This contribution aims to present Fin Again: the collaborative translation project of some select... more This contribution aims to present Fin Again: the collaborative translation project of some selected passages from James Joyce's Finnegans Wake. This laboratory has been conceived by both Prof Paolo Proietti and Dr Francesco Laurenti, together with Finnegans Italian translators for Mondadori, Prof Enrico Terrinoni and Dr Fabio Pedone. The project, held at the International University of Languages and Media IULM of Milan, actively involved eighteen participants: undergraduates, PhD students, Professors and professional translators. In order to translate simultaneously some passages of Joyces last work a number of heterogeneous groups were formed. Each group was given the opportunity to observe and assess the translation of the other groups in real time by using a concurrent version software and by projecting it on a shared white board. The core of this project is to investigate the practice of collaborative translation. Through the contrastive analysis of these translations it has been possible to highlight some unexpected sociolin-guistic dynamics. Whereas the linguistic and cultural heterogeneity of the groups has found creative solutions, the results have questioned some aspects of the translation as an individual activity. This study aims at presenting the results of these sessions. To this extent, a polyphonic open work such as Finnegans Wake, where every word is a multilingual pun, has challenged the translators linguistics competence and cultural knowledge to rethink the traditional translation paradigms. This project has led to groundbreaking results that could be applied in the didactic field. " Fin Again " is a concrete example of the potential of collaborative translation and sets the starting point for further inquiry.
This essay is mainly focused on Manganelli’s experience as a translator in his early career. Befo... more This essay is mainly focused on Manganelli’s experience as a translator in his early career. Before becoming a well-known neo-baroque writer Manganelli deliberately decided to translate a couples books of his choosing and, in this specific occasion, I analyzed the stylistic quality of Manganelli’s translations of O. Henry’s short story The Ransom of Red Chief. In order to better underline the stylist features that distinct Manganelli’s peculiar writing I compared portions of his translation with Luigi Brioschi’s translation. This study utilizes the methodology of contrastive analysis to explore the deep literary connections among writers and to highlight the stylistic value of Manganelli’s translation.
La presente proposta di articolo si propone di scandagliare il tema centrale del lavoro raccontat... more La presente proposta di articolo si propone di scandagliare il tema centrale del lavoro raccontato dalle voci trascritte dei lavoratori precari e da quelle dei disoccupati. La trascrizione di queste voci e delle condizioni di vita del proletariato e del sottoproletariato napoletano avviene attraverso la penna coriacea di Fabrizia Ramondino, autrice di rango, che nel libro-inchiesta, pubblicato nel 1977, “Napoli: i disoccupati organizzati” denuncia con estrema fermezza le negligenze del sindacato e i biechi meccanismi di ristrutturazione aziendale, di decentramento della produttività e soprattutto della diffusione del lavoro in nero. La Ramondino, attraverso le esperienze di miseria dei proletari e delle loro famiglie, ha raccontato con estremo realismo come queste categorie si organizzarono nel movimento dei “Disoccupati organizzati”. Questo gruppo si riunì intorno al motto “vogliamo un lavoro stabile e sicuro” e rivendicò il diritto di essere operai; organizzando manifestazioni di protesta accese in nome di questa causa. L’articolo intende esplorare le qualità del libro-inchiesta che, attraverso la voce autorevole di un’intellettuale e letterata impegnata, propose un ritratto autentico della realtà proletaria napoletana sul tramontare degli anni ’70 del secolo scorso. Sebbene sia passato quasi mezzo secolo dalla pubblicazione del libro-denuncia, le tematiche ivi affrontate risultano una risorsa per comprendere la contemporaneità; dove precariato e lavoro in nero sono tuttora fenomeni irrisolti e diffusi. Inoltre, il corsivo intende soffermarsi sulla scelta linguistica particolarmente significativa effettuata dalla Ramondino; ovvero di trascrivere le interviste nei vari idioletti degli intervistati; talvolta dialettali, talvolta solo con leggere inflessioni.
This contribution aims to present Fin Again: the collaborative translation project of some select... more This contribution aims to present Fin Again: the collaborative translation project of some selected passages from James Joyce's Finnegans Wake. This laboratory has been conceived by both Prof Paolo Proietti and Dr Francesco Laurenti, together with Finnegans Italian translators for Mondadori, Prof Enrico Terrinoni and Dr Fabio Pedone. The project, held at the International University of Languages and Media IULM of Milan, actively involved eighteen participants: undergraduates, PhD students, Professors and professional translators. In order to translate simultaneously some passages of Joyces last work a number of heterogeneous groups were formed. Each group was given the opportunity to observe and assess the translation of the other groups in real time by using a concurrent version software and by projecting it on a shared white board. The core of this project is to investigate the practice of collaborative translation. Through the contrastive analysis of these translations it has been possible to highlight some unexpected sociolin-guistic dynamics. Whereas the linguistic and cultural heterogeneity of the groups has found creative solutions, the results have questioned some aspects of the translation as an individual activity. This study aims at presenting the results of these sessions. To this extent, a polyphonic open work such as Finnegans Wake, where every word is a multilingual pun, has challenged the translators linguistics competence and cultural knowledge to rethink the traditional translation paradigms. This project has led to groundbreaking results that could be applied in the didactic field. " Fin Again " is a concrete example of the potential of collaborative translation and sets the starting point for further inquiry.
This essay is mainly focused on Manganelli’s experience as a translator in his early career. Befo... more This essay is mainly focused on Manganelli’s experience as a translator in his early career. Before becoming a well-known neo-baroque writer Manganelli deliberately decided to translate a couples books of his choosing and, in this specific occasion, I analyzed the stylistic quality of Manganelli’s translations of O. Henry’s short story The Ransom of Red Chief. In order to better underline the stylist features that distinct Manganelli’s peculiar writing I compared portions of his translation with Luigi Brioschi’s translation. This study utilizes the methodology of contrastive analysis to explore the deep literary connections among writers and to highlight the stylistic value of Manganelli’s translation.
