1 9 PB
1 9 PB
1 9 PB
Psicoterapia
e Benessere
Gestalt Analisi Transazionale Analisi Esistenziale
Condirezione:
Susanna Bianchini, Carla de Nitto, Raffaele Mastromarino
Codice etico
La rivista aderisce a COPE’s Best Practice Guidelines for Journal Editors
http://publicationethics.org/resources/guidelines.
Editoriale
Susanna Bianchini e Carla de Nitto 5
Introduzione
Maria Luisa De Luca 9
Editoriale Polarità
Editoriale di Pio Scilligo
Pio Scilligo 13
Psicoterapie per un nuovo umanesimo: un’intervista al Prof.
Bruce Ecker sulla condizione esistenziale dell’uomo, la
Coherence Therapy e il riconsolidamento della memoria
Bruce Ecker e Laura Bastianelli 17
Psychotherapies for a new humanism: an interview to Prof.
Bruce Ecker about existential condition of human being,
Coherence Therapy and memory reconsolidation.
Bruce Ecker e Laura Bastianelli 35
Studi e Ricerche
Il dialogo morale in psicoterapia
Maria Teresa Tosi 49
Le origini Traumatiche della bulimia nervosa: analisi del
fenomeno
Riccioni Olimpia e Massimo Vasale 69
Il trauma relazionale complesso alla luce della teoria
polivagale: il potere trasformativo del sentirsi al sicuro
Laura Andrea Schio 107
Esperienze, Documentazione, Riflessioni
L’Etica in azione: la cura responsabile in psicoterapia per
promuovere
Silvana Bove, Maria Rizzi e Domitilla Spallazzi 141
_______________________________________________________
Psicologia Psicoterapia e Benessere, 2022, Vol. 1, No. 1, 5-8
Editoriale
Susanna Bianchini 1, Carla de Nitto 2
1
Presidente Associazione “IRPIR”
2
Presidente Associazione “ IFREP-93 fondata da Pio Scilligo”
6 Bianchini – de Nitto
1992; Franta, Scilligo, Arto, Fizzotti, 1991). Esse, pur facendo rife-
rimento ad enti gestori diversi, hanno mantenuto lo scambio ed il
confronto rispetto alla ricerca teorico-applicativa all’interno del La-
boratorio di Ricerca sul Sé e sull’Identità (La.R.S.I.), laboratorio nato
nel 2006 in seno all’IRPIR. Gli esiti delle ricerche finalizzate a so-
stenere lo sviluppo dell’ATSC venivano pubblicati nella rivista Psi-
cologia Psicoterapia e Salute che, formalmente, continuava ad essere
l’organo ufficiale di informazione dell’IFREP- IRPIR.
Così nel tempo l’IRPIR è diventata associazione di riferi-
mento non solo della SSPC-IFREP ma anche della SSPT-SAPA e
della SSPIG-ARPI (per una evoluzione dettagliata di quest’ultima
associazione vedi il Foglio Informazioni dell’IRPIR del 2022) e an-
che della SSSPC-UPS, pur essendo la Scuola espressione diretta
dell’Università Pontificia Salesiana.
Agganciare la rivista all’IRPIR ci è sembrato, quindi, rispec-
chiare il dinamismo che negli anni si è verificato e che sia espressio-
ne, anche da un punto di vista formale, della sinergia che ha caratte-
rizzato nel tempo il lavoro delle quattro scuole; è così diventata la
soluzione che ha permesso di codificare l’esito del processo di diffe-
renziazione fin qui tratteggiato: da un tronco iniziale, l’IRPIR, ad una
varietà di rami rappresentata dalle scuole precedentemente citate.
Questo passaggio ci ha così portato al nuovo nome della rivi-
sta: Psicologia, Psicoterapia e Benessere, che tuttavia si colloca in
soluzione di continuità con il precedente, e ad una rinnovata linea
editoriale; questa sarà di seguito presentata da Marialuisa De Luca,
Direttore Responsabile, la cui responsabilità è condivisa con gli at-
tuali direttori delle Scuole: Carla de Nitto, della SSPC-IFREP, Raf-
faele Mastromarino, della SSSPC-UPS e Susanna Bianchini, della
SSPT-SAPA e Presidente dell’IRPIR.
8 Bianchini – de Nitto
Bibliografia
Franta H., Scilligo P., Arto A., Fizzotti, E. (1991). Una proposta di
formazione per psicoterapeuti. Polarità. Vol. 5, No. 3, 399 – 417.
