Occhi Sul Mondo
Occhi Sul Mondo
Occhi Sul Mondo
Hoepli, Milano
I l r e p o r tag e : c o s a v u o l d i r e ? ®
C o m e s i i m p o s ta ? C o m e s i a p p r o c c i a ?
(n on s olo da pa rte d el lo sp oso e dell a sposa )
Sulle tracce
dei grandi
esploratori italiani
Prefazione:
• out of the bubble
Capitolo 1:
• Le grandi montagne sulla Via della Seta
• SULLE TRACCE DI IPPOLITO DESIDERI TRA LE VALLI DELL’HIMALAYA
• SILK ROUTE, LA VIA DELLA SETA TRA LEGGENDA E REALTÀ
• K2, LA MONTAGNA DEL SOGNO
• GLI UOMINI DELLE GRANDI MONTAGNE
Capitolo 2:
• UOMINI E ORIZZONTI SULLA VIA DELL’INCENSO
• LE SUGGESTIONI D’ORIENTE DI NICCOLO’ DE CONTI
• LA VIA DELL’INCENSO
• GLI UOMINI DEL DESERTO
• OMAN - LE SABBIE DEL SULTANO
• YEMEN - ARABIA FELIX, LA TERRA DELLE MILLE E UNA NOTTE
In questo lavoro – un volume fotografico di grande formato che propone una rassegna
Capitolo 3: di immagini provenienti da trent’anni di “vagabondaggi” in molti paesi del mondo –
• MARCO POLO SULLA VIA DELLE SPEZIE l’autore imprigiona la sua “anima” visiva, quella che da sempre cerca di esprimere con le
• DAL GOLFO DEL SIAM ALLE MAGIE DELL’INDIA
• LA VIA DELLE SPEZIE
immagini, ma ancor più, storie di personaggi che, ben prima dell’avvento delle scienze
• LAOS, DOVE IL RISO CRESCE CANTANDO e della tecnologia, la Storia l’hanno scritta, con le intuizioni della fantasia e il coraggio di
• MYANMAR, LA TERRA SOSPESA andare verso l’ignoto.
• CAMBOGIA NEL REGNO DEI KHMER
• RAJASTHAN, I COLORI DELL’ANIMA Ammalati di esterofilia, immaginiamo i grandi esploratori e avventurieri provenire dal
mondo anglosassone o americano, invece molte delle scoperte geografiche “epocali”
Capitolo 4:
• L’AFRICA DEGLI ITALIANI portano la firma di italiani più o meno sconosciuti che per primi hanno tracciato itinerari
• ALLA SCOPERTA DI UN CONTINENTE SCONOSCIUTO seguiti poi da altri per allargare le frontiere del “conosciuto”.
• ERITREA, NOSTALGIE D’AFRICA
• DANCALIA, LA TERRA DEL DIAVOLO Da Marco Polo a Ippolito Desideri, religioso che nei primi anni del 1700 percorse le
• ETIOPIA, SULLE TRACCE DELL’ARCA valli himalayane e del Karakorum arrivando a Lhasa; da Niccolò de Conti, mercante
• VALLE DELL’OMO, UN VIAGGIO NEL TEMPO di Chioggia che nel 1300 viaggiò per trent’anni verso mondi sconosciuti, fino alle isole
Capitolo 5: più sperdute dell’Indonesia, tracciando le rotte che poi saranno fondamentali ai grandi
• AL FIN DEL MUNDO navigatori – da Vasco de Gama a Magellano – per aprire le grandi vie commerciali
• NAVIGATORI ITALIANI VERSO LE TERRE AUSTRALI marittime che faranno uscire il mondo dal Medioevo, a Alberto Maria De Agostini, che
• ARGENTINA, CIELI DEL SUD all’inizio del XX secolo svelò le ultime macchie bianche sul mappamondo, quelle terre
• PATAGONIA, KOSTEN AIKE,IL “LUOGO DEL VENTO”
• TIERRA DEL FUEGO, DOVE IL MONDO FINISCE australi del continente americano ancora avvolte dalla suggestione dell’ignoto. E che
dire degli esploratori sabaudi, che a metà dell’800, in pieno Romanticismo, lasciarono
una giovane nazione in divenire, l’Italia, per inseguire fantasie nelle inesplorate regioni
d’Africa?
Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta A distanza di secoli, in molte di queste aree geografiche ai margini della “civiltà” si
senza l’autorizzazione scritta dell’autore e dell’editore (Nital S.p.A.) possono ancora intuire, a saper guardare, le suggestioni e le emozioni raccontate
con qualsiasi mezzo di riproduzione, meccanico o elettronico.
Nomi e marchi citati nel testo sono generalmente depositati o registrati Progettazione e impaginazione da questi uomini d’avventura; emozioni che, attraverso le immagini e brevi appunti di
dalle rispettive aziende. Advision srl Verona. | www.ad-vision.it viaggio dell’autore, questo libro vuole raccontare.
3• ®
Pre fa z i one :
Prospettive, movimenti, luci, rumori, ritmi, consuetudini, odori di una qualsiasi delle senza più energia, si rifiutavano di stringere ancora. Ho imparato ad ascoltare il respiro
nostre città, in un qualsiasi angolo del mondo “civilizzato”, definito anche “occidentale”, del vento, la voce della notte e dei boschi accarezzati dalla neve.
costituiscono un insieme di schemi e scenografie che riconosciamo, riusciamo a
Ho capito l’insensatezza di sfidare rocce, temporali, la valanga o la corrente di un
decifrare e codificare in tempo reale, perché appartengono ai nostri pensieri e alle
fiume... ma anche il credere di poter condizionare le stagioni, forzare la Natura rubando
nostre certezze.
spazi al mare, costruire città nei letti dei fiumi o sulle falde dei vulcani.
