Books by Marta Riccobono
Pisa, Edizioni della Normale, 2022
Prendendo le mosse dal fruttuoso dialogo interdisciplinare avviato in occasione del Seminario dot... more Prendendo le mosse dal fruttuoso dialogo interdisciplinare avviato in occasione del Seminario dottorale internazionale Con altra voce (Pisa, Scuola Normale Superiore, ottobre 2018), i saggi contenuti in questo volume intendono esplorare il concetto di 'voce' nella creazione letteraria, declinandolo secondo svariate prospettive d'indagine. Gli echi persistenti che le voci dei personaggi letterari lasciano dietro di sé, le variazioni che innervano la voce autoriale esaltandone la specificità e le dissonanze introdotte nel discorso letterario dal coro di voci marginalizzate che reclamano ascolto sono i nuclei tematici attorno ai quali i saggi si sviluppano, in una struttura polifonica nella quale ad essere protagonista è la voce intesa non soltanto come elemento archetipico, ma anche e soprattutto come forza creatrice e polimorfo veicolo artistico.
Papers by Marta Riccobono
Women and Translation in the Italian Tradition, Edited by Helena Sanson, Paris, Classiques Garnier, 2022
Il saggio si concentra sui contributi di Giuseppina Turrisi Colonna,
Concettina Ramondetta Fileti... more Il saggio si concentra sui contributi di Giuseppina Turrisi Colonna,
Concettina Ramondetta Fileti e Rosina Muzio Salvo nel campo della traduzione nella Sicilia del primo Ottocento. Meglio conosciute per i loro versi patriottici a sostegno del Risorgimento, pubblicarono anche una serie di traduzioni letterarie, sia dalle lingue classiche che dall’inglese, usando la traduzione come mezzo per difendersi dalle critiche diffuse contro le donne che si dedicavano allo studio e alla scrittura.
Con altra voce. Echi, variazioni e dissonanze nell'espressione letteraria, Pisa, Edizioni della Normale, 2022
Obiettivo di questo saggio è quello di leggere la rivoluzione antiborbonica scoppiata a Palermo i... more Obiettivo di questo saggio è quello di leggere la rivoluzione antiborbonica scoppiata a Palermo il 12 gennaio 1848 attraverso gli scritti di due gruppi di donne che ne furono dirette testimoni, e che in quei mesi di forte instabilità politica decisero di far sentire la propria voce attraverso le pagine di due giornali da loro fondati, intitolati rispettivamente "La Tribuna delle Donne" e "La Legione delle Pie Sorelle"
Sorelle d'Italia. Scrittrici e identità nazionale, 2020
Espressione di un patriottismo ancora fortemente ancorato alla dimensione localistica, ma al cont... more Espressione di un patriottismo ancora fortemente ancorato alla dimensione localistica, ma al contempo veicolo di una nuova idea di
protagonismo femminile sullo scenario della politica risorgimentale,
la poesia di Lauretta Li Greci ha l’indiscutibile pregio di raccontare
da un punto di vista inedito la rivoluzione siciliana del 1848. Donna, poeta, giovanissima, Li Greci seppe avvalersi con indubbia padronanza degli strumenti retorici e stilistici desunti tanto dalla tradizione classicista quanto da quella romantica. Attraverso l'analisi delle poesie "Messina" e "In morte di G. Turrisi Colonna", questo saggio cercherà di illustrare come attraverso l’ampio ricorso agli strumenti della citazione e del calco stilistico Lauretta Li Greci abbia cercato di conferire maggiore autorevolezza alla propria voce di donna e di poeta, riuscendo comunque a ritagliarsi qualche spiraglio di autonomia attraverso il quale lasciar correre, più liberamente, la propria voce.
