Sintesi Di Metafisica - by Don Rosario
Sintesi Di Metafisica - by Don Rosario
Sintesi Di Metafisica - by Don Rosario
pensiero; il movimento.
Tra queste lo studio della causa prima dell'universo portò alla scienza della
metafisica
1) Nozione di metafisica
Definizione: Studio della causa ultima e dei principi primi e più universali della
realtà
Causa:
particolari)
ordine (metafisica)
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in cosa consista l'essere o il causare (metafisica)
Si distingue:
l'oggetto formale: aspetto che ogni scienza prende circa il suo oggetto (in
Ciò che nel linguaggio ordinario chiamiamo cosa, realtà o essere, in metafisica
Ente deriva dal verbo essere: in latino ens (genitivo entis) è il participio del verbo
esse (essere)
ente
Andronico da Rodi per denominare gli scritti aristotelici sulla filosofia prima come
continuazione dei libri di Fisica li chiamò metafisica. Dal secolo XVII la metafisica
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Capitolo secondo
1) Nozione di ente
L'ente:
nell'intelligenza umana.
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Le cose hanno l'essere come proprietà comune e si diversificano secondo una
varietà di essenze.
l'essere.
1) l'essere è un atto, una perfezione delle cose (in metafisica atto significa
potenza: la rosa bianca: fiore che la bianchezza, ossia atto che le conferisce
3) l'essere è un atto totale: comprende tutto ciò che le cose sono: le altre
4) l'essere è un atto costitutivo e più radicale: quello per le quale le cose sono.
L'essenza fa che le cose siano in un modo, mentre l'essere fa che le cose siano
e soggetto; non è un atto derivato da ciò che le cose sono, ma ciò che le fa
essere;
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5) Significato del verbo essere come copula nel giudizio
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Ogni realtà = o sostanza
o accidenti (legati per forza sempre a una sostanza)
l’atto d’essere è nella sostanza, non negli accidenti → gli accidenti non possiedono atto d’essere,
ma dipendono dalla sostanza
la suddivisione tra sostanza e accidenti non cambia l’idea di unità tra i due aspetti del soggetto; è
prevista la complementarietà tra sostanza e accidenti, in quanto la seconda completa la prima; non
distrugge l’unità dell’essere.
Nella nostra epoca, le dottrine empiristiche hanno svalutato questa unità, non riconoscendo l’uomo
quale creatura vivente prima del concepimento (aborto, aborto post-partum) e inutile e quindi non
più necessaria di vita quando malata ad esempio in coma (eutanasia).
In Dio non abbiamo accidenti (quindi non perfezionabile, in quanto è l’essere perfettissimo, con
ogni cosa all’ennesima potenza), ma è pura sostanza!
Sostanza = sostrato (supporto) degli accidenti, gli dà l’essere; causa degli accidenti che derivano da
essa; ha la capacità di recepire le perfezioni degli accidenti.
Come conosciamo sostanza e accidenti? Con l’intelligenza, attraverso l’uso dei sensi (atto
intellettivo).
L’intelletto distingue sostanza e accidenti; così dagli accidenti si risale alla sostanza (operazione
intellettiva).
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oppure distruggere.
- La Parola pronunciata da Dio è: A) Archè (principio primo)
B) Logos (principio della conoscenza e della comunicazione,
ossia fondamento della filosofia)
La libertà del principio umano permette di vedere la molteplicità degli enti finiti, e di vedere oltre;
in questo consiste la tensione al vedere tutto e la nostalgia del Principio, di Dio.
La relatività del principio permette all’uomo di fare (operare) mantenendo la consapevolezza del
limite del nostro fare.
L’uomo è capace di operare con la natura, cosmo e creato, in quanto è in relazione con il creatore
che ci chiama a “coo-creare” con lui, riconoscendo, rispettando e amando l’essere nella sua
concretezza.
Il principio di coo-creazione, che deve essere libero, è dato all’intelligenza dell’uomo che legge
dentro di sé l’essere come principio conoscitivo intuendolo, e in base ad esso svela, manifesta il
significato degli enti.
1) la capacità di comprensione finita propria dell’uomo non misura il Logos (essere come
principio conoscitivo) e quindi non può negarlo perché non ne è il principio, ne è misurata.
“La ragione non misura la Verità, ma ne è misurata”.
2) il potere entificante della mente finita riconosce ciò che è, dichiara esistente ciò che è, pone in
relazione a sé ciò che è; questo potere della mente è un sano idealismo oggettivo per il quale la
realtà finita esiste per un soggetto non perché il soggetto la crei, ma perché il soggetto è in
grado di riconoscerne l’essere facendola oggetto di discorso o di azione.
Fare oggetto di discorso la realtà circostante comporta chiedersi da parte dell’uomo il perché di
essi → conduce al rapporto Uno/molti.
Nel corso dei secoli la domanda si è deformata, prima Leibmitz (1646-1716) e Heidegher
(1889-1976) l’hanno formulata così:
“Perché qualche cosa, piuttosto che il niente?” (domanda equivoca!)
La molteplicità degli enti fa’ problema perché esiste/per l’ente intelligente finito.
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Se non ci fosse l’uomo nella natura, l’universo sarebbe muto e incapace di comunicazione
verbale, di porsi domande, avere sentimenti (diverso da sensazioni).
Il nichilista toglie di mezzo l’essere e si sbarazza di tutti i problemi connessi alla domanda sul
perché degli enti che non sono:
A) non c’è l’essere: se all’origine ci fosse il “niente di essere”, mancherebbe il principio
capace di spigare ciò che è, e ciò che è cadrebbe nel nulla.
B) non al rapporto con l’essere: se all’origine ci fosse il “niente di essere”, niente nascerebbe
“poi” e “nel niente” (tempo e spazio), quindi ci troveremmo inesistenti a non dire nulla su
nessuna cosa, e quindi a porci domande.
Come va’ posta allora la domanda?: “Quale la ragione dell’essere degli enti?”
Questa domanda riguarda il cominciamento del finito, della molteplicità, del tempo e della
storia che misurano l’opera di coo-creazione affidata all’uomo.
Questa questione si pone sul duplice problema logico e ontologico/metafisico, la posizione
della metafisica classica comportava la lista di tutti i possibili significati dell’essere: prima
l’essere, poi a seguire le possibili negazioni dell’essere.
La metafisica contemporanea teorizza che le negazioni dell’essere possano fare a meno
dell’essere.
Un’espressione di Heideger diceva che è “necessario opporsi al nulla”; ma questa espressione è
priva di significato perché o vuol dire:
- non opporsi affatto → senza senso;
- opporsi a qualcosa → il nulla è reso positivo e considerato come essenziale all’essere.