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Daniele D'Anza

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Daniele D'Anza

Daniele D'Anza (Milano, 20 aprile 1922Roma, 12 aprile 1984) è stato un regista e sceneggiatore italiano.

Fu assai attivo nella regia di film per la televisione e serie televisive e, in modo minore, di film destinati al cinema. Fra gli sceneggiati televisivi da lui diretti si ricordano in particolare Il segno del comando, L'amaro caso della baronessa di Carini, Madame Bovary e Vita col padre e con la madre. È stato anche sceneggiatore, soprattutto agli albori della sua carriera.

Dopo aver conseguito la maturità scientifica si è laureato in scienze politiche presso l'Università degli Studi di Pavia. Negli anni del primo dopoguerra si cimenta nel giornalismo, pubblicando articoli di critica teatrale sulla rivista mensile Platee, e nella direzione di piccole compagnie. Per venticinque metri di fango, da Irwin Shaw, allestito nell'estate del 1946 nel cortile del Castello Sforzesco di Milano, è il primo spettacolo importante, portato poi con successo anche a Venezia. Nel 1946 si sposa con Edith Moncelesan e nel 1948 nasce la figlia Cristina.

Con la compagnia Carraro-Zoppelli firma altre regie teatrali, tra cui La leggenda di Ognuno di Hofmannsthal e La macchina infernale di Jean Cocteau. Lavora a sceneggiature cinematografiche (nel 1950 collabora anche al primo film di Michelangelo Antonioni Cronaca di un amore) e intanto compie le prime esperienze radiofoniche tra Milano e Torino e a Londra si avvicina al mondo televisivo. Il dirigente Rai Sergio Pugliese, commediografo e appassionato di teatro, lo chiama alla nascente televisione italiana, per le prime regie "sperimentali" della Rai.

Daniele D'Anza, l'attrice Delia Scala e il regista Mario Landi esaminano il copione di C'era una volta un biglietto da un milione (1953)

Due anni prima dell'inizio delle trasmissioni regolari, nel 1952, D'Anza firma la regia della prima commedia trasmessa in diretta: La carrozza del SS. Sacramento di Mérimée; l'anno successivo scrive e dirige, sempre trasmessa sperimentalmente dalla nascente televisione, C'era una volta un biglietto da un milione, adattamento del racconto La banconota da un milione di sterline di Mark Twain.

Da allora dimostrerà sempre più padronanza nella mitica cabina di regia degli esordi, col suo complesso quadro di comandi e il vetro affacciato sulla sala di ripresa. D'Anza porta nelle sue regie un'attitudine poliedrica e da sperimentatore, inventando anche nuove tipologie di spettacolo televisivo: Il Mattatore (10 puntate, 1959), concepito come un contenitore multimediale, che accosta diversi generi e registri espressivi, affidato alla funambolica e autoironica versatilità di Vittorio Gassman; Il Novelliere (5 puntate, 1960), in cui va oltre le formule tradizionali della lettura in studio o del racconto sceneggiato in un originale tentativo di adattamento di un testo letterario al mezzo televisivo; Questa sera parla Mark Twain (1965), sceneggiato da Romildo Craveri e Diego Fabbri, in cui è lo stesso scrittore che si racconta, facendo rivivere personaggi ed eventi come altrettanti episodi della sua vita; Scaramouche, con Domenico Modugno, inaugura, sempre nel 1965, il filone della commedia musicale sceneggiata; nel 1966, con La coscienza di Zeno affronta una traduzione televisiva del romanzo di Svevo, sdoppiando il protagonista, in un rovesciamento a ritroso della narrazione.

Nel 1966, dopo il divorzio dalla prima moglie, sposa l'attrice Luisella Boni, da cui ha la seconda figlia, Vittoria. D'Anza si guadagna la notorietà presso il grande pubblico soprattutto con i gialli, tra cui una serie di titoli tratti da Durbridge (Paura per Janet, 1963; Melissa, 1966; Giocando a golf una mattina, 1969). Anche in questo genere, diventato quasi la sua specialità televisiva, D'Anza non rinuncia a sperimentare formule nuove: A partire dall'originale del 1966 Melissa e continuando con i successivi come per es. Giocando a golf una mattina realizza diversi finali, per mandarne in onda, all'ultimo momento, uno a sorpresa, aumentando così la suspense nel pubblico e gli indici di ascolto.

Nel 1970 con Coralba consacra il successo della detective novel, che prosegue nel 1972 con due adattamenti da romanzi di Dürrenmatt (Il giudice e il suo boia e Il sospetto). La sua ricerca è di non cristallizzarsi mai in un genere e di cercarne i vari risvolti. Così, sempre nel 1972, l'argomento poliziesco viene affrontato in modo diverso attraverso documenti autentici e inediti sulla vita del poliziotto italo-americano Joe Petrosino (lo sceneggiato che ne porta il nome viene scritto in collaborazione con Lucio Mandarà): lontana da mitizzazioni, la storia di lotta alla mafia è affrontata con realismo e senza facili conclusioni.