Scilligo, P. ( 1992). Lo psicologo clinico e la sua formazione nelle
scuole di psicologia clinica. Polarità, Vol. 6, No. 2, 235 – 241.
Psicologia Psicoterapia e Benessere, 2022, Vol. 1, No. 1, 9-12
1
Direttore Responsabile
De Luca 10
Bibliografia
Abstract
L’articolo presenta il testo originale e integrale dell’intervista condotta
dalla Prof.ssa Laura Bastianelli al Prof. Bruce Ecker durante il Convegno
di Roma 2019, “Psicoterapie per un nuovo umanesimo”. Il Prof. Ecker ha
risposto a tre domande stimolo illustrando il modo in cui il tipo di
neuroplasticità conosciuta come riconsolidamento della memoria possa
illuminare il panorama della psicoterapia e dare risposta ad alcuni dilemmi
esistenziali dei nostri clienti.
1
PhD, MA, LMFT, Co-creatore della Coherence Therapy e co-direttore del
Coherence Psychology Institute (NYC).
e-mail: bruce.ecker@coherenceinstitute.org
2
Docente nelle Scuole di specializzazione SSPC-IFREP e SSSPC-UPS.
Associato alla Ricerca presso il Coherence Psychology Institute (NYC).
Membro del Laboratorio di Ricerca sul Sé e l’Identità dell’IRPIR. Roma
(Italia).
e-mail: l.bastianelli@tiscali.it
18 Psicoterapie per un nuovo umanesimo
The article presents the original and integral text of the interview conducted
by Prof. Laura Bastianelli with Prof. Bruce Ecker during the 2019 Rome
Conference, “Psychotherapies for a New Humanism.” Prof. Ecker
answered three stimulus questions by illustrating how the kind of
neuroplasticity known as memory reconsolidation can illuminate the
landscape of psychotherapy and provide answers to some of our clients’
existential dilemmas.
Keywords
Riconsolidamento della memoria; Coherence Therapy; Costruttivismo;
Approccio umanistico-esistenziale; Cambiamento trasformativo.
Questi sono solo alcuni esempi comuni di ciò che intendo per
apprendimenti emotivi. Nessuno sfugge alla presa degli
apprendimenti emotivi acquisiti. Questo significa che siamo nella
presa dei comportamenti e degli stati mentali che sono forzati dagli
20 Psicoterapie per un nuovo umanesimo
Come ho detto, quella prigione può rimanere chiusa per tutta la vita
- ma, il cervello ha anche la chiave che può sbloccare ogni cella
della prigione costituita dalla memoria emotiva.
Primo, la produzione dei sintomi è intesa nei termini del concetto che
ho menzionato in precedenza, il concetto di apprendimento emotivo
acquisito.
24 Psicoterapie per un nuovo umanesimo
Quindi ecco un breve esempio: una delle mie clienti era una donna
che aveva un attacco di panico completo, con tutte le componenti
fisiologiche, quasi ogni giorno mentre era al suo nuovo lavoro come
manager.
Nel suo nuovo lavoro come manager, per la prima volta nella sua
vita le era richiesto di prendere decisioni che riguardavano
direttamente altre persone. Quindi, nell’ambito lavorativo era in
preda al panico perché la sua “letalità” non era contenuta in modo
sicuro e stava venendo fuori “riversandosi” sugli altri.
“sei letale”. Il suo essere letale era il modo in cui da bambina aveva
interpretato il significato dei messaggi.
Tra i terapeuti e i ricercatori c’è una credenza diffusa nella teoria dei
fattori comuni non specifici, secondo la quale quasi tutta l’efficacia
terapeutica è dovuta ai fattori comuni non specifici, e un processo
terapeutico specifico non può essere una delle cause principali di una
forte efficacia terapeutica.
Letture consigliate
Abstract
The article presents the original and integral text of the interview conducted
by Prof. Laura Bastianelli with Prof. Bruce Ecker during the 2019 Rome
Conference, “Psychotherapies for a New Humanism.” Prof. Ecker
answered three stimulus questions by illustrating how the kind of
neuroplasticity known as memory reconsolidation can illuminate the
landscape of psychotherapy and provide answers to some of our clients’
existential dilemmas.
1
Bruce Ecker: MA, LMFT, Co-originator of Coherence Therapy and co-
director of Coherence Psychology Institute (NYC).
email bruce.ecker@coherenceinstitute.org
2
Trainer at SSPC-IFREP and SSSPC-UPS. Research Associate at Coher-
ence Psychology Institute (NYC). Member of IRPIR’s Research Lab on the
Self and Identity (LaRSI). Rome (Italy). email l.bastianelli@tiscali.it
36 Psychotherapies for a new humanism
Keywords
Memory Reconsolidation; Coherence Therapy; Constructivism; Human-
istic-existential approach; Transformational change.
