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Carlo Goldoni

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CARLO GOLDONI

Vita.

Goldoni nacque a Venezia nel 1707 da padre medico, il quale aveva necessità di spostarsi per trovar
sistemazione. Goldoni seguì il padre a Perugia, a Rimini, ma da qui scappò, poco dopo, per raggiungere la
madre a Chioggia. Laureatosi in legge, dovette subito avviarsi all'avvocatura, dovendo badare da solo alla
madre, anche perché il padre morì prematuramente. Nel frattempo però coltivava la passione per il teatro:
inizialmente scrisse tragicommedie e poi si interessò del genere comico, ponendosi in polemica con i canoni
della Commedia dell'Arte. Grazie al rapporto di amicizia che lo legava al capocomico di Livorno Medebac,
ottenne un contratto, secondo cui Goldoni sarebbe stato pagato profumatamente, occupandosi della
stesura di 8 commedie all'anno.

Così facendo, diventava un nuovo tipo di scrittore: non era né un nobile che viveva di rendita, né era al
servizio di signorotti, lui guadagnava scrivendo. Scriveva non per un pubblico di letterati, bensì per il
mercato e lui sapeva bene qual era la domanda da parte del pubblico. Iniziò ad aver successo e riuscì anche
a battere la concorrenza di Pietro Chiari. Seguì però un periodo difficile per lui: entrò in conflitto con la
compagnia e molti, tra l'altro, gli rimproveravano il fatto che fosse troppo lontano dalla Commedia
dell'Arte. Nel 1762 decise di trasferirsi a Parigi alla Comédie italienne: anche qui, eccetto per l'opera Il
burbero benefico, non ottenne gran successo. Morì infine nel 1793 nella capitale francese.

Goldoni e l'Illuminismo.

Goldoni vive in un periodo in cui si diffondono le idee illuministe in Italia e, grazie ai suoi continui viaggi,
sviluppa molte idee illuministe: grande senso per il sociale: per lui la persona de esaltare è la persona per
bene, che vive in armonia con l'intera società, la borghesia. Da qui una critica nei confronti dei nobili;
uguaglianza sociale e convivenza pacifica tra i ceti sociali (esalta l'Olanda e l'Inghilterra); critica nei confronti
dell'autoritarismo; ottimismo nelle idee illuministe. Le sue idee vengono principalmente da Venezia, città
aperta agli scambi commerciali e quindi culturali, in cui si inizia a diffondere il pensiero degli illuministi. Si
scaglia contro la monarchia assoluta e contro tutte le istituzioni che prevedono una certa prepotenza e
violenza, quindi anche contro la struttura familiare. Ha un certo ottimismo nelle proprie idee in quanto a
quel tempo si credeva che si potesse fare di tutto con la forza del proprio pensiero.

La riforma della commedia.

Goldoni manifestò fortemente il suo disappunto nei confronti della Commedia dell'Arte: in questa gli attori
impersonavano le maschere tradizionali e improvvisavano battute, sulla base di uno striminzito canovaccio.
La disprezzava soprattutto per il fatto che le battute erano le solite convenzionali e volgari, ma anche per la
sua leggera "inverisimiglianza". Goldoni tiene molto all'ultimo punto. A tal proposito parla di "Mondo"
(realtà vissuta) e "Teatro" (scena visiva): in sostanza vuole che i suoi testi piacciano al pubblico, ma d'altra
parte che il tutto risulti verisimile e raffiguri la società contemporanea. Perciò egli ritiene che non si
possano utilizzare più le maschere tradizionali: il verisimile deve abbandonare i tipi fissi (la maschera) e
rappresentare, con ampie descrizioni, i "caratteri". Goldoni afferma che vi sono infinite specie di caratteri:
in tantissimi modi, ad esempio, si può essere avari, o gelosi, etc. L'autore, inoltre, fa in modo che l'ambiente
possa incidere sul carattere. Per questo le commedie goldoniane sono al tempo stesso di carattere e
d'ambiente: sia intente a delineare una figura che a descrivere un particolare settore della vita sociale.
Comunque sarebbe sbagliato affermare che la Commedia dell'Arte è qualcosa di negativo e la "nuova" è
migliore: si tratta di due modi (storicamente disuniti) di intendere il teatro. Goldoni, nel condurre la sua
battaglia per la sua nuova commedia, incontrò degli ostacoli:

- Attori. Essendo abituati ad improvvisare e ad indossare le maschere, essi si trovavano a disagio: ma


Goldoni, studiando a fondo la psicologia degli attori, riuscì ad affidar loro ruoli che sarebbero stati, da loro,
quasi spontaneamente interpretati;

- Pubblico. Il pubblico non apprezzava tantissimo le commedie realistiche di Goldoni: l'autore però fu bravo
ad apportare graduali cambiamenti, non netti. Goldoni ad esempio ingannava il pubblico, iniziando a far
nascere i suoi futuri personaggi, sotto la maschera, cosicché l'audience non venisse sconvolto;

- L'oligarchia della Repubblica di Venezia. Essa, man mano che acquisiva potere, iniziò a guardare con
sospetto ogni forma di innovamento: Goldoni, per non far capire che rappresentava scene di nobiltà
veneziana, era costretto ad ambientare le commedie in altre città.

