQUAZIONE DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO 235
QP0
Q
Q
Q
Q
Q
Q Iν (P1 , Ω̂)
P1Qs
Q
Q
Q
Q
Qds
Q
P Q Q
Q
Q
Q
Q
P2QQ Iν (P2 , Ω̂)
Q
Q
Q
Q
Q
Q
s
dove la variabile di integrazione ζ sta per lo spessore ottico. Ora lo spessore ottico dal
punto P1 al punto P é dato da:
Z P Z P Z P1
τsl (P1 , P ) ≡ kext ds = kext ds − kext ds = τsl (P ) − τsl (P1 ) (9.25)
P1 P0 P0
La (9.26) ci dice che l’intensitá che emerge in P2 nella direzione P1 P2 consiste di due
contributi:
2. il contributo delle emissioni termiche del mezzo da parte di quelle parti del mezzo
che si trovano lungo la traiettoria del fascio, pesate per l’opportuno fattore di
trasmittanza del fascio.
superficie
z=0 τ∗
Figura 9.3: Geometria per l’equazione del trasferimento radiativo in una atmosfera
stratificata verticalmente.
Partendo dalla definizione di spessore ottico data nella (6.48) risulta utile introdurre
come variabile verticale la profonditá ottica misurata verso il basso a partire dal TOA
(vedi fig. 9.3) definita come:
Z ∞
τν (z) = kext (ν, z)dz. (9.26)
z
nelle quali sia Iν↓ che Iν↑ hanno θ definito solo tra 0 e π/2. D’ora in poi useremo θ solo
in tale intervallo e corrispondentemente µ = cos θ sará sempre compreso tra 0 e 1.
9.1. L’EQUAZIONE DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO 237
Da queste due quantitá positive é possibile ricavare i flussi verso il basso e verso
l’alto come:
Z Z 2π Z 1
Fν↑ (τ ) = cos θIν (τ, Ω̂)dΩ = dφ Iν↑ (τ, µ, φ)µdµ (9.29)
+ 0 0
Z Z 2π Z 1
Fν↓ (τ ) = − cos θIν (τ, Ω̂)dΩ = dφ Iν↓ (τ, µ, φ)µdµ (9.30)
− 0 0
dIν↑ (τ, µ, φ)
−µ = −Iν↑ (τ, µ, φ) + Bν (τ ) 0≤µ≤1 (9.31)
dτ
dI ↓ (τ, µ, φ)
µ ν = −Iν↓ (τ, µ, φ) + Bν (τ ) 0≤µ≤1 (9.32)
dτ
Procedendo in maniera analoga a quanto appena fatto al par. 9.1.3 si puó integrare la
(9.31) moltiplicando ambo i membri per il fattore integrante exp(−τν /µ)/µ, ottenendo:
dIν↑ 1 1
e−τν /µ − e−τν /µ Iν↑ (θ, φ) = − e−τν /µ Bν (T ),
dτν µ µ
in cui la somma a sinistra é un differenziale esatto che puó essere direttamente integrato:
d −τν /µ ↑ 1
[e Iν (θ, φ)] = − e−τν /µ Bν (T ).
dτν µ
Ció significa che la radiazione che giunge al satellite Iν↑ (0, µ, φ) é la somma della radianza
emessa dalla superficie Iν↑ (τ ∗ , µ, φ) per la trasmittanza exp(−τ ∗ /µ) dell’intera atmosfera
lungo un cammino che forma un angolo arc(cos µ) con la verticale, piú il contributo
atmosferico. Il termine Bν (T )dτ 0 /µ, infatti, rappresenta la radianza emessa dallo strato
compreso tra τ 0 e τ 0 + dτ 0 mentre il fattore exp(−τ 0 /µ) é la trasmittanza sullo stesso
cammino obliquo. Il termine integrale, quindi, rappresenta la quantitá di radianza che,
emessa dallo strato [τ 0 ÷ τ 0 + dτ 0 ] riesce a raggiungere il sensore.
238 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
L’integrale deve essere esteso a tutta l’atmosfera: tutti gli strati contribuiscono.
Il fatto che dipenda dalla temperatura dello strato giustifica il fatto che sia possibile
effettuare “sondaggi” del profilo verticale di temperatura da satellite, una volta note
le specie di assorbitori presenti nei vari strati atmosferici.
Per la radiazione diretta verso il basso (downwelling radiation) la tecnica di soluzione
é sempre la stessa e porge (fattore integrante exp(τν /µ)/µ):
τ∗ dτ 0
Z
∗ ∗ −τ 0 )/µ
Iν↓ (τ ∗ , µ, φ) = Iν↓ (0, µ, φ)e−τ /µ + e−(τ Bν (τ 0 ) . (9.35)
0 µ
Mezzo isotermo
Nel caso in cui l’intera atmosfera fosse isoterma, in assenza di sorgenti extraterrestri
(Iν↓ (0, µ, φ) = 0) e assunto che la superficie emetta alla stessa temperatura T Iν↑ (τ ∗ , µ, φ) =
B(T ) gli integrali presenti nelle (9.34-9.35) sono di facile soluzione perché B(τ ) = B(T )
esce dall’integrale di modo che:
∗ /µ
Iν↓ (τ ∗ , µ, φ) = Bν (T ) 1 − e−τ (9.37)
∗ /µ
∗ /µ
Iν↑ (0, µ, φ) = Bν (T ) e−τ + Bν (T ) 1 − e−τ = Bν (T ) (9.38)
che per un fissato spessore ottico evidenzia come la radiazione al satellite sia indipen-
dente dall’angolo di vista mentre per la radiazione verso il basso in superficie evidenzia
il fenomeno del cosı́ detto “limb brightening”, ovvero la radianza passa da un minimo
∗
pari a Bν (1 − e−τ ) al nadir ad un massimo pari a Bν per µ → 0.
Si noti infine che se lo spessore ottico é piccolo la (9.37) si riduce a Iν↓ (τ ∗ , µ, φ) =
Bν τ ∗ /µ.
10
5
B0=5
4 I↓[τ=0.1] B =10
↑ *
I [τ=0.1]
3
I↓[τ=1]
2 I↑[τ=1]
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
θ [gradi]
Figura 9.4: Radiazione verso l’alto e verso il basso nel caso in cui la Bν sia funzione
lineare della profonditá ottica.
che prevede il limb brightening per radiazione verso il basso e il limb darkening per
radiazioni verso l’alto.