Il produttore Arturo La Pegna, l'attore Paolo Stoppa e D'Anza in una pausa sul set dello sceneggiato L'amaro caso della baronessa di Carini (1975)

Negli anni settanta, dalla collaborazione del regista con gli sceneggiatori Giuseppe D'Agata, Flaminio Bollini, Dante Guardamagna e Lucio Mandarà, nasce un altro filone destinato ad avere seguito e successo, quello gotico-parapsicologico, intrecciato di spy story e soprannaturale: il modello rimase Il segno del comando, andato in onda nella primavera del 1971. Il tema del paranormale viene ripreso nel 1973 con ESP (basato sulla figura del sensitivo olandese Gerard Croiset): anche se strutturato su una trama narrativa vicina al poliziesco, gli inquietanti risvolti testimoniano l'interesse del regista per tematiche che sfuggono alla razionalità scientifica.

Nel 1974 lo sceneggiato Ho incontrato un'ombra è l'incontro tra una storia d'amore e la tessitura di un giallo; in sottofondo, dietro la suspense della vicenda, traspare il problema, attuale negli anni settanta, di un risveglio del nazismo. L'amaro caso della baronessa di Carini, sceneggiato filmato del 1975, in quattro puntate, riadatta, ambientandole in epoca napoleonica, le vicende tramandate da una ballata popolare siciliana del Cinquecento. Anche qui la narrazione mescola intrighi, magia e parapsicologia. Sempre attratto dal fantastico, anche nei suoi inquietanti risvolti di cronaca, D'Anza realizza nel 1976 Extra (basato su un presunto rapimento alieno avvenuto negli USA), per ritornare al coté letterario con Racconti fantastici, tratti da Edgar Allan Poe nel 1979 (in cui il regista recita in un piccolo ruolo).

Nel 1978 un classico come Madame Bovary viene sceneggiato da D'Anza stesso insieme a Fabio Carpi, Luigi Malerba e Biagio Proietti, e girato con scrupolo realistico nello stesso villaggio francese del romanzo di Gustave Flaubert. Il taglio originale sta nell'accento posto sulle tematiche giuridiche e su problematiche quasi pre-femministe.[senza fonte] Come regista cinematografico diresse tre film, ma di poco spessore: Giove in doppiopetto (1954), una commedia musicale di Garinei e Giovannini, con Carlo Dapporto e Delia Scala, I piaceri del sabato notte (1960), un noir con Elsa Martinelli e Andreina Pagnani e Pugni, pupe e marinai (1961), con Ugo Tognazzi, Maurizio Arena e Paolo Ferrari, dove interessanti elementi di satira verso la Rai di allora riscattano in parte una sceneggiatura di poche pretese.

Sempre pronto a cimentarsi in nuovi campi creativi, D'Anza si impegnò anche come coautore di canzoni: da ricordare Regent's Park (sigla finale dello sceneggiato Melissa, 1966), scritta con Fiorenzo Carpi e interpretata da Connie Francis, e Un impermeabile bianco (sigla di chiusura di Giocando a golf una mattina, 1969), composta con Gigi Cichellero e cantata da Paola Orlandi. D'Anza morì prematuramente, a nemmeno 62 anni, nell'aprile del 1984; Raffaella Carrà commentò in diretta TV il suo decesso: "Questa morte è giunta come una liberazione: era da tempo malato..." e pianse. Aveva girato nell'estate del 1983 il suo ultimo lavoro La ragazza dell’addio, tratto dal romanzo di Giorgio Scerbanenco e interpretato da Carole André e Ray Lovelock: lo sceneggiato andò in onda postumo nel giugno dell'anno successivo. Riposa presso il cimitero Flaminio di Roma.

Sceneggiatore

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Intrattenimento
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Prosa e sceneggiati
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Sceneggiatore

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Varietà radiofonici Rai

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  1. ^ Angelo Olivieri, L'imperatore in platea: i grandi del cinema italiano dal Marc'Aurelio allo schermo, Bari, Edizioni Dedalo, 1986, p. 86.
  2. ^ Società italiana autori drammatici, Ridotto, 1983, p. 95.
  • Biagio Proietti e Mario Gerosa, Daniele D'Anza: un rivoluzionario della TV, Piombino, Associazione Culturale Il Foglio, 2017, ISBN 978-8876066795.
  • Aldo Grasso (a cura di), Enciclopedia della televisione, supplemento al n. 23 di TV sorrisi e canzoni, 2ª ed., Milano, Garzanti/Mondadori, 2003, p. 178, SBN IT\ICCU\FOG\0094941.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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