L'itinerario della commedia goldoniana

Prima fase.

Il "Mondo" che è rappresentato nella commedia goldoniana è la società veneziana a lui contemporanea,
che ha sotto gli occhi. Era una società, in cui il potere era nelle mani di un gruppo di nobili (oligarchia) e in
cui si andava inserendo un solido ceto borghese: Goldoni era l'interprete proprio di questo ceto. Nella
prima fase della sua commedia (periodo in cui lavora per Medebac) la figura del mercante svolge il ruolo di
assoluto protagonista: egli ha ancora la maschera di Pantalone e mantiene i valori positivi, quali
l'attaccamento alla famiglia e il rispetto degli impegni. Contrapposta al mercante è la nobiltà: una nobiltà
oziosa e superba. È sbagliato però dire che Goldoni è un antinobiliare: egli vuole solamente che i nobili
siano più attivi nella vita politica. In questa prima fase come abbiamo visto Goldoni non rivoluziona gli
elementi della Commedia dell'Arte: le maschere rimangono, vi è, invece, l'inserimento di tematiche
realistiche. È quindi la fase in cui Goldoni si propone di correggere gli aspetti negativi della società.

Seconda fase.

La seconda fase della commedia goldoniana va dal 1753 al 1758 ed è il periodo in cui Goldoni si lavora a San
Luca. L'autore, in questo periodo, si trova in difficoltà, soprattutto perché: - ha a che fare con attori meno
preparati; - sono più aspre le critiche mosse nei suoi confronti; - il pubblico sembra tornato a preferire un
teatro più fantasioso. A questo punto, Goldoni è costretto a fare un'inversione: apporta così ulteriori
cambiamenti, sperimentando trame ambientate in paesi esotici. Inoltre aggiunge personaggi più satirici, più
propensi però a rifiutare i rapporti con il prossimo.

Fase intermediaria.

Tra il 1759 e il 1762, Goldoni torna a riscrivere sulla borghesia veneziana. Questa, nel frattempo, ha avuto
crisi sia dal punto di vista economico che politico e, di conseguenza, in scena diventa più chiuso in se stesso
e più tirchio. Goldoni guarda con occhio più critico la borghesia e sostituisce Pantalone con il "rustego" che
è l'emblema dell'avarizia. A questa figura si contrappongono donne e giovani, i quali sostengono una vita
gioiosa e libera. Questa inversione di rotta, molti studiosi la interpretano così: nella sua prima fase, Goldoni,
utopisticamente, descriveva la borghesia come lui la voleva; nella fase successiva, invece, è più realistico.
Fase parigina.

Goldoni trasferitosi a Parigi notò che il pubblico parigino era rimasto accanto alla commedia dell'arte che fu
costretto a riprendere nonostante egli se ne fosse totalmente distaccato. La produzione più importante di
questo periodo fu quella dei Memoires, un'opera in chiave autobiografica redatta in francese dove egli
esprime che la sua passione era sempre stata la scrittura di commedie. Egli trae gli spunti comici dalla sua
gioventù, dalle varie peregrinazioni di città in città e delle sue tresche amorose con le attrici dei teatri che
frequentava. Le memoires sono una sorta di diario in chiave satirica. Tutto sommato non ebbe grande
successo nella capitale francese, soprattutto per le difficoltà della lingua: ciò lo porta ad esprimersi in
maniera goffa.

La lingua.

Nelle opere dove utilizza l'Italiano (o Toscano): la lingua risulta essere convenzionale, povera e piena di
frasi fatte. Nelle opere dove utilizza il veneziano, ci troviamo di fronte ad una lingua viva, varia e ricca di
colore (con un'ironia non volgare e piacevole). Vuole presentarci tutte le sfumature del dialetto veneziano
per differenziare le varie classi sociali. Il dialetto (veneziano e chioggiotto)in Goldoni, veniva usato per
riprodurre realisticamente la conversazione di vita quotidiana. Nella commedia dell'arte: veniva usato in
maniera plurilinguistica per forzature grottesche e caricaturali. Ogni maschera fissa doveva avere un
linguaggio fisso. Così da fare in modo che il pubblico possa riconoscere anche attraverso la lingua il
personaggio. Il dialetto per Goldoni risponde all'esigenza di realismo. Se devo creare una scena che deve
avere come protagonista la società del mio tempo, devo parlare così come la società del mio tempo si
esprime.

