L' Ercole Al Bivio Di Domenico Beccafumi (1486 - 1551) e L'ercole Giraldiano
L' Ercole Al Bivio Di Domenico Beccafumi (1486 - 1551) e L'ercole Giraldiano
L' Ercole Al Bivio Di Domenico Beccafumi (1486 - 1551) e L'ercole Giraldiano
SUSANNA VILLARI
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Questo articolo scaturisce dalle suggestioni derivanti dal dipinto
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1 La tavola (cm. 60 x 155), conservata al Museo Bardini di Firenze, era
«nella sua essenza il mito è uno e molteplice, tale che, pur rimanendo
inalterato nella sua struttura originaria, è oggetto di infinite riscritture,
diventando una specie di “opera aperta”, di work in progress con varianti
collegate ai diversi codici etici ed estetici e alle differenti condizioni
sociali. Soprattutto nella cultura moderna è apparso sempre più evidente
che i miti ellenici sono le radici stesse, oscure e inestirpabili della nostra
civiltà, sono cellule primarie, atomi di racconto, fasci di relazione, dotati
di interna coerenza, di capacità combinatorie e polisemiche […]» (R.
GIULIO, Introduzione a Il mito, il sacro e la storia nella tragedia e nella riflessione
teorica sul tragico. Atti del Convegno di Studi. Università di Salerno. 15-16
novembre 2012, a cura di R. GIULIO, Napoli, Liguori, 2013, pp. XVI-XXI;
la citazione è a p. XIX).
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facile, agevole, larga e battuta dalle orme di molti, questa ardua, stretta,
difficile e da pochi percorsa»: PETRARCA, Opere, p. 550).
11 Basti pensare al Secretum (I 6 e passim) o al De viris illustribus (praefatio,
3-4) o ai vari luoghi dei Rerum vulgarium fragmenta. Per il De viris rimando a
FRANCESCO PETRARCA, De viris illustribus. Adam-Hercules, a cura di C.
MALTA, Messina, Centro interdipartimentale di studi umanistici, 2008, in
particolare alle pp. 2-3 e 97-99 per il passo della praefatio sulle due strade e
sulla via «ardua […] nullo fere vestigio signata» («l’impervio […] sentiero
[…] segnato […] da poche impronte») e per il relativo commento. Per il
Secretum cfr. l’edizione a cura di U. DOTTI, Milano, Mondadori, 2000. Per
i Rerum vulgarium fragmenta cfr. FRANCESCO PETRARCA, Canzoniere, a cura
di M. SANTAGATA, Milano, Mondadori, 1996 (in particolare nota alla
canz. CCLXIV, 120-21, a p. 1027, per altri rimandi al “bivio pitagorico”).
Sul tema cfr. anche F. RICO, Vida y obra de Petrarca I Lectura del “Secretum”,
Padova, Antenore, 1974, pp. 305-06. Al motivo del bivio si affianca
anche, con analoga metafora esistenziale, quello del labirinto, su cui cfr.
T. CALIGIURE, «Inestricabile ergastulum». Il tema del labirinto nelle «Epystole» di
Petrarca, «Petrarchesca. Rivista internazionale», I (2013), pp. 103-17.
12 L’omissione del riferimento all’episodio del bivio (De viris XII) si
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Per l’altra via: la via delle lettere e delle virtù, la quale come nel
principio pare aspra ed erta, così nel fine è tutta piana e dolce, e
dove quella de’ vizj per lo contrario mostrandosi nel principio larga
ed agevole, riesce nel fine stretta e faticosa e quanto n’ha promesso
di mele, tanto più ne rende d’amaro, e credo che si ricordasse il
Poeta di quello che scrive Senofonte, che apparve ad Ercole essen-
tudine sanum illud consilium vite cepit, cuius libro priore mentionem
feci, quando velut in bivio diu multumque hesitans, ad postremum spreta
voluptatis via semitam virtutis arripuit, quam indefesse gradiens, non ad
humane modo glorie verticem sed ad opinionem divinitatis evectus est»
(cfr. FRANCESCO PETRARCA, Opere latine, a cura di A. BUFANO, con la
collaborazione di B. ARACRI e C.K. REGGIANI, Introduzione di M.
