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Bestemmia

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Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La bestemmia è un'ingiuria o un epiteto offensivo riferito a Dio o ai santi, o in generale riferito ad una qualsiasi divinità o ad un qualsiasi individuo oggetto di venerazione da parte di fedeli a – o esponenti di – differenti dottrine religiose[1]. Essa appartiene alla sfera del turpiloquio.

Nell'uso comune il termine è usato come sinonimo di imprecazione e blasfemia. Letteralmente, per imprecazione si intende, propriamente in ambito religioso, una violazione del comandamento biblico "non nominare il nome di Dio invano", tramite la semplice pronuncia del nome o di un epiteto identificativo di una divinità fuori dal contesto religioso di riferimento. La blasfemia, invece, nel suo significato più proprio, indica un'espressione irriverente nei confronti della divinità o anche della religione, attraverso discorsi contrastanti con le verità di fede[2].

Etimologia

Le parole "bestemmia" e "blasfemia" derivano entrambe dal greco βλασφημία blasphēmíā, derivato da βλάπτειν bláptein, "ingiuriare", e da φήμη phḕmē, "reputazione", da cui deriva blasphemia in latino e che denota letteralmente la diffamazione.

Campi semantici

La lingua italiana contemporanea utilizza una singola accezione di bestemmia, cioè quella consistente nell'ingiuria esplicita verso la divinità o verso soggetti ad essa correlati. Nei testi italiani meno recenti, così come nelle traduzioni di testi antichi, il significato della parola può essere diverso: la parola "bestemmia" può indicare un'affermazione che offende una verità religiosa accettata come tale dai fedeli.

Nelle religioni patriarcali, come quelle abramitiche (Ebraismo, Cristianesimo, Islam), il corpo e l'istinto naturale animale a livello popolare sono spesso percepiti fortemente negativi e triviali[3]; perciò una tipica bestemmia per queste religioni è l'identificazione con animali quali i suini, oppure ancora come escrementi.

Nell'animismo e nel politeismo

Presso i popoli primitivi esisteva la convinzione che la parola possedesse una forza magica, cioè che fosse in grado di rendere magico l'oggetto interessato, di modificarlo. La funzione antica della bestemmia, così come dell'invettiva e della calunnia vanno compresi alla luce di tale mentalità.

Negli scritti greci profani possono essere indicate come bestemmie le false presentazioni della divinità, per esempio le forme antropomorfe[4], come pure il dubbio circa la potenza della divinità.

Nel diritto romano la bestemmia non era considerata un reato. Il brocardo "deorum iniuriae diis curae" (delle ingiurie agli dèi si occupino gli dèi) esprimeva il carattere laico dello stato[5]. Infatti lo stato romano fu sempre caratterizzato dalla presenza di diverse religioni. Solo quando nel 380 il Cristianesimo con l'Editto di Tessalonica divenne religione ufficiale dell'Impero la bestemmia fu considerata un grave delitto, da punire con la morte o altre incisive sanzioni penali[6]. Col Codice Giustinianeo del 534 la bestemmia fu sanzionata con la pena di morte[7].

Nell'ebraismo

Il bestemmiatore lapidato, Gérard Hoet et Abraham de Blois, Immagini della Bible, , P. de Hondt editore, La Haye, 1728.

Nell'Antico Testamento greco il termine βλασφημέω (blasphēmèō) dice sempre riferimento, diretto o indiretto, contro la maestà divina, e, con poche eccezioni, indica sempre l'ingiuria a Dio dei popoli nemici di Israele[8]. Alcuni esempi:

  • Nel paragone con il re di Assur, JHWH è privato di ogni potere, è "reso inferiore", cioè insultato (2 Re[9]).
  • Quando Israele viene assalito è JHWH che viene bestemmiato (Tobia[10], 2 Mac[11]).
  • Quando Edom si felicita della rovina di Israele, insolentisce contro JHWH (Ez[12]).

Dato che per i pagani il Dio d'Israele non è fonte di speranza, essi sono in genere indicati come bestemmiatori di Dio (cf. Dn[13] Versione dei Settanta).

L'espressione di Levitico[14]:

«Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare

si interpreta nel senso che anche solo menzionare il nome di JHWH è una bestemmia, perché tale nome non deve essere assolutamente pronunciato (Es[15]). Viene comminata la morte non soltanto agli israeliti che bestemmino, ma anche ai pagani (2 Re[16], 2 Mac[17], ecc.)

