Love Story (film 1970)
Love Story | |
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Ali MacGraw e Ryan O'Neal in una scena del film | |
Titolo originale | Love Story |
Lingua originale | Inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1970 |
Durata | 99 min |
Rapporto | 1,78:1 |
Genere | drammatico, sentimentale |
Regia | Arthur Hiller |
Soggetto | Erich Segal |
Sceneggiatura | Erich Segal |
Produttore | Howard G. Minsky |
Produttore esecutivo | David Golden |
Casa di produzione | Paramount Pictures |
Distribuzione in italiano | CIC |
Fotografia | Richard C. Katrina |
Montaggio | Robert C. Jones |
Musiche | Francis Lai |
Scenografia | Robert Gundlach |
Costumi | Alice Manougian Martin, Pearl Somner |
Trucco | Martin Bell, William A. Farley |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Love Story è un film drammatico del 1970 diretto da Arthur Hiller.
Il film, che fu un cult movie degli anni settanta, fu il maggior successo della Paramount Pictures fino a quel momento. Ricevette 7 candidature (tra cui Miglior Film) e vinse un Oscar per la musica di Francis Lai. Durante le riprese del film Erich Segal scrisse in contemporanea il best seller tratto dalla sua stessa sceneggiatura. Nel 1978 venne realizzato anche un sequel, Oliver's Story.
Il produttore del film Howard G. Minsky affermò che i dialoghi italiani del film non avrebbero potuto essere fedeli a quelli originali perché le parolacce in inglese risultavano intraducibili nella nostra lingua.[1]
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Il giovane Oliver Barrett, ricco studente di Harvard e giocatore di hockey, incontra l'italoamericana Jennifer Cavalleri, una studentessa di musica dal carattere forte, che sin da subito dà del filo da torcere al ragazzo di buona famiglia. Nonostante le differenze sociali i due si amano profondamente e, contravvenendo alle condizioni imposte dal padre di Oliver che non approva l'unione, decidono comunque di sposarsi con una cerimonia originale e molto intima, alla quale partecipa il padre della ragazza.
Per coronare il loro sogno d'amore entrambi sono costretti a rinunciare a qualcosa: lei rifiuta una borsa di studio a Parigi, dove ha sempre sognato di andare, e lui interrompe completamente i rapporti con i genitori. Queste scelte li costringono a vivere in severe ristrettezze economiche, mentre lei lavora come insegnante per sbarcare il lunario e lui entra alla facoltà di legge di Harvard, dove si laurea con voti altissimi. Quando finalmente Oliver viene assunto da un prestigioso studio legale di New York e Jennifer può smettere di lavorare, la coppia decide di mettere su famiglia, ma non riescono ad avere figli. Entrambi si sottopongono ad accertamenti clinici, dai quali si scopre che Jennifer è affetta da una forma di leucemia fulminante e che le resta poco da vivere.
Produzione
[modifica | modifica wikitesto]Lo sceneggiatore del film, Erich Segal, ha rivelato che per delineare la personalità di Oliver, il protagonista, prese ispirazione da due compagni di studi a Harvard, in seguito divenuti molto noti: Tommy Lee Jones (che ha avuto un piccolo ruolo nel film), che poi sarebbe diventato una celebrità di Hollywood, fu fonte di ispirazione per la sua personalità da atleta macho ma dal cuore sensibile, mentre Al Gore, futuro vicepresidente degli Stati Uniti d'America, fu preso ad esempio per il rapporto conflittuale con il padre[2].
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- 1971 - Premio Oscar
- Miglior colonna sonora a Francis Lai
- Candidatura Miglior film a Howard G. Minsky
- Candidatura Migliore regia ad Arthur Hiller
- Candidatura Miglior attore protagonista a Ryan O'Neal
- Candidatura Miglior attrice protagonista ad Ali MacGraw
- Candidatura Miglior attore non protagonista a John Marley
- Candidatura Migliore sceneggiatura originale a Erich Segal
- 1971 - Golden Globe
- Miglior film drammatico
- Migliore regia ad Arthur Hiller
- Miglior attrice in un film drammatico ad Ali MacGraw
- Migliore sceneggiatura a Erich Segal
- Miglior colonna sonora a Francis Lai
- Candidatura Miglior attore in un film drammatico a Ryan O'Neal
- Candidatura Miglior attore non protagonista a John Marley
- 1971 - David di Donatello
AFI's 100 Years
[modifica | modifica wikitesto]Una battuta del film ("Amare significa non dover mai dire mi dispiace", "Love means never having to say you're sorry" in lingua originale) è stata inserita nel 2005 nella lista delle cento migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi stilata dall'American Film Institute, nella quale figura al 13º posto[3]. Oltre a ciò, il film è stato inserito nella lista dei 100 migliori film sentimentali della storia, dove figura in 9ª posizione.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il Davinotti. Curiosità sul film "Love story", su davinotti.com.
- ^ (EN) Author of 'Love Story' Disputes a Gore Story, su nytimes.com, 14 dicembre 1997. URL consultato il 23 luglio 2016.
- ^ (EN) American Film Institute, AFI's 100 YEARS...100 MOVIE QUOTES, su afi.com. URL consultato il 15 dicembre 2019.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Love Story
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Love Story
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Love Story, su YouTube, 10 ottobre 2014.
- (EN) Love Story, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Love Story, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
- Love Story, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- Love Story, su Il mondo dei doppiatori, AntonioGenna.net.
- (EN) Love Story, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Love Story, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Love Story, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
- (EN, ES) Love Story, su FilmAffinity.
- (EN) Love Story, su Metacritic, Red Ventures.
- (EN) Love Story, su Box Office Mojo, IMDb.com.
- (EN) Love Story, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) Love Story, su AFI Catalog of Feature Films, American Film Institute.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 194905490 · LCCN (EN) n2011043722 · GND (DE) 4133525-9 |
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