PASTORE STOCCHI, Torino, Utet, 1975, p. 525, da cui traggo la traduzio-
ne: «Lo stesso Ercole prese in solitudine quella saggia risoluzione della
sua vita che ho ricordato nel libro precedente [I 4], quando, a lungo e
molto esitando, come in un bivio, disprezzando la via del piacere,
imboccò alla fine il sentiero della virtù; e lo percorse senza stancarsi,
arrivando così non solo a toccare l’apice della gloria terrena, ma a essere
ritenuto un dio»).
14 Lezione prima di M. Benedetto Varchi sopra il sonetto del Petrarca La gola e
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fornisce un ricco campionario nel suo volume: Ercole al bivio, tavole fuori
testo), la situazione rappresentata è, invece, quella di un Ercole molto
vicino alle due donne: ad esempio nell’“Ercole al bivio” di Niccolò Sog-
gi, dove le due donne prendono l’eroe per il braccio (l’una il braccio
sinistro, l’altra il destro), per trascinarlo dall’una o dall’altra parte; o nel
quadro di Annibale Carracci, dove non vi è un contatto, ma la distanza
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decide di seguire quel genere di vita che più gli piace; e si trova impegna-
to in un genere di vita e modo di vivere prima ancora di poter giudicare
quale sia il migliore. Il fatto di Ercole, raccontato da Prodico, come si
legge in Senofonte, che, entrato nella giovinezza ed essendo giunto il
momento di scegliere il modo di vita da seguire, andò in un luogo
solitario e, sedutosi e vedendo innanzi a sé due vie, una della voluttà,
l’altra della virtù, pensò a lungo quale delle due fosse la migliore; questo
fatto sarà potuto accadere ad un Ercole, figlio di Giove; non così a noi,
che imitiamo chi più ci piace e siamo spinti a seguirne ciecamente le in-
clinazioni ed i costumi» (CICERONE, I doveri, con un saggio introduttivo
di E. NARDUCCI, traduzione di A. RESTA BARRILE, Milano, Rizzoli,
2001, pp. 182-85). Ma cfr. oltre, p. 83 e sgg., per le riflessioni di Coluccio
Salutati.
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23 Per una classificazione delle fonti in base alle varie forme del mito,
libris gentilium, 4 (Patrologia Graeca, vol. XXXI, col. 573). Cfr. PANOFSKY,
Ercole al bivio, pp. 83-85.
25 Cfr. FILOSTRATO, Vita di Apollonio di Tiana, a cura di D. DEL
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di Senofonte, il quale aveva detto che era stata fissata per noi dalla natura
l’adolescenza come momento in cui bisogna scegliere il percorso di vita,
quando l’adolescente non è ancora considerato capace di scegliere un
indirizzo di vita, ma neppure è adatto ad ascoltare i precetti della dottrina
morale, poiché è proprio di quella età soprattutto soggiacere alle
passioni».
30 Cfr. ancora SALUTATI, De laboribus Herculis, ed. Ullmann, III 7 3:
«Unde post illa subiunxit: “Hoc Herculi ‘Iove sato’ potuit fortasse
contingere, nobis non idem, qui imitamur quos cuique visum est”, et
reliqua que prosequitur, ut plenius legitur apud ipsum. In quo, sicut supra
tetigimus, manifestatur Herculem heroice virtutis et virum divinissimum
extitisse» («Per cui, dopo quelle parole, aggiunse: “questo fatto sarà potu-
to accadere ad un Ercole, ‘figlio di Giove’; non così a noi, che imitiamo
chi più ci piace”, e ciò che segue, come più pienamente si legge presso di
lui. Dove, come sopra abbiamo accennato, si manifesta come Ercole sia
stato dotato di eroica virtù e sia eroe assolutamente divino»).
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que Ditis magni sub menia tendit, hac iter Elisium nobis; at leva
malorum exercet penas et ad impia Tartara mittit». «Sub menia»
dixit, hoc est ‘ultra menia’31.
Ivi: «A lui, in verità, per usare le parole di Persio [Sat. III 56-57], “la
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niens timorem non sinit ipsum longius evagari sed sistit eum ne agendis
possit occurrere et tractum virtuose actionis quomodolibet impedire»
(“Si rinforza poi o piuttosto è scortato nel cammino perché la fortezza,
che previene il timore, non gli consente di divagare più a lungo, ma lo
sostiene affinché non possa opporsi all’agire e ostacolare in qualunque
modo lo sviluppo dell’azione virtuosa”).
