La Scuola di Francoforte nasce negli anni '20 in Germania e si occupa di temi sociali, psicologici ed economici con un approccio critico. I principali esponenti sono Horkheimer, Adorno e Marcuse che analizzano la società industriale occidentale e la razionalità illuminista in chiave dialettica e negativa, mettendo in luce contraddizioni e aspetti repressivi.
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La Scuola di Francoforte nasce negli anni '20 in Germania e si occupa di temi sociali, psicologici ed economici con un approccio critico. I principali esponenti sono Horkheimer, Adorno e Marcuse che analizzano la società industriale occidentale e la razionalità illuminista in chiave dialettica e negativa, mettendo in luce contraddizioni e aspetti repressivi.
La Scuola di Francoforte nasce negli anni '20 in Germania e si occupa di temi sociali, psicologici ed economici con un approccio critico. I principali esponenti sono Horkheimer, Adorno e Marcuse che analizzano la società industriale occidentale e la razionalità illuminista in chiave dialettica e negativa, mettendo in luce contraddizioni e aspetti repressivi.
La Scuola di Francoforte nasce negli anni '20 in Germania e si occupa di temi sociali, psicologici ed economici con un approccio critico. I principali esponenti sono Horkheimer, Adorno e Marcuse che analizzano la società industriale occidentale e la razionalità illuminista in chiave dialettica e negativa, mettendo in luce contraddizioni e aspetti repressivi.
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UD1 LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
La scuola nasce intorno al 1922 presso l’ ”istituto di ricerca sociale”, i
personaggi che ne fanno parte sono per lo più sociologi (a cavallo tra scienze sociali e matematiche), psicologi, econoMisti e filosofi. Con l’avvento del nazismo il gruppo dovette emigrare all’estero, fino a New York, in seguito alcuni rimasero in america e altri tornarono in germania. I maggiori punti di riferimento sono la tradizione hegelo-marxista da cui prendono il discorso dialettico intorno alla società, seppur con una visione più critica, e Freud da cui prendono gli strumenti per lo studio delle personalità e i concetti di ricerca del piacere e libido.
HORKHEIMER
Docente di filosofia sociale in germania, parigi e negli stati uniti, ritornò negli anni cinquanta in germania.
CRITICA ALL’ILLUMINISMO
Non è una vera e propria critica all'illuminismo stesso. Il concetto di
illuminismo subisce un ampliamento di significato, diventa una categoria tipico-ideale, cioè si riferisce al pensiero del borghese moderno, si riferisce alla razionalità occidentale, che è quella dopo la seconda rivoluzione industriale in cui lo scopo era il dominio della natura da parte dell’uomo , la personalità dell’industrializzazione, improntata a sfruttare e dominare le risorse naturali. Quindi la ragione, che tipica della civiltà industriale occidentale, viene identificata nell’ illuminismo, dove la storia universale è parte di esso e l’apice dell’illuminismo è rappresentato dalla moderna società industriale.
(parte la riflessione da cartesio e bacone) L'illuminismo tuttavia è segnato da
una dialettica autodistruttiva in cui ricerca sempre più di un maggiore dominio sulla natura e si risolve anche nel dominio dell’uomo sull uomo. Il prezzo di questo processo è la libertà e la felicità, fa il paragone con l’odissea, in cui ulisse è legato all’albero e non si lascia prendere dal piacere delle sirene, mentre i suoi compagni con i tappi nelle orecchie continuano a fare i loro lavori. Questa metafora rispecchia la società industriale in cui i lavoratori devono rimanere concentrati e lasciare tutto ciò che li intralci sia superfluo, mentre il signore borghese che potrebbe accogliere la felicità e il piacere è chiuso invece nel suo ruolo.
Testo 1 pag 560 la prospettiva totalitaria dell’illuminismo: Brano tratto dalla
sezione iniziale dell’opera dialettica dell’illuminismo di horkheimer e adorno. Gli autori ci presentano l’ambiguità dell illuminismo, cioè rendere gli uomini immuni alla paura e farli diventare padroni della realtà e dall’altra parte promuovere la ragione perseguendo come scopo il dominio, weber con il processo di disincantamento voleva liberare il mondo dalla magia, e bacone prima aveva individuato la scienza con cui il sapere otteneva potere.
ADORNO
LA FILOSOFIA DOPO AUSCHWITZ E LA DIALETTICA
CONTEMPORANEA
Per adorno la dialettica, intesa come strumento di comprensione del reale,
diventa una dialettica negativa, che invece di fornire una spiegazione alla realtà che assume un atteggiamento di giustificazione e conservazione, mette in evidenza il non identico, il contraddittorio, il disarmonico e il particolare. Quindi il compito della dialettica, che per adorno appartiene ad una filosofia materialistica, è quello di far emergere le contraddizioni della realtà, non è più giustificare ma criticare. Questa per lui è la filosofia del dopo Auschwitz ,per lui la cultura nazista è spazzatura, quella dopo è spazzatura, l’olocausto è una tragedia insensata. Ora la filosofia non può più dare un senso a tutto, non ha senso sforzarsi di trovare una chiave armoniosa della realtà. Quindi dopo l’esperienza della seconda guerra mondiale la filosofia non può più essere la stessa, il mondo è un insieme di negazioni e bisogna metterle in luce, questo è l’ultimo fine della filosofia, non più creare piani per il futuro. Adorno però non trova una soluzione alternativa a ciò.
L’INDUSTRIA CULTURALE
Uno degli aspetti più caratteristici dell’odierna società è la creazione
dell’apparato dei mezzi di comunicazione di massa, in un periodo con molti nuovi mezzi di comunicazione. L'impiego di questo nuovo mezzo è per adorno il più subdolo strumento di manipolazione delle coscienze, il capitalista domina e il consumatore è il suo oggetto, così che si annullino come persone e si riducano ad una massa , un uomo come essere generico. La cultura assume un ruolo molto importante, diventa un prodotto di massa usata per il controllo. Addirittura il tempo del divertimento, non è più di libera creatività individuale, ma diventa un qualcosa di programmato.
LA TEORIA DELL’ARTE
L’ arte contemporanea assume un'importante funzione culturale e sociale,
proponendosi come strumento di denuncia , della soggettività repressa, della sofferenza per la mancata libertà. Può essere considerata un utopia, cioè il desiderio di un mondo a misura d’uomo, rappresenti un mondo come dovrebbe essere. L’arte è lo strumento giusto a questo scopo perché non è prodotta, non è controllata, non è mai completamente oggettiva o descrittiva e non deve esserlo, ma l’arte è libera di trasfigurare i suoi contenuti.
MARCUSE EROS E CIVILTÀ’
Secondo marcuse la civiltà occidentale si è potuta sviluppare reprimendo gli istinti, e in particolare la ricerca del piacere,che invece costituisce una importante condizione per la vita degli uomini. Il fine della vita anziché essere quello delle passioni, del piacere, è diventato quello del lavoro e della fatica. Il filosofo lo chiama principio della prestazione , ossia impiegare tutte le energie dell'individuo per scopi lavorativi e produttivi, questo ha ridotto il singolo in un'identità per produrre, tanto che c’è la riduzione della sessualità a puro fatto procreativo. Tuttavia questa civiltà non può mettere a tacere completamente gli impulsi primordiali, e il desiderio di libertà e creatività si ribellano,come si vede nell’arte. Marcuse trova però una soluzione, che in realtà si è creata da sola con il fatto che il principio della prestazione ha creato le condizioni per la sua stessa abolizione,lo sviluppo stesso creerà una condizione del lavoro come attività creativa e libera.