La Locandiera. 1753

La scena è ambientata nella locanda della protagonista, Mirandolina. E’ una bellissima ragazza che adora
sedurre gli uomini ma che non si concede mai. Qui si incontrano il Marchese di Forlipopoli, un nobile
decaduto, e il ricco Conte di Albafiorita, che ha acquistato il titolo nobiliare con il suo denaro. I due si
contendono i favori della locandiera e la corteggiano ciascuno a suo modo. Il Marchese ostenta il suo titolo
sociale. Il Conte fa lo stesso con il suo denaro. Alla locanda arriva un altro ospite: il Cavaliere di Ripafratta.
E’ un aristocratico che odia le donne e le disprezza. Mirandolina, allora, concepisce un piano di seduzione
per farlo crollare e farlo innamorare di lei, con lo scopo di punirlo per il suo disprezzo verso il genere
femminile (misoginia). È presente anche un altro personaggio maschile: Fabrizio. Egli lavora come
cameriere alla locanda ed anche lui è follemente innamorato di Mirandolina. Il secondo atto de La
locandiera è tutto dedicato alle manovre di seduzione che la protagonista mette in atto per far innamorare
il Cavaliere di Ripafratta. Ella decide di ingaggiare due attrici per sedurlo, ma il Cavaliere scopre l’inganno e
diventa furioso. Mirandolina finge di piangere e di svenire, facendolo cadere nel suo tranello. Così lo fa
innamorare di lei. Il cavaliere si trasforma così in tutto ciò che ha sempre detestato: un uomo asservito ad
una donna e offuscato dall’amore. Dichiara il suo amore alla protagonista, che però lo ignora, e si scontra
violentemente col Conte, sfidandolo in un duello. Mirandolina allora ferma i due duellanti e dichiara che
sposerà Fabrizio, il fedele cameriere, un uomo buono che anche il padre, prima di morire, le aveva
consigliato come marito. Ella promette al futuro sposo che non tenterà più di sedurre gli uomini. Tutti i suoi
pretendenti lasciano così la locanda.
COMMENTO

In questa commedia si può già osserva come siano presenti i tratti caratteristici della riforma goldoniana.
Nonostante siano presenti ancora aspetti stereotipati come la figura della servetta maliziosa e piccante e
Fabrizio che rimanda a figure della commedia dell'arte come Brighella, i personaggi non sono più delle
maschere ma assumono una loro dimensione, una loro personalità ben definita. La commedia goldoniana
non si limita a definire psicologie individuali ma le colloca in preciso contesto sociale. Fa da sfondo la
locanda un luogo ben definito nella quale lavora Mirandolina. Sono presenti personaggi che provengono
dalle diverse classi sociali ognuno con la sua precisa caratteristica. Abbiamo il Marchese di Forlipopoli che
appartiene ad una nobiltà di sangue ma ormai decaduta, il quale ritiene che tutto gli sia dovuto solamente
per la sua appartenenza una classe sociale priva di ogni rilievo e importanza. Abbiamo il conte di Albafiorita
che invece rappresenta la classe nobiliare in ascesa, il quale può permettersi ogni cosa avendo una
grandissima disponibilità di denaro. Il cavaliere di Ripafratta, misogino, burbero orgoglioso della sua
condizione sociale e disprezza ogni animo effeminato e ogni cosa che non sia al suo livello. Mirandolina è la
protagonista indiscussa della commedia. Ad un primo sguardo sembra una ragazza ingenua, civettuola,
accondiscendente in realtà rispecchia perfettamente la mentalità borghese affarista, fredda e calcolatrice.
Questa duplice volto lo si può vedere in maniera molto nitida nel momento in cui dialoga con i suoi clienti si
mostra sempre gentile e carina mentre nei soliloqui è fredda e cattiva. Organizza tutta quella messa in
scena solo per punire il cavaliere. Il suo interesse è ottenere profitti sempre maggiori sfruttando le sue armi,
ossia la sua bellezza, arrivando a sedurre e ad ingannare i clienti senza mai concedersi fisicamente. Un altro
personaggio importante è Fabrizio innamorato anch'esso di Mirandolina non scende mai nel ridicolo come i
tre nobili ma anzi ha un atteggiamento sempre decoroso, tanto che alla fine riuscirà a catturare il cuore
della protagonista. La grande importanza attribuita da Goldoni alla realtà è rappresentata dai molti oggetti
che si trovano nella scena: dai diamanti regalati dal conte, al fazzoletto del marchese, agli orecchini, alle
lenzuola. Ogni oggetto ha un particolare significato che trascende dalla sua specifica oggettività ma viene a
dare informazioni e a dare maggiormente verisimiglianza alla narrazione.

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