In generale (si veda fig. 9.4) la radiazione verso l’alto subisce una variazione an-
golare meno marcata di quella verso il basso, specie per piccoli spessori ottici, perché
comunque un sensore che guarda verso il basso vede la radiazione superficiale. Per
θ → 90o Iν↑ (0, µ, φ) → B0 e Iν↓ (τ ∗ , µ, φ) → B∗ mentre invece per θ = 0o si trova per la
radianza upwelling:
1 h −τ ∗
i
Iν↑ (0, nadir) = B0 + (B∗ − B0 ) 1 − e > B0
τ∗
che mostra come la dinamica della radiazione al nadir vari tra B0 per τ → +∞ a B∗
per τ → 0. In maniera analoga si vede invece che al nadir Iν↓ (τ ∗ , nadir) tende a B∗ per
τ → +∞ a 0 per τ → 0. Quando lo spessore ottico aumenta la variazione angolare
dell’intensitá diretta verso il basso diminuisce perché gran parte della radiazione si
origina vicino al rivelatore. La radianza verso l’alto, eccetto che in vicinanza del limb
(θ → 90o ) varia molto lentamente con θ.
240 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
9 300
T [11 µm]
B
290 T [Rayleigh−Jeans]
8 B
280
7
Radiance I [W /(m2 sr µm)]
270
6
260
T [K]
5
B
250
4
240
3 230
2 220
210
1 0 1 2 3 4 5 6 7 8
0 1 2 3 4 5 6 7 8 spessore ottico τ
spessore ottico τ c
c
Figura 9.5: Radiazione al TOA a 11µm e corrispondente TB per una nube a 220 K
sovrastante una superficie a 295 K.
Figura 9.6: Spettro di emissione tra 9 e 16µm misurato per regioni a cielo libero e
coperto da nubi di spessore sottile, moderato, spesso.
che acquisisce la TB (λ) in fig. 9.6). Questo significa che lo spessore ottico della nube a
12 µm é maggiore che non a 10 µm, ovvero τc (12 µm) > τc (10 µm).
Detta Iνclear ≡ s Bν (Ts ) la radianza di cielo sereno (ricavabile o da pixel di cielo
sereno vicini al pixel sotto osservazione o estrapolando a zero lo spessore ottico) é
possibile invertire la (9.40) per ricavare τc :
" #
Iνcloudy − Bν (Tc )
τc (ν) = −µ log (9.41)
Iνclear − Bν (Tc )
Figura 9.7: Differenza ∆TB [11 − 12] in funzione diella TB [11] per particelle sferiche di
ghiaccio atmosferico in funzione del raggio efficace e dello spessore ottico. Gli archi
sono calcolati per i raggi efficaci rispettivamente di 24, 12, 6, 3 e 1.5µm. Le linee
tratteggiate riportano il valore dello spessore ottico, rispettivamente 2, 1, 0.5 ,0.25.
come la ∆TB [11−12] oltre ad essere funzione dello spessore ottico vari con le dimensioni
delle sfere di ghiaccio contenute nella nube. Il massimo intervallo di variabilitá della
∆TB [11 − 12] a fissato spessore ottico si ottiene con spessore ottico vicino 1: in tal
caso cirri con particelle molto piccole (re = 3 µm) possono originare un segnale in
∆TB [11 − 12] che puó raggiungere i 18 K. Note le condizioni al contorno (proprietá
radiative di superficie e atmosfera di cielo libero) uno scatterplot come quello di fig. 9.7
consente quindi di inferire il raggio efficace delle particelle della nube sotto osservazione.
9.3. L’EQUAZIONE DEL TRASFERIMENTO RADIATIVO NELLE MICROONDE243
1.8
Qabs[12.02 µm]/Qabs[11.05 µm]
1.6 Qabs[8.6 µm]/Qabs[11.05 µm]
1.4
1.2
0.8
0.6
0.4
0.2
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
raggio [µ m]
Figura 9.8: Andamento del rapporto tra i coefficienti di assorbimento calcolati alle λ
8.6, 11.05, 12.02µm e il raggio efficace delle particelle di ghiaccio.
assorbimento in funzione delle dimensioni delle particelle. Si nota che per particelle
con r > 40µm i rapporti tra i coefficienti di assorbimento tendono asintoticamente ad
1; conseguentemente ∆TB [11 − 12] e ∆TB [8.6 − 11] hanno valori molto piccoli tendenti
a zero. Per particelle con r < 30µm invece TB [12] < TB [11] e TB [11] < TB [8.6]. Questo
in parte spiega la fig. 9.7. Peraltro la fisica delle nubi di ghiaccio é complicata dalla
forma e dalla densitá del ghiaccio stesso (anch’essi generalmente incogniti).
situazione piú simile a quella dell’IR) e dei mari sono schematizzabili come superfici
di Fresnel di modo che le emissivitá dipendono fortemente dallo stato di polarizzazione
e possono essere anche molto minori di 1 (si veda la fig.5.6). Viceversa le riflettanze
possono essere anche molto alte di modo che, per la radiazione upwelling, la radiazione
emessa dall’atmosfera, riflessa dalla superficie e che arriverá infine al satellite potrá
essere una componente rilevante. Tenendo conto di questi due fattori mentre per la
radiazione downwelling cambia poco (ovvero nella (9.35) basta sostituire alle radianze
le TB ) per la radiazione upwelling la (9.34) diventa:
Z τ∗ dτ 0
TB↑ (µ) = + Rp TB↓ (µ)e−τ
∗ /µ ∗ /µ 0 /µ
p Ts e−τ + e−τ T (τ 0 ) . (9.42)
| {z } | {z } 0 µ
emessa superf icie rif lessa superf icie | {z }
atmosf era
1
n=1
0.9 n=2
n=3
n=10
0.8
0.7
0.6
n
0.5
E
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 0.5 1 1.5
x
fuori tutti i contributi solari ma possiamo utilizzare la legge di Stephan (vedi 3.7.2) che
R
per corpi a tipiche T atmosferiche fornisce λ≥3µm dνBν (τ, µ, φ) ≈ σB T 4 /π essendo che
la radiazione emessa al di sotto dei 3µm dá contributi trascurabili all’integrale. Al solito
supponiamo che non ci siano contributi extraterrestri Iν↓ (0, µ, φ) = 0 mentre assumiamo
che la superficie emetta isotropicamente come un corpo nero a Ts . Ne segue che l’in-
tensitá integrata spettralmente emessa dalla superficie risulta I ↑ (τ ∗ , µ, φ) = σB Ts4 /π.
Ma allora le intensitá (integrate spettralmente nell’IR) risultano:
dove le funzioni En sono gli integrali esponenziali di ordine n definite con n > 0 e per
x ≥ 0 da:
Z Z ∞
1 x
n−2 − µ dt −tx
En (x) ≡ µ e dµ = e (9.47)
0 1 tn
e sono mostrate in fig. 9.9 Due proprietá interessanti di queste funzioni sono:
(
+∞ n = 1
En (0) = 1 (9.48)
n−1
n = 2, 3, . . .
(
dEn (x) −e−x /x n = 1
= (9.49)
dx −En−1 (x) n = 2, 3, . . .
