Alessandro Gavazzi
Alessandro Gavazzi, all'anagrafe Antonio Gavazzi (1809 – 1889), predicatore e patriota italiano.
Citazioni di Alessandro Gavazzi
[modifica]- Intorno al potere temporale dei Papi convien distinguere il fatto, dal desiderio: la cosa com'è, dalla cosa come si vorrebbe che fosse. Sono i due antipodi, o a meglio dire una dualità di antagonismo: una parte che giura nel poter temporale, l'altra che ricisamente lo niega. Alla prima appartiene vuoi la molta ed astuta gesuitaja che è in mala fede; vuoi la greggia dei ciechi cattolici che è in buona fede. Alla seconda s'innumerano sia quelli che combattono logicamente ed onestamente tutt'intiero il fatale potere, e nella quale io mi glorio di essere uno; sia quelli che nol combattano che a metà, per secondi fini e farisaicamente, i quali presumerebbero farsi appellare i neo-cattolici, quando in reailità hannosi a chiamare i giuda-cattolici.[1]
- Io non chiamerò ignorante, ma stolto colui il quale credesse che il papa non può essere tale che a Roma, e che romana cesserebbe di essere la sua chiesa, banditone il capo dalla eterna città. Davvero che la sarebbe una chiesa superlativamente divina quella che traesse il suo essere e la sua durata dalla cloaca massima e dal foro boario! Ma il papa stesso ha manipolato una panacea curialesca per medicare le spalle alla sua chiesa, anche nel caso ch'ei le dovesse volgere a Roma. Ha quindi fatte proclamare urbi et orbi dai suoi solenni canonisti il noto assioma: ubi Petrus, ibi ecclesia. Ora, per Pietro dovendosi intendere il papa in propria persona, (scusate la modestia!) è chiaro dall'assioma che dove è il papa, quivi è con esso la sua chiesa: appunto come la chiocciola che si trova ovunque va la lumaca, che seco la trasporta. Ergo se l'Italia cristiana caccierà il papa da Roma, la chiesa romana, che non è altro che chiocciola, andrà ramingando ovunque si striscierà la beatissima sua lumaca, che è il papa; senza che con ciò abbia a perdere un filo di palpebra del suo cattolicismo. Dunque Roma non è necessaria al papa, perché possa esser papa, o perché ortodosso si chiami il suo cattolicismo.[2]
Nel riordinamento politico dell'Italia voglio credere (o almeno mi giovi sperare,) che ci dovrà entrare per la sua gran parte anche l'elemento religioso. Con ciò non intendo già dire, che la religione debba usurpare come in passato il monopolio delle civili istituzioni, prescrivendo essa il da farsi, il come farsi, e fin dove farsi: monopolio che le procacciò meritamente tanto discredito presso i savi, e tant'odio presso i liberi cuori. Intendo invece esprimere, che la religione per la sua parte deve anch'essa entrare in questa nuova êra, e limitandosi alle cose sue proprie, deve anch'essa rinnovellarsi ne' suoi ordini e nelle sue forme per così trovarsi più a conforme dei tempi e dei costumi della patria rinnovellata.
Citazioni su Alessandro Gavazzi
[modifica]- Ed alla stampa faceva eco [nelle offese alle coscienze dei credenti] qualche volta anche la parola, come nella quaresima di quest'anno [1874] in cui Alessandro Gavazzi, già barnabita e maestro nelle rinomate scuole di San Sebastiano a Livorno, in un discorso ai Valdesi, alla cui confessione s'era ascritto, non dubitò chiamare papa Pio IX «un rettile incoronato» e non ebbe alcun castigo. (Pietro Vigo)
Note
[modifica]- ↑ Da Roma tutta dell'Italia: pensieri, Tip. Gargiulo del Messaggiere Napolitano, 1861, p. 10.
- ↑ Da Del conseguimento di Roma, Tip. Nazionale, Firenze, 1868, p. 74.
Bibliografia
[modifica]- Alessandro Gavazzi, L'Italia fedele alla religione dei padri. Appello agl'italiani, Tipografia nazionale di V. Sodi, Firenze, 1866.
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