Papers by Giulia Barison
Matters of lives. Notes and records on the pluriverse, 2023
At the halfway point of fiction and non-fiction, scientist and ecofeminist Donna Haraway defines ... more At the halfway point of fiction and non-fiction, scientist and ecofeminist Donna Haraway defines and tries to give meaning to the porous boundaries between humans and the other species. In particular, the term 'kinship' constitutes one of Haraway’s theoretical cornerstones, figuring both as an action and a way of thinking. According to the author, 'making kin' means developing new creative practices that can lead to a scenario where more species live and die together. 'Making kin' means also creating an alliance among existences that share the Chtulucene’s precarious and troubled environment, while learning how to respond to it. Giulia Barison’s practice tries to actualize kinship through the act of food fermentation, where she gathers gender, multi-species studies, and fermentation into the same critical space. According to Giulia, the act of fermentation is intended as a possible practice of kinship between us and microorganisms. While the food is being transformed by non-human entities for our consumption, a new food chain unfolds: one in which humans and microorganisms settle a non-hierarchical relationship of mutual survival.
Liberazioni - Rivista di Critica Antispecista, 2022
La fermentazione è una qualunque trasformazione di alimenti a carico di
microrganismi, ovvero bat... more La fermentazione è una qualunque trasformazione di alimenti a carico di
microrganismi, ovvero batteri, lieviti, muffe e funghi, ed è una pratica gastronomica antichissima, che si ritrova in quasi tutte le culture culinarie del mondo.
A partire all’incirca dagli anni Novanta, soprattutto negli Stati Uniti, si è sviluppato un certo interesse per la fermentazione, un interesse che travalicava i confini nazionali e andava alla scoperta di prodotti tipici di altre culture. In quello stesso periodo si è cominciato a pensare alla fermentazione come a una pratica che poteva offrirci nuovi punti di vista e da cui trarre insegnamenti più ampi.
Negli ultimi trent’anni la linguistica cognitiva si è concentrata sullo studio della metafora e delle sue funzioni: secondo i linguisti Lakoff e Johnson la metafora è uno strumento che ci permette di categorizzare le nostre esperienze. L’essere umano utilizza costantemente la metafora per descrivere la realtà e questo influenza inevitabilmente la nostra comprensione del mondo e le interazioni con tutto ciò che ci circonda. Ed è così che la fermentazione come metafora più diventare una chiave di lettura del mondo. La fermentazione è una pratica quotidiana basata sul rapporto collaborativo con i microrganismi e in questo senso può fornirci un esempio di come potrebbero essere le relazioni tra individui umani e non su scala più ampia.
In tempi molto recenti si è iniziato a inserire il femminismo nello stesso spazio critico della fermentazione, con lavori collaborativi molto interessanti, come ad esempio Fermenting Feminism a cura di Lauren Fournier. Ma ancora una volta assistiamo a quel meccanismo per cui, pur parlando di
femminismo e di tutto ciò che esso implica, il rapporto con le altre specie animali non viene preso in considerazione e, anzi, la fermentazione di carne, latte, miele, pesce e uova viene intesa come una pratica femminista.
In questo articolo vorrei quindi partire dalla mia esperienza (pratica e teorica)
personale di fermentatrice per riflettere sulle relazioni tra umano e non umano in un’ottica non antropocentrica e antispecista.
Linguistica e Letteratura, 2019
La "Fimerodia" di Jacopo del Pecora da Montepulciano è un testo che occupa spesso una posizione ... more La "Fimerodia" di Jacopo del Pecora da Montepulciano è un testo che occupa spesso una posizione marginale all’interno dei manuali di letteratura. Eppure, il suo statuto di testimone della ricezione e della fortuna delle Tre Corone nel Trecento dovrebbe stimolare un certo interesse: in questo senso, il poema costituisce una risposta alla necessità di indagare la memoria dantesca, petrarchesca e boccaccesca. Ma la "Fimerodia" non dialoga solamente con le grandi auctoritates trecentesche: un’analisi più approfondita dimostrerà come anche le opere considerate "minori" fungano da modello per Jacopo. Il contributo si propone di dimostrare come le modalità di intertestualità siano riconoscibili nel poema e come si concretizzino in rapporto ai modelli. Inoltre, verrà dimostrato il rapporto con un modello fino a questo momento ignorato: "Le vaghe rime e il dolce dir d’amore" di Domenico da Montecchiello.
Tolomeo, 2018
Waterlines (waterlinesproject.com) is a residency programme jointly organized by the Internationa... more Waterlines (waterlinesproject.com) is a residency programme jointly organized by the International College of Ca’ Foscari University of Venice, Venice Foundation and San Servolo Metropolitan Services of Venice. It combines writing with other artistic disciplines to reaffirm the role of Venice as a place of artistic and cultural production. In April 2018 the programme had the privilege of hosting one of the most prominent international intellectuals, Ngũgĩ wa Thiong’o, who lived in Venice for three weeks, participated in the literary festival “Incroci di civiltà” and two other public meetings with local artist Moulaye Niang ‘Muranero’. On 11th April, Ngũgĩ was interviewed by students from the International College and Radio Ca’ Foscari, the university web radio, on San Servolo island.
