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Guiberto di Nogent

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Guiberto o Gilberto[1] di Nogent, O.S.B. (Clermont, 15 aprile 1055[2]Nogent-sous-Coucy, 1124 circa), è stato un monaco cristiano, teologo e storico francese, abate del monastero di Notre-Dame a Nogent.

Gesta Dei per Francos

Nacque da una famiglia della piccola aristocrazia piccarda, probabilmente ramo cadetto dei conti di Clermont; rimasto ancora in fasce orfano di padre, ricevette la sua prima educazione dalla madre, donna istruita ed estremamente religiosa.[3]

Ancora bambino divenne oblato nell'abbazia benedettina di Saint-Germer-de-Fly, nei pressi di Beauvais, dove, conquistato dalla vita ordinata dell'ambiente monastico, prese i voti molto presto. Dopo un periodo di intensi studi religiosi, iniziò con altrettanta dedizione a dedicarsi allo studio degli autori classici, particolarmente Ovidio e Virgilio; i suoi primi sforzi letterari, sotto pseudonimo, furono rivolti alle poesie di argomento amoroso.[4] Superato un periodo di crisi, l'amore per i classici doveva sopravvivere in lui sotto forma di uno stile letterario circonvoluto e frequenti citazioni.[4]

Della prima giovinezza di Guiberto sopravvive il trattato De virginitate, in cui è già ben evidente il suo spirito razionale e critico che si confronta con questioni trattate da Eusebio di Cesarea nella Historia ecclesiastica.[4]

Guiberto subì profondamente l'influenza intellettuale di Anselmo d'Aosta, abate della non lontana abbazia di Notre-Dame du Bec, e frequentemente in visita a Saint-Germer; incoraggiato da Anselmo e col permesso dell'abate Garnier, seguì l'esempio di Gregorio Magno (autore dei Moralia in Iob) e si dedicò a comporre i Moralia sulla Genesi: quando l'abate si rese conto della mole e della complessità del lavoro, giudicandolo inadatto e sconveniente per un monaco così giovane, ritirò il permesso, ma Guiberto continuò di nascosto, per stendere la versione definitiva solo alla morte di Garnier, attorno al 1084.[4]

Tra le opere giovanili spicca il Liber quo ordine sermo fieri debeat, un manuale per predicatori che conobbe un gran successo nel secolo successivo.[4]

Nel 1104, nonostante la famiglia cercasse di accaparrargli cariche più importanti, accettò la carica di abate del monastero di Notre-Dame a Nogent (oggi nel comune di Coucy-le-Château-Auffrique, presso Laon), una povera e piccola abbazia fondata nel 1059: il prestigio del ruolo di abate gli consentì comunque di entrare in contatto con personalità altolocate sia ecclesiastiche che civili, e gli permise di continuare a dedicarsi agli studi.[4]

Di questo periodo è il Gesta Dei per Francos, terminato nel 1108 e poi rimaneggiato nel 1121, opera storica sulla prima crociata: ampiamente ispirata all'anonimo Gesta Francorum et aliorum Hierosolymitanorum, si basa in gran parte su fonti anonime, e tratta eventi sino al 1101, con un supplemento successivo che giunge al 1104, che è fondato essenzialmente sul racconto di un anonimo al seguito di Boemondo.[1] Più critico di altri autori, ciononostante Guiberto si scagliava senza compromessi contro i nemici della Fede, cristiani o musulmani che fossero: l'opera, benché ampollosa e retorica, conobbe un grande successo.[4]

Per i moderni particolare interesse riveste l'autobiografia dello stesso Guiberto: De vita sua sive monodiarum suarum libri tres (1115), ricalcata sul modello delle Confessioni di sant'Agostino. In essa l'autore, tracciando la propria vita, ci fornisce importantissime informazioni sulla vita quotidiana, l'educazione, il clima politico-sociale dell'epoca; la sua narrazione non è scevra da pregiudizi, ciononostante rivela molto del mondo dell'epoca, quantomeno dal punto di vista di un intellettuale di provincia.[4]

Morì nella sua abbazia tra il 1124 ed il 1130.

Tra gli scritti teologici di Guiberto vanno anche ricordati il commentario Tropologiae in prophetas minores, il De incarnatione contra Iudaeos, il De laude sanctae Mariae (1119), il De bucella Judae data et de veritate dominici corporis, e soprattutto il De sanctis et eorum pigneribus, in cui spiega la natura della vere reliquie e condanna l'eccessiva ed indiscreta credulità di molti, non descrivendo il culto delle reliquie come mera superstizione, ma ridimensionando le false opinioni, particolarmente quelle dei monaci di San Medardo di Soissons, rei di millantare il possesso di una reliquia speciale: un dente da latte di Gesù. Nell’ultima parte, aliena dai toni polemici dei precedenti e di diverso contenuto, tratta di questioni relative al mondo spirituale e della sua distanza da quello fisico. Il testo nell'insieme costituisce una fonte preziosa su un fenomeno religioso e di costume tra i più rilevanti del medioevo ed un importante tassello all'interno della variegata produzione di un autore medievale tra i più originali.

  • L'opera di Guiberto di Nogent è in gran misura contenuta nella Patrologia Latina, il cui testo riproduce l'editio princeps di Luc d'Achery del 1651.[5]
  • Guitbertus abbas Novigenti, Quo ordine sermo fieri debeat. De bucella iudae data et de veritate dominici corporis. De sanctis et eorum pigneribus, ed. R.B.C. Huygens, Turnhout, Brepols 1993 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis 127)
  • Guiberto di Nogent, Le reliquie dei santi, a cura di M. Salaroli, Turnhout, Brepols 2015 (Corpus Christianorum in Translation 24)
  1. ^ a b Enciclopedia Treccani su Gilberto di Nogent, su treccani.it.
  2. ^ Nella sua autobiografia ci dice essere nato il Sabato Santo; l'anno esatto è dibattuto, cfr. Dictionary of the Middle Ages, pag.8
  3. ^ Dictionary of the Middle Ages, pag.8.
  4. ^ a b c d e f g h Dictionary of the Middle Ages, pag.9.
  5. ^ Dictionary of the Middle Ages, pag.10.
  • (EN) Crysogonous Waddell, Guibert of Nogent, in Joseph Reese Strayer (a cura di), Dictionary of the Middle Ages, vol. 5, New York, Charles Scribner's Sons, 1985, ISBN 9780684170220.

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