Emotional learnings are not supposed to fade out over time. And
clearly, they are fully adaptive in their original formation. So, to call
them pathogenic is to call natural selection itself pathogenic.
38 Psychotherapies for a new humanism
But emotional learnings are not obvious and well known to everyone
because they form outside of awareness and they shape our percep-
tion and our experience from outside of awareness. So most people
are not conscious of being under the spell of specific emotional
learnings, and yet, their emotional learnings: strongly shape how
they perceive reality and compel certain behaviors and generate cer-
tain feelings or thoughts. So, being ruled by emotional learnings is an
existential condition that is not apparent to most people. And there is
another aspect of emotional learnings that is even more strange.
The other, familiar existential conditions are very real. For example,
each life really does end in death. Each emotional learning appears
to be similarly very real. It appears to be the solid truth of the world
itself, but actually each emotional learning is an illusion. It is a very
realistic mirage created by one’s one mind.
For example, consider the emotional learning that making any mis-
take is shameful and makes me unlovable. This emotional learning
generates the continual expectation that others will form extreme
negative judgments if I say or do anything wrong. And it doesn’t
matter how many things I have previously done correctly or done
well. One mistake erases all of that. That view of how others will re-
spond feels like a solid reality of the world, so the person feels in-
tense social anxiety and he or she is perfectionistically careful in eve-
ry way.
Ecker – Bastianelli 39
But that view of how people will respond is a mirage created and
maintained by the emotional learning and memory system, which is
mainly in the subcortical brain. The felt realness of that view of peo-
ple can easily persist for a whole lifetime. Emotional learning locks
the person into the prison of an imaginary tableau that appears to be
reality. As I said, that prison can remain locked for a lifetime – but
the brain also has the key that can unlock each prison cell of emo-
tional memory. The key is a well-defined process that the brain uses
for deeply unlearning and nullifying a specific emotional learning,
and then its realness disappears immediately. What seemed horribly
real and true for decades suddenly is clearly not real or true at all. Its
subjective power is gone. That is a transformational change, not an
incremental improvement.
Here in our present context, the point is that the prison of emotional
memory is an existential condition that we can free ourselves from,
unlike the other existential conditions that are inescapable. Brain sci-
ence has supplied us with empirical knowledge of how that unlearn-
ing and dissolving process works, and perhaps for the first time in
40 Psychotherapies for a new humanism
Next I’ll describe concepts defining the two main activities carried
out in Coherence Therapy: The first phase of activity is defined by
the concept of direct, experiential accessing of the symptom’s under-
lying emotional learnings. The specific emotional learnings are
brought into direct, lucid, subjective experience. The client is guided
to feel the underlying learning affectively and somatically, and to ex-
press in words this felt experience of what has been learned. That is
the retrieval of the underlying emotional learning from implicit
knowledge into explicit knowledge through direct, experiential ac-
cessing. Then comes the second phase of activity in Coherence Ther-
apy . It is defined by the concept of profound unlearning of those
particular emotional learnings.
42 Psychotherapies for a new humanism
I’ll describe briefly the unlearning process for the woman who had
learned she was lethal. After she became aware of believing and feel-
ing that she is lethal, the unlearning process involved closely re-
examining her parents’ messages that she could kill her mother, and
also re-examining her own actual behavior all along. Her parents had
often communicated, “you could kill your mother,” and they said it
in various ways, but they never actually said “you are lethal.” Her
lethality was how she had construed the meaning of her parents’
messages, as a child. Very often, the underlying emotional learning
consists of the client’s own attributed meanings. Not always, but
quite often. Her attributed meaning that she is lethal had formed in a
child ego state. I was now guiding her to view from an adult ego
state in re-examining that meaning of her parents’ messages. But this
was not a merely intellectual re-examining.
It was a deep revisiting of the original experience, with her adult ego
state attending to this material for the first time in her life. Very soon
she was struck by her own powerful realization, the realization that
her parents’ scary vigilance did not mean anything about herself at
all. She saw that her parents’ fear had completely blinded them from
seeing what a kind and caring person she actually was and is. This
was not an interpretation from me. It was her own lucid, experiential
knowing from re-examining her parents’ behavior and her own be-
havior. This new knowing immediately juxtaposed with her lethality
construct and disconfirmed it. Her identity of lethality immediately
lost all of its realness. Profound unlearning happens in that way,
through the target learning having a direct encounter with a highly
specific disconfirmation. Her panic attacks immediately disappeared,
Ecker – Bastianelli 43
recognizes how capable she is, and also talking with her superviser to
clarify what’s expected of her, and various other helpful resources.