Si noti infine che i contributi ai flussi a secondo membro nella (9.45) rispecchiano i
contributi di radianza. Cosı́ ora il primo termine rappresenta il contributo al flusso verso
l’alto della superficie: il flusso superficiale viene ora pesato dal termine E3 (τ ∗ − τ ) ≈
∗
e−β(τ −τ ) con β ' 1.66. Tale fattore viene detto fattore di diffusivitá; in qualche modo
e−βτ rappresenta una funzione di trasmittanza per il flusso.
volume (= dA ds) per unitá di frequenza, per unitá di angolo solido é dato da dIdsν . Ma
allora siccome in generale la radiazione proviene da tutte le direzioni il cambio totale
in energia per unitá di volume e per unitá di frequenza si otterrá integrando sull’intero
angolo solido:
Z Z
dIν
~ ν dΩ
dΩ = Ω̂ · ∇I (9.50)
4π ds 4π
questo processo
h i avviene indipendentemente dal campo di radiazione. Si noti che
1
[A21 ] = T ;
248 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
3. emissione stimolata n2 + hν −→ n1 + hν + hν
!
dn2 Z +∞ Z
Iν Z +∞
I¯ν
= −n2 dν dΩαstim (ν) = −n2 4π dναstim (ν) (9.59)
.
dt stim 0 4π hν 0 hν
Si noti che nei tre processi radiativi il fotone emesso o assorbito avrá in generale
frequenza ν 6= ν0 ; sappiamo infatti che ci sono piú cause che determinano l’allargamento
spettrale di una linea.
Coefficienti di Einstein
Ricapitolando abbiamo introdotto accanto al coefficiente di Einstein di emissione spon-
tanea A21 altri due coefficienti di Einstein per riscrivere le sezioni d’urto dei processi
di assorbimento e emissione stimolata come:
(
αabs (ν) ≡ hν
Z +∞
4π
B12 Φ(ν)
hν Φ(ν) dν = 1; (9.60)
αstim (ν) ≡ 4π B21 Φ(ν) 0
h i
T
si noti che [B21 ] = [B12 ] = M
.
di velocitá delle particelle in collisione. In realtá possiamo sempre supporre che queste
siano le distribuzioni di Maxwell-Boltzmann (6.1) (le collisioni elastiche sono milioni
di volte piú efficienti di quelle anelstiche!). Ma allora la (9.62) vale ogniqualvolta le
distribuzioni di velocitá sono quelle di Maxwell-Boltzmann. La T che entra nella (9.62)
é la temperatura cinetica-traslazionale del mezzo. Quindi l’assunzione di fondo per cui
vale la (9.62) é che la distribuzione di velocitá degli atomi sia quella di M B mentre
puó benissimo essere che la popolazione degli stati energetici sia ben lontana da una
distribuzione di LT E!
Relazioni di Einstein
Imponendo invece il bilancio dettagliato dei processi radiativi in T E i tassi di pro-
duzione (9.56)-(9.58)-(9.59) risultano connessi. Di fatto uno solo dei coefficienti di
Einstein é indipendente. Per vederlo si puó assumere la condizione di equilibrio ter-
modinamico per il quale Iν = Bν (nel qual caso n1 = n∗1 , n2 = n∗2 ). Imponendo che
dn dn∗1 dn∗2
dt
= 0 ovvero che dt
= − dt
e imponendo condizioni di stazionarietá (le due derivate
precedenti nulle) si ricava che:
Siccome queste relazioni sono indipendenti dallo stato del gas, in particolare T e densitá,
queste relazioni sono valide anche in situazioni di N LT E.
Limite LTE
Nel limite di LT E n1 e n2 diventano n∗1 e n∗2 che soddisfano la la distribuzione di
hν0
−
Boltzmann (6.7) di modo che n∗2 /n∗1 = g2 /g1 e kB T . Usando la relazione di Einstein
(9.65) si trova allora che la (9.67) e la (9.68) diventano:
!
n∗ B21
∗ hν0 ∗ hν0 ∗ hν
− 0
kext (ν) = Φ(ν) n1 B12 1 − 2∗ = Φ(ν) n1 B12 1 − e kB T (9.69)
4π n1 B12 4π
3 2
2hν /c
Sν∗ = n∗ g 2 0 = B ν0 (9.70)
1
∗
n g1
− 1
2
Si noti che il termine negativo che contribuisce alla (9.69) rappresenta il contributo
di emissione stimolata (che puó essere pensato come assorbimento negativo). In tal
caso il fotone emesso é coerente e nella stessa direzione del fotone assorbito. Quindi in
LT E la funzione sorgente coincide con la funzione di Planck: a fissata ν essa dipende
soltanto dalla temperatura locale cinetica del mezzo T .
nel qual caso i livelli eccitati vengono popolati esclusivamente per effetto di
processi radiativi.
Si noti che
252 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
9.7 Esercizi
9.7.1 Infrarosso
1. Un pennacchio caldo si trova nel campo di vista di un radiometro infrarosso.
Qual é la differenza tra le radianze rivelate da un radiometro che guarda dall’alto
la scena in presenza e in assenza del pennacchio assumendo che al di sopra del
pennacchio la radiazione Bν di corpo nero sia Bup = 115 mW/(m2 sr cm−1 ) e
la trasmissivitá Tup = 0.9, al di sotto del pennacchio la radiazione di corpo nero
sia Bbottom = 115 mW/(m2 sr cm−1 ) e la trasmissivitá Tbottom = 0.9 mentre per
il pennacchio la radiazione di corpo nero sia Bp = 195 mW/(m2 sr cm−1 ) e la
trasmissivitá Tp = 0.3.
Nel caso senza pennacchio si trova (si ricorda che = A = 1 − T ) che la radianza
al radiometro risulta:
Ino penn. = (1 − Tup )Bup + Tup (1 − Tbottom )Bbottom = 21.85 mW/(m2 sr cm−1 )
Icon penn. = (1−Tup )Bup +Tup (1−Tp )Bp +Tup Tp (1−Tbottom )Bbottom = 137.4 mW/(m2 sr cm−1 )
I = f Bν (Tc ) + (1 − f ) Bν (Ts )
18
16 T (8.55)−T (11)
B B
T (4.05)−T (11)
B B
14 TB(11)−TB(12)
12
10
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
frazione f
Figura 9.10: Differenza nelle temperature di brillanza di diversi canali al variare della
frazione di una nube a 230 K nel FOV con superficie a Ts = 300 K.
W
Iceneri = 0.95×0.98×B11µm (300 K)+0.02×B11µm (220 K) = 8.87+0.039
m2 sr µm
che corrisponde ad una temperatura di 295.2 K ovvero un raffreddamento di circa
1 K. Nell’infrarosso si ha un raffreddamento con l’introduzione di uno strato di
ceneri fredde sopra una superficie calda.
