Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Vai al contenuto

La tigre di Eschnapur: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m + template FL
Riga 79: Riga 79:
==Collegamenti==
==Collegamenti==
* {{Imdb|film|id=0052295}}
* {{Imdb|film|id=0052295}}

{{Film di Fritz Lang}}


{{Portale|cinema}}
{{Portale|cinema}}

Versione delle 21:01, 9 mar 2012

{{{titolo italiano}}}
Paese di produzioneGermania
Durata97 minuti
Genereavventura
RegiaFritz Lang
Soggettoda un romanzo di Thea von Harbou Il sepolcro indiano
SceneggiaturaFritz Lang e Werner Jörg Lüddecke,
FotografiaRichard Angst
Interpreti e personaggi

La Tigre del Bengala (Der Tiger von Eschnapur) è un film del 1959 diretto da Fritz Lang.

Esso fa parte di un dittico che prosegue con Il sepolcro indiano (Das Indische Grabmal) uscito sempre nel 1959, qualche mese dopo.

Trama

L’architetto tedesco Harald Berger si reca a Eschnapur, città immaginaria, invitato dal principe Chandra, che gli affida lavori di ristrutturazione del suo palazzo.

Durante il viaggio egli salva, dagli artigli di una tigre, la danzatrice Seetha, destinata a esibirsi per il principe nel tempio. Il principe è innamorato di Seetha e per riconoscenza regala all’architetto un anello con uno smeraldo. Purtroppo anche Harald Berger si innamora di Seetha e ne è ricambiato.

Con l’aiuto di un collega, Azagara, un architetto indiano formatosi in Occidente, Harald esplora i sotterranei del palazzo. Scopre passaggi segreti che conducono al tempio e un lazzaretto dove sono rinchiusi i lebbrosi.

Chandra tenta di convincere la danzatrice ad accettare la sua proposta di matrimonio.

Suo fratello Ramigani, che trama per destituirlo e impadronirsi del trono, vede con favore questa unione che provocherà lo scandalo dei sacerdoti e del popolo.

Seetha respinge il corteggiamento del principe ed egli, furioso di gelosia, costringe Harald ad affrontare in una lotta mortale la tigre. L’architetto uccide l’animale e, grazie alla conoscenza dei sotterranei del palazzo, fugge con Seetha, inseguito dalle guardie del principe.

A palazzo giungono intanto, preoccupati per l’assenza di notizie del loro familiare, Irene, la sorella di Harald e il marito, Walter Rhode, anch’egli architetto. A lui il principe commissiona la costruzione di un mausoleo, rivelandogli di voler rinchiudervi la donna che lo ha tradito.

Harald e Seetha, stremati dalle fatiche e dai pericoli incontrati nella fuga, dopo aver visto morire i loro cavalli, giungono ai limiti del deserto e sono colti da una tempesta di sabbia.

Produzione

Fritz Lang tornato dall'America in Germania nel 1957 ricevette dal produttore Artur Brauner l'offerta di un remake di Il sepolcro indiano del 1921. Trentasette anni prima aveva già scritto una sceneggiatura su questo soggetto ma gli fu tolta da Joe May col pretesto che era troppo giovane per girare un film simile. Ora aveva l'opportunità di realizzare quell'antico sogno: gli sembrava che il cerchio si chiudesse.(Lotte Eisner, op.cit., p.326)

Le riprese esterne furono girate da ottobre a novembre del 1958 a Udaipur) e nello Stato di Rajasthan in India.

La prima si ebbe il 22 gennaio 1959.

Critica

Il film ebbe un grande successo di pubblico, ma i critici cinematografici scrissero recensioni negative.[1]

«Un film d'avventura a sfondo esotico, le cui esigenze spettacolari permettono a Lang di ottenere uno dei soui migliori risultati a livello stilistico»[2]

«Le singole immagini sono memorabili per la loro perfezione formale: il palazzo circondato dall'acqua e visto contro una vasta distesa di cielo; un padiglione in cui il viale delimitato da elefanti di pietra si spinge come un molo nell'acqua; il panorama di una città indiana sulla baia; acqua, pietra, riflessi iridescenti. Il sassolino o il guizzo di un pesce frantumano le immagini riflesse nell'acqua, lo scalpitare ritmico dei cavalli al galoppo, già usato da Lang nei suoi western; tempeste di sabbia, avvoltoi in un cielo di fuoco; il fuggiasco accecato dalla sabbia che spara contro lo spietato disco del sole che si allarga in concentrici gialli e marroni; le grotte cariche di mistero con i bizzarri colori; il minaccioso esercito dei lebbrosi nei sotterranei; il profondo pozzo circolare nel quale l'architetto incatenato rimane prigioniero.»[3]

Sequenze celebri

La fedele domestica de Seetha viene costretta ad entrare nella cesta del mago di corte. La cesta è trafitta da lunghi coltelli e il pubblico si attende la riuscita del numero di magia confidando in un trucco segreto, ma un rivolo di sangue, inequivocabile segno di morte, comincia a scorrere sul pavimento: "in questo pezzo di bravura Lang mette in evidenza il carattere crudele dell'assolutismo". (Lotte Eisner, op.cit., p.330.)

Note

  1. ^ Lotte H. Eisner, Fritz Lang, Mazzotta, Milano 1978, p.326.
  2. ^ Paolo Mereghetti, Dizionario dei Film, Baldini-Castoldi, Milano 1993, p. 1195.
  3. ^ Lotte H. Eisner, Fritz Lang, Mazzotta, Milano 1978, pp.328-330.

Bibliografia

  • Lotte H. Eisner, Fritz Lang, Mazzotta, Milano 1978.
  • Paolo Mereghetti, Dizionario dei Film, Baldini-Castoldi, Milano 1993.
  • Pino Farinotti, Il Farinotti 2009, Newton Compton editori, Roma 2008.

Collegamenti

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema