Arazzo dell'Apocalisse
L'arazzo dell'Apocalisse è un ciclo di arazzi realizzato alla fine del XIV secolo che si ispira all'apocalisse di San Giovanni,[1] esposto ad Angers in Francia. È il più antico arazzo francese sopravvissuto, nonché una delle più importanti raffigurazioni dell'Apocalisse e uno dei capolavori del patrimonio artistico francese.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Fu commissionato, tra il 1373 e il 1377 per il duca Luigi I d'Angiò,[3] al mercante Nicolas Bataille[4][5] che lo fece tessere nel suo laboratorio di Parigi all'arazziere Robert Poisson; l'opera fu verosimilmente completata nel 1382.[4] Il ciclo di cartoni fu preparato dal pittore Hennequin de Bruges (conosciuto come Jean de Bruges), pittore di corte del re Carlo V di Francia.[3]
Non è chiaro come Luigi d'Angiò intendesse usare l'arazzo: forse lo voleva esporre all'aperto, tenuto sollevato da strutture lignee a guisa di un campo per tornei.[6] Probabilmente l'arazzo aveva una funzione politica e avrebbe aiutato a rafforzare lo status della dinastia dei Valois, a cui apparteneva il committente, che venne poi coinvolta nella guerra dei Cent'anni.[6]
L'arazzo fu collocato nell'arcivescovado di Arles intorno al 1400 e dal 1474, in seguito alla donazione fatta da Renato d'Angiò, nella cattedrale di Saint-Maurice d'Angers.[3]
Durante la Rivoluzione francese l'arazzo fu fatto a pezzi per realizzare coperte, stuoini, riparazioni domestiche:[7][8] scomparso nel 1782, fu recuperato nel 1848 e restaurato fino al 1870 grazie all'intervento del canonico Joubert;[3] dopodiché l'opera venne restituita alla cattedrale.[9]
Dato che la cattedrale non era un luogo adatto per la conservazione dell'arazzo,[10] questo venne trasferito nel vicino castello di Angers in una sala le cui dimensioni permettono di ammirare l'opera nella sua interezza, progettata nel 1952 da Bernard Vitry.[9][11] Tra il 1990 e il 2000 la galleria è stata migliorata con nuovi dispositivi di sicurezza, luci e ventilazione per meglio conservare l'opera d'arte.[10]
L'arazzo
[modifica | modifica wikitesto]Composto inizialmente di sette pezzi per un totale di 140 m,[3] ne sono giunti a noi solamente sei, lunghi ciascuno 23 m.[12] Misura complessivamente 103 m di lunghezza per 6,1 m di altezza ed era composto da 90 scene;[1] ora ne rimangono 71.[7]
I materiali utilizzati, sia per la trama che per l'ordito, sono la lana e la seta, tinte con colori vegetali.[1] Tra i colori, ancor oggi brillanti, spiccano i gialli ottenuti con la reseda (reseda luteola), gli sfondi rossi, ottenuti con la robbia (rubia tinctorum) e quelli blu ottenuti con il guado (isathis tinctoria); sono presenti fili d'oro e d'argento.[13][14] I colori sono ora sbiaditi sulla parte visibile dell'arazzo, ma sul retro sono ancora visibili le tonalità vivaci originali.[1][13]
Il ciclo
[modifica | modifica wikitesto]La storia dell'Apocalisse era molto diffusa nel XIV secolo e si concentrava sulla lotta tra il bene e il male,[15][16] e sulla seguente vittoria del primo, rappresentando una storia edificante.[17] In quel periodo erano presenti diverse raffigurazioni della vicenda e Luigi scelse di adottarne una simile a quella descritta in un manoscritto prestatogli dal fratello Carlo V nel 1373.[4] Tale codice era stato eseguito in Inghilterra intorno al 1250.[18][19] Secondo alcuni storici Luigi fu influenzato anche da un arazzo particolarmente grande donato a Carlo V dalla città di Lilla nel 1367.[20]