Divinità e feticci della nostra quotidianità attirano, abbagliano e rassicurano dalle
Illusorio delirio di onnipotenza, inutile tentativo di sconfiggere con l’apparenza il tempo,
vetrine luccicanti dei megastore, dei centri commerciali, delle “shopping street”,
i “mostri” e le angosce che perseguitano l’uomo. Straordinario concentrato di sogni e
rappresentazioni di un “benessere” condizionato da immagini e modelli imposti da un
fantasie rinchiuso in un corpo troppo fragile ed effimero.
“obbligo” a consumare che caratterizza, sostiene e delimita la nostra realtà.
Ma il fascino delle montagne, pur straordinario, ha presto lasciato spazio nei pensieri
Ci siamo circondati di una gigantesca muraglia di prodotti di ogni tipo, sostenendoli con
proprio gli uomini, con le loro infinite contraddizioni, che sono spesso divenuti
ideologie di modernità e progresso senza fine, arrivando a concepire il mondo come
protagonisti delle mie curiosità capaci di spingermi in angoli lontani del mondo alla
“virtuale”.
ricerca delle radici profonde della vita.
Un’immensa bolla che alimenta, mantiene e protegge la nostra civiltà. Che abbiamo
E altri uomini, in grado di imprigionare nelle parole emozioni, suggestioni e fantasie,
creduto impermeabile a qualsiasi altro modo di intendere la vita.
hanno scatenato le mie fantasie: i viaggiatori e gli esploratori del passato.
Ma crepe sempre più evidenti incrinano questo scudo, apparentemente invincibile, a
Spesso, ripercorrendo sentieri e itinerari, visitando luoghi descritti dentro racconti
difesa della nostra realtà dalle altre infinite realtà del resto del mondo.
redatti anche secoli prima, ho riconosciuto scorci, dettagli, particolari, suggestioni e
Lentamente ma inesorabilmente, sono penetrati nella nostra illusoriamente perfetta atmosfere. Ancora identici, intatti, vivi come li avevano visti e percepiti occhi e pensieri
quotidianità virus culturali provenienti da mondi alieni. Alcuni, grazie a straordinarie e di questi antesignani dell’Avventura.
sconosciute alchimie, appartenenti a epoche primordiali.
Kypling, Stevenson, Jack London, ma anche personaggi meno conosciuti, scoperti
Virus capaci di contaminare l’immaginario e la fantasia. tra le pagine di polverosi diari di viaggio, sono “colpevoli” del mio bisogno di voltare le
spalle alle certezze per andare alla scoperta del Mondo. Quello che esplode al di fuori
Basta, allora, prendere un aereo, fantastica macchina del tempo e dello spazio, per
della “bolla” protettiva della nostra quotidianità.
ritrovarsi in altre realtà, capaci si scompigliare le nostre sicurezze preconfezionate.
E spesso mi riconosco, nel sorriso di un bimbo, negli occhi di una donna, nelle rughe di
Per me, uomo di montagna, cacciare sogni tra rocce e ghiaccio delle grandi montagne
un vecchio, o nell’immobile verità di un orizzonte.
è stata la giustificazione più facile. Poche cose in uno zaino e la voglia di inseguire una
nuova avventura, alla ricerca di conferme, nel mondo reale, di storie già vissute nella Allora scoppia nei pensieri il desiderio di impossessarmi di quell’attimo, farlo mio, per
fantasia. sempre, congelandolo in un’immagine… perché la memoria e i ricordi sono troppo
spesso bugie.
Ho scoperto la vertigine di conquistare lo spazio, un centimetro alla volta, sulle pareti
strapiombanti delle Dolomiti, accarezzando le rughe della roccia fin quando le dita,
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Capitolo 1:
• Le grandi montagne sulla Via della Seta
Capitolo 2:
• UOMINI E ORIZZONTI SULLA VIA DELL’INCENSO
• LA VIA DELL’INCENSO
LA VIA DELL’INCENSO
Forse ancor più esotica e ricca di suggestioni della Via della Seta, la tratta carovaniera si compiace specchiandosi la rinnovata ricchezza, si trasformano improvvisamente in
che collegava le coste occidentali dell’India all’estremità della penisola arabica, gli attuali vicoli impercorribili, animati da poveri giochi di bambini vestiti soltanto di infantile voglia
territori dell’Oman e dello Yemen, e quindi i porti greci e italiani, ha eccitato la fantasia di vivere. Lo sfarzo esagerato di marmi, cristalli e acciaio dei nuovi palazzi del potere e
dei viaggiatori fin dall’epoca imperiale romana. del business, pur lontano dall’opulenza della Beirut dei primi anni ‘70, convive con gli
edifici corrosi dalla furia incontrollata di una guerra tribale, travestita da conflitto religioso.
Nelle città meridionali della penisola araba venivano raccolte le essenze pregiate
Ancora oggi inutili testimoni scheletriti, nonostante siano ormai passati più di due lustri,
provenienti da Oriente – sandalo, muschio, bambù, canfora, bdellio, balsamo, mirra
di un odio totale che per diciassette anni ha costretto tutti contro tutti.
