Fawzia Koofi
Fawzia Koofi | |
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Koofi nel 2012 | |
Vice Presidente dell'Assemblea Nazionale | |
Durata mandato | 2005 – 2014 |
Dati generali | |
Università | Preston University |
Fawzia Koofi (فوزیه کوفی; Badakhshan, 1975) è una politica e attivista afghana.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nata in una famiglia poligama, Koofi è stata inizialmente rifiutata dai suoi genitori a causa del suo sesso. Suo padre, un membro del Parlamento, aveva sposato una donna più giovane e sua madre cercava di avere un figlio maschio per mantenere l'affetto del marito. Il giorno in cui è nata Koofi, è stata lasciata per molto tempo esposta al sole, ma è sopravvissuta[1].
Riuscì a convincere i suoi genitori a mandarla a scuola, diventando così l'unica ragazza della famiglia a effettuare degli studi. Successivamente si è laureata all'università di Preston, in Afghanistan, con un master in economia e management[2]. Suo padre è stato membro del Parlamento per 25 anni ma è morto alla fine della prima guerra in Afghanistan (1979-1989), ucciso dai mujaheddin.[3]
Inizialmente voleva diventare un medico, ma ha scelto di studiare scienze politiche e diventare un membro dell'UNICEF. Ha lavorato a stretto contatto con gruppi vulnerabili come gli sfollati interni e donne e bambini emarginati ed è stata responsabile della protezione dei bambini per l'organizzazione dal 2002 al 2004.
Carriera politica
[modifica | modifica wikitesto]Ha iniziato la sua carriera politica nel 2001 dopo la caduta dei talebani, promuovendo il diritto all'istruzione delle ragazze nella sua campagna "Ritorno a scuola".
Dal 2002 al 2004 Fawzia Koofi ha lavorato con l'UNICEF come responsabile della protezione dei minori per proteggere i bambini dalla violenza, dallo sfruttamento e dagli abusi.
Nelle elezioni parlamentari del 2005, è stata eletta alla Wolesi Jirga, la camera bassa dell'Assemblea nazionale afgana, per il distretto di Badakhshan nella parte nord-orientale del paese, ed è stata vicepresidente della camera bassa, il cui presidente è vicepresidente dell'intera Assemblea. È stata quindi la prima donna vicepresidente supplente del parlamento nella storia dell'Afghanistan. È stata rieletta alle elezioni parlamentari del 2010 e poi eletta parlamentare su un totale di 69 membri donne dell'Assemblea.[3]
In Parlamento, si è concentrata principalmente sui diritti delle donne, ma ha anche redatto leggi per la costruzione di strade per collegare villaggi remoti a strutture educative e sanitarie.[4] Nel 2009 ha redatto la legge sull'eliminazione della violenza contro le donne.[5]
Firmata come decreto, la bozza doveva essere votata per diventare un documento ufficiale della costituzione. È stata presentata al Parlamento nel 2013 ed è stato bloccata dai membri conservatori che sostenevano che gli articoli della legge fossero contro l'Islam. Tuttavia, la legge viene applicata in tutte le 34 province dell'Afghanistan e le cause giudiziarie vengono decise in base alla legge.[4]
È sopravvissuta a diversi tentativi di omicidio, compreso uno l'8 marzo 2010, vicino alla città di Tora Bora.[6]
Intendeva candidarsi alla presidenza dell'Afghanistan nelle elezioni presidenziali afghane del 2014 su una piattaforma di pari diritti per le donne, promuovendo l'istruzione universale e l'opposizione alla corruzione politica[7][8], ma nel luglio 2014 ha affermato che la commissione elettorale ha spostato la data di registrazione a ottobre 2013 e di conseguenza non si è qualificata per il requisito di età minima di 40 anni.[9]
È stata rieletta membro del Parlamento nel 2014 ma non più vicepresidente. È stata nominata presidente della Commissione per le donne, la società civile e i diritti umani dell'Afghanistan.[10]
Processo di pace e attentato
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2020, Fawzia Koofi faceva parte del team di 21 membri, che avrebbe dovuto rappresentare il governo afghano nei negoziati di pace con i talebani. Il 14 agosto 2020, è stata colpita al braccio da uomini armati, che hanno tentato di assassinarla vicino a Kabul, mentre stava tornando da una visita nella provincia settentrionale di Parwan con sua sorella Maryam Koofi. È sopravvissuta e ha continuato le negoziazioni dal suo letto di ospedale.[11]
Fuga da Kabul
[modifica | modifica wikitesto]Nell'estate del 2021, quando Kabul è stata presa dai talebani e i soldati stranieri lasciavano l'Afghanistan, ha dichiarato a Clarissa Ward della CNN di essere critica per le modalità con cui gli americani lasciavano il Paese. Messa agli arresti domiciliari dai talebani, è riuscita a lasciare il Paese con le due figlie raggiungendo Doha.