Natura Società Letteratura, Atti del XXII Congresso dell'ADI - Associazione degli Italianisti (Bologna, 13-15 settembre 2018), 2020
A partire dall’analisi della novella in versi Agnese, scritta dall’autrice e patriota palermitana... more A partire dall’analisi della novella in versi Agnese, scritta dall’autrice e patriota palermitana Concettina Ramondetta Fileti nel
1858, questo intervento si propone di riflettere su quello che può a tutti gli effetti essere considerato un fenomeno sociale e letterario
caratteristico degli anni a ridosso dell’Unità d’Italia: la stigmatizzazione dei romanzi francesi e, in particolar modo, della loro
lettura da parte delle donne. Accusati di nascondere un pericolosissimo veleno sotto la loro accattivante veste tipografica, i romanzi
francesi erano all’epoca considerati capaci di far deviare dalla retta via quella nutrita schiera di donne che avrebbero dovuto invece
essere educate a generare e istruire i futuri Italiani, cittadini della Nazione nata dal sangue dei martiri del Risorgimento.
Espressione di una simile ideologia, l’Agnese di Ramondetta Fileti assume quindi un valore paradigmatico, nella misura in cui
mostra quali fossero i più comuni espedienti narrativi adottati dagli autori e dalle autrici di allora per cercare di persuadere il loro
pubblico – specialmente quello femminile – a non lasciarsi sedurre da opere letterarie che avrebbero potuto attentare alla loro
integrità morale e trasformare donne e uomini in creature dissolute, devote al piacere piuttosto che alla patria.
The Italianist, 2018
Attraverso la riorganizzazione su base cronologica del carteggio inedito tra la scrittrice sicili... more Attraverso la riorganizzazione su base cronologica del carteggio inedito tra la scrittrice siciliana Rosina Muzio Salvo (1815–1866) e il letterato e patriota Francesco Paolo Perez (1812–1892), questo contributo si propone di offrire un serbatoio di informazioni bio-bibliografiche su un’autrice tuttora poco nota. Le sedici lettere che compongono il carteggio furono scritte approssimativamente tra il 1841 e il 1853 e sono attualmente disposte in ordine casuale. Al pari di altre donne dell’epoca, Rosina Muzio Salvo ebbe un ruolo attivo nelle vicende del Risorgimento e, grazie ai suoi scritti, anche nel processo di creazione e stabilizzazione dello stato nazionale italiano. Le sue opere — specialmente quelle risalenti agli anni della rivoluzione anti-Borbonica del 1848 — riecheggiano una voce autoriale fiera e vibrante. Collaboratrice di diversi giornali femminili pubblicati a partire dall'Unità, fu molto attiva nel delineare e diffondere modelli di comportamento per le donne della nuova Italia. Patriota e letterata, con il suo coinvolgimento nelle lotte risorgimentali Rosina Muzio Salvo fu fra le figure femminili che prepararono il terreno alle lotte civili degli anni a venire.
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altrelettere, 2018
Nel repertorio delle donne pucciniane Turandot rappresenta un unicum. Definita «principessa di mo... more Nel repertorio delle donne pucciniane Turandot rappresenta un unicum. Definita «principessa di morte» dallo stesso Puccini, nell'opera eponima essa si mostra del tutto estranea a quella femminilità appassionata, a tratti patetica, che contraddistingue eroine come Tosca, Mimì o Cio-Cio-San, donne che non temono di sacrificare la propria vita in nome dell'amore. Turandot, dal canto suo, rifiutando il matrimonio e la maternità mette in crisi un sistema basato su rigide distinzioni di genere e rappresenta una minaccia per il mantenimento dell'ordine sociale di matrice patriarcale. Se vista in relazione al personaggio di Liù, schiava dolce e remissiva, Turandot emerge in tutta la sua statura di creatura mostruosa e anti-materna, fredda incarnazione lunare, che il compositore e i suoi librettisti cercano strenuamente di ricondurre entro gli argini di una femminilità " corretta " e socialmente accettabile. Obiettivo del saggio è cogliere nella relazione che si instaura tra autore e personaggio i segni di un disagio che colpisce la società nel momento in cui si trova ad avere a che fare con elementi dalla sessualità non normativa. Il modo in cui il personaggio di Turandot viene codificato nel contesto della produzione pucciniana e i tentativi di normalizzazione cui tanto il Maestro quanto i suoi librettisti lo sottopongono sono sintomatici di una tendenza che, al di là della finzione artistica, stigmatizza quei soggetti che in maniera più o meno consapevole si ribellano al binarismo di genere e all'imposizione di ruoli sociali cui si cerca solitamente di attribuire un fondamento biologico.