But would any of that have any effect on her unconscious belief in
her lethality and the terror it generates? I do not think so. Her emo-
tional learning of her lethality is in a child ego state that is not paying
any attention to those new adult resources we’re building up.
vance, and it directly puts empirical solid ground underneath the hu-
manistic-existential framework.
Bibliography
Bastianelli, L., Tosi, M.T., Giacometto, R., Messana, C., & Ce-
ridono, D. (2019). Why Transactional Analysis works: reasons
for a possible explanation of change in psychothe-
rapy. International Journal of Psychotherapy, 23 (3), pp. 7-20.
Abstract
Il senso della cura e della responsabilità in psicoterapia comprende una ri-
considerazione della dimensione morale nel rapporto paziente-
psicoterapeuta. Viene proposto un approccio che vuole arricchire la
relazione terapeutica con un dialogo teso a sostenere lo sviluppo del senso
morale nelle persone. La moralità, vista come dimensione legata all’iter
evolutivo e alle esperienze affettive delle persone, in studi e ricerche recenti
è considerata parte essenziale dell’identità personale. La cornice teorica
dell’analisi transazionale socio-cognitiva permette di considerare lo
sviluppo del senso morale come aspetto che si fonda su esperienze,
sentimenti, pensieri e valutazioni che riguardano, in modo diverso,
Bambino, Adulto e Genitore. In tal modo, l’ATSC suggerisce spunti
interessanti agli psicoterapeuti che vogliano coinvolgersi con rispetto,
curiosità e delicatezza in un dialogo che promuova la crescita morale dei
propri pazienti.
1
Psicologa, Psicoterapeuta, Teaching and Supervising Transactional Analy-
sis, Docente SSPC-IFREP e SSSPC-UPS.
50 Il dialogo morale in psicoterapia
Keywords
Dialogo morale; Psicoterapia; Codice deontologico.
Introduzione
In questo mio contributo, l’approccio etico-deontologico alla
professione, aspetto su cui gli psicoterapeuti sono fortemente
sollecitati, farà da sfondo alle mie considerazioni che riguardano in
modo specifico l’attivazione di una riflessione di tipo morale nella
psicoterapia.
In particolare, gli analisti transazionali hanno sviluppato molti anni
fa un dibattito molto interessante circa l’opportunità di creare un
codice etico che sottolineasse gli aspetti filosofici, più che
comportamentali, nelle scelte di tipo etico degli analisti transazionali,
nei diversi campi di specializzazione, psicoterapeutico, educativo,
organizzativo e del counselling. Quel dibattito permise di arrivare,
nel 2007 e poi nel 2011, all’approvazione da parte del Council della
European Association for Transactional Analysis (EATA) di un
Codice Etico, che sottolineava la natura dei valori e dei principi
collegati ai valori di base che siano tenuti presenti in un
comportamento professionale responsabilmente etico. Il codice Etico
dell’EATA ha connotato di fatto in modo potente la stessa identità
professionale degli analisti transazionali europei che, nella mia
esperienza, si interrogano con una certa sistematicità su questo
aspetto della professione.
In questa cornice, come psicoterapeuta analista transazionale è etico
e responsabile, oltre che parte della cura, interrogarmi sui percorsi
Tosi 51
Conclusioni
In questo articolo ho sostenuto l’importanza e l’opportunità di
includere nella psicoterapia un dialogo sul senso morale dei clienti,
come parte di una relazione terapeutica che sostenga lo sviluppo di
un’identità personale armonica. Studi e ricerche relativi all’ipotesi di
un “essential moral self” (Strohminger e Nichols, 2014), il modello
di Hoffmann (2000) che lega il senso morale allo sviluppo
dell’empatia e la cornice teorica dell’ATSC rappresentano
riferimenti significativi per i terapeuti che vogliano coinvolgersi con
i clienti nell’ esplorazione e costruzione dei propri principi morali,
orientandosi verso scelte autentiche e responsabili.
