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J. Ratzinger Liturgia

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JOSEPH RATZINGER, Teologia della liturgia, Opera Omnia, II

Lev, Città del Vaticano 2010, pp. 432-440

FORMA E CONTENUTO DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Appendice 2

- Sebbene la morte di Gesù sia già interpretata dai racconti della Passione come sacrificio pasquale,
tuttavia l’Ultima Cena non è considerata la Pasqua. Dalla Pasqua, sebbene abbia acquistato
un’importanza fondamentale per l’interpretazione della Passione di Cristo e per la teologia
dell’Eucaristia, non sembra possibile derivare l’Eucaristia.
- La cena pasquale è una forma specifica del pasto sacro giudaico. Esso risale alla forma basilare di
sacrificio, lo zebah, il “sacrificio di comunione”, di cui il pane e il vino erano parte costitutiva.
Duplice carattere sacrificale di tale pasto:
- comunione con Dio al cui sacrificio di prende parte;
- comunione reciproca dei partecipanti, tra i quali regna lo shalom.
L’antico convito di benedizione, che inizia sempre con la berakah (benedizione sugli alimenti),
inaugura essere-shalom.
- Secondo Hartmut Gese una forma di banchetto, profondamente radicata nell’AT e presente anche
ai tempi di Gesù è la todah, il sacrificio di ringraziamento. Tale sacrificio appartiene allo zebah, il
sacrificio conviviale in senso ampio, ma si distingue da esso per il rito e il significato teologico. Vi
è in esso il riferimento con l’evento di morte e di salvezza dell’offerente.
- La todah ha costituito la base cultuale della parte principale del Salterio. Gli stessi Salmi
cristologici del NT sono salmi-todah. Da questa analisi risulterebbe come non vi sia stata una
rielaborazione del fatto (Passione e Risurrezione) a partire dalle espressioni dell’AT ma come il
fatto sia stato todah, compimento reale della parola di tali Salmi.
- La todah è il sacrificio di ringraziamento rivolto a Dio Salvatore che presuppone una determinata
situazione di pericolo dalla quale la persona è stata salvata. Essa è, quindi, un banchetto sacrificale
di attestazione e di ringraziamento, è onoranza tributata al Salvatore e dono di Dio.
Riguardo agli elementi formali di tale sacrificio:
1) È presente l’attestazione in atteggiamento di gratitudine. Il riconoscimento dell’opera divina
di salvezza è parte del sacrificio, è riscontro del sacrificio stesso;
2) A differenza del sacrificio conviviale, la todah non comprende solo una sacrificio cruento di
carne ma anche uno incruento di pane lievitato e vino. Pane e vino nella todah assumo il
significato di essere parte del sacrificio stesso (pane) e di ricevere un significato costitutivo
nell’evento dell’annuncio (vino).
- Il sacrificio esteriore della todah comprende, guardando i Salmi, anche una sacrificio interiore,
ovvero una sofferenza sacrificale della propria vita, il pieno coinvolgimento dell’uomo nella natura
del sacrificio e la sua salvezza.
- Tale esperienza di morte e risurrezione viene sviluppato in una dimensione universale
dall’apocalittica.
- Nella pietà dell’AT presente nella todah si ha un’anticipazione strutturale dell’intera cristologia
(eucaristica): la Cena del Signore è la todah del Risorto il quale ha offerto se stesso. Il pane del
sacrificio è il suo Corpo.
Si evidenzierebbe così la stretta connessione tra il sacrificio della todah e il contenuto
dell’Eucaristia.
Il sacrificio-todah è il ringraziamento di chi si è salvato. Può quindi aver luogo soltanto dopo la
Risurrezione. L’Eucaristia è soltanto un’anticipazione e, per questo, non può essere sviluppata
unicamente dall’Ultima Cena poiché essa è riferita all’adempimento avvenuto sulla croce e nella
Risurrezione. Senza di esse l’Ultima Cena sarebbe incompiuta.
L’idea della todah rende l’Ultima Cena una forma aperta poiché la todah diventa realtà soltanto
nell’aggiungersi della croce e della Risurrezione.

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