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Piritoo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 11 apr 2019 alle 21:31 di GuroneseDoc (discussione | contributi) (Mito: Aggiunte fonti e piccole correzioni)
Piritoo
Un centauro cerca di portare via Ippodamia (sul vaso chiamata Laodamia), mentre Piritoo e Teseo resistono per difenderla, dettaglio da un cratere a kylix apulo a figure rosse, ca. 350-240 a.C., da Anzio, Londra, British Museum
Nome orig.Πειρίθοος
Caratteristiche immaginarie
SessoMaschio
ProfessioneRe dei Lapiti

Piritoo (in greco antico: Πειρίθοος?, Peiríthoos) è un personaggio della mitologia greca. Fu un re dei Lapiti e viveva nella città di Larissa in Tessaglia[1].

Genealogia

Figlio di Issione e di Dia[2][3][4][5].
Omero invece, nell'Iliade lo fa concepire da Zeus[6].

Fu sposo di Ippodamia e padre di Polipete.

Combattimento dei Centauri e dei Lapiti di Sebastiano Ricci

Mitologia

Lo stesso argomento in dettaglio: Teseo e Piritoo.

Partecipò alla spedizione degli Argonauti alla ricerca del vello d'oro e fu un grande amico di Teseo.

Durante il suo matrimonio con Ippodamia, figlia di Bute, Piritoo invitò alle nozze i centauri che ubriacatisi cercarono di molestare la sposa[7].
Nella guerra che seguì fu aiutato da Teseo e dai Lapiti ed una volta vinta scaccio Euritione ed i suoi seguaci dal monte Pelio e dall'intera Tessaglia.

Dopo la morte di Ippodamia (che morì poco dopo la nascita di Polipete)[8]si recò nell'oltretomba insieme a Teseo nel tentativo di rapire Persefone ma furono catturati dal dio Ade che li fece sedere su due troni di pietra e che si rivelarono essere i seggi dell'oblio.

Quando Eracle scese negli inferi per rapire Cerbero li incontrò e liberò Teseo ma non poté fare altrettanto con Piritoo poiché la terra iniziò a tremare[9], segno che per gli dèi inferi il Lapita doveva restare nell'Ade.

Secondo Virgilio, alla morte di Teseo questi fu nuovamente condannato a sedersi sul trono dell'oblio da Ade (e stavolta per sempre), mentre Piritoo oltre a non essere stato liberato in precedenza da Eracle, rimase incollato sul seggio fino alla morte terrena e dopodiché (e sempre nel Tartaro), venne condannato a sostare sotto una rupe e dove, sulla sommità della stessa, c'era una pietra in bilico e sempre sul punto di cadergli addosso[10].

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti