Lez C3
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L. Frosini
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Sovraccarico
Il sovraccarico riguarda un circuito elettricamente sano, interessato da una corrente
non troppo superiore a quella nominale (generalmente al massimo 6-8 volte quella
nominale), che può essere sopportata per un determinato tempo e produce
essenzialmente sollecitazioni termiche.
Un esempio tipico di funzionamento in sovraccarico è l’avviamento di un motore
asincrono trifase (sovracorrente di spunto).
Il regime di sovraccarico non può essere tollerato indefinitamente, in quanto sottopone
i vari componenti interessati a una sollecitazione termica maggiore di quella nominale:
gli isolanti possono superare il limite di temperatura ammissibile, le loro prestazioni si
riducono e il loro invecchiamento accelera, con conseguente pericolo di scariche.
Un sovraccarico può degenerare in un corto circuito se permane per un tempo
sufficientemente prolungato: per questo occorre adottare un’idonea protezione, che
dovrà essere tanto più rapida quanto maggiore è l’entità del sovraccarico.
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Corto circuito
Nel caso di corto circuito, la sovracorrente è dovuta a un contatto di impedenza
trascurabile tra due punti a diversa tensione, che esclude la parte di impianto a valle
del punto di guasto. La corrente, limitata da un’impedenza molto minore di quella
nominale, diventa molto intensa in brevissimo tempo.
Il corto circuito si ha generalmente a causa di guasti (cedimento dell’isolamento,
riduzione della distanza tra parti a diversa tensione, ecc.) e comporta:
sollecitazioni termiche di caratteristiche diverse da quelle di sovraccarico;
sollecitazioni meccaniche per sforzi elettrodinamici.
Inoltre, il corto circuito può provocare archi elettrici che possono innescare incendi e
esplosioni.
Dato che il funzionamento in corto circuito produce danni in brevissimo tempo, i
relativi dispositivi di protezione devono intervenire in modo istantaneo.
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Apparecchi di manovra
La norma CEI 17-44 (2008) definisce come apparecchio di manovra un apparecchio
destinato a chiudere o interrompere la corrente in uno o più circuiti elettrici.
Sono quindi apparecchi di manovra i componenti dell’impianto capaci di effettuare
almeno una delle seguenti operazioni:
interrompere la corrente in un circuito elettrico: manovra di apertura;
stabilire la corrente in un circuito elettrico: manovra di chiusura.
Le manovre di apertura e chiusura di un circuito elettrico si possono effettuare:
in condizioni di circuito elettrico “sano”, ossia quando in esso circola la corrente di
funzionamento normale o una corrente di sovraccarico;
in condizioni di circuito elettrico “guasto”, ossia quando in esso circola la corrente
di corto circuito.
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Apparecchi di manovra
Gli apparecchi di manovra possono essere fondamentalmente divisi in:
interruttori, quando sono costruiti per aprire o chiudere un circuito percorso da
correnti di intensità non trascurabile, anche quella di corto circuito;
sezionatori, quando sono costruiti per aprire o chiudere, in modo visibile o
mediante un dispositivo indicatore affidabile, un circuito percorso da correnti di
intensità trascurabile.
Oltre a queste due principali categorie di apparecchi di manovra, ci sono anche:
interruttori di manovra, costruiti per aprire un circuito sano o per chiudere un
circuito sano o guasto (NON per aprire un circuito guasto);
interruttori di manovra-sezionatori, che sono interruttori di manovra per i quali
deve essere possibile verificare la posizione di aperto in modo visibile o mediante un
dispositivo indicatore affidabile;
contattori, che sono costruiti per aprire o chiudere un circuito sano.
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Interruttori
La CEI 17-5 (2007) definisce come interruttore un apparecchio meccanico di
manovra capace di stabilire, portare e interrompere correnti in condizioni normali del
circuito e anche di stabilire, portare per una durata specificata e interrompere correnti
specificate in condizioni anormali del circuito, come quelle di cortocircuito.
Quindi, l’interruttore è in grado di:
condurre ininterrottamente la corrente fino a un determinato valore, in condizioni di
funzionamento normale;
aprire e chiudere il circuito sia in condizioni normali che di guasto, in quest’ultimo
caso fino a determinati valori della corrente di guasto.
