Storia Esame
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Giolitti: Dopo l’’assassinio di Umberto I, sale al trono il Figlio Vittorio Emanuele III, che affida al governo alla sinistra liberale. Nel
1903 Giovanni Giolitti diventa Presidente del Consiglio e gli anni del suo governo sono chiamati età giolittiana. Il nucleo portante
della sua politica è la neutralità dello Stato che deve limitarsi alla tutela dell'ordine pubblico. Il progetto è sostenuto dagli industriali
e dai socialisti, ma trova avversari nei grandi proprietari terrieri, nei dirigenti sindacali (rossi) e nei clericali (neri), con i quali Giolitti è
costretto a scendere a compromessi pure di avviare la crescita industriale dell'Italia. Nel 1904 ci fu il primo sciopero Generale
nazionale formato dai sindacati e dal partito socialista per una serie di stragi di contadini avvenute nel sud e nelle isole. Giolitti fu
contrario alla manifestazione perché era di natura politica, approfitta della situazione per sciogliere il Parlamento e indire nuove
elezioni con lo scopo di mettere fuori gioco i socialisti e sull'onda di quello sciopero nacque nel 1906 la CGDL Confederazione
generale sul lavoro e 1910 le associazioni patronati formano la Confindustria, che fu una risposta allo sciopero dei lavoratori che
venne chiamata la serrata, cioè la chiusura delle aziende agricole con la perdita della paga giornaliera dei lavoratori. Nonostante le
difficoltà riuscì a portare avanti un programma di riforme sociali che tutelano il lavoro e l'istruzione, Infatti alcune di quelle riforme
erano ad esempio la legge sul lavoro femminile, che limito il lavoro a 12 ore massimo, la legge sul lavoro minorile che fissò il limite
di età a 12 anni, la legge sulla maternità che obbliga le aziende a concedere un mese di congedo, la legge per l'assicurazione sugli
infortuni dove le aziende dovevano comunque pagare mensilmente il lavoratore anche in caso di invalidità e fece approvare anche Il
suffragio universale maschile, estendendo il diritto di voto a tutti i cittadini italiani maschi che abbiano svolto un servizio militare o
abbiano compiuto trent'anni.
2 guerra mondiale: nel 1939 Germania e URSS invadono la Polonia e la divisero in due. Nel 1940 Hitler, con una guerra lampo,
piomba su Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio e Lussemburgo, che erano paesi neutrali, e poco dopo le sue truppe entrarono a
Parigi, il maresciallo Pétain firma l'armistizio e accetta il presiedere il governo di Vichy, creato per amministrare la metà meridionale
libera che in realtà collaborava con i nazisti. Intanto l'Italia All'inizio si era dichiarata non belligerante, ma decise di entrare in guerra
alleata con Germania e il Giappone, che venne chiamata poi asse Roma, Tokyo, Berlino. Intanto Hitler cercava la pace con la Gran
Bretagna, ma il governo inglese presieduto Da Churchill respinge ogni trattativa e i tedeschi da lì decidono di invadere e si scatena la
battaglia di Inghilterra. Questa operazione viene chiamata Leone Marino perché prevedeva dei bombardamenti aerei su Londra, ma
l'Inghilterra possedeva dei radar e nonostante il ripetuto bombardamento Hitler non riuscì a sconfiggerla. Il 1941 Hitler iniziò ad
avanzare verso la Russia con l'operazione Barbarossa e avevano un ordine preciso, lo sterminio. Inizialmente l'esercito russo viene
sopraffatto, ma poi Stalin proclama la grande guerra patriottica e i tedeschi non riuscirono più a ad avanzare. Intanto, tramite la
legge affitti e prestiti l'USA cominceranno a fornire degli aiuti agli alleati e firmano con l'Inghilterra la Carta atlantica che condanna i
regimi fascisti. Il Giappone 7 dicembre del 1941 aggredisce la base navale americana del Pacifico, Pearl Harbor senza preavviso
cosicché l’America insieme all'Inghilterra, dichiarano guerra al Giappone. Il 1941 Hitler chiamò la soluzione finale, ovvero lo
sterminio di tutti gli ebrei, questo atto venne chiamato Shoah, che significa sterminio o Olocausto che significa sacrificio, tutti gli
ebrei, omosessuali, zingari ecc. vennero portati nei lager di Auschwitz per poi essere eliminati. Hitler pensava di aver vinto la guerra,
ma nel 1943 si rovesciano le sorti, infatti sul fronte russo i sovietici annientano i tedeschi a Stalingrado, sul fronte pacifico africano
prevalgono gli americani e sul fronte balcanico il comunista Tito inizia a contrastare i nazi fascisti. Nel 1944 sotto la direzione di
Eisenhower con l'operazione Overlord, gli Anglo americani sbarcarono in Lombardia e riuscendo a riaprire il fronte occidentale e
Intanto la popolazione dei paesi europei da vita a una resistenza per tenere occupati i nazisti cosicché gli Anglo americani riuscirono
a bombardare le città tedesche. Parigi, Belgio e Olanda vengono liberate e i sovietici riuscirono ad arrivare a Berlino. Hitler si suicida,
ma la guerra non finì perché il Giappone non voleva arrendersi, quindi gli Stati Uniti decisero di sganciare due bombe atomiche su
Hiroshima e Nagasaki. La guerra finì il 2 settembre 1945.
