The Post

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
The Post
Meryl Streep, Tracy Letts e Tom Hanks in una scena del film
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno2017
Durata115 min
Generebiografico, storico, drammatico, thriller
RegiaSteven Spielberg
SceneggiaturaLiz Hannah, Josh Singer
ProduttoreSteven Spielberg, Amy Pascal, Kristie Macosko Krieger
Produttore esecutivoJosh Singer, Tim White, Trevor White, Adam Somner, Tom Karnowski
Casa di produzioneDreamWorks, Amblin Entertainment, Pascal Pictures, Star Thrower Entertainment, Participant Media, TSG Entertainment
Distribuzione in italiano01 Distribution
FotografiaJanusz Kamiński
MontaggioMichael Kahn, Sarah Broshar
Effetti specialiMark Bero
MusicheJohn Williams
ScenografiaRick Carter
CostumiAnn Roth
TruccoJudy Chin
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

The Post è un film del 2017 diretto da Steven Spielberg con protagonisti Meryl Streep e Tom Hanks.

La pellicola narra la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti top secret del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d'America, prima sul New York Times e poi sul Washington Post nel 1971.[1]

Vietnam, 1966: i soldati americani si trovano in una situazione estremamente precaria e risultano svantaggiati sul campo di battaglia. Questa fase di stasi è documentata dall'analista militare Daniel Ellsberg per conto del segretario della Difesa Robert McNamara. Sul volo di ritorno verso gli Stati Uniti, Ellsberg rivela a McNamara e al presidente Lyndon B. Johnson che, a suo parere, la situazione bellica in Vietnam è rimasta sostanzialmente invariata dall'inizio della guerra. Intervistato da numerosi giornalisti, McNamara tuttavia mente, dicendo che sono stati compiuti numerosi progressi e di essere estremamente fiducioso riguardo all'esito della guerra. In seguito Ellsberg, lavorando alla RAND Corporation e avendo accesso a svariato materiale riservato, decide di fotocopiare tutti i documenti top secret legati alla guerra del Vietnam, a partire dalla presidenza Truman, e di consegnarli al New York Times affinché li possano pubblicare.

Nel 1971 Katharine Graham, divenuta proprietaria del Post dopo la morte di suo padre e il suicidio del marito nel 1963, cerca di equilibrare al meglio la vita sociale con gli impegni lavorativi e con le difficoltà finanziarie che la costringono a quotare l'azienda in Borsa. Oltre a ciò, le sue decisioni non sono talvolta tenute in considerazione dal membro del consiglio Arthur Parsons e dal caporedattore Ben Bradlee. In particolare quest'ultimo, insospettito da alcune voci, cerca di scoprire cosa abbia intenzione di pubblicare il New York Times; nel frattempo McNamara, amico di lunga data della Graham, le rivela che sarebbe stato pubblicato un articolo poco lusinghiero nei propri confronti sullo stesso giornale. Il 13 giugno 1971, quattro mesi dopo aver ricevuto i documenti, il New York Times ne inizia la pubblicazione: tutto ciò scatena nel paese un'ondata di proteste e un gigantesco scandalo, legato appunto ai Pentagon Papers. Il giornale, su input dell'amministrazione Nixon, riceve però l'ingiunzione da un giudice federale di sospendere per un tempo limitato la pubblicazione, pena l'oltraggio alla corte.

Ben Bagdikian, redattore al Post, capisce che Ellsberg è stato la fonte dello scandalo e lo rintraccia, al fine di ottenere lo stesso materiale dato precedentemente al New York Times; l'incontro ha successo e il giorno seguente un gruppo di giornalisti del Post si trova a casa di Bradlee per consultare e ordinare i numerosissimi documenti ottenuti. Essi hanno tuttavia solo otto ore affinché il quotidiano possa andare in stampa. I legali del giornale sconsigliano fortemente alla Graham di pubblicare i documenti: se infatti fossero stati gli stessi ricevuti dal New York Times o comunque dalla loro stessa fonte, l'azione sarebbe stata classificata come oltraggio alla corte e ci sarebbero stati risvolti penali. D'altro canto, se l'operazione avesse avuto successo, il Post avrebbe estremamente aumentato la sua popolarità e sarebbe entrato nel novero dei grandi giornali americani. La notte del 17 giugno la Graham, seppur inizialmente incerta, decide comunque di rischiare e di pubblicare i documenti.