4. Un radiometro infrarosso con 4 canali con numeri d’onda 2500 cm−1 = 4.0µm,
1450 cm−1 = 6.9µm, 900 cm−1 = 11µm 700 cm−1 = 14µm sta guardando ad un
FOV pulito. La temperatura superficiale é Ts = 300 K. Una piccola frazione
di nube spessa a Tc = 230 K entra nel FOV. Quale frazione di nube puó essere
presente nel FOV senza venire rilevata entro il rumore strumentale N EDR, pari
rispettivamente a 3.9 × 10−2 , 8.1 × 10−3 , 2.1 × 10−2 e 2.5 × 10−3 W/(m2 srµm)?
Se f é la frazione di nube nel FOV allora la radianza totale al radiometro sará:
Ora bisogna fare attenzione nel scegliere il valore di Tclear ; infatti mentre per
le frequenze in finestra (4 e 11 µm) Tclear = Ts per le frequenze in banda di
9.7. ESERCIZI 255
9.7.2 Microonde
Ricordiamo che il grosso vantaggio delle microonde é che vale l’approssimazione di
Rayleigh-Jeans (3.25) e quindi vi é linearitá tra radianze e TB . Questo consente di
ragionare sin dall’inizio in TB . Il beam filling verrá risentito quindi da tutti i canali in
modo eguale.
ove il primo termine é la radiazione diretta verso l’alto che dalla superficie rag-
giunge il top dell’atmosfera, il secondo é la radiazione direttamente dalla foschia,
l’ultimo quella che viene emessa dalla foschia verso il basso che viene riflessa dalla
superficie e arriva al TOA. Come si vede vi é un incremento di 8 K in presenza
della foschia; questo comporterebbe una sovrastima di 16 K della temperatura
superficiale.
Che cosa succede per piccoli incrementi di τf ?
256 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
280
260
240
ε =0.28 (10 )
s H
220 ε =0.7 (37 )
s V
200
T [K]
180
B
160
140
120
100
80
0 0.5 1 1.5 2 2.5
τ
Figura 9.11: Temperatura di brillanza a θv = 53◦ per due diversi valori di emissivitá
del mare in presenza di una nube isoterma di spessore variabile.
260
240
220
T_A (K)
200
180
160
140
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
frequenza
• ka = 10−4 km−1 ;
• ka = 10−3 km−1 ;
• ka = 10−2 km−1 .
Si ha che: Z H 0
TU P = sec θ ka T (z 0 ) e−τ (z ,H) sec θ dz 0 (9.79)
0
che integrata con sec θ = 2 porge:
Z H h i2
0 0 0 0
TU P = 2ka (300−12z 0 )e−2ka (2−z ) dz 0 = e−4ka 300e2ka z − 12z 0 e2ka z + 6/ka e2ka z
0 0
e infine:
0.12 ka = 10−4
n o 1.15 ka = 10−3
TU P = 276 + 6/ka 1 − e−4ka − 300e−4ka =
11.29 ka = 10−2
ka = 10−1
94.7
Come si vede TU P → 276 K per ka → ∞ perché se la nube é un corpo nero TU P
tende a diventare esattamente la temperatura al top della nube.
Per la temperatura down si ha invece:
Z H 0
TDN = sec θ ka T (z 0 ) e−τ (0,z ) sec θ dz 0 (9.80)
0
9.7. ESERCIZI 259
e infine:
0.12 ka = 10−4
n o 1.15 ka = 10−3
TDN = 300 + 6/ka e−4ka − 1 − 276e−4ka =
11.3 ka = 10−2
= 10−1
44.5 ka
Come si vede TDN → 300 K per ka → ∞ perché se la nube é un corpo nero TDN
tende a diventare esattamente la temperatura della parte inferiore della nube.
dovrá essere |e−τ | ≤ 0.01 e quindi τ ≥ 4.6; in tal caso temperatura apparente e
termodinamica coicidono a meno dell’1%.
∆T 4
σ(T0 + ∆T )4 − σ T04 = σT04 (1 + ) − σ T04 ' 4σT03 ∆T ;
T0
260 CAPITOLO 9. TRASFERIMENTO RADIATIVO ELEMENTARE
dQ d (T0 + ∆T ) d ∆T
= ρ h cp = ρ h cp = −8σT03 ∆T (9.81)
dt dt dt
da cui risulta che ∆ T decresce esponenzialmente con una costante di tempo pari
a
cp ρ h
τ= . (9.82)
8σT03
Usando dei valori di ρ = 0.6 kg/m3 , cp = 1005 J/(kg K), h = 8 km usando
si trova τ ∼ 150h ∼ 6 giorni che dimostra come i processi radiativi agiscano
molto lentamente nella bassa atmosfera (ecco perché non c’é grossa differenza
giorno-notte). Il loro effetto a lungo termine peró é fondamentale, determinando
la distribuzione delle sorgenti e dei pozzi di energia. Stimare il tasso di raffred-
damento radiativo nel caso di spessore ottico τLW = 4 (condizioni mdeie globali)
e τLW = 1 (condizioni tipo zone aride/desertiche). Come esercizio far vedere che
se tutte le sorgenti fossero spente la Terra pensata come corpo nero irradiante
a 250 K diminuirebbe la sua temperatura di 1.86gradi/giorno. In termini di
capacitá termica l’atmosfera é equivalente ad uno strato di 2.46 m d’acqua. Si
tratta di uguagliare ρ0 (= 1.2 kg/m3 ) hρ (= 9.0 km) cp = ρw hw cw e si trova
hw ≈ 2.5 m.
• Pensiamo adesso che la superficie terrestre si possa considerare come una super-
ficie nera a Tsurf = 300 K e che l’atmosfera possa essere considerata come uno
strato a Tatm = 270 K di spessore 1000 hP a. Calcolare il tasso di raffreddamento
dell’atmosfera.
Assumiamo che lo strato atmosferico possa essere considerato come un corpo nero.
4
Tale strato emette sia verso l’alto che verso il basso un flusso pari a σB Tatm =
2 4 2
325 W/m mentre assorbe un flusso pari a σB Tsurf = 460 W/m , quindi lo strato
ha una perdita netta di flusso pari a ∆F = −190 W/m2 . Allora si trova che:
dT g ∆F 9.8 190
=− =− = −1.6 K/day (9.83)
dt cp ∆p 1005 101300
• Si assuma che l’atmosfera sia fatta da due strati, uno a T1 = 280 K (σB T14 = Π1 =
350 W/m2 ) con emissivitá/assorbitivitá A1 = 0.6 e trasmissivitá T1 = 0.4 l’altro
a T2 = 260 K (σB T24 = Π2 = 260 W/m2 ) con emissivitá/assorbitivitá A2 = 0.4 e
trasmissivitá T2 = 0.6. Assumeremo che ciascuno strato abbia un ∆p = 500 hP a
9.7. ESERCIZI 261
• Stimare la costante di tempo dei processi radiativi per Marte. Per Marte user-
emo cp = 834 J/(kg K) (che spetterebbe ad una atmosfera di sola CO2 , vedi
Vol.II),T = 220 K, h = RM arte T /gM arte = 189 · 220/3.76 = 11 km ed infine,
siccome la pressione in superficie é pari a ps = 0.007 atm = 709.1 P a, sará
ρsurf = ps /(RM arte T ) = 0.017 kg/m3 assumiamo ρ = 0.01 kg/m3 . Usando la
(9.82) si ha infine:
(Si ricordi che il giorno di Marte é 1.03 volte il giorno terrestre). Pertanto ci si
aspetta che gli effetti radiativi siano rilevanti su scale temporali anche piccole (in
particolare sono attesi brusche variazioni giorno notte?!!).