  • L'affermazione di Giobbe[18]: La collera non ti trasporti alla bestemmia, l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare, è interpretata da mons. Gianfranco Ravasi nel senso che "anche la bestemmia, come conferma il libro di Giobbe, è una forma di preghiera. Esprime un'istanza metafisica, tipica della preghiera degli atei, nel limite e nella solitudine: è una forma di superamento del limite imposta dall'impotenza che l'uomo avverte per sé"[19].

Il giudaismo conserva in genere la valenza dei testi esaminati della Versione dei Settanta.

Nel cristianesimo

Il cosiddetto graffito di Alessameno, al museo sul colle Palatino a Roma, graffito pagano del secondo secolo che ritrae un uomo che adora un asino crocifisso, presumibile presa in gioco di un soldato cristiano. L'iscrizione riporta ΑΛΕΞΑΜΕΝΟΣ (ΑΛΕΞΑΜΕΝΟC) ΣΕΒΕΤΕ (CEBETE, per σέβεται) ΘΕΟΝ, che si traduce "Alessameno rispetta Dio".

Nuovo Testamento

I termini legati alla radice di βλασφημέω compaiono nel Nuovo Testamento 56 volte, di cui 34 nella forma di verbo, senza che ci sia alcun libro nel quale tali voci siano più attestate che in altri. Si tratta sempre di un uso religioso, cioè in riferimento diretto o indiretto a Dio (eccetto Gd[20]): bestemmie contro Dio sono parole o atteggiamenti che offendono la gloria e la santità di Dio[21].

I significati riscontrati sono i seguenti:

  • Bestemmia come mancanza contro la maestà di Dio. Può essere contro Dio stesso (At[22], Ap[23]) o contro il suo nome (Rm[24], 1Tim[25], Ap[26], dove il nome è parafrasi di Dio stesso), come contro la parola di Dio (Tt[27]) o contro gli angeli di Dio (2Pt[28]). Lo stesso Gesù, quando rivendica alla sua parola e alle sue azioni un'autorità messianica e si attribuisce diritti e poteri (per esempio, quello di rimettere i peccati, Lc[29], Mt[30]), appare agli occhi dei giudei come un bestemmiatore di Dio (Mc[31], Gv[32]). La sua condanna a morte è basata tra l'altro sulla bestemmia di Dio (Mc[33] e par., Mt[34]). Anche nel tardo giudaismo tale delitto comporta la morte.
  • Bestemmia come negazione della messianicità di Gesù, a cui consegue l'ingiuria e la derisione (Mc[35] e par., Lc[36]); chi lede la dignità dell'inviato, Gesù, con la bestemmia, pecca contro Dio stesso.
  • Bestemmia come ingiuria rivolta verso i discepoli di Gesù: la chiesa di Cristo e i suoi membri che testimoniano il Cristo con la loro vita sono oggetto delle ingiurie che avevano colpito il loro Signore (1 Pt[37], Ap[38]). Allo stesso modo Paolo deve a sua volta patire le persecuzioni che aveva prima consumato contro i cristiani (At[39], 1 Tim[40]). Bestemmiare la chiesa che porta il nome di Cristo costituisce derisione del Cristo e indirettamente bestemmia contro Dio.

La condotta cattiva dei discepoli può essere occasione di bestemmia contro Dio o contro la sua parola (1 Tim[25], Tt[27]). La vocazione dei discepoli è quella di contribuire alla glorificazione del Padre (Mt[41]). In questa linea vanno compresi anche i cataloghi dei vizi in cui si trova sempre la condanna della bestemmia (Ef[42], Col[43], 1 Tim[44]; 2 Tim[45]). La bestemmia è presentata quale caratteristica specifica dei pagani e dei cristiani apostati.

Giuda[20] parla di una bestemmia contro esseri gloriosi. L'espressione, non chiara, si riferirebbe a propagatori di false dottrine dalla vita libertina, che con la loro immoralità contravvenivano a determinate esigenze rituali e ascetiche delle potenze angeliche (δόξας), bestemmiando così questi esseri gloriosi[46].

La bestemmia contro lo Spirito Santo

Il peccato della bestemmia può essere perdonato (Mc[47], Mt[48]), ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere perdonata (Mc[49]). Tale loghion, di carattere per noi enigmatico, viene interpretato comunemente nel senso che, tra coloro che recano ingiuria allo Spirito Santo vi sono alcuni che, pur riconoscendo l'azione dello Spirito di Dio nell'attività di Gesù, possono (e in questo consiste la bestemmia) scambiare la fede in Dio con la fede nel diavolo; il loghion mette in guardia, con profonda serietà, dal quest'estrema e quasi inimmaginabile possibilità demoniaca dell'uomo di dichiarare guerra a Dio, non in debolezza e in dubbio, ma dopo essere stato sopraffatto dallo Spirito Santo, sapendo quindi con precisione a chi dichiara guerra[50]. Questo bestemmiatore diventa pienamente consapevole nell'incontro con Dio. "Perciò colui che bestemmia lo Spirito impreca non più un Dio Lontano del quale si è fatta un'idea ridicola, ma un Dio che gli ha manifestato la sua opera di grazia convalidata dal segno della rivelazione. Per cui dovrebbe rivolgersi a lui con un atteggiamento di riconoscenza, non di bestemmia"[51].

Nel cattolicesimo

L'insegnamento morale della Chiesa cattolica applica il secondo comandamento Non pronunciare il nome di Dio invano alle bestemmie, anzi, vede nella bestemmia un gesto ancora più grave di quello stigmatizzato dal secondo comandamento. L'imperatore Giustiniano giudicava i bestemmiatori meritevoli di morte più di qualsiasi altro delinquente e Filippo II li faceva affogare con una grossa pietra al collo. Luigi IX faceva forare la lingua dei bestemmiatori con un ferro rovente e diceva che egli stesso si sarebbe sottoposto a tale supplizio pur di eliminare la bestemmia dal suo regno.[52] Nella repubblica di Venezia esistevano magistrati detti Esecutori contro la Bestemmia.

Alcuni uomini e padri della Chiesa, autorevoli per la santità della vita nonché per l'alto insegnamento lasciato in eredità alla Chiesa come sant'Agostino d'Ippona, san Girolamo, san Tommaso d'Aquino, san Bernardo da Chiaravalle, san Bernardino da Siena fin dall'antichità hanno ritenuto la bestemmia come il peccato più grave tra tutti i peccati mortali. Padre Pio ha scritto nell'Epistolario: «La bestemmia attira la maledizione di Dio sulla tua casa ed è la via più sicura per andare all'inferno».

San Giovanni Crisostomo ha scritto negli Annali: «Per la bestemmia vengono sulla Terra le guerre, le carestie, i terremoti, le pestilenze. Il bestemmiatore attira il castigo di Dio su se stesso, sulla sua famiglia e sulla società: Dio, per la bestemmia, spesso punisce gli uomini in generale, ma a volte punisce anche il singolo in particolare. Pur se nel corso della vita ci sono dei bestemmiatori che non vengono puniti dalla giustizia di Dio, alla fine della vita nessuno sfuggirà alla sua sentenza». Papa Giovanni Paolo II, parlando del disprezzo rivolto contro il "nome di Dio", elenca (21 marzo 1993), oltre la bestemmia, gli "spettacoli dissacranti" e le "pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso".

Nell'islam

Lo scrittore Salman Rushdie accusato di blasfemia e soggetto di una fatwā emanata dall'Ayatollah Ruhollah Khomeini, il Leader Supremo dell'Iran, nel febbraio 1989.

Al contrario di alcune religioni - fra cui l'Ebraismo - il Corano esorta i suoi fedeli a nominare spesso il nome di Dio (che, in base a una semplice lettura del testo sacro dell'Islam, è Allāh, ma anche al-Rahmān, ossia "Il misericordioso"). Nella parlata araba e di altre lingue di Paesi di cultura islamica, si usano dunque numerose espressioni e interiezioni che impiegano il termine Allāh o i sinonimi relativi all'Essere Supremo: "Se Dio vuole" ( in shāʾ Allah ), "Dio mi perdoni" ( istaghfiru llāh ), "Mi rifugio in Dio" ( Awdhu bi-llāh ), "Dio ne sa di più" ( Allāhu aʿlam ) o il noto takbīr (Allāhu Akbar ) o il semplice Yā Allāh! (Oh Dio!).

Accostare il nome di Dio o del profeta Maometto a sostantivi o aggettivi insultanti oppure osceni costituisce nondimeno uno dei principali peccati, sanzionati con la massima durezza dalla giurisprudenza islamica, che qualifica questo reato come tajdīf (in arabo تجديف?). Questo fu appunto il caso delle bestemmie rivolte al profeta dell'Islam da parte di un folto gruppo di oltranzisti cristiani mozarabi di Cordova (i cosiddetti "Martiri di Cordova") che, all'epoca dell'Emirato dell'omayyade ʿAbd al-Raḥmān II (822-852), si recarono ripetutamente nella moschea principale per rivolgere pubblicamente insulti a Maometto, venendo immancabilmente sanzionati col carcere e la pena di morte. Anche più di recente tale grave fattispecie giuridico-religiosa è stata ipotizzata per quanto riguarda la nota opera letteraria di Salman Rushdie I versi satanici, anche se il reato contestato dai mullah sciiti iranici e dall'Ayatollah Khomeini fu piuttosto quello di apostasia, in punta di principio sciaraitico sanzionabile parimenti con la pena di morte.

Aspetti legali

Lo stesso argomento in dettaglio: Leggi sulla blasfemia.

La bestemmia ingiuriosa e triviale, in quanto offensiva del sentimento religioso dei rispettivi fedeli, è punita nelle legislazioni penali vigenti in molti paesi sia teocratici che laici; in questi ultimi, i termini della legge sono stati estesi per tener conto delle sensibilità religiose delle popolazioni immigrate da altri paesi.

In alcuni paesi la bestemmia non è un crimine. Per esempio, negli Stati Uniti d'America essere perseguiti per questo crimine violerebbe la Costituzione secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza nel caso Joseph Burstyn, Inc contro Wilson. Nel Regno Unito, precisamente in Inghilterra e Galles i reati di blasfemia sono stati aboliti nel 2008. In Europa, il Consiglio d'Europa ha raccomandato che i paesi membri adottino leggi a favore della libertà d'espressione. Nei paesi in cui è in vigore la shari'a ed in altri paesi (come ad esempio il Pakistan), la blasfemia è un reato punibile con la pena di morte.

In luogo del reato di blasfemia, o in aggiunta ad esso, alcuni paesi vietano l'incitazione all'odio su base religiosa, il vilipendio della religione o gli "insulti religiosi". Queste reati si configurano con la citazione in giudizio effettuata da chi si senta offeso nei confronti della propria sensibilità religiosa.

Bestemmie più comuni in lingua italiana

Come tutte le imprecazioni, anche non di natura sacrilega (es. porca miseria, porca puttana), le bestemmie italiane più diffuse accostano l'epiteto porco[53] al nome da profanare: i più tipici esempi sono infatti i nominativi della divinità e della Madonna associati prima o dopo l'elemento lessicale offensivo (spesso tale elemento coincide con il termine riferito al suino, porco o maiale). Essi sono testimoniati anche dalla letteratura contemporanea, in questa forma (Ammaniti, 2004, p. 46) o in alcune varianti (Iddio invece di Dio, Manganelli, 1975, p. 125; mapporco, Scòzzari, 1996, p. 29). Anche Pasolini, nelle opere ispirate alla vita di borgata,[54] riproduce queste bestemmie, ma censurandole in porco d... e porca m...[55]

L'epiteto porco non è però l'unico. Fra le altre bestemmie si ricordano l'uso di termini come bestia[56], boia, ladro, maiale, merda, serpente, orco e cane. Nella forma dialettale can è il tipico intercalare veneto. Sempre in Veneto sono molto usati “mas-cio“, “lazaròn” e “luamàro” (rispettivamente “maiale”, “lazzarone” e “letamaio”). In tutto il Piemonte, anche laddove la lingua piemontese diventa un dialetto di transizione tra piemontese e lombardo (provincia di Novara e Verbano-Cusio-Ossola) frequentemente l'epiteto usato è ”fàuss“ (falso) o “” (abbreviato). es: "d.. fa". Inoltre, tra gli altri epiteti offensivi si nomina "mannaggia" associato prima del nome della divinità (utilizzato specialmente per Cristo e per la Madonna), e "puttana" se la bestemmia è rivolta alla Madonna.