– e spezie come il pepe, la noce moscata, i chiodi di garofano, oltre a cereali, riso e
zucchero di canna. Montagne di immondizia e detriti, nel cuore della città, fanno da sfondo a colonne di
limousine in parcheggio. La “green line”, che tagliava in due il centro urbano dividendo
Proprio le coste aride dell’Oman e dello Yemen erano il luogo ideale per la crescita della
quartieri cristiani e musulmani, è ancora un confine invisibile ma invalicabile tra universi
Boswellia sacra, da cui si ricavavano i preziosi grani di incenso che poi profumavano le
che forse non si capiranno mai, a dispetto delle vetrine dove si esalta il consumismo
corti imperiali romane e in seguito chiese e edifici sacri e profani.
più sfrenato. Uguali a quelle di mille altre città, che non riescono però a nascondere
Carovane composte da migliaia di uomini e cammelli sfidavano l’Empty Quarter, il malessere mentre cova e alimenta la tensione nei vicoli dove la povertà convive
il terribile deserto che copre gran parte della penisola araba, oppure, attraversato con le distruzioni di anonime cannonate che hanno ridotto interi quartieri in deserti.
lo stretto braccio di mare che separa la costa yemenita dal Sudan, affrontavano le Contrasto tragicomico con lo zelo di troppi poliziotti che impediscono a chiunque, per
immensità sahariane, e per lunghi mesi percorrevano la Via dell’Incenso che dopo 2400 motivi troppo oscuri da capire, di fotografare Place d’Etoile, artefatto gioiello urbanistico
chilometri e alcune tappe in luoghi leggendari come Petra, uno dei più importanti snodi circondato di nulla.
commerciali dell’antichità, arrivava sulle coste del Mediterraneo, a Beirut, Tiro, Sidone,
Non mi è piaciuto, questo gigantesco e caotico villaggio mediorientale travestito
ma anche nei porti d’Egitto, Giordania, Siria, per poi raggiungere, molto più facilmente,
artificialmente da metropoli del terzo millennio, che si mette in mostra con civetteria
i mercati occidentali di Atene e Roma.
hollywoodiana nelle passeggiate in riva la mare ma nasconde ancora nel suo ventre gli
I tracciati principali della Via dell’Incenso erano due: il più diretto, chiamato la “Strada orrori di campi profughi simili a gironi infernali dove non esiste legge, ed espone con lo
del Mar Rosso”, ha favorito la diffusione delle idee e delle conoscenze dell’Islam e stesso charme le insegne dell’opulenza e dell’inutile affiancate alle bandiere nere degli
l’affermazione economica e politica della città di Mecca, da cui il credo musulmano si Hezbollah.
diffuse in tutto il mondo antico.
Solo con l’avvento della circumnavigazione dell’Africa, nel XVI° secolo, queste pericolose
carovaniere che sfidavano il nulla del deserto vennero abbandonate.
Beirut, paradosso del mondo
È il teatro dell’assurdo, questo luogo indefinibile rappresentazione di ogni paradosso
umano. Dove le cittadelle del potere e del lusso si fondono in un unicum inscindibile
con la devastazione di quartieri consumati dall’odio e il degrado fatiscente dei campi
profughi.
Senza alcuna linea di demarcazione.
I grandi spazi dei boulevard dove, nonostante l’intasamento di automezzi sgangherati,
C apitolo 2 17 • ®
Dall’India, dalla Cina, dal Sudest asiatico arrivavano tesori e magie capaci di conquistare
i Greci e poi la Roma imperiale: essenze e spezie ricche, tutte, di straordinario fascino
esotico. E poi seta e pietre preziose, oro e argento, ma anche riso, cereali, zucchero di
canna.
Da Sana’a, la “Strada del Mar Rosso” dopo aver costeggiato l’intera penisola arabica e
fatto tappa alla Mecca, raggiungeva il “Mare Nostrum” a Gaza, in Palestina, spingendosi
poi verso la penisola del Sinai fino alle coste egiziane.
Ma fu l’incenso la merce più pregiata dei commerci antichi: uno dei lussi più esclusivi,
ambiti e costosi dell’antichità, riservato al culto degli dei e al piacere dei ricchi.
Ancora oggi, seguendo un’antica tradizione, le donne yemenite sono solite profumare
le loro parti intime accovacciandosi nude sopra un foro nel terreno dentro il quale
bruciano pezzi d’incenso; impregnano anche i vestiti dello stesso aroma, appendendoli
sopra un braciere e lasciando che il fumo profumato diventi irresistibile trappola olfattiva
che segue ed esalta, sensuale ed esotica scia, corpi informi schiavizzati da un muro
invalicabile di violenze culturali.
Yemen oggi
Ho vissuto con questi uomini. Trovandoli, tra gli arabi, i più cordiali e sinceri. Fieramente
attaccati alle loro tradizioni, ma sempre disponibili a “condividerle” con lo straniero.
Non ho mai percepito, anche nei villaggi più lontani dalla “civiltà”, alcuna inquietudine
o timore.
Stride ancor più, allora, l’attuale situazione che in pochi anni, a causa dell’infiltrazione dai
paesi limitrofi di gruppi terroristici fondamentalisti islamici, è degenerata trasformando,
per l’opinione pubblica mondiale, lo Yemen in un paese pericoloso, da evitare.
Negli occhi e nel cuore, insensibile a ogni estremismo, resta l’innamoramento per uno
dei paesi più affascinanti del pianeta.
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Capitolo 3:
• MARCO POLO SULLA VIA DELLE SPEZIE
Il Milione
Marco non può certo fermarsi, il suo temperamento irrequieto lo porta su una nave che Questo canale commerciale fu aperto usando spesso la forza militare e la maggior
nel 1998, al largo dell’isola di Kurzola sulla costa dalmata, verrà catturata dai genovesi, dotazione di armi evolute degli europei, e rappresenta il punto di partenza dell’espansione
in guerra con la repubblica lagunare. coloniale nel mondo.
