Sessismo

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Stati Uniti d'America, sede centrale dell'associazione contro il suffragio delle donne

Il sessismo è la tendenza a valutare la capacità o l'attività delle persone in base al sesso ovvero ad attuare una discriminazione sessuale.

Generalizzazione e divisione

Scritta murale di protesta contro il sessismo

Le idee sessiste si manifestano in una sorta di essenzialismo secondo cui gli individui possono essere compresi e giudicati semplicisticamente in base ad alcune caratteristiche fisiche o del gruppo di appartenenza, in questo caso il gruppo maschi o femmine.

Un atteggiamento sessista si potrebbe manifestare con alcune convinzioni o pregiudizi, ad esempio:

  • la presunta superiorità o il presunto maggior valore di un sesso rispetto all'altro.
  • l'odio per le donne (misoginia) o per gli uomini (misandria).
  • l'attitudine a inquadrare uomini e donne in base agli stereotipi di genere e ai relativi pregiudizi.
  • assegnare arbitrariamente qualità (positive o negative) in base al sesso.

Anche le persone che in vari luoghi e periodi storici non rientravano "fenotipicamente" in un genere definito (intersessuali, ermafroditi o pseudoermafroditi) o che si rifiutavano di aderire al ruolo loro assegnato in base al sesso (transessuali sia uomini che donne, crossdresser e in alcuni casi gay e lesbiche) sono state e sono ancora oggi oggetto di discriminazioni che si possono leggere come discriminazioni sessiste, in quanto derivanti dalla necessità implicita, nella semplificazione sessista, di dividere nelle due categorie suddette: maschi e femmine.
In tutte le società conosciute, maschile e femminile sono definiti prima di tutto come generi sociali ben distinti. Il genere biologico (maschio o femmina) a volte da solo non basta per definire l'appartenenza a un genere.

All'opposto, l'antisessismo (vedere anche qui) è l'idea del rifiuto della discriminazione tra i sessi. L'antisessismo sostiene che esiste un diritto alle differenze individuali e si pone delle domande sulla costruzione sociale dell'identità e dei ruoli di genere.

La discriminazione fondata sul sesso è illegale in moltissimi paesi, tuttavia molti hanno leggi che danno diritti o privilegi maggiori a un genere piuttosto che ad un altro.

Discriminazione sessista verso le donne

Lo stesso argomento in dettaglio: Femminismo.
Un magazine statunitense del 1952 realizza un servizio fotografico raffigurando la donna (Bettie Page) al volante in base a stereotipi sessisti

Il sessismo contro le donne nella sua forma estrema è conosciuto come misoginia, che significa "odio verso le donne". Tuttavia il termine sessismo viene coniato dalle femministe statunitensi verso la fine degli anni Sessanta in opposizione al termine misoginia. Laddove infatti il termine misoginia rinvia a motivazioni psicologiche, il termine sessismo (coniato sulla falsariga di razzismo), vuole sottolineare il carattere sociale e politico di questo sistema: degli argomenti di tipo biologico (il sesso per le donne, il colore della pelle per i "non-bianchi"), sono stati storicamente usati per giustificare sistemi di discriminazione, subordinazione e devalorizzazione.

Come hanno sottolineato Liliane Kandel e Marie-Josèphe Dhavernas[1], coniando questo nuovo termine le militanti femministe intendevano ricusare nella discussione sulla dominazione di sesso (come in precedenza su quella di "razza"), ogni ricorso ad argomenti di tipo essenzialista o naturalista. Se dunque, nell'uso corrente, il termine "sessismo" usualmente indica il "sessismo verso le donne", è perché il termine stesso nasce nell'ambito delle lotte delle donne. Forme di sessismo contro le donne possono ravvisarsi nella violenza di genere, nella discriminazione riguardo agli studi[2] e al lavoro[3], nella differenza di retribuzione[4] e nella segregazione in ambito lavorativo[5][6], nell'attribuzione del lavoro casalingo alle donne[7], nel diritto di voto[8] nella questione delle mutilazioni genitali femminili[9], nella delega della genitorialità[10], nel linguaggio e nell'educazione[11].
Una forma di sessismo meno evidente, ma molto pervasivo, è anche l'elogio della donna (il romantico "eterno femminino") incensata nel suo ruolo di madre, di sposa, di musa ispiratrice o di angelica presenza[12].