La presente proposta di articolo si propone di scandagliare il tema centrale del lavoro raccontat... more La presente proposta di articolo si propone di scandagliare il tema centrale del lavoro raccontato dalle voci trascritte dei lavoratori precari e da quelle dei disoccupati. La trascrizione di queste voci e delle condizioni di vita del proletariato e del sottoproletariato napoletano avviene attraverso la penna coriacea di Fabrizia Ramondino, autrice di rango, che nel libro-inchiesta, pubblicato nel 1977, “Napoli: i disoccupati organizzati” denuncia con estrema fermezza le negligenze del sindacato e i biechi meccanismi di ristrutturazione aziendale, di decentramento della produttività e soprattutto della diffusione del lavoro in nero. La Ramondino, attraverso le esperienze di miseria dei proletari e delle loro famiglie, ha raccontato con estremo realismo come queste categorie si organizzarono nel movimento dei “Disoccupati organizzati”. Questo gruppo si riunì intorno al motto “vogliamo un lavoro stabile e sicuro” e rivendicò il diritto di essere operai; organizzando manifestazioni di protesta accese in nome di questa causa. L’articolo intende esplorare le qualità del libro-inchiesta che, attraverso la voce autorevole di un’intellettuale e letterata impegnata, propose un ritratto autentico della realtà proletaria napoletana sul tramontare degli anni ’70 del secolo scorso. Sebbene sia passato quasi mezzo secolo dalla pubblicazione del libro-denuncia, le tematiche ivi affrontate risultano una risorsa per comprendere la contemporaneità; dove precariato e lavoro in nero sono tuttora fenomeni irrisolti e diffusi. Inoltre, il corsivo intende soffermarsi sulla scelta linguistica particolarmente significativa effettuata dalla Ramondino; ovvero di trascrivere le interviste nei vari idioletti degli intervistati; talvolta dialettali, talvolta solo con leggere inflessioni.
Uploads
voci trascritte dei lavoratori precari e da quelle dei disoccupati. La trascrizione di queste voci e delle
condizioni di vita del proletariato e del sottoproletariato napoletano avviene attraverso la penna
coriacea di Fabrizia Ramondino, autrice di rango, che nel libro-inchiesta, pubblicato nel 1977,
“Napoli: i disoccupati organizzati” denuncia con estrema fermezza le negligenze del sindacato e i
biechi meccanismi di ristrutturazione aziendale, di decentramento della produttività e soprattutto della
diffusione del lavoro in nero. La Ramondino, attraverso le esperienze di miseria dei proletari e delle
loro famiglie, ha raccontato con estremo realismo come queste categorie si organizzarono nel
movimento dei “Disoccupati organizzati”. Questo gruppo si riunì intorno al motto “vogliamo un
lavoro stabile e sicuro” e rivendicò il diritto di essere operai; organizzando manifestazioni di protesta
accese in nome di questa causa. L’articolo intende esplorare le qualità del libro-inchiesta che,
attraverso la voce autorevole di un’intellettuale e letterata impegnata, propose un ritratto autentico
della realtà proletaria napoletana sul tramontare degli anni ’70 del secolo scorso. Sebbene sia passato
quasi mezzo secolo dalla pubblicazione del libro-denuncia, le tematiche ivi affrontate risultano una
risorsa per comprendere la contemporaneità; dove precariato e lavoro in nero sono tuttora fenomeni
irrisolti e diffusi. Inoltre, il corsivo intende soffermarsi sulla scelta linguistica particolarmente
significativa effettuata dalla Ramondino; ovvero di trascrivere le interviste nei vari idioletti degli
intervistati; talvolta dialettali, talvolta solo con leggere inflessioni.
voci trascritte dei lavoratori precari e da quelle dei disoccupati. La trascrizione di queste voci e delle
condizioni di vita del proletariato e del sottoproletariato napoletano avviene attraverso la penna
coriacea di Fabrizia Ramondino, autrice di rango, che nel libro-inchiesta, pubblicato nel 1977,
“Napoli: i disoccupati organizzati” denuncia con estrema fermezza le negligenze del sindacato e i
biechi meccanismi di ristrutturazione aziendale, di decentramento della produttività e soprattutto della
diffusione del lavoro in nero. La Ramondino, attraverso le esperienze di miseria dei proletari e delle
loro famiglie, ha raccontato con estremo realismo come queste categorie si organizzarono nel
movimento dei “Disoccupati organizzati”. Questo gruppo si riunì intorno al motto “vogliamo un
lavoro stabile e sicuro” e rivendicò il diritto di essere operai; organizzando manifestazioni di protesta
accese in nome di questa causa. L’articolo intende esplorare le qualità del libro-inchiesta che,
attraverso la voce autorevole di un’intellettuale e letterata impegnata, propose un ritratto autentico
della realtà proletaria napoletana sul tramontare degli anni ’70 del secolo scorso. Sebbene sia passato
quasi mezzo secolo dalla pubblicazione del libro-denuncia, le tematiche ivi affrontate risultano una
risorsa per comprendere la contemporaneità; dove precariato e lavoro in nero sono tuttora fenomeni
irrisolti e diffusi. Inoltre, il corsivo intende soffermarsi sulla scelta linguistica particolarmente
significativa effettuata dalla Ramondino; ovvero di trascrivere le interviste nei vari idioletti degli
intervistati; talvolta dialettali, talvolta solo con leggere inflessioni.