34 Ivi, III 6 4: «Hec itaque Iuno Herculi, id est homini, recentissime
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Esperidi» (Chantilly, Musée Condé) era stato con tutta probabilità, non a
caso, concepito insieme alla piccola tavola, delle stesse misure, con il
«Sogno del Cavaliere» (Londra, National Gallery, su cui più sotto, Ap-
pendice, p. 105, fig. 1), per il profondo legame filosofico e ideologico tra
i due soggetti. Cfr. PANOFSKY, Ercole al bivio, pp.195-203; R. BRANDT,
Filosofia della pittura. Da Giorgione a Magritte, prefazione di A. GNOLI e F.
VOLPI, trad. di M. G. FRANCH e D. GORRETA, Milano, Mondadori,
2003, pp. 31-37 [tit. or.: Philosophie in Bildern, Koln 2000].
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42De laboribus Herculis, III 26: «È infatti proprio della filosofia cammi-
nare dalle tenebre del dubbio verso la luce della ragione e al contrario,
una volta acquisita la verità, dubitare su qualcosa di nuovo e ritornare
nelle tenebre. È chiaro che le Esperidi siano figlie della filosofia. Cicero-
ne [De natura deorum, 3 44], poi, vuole che fossero figlie di Erebo e Notte.
Infatti se haerere significa dubitare, chi non sa che dal dubbio e dalla not-
te, cioè dall’oscurità, nasce la filosofia, cioè l’amore per la sapienza?».
43 Il motivo della follia costituisce un altro aspetto paradigmatico della
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fonti, basti il rinvio a una lettera indirizzata a Pietro Vettori nell’aprile del
1553, in GIOVAN BATTISTA GIRALDI CINZIO, Carteggio, a cura di S.
VILLARI, Messina, Sicania, 1996, lett. 60, pp. 249-52.
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cuna diede segno della sua grandezza, dalla cuna si deveno cominciare le
attioni della sua vita». Per questa impostazione dell’Ercole, cfr. R. BRU-
SCAGLI, Vita d’eroe: l’«Ercole», «Schifanoia» 12 (1991), num. monografico:
Giornate di studio dedicate a G. B. Giraldi Cinzio (Tortona, 27-29 aprile
1989), organizzate dall’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara e dal
Centro di studi su Matteo Bandello e la cultura rinascimentale, a cura di
R. BRUSCAGLI - U. ROZZO, pp. 9-19, in particolare a pp. 14-16.
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a l’opre illustri et rare, |inanzi ch’egli a le battaglie entrasse |et gli potesse
Euristeo comandare, | volse che ’n via solinga egli incontrasse |due dee,
che lui mostrassero d’amare, | Aretia l’una, l’altra Idonia detta,|per veder
de le due qual gli diletta». Trascrivo, qui e altrove, limitando gli interventi
di ammodernamento all’interpunzione, all’uso dei segni diacritici, e
all’eminazione dell’h dopo velare seguita da a o u (es. biancha > bianca).
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[…]
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55 GIRALDI, Dell’Hercole, p. 9.
56 Ivi, p. 10: «Volea Giunon più tosto che ne gli agi|fusse Hercol
visso, et ne’ diletti insani|seguitando la vita de i malvagi,|che seguon
solo i desideri vani,|ch’egli, con le fatiche et co i disagi|sormontasse in
virtute i cori umani,|et però dava a Idonia ogni soccorso|per impedirgli
della gloria il corso».
57 Ivi, p. 10. Per queste descrizioni dovevano esercitare forti sugge-
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APPENDICE
LA Y PITAGORICA
NELL’ICONOGRAFIA DI “ERCOLE AL BIVIO”
ALCUNE IMMAGINI
https://it.wikipedia.org/wiki/Sogno_del_cavaliere
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ercole_al_bivio
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ercole_al_bivio
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77 Cfr. PANOFSKY, ivi, tav. XLIV, fig. 65 e pp. 175-93. Cfr. anche
L’opera completa di Annibale Carracci. Presentazione di J. P. COONEY; appa-
rati critici e filologici di G. MALAFARINA, Milano, Rizzoli, 1976, p. 108,
n° 86 (tav. XLIII).
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