La conduzione, in condizioni anormali, è limitata al tempo di interruzione, dell’ordine
dei millisecondi (superiore se l’intervento è ritardato).
L’interruttore possiede quindi due posizioni stabili di funzionamento: aperto e chiuso,
nelle quali può permanere in assenza di azione esterna.
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Interruttori
L’interruzione del circuito avviene all’interno dell’apparecchio, non è normalmente
visibile e può essere solo dedotta da indicazioni esterne. I contatti sono separati dal
mezzo isolante proprio dell’interruttore.
L’interruttore di manovra è un apparecchio con caratteristiche analoghe
all’interruttore, ad esclusione del fatto che non è in grado di interrompere correnti di
cortocircuito.
L’interruttore di manovra , il sezionatore e l’interruttore di manovra-sezionatore
sono tutti bistabili, ossia hanno due condizioni stabili di funzionamento (aperto e
chiuso).
Invece, il contattore (o teleruttore) ha un’unica posizione stabile (aperto) ed è
caratterizzato da un’elevata frequenza di manovra. Nella posizione di chiuso può
rimanere solo in presenza di un’azione di comando.
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Fusibili
I circuiti elettrici a media e bassa tensione possono essere aperti anche per mezzo di
fusibili, componenti che intervengono automaticamente quando la corrente supera un
determinato valore per un tempo prefissato.
I fusibili, pur non essendo in senso stretto apparecchi di manovra, sono considerati tra
questi, in quanto svolgono alcune delle funzioni proprie degli interruttori cioè
interrompono correnti di sovraccarico e di cortocircuito.
Il fusibile apre il circuito nel quale è inserito, interrompendo la corrente, mediante la
fusione di uno o più dei suoi componenti.
Associando al fusibile un interruttore di manovra, è possibile svolgere nel circuito le
stesse funzioni di un interruttore: questo apparecchio viene denominato interruttore di
manovra con fusibile.
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Relè
Un apparecchio di manovra non ha in sé la capacità di percepire la presenza della
condizione anormale di funzionamento: infatti, pur essendo capace di effettuare la
manovra di interruzione della corrente, non ha in sé alcun elemento che lo comandi ad
effettuare tale manovra.
In pratica, gli apparecchi di manovra non sono in grado, da soli, di svolgere la
funzione completa di protezione, se ad essi non si associa un altro componente capace
di percepire la presenza di una condizione di funzionamento anormale e di comandare,
di conseguenza, l’apparecchio di manovra stesso all’intervento.
Il relè svolge tale funzione: esso costituisce l’elemento sensibile del sistema di
protezione. Il suo compito è di tenere sotto controllo una grandezza indicativa delle
condizioni di funzionamento del sistema (tensione, corrente, temperatura, ecc.) e di
comandare all’intervento un opportuno apparecchio di manovra quando tale grandezza
assume valori al di fuori dei valori ammissibili.
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Relè
I relè vengono classificati in base a vari criteri.
Un criterio prende come riferimento la grandezza agente, ossia la grandezza fisica
(elettrica o meno), alla quale il dispositivo è sensibile.
Un’altra classificazione è in base al principio di funzionamento:
elettromagnetico: sfrutta le azioni meccaniche tra nuclei magnetizzati e conduttori
percorsi da corrente;
elettrodinamico: il funzionamento è determinato dalle forze elettrodinamiche tra
due bobine, una fissa e una mobile;
a induzione: il funzionamento si basa sulla creazione di f.e.m. e correnti indotte in
un conduttore in movimento in un campo magnetico;
statici: realizzati con dispositivi elettronici;
termici: il funzionamento sfrutta fenomeni legati al riscaldamento, come la
dilatazione di materiali solidi. 11
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Relè
In base al valore della grandezza agente, il relè può essere:
di massima: interviene quando la grandezza supera un valore di soglia;
di minima: interviene quando la grandezza diventa minore di un valore di soglia;
differenziale: agisce in base del valore assunto dalla differenza tra due grandezze
(generalmente è “di massima”, ossia interviene se tale differenza supera una soglia).