«G/S/I - Gender/sexuality/italy», Aug 25, 2015
This article proposes a re-reading of the literary character of Turandot through the perspective ... more This article proposes a re-reading of the literary character of Turandot through the perspective of gender studies and queer theory, with particular reference to the works of Judith Butler and Eve Sedgwick. The tragicomedy Turandot, brought to the stage by Carlo Gozzi in 1762, and the homonymous Puccinian melodrama, represented for the first time at the Scala in 1926, are dissected and examined so as to reveal the ideological superstructure that, as the direct descendant of a patriarchal and heterosexist logic, has influenced the character’s reception among audiences as much as the playwrights’ narrative elaborations to bring the character of Turandot into the realm of a “correct,” and therefore easily grasped, femininity.
PhD Thesis by Marta Riccobono
[Indice] La tesi - discussa il 27 luglio 2020 e approvata con lode - si propone di indagare il fe... more [Indice] La tesi - discussa il 27 luglio 2020 e approvata con lode - si propone di indagare il fenomeno del protagonismo politico e letterario delle donne siciliane in epoca risorgimentale. Il lavoro di ricerca ha interessato nello specifico le scrittrici Giuseppina Turrisi Colonna, Lauretta Li Greci, Rosina Muzio Salvo e Concettina Ramondetta Fileti, delle quali, grazie all'apporto di materiale inedito e d'archivio, sono stati analizzati e commentati i versi civili e ricostruiti nel dettaglio i profili bio-bibliografici.
Talks by Marta Riccobono
Pur avendo interessato l’intera penisola italiana, suddivisa all’epoca in una decina di stati sot... more Pur avendo interessato l’intera penisola italiana, suddivisa all’epoca in una decina di stati sottoposti al controllo delle maggiori potenze politiche europee, il Risorgimento italiano assunse – proprio in virtù di questa estrema frammentazione politica e territoriale – caratteristiche differenti nelle singole aree geografiche che ne furono interessate. Il presente intervento intende concentrarsi sulla Sicilia e, più specificamente, sul ruolo agito dalle donne siciliane - e dalle letterate in particolare - nel processo rivoluzionario che interessò gli anni tra il 1848 e il 1861 e portò infine alla nascita dello stato unitario italiano.
In a letter to the politician and intellectual Francesco Paolo Perez, written in 1842, the Sicili... more In a letter to the politician and intellectual Francesco Paolo Perez, written in 1842, the Sicilian writer Rosina Muzio Salvo (1815-1866) stated: «I once told you that in these days I like to go crazy with English: two days ago, I read by chance the original version of Sterne’s Sentimental Journey. When I read the episode of Maria I burst into tears, and deeply touched by a sweet emotion I translated that episode into Italian verse all in one breath». Along with other writers such as Giuseppina Turrisi Colonna (1822-1848) and Concettina Ramondetta Fileti (1828-1900), active in the same period in the Palermo area, Rosina Muzio Salvo can be considered as a relevant example of the relationship between women and translation in early 19th-century Sicily. Even if they are better known for their patriotic verses – through which they gave their contribution to the cause of the Italian Risorgimento – all of them published a significant number of literary translations, not only from Ancient Latin or Greek, but also from English. In my presentation, today, I will firstly outline the cultural background which shaped the works of these writers, with a specific focus on the state of female education in Sicily at that time, and on the knowledge of foreign languages. Secondly, I will try to investigate the reasons that led these writers to commit themselves to translation and the ways in which that exercise affected their own writings. In order to do so, I will examine some of the letters they wrote to their teachers on this topic.
