La Rivoluzione Francese
La Rivoluzione Francese
La Rivoluzione Francese
1.LE CAUSE
La rivoluzione francese è un evento di grandissima portata storica che portò con sé cambiamenti in tutta
Europa, a partire dalla distruzione delle monarchie assolute e delle corti, fino alla nascita del mondo delle
masse e dei popoli.
Nonostante le cause della rivoluzione francese sono molteplici, la principale fu l'incapacità di risolvere la
secolare crisi finanziaria: sin dal 1749, infatti, il Controllore generale delle Finanze, una sorta di ministro
dell'economia, aveva proposto una tassa pari ad un ventesimo del reddito, senza distinzione di classe
sociale; la proposta, però, incontrò la forte opposizione del clero, della nobiltà e dei parlamenti che non
volevano pagare le tasse. Alla fine il re Luigi XV si arrese e non approvò la proposta.
Le guerra dei "Sette anni" fu la goccia che fece traboccare il vaso: fu combattuta dal 1756 al 1763 tra
Francia e Inghilterra e fu la prima guerra coloniale. Siccome lo scontro avvenne a migliaia di chilometri di
distanza, fu una guerra costosissima che mise in crisi le finanze di entrambe le nazioni. L'Inghilterra riuscì a
risanare le casse dello Stato tramite il suo potente impero coloniale, prevalendo sulla Francia.
Il re successivo, Luigi XVI, si imbatté nuovamente nel problema del risanamento delle finanze francesi e
nominò, come Controllore generale, un grande economista liberale, Turgot, il quale, tramite una serie di
provvedimenti di liberalizzazione del commercio e del lavoro, riuscì a risollevare la situazione. Quando
toccò i privilegi, però, Turgot fu licenziato dal re e al suo posto fu incaricato il banchiere Necker; i primi
ottimi risultati vennero affossati nel momento in cui la Francia decise di appoggiare l'indipendenza delle
colonie americane contro l'Inghilterra, sua nemica. Necker per protesta si dimise.
La Francia viveva in un paradosso: era una nazione ricca, con un settore industriale abbastanza sviluppato,
la cui però cieca opposizione dei ceti privilegiati fece sì che la Francia rimaneva sempre in perenne deficit.
Non rimaneva altro da fare che convocare gli Stati generali (1 maggio del 1789), una riunione dei
rappresentanti dei tre ordini: clero, nobiltà e terso stato. La questione principale riguardava la scelta tra
votare testa o ceto:
Votare per testa voleva dire che il terzo stato avrebbe sempre avuto la meglio, perché i
rappresentanti del terzo stato erano di più di quelli del clero e della nobiltà messi insieme.
Votare per ceto, invece, voleva dire che clero e nobiltà - che avrebbero votato insieme - avevano
due voti, contro il solo voto del terzo stato che sarebbe stato battuto ad ogni votazione.
Non trovandosi un accordo, il Terzo Stato, deciso a risolvere la situazione, abbandonò gli Stati generali e si
autoproclamò Assemblea nazionale con il compito di stilare una Costituzione. Proprio in quegli anni, a
peggiorare ancor di più la situazione, vi fu una grave carestia che provocò l'aumento dei prezzi dei generi di
prima necessità. Nel frattempo a Parigi il popolo era in subbuglio, soprattutto per la crisi economica, e il 14
luglio del 1789 assaltò la Bastiglia, il carcere per i prigionieri politici, simbolo di un potere che non esisteva
più. Le idee rivoluzionarie raggiunsero tutta Europa: molti intellettuali, anche inglesi, la sostennero, ma i
sovrani si preoccuparono tantissimo, perché temevano che i loro domini potessero essere contagiati
dall'ondata rivoluzionaria.