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Publio Valerio Potito Publicola

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Publio Valerio Potito Publicola
Tribuno consolare della Repubblica romana
Nome originalePublius Valerius Potitus Poplicola
GensValeria
Tribunato consolare386 a.C., 384 a.C.,
380 a.C., 377 a.C.,
370 a.C., 367 a.C.

Publio Valerio Potito Publicola (fl. IV secolo a.C.) è stato un politico e militare romano.

Primo tribunato consolare

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Nel 386 a.C. fu eletto tribuno consolare con Quinto Servilio Fidenate, Marco Furio Camillo, Lucio Orazio Pulvillo, Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino e Servio Cornelio Maluginense.[1]

Quando Anzio riprese le armi contro Roma, sostenuta anche da giovani fuoriusciti Latini ed Ernici, il Senato decise di affidare le operazioni belliche a Furio Camillo, che volle con sé il collega Publio Valerio. A Quinto Servilio fu affidato il compito di organizzare un esercito da porre nella campagna romana, a difesa della città da possibili attacchi degli Etruschi, a Lucio Quinzio fu affidato il compito di presidiare le mura cittadine, a Lucio Orazio di organizzare tutto l'approvvigionamento di guerra e a Servio Cornelio l'amministrazione della città.[1]

«Dopo che tutti ebbero garantito lealmente di fare del proprio meglio nei rispettivi incarichi assegnati, Valerio, che era stato associato al comando supremo, aggiunse che avrebbe considerato Marco Furio in qualità di dittatore e che per quest'ultimo egli stesso sarebbe stato alla stregua di un maestro di cavalleria. Di conseguenza le speranze di vincere la guerra avrebbero dovuto essere in proporzione alla fiducia nutrita nei confronti di quell'unico comandante.»

Publio affiancò Camillo anche nella conduzione della guerra contro gli Etruschi, che avevano posto sotto assedio le città alleate di Sutri e Nepi.[1]

Secondo tribunato consolare

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Nel 384 a.C. fu eletto tribuno consolare Marco Furio Camillo, Gaio Papirio Crasso, Servio Cornelio Maluginense, Servio Sulpicio Rufo e Tito Quinzio Cincinnato Capitolino.[2]

Tutto l'anno fu segnato dalla vicenda del processo condotto contro Marco Manlio Capitolino, conclusasi con la sua condanna a morte.[3]

Terzo tribunato consolare

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Nel 380 a.C. fu eletto tribuno consolare con Servio Cornelio Maluginense, Gneo Sergio Fidenate Cosso, Licinio Menenio Lanato, Lucio Valerio Publicola.[4]

L'anno fu contrassegnato dalle dispute tra patrizi e plebei sulla questione dei cittadini romani tratti in schiavitù per debiti. Dei contrasti interni provarono ad approfittarne gli abitanti di Preneste, che arrivarono fin sotto a porta Collina. Allora per scongiurare il pericolo esterno, ma anche per limitare il potere dei tribuni della plebe, il Senato nominò dittatore Tito Quinzio Cincinnato Capitolino che condusse i romani alla vittoria contro i Prenestini.[5]

Quarto tribunato consolare

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Nel 377 a.C. fu eletto tribuno consolare con Gaio Veturio Crasso Cicurino, Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino, Lucio Emilio Mamercino, Servio Sulpicio Pretestato, Gaio Quinzio Cincinnato.[6]

Durante il tribunato Roma dovette far fronte alla solita minaccia dei Volsci, cui questa volta si erano uniti i Latini.

Organizzata la leva, l'esercito fu diviso in tre parti, uno a difesa della città, una a difesa della campagna romana, e il grosso fu inviato a combattere i nemici, agli ordini di Lucio Emilio e Publio Valerio.

Lo scontro campale si svolse nei pressi di Satrico e fu favorevole ai romani, nonostante la forte resistenza dei Latini, che dai romani avevano adottato le tecniche di battaglia. Mentre i Volsci si ritirarono ad Anzio, dove trattarono la resa, consegnando la città e le sue campagne ai romani[6], i Latini diedero fuoco a Satrico, e attaccarono Tuscolo, secondo loro doppiamente colpevole, perché città latina che aveva ottenuto la cittadinanza romana.

Mentre i Latini occupavano la città, i Tuscolani si ritirarono nella rocca, ed inviarono una richiesta d'aiuto ai romani. Questi inviarono immediati rinforzi agli ordini di Lucio Quinzio e Servio Sulpicio, riuscendo a sconfiggere i Latini, ed a liberare la città alleata.[7]

Quinto tribunato consolare

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Nel 370 a.C. fu eletto tribuno consolare con Servio Sulpicio Pretestato, Gaio Valerio Potito, Lucio Furio Medullino Fuso, Servio Cornelio Maluginense e Aulo Manlio Capitolino.[8]

L'elezione interruppe un periodo di 5 anni, durante il quale a Roma non si erano eletti tribuni consolari, a causa del veto posto dai tribuni della plebe Gaio Licinio Calvo Stolone e Lucio Sestio Laterano,[9] e fu dovuta all'attacco che Velletri portò a Tuscolo, città alleata dei romani.