Il giorno seguente un rappresentante della Casa Bianca telefona al Post, chiedendo di sospendere la pubblicazione e di consegnare tutti i documenti legati al Vietnam in loro possesso. Poiché Bradlee rifiuta, l'uomo lo informa che lo citerà in giudizio. I membri del Post sono così convocati in tribunale insieme a quelli del New York Times, tuttavia la corte ingiunge solo a questi ultimi di sospendere le pubblicazioni, mentre non rilascia alcuna sanzione per il Post. Pochi giorni dopo viene emessa la sentenza della Corte suprema, la quale, con un verdetto di 6 a 3, assolve il New York Times e il Post, motivando la decisione con il fatto che la stampa non è destinata a servire coloro che governano, bensì quelli che sono governati. Nel frattempo numerosi altri giornali, seguendo l'esempio del New York Times e del Post, avevano iniziato anch'essi - come segno di solidarietà - la pubblicazione dei Pentagon Papers. Il presidente Richard Nixon, furibondo, ordina che ogni giornalista del Post venga bandito dalla Casa Bianca e da ogni evento a essa collegato.

Nella scena finale, ambientata un anno dopo, una guardia di sorveglianza scopre del nastro adesivo sulla porta di uno degli uffici della sede del comitato nazionale democratico, posta negli uffici Watergate: ciò è l'inizio dell'omonimo scandalo, che in seguito avrebbe costretto lo stesso Nixon all'impeachment e alle conseguenti dimissioni.

Nell'ottobre 2016 la produttrice Amy Pascal si aggiudica, in un'asta, i diritti della sceneggiatura The Post, scritta da Liz Hannah.[2] Nel marzo 2017 Steven Spielberg entra in trattative per dirigere e produrre il film, mentre Meryl Streep e Tom Hanks negoziano per i ruoli dei protagonisti.[3] Il 6 giugno 2017 viene annunciato l'intero cast e il cambio del titolo in The Papers.[1][4]

La produzione, il cui budget è stato di 50 milioni di dollari,[5] inizia il 30 maggio 2017 a New York.[6] Il 25 agosto 2017 il titolo torna a essere The Post.[7]

Colonna sonora

[modifica | modifica wikitesto]

Il film segna la ventottesima collaborazione tra Spielberg e il compositore John Williams.[8]

Il primo trailer del film è stato diffuso il 7 novembre 2017.[9][10]

Distribuzione

[modifica | modifica wikitesto]

La pellicola è stata distribuita in distribuzione limitata negli Stati Uniti a partire dal 22 dicembre 2017, e in tutto il paese dal 12 gennaio 2018,[10] mentre in Italia dal 1º febbraio 2018.[11]

Il film ha incassato complessivamente 193764664 $.[12]

Dopo le prime proiezioni stampa statunitensi, il film ha ricevuto ottimi commenti dai giornalisti del settore, in special modo per l'interpretazione di Meryl Streep.[13]

Il Time lo posiziona al primo posto dei migliori film del 2017,[14] mentre Cahiers du cinéma lo posiziona al sesto posto tra i migliori film del 2018.[15]

Sull'aggregatore Rotten Tomatoes il film riceve l'88% delle recensioni professionali positive con un voto medio di 7,9 su 10 basato su 408 critiche,[16] mentre su Metacritic ottiene un punteggio di 83 su 100 basato su 51 critiche.[17]