Eufemismi

Frequente è il mascheramento del nome venerato in vocaboli assonanti, a volte dotati di significato e altre privi di senso ("Maremma" o "Madosca" per "Madonna"; "zio", oppure "diesel", "due", "duo", "Diaz", "disco", "Dionisio", "Diogene", "Diomede" per "Dio"; "Christian", "Cristoforo", "cristallo", "Cristopher", "cribbio" per "Cristo"), ("diu", "dao", "tio", "dino", "dinci", "dindio" ["tacchino" in veneto], "dindo", "disse", "diona", "diose", "madosca", "cristianamento"), e "ostrega" o "ostregheta"[57] al posto di "ostia". Fenomeno inverso è la sostituzione dell'epiteto offensivo: essa può tradire l'intento blasfemo (es. "porlo" per "porco", "bo" per "boia") o tradursi in un'espressione ancora forte ma non più ingiuriosa. È il caso dell'eufemismo "perdio",[58] registrato come lemma autonomo dai dizionari, e dei suoi derivati ancora più blandi ("perdinci",[59][60] "perdiana").[61]

Su questa scia si pongono espressioni che sostituiscono l'epiteto offensivo con sostantivi e aggettivi privi del tradizionale senso di impurità come "campanaro", "povero", "cantante", "Carlo", "caro", "bello", "santo", "benedetto", "beato", "bono" (quest’ultima soprattutto in Toscana). Tra gli eufemismi si nomina anche l'associazione tra "Dio" e "Cristo".

Riferimenti nella cultura

Letteratura

Nella Divina Commedia, i dannati bestemmiano mentre sono in attesa di essere traghettati da Caronte sull'altra riva del fiume infernale Acheronte: "Bestemmiavano Dio e lor parenti, / l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme / di lor semenza e di lor nascimenti" (Inferno - canto terzo, vv. 103-105). Procedendo per il mondo infernale, incontriamo i bestemmiatori sulla distesa infuocata del terzo girone del settimo cerchio (Inferno - Canto quattordicesimo).

Poiché la bestemmia, nella storia, è stata spesso contrastata da legislazioni mirate a sopprimerne la diffusione, non ne è particolarmente frequente l'uso in letteratura dove, nei rari casi in cui se ne trovano accenni, è spesso censurata o variamente mascherata. L'esempio più eminente è quello dell'opera in francese di Rabelais, scritta a cavallo tra Medioevo e Rinascimento. Come analizzato dal critico russo Michail Bachtin, l'uso sistematico della bestemmia e del corpo grottesco, nel contesto carnevalesco, ha il significato di una gioiosa celebrazione della vittoria della vita.

Nella poesia di Giuseppe Gioachino Belli, la bestemmia si esprime attraverso un accostamento, apparentemente casuale, tra espressioni che indicano il sacro e termini triviali. Alla bestemmia, il poeta romanesco ha dedicato un suo sonetto, il n. 232, Primo, nun pijjà er nome de Ddio in vano, in cui l'autore ammonisce il bestemmiatore invitandolo a non bestemmiare, per paura che Dio lo punisca. Ovviamente, l'intero sonetto è estremamente ironico e suscita nell'attento lettore sensazioni di acuta comicità.

(ROA)

«232. Primo, nun pijjà er nome de Ddio in vano

Bbada, nun biastimà, Ppippo, ché Iddio
è Omo da risponne pe le rime.
Ma che ggusto sce trovi a ste biastime?
Hai l'anima de turco o dde ggiudío?

C'è bbisoggno de curre in zu le prime
a attaccà cor pettristo e cor pebbío?[62]
Chi a sto monno ha ggiudizzio, Pippo mio,
pijja li cacchi e lassa stà le scime.[63]

Poi, sce sò ttante bbelle parolacce!
Di' ccazzo, ffreggna, bbuggera, cojjoni;
ma cco Ddio vacce cor bemollo[64] vacce.

Ché ssi lleva a la madre li carzoni,[65]
e jje se sciojje er nodo a le legacce,[66]
te sbaratta li moccoli[67] in carboni.»

(IT)

«Sonetto 232. Primo: non nominare il nome di Dio invano

Bada, non bestemmiare, Pippo, perché Iddio
è tipo da rispondere per le rime.
Ma che gusto ci trovi in queste bestemmie?
Hai l'anima di turco o di giudeo?