Ngũgĩ wa Thiong’o was born in Kenya in 1938. A many-sided intellectual, he is a novelist, essayist, playwright, journalist, editor, academic, and social activist. Imprisoned and exiled in the ’70s because of his opposition to the regime, he has taught in many American universities, including Yale and New York University, and is currently Distinguished Professor of English and Comparative Literature at the University of California, Irvine. A UCI Medalist, Ngũgĩ is recipient of twelve Honorary Doctorates from
universities all over the world and has been nominated for the Nobel prize many times. Following his well-known decision to abandon the English language and start writing his books in his mother tongue, Kikuyi, he has become an advocate of linguistic diversity in Africa and all over the world. His works, several of which have also been translated into Italian, include the essays "Decolonising the Mind: The Politics of Language in African
Literature" (1986), "Moving the Centre: The Struggle for Cultural Freedom" (1993), and "Secure the Base: Making Africa Visible in the Globe" (2016), the memoir "Dreams in a Time of War: A Childhood Memoir" (2010), and the works of fiction "A Grain of Wheat" (1967), "Petals of Blood" (1977) and "Wizard of the Crow" (2006). The outcome of his Waterlines residency is the collection "Venice Poems", written in Kikuyu and translated into English by the author, which were published in December 2018 by Damocle Edizioni with an Italian translation by Barbara Del Mercato and illustrations by Daniela Murgia.
Other scientific events (as organiser) by Giulia Barison
Book Reviews by Giulia Barison
Poggio Bracciolini, Historia disceptativa tripartita convivalis, éd. Fulvio Delle Donne, Teodosio Armignacco, Gian Galeazzo Visconti, Florence, SISMEL–Edizioni del Galluzzo, 2019 ; 1 vol., VI–202 p. (Edizione Nazionale dei Testi Mediolatini d’Italia, 50). ISBN : 978-88-8450-899-7. Prix : € 52,00 Moyen Age: Revue d'Histoire et de Philologie, 2020
Il y a plus de trente ans, Gian Galeazzo Visconti entreprenait la première édition critique de l'... more Il y a plus de trente ans, Gian Galeazzo Visconti entreprenait la première édition critique de l'Historia disceptativa tripartita convivalis de Poggio Bracciolini (1450, Rome ; editio princeps : 1510, Strasbourg, Thomas Heinrich Vogler), une œuvre n'ayant jusqu'alors fait l'objet que d'éditions partielles. À la mort de Visconti, en 2010, son élève Teodosio Armignacco et Fulvio Delle Donne poursuivirent l'entreprise.
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Papers by Giulia Barison
microrganismi, ovvero batteri, lieviti, muffe e funghi, ed è una pratica gastronomica antichissima, che si ritrova in quasi tutte le culture culinarie del mondo.
A partire all’incirca dagli anni Novanta, soprattutto negli Stati Uniti, si è sviluppato un certo interesse per la fermentazione, un interesse che travalicava i confini nazionali e andava alla scoperta di prodotti tipici di altre culture. In quello stesso periodo si è cominciato a pensare alla fermentazione come a una pratica che poteva offrirci nuovi punti di vista e da cui trarre insegnamenti più ampi.
Negli ultimi trent’anni la linguistica cognitiva si è concentrata sullo studio della metafora e delle sue funzioni: secondo i linguisti Lakoff e Johnson la metafora è uno strumento che ci permette di categorizzare le nostre esperienze. L’essere umano utilizza costantemente la metafora per descrivere la realtà e questo influenza inevitabilmente la nostra comprensione del mondo e le interazioni con tutto ciò che ci circonda. Ed è così che la fermentazione come metafora più diventare una chiave di lettura del mondo. La fermentazione è una pratica quotidiana basata sul rapporto collaborativo con i microrganismi e in questo senso può fornirci un esempio di come potrebbero essere le relazioni tra individui umani e non su scala più ampia.
In tempi molto recenti si è iniziato a inserire il femminismo nello stesso spazio critico della fermentazione, con lavori collaborativi molto interessanti, come ad esempio Fermenting Feminism a cura di Lauren Fournier. Ma ancora una volta assistiamo a quel meccanismo per cui, pur parlando di
femminismo e di tutto ciò che esso implica, il rapporto con le altre specie animali non viene preso in considerazione e, anzi, la fermentazione di carne, latte, miele, pesce e uova viene intesa come una pratica femminista.
In questo articolo vorrei quindi partire dalla mia esperienza (pratica e teorica)
personale di fermentatrice per riflettere sulle relazioni tra umano e non umano in un’ottica non antropocentrica e antispecista.
