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Fisica A.S. 2023-2024

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1.

SUONO
Le onde sonore sono onde meccaniche trasversali generate da una sorgente che vibra e produce
una perturbazione che si propaga in un mezzo elastico. Nella maggior parte dei casi le onde sonore
usano come mezzo l’aria, le cui molecole si spostano dalla propria posizione di equilibrio
esercitando una forza sulle molecole vicine creando così la perturbazione. La velocità di queste
onde dipende dal mezzo in cui si propagano, nell’aria a temperatura ambiente è ≈340 m/s. Le onde
sonore sono considerate anche onde di pressione, in quanto grazie al movimento delle particelle
dalle proprie posizioni di equilibrio si creano zone di compressione in cui le molecole sono più
vicine e zone di rarefazione in cui le molecole sono più lontane. Queste onde possono quindi
essere studiate in due modi: considerando la posizione delle particelle al variare del tempo o la loro
pressione. In generale, dove la pressione è massima lo spostamento è zero e dove è minima lo
spostamento è massimo.
L’orecchio umano ha però dei limiti, possiamo infatti percepire soltanto suoni tra i 20Hz e i 20.000
Hz, i suoni con frequenza minore sono chiamati infrasuoni, quelli con frequenza maggiore
ultrasuoni.
Uno dei fenomeni che riguarda le onde sonore è l’eco, che avviene quando un’onda incontra un
ostacolo e torna indietro e l’osservatore percepisce due volte lo stesso suono. L’orecchio umano,
come detto prima, ha dei limiti e può percepire questi suoni solo se l’intervallo di tempo usato dal
suono per raggiungere l’ostacolo è maggiore di 0,1s e la distanza è superiore ai 17m.
Le onde sonore presentano le seguenti caratteristiche:
 Altezza: legata alla frequenza. Maggiore è la frequenza maggiore è l’altezza e il suono
viene percepito più acuto;
 Intensità: legata all’ampiezza. Sperimentalmente si è visto che maggiore è l’ampiezza
maggiore è l’intensità e il suono viene percepito più forte;
 Il timbro è legato alla forma dell’onda, due onde sonore possono avere stessa ampiezza e
stessa frequenza ma forme diverse, e quindi avere un timbro diverso.
Il diapason produce un suono che corrisponde a un’onda armonica che è chiamato “suono puro”.
Tutti gli altri suoni, anche se corrispondono ad onde periodiche, non sono necessariamente armonici
e si può dimostrare che queste onde sono la somma di tante onde armoniche, ciascuna con una
frequenza specifica.
Per approfondire il discorso sull’intensità, essa è indicata con I e corrisponde all’energia trasportata
nell’unità di tempo attraverso una superficie S in cui avviene la propagazione e la sua unità di
misura è il W/m2.
E J J /s W
I= = 2= 2 = 2
∆ tS s m m m
L’intensità sonora può anche essere rappresentata come:
P
I=
A
E dato che un’onda sonora si propaga in tutte le direzioni, possiamo dire che:
P
I= 2
4πr
Il livello di intensità sonora è il valore legato al suono che percepiamo noi, in quanto possiamo
ascoltare suoni con intensità sonora che va da 10 -12W/m2 a 10W/m2. Esso è un numero puro, anche
se per convenzione gli si assegna come unità di misura il decibel (dB) e si ottiene con la seguente
formula:
I
I S=10 log
I0
(dove I0 è l’intensità minima percepibile)
L’interferenza è un fenomeno che si manifesta quando due onde che viaggiano sullo stesso
mezzo si sovrappongono e può essere costruttiva o distruttiva. Se in uno stesso punto due onde
arrivano in fase (quindi i punti che si incontrano si muovono nella stessa direzione e con lo stesso
spostamento) si ha un’interferenza costruttiva e si percepirà un suono maggiore della somma delle
intensità dei singoli suoni. Se invece i punti che si incontrano sono in opposizione di fase si avrà
un’interferenza distruttiva e non si percepirà alcun suono. Queste situazioni ovviamente sono ideali
e nella realtà è molto più probabile che si verifichino situazioni intermedie, in generale due onde
emesse in fase danno luogo ad interferenza costruttiva nei punti in cui la differenza tra la differenza
delle distanze dalle due sorgenti è un multiplo della lunghezza d’onda, se invece la differenza delle
distanze delle due sorgenti è uguale a un multiplo di lunghezza d’onda più mezza lunghezza d’onda
si avrà interferenza distruttiva.
 d2-d1= nλ= interferenza costruttiva
λ
 d2-d1= (n+ ) = interferenza distruttiva
2
La diffrazione consiste nella capacità delle onde di passare attraverso una fenditura o aggirare
un ostacolo. Quando le onde incontrano una fenditura passano attraverso essa incurvandosi e quindi
cambiando la propria direzione di propagazione. Per ottenere questo fenomeno bisogna avere
fenditure di dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda, questo vale anche per le dimensioni
degli ostacoli da aggirare. Questo fenomeno è alla base del funzionamento delle ecografie.
L’effetto Doppler è un fenomeno che avviene quando la sorgente o l’ascoltatore sono in
movimento. In questi casi si percepisce un suono di frequenza diversa rispetto a quello emerso.
Quando a muoversi è la sorgente, all’allontanarsi di essa dall’osservatore la frequenza percepita
diminuisce, di conseguenza diminuisce l’altezza e verrà percepito un suono grave, quando invece
si avvicina verrà percepita una frequenza maggiore, quindi aumenta l’altezza e il suono sarà
acuto.
Questo effetto è spiegato dalle seguenti formule:
' v
 f= f Quando la sorgente si allontana
v +v s
' v
 f= f Quando la sorgente si avvicina
v−v s