Impegno per i diritti delle donne e dell'infanzia
[modifica | modifica wikitesto]Nella sua azione politica ha posto come priorità la difesa dei diritti delle donne e dei minori in Afghanistan.[3]
Alcune delle iniziative che ha sostenuto durante il suo mandato come parlamentare includono: il miglioramento delle condizioni di vita delle donne nelle carceri afghane; l'istituzione di una commissione per combattere il problema della violenza (in particolare la violenza sessuale) contro i bambini; e l'emendamento della legge sullo status personale degli appartenenti alla confessione sciita.
Ha anche promosso l'istruzione per donne e bambini sostenendo l'accesso a buone scuole e creando opportunità di istruzione non formale per i cittadini della provincia di Badakhshan. Mentre prestava servizio come vicepresidente nel 2005, ha raccolto fondi privati per la costruzione di scuole femminili in province remote.[12]
Nel 2009 è stata selezionata come Young Global Leader dal World Economic Forum.[13]
Nel 2014 ha visitato gli studenti vittime dei talebani incoraggiandoli a continuare la loro istruzione[14]. Nel 2020 ha sostenuto una modifica alla legge afghana che ha portato alla campagna #WhereIsMyName guidata da Laleh Osmany per includere i nomi delle donne sulle carte d'identità afghane, descrivendola come un "diritto umano".[15]
Vita privata
[modifica | modifica wikitesto]È stata sposata con un uomo di nome Hamid, di professione ingegnere e insegnante di chimica. Il suo matrimonio era stato combinato, ma lei non disapprovava la scelta della sua famiglia. Dieci giorni dopo il loro matrimonio, i soldati talebani hanno arrestato il marito e lui è stato imprigionato. In prigione ha contratto la tubercolosi ed è morto poco dopo il suo rilascio nel 2003. Fawzia Koofi vive a Kabul con le sue due figlie adolescenti.[3][16]
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Fawzia Koofi, Letters to My Daughters, Canada, Douglas & Mcintyre, 2011 ISBN 978-1-55365-876-4
- Fawzia Koofi, The Favored Daughter: One Woman's Fight to Lead Afghanistan into the Future, USA, Palgrave Macmillan, 2012 ISBN 978-0-230-12067-9
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ A 'Favored Daughter' Fights For The Women Of Afghanistan, su npr.org, NPR, 22 febbraio 2012. URL consultato il 19 maggio 2013.
- ^ Guests of First Lady Laura Bush, su abcnews.go.com, ABC News, 31 gennaio 2006. URL consultato il 14 febbraio 2013.
- ^ a b c d (FR) Georges Malbrunot, Fawzia, un défi aux talibans [Fawzia, a challenge to the Taliban], in Le Figaro, 25 febbraio 2011, p. 18.
- ^ a b "In conversation with Fawzia Koofi member of Parliament from Badakshan" 7 June 2014, http://www.youtube.com, accessed 8 November 2020
- ^ Women MP's come together to demand equal representation, su afghanzariza.com. URL consultato il 18 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2017).
- ^ Bryony Gordon, 'The Taliban want to kill me. But I am fighting for my daughters' freedom' Fawzia Koofi hopes to be Afghanistan's first woman president. The Taliban are determined to stop her., in The Daily Telegraph, 23 febbraio 2012.
- ^ Graeme Woods, Fawzia Koofi Member of Parliament, Afghanistan, su theatlantic.com, 14 febbraio 2013.
- ^ Woman of the week - Fawzia Koofi Championing feminism in a country where male-chauvinism reigns, su platform51.org, 16 marzo 2012. URL consultato il 15 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2012).
- ^ Fawzia Koofi, the female politician who wants to lead Afghanistan 18 December 2013, www.newstatesman.com, accessed 8 November 2020
- ^ "Fawzia Koofi on Afghanistan Women's Rights Under Ashraf Ghani" 5 November 2014 fawziakoofi.org, accessed 8 November 2020
- ^ Female Afghan peace negotiator wounded in assassination bid, su The Guardian. URL consultato il 16 agosto 2020.
- ^ “900 Afghani girls need a building for their school.” Fundraiser at www.indiegogo.com, accessed 8 November 2020
- ^ Support Committee for Fawzia Koofi: Mission, su fawziakoofi.org. URL consultato l'8 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2012).
- ^ Fawzia Koofi www.facebook.com, accessed 8 November 2020
- ^ (EN) WhereIsMyName: Afghan women campaign for the right to reveal their names, in BBC News, 24 luglio 2020. URL consultato il 20 dicembre 2020.
- ^ Sachs, Susan, Fawzi Koofi: The face of what Afghanistan could be, in The Globe and Mail, 21 gennaio 2011. URL consultato il 19 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2012).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Fawzia Koofi
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fawzia Koofi
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su fawziakoofi.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 170552138 · ISNI (EN) 0000 0001 2036 6710 · LCCN (EN) no2011091034 · GND (DE) 1017837023 · BNF (FR) cb16510179m (data) · J9U (EN, HE) 987007290834905171 |
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