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Houses of the Holy

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Houses of the Holy
album in studio
ArtistaLed Zeppelin
Pubblicazione1973
Durata40 min. : 50 sec.
Dischi1
Tracce8
Genere[1]Album-oriented rock
Blues rock
Hard rock
Heavy metal
Arena rock
EtichettaAtlantic Records
ProduttoreJimmy Page
Certificazioni
Dischi d'oroArgentina (bandiera) Argentina[2]
(vendite: 30 000+)
Francia (bandiera) Francia (2)[3]
(vendite: 200 000+)
Germania (bandiera) Germania[4]
(vendite: 250 000+)
Spagna (bandiera) Spagna[5]
(vendite: 50 000+)
Dischi di platinoRegno Unito (bandiera) Regno Unito[6]
(vendite: 300 000+)
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (11)[7]
(vendite: 11 000 000+)
Led Zeppelin - cronologia
Album precedente
(1971)
Album successivo
(1975)
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[8]
Robert ChristgauA-[9]
The New Rolling Stone Album Guide[10]
Sputnikmusic5.0 (Classic)[11]
Piero Scaruffi[12]
Ondarock[13]
Dizionario del Pop-Rock[14]
24.000 dischi[15]
Discogs[16]
Storia della musica[17]
Pitchfork[18]

Houses of the Holy è il quinto album dei Led Zeppelin, pubblicato il 28 marzo 1973 dall'etichetta Atlantic Records. La rivista Rolling Stone lo colloca alla posizione n. 148 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi.

Il disco

Houses of the Holy è stato accolto da pubblico e critica con atteggiamenti discordanti: c'è chi lo considerò un episodio minore della discografia dei Led Zeppelin, e chi invece lo reputò il nuovo capolavoro della band. Di sicuro ci troviamo ad un punto nella carriera dei Led Zeppelin in cui comincia ad emergere lo straordinario talento di John Paul Jones, fino a quel momento del tutto eclissato dagli altri tre. Lo si può anche considerare come un significativo riepilogo dei molteplici percorsi musicali iniziati dal gruppo nei primi anni di attività (forse non casualmente, a questo album seguiranno il film e il doppio album live intitolati The Song Remains the Same, che ripercorre l'intera storia del gruppo). Tutto il periodo del 1972 fu molto prolifico per i Led Zeppelin: le session filarono via tranquille, c'era molto materiale su cui lavorare (alcune cose scartate finirono su Physical Graffiti e Coda) e i pezzi, grazie allo studio mobile dei Rolling Stones e al tecnico del suono Ed Kramer presero una propria forma molto velocemente. I ritardi sulla pubblicazione furono dovuti ai soliti problemi di missaggio (Ed Kramer per risolvere le controversie portò i nastri all'Electric Lady Studios di New York, gli studi di Jimi Hendrix) e alla grafica di copertina, ancora una volta senza alcun richiamo al gruppo o al titolo dell'album (anche se questa volta la casa editrice era riuscita ad ottenere delle fascette esplicative da applicare esternamente). Houses of the Holy, come accennato, apporta elementi inediti al sound della band (compaiono sintetizzatori e si sperimentano nuovi generi), ed è il disco più allegro e solare dei Led Zeppelin, anche perché essi stavano passando un periodo molto felice (No Quarter però è più buia e misteriosa rispetto al resto del disco).

L'album raggiunge la prima posizione per due settimane nella Billboard 200 e nella UK Albums Chart, in Australia per tre settimane ed in Canada, la terza in Giappone, Francia, Austria ed Olanda, la quarta in Norvegia, l'ottava in Germania e la nona in Spagna.

La copertina

Selciato del gigante, in Irlanda del Nord

La copertina dell'album è considerata tra le più belle della storia del rock (è arrivata al 50º posto nella classifica delle 100 migliori cover di sempre della rivista Rolling Stone), ed è ispirata al romanzo Le guide del tramonto (Childhood's End, 1952) di Arthur Charles Clarke. Fu scelto lo studio Hipgnosis (celebre per le copertine dei Pink Floyd realizzate da Storm Thorgerson). Il grafico Aubrey Powell mise insieme un fotomontaggio surreale immortalando su pellicola due bambini tra le pietre del Selciato del gigante in Irlanda del Nord. Poi passò il tutto all'aerografo, moltiplicando il numero dei soggetti sulla copertina: 6 sul fronte, 5 sul retro.

