Zelig (film)

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Zelig
La dott.ssa Fletcher (Mia Farrow) e Leonard Zelig (Woody Allen) in una scena del film
Titolo originaleZelig
Lingua originaleinglese, tedesco
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1983
Durata79 min
Dati tecniciB/N e a colori
rapporto: 1,85:1
Generecommedia, satirico
RegiaWoody Allen
SoggettoWoody Allen
SceneggiaturaWoody Allen
ProduttoreRobert Greenhut
Produttore esecutivoCharles H. Joffe, Jack Rollins
Casa di produzioneOrion Pictures
Distribuzione in italianoWarner Bros.
FotografiaGordon Willis
MontaggioSusan E. Morse
Effetti specialiJoel Hynek, Stuart Robertson
MusicheDick Hyman
ScenografiaMel Bourne, Speed Hopkins, Leslie Bloom
CostumiSanto Loquasto
TruccoFern Buchner, John Caglione Jr.
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Zelig è un film del 1983 scritto, diretto e interpretato da Woody Allen.

Considerata uno dei maggiori esempi di trasformismo nell'ambito dello spettacolo, la pellicola è una parodia idiosincratica di un documentario su un personaggio degli anni Venti-Trenta. Sebbene il documentario dia tutta l'aria di essere ispirato a fatti realmente accaduti, in realtà la storia è inventata e i personaggi fittizi.

1928: l'uomo del momento è Leonard Zelig, vittima di un'ignota malattia che si manifesta nella trasformazione psicosomatica dei tratti in conseguenza del contesto in cui l'individuo si trova. Ricoverato in ospedale, Zelig, che in lingua yiddish significa "benedetto", viene seguito da Eudora Fletcher, una psichiatra che cerca di scoprire le radici dello strano fenomeno nell'inconscio del paziente. Il "camaleontismo" di Zelig si trasforma in una moda.

Leonard viene affidato alla sorellastra, che cerca di trasformarlo in un fenomeno da baraccone. La dottoressa Fletcher tenta di proteggere Leonard e se ne innamora. I due decidono di sposarsi, ma Zelig, turbato dagli scandali montati dalla stampa, fugge in Europa. Eudora lo ritrova a Monaco di Baviera: Leonard è alle spalle di Hitler durante un'adunata nazista. Fuggiti dalla Germania, Leonard ed Eudora vengono accolti trionfalmente in patria.

Il Leonard Zelig di Allen è «un uomo che non ha un né una personalità. Egli è letteralmente l'immagine proiettata degli altri, uno specchio che restituisce alle persone la propria immagine. [...] Bruno Bettelheim (presente nel film nel ruolo di se stesso) fornisce il seguente commento: "Se Zelig fosse psicotico o solo estremamente nevrotico, era un problema che noi medici discutevamo in continuazione. Personalmente mi sembrava che i suoi stati d'animo non fossero poi così diversi dalla norma, forse quelli di una persona normale, ben equilibrata e inserita, solo portata all'eccesso estremo. Mi pareva che in fondo si potesse considerare il conformista per antonomasia"».[1]

È in questa accezione di personalità adattivamente camaleontica, di trasformismo identitario dipendente dal contesto ambientale, che è stata coniata in psichiatria la sindrome di Zelig (Zelig Syndrome o Zelig-like Syndrome).

Zelig e Una commedia sexy in una notte di mezza estate vennero girati contemporaneamente. Per rendere il film più autentico venne usato un equipaggiamento degli anni Venti.

Riconoscimenti

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Citazioni di altre opere

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Il camaleontico Zelig è in grado di trasformarsi in qualsiasi cosa; in una scena del film, essendo nelle vicinanze di un rabbino, immediatamente si trasforma in esso. Woody Allen aveva già subìto la stessa trasformazione nel suo film Prendi i soldi e scappa del 1969. In quest'ultimo film Woody Allen, in seguito all'iniezione di un farmaco, come effetto collaterale subisce questa inverosimile trasformazione. Inoltre sia al protagonista di Prendi i soldi e scappa sia a Zelig, nei rispettivi film, viene donata una chiave.

Altra opera rappresentativa del "camaleontismo" è Il camaleonte di Anton Čechov, nella quale un commissario di polizia impegnato a calmare un orefice morso da un cane cambierà idea molte volte a causa delle informazioni spesso divergenti dategli dagli altri personaggi.

Il titolo del film ha dato il nome a un famoso locale di cabaret milanese.

  1. ^ Cf. Glen O. Gabbard, Krin Gabbard, Cinema e psichiatria, ed. or. 1999, 2ª ed. it. Milano, Raffaello Cortina 2000, p. 341. ISBN 88-7078-617-X; ISBN 978-88-7078-617-0.

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