Discriminazione linguistica nei confronti delle donne

Il termine sessismo linguistico indica tutte quelle parole o quei gruppi di parole che hanno valore discriminatorio nei confronti delle donne. Di seguito, alcuni suggerimenti per un uso più inclusivo della lingua[13]:

  1. evitare l'uso di uomo e uomini in senso universale e usare persona/e; essere/i umano/i; specie umana; popolazione;
  2. evitare di dare precedenza al maschile quando ci si trova davanti a coppie oppositive uomo/donna e preferire donne e uomini;
  3. evitare il maschile “neutro” per indicare gruppi di persone in cui sono compresi anche le donne. (Es. i bambini, i ragazzi, gli anziani > l’infanzia, l’adolescenza, le persone anziane);
  4. evitare di anteporre l’articolo l'articolo "la" di fronte a nomi propri di persona di donne (es. La Maria oppure La Rossi)
  5. evitare di accordare il participio passato al maschile se siamo in presenza di un maggior numero di figure femminile rispetto a quelle maschili. (Carlo, Rita e Luisa sono arrivati in ritardo > Carlo, Rita e Luisa sono arrivate in ritardo);
  6. Nel caso in cui sia difficoltoso determinare se il genere prevalente sia quello maschile o quello femminile, è opportuno accordare il tutto in base all’ultimo elemento della serie;
  7. evitare di rivolgersi alla donna con appellativi come signora o signorina anziché con la professione esercitata.

Per quanto riguarda il mondo lavorativo le voci al femminile non hanno largo uso, si tende a declinare al maschile anche forme che esigono il femminile in quanto rivolte a persone di sesso femminile.

sconsigliabile preferibile
Amministratore Amministratrice
Procuratore Procuratrice
Direttore Direttrice
Consigliere Consigliera
Ambasciatore Ambasciatrice
Ispettore Ispettrice
Senatore Senatrice
Notaio Notaia
Rettore Rettrice
Deputato Deputata
Avvocato Avvocata
Magistrato Magistrata
Prefetto Prefetta
Ministro Ministra
Sindaco Sindaca
Medico Medica
Architetto Architetta
Chirurgo Chirurga
Critico Critica
Arbitro Arbitra
Ingegnere Ingegnera
Cancelliere Cancelliera
Soldato Soldata
Maresciallo Marescialla
Capitano Capitana
Carabiniere Carabiniera

Inoltre, evitare il suffisso –essa come femminilizzazione di titoli di professione in quanto usato con accezione dispregiativa come avvocatessa, giudicessa;

- Per sostantivi epiceni è di fondamentale importanza l’utilizzo di concordanze al femminile. Alcune forme valide per entrambi i generi: parlamentare, preside, tutte le parole composte con il modificatore capo: capostazione, capotreno, capoufficio, caposervizi ecc..., presidente, vigile, giudice.

Suggerimenti per un uso più consapevole della lingua italiana[14]:

- I termini che terminano in –o, -aio/-ario, -iere mutano in –a, -aia/aria, -iera (es. appuntata, architetta, avvocata, capitana, chirurga, colonnella, critica, marescialla, ministra, prefetta, primaria, notaia, segretaria, infermiera, portiera);

- I termini in –sore mutano in –sora (es. assessora, difensora, evasora, oppressora, ecc.)

- I termini in –tore mutano in –trice (es. ambasciatrice, amministratrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice, accompagnatrice).

Nei seguenti casi non si ha adeguamento morfofonetico al femminile, ma solo l’anteposizione dell’articolo femminile:

- Termini in –e o in –a (es. caporale, generale, maggiore, parlamentare, preside, ufficiale, vigile, custode, interprete, sacerdote, presidente);

- Forme italianizzate di participi presenti latini (es. agente, inserviente, cantante, comandante, tenente);

- Composti con capo- (es. capofamiglia, caposervizio, ecc.)

Strategie elaborate per combattere l'uso sessista della lingua[15]:

- Mettere in luce entrambi i sessi senza che uno superi l’altro. Per fare questo è possibile ricorrere a duplicazioni o barre

  • Tutti i consiglieri e tutte le consigliere prendano posto nell’aula, o meglio tutti/e i/le consiglieri/e prendano posto nell’aula.

- Occultamento di entrambi i generi mediante perifrasi, riformulazioni, impiego di nomi collettivi o metonimici, pronomi relativi e indefiniti, forma passiva e forma impersonale.

  • personale dipendente, magistratura, direzione, corpo docente, utenza, consiglio;
  • chi/chiunque arrivi in ritardo;
  • I cittadini e le cittadine devono presentare la domanda > La domanda deve essere presentata;
  • Gli utenti devono entrare uno alla volta > Si entra uno alla volta.

Segregazione in ambito lavorativo

Per segregazione in ambito lavorativo si intende il fatto che le donne tendono ad occupare posizioni retributive inferiori (ad esempio, lavori part time)[16][17]: uno studio dell'Università Bocconi mostra a esempio che le donne, pur percependo solo il 2% in meno rispetto ai colleghi uomini a parità di posizione lavorativa, ricoprono solo il 13% delle posizioni dirigenziali[18].