Tosi 65
Bibliografia
Abstract
L’articolo mira ad approfondire la relazione tra traumi precoci e Bulimia
Nervosa (BN). Negli ultimi trent’anni il campo della ricerca scientifica ha
attribuito una crescente importanza al ruolo che gli eventi traumatici rive-
stono nell’insorgenza e nel mantenimento dei Disturbi del Comportamento
Alimentare (DCA). Dopo un breve excursus sul ruolo del trauma precoce
nella genesi della BN, verranno presentate una sintesi degli studi correla-
zionali che hanno esplorato la relazione tra trauma e BN ed un’analisi dei
fattori di mediazione che contribuiscono alla genesi di tale disturbo in se-
guito ad eventi traumatici. L’articolo prosegue con la definizione della BN
come strategia di coping disfunzionale volta a sopperire i deficit metacogni-
tivi e di regolazione affettiva post-traumatica e con la descrizione del ruolo
delle memorie traumatiche nel mantenimento dei comportamenti alimentari.
Nelle conclusioni, gli Autori mostrano come la lettura dei comportamenti
1
Psicologa, specializzanda della Training School-Scuola di Specializzazio-
ne in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale dell’Adulto e dell’Età evo-
lutiva.
e-mail: olimpiariccioni@gmail.com
2
Psicologo, psicoterapeuta, analista transazionale, Docente Invitato presso la
Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana,
Docente della Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica
dell’Università Pontificia Salesiana.
e-mail: massimo.vasale@libero.it
70 Le origini traumatiche della Bulimia Nervosa
The article aims to deepen the relationship between early trauma and Bu-
limia Nervosa (BN). In the past thirty years, the field of scientific research
has given increasing importance to the role that traumatic events play in the
onset and maintenance of Eating Disorders. After a brief excursus on the
role of early trauma in the genesis of the BN, a summary of correlational
studies will be presented, which have explored the relationship between
trauma and BN, and an analysis of the mediation factors that contribute to
the genesis of this disorder following traumatic events. The article contin-
ues with the definition of the BN as a dysfunctional coping strategy aimed at
overcoming metacognitive deficits and post-traumatic affective regulation
and with the description of the role of traumatic memories in maintaining
eating behaviors. In the conclusions, the authors show that reading dysfunc-
tional eating behaviors as a coping strategy with respect to trauma has im-
portant implications for treatment.
Keywords
Trauma; Bulimia nervosa; Disturbi dell’alimentazione; Strategie di coping;
Disregolazione.
Introduzione
tivi su campioni clinici più ampi, la maggior parte dei quali si è foca-
lizzata sulla violenza sessuale.
Uno studio degno di nota è stato quello di Vanderlinden e
Vandereycken del 1993 (cit. in Vanderlinden e Vandereycken, 1998,
22), in cui venne esaminata la relazione tra trauma infantile (violenza
sessuale e altre esperienze traumatiche, come violenze psicologiche,
trascuratezza affettiva e/o maltrattamenti fisici) e comorbilità psi-
chiatrica in un campione di 80 pazienti affette da DCA, mostrando
come nelle pazienti affette da BN vi fosse una percentuale di mole-
stie sessuali pari al 18% e una percentuale di maltrattamenti fisici
pari al 37%, con un maggior rischio di incidenza di disturbi d’ansia,
depressione, sintomi dissociativi e disturbo di personalità borderline.
Un altro studio interessate è stato quello di Welch e Fairburn
del 1994 (cit. in Vanderlinden & Vandereycken, 1998, 16), in cui
vennero osservati quattro campioni appaiati: 50 casi di BN apparte-
nenti al territorio sanitario, 50 casi di controllo appartenenti anch’essi
al territorio sanitario e privi di DCA, 50 casi di controllo della mede-
sima provenienza ma con altri disturbi psichiatrici e 50 pazienti con
BN in regime di trattamento residenziale; dall’osservazione emerse
una percentuale di abuso sessuale significativamente maggiore nelle
pazienti affette da BN non ricoverate rispetto al gruppo di controllo
(26% contro il 10) e una differenza non significativa nelle percentua-
li di abuso tra queste e le pazienti psichiatriche del gruppo di control-
lo (24%).
Infine, un altro studio rilevante dal punto di vista clinico è sta-
to quello condotto da Welch e Fairburn (1996) su un campione di
102 pazienti bulimiche, le quali vennero confrontate con 204 control-
li sani e con 102 pazienti psichiatrici. Ciò che emerse fu che nel 35%
dei casi di BN erano avvenuti un abuso sessuale e/o fisico e che essi
erano più comuni tra il gruppo dei bulimici che in quello dei controlli
sani.