Trascorrerà oltre un anno in un carcere genovese, e avrà come compagno di cella Le navi portoghesi, presto seguite da olandesi, francesi e inglesi, costruirono sulle coste
un abile scrittore, Rustichello da Pisa. Nei lunghi giorni della prigionia Marco racconta africane, indiane e siamesi gli avamposti che poi diverranno fulcro della penetrazione
all’amico le sue avventure e questo le trascrive in lingua d’oïl col titolo “Le divisament occidentale in tutta l’Africa e Asia.
dou monde” – la descrizione del mondo. Copie di questo manoscritto sono ancora
Oltre il Capo di Buona Speranza, l’isola di Reunion e le Mauritius, poi Mombasa sulla
esistenti e si trovano a Parigi e Berna.
costa orientale del Kenya erano il trampolino per l’attraversamento dell’Oceano Indiano
Nonostante siamo nel 1300 e la stampa di Gutenberg nascerà solo due secoli dopo, verso le città di Goa, Calicut e Cochin sulla costa del Malabar – l’attuale Kerala. Ceylon
il libro di Marco Polo conosce un successo universale, viene presto tradotto in tutte era un punto strategico per affrontare il Golfo del Bengala, le coste del Siam e inoltrarsi
le lingue occidentali e lo avranno tra le mani sovrani e grandi navigatori, esploratori, nello Stretto di Malacca e poi nel Mar della Sonda fino alle grandi e piccole terre emerse
scienziati e letterati. “The Travels of Marco Polo” diventerà in italiano Il Milione, ed è la dell’Indonesia.
più importante descrizione dell’Eurasia del XIII° secolo. Marco Polo per tutto il resto
A guardare una mappa, ad eccezione della circumnavigazione africana, la Rotta delle
della vita si dedicherà alla divulgazione del suo capolavoro; muore quasi settantenne a
Spezie si sovrappone all’itinerario percorso da Marco Polo per rientrare in Europa dopo
Venezia nel gennaio del 1324.
la lunga permanenza cinese.
Esistono volumi di questo libro in latino, in veneto, in portoghese, in toscano, in spagnolo.
Vista la grande diffusione del libro Il Milione in quell’epoca, difficile pensare che Vasco
In un’epoca in cui la riproduzione dei libri è fatta da trascrittori, passando da una mano
de Gama, il grande navigatore portoghese a cui si deve la realizzazione della prima
all’altra il libro si riempì di interpretazioni e narrazioni favolistiche e fantastiche sempre
traversata oceanica verso le Isole delle Spezie nel 1498, non si sia ispirato ai racconti e
più eclatanti e irreali, che finirono per snaturarne l’essenza di saggio descrittivo del
descrizioni geografiche dell’esploratore veneziano.
mondo orientale; solo dal 1700, in epoca illuministica, si rivalutò il manoscritto originale,
fortunatamente ancora esistente, ridando al Milione il posto che merita nella storia delle
esplorazioni.
Marco Polo viene considerato il più grande viaggiatore ed esploratore di tutti i tempi, e
unico occidentale, insieme a Matteo Ricci che tre secoli dopo ripercorrerà il viaggio del
veneziano, a trovare un posto nella storiografia ufficiale della Cina.
Eppure quelli che appaiono luoghi intrisi di magia, dove i templi nella giungla si E anche la Thailandia, passata immune attraverso l’ultimo mezzo secolo di guerra, negli
confondono con le atmosfere e i profumi d’incenso dei monasteri buddisti e tutto ultimi anni patisce una forte instabilità che già più volte, recentemente, è sfociata in
sembra immobile e immutabile, hanno vissuto orrori difficili da immaginare. Su queste scontri tra diverse fazioni della popolazione.
terre rimbalzano ancora gli echi di guerre tragiche, che hanno lasciato devastazioni Eppure questo universo autarchico e rurale rimane ancora straordinariamente
incancellabili nell’anima delle persone prima ancora che su terreni resi sterili da affascinante, nei sorrisi e nella disponibilità delle persone, nei colori della Natura, nelle
montagne di ordigni esplosivi, gas velenosi e strumenti di distruzione di cui l’umanità atmosfere dei luoghi di culto, nella placida immobilità della vita lungo i grandi fiumi,
tutta, prima o poi, dovrà rispondere. apparentemente uguale a quella che probabilmente avvicinò, nei suoi vagabondaggi
Il Vietnam ha vissuto un’epopea bellica che non ha paragoni con nessun altro conflitto otto secoli fa, anche Marco Polo…
dell’era moderna, in cui vennero utilizzate spaventose armi come il napalm e il famigerato Invece è un mondo antico e fragile in precario equilibrio, che rischia di sparire nell’oblio
“agente orange”, un defoliante a base di diossina che ha distrutto la maggior parte da un momento all’altro, spazzato via dall’invasione incontrollata della “modernità” e
della vegetazione della regione e ha paralizzato per lunghi anni lo sviluppo agricolo, dagli ondeggiamenti di politiche oligarchiche e violente capaci di cancellare, senza
indispensabile alla sopravvivenza di queste popolazioni. coscienza e rimorsi, migliaia di anni di storia.