A livello lavorativo si possono distinguere tre tipi di segregazione: la segregazione orizzontale, quella verticale ed infine quella sociale. La prima si riferisce sia al numero ristretto di ruoli organizzativi ricoperti da donne sia alla disparità di trattamento che ricevono uomini e donne ma anche al gender pay gap (ossia al divario nel trattamento economico tra professionisti e professioniste che hanno stesse competenze e stesso titolo) e alle varie difficoltà che le donne devono superare per fare carriera.

La seconda, invece, riguarda la scala gerarchica: le posizioni di top management e di governance sono perlopiù dirette da uomini, con conseguente esclusione del genere femminile. Difatti, dai Dati Ocse del 2015, è emerso che ad ogni donna che riveste il ruolo di manager ci sono due uomini che ricoprono lo stesso ruolo. Questo deriva principalmente da due distorsioni culturali: dal gender essentialism secondo cui il genere femminile è più adatto a professioni connesse ai servizi, alle relazioni sociali o alla cura della persona e dal sex-typing ossia ritenere che esistano professioni per uomini e professioni per donne e che quindi l'ambito lavorativo venga stabilito in base al sesso. La segregazione verticale ha collegamenti con il costrutto del ceiling glass e del cliffing glass. Per quanto riguarda il primo termine, si intendono tutti quei fenomeni o tutte quelle azioni che impediscono al genere femminile di fare carriera. Il secondo ritiene, invece, che le donne siano chiamate a ricoprire ruoli di manager solo durante i momenti di difficoltà di un'organizzazione, attribuendo a queste ultime la responsabilità nei casi di fallimento.

La terza tipologia esprime l'esclusione delle professioniste dall'aiuto dato da network informali professionali, azioni di mentoring e di coaching all'interno del luogo di lavoro. [19]

Sessismo e razzismo

All'interno degli studi femministi si è sviluppato negli ultimi anni un fondamentale filone di studi che indaga l'articolazione tra sessismo e razzismo. Infatti sessismo e razzismo, pur essendo due specifici sistemi di differenziazione e dominazione, condividono la naturalizzazione di rapporti socialmente costruiti[20][21].

Le quote rosa

Lo stesso argomento in dettaglio: Pari opportunità e Affirmative action.

Una questione molto dibattuta è quella delle quote rosa, ovvero quote minime di presenza femminile all'interno degli organi politici istituzionali elettivi e non. La richiesta delle quote rosa nasce dalla bassa percentuale di donne nel mondo della politica (e in ruoli di potere in generale). Vari paesi del mondo dove questa situazione di disparità è più accentuata (come l'India[22]) stanno ricorrendo a strumenti legislativi per fissare le quote minime di presenza femminile nei rispettivi parlamenti.[23] Anche in Italia si è sviluppato il dibattito politico attorno al tema delle quote rosa, ma il disegno di legge presentato nel 2005[24] (dopo la bocciatura di un emendamento della legge elettorale[25]) non è stato mai definitivamente approvato.[26] Tuttavia, con legge del 12 luglio 2011 n. 120 (Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati) è stata introdotta nel nostro ordinamento una importante disciplina per le "quote rosa" negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate. Successivamente con il D.P.R. del 30 novembre 2012, n. 251 recante "Regolamento concernente la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo nelle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni, ai sensi dell'articolo 2359, commi primo e secondo, del codice civile, non quotate in mercati regolamentati, in attuazione dell'articolo 3, comma 2, della legge 12 luglio 2011, n. 120" analoghe disposizioni sono state previste anche per le società controllate dalla Pubblica Amministrazione.

Discriminazione sessista verso gli uomini

Lo stesso argomento in dettaglio: Mascolinismo e Affirmative action.


Il sessismo contro gli uomini nella sua forma estrema è conosciuto come misandria, termine corrispondente a quello di "misoginia" e che indica un'avversione morbosa nei confronti del sesso maschile[27]. Forme di sessismo contro gli uomini riguardano, ad esempio, il differente trattamento di fronte alla giustizia[28], oppure il mancato riconoscimento dei loro diritti riproduttivi.[29][30]

Discriminazione sessista motivata da intersessualità

Lo stesso argomento in dettaglio: Intersessualità.

Discriminazione sessista in ragione dell'orientamento sessuale

Lo stesso argomento in dettaglio: Omofobia, Bifobia ed Eterofobia.

Discriminazione sessista in ragione dell'identità di genere

Lo stesso argomento in dettaglio: Transfobia.