All'inizio di ogni pannello un personaggio a tutta altezza, seduto in un baldacchino, introduce alla lettura allegorica delle visioni: si tratta di San Giovanni stesso.[3] Originariamente erano presenti anche delle didascalie, che furono rimosse nell'Ottocento.[3] La narrazione è divisa in due fasce sovrapposte, suddivise in sette riquadri ognuna, che hanno il fondo alternativamente blu o rosso.[16]
Le scene sono ricche di simbolismi e allegorie, che riflettono la difficile interpretazione dell'opera di San Giovanni.[3] L'arazzo segue fedelmente la narrazione dell'evangelista: dall'inizio della stesura dell'Apocalisse su invito divino alla dimostrazione delle qualità del Creato, dalla rivelazione dei segreti divini ai cavalieri dell'Apocalisse seguiti dalle anime dei morti.[3] La raffigurazione dell'ultimo dei quattro cavalieri, la Morte, è eseguita con uno stile singolare per l'epoca, che poi divenne comune in Inghilterra: è rappresentato come un cadavere in decomposizione anziché, come si usava allora, come una persona vivente.[21] Si passa quindi agli squilli delle trombe divine e all'annuncio dell'arrivo del Messia, seguiti dalle insidie di Satana e dalla caduta di Babilonia.[22] Infine sono raffigurate le sorti dei giusti e dei dannati e i sette flagelli causati dall'ira divina. Il ciclo si chiude con la sconfitta delle forze del male e con l'immagine della Gerusalemme celeste.[22]
Oltre che una rappresentazione dell'apocalisse gli arazzi contengono una preziosa quantità di informazioni sulla vita e i costumi del XIV secolo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Bausum, p. 70.
- ^ Mesqui, p. 49.
- ^ a b c d e f g h i Fabbri, p. 155.
- ^ a b c Mesqui, p. 44.
- ^ Klein, p. 191.
- ^ a b Mesqui, p. 50.
- ^ a b Benton, p. 200.
- ^ Belozerskaya, p. 92.
- ^ a b Mesqui, p. 39.
- ^ a b Mesqui, p. 40.
- ^ Poisson, p. 158.
- ^ Delwasse, p. 3.
- ^ a b Mesqui, p. 48.
- ^ Bell, p. 66.
- ^ Aberth, p. 186.
- ^ a b Benton, p. 199.
- ^ Mesqui, p. 45.
- ^ Klein, pp. 188-189; 191.
- ^ Aberth, p. 190.
- ^ Bell, p. 88.
- ^ Aberth, pp. 187-190.
- ^ a b Fabbri, p. 156.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) John Aberth, From the Brink of the Apocalypse: Confronting Famine, War, Plague and Death in the Later Middle Ages, Londra, Routledge, 2001, ISBN 9780415927154.
- (EN) Dolores Bausum, Threading Time: A Cultural History of Threadwork, Fort Worth, TCU Press, 2001, ISBN 9780415927154.
- (EN) Susan Groag Bell, The Lost Tapestries of the City of Ladies: Christine de Pizan's Renaissance Legacy, Berkeley, University of California Press, 2004, ISBN 9780520234109.
- (EN) Marina Belozerskaya, Luxury Arts of the Renaissance, Los Angeles, J. Paul Getty Museum, 2004, ISBN 9780892367856.
- (EN) Janetta Rebold Benton, Materials, Methods and Masterpieces of Medieval Art, Santa Barbara, Praeger, 2009, ISBN 9780275994181.
- (FR) Liliane Delwasse, La tenture de l'Apocalypse d'Angers, Editions du patrimoine, ISBN 978-2-85822-968-0.
- Patrizia Fabbri, Arte e storia: Castelli e città della Loira, Bonechi, 2006, ISBN 9788847618619.
- (EN) Peter K. Klein, Introduction: The Apocalypse in Medieval Art, in Bernard McGinn, The Apocalypse in the Middle Ages, New York, Cornell University Press, 1992, ISBN 9780801495502.
- (FR) Jean Mesqui, Château d'Angers, Parigi, Centre des monuments nationaux, 2001, ISBN 9782858226047.
- Georges Poisson, Castelli della Loira, Novara, Istituto geografico de Agostini, 1963.
- (FR) Louis Réau, Iconographie de l'art chrétien, Presses universitaires de France, 1955.
- Jack Tresidder, Valle della Loira, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-46023-7.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Angers Apocalypse, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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