• Cooling to space
Si consideri uno strato piano parallelo isotermo semiinfinito in equilibrio termico.
Determinare il flusso ad uno spessore ottico τ .
Fissiamo un sistema di coordinate che abbia τ = 0 al top dello strato e τ cres-
cente verso il basso. Cominciamo con il calcolare la radianza verso l’alto ad una
profonditá τ supponendo che lo strato abbia spessore totale τ ∗ e facciamo tendere
poi τ ∗ → ∞:
τ∗ dτ 0 − τ 0µ−τ
Z
τ ∗ −τ
Iν↑ (τ, µ) = Iν↑ (τ ∗ , µ)e− µ + e Bν (T )
τ µ
∗ −τ
−τ
Iν↑ (τ, µ) = Bν (T ) 1 − e µ = Bν (T )
• Si calcoli la lunghezza del giorno solare su Venere sapendo che il suo periodo
di rotazione é di 243 giorni (opposto a quello della Terra e di tutti gli altri
pianeti del sistema solare eccetto Urano, si parla di moto retrogrado) e quello di
rivoluzione di 225 giorni (in sostanza il pianeta impiega meno tempo a completare
una rivoluzione attorno al Sole che a ruotare su se stesso). Trascurando l’effetto
delle nubi stimare la costante di tempo dei processi radiativi.
La velocitá angolare effettiva di rotazione attorno al Sole sará ω = ω rot + ωriv (si
noti la differenza con la Terra ove le due velocitá angolari hanno verso opposto e
quindi si sottraggono) da cui:
Trot Triv
Tgiorno = = 117gioni terrestri.
Trot + Triv
In pratica su Venere bisogna aspettare 243 giorni per osservare una rivoluzione
completa della volta celeste e 117 giorni per osservarne una del Sole.
Come per Marte si ha ora che cp = 834 J/(kg K) (come per Marte, vedi Vol
II)T = 750 K, h = RV enere T /gV enere = 189 · 750/8.84 = 16 km ed infine, siccome
la pressione in superficie é pari a ps = 90atm = 9.11×106 P a, sará (Tsurf = 750K)
ρsurf = ps /(RV enere Tsurf ) = 64.3 kg/m3 assumiamo ρ = 38 kg/m3 . Usando la
(9.82) si ha infine:
In realtá a causa dei moti dell’atmosfera e dell’effetto delle nubi non si misurano
differenze termiche apprezzabili tra giorno e notte.
ove si é utilizzata la prima delle (9.65). Ora peró Fν = F/(∆ν) di modo che il
rapporto incognito diventa:
4πhν03 ∆ν 4π h c2 ∆λ
rspont/stim = = ≈ 1800
c2 F λ4 F λ
che dimostra come normalmente l’emissione spontanea domina su quella stimo-
lata. Solo nei laser succede esattamente l’opposto!!
Capitolo 10
Tale grandezza puó essere utilizzata (derivandola rispetto a t) per riscrivere la (9.33)
nella forma:
Z τ∗ dTν (t, τ̄ , µ)
Iν↑ (τ̄ , µ) = Iν↑ (τ ∗ , µ)Tν (τ ∗ , τ̄ , µ) − Bν (t)dt (10.2)
τ̄ dt
Ora t puó essere pensata come una generica coordinata verticale (puó essere z, lo
spessore ottico τ , oppure p, o ln p,. . . ) che ora chiameremo η di modo che si puó definire
la funzione peso relativa alla quota di riferimento η̄:
265
266 CAPITOLO 10. APPLICAZIONI AL REMOTE SENSING
che mostra il significato profondo del nome di funzioni peso. Infatti dalla (10.6) si
capisce che il contributo di intensitá spettrale che arriva al radiometro all’altezza η̄
dovuto allo strato di atmosfera localizzato tra η e η + dη é determinato dall’emissione
di corpo nero a quella altezza pesato per il fattore W(η, η̄, µ). Dare una funzione peso
significa sostanzialmente individuare quali siano gli strati atmosferici che maggiormente
contribuiscono al segnale misurato.
L’idea che sta alla base di tutti i sondaggi verticali é quella di avere dei radiometri
multispettrali ciascuno dei quali abbia funzioni peso centrate ad altezze diverse e molto
piccate1 . Una volta unita l’informazione di tutti i radiometri é di fatto possibile
ricostruire il profilo verticale.
Nel caso in cui sia presente scattering bisogna generalizzare il concetto di funzione
peso (si veda ad esempio Platnick, 2000 JGR, oppure Mugnai, e Bauer 1999).
20
altezza (km)
15
10
0
0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09 0.1
W
Figura 10.1: Comportamento della funzione peso W per frequenze ai margini di una
linea di assorbimento per diversi valori dello spessore ottico totale dell’atmosfera al
nadir.
Nel caso di limb sounding la geometria sia come in fig. 10.2. Se s é la coordinata
lungo il cammino misurata a partire dal punto di tangenza segue che:
questa tecnica si riesce ad essere sensibili anche all’emissione di gas presenti in traccia
nella nostra atmosfera quali CO, N O, N2 O,. . .
Per determinare la funzione peso Wh (z, ∞) rilevante per il limb sounding dobbiamo
tenere in considerazione che ci sono due contributi dovuti all’emissione da uno strato
spesso ∆z localizzato all’altezza z: uno dalla regione piú vicina al satellite del punto
di tangenza, l’altro dalla posizione al di lá del punto di tangenza simmetrico del primo
rispetto allo stesso punto di tangenza. Gli spessori ottici corrispondenti valgono:
Z s
∞ R
τ1 = w kνm (z 0 ) ρ(z )0
dz 0
z 2(z 0 − h)
Z s
z R
τ2 = τ1 + 2w kνm (z 0 ) ρ(z )0
dz 0
h 2(z 0 − h)
che usando l’approssimazione idrostatica e la (6.50) diventano:
s s
w S ∗ αLsurf 1 p2s −2z0 2τ ∗
Z ∞ Z ∞
R 0 −2z 0 R
τ1 = e H dz = e H dz 0
g π (ν − ν0 )2 ps z H 2(z 0 − h) H z 2(z 0
− h)
2
ove si é usata p(z) = ps exp(−z/H) e pdp = − pHs e
−2z
H dz. Eseguendo il cambiamento di
variabile 2(z−h)
H
= ξ 2 si ricava:
s s
2τ ∗ q∞
Z Z
2 2h R R − 2h q∞ 2
τ1 = e−ξ − H 2
ξ H dξ = 2τ ∗
e H e−ξ dξ
H 2(z−h)
H
Hξ H 2(z−h)
H
s q
Z Z 2(z−h)
R − 2h
2 ∞ 2 H 2
τ1 = τ ∗ π √ e−ξ dξ − e−ξ
e H dξ
H
π 0 0
s s
R − 2h 2(z − h)
τ1 = τ ∗ π e H 1 − erf (10.14)
H H
e analogamente:
s s
∗ R 2h 2(z − h)
τ2 = τ1 + 2τ π e− H erf .