Note

  1. ^ Liliane Kandel e Marie-Josèphe Dhavernas, voce Sexisme in Encyclopédie philosophique universelle, tomo II,Paris, Puf, 1990
  2. ^ ad es.: REGOLAMENTO DEL COMITATO PARI OPPORTUNITA' DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI FERRARA Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.
  3. ^ ad es.: a cura delle Consigliere Regionali di parità: "Discriminazione di genere, una ricerca" Archiviato il 9 aprile 2007 in Internet Archive.
  4. ^ Secondo l'OCSE nel 2010 in Italia a parità di merito e titoli di studio una donna percepisce in media uno stipendio annuo pari al 54% di quello di un uomo Copia archiviata, su asca.it. URL consultato l'8 settembre 2010 (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2011).
  5. ^ COMMISSIONE DELLE COMUNITA' EUROPEA, "Codice di condotta per l'applicazione della parità retributiva tra uomini e donne per lavoro di pari valore" (introduzione) Archiviato il 19 agosto 2007 in Internet Archive.
  6. ^ Stipendi, è (quasi) parità tra uomini e donne (PDF), su valored.it. URL consultato il 4 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).
  7. ^ Articolo: "La disparità fra uomo e donna: fatti e cifre" (fonte swissinfo in italiano)
  8. ^ Cultural studies: un'introduzione, di Christina Lutter e Markus Reisenleitner, Pearson Paravia Bruno Mondad, 2004, pag. 98 ISBN 88-424-9612-X
  9. ^ Amnesty International, "Mutilazioni Genitali Femminili" Archiviato il 30 settembre 2007 in Internet Archive.
  10. ^ Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti (Gli Elefanti Saggi), ISBN 88-11-67529-4, in particolare pg. 311-313
  11. ^ Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine. L'influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita, 1ª edizione, Milano, Feltrinelli, 1973.
  12. ^ Simone de Beauvoir: Il secondo sesso, ad es. alle pg 203-205.
  13. ^ Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, 1993.
  14. ^ Irene Biemmi, Il sessismo linguistico. La lingua italiana è maschilista?, 2009.
  15. ^ Cecilia Robustelli, L'uso del genere femminile nell'italiano contemporaneo: teoria, prassi e proposte, 2010.
  16. ^ Rosti L. (2006) “La segregazione occupazionale in Italia”, estratto Archiviato il 20 novembre 2011 in Internet Archive.
  17. ^ Giuseppe Barile, Giuseppe Della Rocca, Gianni Geroldi, Paola Manacorda, Mario Vavassori, Lorenza Zanuso, Lavoro femminile, sviluppo tecnologico e segregazione occupazionale, Ed. Franco Angeli, Milano 1984; estratto
  18. ^ Stipendi, è (quasi) parità tra uomini e donne (PDF), su valored.it. URL consultato il 4 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).
  19. ^ Alessandra Romano, Diversity management, in Diversity and disability management, Mondadori Università, 2021, ISBN 978-88-6184-955-6.
  20. ^ Vincenza Perilli, L'innocenza di Eva, in Altreragioni, n. 8, 1999.
  21. ^ Chiara Bonfiglioli, Lidia Cirillo, Laura Corradi, Barbara De Vivo, Sara Farris, Vincenza Perilli (a cura di), La straniera. Informazioni, sito bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo Archiviato il 28 gennaio 2010 in Internet Archive., 2009, Edizioni Alegre
  22. ^ L'India vota per garantire quote rosa in Parlamento, su blog.panorama.it. URL consultato il 9 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2010).
  23. ^ Donne in politica: sì del Consiglio d'Europa alle quote rosa, 28/01/10
  24. ^ Quote rosa, via libera al disegno di legge
  25. ^ Legge elettorale, il governo battuto No all'emendamento sulle quote rosa
  26. ^ Senato, approvate quote rosa ma il ddl non andrà alla Camera
  27. ^ Donne che odiano gli uomini: misandre o misandriche? - Consulenza Linguistica - Accademia della Crusca, su accademiadellacrusca.it. URL consultato il 20 agosto 2021.
  28. ^ (EN) Michela Fusaschi, Humanitarian Bodies, in Cahiers d’études africaines, n. 217, 1º aprile 2015, pp. 11–28, DOI:10.4000/etudesafricaines.17985. URL consultato il 29 settembre 2021.
  29. ^ (EN) Let’s Talk About Reproductive Rights And Why Men Should Have Them Too, su Thought Catalog, 31 maggio 2014. URL consultato il 21 agosto 2021.
  30. ^ (EN) A man's right to choose, su Salon, 19 ottobre 2000. URL consultato il 21 agosto 2021.

Bibliografia

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