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Giovanna d'Aragona (1502-1575)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Giovanna d'Aragona
Incisione del ritratto di Giovanna d'Aragona in abito vedovile presente nella galleria Colonna, raffigurata nelle Famiglie celebri italiane di Pompeo Litta Biumi
Duchessa consorte di Paliano
Marchesa consorte di Manoppello
Stemma
Stemma
In carica1521 –
24 marzo 1557
PredecessoreAgnese di Montefeltro
SuccessoreFelicia Orsini
TrattamentoDonna
Altri titoliViceregina degli Abruzzi
Duchessa consorte di Urbino
Marchesa consorte d'Atessa
Duchessa consorte di Tagliacozzo
Baronessa consorte di Carsoli
Signora consorte di Genazzano
Signora consorte di Anticoli
Signora consorte di Arnara
Signora consorte di Collepardo
Signora consorte di Falvaterra
Signora consorte di Giuliano
Signora consorte di Morulo
Signora consorte di Piglio
Signora consorte di Pofi
Signora consorte di Rocca di Cave
Signora consorte di Rocca di Papa
Signora consorte di San Lorenzo
Signora consorte di Santo Stefano
Signora consorte di Vico
Signora consorte di Marino
Signora consorte di Riofreddo
Signora consorte di Roviano
Signora consorte di Castro
Signora consorte di Nemi
Signora consorte di Ripi
Signora consorte di Giuliano
Signora consorte di Civita Lavinia
NascitaNapoli, 1502
MorteNapoli, 11 settembre 1575
SepolturaPaliano
Luogo di sepolturaChiesa di Sant' Andrea di Paliano
DinastiaTrastámara-Napoli
PadreFerdinando d'Aragona
MadreCaterina Castellana de Cardona
ConsorteAscanio I Colonna
FigliFabrizio
Vittoria<br
Marcantonio

Gerolamo Agnese

ReligioneCattolicesimo

Giovanna d'Aragona (Napoli, 1502Napoli, 11 settembre 1575) fu duchessa di Paliano, duchessa di Urbino ma senza seguito, marchesa d'Atessa e di Manoppello, duchessa di Tagliacozzo e Viceregina dell'Abruzzo, ed è nota per essere stata ritratta in una tela attribuita alla scuola di Raffaello Sanzio.

Biografia

Stemma di famiglia

Giovanna d'Aragona, (1502 - 1575) era figlia di Ferdinando d'Aragona, duca di Montalto (a sua volta figlio illegittimo di Ferdinando I di Napoli e di Diana Guardato) e di Castellana Folch de Cardona. Era rinomata per la sua avvenenza[1]: il filosofo Agostino Nifo la additò come modello di bellezza nel De pulchro & de amore[2], mentre il poligrafo Girolamo Ruscelli pubblicò una raccolta di trecento poesie scritte in suo onore[3]; è stata inoltre ritratta in una tela attribuita alla scuola di Raffaello Sanzio, custodita al Louvre.

Nel 1521 venne data in sposa, per volere di Carlo V, ad Ascanio Colonna secondo duca di Paliano e conte di Tagliacozzo (1495-1555), irriducibile avversario di papa Clemente VII. Dal matrimonio nacque, fra gli altri, Marcantonio Colonna, il futuro vincitore della battaglia di Lepanto. Il matrimonio non fu molto felice. Giovanna aveva seguito il marito a Marino, ma fu trascurata dal coniuge; pertanto, nel 1538, con il consenso dell'imperatore, lo abbandonò ritirandosi dapprima nell'isola di Ischia. A Ischia fece parte del circolo che comprendeva anche Vittoria Colonna, sua cognata. Ebbe inoltre rapporti col circolo del riformatore spagnolo Juan de Valdés a Napoli[4]. Ascanio Colonna chiese ai gesuiti che persuadessero la moglie a tornare da lui: Sant'Ignazio di Loyola inviò a Napoli per questo scopo il P. Bobadilla nel 1539 e il padre Araoz nel 1542, e infine si recò lui stesso da Giovanna nel 1552, ma senza successo[4].

Ritornata a Roma nel 1554, nel 1555 venne relegata assieme alle figlie a palazzo Colonna da papa Paolo IV il quale aveva il proposito di far sposare qualcuna delle figlie di Giovanna con propri nipoti. Il 31 dicembre 1555 Giovanna riuscì a fuggire clamorosamente da Roma con tutti i familiari rifugiandosi a Tagliacozzo. Il fatto suscitò scalpore; numerosi letterati, fra cui il Betussi, dedicarono componimenti di lode a Giovanna[5]. Nel frattempo, essendo rimasta vedova il 24 marzo 1557, si dedicò ad appoggiare il figlio Marcantonio, favorendo fra l'altro il matrimonio di Fabrizio, figlio di Marcantonio, con Anna Borromeo, sorella di San Carlo e nipote dell'ex papa Pio IV. Dopo la morte, il suo corpo venne sepolto a Paliano.

