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Antonio Maspes

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Antonio Maspes
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Ciclismo
SpecialitàPista
Termine carriera1968
Carriera
Squadre di club
1952-1954Individuale
1955-1957Bianchi
1958-1968Ignis
Nazionale
1952-1964Italia (bandiera) Italia
Palmarès
 Giochi olimpici
BronzoHelsinki 1952Tandem
 Mondiali su pista
OroMilano 1955Velocità
OroCopenaghen 1956Velocità
BronzoParigi 1958Velocità
OroAmsterdam 1959Velocità
OroLipsia 1960Velocità
OroZurigo 1961Velocità
OroMilano 1962Velocità
ArgentoRocourt 1963Velocità
OroParigi 1964Velocità
 

Antonio Maspes (Cesano Maderno, 14 gennaio 1932Milano, 19 ottobre 2000) è stato un pistard e dirigente sportivo italiano, medaglia di bronzo nel tandem ai Giochi olimpici di Helsinki del 1952. Professionista dal 1952 al 1968, fu sette volte campione del mondo e dieci volte campione italiano nella velocità.

Si appassiona alla pista a partire dall'età di quattordici anni, quando entra al velodromo Vigorelli attirato dal rombo delle moto usate nelle gare degli stayer. Inizia presto a correre e, per partecipare e vincere un campionato minore nel 1947, trucca la data di nascita. Conquista il titolo italiano di velocità e di tandem nella categoria allievi.

Passato nei dilettanti, vince il titolo italiano di velocità nel 1949 battendo il più anziano Enzo Sacchi[1]. Il fiorentino lo supera poi nella finale tricolore del 1950[2] mentre, nel 1951, Maspes deve accontentarsi del terzo posto dietro anche a Marino Morettini[3]. Conquista, peraltro, il titolo italiano nel tandem nel 1951, in coppia con Vittorio Valesi. Per tali risultati, a difendere la maglia azzurra nella velocità, ai Giochi olimpici di Helsinki del 1952, gli si preferisce Sacchi che, nel frattempo si era laureato Campione del mondo e poi vincerà la medaglia d'oro. Maspes è comunque convocato per la specialità tandem dove, in coppia con Cesare Pinarello, conquista la medaglia di bronzo.

Professionista

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Maspes conquista il suo primo titolo mondiale (Milano, 1955)
Maspes sul podio mondiale di Amsterdam 1959, tra Rousseau (a sinistra) e l'olandese Derksen
Maspes premiato per il suo quarto titolo mondiale (Lipsia, 1960) tra lo svizzero Plattner (a sinistra) e l'olandese De Bakker

Passa professionista a fine 1952 e, a Firenze, conquista subito la prima maglia tricolore da professionista nella velocità[4], che vincerà per altre nove volte. Nel 1953 e nel 1954 si prende la rivincita sul rivale Sacchi, battendolo in finale per il titolo italiano[5][6].

Nel 1955, sulla pista casalinga del Vigorelli, cede in semifinale a Mario Ghella e deve accontentarsi del terzo posto. Pochi giorni dopo, però, sulla stessa pista compie il primo dei suoi sette capolavori, conquistando il titolo iridato, battendo lo svizzero Oscar Plattner. L'anno successivo fa doppietta, conquistando il quarto titolo italiano e, a Copenaghen, la seconda maglia iridata sul già quattro volte campione mondiale britannico Reg Harris.

Dopo aver conquistato la maglia tricolore anche nel 1957, gli si para davanti, a livello mondiale, la figura del neo campione olimpico Michel Rousseau, che si aggiudica l'iride per due anni consecutivi. La resa dei conti, tra i due, avviene nella finale mondiale di Amsterdam 1959, dove il milanese batte in finale il transalpino, conquistando la sua terza maglia iridata.

La quarta arriva l'anno dopo, a Lipsia, battendo ancora in finale lo svizzero Plattner. Nel frattempo, Maspes trova il tempo di aggiudicarsi altre due maglie di campione italiano della velocità, nel 1959[7] e nel 1960[8].