Con due milioni di tonnellate di bombe – più di quante ne caddero complessivamente
su Germania e Giappone durante la seconda guerra mondiale - sganciate dagli aerei
americani sul paese dal 1964 al 1973, il Laos detiene il triste primato di essere il territorio
più bombardato del pianeta; il 30% rimasero inesplose e dalla fine della guerra a oggi
sono costate la vita a oltre 12.000 persone. Nonostante l’opera di bonifica, a 33 anni
dalla fine dei combattimenti in Laos ogni anno muoiono decine di bambini, donne e
uomini per le esplosioni accidentali di bombe disseminate sul territorio.
La Cambogia, appena sfiorata dal conflitto che aveva insanguinato l’area, nella metà
degli anni ’70 visse l’orrore dei Khmer rossi, una dittatura sanguinaria che durante i “3
anni, 8 mesi e 20 giorni” (con questi numeri oggi i cambogiani ricordano quel periodo)
C apitolo 3 28 • ®
C o m e s i i m p o s ta ? C o m e s i a p p r o c c i a ?
(n on s olo da pa rte d el lo sp oso e dell a sposa )
CAMBOGIA NEL REGNO DEI KHMER
Uscite da un romanzo d’avventure, le facce di pietra dei budda di Angkor raccontano
storie di grandezza infinita. Un mondo ancora in gran parte sconosciuto che ammiriamo
superficialmente, soffocati dal clima torrido di questa foresta.
Osservo la perfezione ideale di queste cattedrali, architetture visionarie che alcuni
sostengono simboleggiassero la cosmogonia dei sovrani Khmer. Civiltà scomparsa coi
suoi segreti.
Un branco di bufali si rincorre nellacqua bassa della risaia, e il rumore del liquido
sconvolto dai grossi animali e lunico segno vitale in un mondo sospeso nel tempo e
nello spazio. Avvolto dallumidità che domina questa atmosfera e alimenta i giganteschi
ficus capaci di stritolare, ma a volte avvinghiandosi come tentacoli alla pietra anche di
mantenere integre, le follie creative che hanno realizzato opere grandiose.
Avrò tempo per pensare. Adesso è solo tempo di lasciarsi suggestionare dalla fantasia.
Tra i volti di pietra del Bhodisattva di Angkor Thom, agosto 2011
La dimora degli dei senza tempo
Se i templi di Angkor Wat e Angkor Thom, nella loro grandiosità e maestosità espressiva,
rappresentano la perfetta unione di devozione spirituale ed estro creativo degli imperatori
universali Khmer, è avventurarsi alla scoperta degli altri numerosi templi disseminati tra
la giungla che permette di svelare lanima più nascosta del grande impero.
Attraversando la campagna cambogiana costellata da sterminate risaie, è possibile
raggiungere il Banteay Srei, una vera e propria galleria d’arte incisa su una rara arenaria
rosa e consacrata a Shiva; i templi di Rolues, i più antichi di tutto il regno khmer; e le
rovine del Beng Mealea, ancora completamente imprigionate tra la giungla.
Tempio dopo tempio, è possibile avventurarsi, non solo fisicamente, ma anche con
le emozioni e i pensieri, tra i meandri dellimpero più straordinario della storia umana,
dove forza della natura e creatività delluomo hanno generato le suggestioni di questa
straordinaria dimora degli dei senza tempo.
I villaggi galleggianti
Se i templi del misterioso regno di Angkor rappresentano il cuore e lanima di questo
paese, quella più suggestiva ed enigmatica, per scoprire il volto più autentico dei
suoi abitanti, è necessario avventurarsi tra i sentieri della Cambogia rurale, dove la
quotidianità è scandita da ritmi lenti e le campagne sono costellate da risaie e palme da
zucchero, piccoli templi e villaggi sospesi in un tempo indefinito.
C apitolo 3 33 • ®
Perdersi, nello scivolare silenzioso di una piroga, tra i mille canali di uno dei tanti villaggi Ci sono emozioni che non si possono comprare. Si afferrano nel momento in cui
galleggianti che costellano i grandi fiumi cambogiani, è un’avventura nell’avventura, che accadono e rimangono impresse, per sempre, nella memoria.
permette di aprire porte sconosciute della fantasia.
Come questo tramonto, avvolto dall’odore di pioggia del monsone e fumi di pesce fritto.
Autentiche città di negozi e botteghe, bar e magazzini, ritrovi di preghiera e luoghi Momento intriso di magia, mentre il giorno si scioglie nell’indefinito del buio confondendo
di incontro, ondeggiano, ospitate su barche di ogni misura, sulle acque limacciose, e ammorbidendo ogni profilo. Adesso reso drammatico dal colore plumbeo di nuvole
seguendo i flussi stagionali: vicino alle rive nei periodi monsonici, si spostano verso il cariche d’acqua che sembrano abbracciare, infradiciandola, la campagna cambogiana.
centro dei fiumi e del grande lago Tonle, il più esteso bacino della regione meridionale
Nel bicchiere di birra su cui scivolano goccioline di ghiaccio, straordinario contrasto
asiatica, quando le acque, nella stagione secca, defluiscono verso l’oceano.
con l’afa soffocante dell’aria ferma, si riverberano colori cangianti, effimere sfumature
Il tempo si ferma, immobile, in epoche indefinite, mentre si annusano odori e atmosfere d’arcobaleno di mille luci colorate si rincorrono nelle rughe liquide delle pozzanghere,
sconosciute, cariche di un’umanità abbarbicata a gesti e riti altrove dimenticati, che, frenesia di vita che esplode, festosa, nella torrida sera agostana di Siem Rap.
insieme alla magia profonda e penetrante dei misteri di Angkor, redne la Cambogia uno
Affacciato da una vecchia terrazza coloniale sulla piacevolmente caotica strada dei
dei luoghi più affascinanti e carichi di emozioni del pianeta.
locali alla moda, rivivo suggestioni, che non potranno più tornare, già assorbite nel
leggendario quartiere francese di New Orleans, prima che la furia del Mississipi lo
confinasse nella memoria.