Tali ricerche diedero un notevole contribuito allo studio
dell’eziopatogenesi dei disturbi alimentari; a partire da questi primi
studi, infatti, nell’ambito della letteratura scientifica, si verificò un
rapido moltiplicarsi delle ricerche sull’argomento e furono avviati
76 Le origini traumatiche della Bulimia Nervosa
3. Fattori di mediazione
Diversi studi hanno riscontrato che, sebbene gli eventi trauma-
tici aumentino il rischio di problemi psichici, molte persone che su-
biscono traumi non vanno incontro a nessun problema psichiatrico
(Salvatori & Salvatori, 2001). La correlazione tra trauma e successi-
vo sviluppo della BN è aspecifica (Giannantonio, 2009): non è stata
riscontrata, cioè, una connessione diretta tra esperienza traumatica e
successivo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare
(Vanderlinden & Vandereycken, 1998). Il trauma è un fattore di ri-
schio che, se correlato ad altri elementi, può rendere l’individuo più
vulnerabile rispetto alla possibilità di sviluppare un disturbo del
comportamento alimentare (ivi; Salvatori & Salvatori, 2001).
Molti sono, tuttavia, i fattori che mediano tale relazione, tra
cui spicca la resilienza, intesa come processo di adattamento a fonti
significative di stress o trauma (Luthar, 2006; Schoon, 2006; Windle,
2010 cit. in Leys et al., 2017, 125), che è stata definita in vari modi,
Riccioni – Vasale 79
3
Tuttavia, esistono in letteratura molti dati contradditori e possono entrare
in gioco altre variabili, come la frequenza di esposizione, le quali possono
far passare in secondo piano la variabile anagrafica delle vittime (Giannan-
tonio, 2009).
82 Le origini traumatiche della Bulimia Nervosa
4
La “Mood Modulation Theory” postula che i soggetti affetti da DCA siano
coinvolti in comportamenti di alimentazione incontrollata per alleviare stati
emotivi negativi e prevede che gli episodi bulimici seguano periodi in cui
sono stati vissuti affetti negativi particolarmente intensi (Hawkins e Cle-
ment, 1994).
5
La “Escape Theory” (Heatherton e Baumaeister, 1991) postula che i pa-
zienti affetti da DCA siano caratterizzati da bassa autostima e standard ec-
cessivamente elevati su di sé e sul proprio aspetto fisico e pertanto tendano
ad autovalutazioni negative, concentrandosi sui propri fallimenti e generan-
do stati affettivi negativi, come ansia e depressione. Da tali stati affettivi si
verificherebbe il tentativo di “fuga”, attraverso un processo di ‘cognitive
narrowing’, che consiste nello stabilire un livello di attenzione/coscienza
più basso, prossimo ad elementi somatici immediati o a stimoli ambientali
(come il cibo). Tale modello suggerisce che i soggetti affetti da BN tentino
di “evadere” da stati di auto-coscienza negativi restringendo e focalizzando
la loro attenzione (cognitive narrowing) sul cibo al fine di distaccarsi e
“fuggire” da stati di auto-coscienza stressanti.
84 Le origini traumatiche della Bulimia Nervosa
6. Implicazioni terapeutiche
La concettualizzazione di un disturbo e della sua eziopatoge-
nesi determina in modo significativo sia il piano di trattamento, sia le
strategie e tecniche che verranno utilizzate per la sua realizzazione.
Ecco perché l’interesse per la relazione tra trauma e bulimia nervosa
ha importanti ripercussioni terapeutico-riabilitative. In quest’ultima
parte del lavoro, ci focalizzeremo sulle implicazioni terapeutiche de-
rivanti dagli studi che hanno esplorato il rapporto trauma-bulimia
nervosa, offrendo alcune riflessioni in merito.
Dato che le memorie traumatiche possono contribuire
all’insorgenza e al mantenimento della bulimia nervosa (Zaccagnino,
2017), la pianificazione del suo trattamento dovrebbe tener conto
dell’importanza di lavorare sul trauma, che può diventare necessità
soprattutto nei casi in cui questo, presente in anamnesi, costituisca
una base significativa per il mantenimento del disturbo, impedendo-
ne la remissione completa o un’accettabile (per il paziente) remissio-
ne parziale.
Nelle terapie che hanno ottenuto evidenze di efficacia per la
cura della BN, come la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) e
la Psicoterapia Interpersonale (IPT), il lavoro sul trauma, tuttavia,
non rappresenta un target specifico del trattamento (Bevere, Borrello,
Brambilla et al., 2013; Zaccagnino, Civilotti, Cussino et al., 2017), il
che potrebbe spiegare almeno una parte dei fallimenti e dei drop out
che si riscontrano applicando questi modelli di intervento.