H H
30
τ*=0.1
*
28 τ =1
τ*=5
26 τ*=10
24
Height [km]
22
20
18
16
14
12
0 0.1 0.2
W (z,∞)
h=12km
Figura 10.3: Funzioni peso per il limb sounding con H = 7 km, RT = 6370 km e
h = 12 km.
Alcuni esempi di funzioni peso per diversi spessori ottici τ ∗ vengono mostrati in
fig. 10.3. Come si vede per gli spessori ottici piú grandi l’emissione deriva da strati
spessi al di sopra dell’altezza di tangenza e piú vicini al sensore, mentre il contributo
dagli strati vicini all’altezza di tangenza é trascurabile. Per τ ∗ = 0.1 il contributo
principale viene dallo strato immediatamente al di sopra l’altezza tangente. Si noti
infine che l’area sottesa dalle curve di fig. 10.3 questa volta é pari a 1+e−2τlimb −2·e−τlimb
che al solito tende ad essere unitaria quando τlimb , lo spessore ottico dell’atmosfera dal
satellite sino all’altezza di tangenza, é grande.
Di fatto quando si lavora in limb sounding si fa un vero e proprio sondaggio andando
a variare h su gran parte della stratosfera. Vi sono alcuni marcati vantaggi con il limb
sounding:
si ha una elevata risoluzione verticale e tipicamente gran parte della radiazione proviene
dallo strato atmosferico immediatamente al di sopra del punto di tangenza;
che esprime la radianza che emerge verso l’alto ad una altezza p̄ ad un angolo µ in
termini della radianza emessa alla superficie e dal solito integrale dalla pressione su-
perficiale alla pressione p̄ contenente la funzione peso. Nel caso particolare si abbia a
che fare con un satellite si prenderá al solito p̄ = 0 nella (10.15):
Z 0
Iν↑ (0, µ) = Bν (ps )Tν (ps , 0, µ) + W(p, 0, µ)Bν (p) dp
ps
Supponiamo adesso di considerare una nube posta all’altezza p̄ = pc con una emis-
sivitá ν e una trasmissivitá 1 − ν . In tal caso la radianza che arriva al satellite
sará:
Z pc
↑ 0 0 0
Icloudy (0, µ) = (1 − ν )Tν (pc , 0, µ) Bν (ps )Tν (ps , pc , µ) + W(p , pc , µ)Bν (p ) dp
ps
Z 0
+ W(p0 , 0, µ)Bν (p0 ) dp0 + ν Bν (pc )Tν (pc , 0, µ) (10.17)
p̄
Il membro di sinistra della (10.18) puó essere ricavato dalle radianze osservate (I cloudy )
e da quelle calcolate per cielo sereno (I clear ) da un dato profilo di T e p (assegnato alla
situazione sotto osservazione) o da un’analisi spaziale dei campi di radianza osservati.
272 CAPITOLO 10. APPLICAZIONI AL REMOTE SENSING
Notiamo semplicemente che se il pixel sotto osservazione fosse stato solo parzialmente
nuvoloso con una frazione η di nube a secondo membro nella (10.18) si sarebbe dovuto
aggiungere un fattore η.
A questo punto se si prendono due canali a frequenze ν1 e ν2 si puó calcolare il
rapporto:
R 0
∆Iν1 1 ppsc T1 (p0 , 0, µ) dBdp
1 (p )
0 dp0
G(pc ) ≡ = R pc 0 (10.19)
∆Iν2 2 ps T2 (p0 , 0, µ) dBdp 2 (p )
0 dp0
Questa espressione puó essere ulteriormente semplificata assumendo che B1∗ ' B2∗ e che
1 ' 2 ; tale condizione é verificata se le due frequenze sono vicine.
Inoltre si puó prendere p̃s ≈ 1. Integrando la (10.21) si perviene alla:
∗ 2 ∗
τ2∗ e−τ1 p̃c − e−τ1
G(pc ) = ∗ −τ ∗ p̃2 ∗ (10.22)
τ1 e 2 c − e−τ2
Si noti che si ha:
∗
τ2∗ 1 − e−τ1
lim G(p̃c ) = ∗ ∗ (10.23)
p̃c →0 τ1 1 − e−τ2
∗ ∗
lim G(p̃c ) = e−τ1 +τ2 . (10.24)
p̃c →1
In fig. 10.4 vengono mostrati diversi esempi della funzione (10.22) per valori diversi di
τ1∗ e τ2∗ . In una atmosfera otticamente sottile (curve puntinata e punto-tratteggiata)
la funzione G(pc ) dipende debolmente da pc : l’emissione da parte della nube infatti
influenza piú o meno allo stesso modo i due canali indipendentemente dalla quota della
nube.
In una atmosfera otticamente spessa invece (linea continua) la funzione G(pc ) varia
piú marcatamente passando da nubi vicine alla superficie (p̃c = 1) a nubi alte (p̃c = 0);
10.2. CO2 SLICING 273
0.9
0.7
0.6
0.5
0.4
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
G(pc)
questo consente una maggior sensibilitá nel processo di inversione della pressione (e
quindi dell’altezza) della nube a partire dalla funzione G(pc ) ottenuta misurando in
due canali la radianza con e senza nube. Questa tecnica viene utilizzata ad esempio
utilizzando i canali spettrali della CO2 . Il MODIS é il primo satellite che é in grado di
fare questo tipo di retrieval con una risoluzione spaziale molto alta di 1 km utilizzando
diverse coppie di canali: 14.2/13.9µm (banda 36/banda 35), 13.9/13.6 µm (banda
35/banda 34), 13.6/13.3 µm (banda 34/banda 33), 13.9/13.3 µm (banda 35/banda
33), e 13.3/11 µm (banda 33/banda 31).
Si tenga presente che l’intera tecnica si basa sull’assunzione che la nube abbia
spessore infinitesimo. L’errore che si compie con questa assunzione é di solito pari al
piú (il peggiore dei casi si verifica con nubi sottili di emissivitá inferiore a 0.6).