C'è bisogno di ricorrervi subito
ed iniziare col "pettristo!" e col "pebbío!"?
Chi a questo mondo ha giudizio, Pippo mio,
se la prende con i deboli e lascia stare i forti.

Poi, ci sono tante belle parolacce!
Di' cazzo, fregna, in culo, coglioni;
ma con Dio vacci piano, vacci.

Perché se toglie alla madre i calzoni,
e gli si scioglie il nodo ai lacci,
ti trasforma gli impropèri in carboni[68]

Ne esce fuori l'immagine di un dio iracondo che reagisce violentemente contro l'incauto bestemmiatore. In un altro sonetto[69], invece, una madre redarguisce il figlio spiegandogli che bestemmiare non è così grave (perché a Dio non fa né caldo né freddo) quanto imprecare contro persone vive:

(ROA)

«647. L'imprecazzione

Nu lo sai che ccos'è un'imprecazzione?
è ppiú ppeggio assai ppiú dd'una bbiastima.

Perché cquesta er Zignore nu la stima
nemmanco pe 'na coccia de melone:
eppoi, bbeato lui, sta ttant'in cima
che nnun j'ariva a un pelo de cojjone.»

(IT)

«Sonetto 647. L'imprecazione

Non lo sai che cos'è un'imprecazione?
è peggio assai d'una bestemmia.

Perché questa il Signore non la considera
neanche una buccia di melone:
eppoi, beato lui, sta tanto in alto
che non gli arriva a un pelo di coglione

Opere letterarie che contengono bestemmie

Cinema

Alcune pellicole riportano bestemmie al fine di impregnarle di realismo, caratterizzando in tal modo situazioni di grande tensione e di profonda espressività. Altri film contengono situazioni umoristiche riguardanti la religione o ne fanno una parodia.

Musica

La canzone Questa casa non la mollerò, brano antisgombero e antisfratto di Ricky Gianco contiene una bestemmia, il brano venne suonato dal vivo durante la VI festa del Proletariato Giovanile al Parco Lambro alla fine del giugno del 1976; la registrazione del concerto venne pubblicata quello stesso anno. Il brano venne poi rilasciato come singolo e la bestemmia sostituita dall'eufemismo "porco cane".

In un monologo di Giorgio Gaber dal titolo L'ultimo uomo si può sentire l'eufemismo di una bestemmia ad accentuare un infervoramento contro i giovani.

Il gruppo Elio e le Storie Tese è noto per aver utilizzato il modo di dire eufemistico "porco dighel" (che in milanese sarebbe letteralmente "porco diglielo") nella canzone Supergiovane contenuta nell'album İtalyan, Rum Casusu Çıktı del 1992. Tuttavia (successivamente, quando Abatantuono inizia a parlare) si sentono chiaramente in sottofondo due bestemmie più esplicite.

La canzone Giorno dei Nerorgasmo del loro primo e unico album pubblicato (Nerorgasmo del 1993) contiene una esplicita bestemmia nel primo verso.

La canzone Una giapponese a Roma (1995) della cantante giapponese Kahimi Karie nel descrivere la Capitale vista da una straniera riporta nel testo una bestemmia. Il brano venne anche coverizzato da Il Genio ma nella sua versione censurata.

Il brano Spara dei 99 Posse (contenuto in Cerco tiempo del 1996) contiene un'imprecazione blasfema.

La canzone 1.9.9.6. degli Afterhours, contenuta nell'album Hai paura del buio? (1997) si apre con una bestemmia rivolta al Cristo.

Giorgio Canali, cantautore e ex-chitarrista dei CCCP, CSI e PGR scrisse la canzone Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio, rivolta a Walter Audisio, il partigiano che eseguì la sentenza di morte di Benito Mussolini, e riguardante la mancata condanna dei fascisti nel dopoguerra. Il brano, originariamente scritto per la compilation Materiali Resistenti, realizzata per la festa del 25 aprile del 2010, venne poi escluso da quest'ultima in quanto contenente due bestemmie. Il brano venne successivamente inserito nell'antologia di Giorgio Canali Fatevi fottere (2012)

Molte canzoni dei Prophilax e del loro side-project San Culamo fanno ampio uso di linguaggio scurrile e bestemmie; i temi trattati sono prevalentemente di natura goliardica.