Riconoscimenti

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ a b The Post, su Cinematografo, Fondazione Ente dello Spettacolo.
  2. ^ (EN) Mike Fleming Jr, Amy Pascal Buys Pentagon Papers Movie Spec Script ‘The Post’ By Liz Hannah, su deadline.com, 31 ottobre 2016. URL consultato l'8 novembre 2017.
  3. ^ (EN) Mike Fleming Jr, Steven Spielberg, Tom Hanks & Meryl Streep Team For Pentagon Papers Drama ‘The Post’, su deadline.com, 6 marzo 2017. URL consultato l'8 novembre 2017.
  4. ^ (EN) Justin Kroll, Steven Spielberg Pentagon Papers Film Adds Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Matthew Rhys, Bradley Whitford, su variety.com, Variety, 6 giugno 2017. URL consultato l'8 novembre 2017.
  5. ^ (EN) The Post, su Box Office Mojo, IMDb.com. URL consultato il 10 luglio 2018. Modifica su Wikidata
  6. ^ (EN) Production Underway on Spielberg's THE PAPERS, Starring Meryl Streep & Tom Hanks, su broadwayworld.com, 6 giugno 2017. URL consultato l'8 novembre 2017.
  7. ^ (EN) Dave McNary, Steven Spielberg’s Pentagon Papers Movie Re-Titled ‘The Post’, su variety.com, Variety, 25 agosto 2017. URL consultato l'8 novembre 2017.
  8. ^ (EN) Jon Burlingame, ohn Williams and Alan Silvestri to Score Steven Spielberg’s Next Films, su variety.com, Variety, 7 luglio 2017. URL consultato l'8 novembre 2017.
  9. ^ (EN) The Post: watch the first trailer for Steven Spielberg’s timely Pentagon Papers drama, su theguardian.com, The Guardian, 8 novembre 2017. URL consultato l'8 novembre 2017.
  10. ^ a b Filmato audio 20th Century Fox, The Post, su YouTube, 7 novembre 2017. URL consultato l'8 novembre 2017.
  11. ^ Filmato audio 01 Distribution, The Post - Trailer Ufficiale, su YouTube, 14 dicembre 2017. URL consultato il 14 dicembre 2017.
  12. ^ (EN) The Post, su Box Office Mojo, IMDb.com. URL consultato il 20 ottobre 2023. Modifica su Wikidata
  13. ^ (EN) Andrea Bedeschi, The Post: i primi commenti a caldo della stampa americana promuovono il film di Steven Spielberg, su badtaste.it, 28 novembre 2017. URL consultato il 28 novembre 2017.
  14. ^ (EN) The Top 10 Movies of 2017, su Time. URL consultato il 28 gennaio 2018.
  15. ^ Pierre Hombrebueno, I 10 migliori film del 2018 secondo i Cahiers du Cinéma, su bestmovie.it, Best Movie, 4 dicembre 2018. URL consultato il 4 dicembre 2018.
  16. ^ (EN) The Post, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC. URL consultato il 15 ottobre 2023. Modifica su Wikidata
  17. ^ (EN) The Post, su Metacritic, Fandom, Inc. URL consultato il 15 ottobre 2023. Modifica su Wikidata
  18. ^ Marita Toniolo, Oscar 2018: annunciate le nomination, su bestmovie.it, Best Movie, 23 gennaio 2018. URL consultato il 23 gennaio 2018.
  19. ^ (EN) 2018 Golden Globes Nominations: See the Full List, su vanityfair.com, Vanity Fair, 11 dicembre 2017. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  20. ^ Andrea Francesco Berni, The Post di Steven Spielberg è il miglior film dell’anno secondo la National Board of Review, su badtaste.it, 28 novembre 2017. URL consultato il 29 novembre 2017.
  21. ^ (EN) Erik Anderson, ‘American Gods,’ ‘Outlander,’ ‘Novitiate,’ ‘The Post’ Among 19th Women’s Image Awards Film and Television Nominees, su awardswatch.com, 13 novembre 2017. URL consultato il 30 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2017).
  22. ^ L'AFI PUBBLICA LA CLASSIFICA DEI 10 MIGLIORI FILM E SERIE TV DEL 2017!, Movieplayer.it. URL consultato l'8 dicembre 2017.
  23. ^ a b Andrea Francesco Berni, Get Out è il miglior film del 2017 per i critici di Washington DC, The Florida Project per i critici di Detroit, su badtaste.it, 9 dicembre 2017. URL consultato il 9 dicembre 2017.
  24. ^ (EN) 2017 San Diego Film Critics Society’s Award Nominations, San Diego Film Critics Society, 9 dicembre 2017. URL consultato il 10 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2017).
  25. ^ (EN) 2017 San Diego Film Critics Society Award Winners, in San Diego Film Critics Society, 11 dicembre 2017. URL consultato il 12 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2017).
  26. ^ (EN) Pete Hammond, Critics’ Choice Awards Nominations: ‘The Shape Of Water’ Leads With 14; Netflix Tops TV Contenders, su deadline.com, 6 dicembre 2017. URL consultato il 6 dicembre 2017.
  27. ^ Andrea Francesco Berni, ACE Eddie Awards: Dunkirk, Get Out e The Shape of Water tra i nominati al premio dei montatori, su badtaste.it, 4 gennaio 2018. URL consultato il 4 gennaio 2018.
  28. ^ Andrea Francesco Berni, Dunkirk, The Shape of Water e Blade Runner 2049 tra i nominati agli ADG Awards, su badtaste.it, 4 gennaio 2018. URL consultato il 4 gennaio 2018.
  29. ^ (EN) PGA Awards Film & TV Nominations Unveiled: ‘Wonder Woman,’ ‘Get Out’ ‘Dunkirk’ – Deadline, su deadline.com. URL consultato il 5 gennaio 2018.
  30. ^ (EN) Dave McNary, ‘Black Panther,’ ‘Walking Dead’ Rule Saturn Awards Nominations, su variety.com, Variety, 15 marzo 2018. URL consultato il 17 marzo 2018.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN3944152139986011100008 · GND (DE1168872839 · BNE (ESXX5791845 (data)