Il ritratto

Ritratto di Dona Isabel de Requesens, opera di Raffaello Sanzio, Museo del Louvre, Parigi. Il dipinto è stato a lungo ritenuto il ritratto di Giovanna d'Aragona

Il dipinto ad olio su tela di cm 120 x 90, attualmente nel Museo del Louvre, fu realizzato attorno al 1518, su commissione del cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena, e inviato in dono il 10 agosto 1518 a Francesco I di Francia. Alfonso I d'Este lo vide a Fontainebleau già nel novembre del 1518. Secondo Giorgio Vasari la testa era stata dipinta personalmente da Raffaello Sanzio; tuttavia lo stesso Raffaello, inviandone il cartone al duca di Ferrara, afferma che era stato dipinto interamente da un assistente che aveva inviato appositamente a Napoli su commissione di Lorenzo duca di Urbino per volere di Papa Leone X; l'assistente in questione è stato verosimilmente Giulio Romano. Qualche critico, tuttavia, ha rilevato la mano del maestro: Cavalcaselle individuò dei ritocchi finali di Raffaello[6], mentre Venturi ne attribuì a Raffaello l'invenzione[7]. Venne restaurato da Francesco Primaticcio nel 1540.

Il Museo del Louvre identifica tuttavia la tela come un ritratto di Dona Isabel de Requesens[8]

Discendenza

Giovanna d'Aragona e Ascanio I Colonna ebbero i seguenti figli:

Ascendenza

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
8. Alfons V, re d'Aragona e Napoli 16. Ferran I, re d'Aragona e Sicilia  
 
17. Leonor de Alburquerque  
4. Ferran I, re di Napoli  
9. Gueraldona Carlino 18. Enrico Carlino  
 
19. Isabella Carlino  
2. Ferdinando d'Aragona, duca di Montalto  
 
 
 
 
 
 
 
1. Giovanna d'Aragona  
12. Antoni de Cardona-Anglesola i Centelles, barone di Bellpuig 24. Ramon de Cardona i de Pinós, barone di Bellpuig  
 
25. Catalina de Centelles y Urrea  
6. Ramon Folc III de Cardona i de Requesens, duca di Somma  
13. Castellana de Requesens i de Soler, baronessa de Liñola 26. Galceran de Requesens i de Santacoloma, I barone di Molins de Rey  
 
27. Isabel Joan de Soler  
3. Catalina Castellana de Cardona i de Requesens  
14. Galceran de Requesens i Joan de Soler, conte di Palamós 28. Galceran de Requesens i de Santacoloma, I barone di Molins de Rey (= 26)  
 
29. Isabel Joan de Soler (= 27)  
7. Isabel de Requesens i Enríquez, contessa di Palamós  
15. Beatriz Enriquez de Velasco 30. Alonso Enriquez de Guzmán, II conte di Alba de Liste  
 
31. Juana Perez de Velasco  
 

Note

  1. ^ Georges Duby, L'amore e la sessualita , nuova ed. ampliata, Trad. di Valeria Bajo, Corrado Petrocelli e Raffaele Licinio, Bari: Dedalo, 1994, ISBN 88-220-0537-6, p. 414
  2. ^ Augustini Niphi medicis Libri duo, De pulchro primus. De amore, secundus, Lugduni : apud Godefridum, & Marcellum Beringos, fratres, 1549
  3. ^ Girolamo Ruscelli, Del tempio alla diuina signora donna Giouanna d'Aragona, fabricato da tutti i più gentili spiriti et in tutte le lingue principali del mondo, in Venetia : per Plinio Pietrasanta, 1554
  4. ^ a b Pietro Tacchi Venturi, La vita religiosa in Italia durante la prima età della Compagnia di Gesù, descritta dal p. Pietro Tacchi Venturi con appendice di documenti inediti, Roma: Tip. E. Voghera, 1910, Vol. I, 453 e segg.
  5. ^ Giuseppe Betussi, Le imagini del tempio della signora Donna Giouanna Aragona, dialogo di M. Giuseppe Betussi. Alla illustriss. s. Donna Vittoria Colonna di Tolledo, in Fiorenza: appresso M. Lorenzo Torrentino, 1556.
  6. ^ G.-B. Cavalcaselle e J.-A. Crowe, Raffaello: la sua vita e le sue opere, Firenze: Successori Le Monnier, 1884
  7. ^ Adolfo Venturi, Raffaello; a cura del Comitato Nazionale per le onoranze a Raffaello nel quarto centenario dalla morte, Urbino anno 1920 (Roma: E. Calzone, 1920)
  8. ^ Scheda nel sito ufficiale del museo Louvre, su cartelen.louvre.fr.

Bibliografia

  • Giuseppe Alberigo, ARAGONA, Giovanna d', in Dizionario biografico degli italiani, vol. 3, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. URL consultato il 5 ottobre 2017. Modifica su Wikidata
  • Donata Chiomenti Vassalli, Giovanna d'Aragona: fra baroni, principi e sovrani del Rinascimento, Milano: Mursia, 1987

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN57414982 · ISNI (EN0000 0001 3972 1751 · BAV 495/188898 · CERL cnp01444521 · LCCN (ENnr89005434 · GND (DE118990675 · BNF (FRcb12050193k (data)