La canzone (Zia) Sirvana del gruppo Santarita Sakkascia, pubblicata sulla cassetta Rotta verso l'ignoto del 1992, è una reinterpretazione del brano Smells Like Teen Spirit dei Nirvana che presenta però, al posto del testo, tutta una serie di bestemmie varie.

La canzone Santa Marinella dei Gogol Bordello dell'album Gypsy Punk contiene una bestemmia sulla Madonna, ripetuta più volte, sono inoltre presenti altri insulti sempre in italiano, parole che il leader della band Eugene Hutz imparò durante il suo soggiorno nel carcere italiano dell'omonima località. Il brano suscitò anche delle controversie per alcuni passaggi radiofonici su Radio Onda d'Urto.[70]

Fumetti

La bestemmia è stata frequentemente usata nei fumetti underground italiani degli anni settanta come Ranxerox o quelli di Andrea Pazienza.

Internet

Lo stesso argomento in dettaglio: Germano Mosconi.

Nel 2005 individui anonimi hanno pubblicato su Internet un video contenente un montaggio di varie bestemmie e imprecazioni dette durante diversi fuori-onda (telegiornale di Telenuovo) dal giornalista sportivo Germano Mosconi[71]. Data la sua comicità involontaria, tale video ha riscosso un grandissimo successo, tantoché le frasi dette dal giornalista sono diventate un vero e proprio tormentone tra i giovani. In breve tempo sono nati diversi siti Internet e fan club dedicati al giornalista, sono stati creati diversi fotomontaggi che utilizzano il viso e le bestemmie di Mosconi, e anche molte parodie e ridoppiaggi di diversi film e cartoni animati che utilizzano la voce del giornalista[72].

I video, sia quelli originali tratti dalle registrazioni del telegiornale e sia le parodie, continuano ancora oggi a riscuotere un grande successo[73]. Tuttavia, nonostante il grande successo delle sue imprecazioni, Mosconi non ha mai gradito questa notorietà[74], tanto da esporre una denuncia verso ignoti per la pubblicazione del video e di rifiutare qualsiasi intervista riguardante il fenomeno di Internet[71]. Esistono, inoltre, diversi siti Internet che nascono con lo scopo di essere blasfemi. Anche l'enciclopedia satirica Nonciclopedia, contiene delle bestemmie in diverse pagine.