Crisi del 29: nel 1928 ci furono già alcuni segnali provenienti dall'agricoltura che lasciano intuire che l'America stava imboccando il
tunnel della sovrapproduzione ma questi segnali vengono capiti troppo tardi. Nel 1929 Iniziò il periodo della Grande depressione e il
crollo della borsa di Wall Street, Che portò alla chiusura delle banche e alla perdita di tutto il denaro dei risparmiatori. Infatti,
l'America si riempie di disoccupati e la crisi si diffonde poi in tutto il mondo. Salvo che nell'Unione Sovietica, perché si era esclusa
dai mercati mondiali. Questo periodo dura dal 1929 al 1932. Quando poi salì al governo Il nuovo Presidente americano Roosevelt,
che rovescia la politica dei repubblicani e inaugura il New Deal dove abbatte la disoccupazione e vara una legge della sicurezza
sociale che risolleva economicamente le fasce più povere. Il New Deal riesce a restituire fiducia agli americani e a, ristabilire la
giustizia sociale, ma non a risanare completamente l'economia.
boom economico dopo guerra: Nel 1945 L’Italia appariva come un paese fortemente segnato dalle devastazioni della guerra: la
produzione industriale del paese era scesa a meno di un terzo, quella agricola era dimezzata; il sistema dei trasporti era collassato e
la condizione degli edifici pubblici e privati gravemente compromessa. La forte disoccupazione e le numerose tensioni sociali
completavano il quadro delle tante difficoltà che il nuovo sistema democratico si trovava ad affrontare. Dopo la guerra gli stati uniti
uscirono come la più forte potenza economica del mondo e per fermare l’unione sovietica che voleva affidare gli stati sotto il
controllo di un partito unico che pianificasse l’economia crearono il “piano Marshall” che prese il nome del suo ideatore. Era un
piano di aiuti economici che puntava a ridare lo slancio alle 16 nazioni cadute tra cui l’Italia. Questo piano si svolse tra il 1948 e il
1952 e gli americani intendevano favorire la ripresa economica in modo da ottenere due obiettivi:
1. L’Europa occidentale sarebbe tornata al benessere in modo da costituire un grande mercato per i prodotti americani
2. L’innalzamento del livello di vita grazie alla ricostruzione economica avrebbe impedito che nei paesi europei appartenenti
al blocco americano si affermassero i partiti comunisti
Nel giro di pochi anni i paesi dell'Europa occidentale riuscirono a superare i livelli produttivi dell'anteguerra, le loro economie
ripresero a viaggiare, tanto che venne chiamato boom economico.
Moda e fascismo: La storia della moda è un punto di riferimento fondamentale per comprendere i cambiamenti socioculturali di un
popolo e di un periodo storico. Non è un caso che i costumi del ventennio fascista siano considerati un esempio lampante di ciò che
è accaduto in Italia tra il 1923 e il 1943. Insomma, moda e Fascismo sono legati e ancora oggi offrono interessanti spunti su un
periodo storico che ha cambiato il volto del nostro Paese. L’unione fra moda e Fascismo fu voluto dal governo, perché a Mussolini la
moda interessava, infatti l’abbigliamento (specie quello femminile) divenne in quel periodo un potente mezzo di comunicazione e di
propaganda, utile per far comprendere ai cittadini italiani quali erano i comportamenti adeguati da adottare. Il regime fece delle
vere e proprie battaglie per emancipare la moda italiana, rendendole parte del proprio programma di governo e sfruttandole per il
proprio fine nazionalistico. Inoltre, utilizzò la moda anche per ridefinire il ruolo della donna, cercò di affermare un modello di donna
più florida e dalle forme mediterranee. Questa preferenza venne motivata dal regime con il fatto che la donna magra non piaceva
all’uomo e soprattutto non sarebbe stata in grado di procreare una prole sana e forte per la patria. Con l’inizio della guerra e
l’occupazione di Parigi, la moda perse il suo centro. Occorreva trovare un’alternativa alla creatività francese, facendo affidamento
sulle produzioni locali italiane. Inizialmente il regime cercava di minimizzare ogni difficoltà e le riviste continuavano a proporre abiti
sontuosi. Quando la situazione si fece più critica bisognò rivedere il guardaroba: gli orli si accorciarono al ginocchio e le giacche si
fecero attillate (per risparmiare sulla stoffa), mentre le spalline divennero imbottite, quasi a richiamare le uniformi militari. Era
l’inizio della moda bellica.