E mi stupisco nell’osservare, all’esatto estremo del mondo, quella malizia estetica,
tutta francese, di ringhiere in ferro che l’umido tropicale ha arrugginito, decorazione di
terrazze che incorniciano questo bazar turistico nel cuore del regno di Angkor.
Per nulla diverso da un qualsiasi happy hours di Rimini, Miami, Taormina o New York.
Ma è solo una bolla di luci e modernità nell’immobile universo di uno dei paesi più
affascinanti del Sudest asiatico.
Uno qualsiasi delle decine di tuctuc, colorati mototaxi parcheggiati ovunque alla rinfusa
in questo piccolo caos metropolitano, in pochi minuti, può trasportarmi indietro nella
memoria, favorita dall’assoluto del buio che avvolge i confini di una delle più splendide
storie della civiltà umana, quella che racconta le straordinarie vicende dell’impero Khmer.
sera di pioggia a Siem Rap, agosto 2011
C apitolo 3 34 • ®
C apitolo 3 35 • ®
Il Rajasthan rimase comunque sempre “cuore e anima” dell’impero Mogul, che raggiunse Le caste, mondo immobile che sta per scoppiare
il culmine con il terzo imperatore, Akbar, “il Grande”, il quale completò l’espansione
Fortissime sono anche le spaccature e gli attriti tra appartenenti a caste diverse. Anche
islamica sottomettendo il Gujarat e i principi indu Rajputi, ammessi nell’apparato
in occidente esiste un sistema di “caste sociali” nel quale l’abito (che insieme ai feticci
amministrativo Moghul come esattori delle tasse. Akbar fondò la nuova capitale
della nostra realtà identifica lo “status”) costituisce un elemento importante. Però in
di Fathepur Sikri e cercò di creare una nuova religione sincretistica tra l’Induismo e
gran parte dell’India rurale la casta determina non solo quello che si deve indossare,
l’Islamismo. L’impero si dissolse con Aurangzeb, sanguinario e fanatico, che dedicò gli
ma dove e come si deve vivere, quale mestiere si può fare e con chi ci si può sposare.
ultimi anni del suo regno ad una lotta incessante contro i principi indù Maratti, regnanti
Anche di che colore si può dipingere la propria abitazione.
nell’India meridionale.
E’ riconosciuto che il sistema delle caste ha permesso di tenere insieme delle comunità
I Moghul sono rimasti famosi per lo sfarzo della loro corte imperiale, per lo splendore
così vaste e stabilito un sistema di ordine e disciplina tramite il quale si è potuto
delle loro capitali, Delhi e Agra, per i capolavori architettonici e i loro stupendi monumenti,
governare questo immenso paese, i commerci sono fioriti, i poveri sono stati mantenuti
primo fra tutti il Taj Mahal, costruito dall’imperatore Shah Jahan, chiamato “l’imperatore
e si sono sviluppate le arti. Ciò che caratterizza il modello delle caste indiano è la
del Mondo” e padre di Aurangzeb, come tomba per sè e per la propria sposa, la
sua rigidità, e l’importanza che esso riveste nella filosofia di vita indù. Se questo ai nostri
bellissima imperatrice Mumtaz Mahal.
occhi può sembrare restrittivo, è invece all’interno percepito come rassicurante. Dietro
Mai amore fu così grande ai tempi dell’impero: Arjuman Banu Begam, questo il suo l’apparente caos della vita indiana c’è una rigida rete di tremila caste e sottocaste.
vero nome, fu sempre la preferita tra le oltre 3000 concubine dell’harem, meritandosi Tutti conoscono il proprio ruolo e i comportamenti ritenuti accettabili; se ognuno si
l’appellativo di Mumtaz Mahal, “il gioiello del palazzo”. comporterà bene in questa vita potrà sperare di reincarnarsi in un bramino o in un
illuminato nella prossima, sfuggendo al ciclo eterno di sofferenza e rinascita. Ecco allora
che per gli indù spostarsi dal sistema delle caste significa minare le fondamenta della
società, sfidare il ciclo cosmico della natura.
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Capitolo 4:
• L’AFRICA DEGLI ITALIANI
C o m e s i i m p o s ta ? C o m e s i a p p r o c c i a ?
(n on s olo da pa rte d el lo sp oso e dell a sposa )
C apitolo 4 39 • ®
Il Garibaldi d’Africa
La storia mondiale ha tramandato le imprese leggendarie di Gordon “Pascià”, l’eroe avrebbero pagato un prezzo altissimo per scoprire che tracciare una pista nel territorio
britannico e ultimo governatore inglese di Karthoum, ma pochi sanno che, nelle lotte probabilmente più ostile del pianeta non era così semplice… Già nel 1881 una spedizione
contro la schiavutù in Africa, ebbe al suo fianco Romolo Gessi. Affamato d’avventura, composta da 12 uomini guidati da Giuseppe Maria Giulietti era stata sterminata dai feroci
questo romagnolo di Ravenna aveva conosciuto Charles George Gordon nel 1954 in guerrieri Afar, unici esseri umani in grado di sopravvivere nell’inferno della Dancalia. Tre
Crimea, dove entrambi combattevano nella guerra contro gli ottomani, poi nel 1859 si anni dopo sarà Gustavo Bianchi, insieme a Cesare Diana e Gherardo Monari, a tentare
era arruolato con Garibaldi che combatteva gli austroungarici in Trentino. di trovare una via commerciale che da Assab, attraverso la Dancalia porti nell’interno
Nominato nel 1873 governatore del Sudan, Gordon chiede l’aiuto del vecchio amico dell’Etiopia, ma anche questo gruppo viene trucidato dalle tribù locali.