I Romani respinsero gli attaccanti nella loro città, che fu posta sotto assedio, senza però riuscire ad espugnarla.[8]

Sesto tribunato consolare

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Nel 367 a.C. fu eletto tribuno consolare con Marco Geganio Macerino, Lucio Veturio Crasso Cicurino, Marco Cornelio Maluginense, Publio Manlio Capitolino e Aulo Cornelio Cosso.[10]

Alla notizia dell'avvicinarsi dei Galli, Marco Furio Camillo fu nominato dittatore per la quinta volta.

  1. ^ a b c Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 6.
  2. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 2, 18.
  3. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI,2, 18-20.
  4. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 3, 27, nomina 6 tribuni consolari per quell'anno. L. et P. Valeriis, Lucio per la quinta volta, Publio per la terza, C. Sergio per la terza volta, Licinio Menenio per la seconda, e poi P. Papirio e Ser. Cornelio Maluginense
  5. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 3, 27-29.
  6. ^ a b Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 3, 32.
  7. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 3, 33.
  8. ^ a b Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 4, 36.
  9. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 4, 35.
  10. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VI, 4, 42.

Collegamenti esterni

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Predecessore Fasti consulares Successore
Lucio Papirio Cursore, Lucio Valerio Publicola III, Lucio Emilio Mamercino III,
Gneo Sergio Fidenate Cosso e Licinio Menenio Lanato
386 a.C.
con Quinto Servilio Fidenate VI,
Marco Furio Camillo IV, Lucio Orazio Pulvillo,
Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino, Servio Cornelio Maluginense
Aulo Manlio Capitolino II, Tito Quinzio Cincinnato Capitolino,
Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino, Publio Cornelio II,
Lucio Papirio Cursore II, Gneo Sergio Fidenate Cosso II
I
Gneo Sergio Fidenate Cosso II, Tito Quinzio Cincinnato Capitolino,
Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino II, Publio Cornelio II,
Lucio Papirio Cursore II, Aulo Manlio Capitolino II
384 a.C.
con Marco Furio Camillo V,
Gaio Papirio Crasso, Servio Cornelio Maluginense II,
Servio Sulpicio Rufo II, Tito Quinzio Cincinnato Capitolino II
Lucio Valerio Publicola IV, Servio Sulpicio Rufo III
Lucio Emilio Mamercino IV, Aulo Manlio Capitolino III,
Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo III, Marco Trebonio
II
Lucio Furio Medullino Fuso, Marco Furio Camillo VI, Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo IV,
Aulo Postumio Albino Regillense, Marco Fabio Ambusto, Lucio Postumio Albino Regillense
380 a.C.
con Servio Cornelio Maluginense IV,
Gneo Sergio Fidenate Cosso III, Licinio Menenio Lanato II,
Lucio Valerio Publicola V
Publio Manlio Capitolino, Lucio Giulio Iullo II,
Gaio Sestilio, Marco Albinio,
Lucio Antistio
III
Quinto Servilio Fidenate II, Licinio Menenio Lanato III,
Marco Orazio Pulvillo, Publio Clelio Sículo,
Spurio Furio Medullino e Lucio Geganio Macerino
377 a.C.
con Gaio Veturio Crasso Cicurino,
Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino III, Lucio Emilio Mamercino,
Servio Sulpicio Pretestato, Gaio Quinzio Cincinnato
Lucio Papirio Crasso II, Servio Cornelio Maluginense V,
Licinio Menenio Lanato IV, Servio Sulpicio Pretestato II
IV
Nessun magistrato curule 370 a.C.
con Servio Sulpicio Pretestato III, Gaio Valerio Potito,
Lucio Furio Medullino Fuso II, Servio Cornelio Maluginense VI,
Aulo Manlio Capitolino IV
Quinto Servilio Fidenate III, Aulo Cornelio Cosso I,
Quinto Quinzio Cincinnato, Marco Cornelio Maluginense I,
Marco Fabio Ambusto II, Gaio Veturio Crasso Cicurino II
V
Spurio Servilio Strutto, Servio Sulpicio Pretestato III,
Lucio Papirio Crasso, Servio Cornelio Maluginense VI,
Tito Quinzio Cincinnato Capitolino, Lucio Veturio Crasso Cicurino
367 a.C.
con Marco Geganio Macerino,
Lucio Veturio Crasso Cicurino, Marco Cornelio Maluginense II,
Publio Manlio Capitolino, Aulo Cornelio Cosso II
Lucio Emilio Mamercino e Lucio Sestio Laterano VI