Ngũgĩ wa Thiong’o was born in Kenya in 1938. A many-sided intellectual, he is a novelist, essayist, playwright, journalist, editor, academic, and social activist. Imprisoned and exiled in the ’70s because of his opposition to the regime, he has taught in many American universities, including Yale and New York University, and is currently Distinguished Professor of English and Comparative Literature at the University of California, Irvine. A UCI Medalist, Ngũgĩ is recipient of twelve Honorary Doctorates from
universities all over the world and has been nominated for the Nobel prize many times. Following his well-known decision to abandon the English language and start writing his books in his mother tongue, Kikuyi, he has become an advocate of linguistic diversity in Africa and all over the world. His works, several of which have also been translated into Italian, include the essays "Decolonising the Mind: The Politics of Language in African
Literature" (1986), "Moving the Centre: The Struggle for Cultural Freedom" (1993), and "Secure the Base: Making Africa Visible in the Globe" (2016), the memoir "Dreams in a Time of War: A Childhood Memoir" (2010), and the works of fiction "A Grain of Wheat" (1967), "Petals of Blood" (1977) and "Wizard of the Crow" (2006). The outcome of his Waterlines residency is the collection "Venice Poems", written in Kikuyu and translated into English by the author, which were published in December 2018 by Damocle Edizioni with an Italian translation by Barbara Del Mercato and illustrations by Daniela Murgia.
Other scientific events (as organiser) by Giulia Barison
Book Reviews by Giulia Barison
microrganismi, ovvero batteri, lieviti, muffe e funghi, ed è una pratica gastronomica antichissima, che si ritrova in quasi tutte le culture culinarie del mondo.
A partire all’incirca dagli anni Novanta, soprattutto negli Stati Uniti, si è sviluppato un certo interesse per la fermentazione, un interesse che travalicava i confini nazionali e andava alla scoperta di prodotti tipici di altre culture. In quello stesso periodo si è cominciato a pensare alla fermentazione come a una pratica che poteva offrirci nuovi punti di vista e da cui trarre insegnamenti più ampi.
Negli ultimi trent’anni la linguistica cognitiva si è concentrata sullo studio della metafora e delle sue funzioni: secondo i linguisti Lakoff e Johnson la metafora è uno strumento che ci permette di categorizzare le nostre esperienze. L’essere umano utilizza costantemente la metafora per descrivere la realtà e questo influenza inevitabilmente la nostra comprensione del mondo e le interazioni con tutto ciò che ci circonda. Ed è così che la fermentazione come metafora più diventare una chiave di lettura del mondo. La fermentazione è una pratica quotidiana basata sul rapporto collaborativo con i microrganismi e in questo senso può fornirci un esempio di come potrebbero essere le relazioni tra individui umani e non su scala più ampia.
In tempi molto recenti si è iniziato a inserire il femminismo nello stesso spazio critico della fermentazione, con lavori collaborativi molto interessanti, come ad esempio Fermenting Feminism a cura di Lauren Fournier. Ma ancora una volta assistiamo a quel meccanismo per cui, pur parlando di
femminismo e di tutto ciò che esso implica, il rapporto con le altre specie animali non viene preso in considerazione e, anzi, la fermentazione di carne, latte, miele, pesce e uova viene intesa come una pratica femminista.
In questo articolo vorrei quindi partire dalla mia esperienza (pratica e teorica)
personale di fermentatrice per riflettere sulle relazioni tra umano e non umano in un’ottica non antropocentrica e antispecista.
Ngũgĩ wa Thiong’o was born in Kenya in 1938. A many-sided intellectual, he is a novelist, essayist, playwright, journalist, editor, academic, and social activist. Imprisoned and exiled in the ’70s because of his opposition to the regime, he has taught in many American universities, including Yale and New York University, and is currently Distinguished Professor of English and Comparative Literature at the University of California, Irvine. A UCI Medalist, Ngũgĩ is recipient of twelve Honorary Doctorates from
universities all over the world and has been nominated for the Nobel prize many times. Following his well-known decision to abandon the English language and start writing his books in his mother tongue, Kikuyi, he has become an advocate of linguistic diversity in Africa and all over the world. His works, several of which have also been translated into Italian, include the essays "Decolonising the Mind: The Politics of Language in African
Literature" (1986), "Moving the Centre: The Struggle for Cultural Freedom" (1993), and "Secure the Base: Making Africa Visible in the Globe" (2016), the memoir "Dreams in a Time of War: A Childhood Memoir" (2010), and the works of fiction "A Grain of Wheat" (1967), "Petals of Blood" (1977) and "Wizard of the Crow" (2006). The outcome of his Waterlines residency is the collection "Venice Poems", written in Kikuyu and translated into English by the author, which were published in December 2018 by Damocle Edizioni with an Italian translation by Barbara Del Mercato and illustrations by Daniela Murgia.