italiano nella sua guerra contro il traffico degli schiavi, che aveva assunto proporzioni Dopo un lungo periodo di oblio, si dovrà arrivare al 1928 perché altri italiani – Ludovico
spaventose: oltre quattrocentomila neri razziati e venduti dai mercanti di schiavi. Quelli Nesbitt, Tullio Pastori e Giuseppe Rosina – con 15 indigeni e 25 cammelli riescano
che cercavano di resistere venivano massacrati a migliaia, i villaggi bruciati, antiche tribù nell’impresa di attraversare finalmente la Dancalia, con un memorabile viaggio di oltre
disperse e sterminate; il terrore e la desolazione regnavano lungo il Nilo. 1300 chilometri da sud a nord. L’anno successivo sarà Raimondo Franchetti a tracciare
Romolo Gessi lascia tutto e raggiunge l’amico a Khartoum, e per conto di Gordon invece la rotta est ovest, durante la quale riuscirà a trovare, nei pressi del lago Afdera, i
esplorerà il sistema idrografico del Nilo Bianco; nel 1878 sarà il primo occidentale, resti della spedizione Giulietti, massacrata dagli Afar mezzo secolo prima.
insieme a Carlo Piaggia, ad ammirare il massiccio innevato del Ruwenzori, come verrà Durante la dominazione fascista del Corno d’Africa, visionari ingegneri arrivarono
battezzato solo dodici anni dopo, nel 1888, da Stanley che ne rivendicò la scoperta, a ipotizzare la creazione di un canale che avrebbe dovuto riempire nuovamente la
disconoscendo l’opera degli esploratori italiani. depressione dancala con le acque del Mar Rosso, per collegare l’Etiopia al mare…
Sempre nel 1878, Gessi si spinge fino al lago Tana, al confine del selvaggio e inesplorato ancora oggi le spedizioni che hanno attraversato integralmente la Dancalia si contano
territorio dei Galla, per poi guidare una spedizione militare nel Bahr el-Ghazal contro sulle dita delle mani, e la rivista National Geografic ha definito questa regione “il posto
il potente schiavista Sulemain Ziber. Con un’armata irregolare, marciò verso sud in più crudele sulla faccia della Terra”.
territori devastati e villaggi razziati dalle orde dello schiavista, che alla fine raggiunse e
sbaragliò lasciando sul campo oltre quattromila nemici morti.
La notizia della sconfitta del negriero si propagò tra i villaggi lungo il Nilo, dall’Etiopia fino
alla regione dei Grandi Laghi, e Romolo Gessi divenne il Garibaldi d’Africa, una figura
leggendaria, ancora raccontata nelle storie come l’eroe mitico che spezzò le catene del
popolo nero.
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Capitolo 5:
• AL FIN DEL MUNDO
NAVIGATORI ITALIANI VERSO LE TERRE AUSTRALI Conoscere quello che fu chiamato il “Marco Polo del Brasile”: ancora una volta un italiano,
il lombardo Gaetano Osculati (San Giorgio al Lambro, 28 ottobre 1808 – Milano, 14
L’estremo sud del mondo ha sempre affascinato esploratori e navigatori, a partire da Marzo 1894), esploratore, cartografo e botanico italiano, grande conoscitore ed
Sebastiano Caboto (Venezia 1484 – Londra 1557), navigatore veneziano al servizio esploratore delle Americhe. A partire dal 1834 attraversò tutta l’Amazzonia e superò le
del Re d’Inghilterra di Carlo VIII e poi dello spagnoli Ferdinando II e Carlo V, da cui tempeste di Capo Horn. La sua più importante e ardita impresa resta quella che lo vede
ottenne il titolo di Capitano Generale della Spagna. Dal 1512 al 1557, anno della sua partire dall’Ecuador e raggiungere le coste dell’Oceano Pacifico fino alla scoperta del Rio
morte a Londra metre preparava una spedizione navale per andare alla scoperta del Napo. Il viaggio prosegue poi lungo il Rio delle Amazzoni sino all’Oceano Atlantico. Da
leggendario “passaggio a nordovest” viaggiò in tutti i mari del mondo, dedicandosi in questo viaggio (1846-1848) porterà in Italia una mole impressionante di notizie e raccolte
particolare al Sudamerica. di reperti etnografici ed entomologici che hanno rifornito molti musei italiani. Durante la
Nel 1526 risalì il Rio de la Plata, pensando di aver raggiunto il favoloso regno di Birù permanenza con gli indigeni, scoprì che alcune piante medicinali e officinali, come la
(così era chiamato il Perù). Rimase in quell’area per diversi anni, esplorando fiumi e Cinchona, allontanano la malaria, riportando queste notizie all’ambiente scientifico.
raccogliendo materiale naturalistico e scientifico sulla regione.