Iνcloudy − Iνclear
ην =
Bν [T (pc )] − Iνclear
Se la temperatura media atmosferica vale T̄atm (12.7 µm) = 257 K qual é l’IWV?
m
Lo spessore ottico del vapor acqua si ottiene come τwv (12.7 µm) = kW V (12.7 µm)IW V ;
la trasmissivitá dello strato di vapor d’acqua viene supposta piccola di modo che di-
viene: TW V (12.7 µm) = 1 − τwv (12.7 µm) ma allora andando a scrivere la radianza si
ha:
Iλ=12.7 µm = Bλ=12.7 µm (Ts ) [1 − τwv (12.7 µm)] + τwv (12.7 µm)Bλ=12.7 µm (T̄atm (12.7 µm)).
Tabella 10.1: Correzioni alla temperatura di brillanza dell’oceano in funzione del rap-
porto di mescolamento di vapor acqueo alla superficie. Si assume una umiditá relativa
pari al 70% alla superficie.
H2 O H2 O
Tsurf [k] wsurf [g/kg] τ22.235 TB [22.235 GHz] τ19 TB [19 GHz]
283 5.4 0.184 170.1 0.046 134.2
288 7.6 0.258 188.9 0.0645 142.1
293 10.2 0.347 208.6 0.0867 151.0
298 13.6 0.463 230.0 0.116 161.8
303 18.4 0.626 253.1 0.156 175.2
Nel caso si sia nel picco di una banda di assorbimento si tratta di eseguire l’inte-
grazione
S∗ S∗ wsurf p̃3
Z ∞ ∞ wρ Z Z 0
τνW0 V = kvm ρv
dz = dz = − dp =
0 παsurf 0 p̃ παsurf ps g p̃
" #
∗ Z 1 2 ∗
S wsurf p̃ S wsurf ps
τνW0 V = ps dp̃ = (10.25)
παsurf 0 g παsurf 3g
e quindi risulta direttamente proporzionale all’IW V . Ora il termine in [ ] ha un valore
pari a 10−2 m2 /kg di modo che dalla (10.25) si puó calcolare lo spessore ottico dovuto
al vapor d’acqua (vedi terza colonna di Tab. 10.1). Ora si ha che, comprimendo tutta
l’atmosfera ad uno strato omogeneo isotermo ed usando la (9.42):
h ih
TB = surf Tsurf e−τsl [tot] + Tatm 1 − e−τsl [tot] 1 + (1 − surf )e−τsl [tot] ] (10.26)
0.1
0.08
kabs [km−1]
0.06 τnadir(z)
τ*nadir−τnadir(z)
0.04
0.02
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
altezza (km)
Ora usando due misure indipendenti di ∆TB (ad esempio quelle a 19 e a 37 GHz) si
puó risalire infine al LW C e all’IW V che sono le incognite del problema. Invertendo
la (10.29) si ricava infatti:
1 ∆TB
τsl [LW C] + τsl [wv] = − log (10.30)
2 Tsurf Vsurf − H
surf e −2τsl [O2 ]
ora però gli spessori ottici sono proporzionali agli integrati di LW C e IW V con dei
coefficienti che dipendono dalla frequenza. Si arriva pertanto ad un sistema lineare di
10.3. RETRIEVAL DEL VAPOR D’ACQUA 277
con z altezza in km. Dopo aver determinato la colonna di vapor d’acqua, calcolare T DN
e TU P al nadir, ovvero i contributi di emissione della sola atmosfera con uno strato di
atmosfera di 10 km.
278 CAPITOLO 10. APPLICAZIONI AL REMOTE SENSING
35
30
IWV (kg/m )
2
25
20
15
10
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40
∆ T (K)=T (22 GHz)−T (19 GHz)
B B B
300
TH
280 B
V
T
B
approx TH
B
260
approx TV
B
240
220
200
180
160
140
120
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
θ
v
Figura 10.7: Temperatura di brillanza a 22.235 GHz per una scena di cielo sereno
sopra il mare con un contenuto di vapor di 15 kg/m2 a diversi angoli di vista.
Le TB in questo caso sono fortemente influenzate dal contributo superficiale essendo che
l’atmosfera é poco assorbente. Solo quando l’angolo di vista diventa sufficientemente
inclinato il contributo superficiale comincia a diventare prevalente, quando esso tende
a 90◦ le due TB tendono ambedue a 265 K. Come si vede le soluzioni approssimate
utilizzando la (10.27) sono molto buone eccetto che per angoli di osservazione quasi
orizzontali.
−4
x 10
3.8
36 GHz
3.6 0.83 µ m
3.4
m−1
3.2
2.8
2.6
0 5 10 15 20 25
e(mb)
Figura 10.8: Variazione dell’indice di rifrazione per aria a 20◦ C e 1013 mb con contenuto
variabile di WV.
300
no reflection
reflection
250
TB [K]
200
150
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
RR [mm/hr]
che al limite per RR → 0 dá TB (0) = s Ts , ovvero si vede solo la superficie fredda,
mentre per RR → ∞ dá TB (∞) = TF L cioé il radiometro vede solo il top della nube
che si comporta come un corpo nero perfetto. Se introduciamo anche il termine di
riflessione dalla superficie prima di tutto dobbiamo calcolare la TB che si registrerá alla
superficie guardando verso l’alto. Questa si determina integrando:
Z zF L 0
TBdown (RR) = 0.022 RR (Ts − ΓT z 0 )e−0.022 RR z dz 0
0
ΓT
TBdown (RR) = (Ts − ) 1 − e−0.022 RR zF L + ΓT zF L e−0.022 RR zF L
0.022 RR
e come si vede al limite per RR → 0 dá TBdown (0) = 0 mentre per RR → ∞ dá
TBdown (∞) = Ts .
Per tenere in considerazione anche il contributo di riflessione alla TB (RR) bisognerá
aggiungere il valore di questo contributo moltiplicato per (1 − s )e−0.022 RR zF L ; i due
282 CAPITOLO 10. APPLICAZIONI AL REMOTE SENSING
risultati sono plottati in fig. 10.9. Come si vede la TB ha il tipico andamento che
aumenta nelle regioni di basso e moderato RR, raggiunge un massimo intorno ai 278 K
attorno ai 50 mm/hr e poi va asintoticamente al valore di TF L . La massima sensibilitá
si ha dove la curva ha pendenza massima quindi per rainfall rate piccoli: é qui che un
retrieval di RR sará quindi piú accurato. Si noti infine che l’inclusione del termine di
riflessione porta ad un innalzamento della TB e ad uno spostamento del picco attorno
ai 22 mm/hr con un valore massimo di 282 K.
a s , Ts superficie
cloud top
+ Irif (τc , re , as , µv , µ , φ)Tatm (µ , T OA → Hctop )Tatm (µv , Hctop → T OA)
atm atm surf
+ Irif (µv , µ , φ) + Iem (µv ) + Iem (µv ). (10.34)
cloud top µ Fλ
Irif (τc , re , as , µv , µ , φ) = R∗c (↓ Ω̂ , ↑ Ω̂, as ) . (10.36)
π
atm
Gli ultimi 3 contributi invece rappresentano: Irif (µv , µ , φ) il contributo radiante
atm
dovuto alla riflessione dell’atmosfera sovrastante e sottostante la nube, Iem (µv ) la
surf
radianza emessa dall’atmosfera sovrastante e sottostante la nube, Iem (µv ) la radianza
emessa dalla superficie, che dovranno tenere conto dei diversi fattori di trasmissivitá e
dei diversi termini di interazione che si vengono a creare per la presenza della superficie
riflettente.