Il 20 luglio 1960, in una riunione pre-olimpica al nuovo Velodromo Olimpico di Roma, con 10"8 stabilisce il record mondiale sui 200 metri lanciati, abbassando di due decimi il precedente record dell'olandese Van Vliet che resisteva dal 1956[9][10]. Uguaglia il suo primato nella finale dei Campionati del mondo del 1961 a Zurigo, battendo nuovamente Michel Rousseau dopo che nella prima prova i due ciclisti erano stati impegnati in un surplace di 26 minuti e 26 secondi[11].

Un altro grande rivale si profila però all'orizzonte del milaneseː quel Sante Gaiardoni che, ai Giochi olimpici di Roma 1960, aveva vinto l'oro sia nella velocità, sia nel chilometro da fermo, stabilendo il record mondiale con 1'07"27, alla media di 53.493 kmh[12]. I primi duelli sono a favore di Maspes che, nel 1961, batte in finale il rivale ai Campionati italiani[13]. L'anno successivo, Gaiardoni deve accontentarsi della medaglia d'argento dietro al milanese sia ai Campionati del mondo, disputati al Vigorelli[14] che ai Campionati italiani.

Nel 1963, sulla pista di Rocourt, invece, è proprio Gaiardoni a sconfiggere il milanese, aggiudicandosi la maglia iridata[15]. Magra consolazione per Maspes la vittoria ai Campionati nazionali, battendo in finale il campione olimpico.

L'anno dopo, proprio al Vigorelli, Gaiardoni batte Maspes in finale ai Campionati italiani[16]ma il 1964 è l'anno della conquista del Graal, per Antonio Maspes. A Parigi batte in finale l'australiano Ron Baensch e vince il settimo titolo mondiale nella velocità, eguagliando il primato detenuto del belga Joseph Scherens. Il record fu superato solo negli anni ottanta, dalle dieci vittorie del giapponese Koichi Nakano.

Il velodromo della capitale francese è particolarmente favorevole al fuoriclasse milanese che conta, fra le sue vittorie, cinque Gran Premi di Parigi consecutivi.

Inizia però la parabola discendente anche per Antonio Maspes. Il suo canto del cigno è la decima maglia tricolore, ottenuta nel 1965, battendo ancora una volta in finale Sante Gaiardoni[17]. Al mondiale, il campione uscente è eliminato in semifinale tra le polemiche da Patrick Sercu. Vince facilmente la prima prova poi subisce una spallata dall'avversario che si aggiudica la seconda prova sul filo del traguardo e sporge reclamo, che non viene accolto. Il risultato è quello di avvelenare ancor più l'ambiente. Sercu, innervosito dai tifosi del milanese, lo manda a gambe all'aria durante la terza prova. Anche stavolta il reclamo non viene accolto e Maspes, ricoverato in ospedale, non è in grado di correre la finale per il terzo posto[18].

Da adesso in poi, la nuova generazione dei Beghetto e dei Sercu, che si aggiudicano il mondiale della velocità tra il 1965 e il 1968, mettono in ombra l'anziano campione. Per un infortunio, il milanese non partecipa ai mondiali del 1966. Nel 1967, all'età di 35 anni, ottiene ancora una medaglia d'argento ai Campionati italiani[19] e un quarto posto ai campionati del mondo[20]. L'anno dopo non è neppure convocato[21] e appende definitivamente la bicicletta al chiodo.

Dopo il ritiro

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Ricoprì alcuni incarichi federali, fra cui quello di Commissario tecnico della nazionale di ciclismo maschile su pista dell'Italia (per breve tempo)[22] e responsabile tecnico del velodromo Vigorelli.

Si spense nell'ottobre 2000, all'età di 68 anni. È sepolto nella Cripta del Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.

Alla sua morte gli fu cointitolata la pista milanese.

