Loleeee
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conflitto sfruttando una clausola del Trattato della Triplice Alleanza per dichiararsi
temporaneamente neutrale (il Trattato aveva natura prettamente difensiva, in sostanza ogni
Stato aderente avrebbe dovuto aiutare gli altri solo in caso di attacco ed il conflitto aveva
invece preso origine dall'ultimatum dell'Austria- Ungheria ed il suo conseguente attacco alla
Serbia).
L'Italia, dunque, rimase neutrale per un anno, mentre si sviluppava la discussione politica tra
Interventisti, che erano per l'immediato ingresso in guerra e Neutralisti, i quali erano
assolutamente contrari ad un conflitto.
Gli Interventisti erano costituiti da diversi gruppi politici o culturali. I Nazionalisti volevano
che l'Italia conquistasse le terre italiane ancora sotto il dominio straniero, e consideravano la
guerra strumento necessario per l'affermazione del prestigio italiano. Gli Irredentisti si
richiamavano ai valori risorgimentali: ciò che contava era l'Unità della Patria; è chiaro
dunque che un conflitto con l'Austria-Ungheria doveva essere inevitabile per togliere loro le
terre italiane che ancora gli Austriaci occupavano: Alto Adige, la zona di Trento, la Venezia
Giulia con le città di Trieste e Gorizia.
Le posizioni del vecchio politico e ministro Giolitti si possono sintetizzare con il concetto che
la guerra sarebbe stata lunghissima, sarebbe durata almeno tre anni ed il nostro fronte
avrebbe incontrato difficoltà formidabili. Egli era convinto che l'Impero Austro Ungarico fosse
destinato a dissolversi e sarebbe stato più saggio aspettare tale evento senza forzare la
situazione.
I Cattolici erano politici di ispirazione religiosa; c'erano vari motivi che spiegano il loro
neutralismo. Forse il più importante fu lo stretto legame della Chiesa con il mondo contadino,
il quale per tradizione era sempre stato contrario ad ogni conflitto.
I Socialisti italiani erano un altro gruppo di neutralisti convinti. Essi sostenevano che la
guerra era sempre stata la causa di tutti i problemi del mondo perché portava fame e
povertà, soprattutto per i lavoratori e gli operai.
Alla fine ebbero la meglio le tesi degli interventisti. Nel 1915, dunque, quando in Italia maturò
la volontà di entrare in guerra a fianco della Triplice Intesa, fu stipulato segretamente a
Londra un Patto che impegnava l'Italia ad entrare in guerra entro un mese; il Patto di Londra,
siglato il 26 aprile, prevedeva, come risarcimento per l’impegno bellico italiano, la consegna
a fine guerra di Trento e dell’Alto-Adige, di Trieste e di Gorizia, dell’Istria e della Dalmazia.
Così il 24 maggio di quell’anno l'Italia entrava in guerra.
Guerra italo-austriaca
Le armate italiane tentano l’attacco alle austriache sperando di sfondare il fronte e avanzare
direttamente su Vienna. Ma i ripetuti attacchi (12) sull’Isonzo, voluti dal generale Cadorna
terminano con una carneficina per gli italiani: tra caduti, feriti e prigionieri 160 mila italiani e
125.000 austro-ungarici.
Il 24 ottobre 1917 contro l’Italia scatta la
“Spedizione punitiva” di austro-ungarici e tedeschi, forti dell’arrivo delle truppe liberate dal
fronte orientale (rivoluzione russa).
Sfondano le linee italiane a Caporetto e penetrano profondamente nella pianura veneta,
fermati solo sul Piave.
Crisi del governo, fine del governo Boselli
(giu. 1916-ott. 1917), nomina del governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando
(ott.1917-giu. 1919).
Uscita di scena del generale Cadorna sostituito dal generale Diaz.
Confine russo dopo il trattato di Brest-Litovsk
Caporetto: “I soldati hanno mollato”.
Cadorna affibbiò la responsabilità della sconfitta a “dieci reggimenti arresisi senza
combattere”. Non era vero: con pesanti sacrifici molti soldati resistettero, permettendo ad
altri la ritirata.