92 Le origini traumatiche della Bulimia Nervosa
Bibliografia
Abstract
Quello che si vuole evidenziare all’interno di questo articolo, utilizzando
come teoria di riferimento la teoria polivagale, è come una maggiore com-
prensione del funzionamento del sistema nervoso autonomo e dei substrati
neuropsicologici responsabili delle esperienze emozionali e dei processi
affettivi, essenziali per il comportamento sociale, possa aiutare la com-
prensione del paziente traumatizzato ed orientare il modo di accostarsi a
lui.
Verrà sottolineato come talvolta lo stato fisiologico, se non ben regolato e
gestito dopo aver vissuto un trauma, possa limitare il campo del compor-
tamento e dell’esperienza psicologica nell’individuo poiché la portata del
trauma può essere stata così destabilizzante da condizionare le esperienze
future impedendo all’individuo di sentirsi nuovamente al sicuro.
Infine verrà posto l’accento sull’importanza terapeutica della creazione di
un ambiente sicuro al fine di favorire il potenziamento del circuito vago
1
Psicologa, Psicoterapeuta in formazione presso l’Humanitas, Scuola di
Psicoterapia ad orientamento Cognitivo – Comportamentale Integrato spe-
cialistica per Infanzia e Adolescenza.
e-mail: laura.andrea.schio@gmail.com
108 Il trauma relazionale complesso
Keywords
Introduzione
2
La traduzione delle fonti in inglese è stata fatta dall’autore.
110 Il trauma relazionale complesso
La teoria polivagale
La teoria polivagale deriva da uno scambio dialettico tra la
curiosità di Porges per i sistemi biocomportamentali e la sua insod-
disfazione nei riguardi dei modelli di integrazione esistenti tra gli
stati fisiologici e il comportamento (Porges, 2014). Negli anni ’60,
infatti, i costrutti ed i modelli di intersezione tra la fisiologia e il
comportamento erano molto limitati e la letteratura sulla psicofisio-
logia umana era dominata dal concetto di arousal (attivazione) le cui
caratteristiche erano, però, definite in modo vago. Nel 1968 Porges
Schio 111
3
La sostanza grigia periacqueduttale è quella «regione neuronale del me-
sencefalo ricca di corpi cellulari che circonda l’acquedotto celebrale», detto
anche acquedotto di Silvio, «che connette il terzo e il quarto ventricolo»
(Breedlove, Rosenzweig, Watson, 2009, 104).
Schio 119
La neurocezione ed il trauma
Dopo che la persona ha subìto un trauma o una serie di
traumi ripetuti e prolungati nel tempo, la neurocezione, ossia la ca-
pacità di valutare l’ambiente come pericoloso o sicuro è compro-
messa poiché la persona continua spesso ad avere a livello corporeo
la percezione di essere in pericolo, percezione che porterà di conse-
guenza all’attivazione delle strategie comportamentali collegate con
il funzionamento del circuito dorso-vagale e del sistema nervoso
simpatico (Bertuzzi, 2014).
In alcuni individui quindi si verifica uno sfasamento per cui
il sistema nervoso percepisce l’ambiente come pericoloso quando
invece non lo è e così facendo inibisce la possibilità di
un’interazione sociale (Porges, 2014). L’individuo quindi potrebbe
avere una consapevolezza sociale distorta e sostituire comportamenti
sociali spontanei con condotte asociali o reazioni difensive (Istituto
di scienze cognitive, 2014).
La neurocezione risulta perciò compromessa sia quando vi è
una difficoltà nell’inibire i meccanismi di difesa in un ambiente si-
curo, sia quando vi è una difficoltà nell’attivare i meccanismi di di-
fesa in situazioni di rischio.
Quando il trauma è di tipo relazionale ogni essere umano
può essere percepito dalla vittima come fonte di pericolo. È impor-
tante per questo, ai fini terapeutici, capire quali sono gli stimoli
nell’ambiente che possono innescare la reazione dell’individuo e
lavorare a favore di un maggior coinvolgimento del sistema ventro-
vagale legato alla percezione della sicurezza.