Quando a muoversi è l’osservatore si hanno invece le seguenti formule:


v +v s
 f '= f Quando l’osservatore si avvicina
v
v−v s
 f '= f Quando l’osservatore si allontana
v
2. LUCE
La luce viene presentata come un insieme di raggi che non vediamo, essi partono da una sorgente
e si propagano in tutte le direzioni, una legge di carattere sperimentale è quella della propagazione
rettilinea, essa dice che se il mezzo in cui si propaga la luce è trasparente e omogeneo la luce si
propaga in linea retta. La luce può propagarsi anche nel vuoto e la sua velocità è uguale a 3·108 m/s.
In tutti gli altri mezzi la velocità della luce è minore e si usa confrontarla con quella nel vuoto,
indicata con c. Questo rapporto è chiamato indice di rifrazione, è indicato con n ed è un numero
puro sempre maggiore di 1. L’indice di rifrazione dell’aria è approssimabile a 1.
Quando si studia la luce si possono osservare vari fenomeni, quali la riflessione e la rifrazione.
Si ha riflessione quando un raggio di luce incontra un ostacolo, questo raggio è detto raggio
incidente, nel punto in cui incontra l’ostacolo si considera una retta perpendicolare immaginaria
chiamata retta normale e da quel punto si forma il raggio riflesso. Osservando questo modello si
possono ricavare due leggi:
 Raggio incidente, retta normale e raggio riflesso giacciono sullo stesso piano;
 L’angolo che il raggio incidente forma con la normale (angolo di incidenza) è uguale
all’angolo che il raggio riflesso forma con la normale (angolo di riflessione).
Quando la luce passa da un mezzo all’altro cambiando la sua direzione di propagazione si ha
un fenomeno di rifrazione. In questo caso una parte della luce viene riflessa, un’altra parte si
propaga nel secondo mezzo. L’angolo che si forma tra il raggio rifratto e la retta normale si chiama
angolo di rifrazione ed è legato all’angolo di incidenza dalla legge di Snell:
Il seno dell’angolo di incidenza fratto il seno dell’angolo di rifrazione è uguale al rapporto tra
l’indice di rifrazione del secondo mezzo e l’indice di rifrazione del primo.
sin α 1 n2
=
sin α 2 n1

OPPURE
I seni degli angoli di incidenza e di rifrazione sono inversamente proporzionali agli indici di
rifrazione
n1 sin α 1=n2 sin α 2

Quando la luce si propaga da un mezzo con indice di rifrazione minore ad uno con indice di
rifrazione maggiore il raggio rifratto si avvicina alla normale, quando invece la luce passa da un
mezzo con indice di rifrazione maggiore ad uno con indice di rifrazione minore la retta si allontana
dalla normale. Ci sono situazioni in cui l’angolo di riflessione è tanto grande da far diventare retto
l’angolo di rifrazione, in questo caso l’angolo di riflessione si chiama angolo limite e il raggio
rifratto giace sulla superficie tra i due mezzi. Quando l’angolo è ancora più ampio la luce non viene
affatto rifratta.
Fino alla fine del ‘600 veniva proposto un modello corpuscolare nello studio della luce, che però
era molto limitante. Negli anni seguenti, con lo studio dei campi elettrico e magnetico si arrivò a
Maxwell, che propose un modello della luce come onda elettromagnetica nata dall’oscillazione
dei campi elettrico e magnetico. In questo caso per la luce valgono tutte le caratteristiche già
studiate per gli altri tipi di onde e si può parlare di fronti d’onda e raggi. Vicino a una sorgente i
fronti d’onda sono sferici, mentre man mano che ci si allontana diventano piani e i raggi sono
paralleli. La lunghezza d’onda della luce percepibile dall’uomo può variare da 4·10-7m a 7,5·10-7m
e in base al suo valore la luce avrà un colore diverso. La luce con lunghezza d’onda minore è detta
infrarossa, mentre quella con lunghezza d’onda maggiore è detta ultravioletta.
Con lo studio della luce come onda si possono spiegare i fenomeni di interferenza e diffrazione
attraverso il principio di Huygens, secondo il quale i punti di una superficie S investita da un’onda
luminosa monocromatica divengono sorgenti di onde sferiche secondarie con la stessa frequenza, i
cui fronti si sovrappongono determinando la formazione di un nuovo fronte d’onda che è la
superficie tangente a tutti i fronti d’onda secondari.
La natura ondulatoria della luce viene spiegata ulteriormente dall’esperimento di Young.
L’esperimento consiste nel far passare la luce di una sorgente attraverso una fenditura S, poi
attraverso due fenditure S1 e S2, poi su uno schermo. Passando attraverso le fenditure i fronti
d’onda si incurvano e sull’ultimo schermo si formano bande chiare e bande scure. Questo
risultato può essere interpretato come fenomeno d’interferenza, dove le bande chiare
corrispondono a zone d’interferenza costruttiva e le bande scure a zone d’interferenza
distruttiva e S1 e S2 diventano sorgenti coerenti, che emettono onde in fase.

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