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Relè
Si distinguono relè:
a tempo indipendente: il tempo non dipende dal valore assunto dalla grandezza;
a tempo dipendente: il tempo di intervento varia in funzione del valore assunto dalla
grandezza (generalmente con proporzionalità inversa);
a scatto istantaneo: quando il tempo di intervento è determinato solo dall’inerzia
delle parti che compongono il relè (i dispositivi statici sono i più veloci);
a scatto ritardato: quando il tempo di intervento può essere variato mediante un
dispositivo ritardatore.
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I nt 1,13 I n I nt 1,05 I n
I t 1, 45 I n I t 1,3 I n
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Relè elettromagnetico a scatto istantaneo (ti = 20 ms),
regolato per intervenire a 10 volte In
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Caratteristica di intervento
con regolazione in corrente
da 5 a 10 volte In,
regolazione in tempo da 50 a
200 ms, scatto istantaneo
dopo 30 volte In
Caratteristica di intervento a scatto istantaneo,
con regolazione in corrente da 5 a 10 volte In 20
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a) Sganciatore termico a freddo
b) Sganciatore termico a caldo
c) Sganciatore magnetico fisso
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a) Sganciatore termico a freddo
b) Sganciatore termico a caldo
c) Sganciatore magnetico regolabile
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Relè elettronici
In alternativa ai relè precedenti, gli interruttori di massima corrente possono essere
equipaggiati con relè elettronici a microprocessore, che prevedono funzioni di
protezione:
contro il sovraccarico, con intervento ritardato a tempo dipendente, secondo una
curva a tempo lungo inverso (I2t = costante);
contro il cortocircuito, con intervento istantaneo o ritardato; il ritardo può essere a
tempo indipendente o dipendente a tempo breve inverso (I2t = costante).
In generale, i relè elettronici garantiscono una maggiore precisione di intervento e
offrono il vantaggio di una grande stabilità di funzionamento in caso di variazioni di
temperatura.
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Relè elettronici
Esempi di funzioni di protezione di cui Esempio di relè con funzioni di protezioni:
possono essere dotati i relè elettronici: • contro il sovraccarico (L)
• contro il cortocircuito ritardato a tempo indipendente (S)
• contro il cortocircuito istantaneo (I)
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Fusibili
I fusibili sono dispositivi per la protezione dalle sovracorrenti, adatti sia per il
sovraccarico che per il cortocircuito.
Per quanto riguarda la caratteristica di intervento (curva tempo-corrente) i fusibili sono
dispositivi a tempo inverso: per intervenire devono immagazzinare una certa quantità
di energia termica, necessaria per il riscaldamento dell’elemento conduttore e per la
sua successiva fusione ed evaporazione.
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Fusibili
All’aumentare della temperatura ambiente, diminuisce l’energia termica occorrente
all’intervento del fusibile, perciò, a parità di corrente, esso interverrà in un tempo
minore.
I fusibili sono classificati in base al campo di interruzione e alla categoria d’uso:
La prima lettera g indica il potere di interruzione a
pieno campo;
La prima lettera a indica il potere di interruzione a
campo ridotto;
La seconda lettera G indica la protezione per uso
generale;
La seconda lettera M indica la protezione di circuiti
che alimentano motori.
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Si osserva che questo tipo di protezione non assicura una protezione completa nei casi
in cui si verifichino sovracorrenti prolungate maggiori della portata della conduttura Iz,
ma inferiori alla corrente convenzionale di funzionamento del dispositivo di
protezione If.
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i dt
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0
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che può essere semplicemente indicata con I t dove I è il valore efficace della
corrente di cortocircuito e t la durata del corto circuito.
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dove il valore di I²t è fornito dai costruttori dei dispositivi di protezione mediante
grafici, che indicano il valore dell’energia specifica in funzione del valore della
corrente di corto circuito, mentre il valore di K²S² può essere calcolato a partire dalla
sezione del cavo e dal tipo di isolante.
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Zona a: condizione non verificata Zona b: condizione verificata
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Per un interruttore, la condizione richiesta è verificata solo nella zona b, per valori
della corrente di cortocircuito presunta compresi tra Ia e Ib.
Ia rappresenta il limite inferiore della corrente minima di
cortocircuito (a fine linea) e Ib il limite superiore della
corrente massima di cortocircuito (a inizio linea).
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