I contributi emissivi sono gli unici indispensabili nell’infrarosso termico (per esempio
per i canali a 11 e 12 µm), quelli di radianza riflessa gli unici indispensabili nel visibile
(il canale a 0.65 µm). Cosı́ ad esempio nel canale a 0.65 µm, trascurando gli effetti di
scattering Rayleigh da parte delle molecole di gas atmosferici (e di eventuali aerosol),
la riflettanza puó essere invertita immediatamente da una misura di radianza come:
I0.65µm π 1
R∗c [0.65µm](↓ Ω̂ , ↑ Ω̂, as ) = 1
+ µ1
(10.37)
µ F0.65µm T → Hctop )e µ
atm (nadir, T OA
v
e normalmente i valori di trasmittanza al di sopra della nube possono essere posti uguali
a 1.
Per il canale a 11 µm invece, trascurando i contributi di emissione e assorbimento dei
gas atmosferici, rimarranno solo dei contributi di emissione della nube e della superficie:
essendo Tc (µv ) la trasmittanza della nube all’angolo µv . Nel caso di nubi otticamente
spesse (τ > 10, quindi trasmittanza nulla) la (10.38) si riduce a:
I11µm = Bλ (Tc )Tatm (µv , Hctop → T OA) (10.39)
dove si é usato il fatto che a 11µm la riflettanza della nube é praticamente nulla (quindi
c ≈ 1). Ma allora é possibile invertire la (10.39) per ricavare la temperatura della nube
Tc : !
−1 I11µm
Tc = B11 (10.40)
Tatm [11µm](µv , Hctop → T OA)
ove la trasmissivitá dipende essenzialmente dal contenuto di vapor d’acqua al di sopra
della nube.
riflettanza puó essere valutata dalla (10.43) ove come temperatura della nube T c si puó
utilizzare il valore inferito dalla misura di radianza nel canale a 11 µm utilizzando2 la
(10.40).
Un’immagine di riflettanza a 3.75 µm ricostruita dai dati MODIS per un caso
relativo al Piemonte (piena dell’autunno 2000) é data nella fig. 4.4. A partire dalle
riflettanze Rc (↓ Ω̂ , ↑ Ω̂)[3.75µm] si sono poi ricavati i raggi efficaci utilizzando delle
look-up table. Due esempi di look-up table ricavati a diversi angoli di zenith del
sensore (θv = 64.41◦ nel pannello di sinistra e 44.20◦ in quello di destra) e del Sole
(θ = 35◦ nel pannello di sinistra e 45◦ in quello di destra), sono nella fig. 10.11.
La riflettanza a 3.75 µm diminuisce all’aumentare del re , che varia da 1 a 40 µm.
Ricordiamo infatti che il contributo emissivo a 3.75 µm é pressocché indipendente da
2
Si noti che le funzioni di trasmissione T3.75 (µ ), T3.75 (µv ), T11 (µv ) dello strato di atmosfera al
di sopra della nube, presenti nelle (10.43)-(10.40), dipendono dall’acqua precipitabile sopra la nube.
Studi climatologici rendono possibile una parametrizzazione in funzione di questa grandezza. Peró,
poiché le trasmissioni T3.75 (µv ), T11 (µv ) tendono a bilanciarsi tra loro nella (10.43) e nella (10.40),
si assume che T3.75 (µv )=T11 (µv )=1 e poiché il retrieval non é molto sensibile ai valori di T3.75 (µ ),
anche questo termine viene preso uguale a 1.
286 CAPITOLO 10. APPLICAZIONI AL REMOTE SENSING
0.4
1.4
0.3
1.2
0.2
0.1
1
0
0 2 4 6 8 10 12 14 0 2 4 6 8 10 12 14
lambda (µm) lambda (µm)
1 1
0.9 0.9
0.8 0.8
0.7 0.7
0.3 0.3
0.2 0.2
0.1 0.1
0 0 1 2
0 0 1 2
10 10 10 10 10 10
radius [µm] radius [µm]
Figura 10.13: Albedo di sfere e parametro di asimmetria di acqua e ghiaccio a 3.75 µm.
nube.
• il verde (basse tonalitá di rosso e blu) rappresenta nubi sottili, fredde, contenenti
particelle piccole (acqua sotto-raffreddata o cirri sottili con piccole particelle di
ghiaccio);
• il blu (basse tonalitá di rosso e verde) rappresenta zone calde poco riflettenti
(cielo sereno sopra mare o superfici di terra poco riflettenti);
5
Per equivalenti si intendono nubi con lo stesso contenuto di acqua, dello stesso spessore e alla
stessa quota.
10.8. TECNICA TRISPETTRALE NELLA FINESTRA INFRAROSSA 291
10.9 Esercizi
30
28
26
24
H=7 km
22
h [km]
20
18
16
14
12
10
0 0.5 1 1.5 2 *
2.5 3 3.5 4
τ /τ
limb
10.9.1 Sounding
• Per una atmosfera esponenziale p = ps e−z/H , H = 7 km stimare il rapporto tra
assorbimento verticale e con limb sounding per un gas uniformemente distribuito.
Sappiamo giá dalla (10.14) che per un gas ben mescolato con rapporto di mesco-
lamento w lo spessore ottico dal satellite all’altezza di tangenza vale:
s
R − 2h
τlimb ≡ τ1 (z = h) = τ ∗ π
e H (10.44)
H
mentre invece lo spessore ottico verticale fino ad una altezza h é dato dalla (10.8):
w SαLsurf
τverticale (h, ∞) = τ|ν−ν0 |>>αL (p(h), 0) = ps e−2h/H ≡ τ ∗ e−2h/H .
2g π (ν − ν0 )2
10.9. ESERCIZI 293
Figura 10.17: NOAA-14 HIRS funzioni di risposta spettrale sovrapposte a uno spettro
di TB ad alta risoluzione per condizioni di cielo libero.
Figura 10.18: Trasmittanza calcolata per alcuni canali del NOAA-14 HIRS.