Il bambino e la madre imparano insieme a regolare gli stati
affettivi e quelli comportamentali e tale processo di mutua regola-
zione si dispiega lungo il corso dello sviluppo del bambino e per-
mette a quest’ultimo di apprendere come comunicare e interagire
con gli altri e come attivarsi all’interno del proprio ambiente, acqui-
sendo un’organizzazione sempre più complessa (Sander, 1962). Il
successo o il fallimento delle sequenze interattive dipende in gran
parte dalla capacità della madre di leggere i comportamenti e i se-
gnali del bambino alla luce di stati mentali, sentimenti e desideri
Schio 123
4
Si fa riferimento ad appunti presi durante il seminario “Trauma-Ambiente-
Adattamento del Sistema Nervoso Periferico: La teoria Polivagale” a cui ho
partecipato in data 19/03/2018.
Schio 133
Conclusione
Concludendo quindi secondo Porges in ambito terapeutico
bisognerebbe passare da un atteggiamento che può essere definito
“rapporto faccia-faccia” ad uno chiamato “rapporto faccia-cuore”. Il
primo prevede che per instaurare una relazione di tipo sicuro sia ne-
cessario interagire mediante l’utilizzo della mimica e della prosodia
che sono connesse al circuito ventro-vagale e cioè alla parte del si-
stema nervoso autonomo più evoluta dell’individuo. Il “rapporto
faccia-cuore” invece mira ad utilizzare la mimica, la postura e la
prosodia per accedere ai circuiti meno evoluti cercando di rallentare
il cuore in una modalità di tipo sicuro, prosociale ed evitando in
questo modo attivazioni automatiche di strategie di difesa di tipo
attivo (attacco-fuga) o passivo (immobilizzazione) con relative acce-
lerazioni o rallentamenti eccessivi del battito cardiaco.5
Le interazioni sociali hanno quindi, come si è visto,
una risonanza neurofisiologica la quale ha un impatto più forte su
coloro che hanno vissuto eventi di vita avversi. Tale impatto però
può essere modulato con l’aiuto di un contatto sicuro e rassicurante
che permetta all’individuo di regolarsi a livello fisiologico e che
promuova a sua volta azioni che rispecchino il suo sentirsi al sicuro.
5
Si fa riferimento ad appunti presi durante il seminario “Trauma-Ambiente-
Adattamento del Sistema Nervoso Periferico: La teoria Polivagale” a cui ho
partecipato in data 19/03/2018.
Schio 137
Bibliografia
Sitografia
La Neurologia dell’Attaccamento in
<http://www.unabasesicura.it/teorie-03-neurologia.html>
(21.10.2018).
Teoria Polivagale di Porges e Sistema di Difesa nei traumi in
<https://www.psicologo-mantova.net/blog/teoria-polivagale-di-
porges-e-sistema-di-
Psicologia Psicoterapia e Benessere, 2022, Vol. 1, No. 1, 141-150
Abstract
L’articolo propone una riflessione sull’importanza di mantenere saldi i
valori etici, come guida e fondamento della nostra attività professionale,
non solo quando ci troviamo di fronte a situazioni problematiche che ci
sollecitano fortemente, ma anche nel lavoro quotidiano con i nostri pazien-
ti/clienti. Le autrici mettono in rilievo come l’agire professionale favorisca
il benessere personale solo se responsabilmente e consapevolmente incluso
in una cornice valoriale di riferimento. Nella comunità degli Analisti Tran-
sazionali il Codice Etico EATA è un valido supporto per costruire “ponti”
tra la conoscenza dei principi e dei valori e le scelte dell’agire terapeutico.
Il lettore potrà, attraverso le considerazioni proposte e la riflessione guida-
ta, accogliere stimoli per ampliare la consapevolezza sul proprio “muoversi
eticamente” e allargare le opzioni in merito alle scelte operative.
Keywords
Valori etici; Benessere; Psicoterapia; Analisi Transazionale Socio-
Cognitiva.
Premessa
4
Relazione al Convegno FIAP: “Muoversi eticamente nel villaggio globale:
il contributo dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva”, 2012
Relazione alla Giornata SIAT: “Una ‘mente etica’ per promuovere ‘benes-
sere etico’: il contributo dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva”, 2013
Relazione al XXV Convegno SIMPAT: “Il benessere psicologico secondo
l’ATSC: le funzioni del Genitore per promuovere identità e interdipenden-
za”, 2014
Relazione alla Giornata Studio IFREP: “La salute secondo l’ATSC: la ‘qua-
terna del benessere’, cos’è e come promuoverla”, 2016 (co-relatore: dott.
Davide Ceridono)
144 L’Etica in azione
Elementi teorici
5
Maslow A. fondatore nel 1961 dell’American Association for Humanistic
Psychology (AAHP).
Bove – Rizzi – Spallazzi 145
Conclusione
Bibliografia