Coppa Caldirola (dilettanti)
Campionati italiani, Velocità Dilettanti
Campionati italiani, Velocità Dilettanti
Campionati italiani, Velocità
Campionati italiani, Velocità
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Campionati del mondo, Velocità
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Gran Premio di Parigi
Gran Premio di Copenaghen
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Gran Premio di Parigi
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Gran Premio di Copenaghen
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Campionati del mondo, Velocità
Gran Premio di Parigi
Campionati italiani, Velocità
Gran Premio di Parigi
Campionati italiani, Velocità
Campionati del mondo, Velocità
Campionati italiani, Velocità

Competizioni mondiali

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Nella cultura di massa

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Antonio Maspes partecipò nel 1964 insieme a Luciano Sangiorgi e Franco Cassano a una serie di sketch della trasmissione pubblicitaria televisiva Carosello, pubblicizzando gli elettrodomestici della Ignis.

Riconoscimenti

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  1. ^ Sulla frusciante pista del Vigorelli Astolfi, Frosio, Gandini, Maspes, Mantovani e Morettini conquistano le sei maglie tricolori, Corriere dello Sport, anno 30, n. 150, 24 giugno 1949
  2. ^ Le nuove maglie tricolori della pista, Corriere dello Sport del Lunedì, anno 31, n. 180, 31 luglio 1950
  3. ^ Astolfi, Sacchi, Bevilacqua, De Rossi, Martino, Oriani, Corriere dello Sport, anno 32, n. 177, 26 luglio 1951
  4. ^ Maspes e Piazza le liete sorprese Sacchi e De Rossi logiche conferme, L'Unità del Lunedì, anno XXIX, n. 27, 29 settembre 1952
  5. ^ La conferma di Maspes e il ritorno di Messina sono le note più liete di una imponente rassegna, Corriere dello Sport, anno 34, n. 172, 21 luglio 1953
  6. ^ Messina è campione d'inseguimento professionisti, La Nuova Stampa, anno X, n. 154, 30 giugno 1954
  7. ^ Maspes, Faggin e Gasparella campioni italiani di ciclismo, La Nuova Stampa, anno 93, n. 163, 10 luglio 1959
  8. ^ Maspes e Faggin si confermano campioni di ciclismo su pista, La Stampa, anno 94, n. 158, 2 luglio 1960
  9. ^ Maspes ha battuto il record del mondo, Corriere della Sera, 22 luglio 1960, p. 9
  10. ^ (ENFR) MEN World Record - HOMMES Record du monde, su uci.org. URL consultato il 10 gennaio 2021.
  11. ^ L'inimitabile Maspes sovrano dello sprint, Corriere d'Informazione, 28-29 agosto 1961, p. 11
  12. ^ Mario Oriani, Gaiardoni ha una storia emozionante, Corriere d'Informazione, 27-28 agosto 1960
  13. ^ Fulvio Astori, Maspes inarrivabile artista dello sprint, Corriere d'informazione, 28-29 luglio 1961, p. 9
  14. ^ Ciro Verratti, Maspes iridato per la sesta volta, Corriere della Sera, 29 agosto 1962, p. 10
  15. ^ Ciro Verratti, Maspes battutoː Gaiardoni "mondiale", Corriere della Sera, 6 agosto 1963, p. 11
  16. ^ Gino Sala, A Sante il titolo, L'Unità, 25 luglio 1964, p. 9
  17. ^ G. Bell., Maspes ha riconquistato il titolo della velocità, La Stampa, 24 luglio 1965, p. 8
  18. ^ Fulvio Astori, Beghetto batte Sercuː "Vendicato" Maspes, Corriere della Sera, 13 settembre 1965, p. 11
  19. ^ Beghetto supera Maspes nella velocità a Lanciano, Stampa Sera, anno 99, n. 180, 31 luglio 1967
  20. ^ Fulvio Astori, Maspes, mi è mancato lo sprint di un tempo, Corriere della Sera, 30 agosto 1967, p. 14
  21. ^ Enzo Sasso, Maspes ancora sconfitto Bianchetto il terzo azzurro, Corriere della Sera, 22 agosto 1968, p. 16
  22. ^ Maspes è il nuovo c.t. dei pistards azzurri, Corriere della Sera, 1 novembre 1975, p. 19
  23. ^ Inaugurata la Walk of Fame: 100 targhe per celebrare le leggende dello sport italiano, su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.
  24. ^ 100 leggende Coni (PDF), su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.
  • Stefano Piva, Sette volte campione - il Re del Vigorelli, Milano, Bolis Edizioni, 2020.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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