Per l’Austria il bilancio fu di 50 mila tra morti e feriti, tra i 10.000 e i 13.000 furono i morti
italiani, 30.000 i feriti. Prigionieri italiani furono circa 300.000 (rispetto ai 600.00 di tutta la
guerra).
Per Cadorna e gran parte dell’esercito di carriera responsabile della sconfitta era un esercito
di leva impreparato alla guerra. I coscritti erano uomini da mandare al macello. Un rapporto
disumano che si manifestò sino a che Cadorna non venne sostituito da Diaz.
Durante la Guerra davanti ai tribunali militari comparvero 323.527 imputati di cui 262.481 in
divisa (162.563 accusati di diserzione),61.927 civili e 1.119 prigionieri di guerra. Il 60 per
cento dei processi si chiusero con la condanna degli imputati: 4.028 dibattimenti si
conclusero con la pena capitale (2.967 con gli imputati contumaci).
Quasi un decimo dei mobilitati subì indagini disciplinari.
Dal lato statunitense, l’ideologia wilsoniana è quella di costruire una “pace giusta” e un
mondo post-bellico fondato su l'interdipendenza economica e sull’autodeterminazione dei
popoli, ovvero sul riconoscimento dell’indipendenza delle nazionalità sottoposte agli imperi.
Wilson chiede poi la fondazione di una società sovranazionale per garantire la pace. La
posizione di Wilson è la più forte, perché gli Stati Uniti sono risultati decisivi per la vittoria
della guerra. Ma:
-la Francia vuole imporre una pace punitiva alla Germania
-la stessa Francia e il Regno Unito sono ostili ad applicare il principio di autodeterminazione
al mondo delle colonie
-l’Italia, invece, vuole vedersi riconosciute le promesse del patto di Londra, ovvero il
riconoscimento di territori anche abitati da popolazioni non italiane.
Da questi quattro punti di vista molto diversi, e senza ascoltare minimamente le esigenze
degli sconfitti, si arriverà a costruire una pace che, come si vedrà, poggerà su basi molto
fragili.
Per quanto riguarda la Germania, la pace imposta è durissima e punitiva: l’ex impero viene
infatti ritenuto il responsabile principale del conflitto mondiale. Alla Germania vengono
dunque imposti:
-la perdita del cosiddetto corridoio di Danzica a vantaggio della neonata Polonia, che porterà
il territorio tedesco a essere diviso in due parti
-la smilitarizzazione totale del confine segnato dal fiume Reno
-la perdita dei territori conquistati alla Russia durante la guerra, come le repubbliche baltiche
-la riduzione dell’esercito a un massimo di 100mila uomini
-la perdita di tutte le colonie, che saranno spartite fra i vincitori
-l’imposizione di riparazione belliche calcolate in 132 miliardi di marchi d’oro, una cifra
enorme per l’epoca.
• Conseguenze politiche. Un immane disastro. Solo tra i militari 13 milioni di morti: La morte
di massa.
• Versailles: ruolo delle diplomazie vincitrici. I 14 punti di Wilson: pace giusta sulla base del
principio di
nazionalità. Politica internazionale non più figlia degli accordi segreti. A prevalere devono
essere gli interessi
dei popoli.
• La Società delle Nazioni. Asse franco-inglese
• Responsabilità della Germania
• La pace punitiva. Riparazioni, debito di guerra, nuovi equilibri geo-politici
• La Germania punita ed emarginata diventa ago della bilancia internazionale
• Repubblica di Weimar
• Tramonto e mito dell’età guglielmina, l’umiliazione tedesca
• Orlando e Sonnino a Versailles
• La vittoria mutilata: la questione della Dalmazia e di Fiume scredita il presidente del
Consiglio Ni:. D’Annunzio e i nazionalisti occupano Fiume (seB. 1919-dicembre 1920).
• Giolitti: e il trattato di Rapallo 1920 Fiume ciBà libera, 1924 annessa all’Italia