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Adriano Mari

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Adriano Mari

Presidente della Camera dei deputati
Durata mandato18 novembre 1865 –
27 ottobre 1867
PredecessoreGiovanni Battista Cassinis
SuccessoreGiovanni Lanza

Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia
Durata mandato27 ottobre 1867 –
5 gennaio 1868
MonarcaVittorio Emanuele II di Savoia
Capo del governoLuigi Federico Menabrea
PredecessoreSebastiano Tecchio
SuccessoreGennaro De Filippo
LegislaturaX legislatura del Regno d'Italia

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato26 novembre 1884 –
24 luglio 1887
Legislaturadalla XV
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaVIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
LegislaturaVII
CollegioLegnaia
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studiolaurea
UniversitàUniversità di Pisa

Adriano Mari (Firenze, 16 dicembre 1813Fiesole, 24 luglio 1887) è stato un politico italiano. Fu senatore del Regno d'Italia nella XV e XVI legislatura.

Il periodo granducale

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Nato a San Salvi ma dal ramo livornese[1] della famiglia Mari, studiò giurisprudenza all'Università di Pisa e si dedicò fino al 1831 alla professione di avvocato. Cominciò la sua attività politica nel 1848 quando, cacciato il granduca e insediatosi un governo repubblicano, venne eletto deputato all'Assemblea toscana dove si schierò tra le file dei moderati. Ma abbandonò quasi subito il suo scranno parlamentare per il prevalere, nell'assemblea, dell'estrema fazione democratica e ritornò nuovamente all'attività forense. Tuttavia in quanto liberale, caduta la Repubblica Toscana, assunse la difesa di importanti imputati politici durante il periodo della restaurazione granducale.

Il Regno d'Italia

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Nel 1859 lavorò attivamente per la fine del Granducato e per l'annessione al Piemonte e successivamente venne eletto deputato al parlamento dove rimase per otto legislature in rappresentanza di diversi collegi toscani. Pur essendosi sin dall'inizio collocato a Destra, godette comunque della stima anche di altri partiti politici tanto che venne nominato membro di numerose commissioni e relatore di vari progetti di legge.

Dopo il trasferimento della capitale d'Italia a Firenze, sua città natale, fu eletto alla Presidente della Camera il 6 dicembre 1866, al terzo scrutinio, in ballottaggio con Mordini, e venne poi riconfermato una prima volta il 18 dicembre 1866 ed ancora il 27 marzo 1867 battendo Francesco Crispi.

Dall'ottobre del 1867 al gennaio 1868 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Menabrea e fu lui che firmò l'ordine di arresto di Garibaldi. In questo periodo turbinoso, segnato dalla Questione romana, non riuscì ad attuare le riforme che desiderava, ma operò comunque in maniera equilibrata e corretta.

Continuò la sua attività politica dopo l'avvento della Sinistra al potere, sia nelle vesti di deputato alla Camera che in ambito comunale e regionale a Firenze.

Nominato Senatore il 26 novembre 1884, prese però parte solo saltuariamente ai lavori a causa dell'età avanzata e del suo precario stato di salute.

Pubblicazioni

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  • La questione di Firenze trattata dal deputato Adriano Mari, Firenze, Libreria Paggi, 1878
  • Il diritto alla vita e lo Stato. Note di economia Politica, Firenze, Tip. Di M. Ricci, 1899
  1. ^ Luigi Passerini, Ferdinando Martini, Il quarantotto in Toscana: diario inedito del conte Luigi Passerini de' Rilli, Firenze, R. Bemporad & Figlio, 1918, pag. 53 e Raffaello Lambruschini, Scritti politici e di istruzione pubblica, Firenze, La Nuova Italia, 1936, pag. 400
  • Moise Finzi, Adriano Mari, Firenze, Le Monnier, 1888
  • Fulvio Conti, Adriano Mari, in « Dizionario Biografico degli Italiani », vol. 70, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 2007

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Presidente della Camera dei deputati Successore
Giovanni Battista Cassinis 18 novembre 1865 - 27 ottobre 1867 Giovanni Lanza

Predecessore Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia Successore
Sebastiano Tecchio 27 ottobre 1867 - 1868 Gennaro De Filippo
Controllo di autoritàVIAF (EN89218003 · ISNI (EN0000 0000 6215 4532 · SBN SBLV205531 · BAV 495/102654