Il titolo

Il titolo del disco proviene dall'omonima canzone Houses of the Holy, registrata nel 1973, ma che fu poi scartata e inserita nell'album successivo, Physical Graffiti.

Storia e analisi dei brani

Il titolo dell'album si riferisce ai locali in cui il gruppo si esibiva. L'album è una raccolta eterogenea di pezzi in diversi stili, e, come già detto, ha un carattere molto solare. Vi compaiono brani rock che sperimentano soluzioni innovative (The Song Remains the Same, Over the Hills and Far Away) e altri più "di maniera" (The Ocean, il cui titolo si riferisce all'"oceano" di fan che seguiva il gruppo durante i tour), brani d'atmosfera in cui le tastiere svolgono un ruolo determinante (la triste Rain Song e la "ballata fantasy" di No Quarter) e che avvicinano il gruppo al rock progressivo (ben lontane dunque dal rock blues alla Willie Dixon degli esordi). The Crunge è un autoironico funk alla James Brown, D'yer maker (titolo che non è altro che una distorsione cockney della parola "Jamaica") mostra sonorità reggae, e non manca un "divertissement" pop, Dancing days.

Tracce

Lato A

  1. The Song Remains the Same – 5:30 (Jimmy Page, Robert Plant)
  2. The Rain Song – 7:38 (Jimmy Page, Robert Plant)
  3. Over the Hills and Far Away – 4:49 (Jimmy Page, Robert Plant)
  4. The Crunge – 3:17 (Jimmy Page, Robert Plant, John Bonham, John Paul Jones)

Lato B

  1. Dancing Days – 3:43 (Jimmy Page, Robert Plant)
  2. D'yer Mak'er – 4:22 (Jimmy Page, Robert Plant, John Bonham, John Paul Jones)
  3. No Quarter – 7:00 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones)
  4. The Ocean – 4:31 (Jimmy Page, Robert Plant, John Bonham, John Paul Jones)

Formazione

Curiosità

  • All'epoca Bonham e Page avevano seri problemi di dipendenza, il primo dall'alcool (che sarà una delle cause principali di una morte prematura) e il secondo dalle droghe. Jones era in una situazione di polemica con Page (non sentiva infatti sufficientemente riconosciuta l'importanza del suo apporto al gruppo) e Plant aveva iniziato a spingere verso soluzioni all'insegna dell'easy listening.

Note

  1. ^ (EN) Houses of the Holy, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ (ES) Gold & Platinum Discs, su CAPIF. URL consultato il 25 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011).
  3. ^ (FR) Les Certifications depuis 1973, su infodisc.fr. URL consultato il 14 febbraio 2016. Selezionare "LED ZEPPELIN" e premere "OK"
  4. ^ (DE) Gold/Platin Datenbank, su musikindustrie.de, Bundesverband Musikindustrie. URL consultato il 14 febbraio 2016.
  5. ^ Productores de Música de España, Solo Exitos 1959–2002 Ano A Ano, 1ª ed., ISBN 84-8048-639-2.
  6. ^ (EN) BPI Awards, su bpi.co.uk, British Phonographic Industry. Digitare "Led Zeppelin" in "Keywords", dunque premere "Search".
  7. ^ (EN) Houses of the Holy – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 22 giugno 2014.
  8. ^ (EN) Stephen Thomas Erlewine, Houses of the Holy, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  9. ^ [1]
  10. ^ da The New Rolling Stone Album Guide di Nathan Brackett with David Hoard, pagina 479
  11. ^ [2]
  12. ^ [3]
  13. ^ [4]
  14. ^ da Dizionario del Pop-Rock di Enzo Gentile & Alberto Tonti, Ed. Baldini & Castoldi, pagina 577
  15. ^ da 24.000 dischi di Riccardo Bertoncelli e Chris Thellung, Zelig Editore, pagina 557
  16. ^ [5]
  17. ^ [6]
  18. ^ [7]
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