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Teatro Gerbino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Teatro Gerbino
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàTorino
Indirizzovia dei Ripari (ora via Plana) angolo via dei Tintori (ora via Maria Vittoria)
Dati tecnici
Capienza2 000 posti
Realizzazione
Costruzione1836-1838
ArchitettoGiuseppe Leoni
ProprietarioAmedeo Gerbino

Il Teatro Gerbino di Torino (inizialmente noto con il nome Teatro Diurno a Porta di Po, successivamente come Politeama Gerbino) era uno dei più importanti teatri di prosa italiani del XIX secolo.

Fu costruito sulla sede del vecchio Circo Milano, poi circo Sales, su commissione del proprietario del terreno, il funzionario del ministero delle finanze Amedeo Gerbino,[1] su progetto dell'architetto neoclassico Giuseppe Leoni.[2] Si trovava all'incrocio di via dei Ripari (l'attuale via Plana) e via dei Tintori (l'attuale via Maria Vittoria).[3]

Inaugurato a fine 1838 con il nome Teatro Diurno a Porta di Po, nel 1845 cambiò nome in Teatro Gerbino.[1]

Nel 1851 vi furono allestite opere di Verdi e Donizetti, ma con scarso successo: molto migliori furono i risultati della prosa, grazie anche ad alcune compagnie del lombardo-veneto espulse dal governo austriaco. Dal 1860 vi si stabilì per ventidue anni la compagnia di Luigi Bellotti Bon.[1]

Con una capacità di duemila posti,[4] era il secondo teatro più grande di Torino dopo il Regio. Negli anni migliori la sua popolarità superò quella del Teatro Carignano;[5] vi furono rappresentate le prime di opere di Giuseppe Giacosa, Parmenio Bettoli e Giovanni Verga e vi recitarono, tra gli altri, Tommaso Salvini, Gustavo Modena, Ernesto Rossi ed Eleonora Duse.[4][6]

Il 31 gennaio 1883 Luigi Bellotti Bon si suicidò in seguito al fiasco di Nanà, l'opera teatrale tratta da Zola, avvenuto al Gerbino il 3 novembre 1882.[4]

Il Gerbino fu restaurato nel 1898 dall'ingegnere Antonio Vandone di Cortemilia, in occasione dell'Esposizione Universale, e per l'occasione fu ribattezzato Politeama Gerbino.[4]

Le ultime rappresentazioni vi si tennero all'inizio del 1903. In seguito alla chiusura fu affittato come magazzino e poi venduto al mobiliere Agostino Lauro, che nel 1905 iniziò a demolirlo.[4]

Oggi è ricordato da una lapide sul lato di via Plana, realizzata nel 1898 dallo scultore Giacomo Cometti per commemorare il commediografo Giacinto Gallina.[4]

  1. ^ a b c Storia di Torino, vol. 6 – La città nel Risorgimento (1798-1864), a cura di Umberto Levra, Torino: Einaudi, 2000, pag. 938, http://www.museotorino.it/resources/pdf/books/100/index.html#/938
  2. ^ Teatro Gobetti - cenni storici Archiviato il 17 luglio 2009 in Internet Archive.
  3. ^ http://digit.biblio.polito.it/770/1/1917_003.pdf[collegamento interrotto]
  4. ^ a b c d e f Musica e Spettacolo a Torino tra Otto e Novecento. L'esposizione del 1898. Il Teatro Regio e i teatri torinesi (1896-1905). Ricerca, testi e cronologie a cura di Giorgio Rampone, http://www.comune.torino.it/archiviostorico/mostre/regio_2009/Musica%20e%20spettacolo%20a%20Torino%20fra%20Otto%20e%20Novecento.pdf
  5. ^ Camillo Boggio, Lo sviluppo edilizio di Torino – Dalla rivoluzione francese alla metà del secolo XIX, comunicazione fatta alla società degli ingegneri ed architetti in Torino nella seduta del 4 dicembre 1916, http://digit.biblio.polito.it/id/eprint/495
  6. ^ Salvini, Celso, Pag. 204.
  • Celso Salvini, Tommaso Salvini nella storia del teatro italiano e nella vita del suo tempo, Rocca di San Casciano, Cappelli, 1955, ISBN non esistente.