Coetaneo di Caboto fu Leon Pancaldo (Savona 1482 – Rio de la Plata 1540), che
partecipò al primo viaggio di circumnavigazione dell’intero pianeta compiuta da
Ferdinando Magellano sulla nave ammiraglia Trinidad, di cui era il nocchiero. Nel 1519
la spedizione raggiunse la baia dove oggi sorge Rio de Janeiro e si fermò all’imbocco
del Rio de la Plata per passare l’inverno. In autunno le navi di Magellano raggiunsero
la Tierra del Fuego, e con un’impresa oltre i limiti della navigazione di quell’epoca
riuscirono a forzare il passaggio verso l’Oceano Pacifico attraverso quello che sarà per
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Natura padrona
Italia, Garibaldi, Marinelli, Spegazzini... i nomi di questi luoghi suonano tutti stranamente Lo sbarco alla Bahía Ainsworth è stato il più emozionante: a pochi passi da noi una
familiari. La spiegazione è semplice: l’esplorazione sistematica di queste terre, nei primi colonia di leoni marini è impegnata nelle attività quotidiane. Incuranti dei ronzii delle
decenni del ‘900, si deve a padre Alberto De Agostini. Proprio quello degli atlanti che macchine da presa che rubano voraci fotogrammi di realtà, gli animali si godono come
ognuno di noi ha su qualche scaffale a casa. Esploratore prima ancora che missionario, gitanti l’inaspettata giornata di sole. Un maschio enorme spalanca la bocca emettendo,
camminò tra questi ghiacci per molti anni della sua vita, rimanendone inesorabilmente nella bruma frigida della mattina, una nuvola di vapore. Alcuni giovani si accapigliano
affascinato. nell’acqua bassa imparando l’arte della lotta. Ripetendo gesti e danze scritte nei codici
Un appassionato di scenografie naturali può restare senza parole e senza pensieri, genetici. Osservando i movimenti lenti di questi pachidermi del mare, così goffi nelle
scoprendo ad ogni nuovo sbarco situazioni solo immaginate. Ci siamo inoltrati, attenti a loro escursioni in terraferma, anche il tempo sembra rallentare. Ma l’emozione più
non muovere il più piccolo rametto, in una foresta primaria. Forse mai calpestata prima. devastante per noi umani, miscela di panorami indescrivibili e vite autonome, è la libertà
Dove il muschio e ritmi delle stagioni rinnovano, corrompendola e ricreandola, la magia assoluta di questo universo nel quale siamo solo comparse temporanee. Possiamo
della vita. Nell’autunno incipiente le sfumature della lenga, una varietà di faggio dalle solo guardare, senza sforzarci di capire un mondo che non ci appartiene.
foglie minuscole, unica pianta di alto fusto che sopravvive a queste latitudini, esibiscono Ubriaco di suggestioni, ormai aspetto solo di scoprire, davanti a me, solo il vuoto
tutte le varianti del giallo e del rosso. dell’oceano antartico.
La grande nave, piccolo puntino nell’immensità della natura australe, si inoltra
lentamente in fiordi chiusi da grandi cascate di ghiaccio che scivolano verticali dai
Dove il mondo finisce
plateau sommitali con dislivelli di centinaia di metri. A tratti blocchi grandi come grattacieli
si staccano dalle pareti precipitando in mare con boati spaventosi, sollevando onde Capo Horn. Chiave del tesoro dei sogni. Parola d’ordine per l’Avventura. Rampa di
rapide e impressionanti. Estremamente pericolose anche per un’imbarcazione come la lancio della fantasia. Un sibilo che ha agitato i miei pensieri di bambino famelico di storie
nostra. Rimaniamo a distanza di sicurezza, ma comunque l’urto è sempre violento e fa da vivere come protagonista. Capo Horn. Un sogno che non mi ha mai lasciato.
impennare la prua verso il cielo.
Adesso la prua della nave puntata verso l’ignoto dell’oceano è reale. Le rabbiose
Le pareti libere dai ghiacci sono occupate da una vegetazione impenetrabile, ma la ondulazioni di un elemento liquido primordiale che quando è calmo vomita tempesta
sottile fascia di rocce tra l’acqua e la foresta è la casa di molte varietà di animali. Foche, sono realtà. Nel punto dove le correnti sottomarine e tutti i venti delle due facce
pinguini, cormorani, charancos, rapaci autoctoni di queste latitudini; a Islote Tucker del mondo si assalgono, in un’inutile titanica lotta dove nessun elemento potrà mai
anche un condor osserva il nostro passaggio, appollaiato sul tronco scheletrito di una prevalere, dovrebbe esserci Capo Horn. È realtà o solo leggenda?
lenga.
Isla Cabo de Hornos. Minuscola brughiera orizzontale. Anonima e bruttina. Spazzata
Un’alba ci sorprende già appostati, sull’Isla Magdalena, a osservare il risveglio di una da un vento feroce che a tratti impedisce di rimanere in piedi. Uno dei posti dove le
grande colonia di pinguini magellanici. Durante l’estate sono più di 120.000 mila, ma leggende diventano realtà. Perchè questa è la Fine del Mondo.
a quest’epoca i giovani e le femmine sono già partiti per svernare molto più a nord.
Rimangono i maschi, gli ultimi a lasciare il luogo dove dalla notte dei tempi questi animali
vengono a riprodursi. Tra qualche giorno qui regnerà il silenzio assoluto, adesso è una
babele di chiacchiere stridule. La luce calda e radente del sole dipinge di sfumature
panna e beige i buffi volatili, che si muovono a battaglioni ordinati eseguendo comandi
misteriosi. Tutti a destra, tutti a sinistra, tutti in attesa del proprio turno per la discesa
al mare. A tratti mi fissano, reclinando la testa di lato, con una domanda curiosa negli
occhi: chi sei?
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