Note

  1. ^ Bestemmia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Lemma "Bestemmia" nel Dizionario della Lingua Italiana di Niccolò Tommaseo
  3. ^ Qualcuno, come Émile Durkheim, interpreta che ciò dipende dal fatto che tali religioni sono caratterizzate dalla separazione tra sacro e profano (The Elementary Forms of the Religious Life, Londra, George Allen & Unwin, 1915, p. 36)
  4. ^ Platone, Resp. II, 381; Vettio Valente, I, 22; II, 2
  5. ^ Deorum iniuriae deis curae - Che delle ingiurie agli dei si occupino gli dei - Brocardi.it
  6. ^ Il Cristiano - Febbraio 2004 Archiviato il 12 agosto 2014 in Internet Archive.
  7. ^ ' NON BESTEMMIARE, DI' PERBACCO' - la Repubblica.it
  8. ^ Le eccezioni: Isaia Is 66,3, su laparola.net.; Sapienza Sap 1,6, su laparola.net.; Siracide Sir 3,16, su laparola.net..
  9. ^ 2Re 19,4.6.22, su laparola.net.
  10. ^ Tb 1,18, su laparola.net.
  11. ^ 2Mac 8,4;9,28;10,34, su laparola.net.
  12. ^ Ez 35,12-13, su laparola.net.
  13. ^ Dan 3,96, su laparola.net.
  14. ^ Lv 24,16, su laparola.net.
  15. ^ Es 20,7, su laparola.net.
  16. ^ 2Re 19,7, su laparola.net.
  17. ^ 2Mac 9,28, su laparola.net.
  18. ^ Gb 36,18, su laparola.net.
  19. ^ "Avvenire" online, La preghiera, un farmaco Archiviato il 26 novembre 2007 in Internet Archive..
  20. ^ a b Gd 9, su laparola.net.
  21. ^ Hans Währisch, in Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, EDB, Bologna, 1976, p. 181
  22. ^ At 6,11, su laparola.net.
  23. ^ Ap 13,6;16,11.21, su laparola.net.
  24. ^ Rm 2,24, su laparola.net.
  25. ^ a b 1Tim 6,1, su laparola.net.
  26. ^ Ap 16,9, su laparola.net.
  27. ^ a b Tt 2,5, su laparola.net.
  28. ^ 2Pt 2,10-12, su laparola.net.
  29. ^ Lc 5,21, su laparola.net.
  30. ^ Mt 9,2-3, su laparola.net.
  31. ^ Mc 2,7, su laparola.net.
  32. ^ Gv 10,36, su laparola.net.
  33. ^ Mc 14,64, su laparola.net.
  34. ^ Mt 26,65, su laparola.net.
  35. ^ Mc 15,29, su laparola.net.
  36. ^ Lc 22,65, su laparola.net.
  37. ^ 1Pt 4,4, su laparola.net.
  38. ^ Ap 2,9, su laparola.net.
  39. ^ At 13,45;18,6, su laparola.net.
  40. ^ 1Tim 1,13, su laparola.net.
  41. ^ Mt 5,16, su laparola.net.
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  54. ^ Ragazzi di vita, Una vita violenta.
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  58. ^ Linx Edizioni - per le scienze
  59. ^ Linx Edizioni - per le scienze
  60. ^ Etimologia : perdinci, perdina, perdicoli
  61. ^ Linx Edizioni - per le scienze, su old.demauroparavia.it. URL consultato il 16 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2009).
  62. ^ Equivalenti per chi vuole e non vuole bestemmiare.
  63. ^ La pianta principale del cavolo-broccolo in Roma è detta una cima, e i suoi rigermogli cacchi. Quindi la morale dell'Offendi i minori e rispetta i grandi.
  64. ^ Vacci col bimolle, adagio, tenuamente.
  65. ^ Una donna che siasi usurpata l'autorità dell'uomo, dicesi in Roma essersene messa i calzoni: e perciò qui Cristo deve riprendersi i suoi calzoni, poiché presso il volgo di questa città la Madonna va sempre dinnanzi al figliuolo, ed anche al padre del figliuolo.
  66. ^ Legami delle calze attorno a' ginocchi: qui «perder pazienza».
  67. ^ Sinonimo di «bestemmia».
  68. ^ Cioè ti fulmina e/o ti manda all'inferno
  69. ^ Sonetto n. 647. L'imprecazzione
  70. ^ Radio Onda d’Urto nei guai per le bestemmie dei Gogol Bordello, su quibrescia.it, 30 Agosto 2007.
  71. ^ a b Raffaele Panizza, Quando il Mosconi ronzava fuori onda, in Panorama, 17 agosto 2006. URL consultato il 15 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2017).
  72. ^ Giacomo Pisani, Il caso Germano Mosconi, su il Nido del Cuculo - la rivista. URL consultato il 30 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2010).
  73. ^ Bruno Santini, Chi era Germano Mosconi, vita, scherzi telefonici e frasi celebri del giornalista, su ZZ7, 28 febbraio 2019. URL consultato il 1º maggio 2019.
  74. ^ Il benzinaio e gli altri eroi banali Sul web una gaffe dà la celebrità, in il Giornale, 22 ottobre 2007. URL consultato il 15 settembre 2018.

Bibliografia

  • Florio Carnesecchi, Pietro Clemente, Paolo De Simonis, Luciano Giannelli, Gianfranco Macciotta e Giovanni Pieri, Non c'è bestemmia: scritti sul parlato riprovevole, San Giovanni in Persiceto, Maglio, 2023, ISBN 978-88-97195-98-6.
  • L. Coenen, Erich Beyreuther e Hans Währisch, Voce Bestemmiare, offendere, in Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, collana Dizionari e concordanze, Bologna, Edizioni Dehoniane Bologna, 1976, ISBN 88-10-20519-7.
  • Xavier Léon Dufour, Voce Bestemmia, in Jean Duplacy, Augustin George, Pierre Grelot, Jacques Guillet e Xavier Leon-Dufour (a cura di), Dizionario di teologia biblica (PDF), collana Grandi opere, traduzione di Giovanni Viola e Ambretta Milanoli, Bologna, Marietti Editore, 1976, pp. 134-136, ISBN 88-211-7302-X.

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