Il 12 gennaio 1848, a Palermo, scoppia una rivolta popolare contro il re Ferdinando II di Borbone... more Il 12 gennaio 1848, a Palermo, scoppia una rivolta popolare contro il re Ferdinando II di Borbone, sovrano delle Due Sicilie. Il progetto rivoluzionario – che segna ufficialmente l’avvio della piena stagione risorgimentale italiana – va in porto, ma l’indipendenza del Regno di Sicilia da Napoli dura appena 16 mesi: il 14 maggio 1849, con la resa di Palermo, l’intera isola torna nuovamente in mano alla monarchia borbonica. Quelli della rivoluzione furono comunque mesi di grande partecipazione politica, che coinvolsero il popolo siciliano nella sua interezza. Molte donne, specialmente quelle appartenenti ai ceti medio-alti, oltre a dichiarare il proprio coinvolgimento alla causa risorgimentale attraverso componimenti poetici che incitavano i siciliani (e le siciliane) all’azione, si impegnarono in attività filantropiche volte a prestare soccorso alle famiglie dei combattenti e in particolar modo alle donne. Esattamente con questo scopo, nell’estate del 1848, nacque a Palermo l’associazione denominata Legione delle Pie Sorelle, che nel proprio statuto dichiarava la volontà di «sovvenire le vedove, le orfane, e le oneste famiglie indigenti; preferendo sempre quelle, che perdettero e perderanno i parenti pugnando a pro della Patria», ma anche di provvedere all’acquisto di libri e giornali «che possono singolarmente influire all’educazione donnesca». A partire dall’ottobre 1848 la Legione stampò anche un giornale – intitolato "La Legione delle Pie Sorelle" – dove trovavano spazio le analisi che le Pie Sorelle dedicavano alla situazione politica contemporanea: riletti oggi, quei resoconti arricchiscono di un punto di vista inedito la narrazione dei fatti risorgimentali, filtrati attraverso lo sguardo e la voce di donne ideologicamente partecipi alle istanze rivoluzionarie ma costrette, in quanto donne, ad agire il loro patriottismo in maniera profondamente differente rispetto a quegli uomini cui viene tutt’oggi tributato il merito di aver «fatto grande l’Italia».
Se da una parte le Pie Sorelle cercavano attraverso il loro giornale di veicolare l’idea che il contributo femminile alla causa risorgimentale fosse tanto più ammirevole quanto più confinato all’ambito di quelle funzioni di cura ed educazione che erano le sole ad essere considerate confacenti alla “natura femminile”, dall’altra c’era anche chi si azzardava a proporre soluzioni che nei confronti delle aspettative sociali legate ai ruoli di genere si mostravano sicuramente meno riverenti. A dar voce a questa visione alternativa della natura e delle modalità dell’impegno femminile nelle vicende della rivoluzione ci pensò un giornale intitolato "La Tribuna delle Donne", nato anch’esso nell’estate del 1848 ma destinato ad avere vita più breve rispetto alla Legione. Le redattrici della Tribuna (che, al contrario di quelle della Legione, scelsero di rimanere anonime), dopo aver dichiarato di voler fondare un «club» alla maniera francese, decisero di approfittare del clima rivoluzionario per lanciare agli uomini – dai quali si riconoscevano oppresse – la propria sfida, dichiarando finalmente «sonata l’ora» del loro personale Risorgimento e dicendosi pronte a rivendicare il «congodimento» dei diritti fino ad allora riservati esclusivamente agli uomini.
Attraverso l’analisi di alcuni dei brani più significativi di entrambi i giornali, il mio intervento si propone in prima istanza di indagare i presupposti teorici sui quali queste due narrazioni alternative, nonché marginali, di un episodio rappresentativo del Risorgimento italiano si fondano; in secondo luogo ci si soffermerà sui linguaggi specifici utilizzati da entrambi i giornali per veicolare il loro racconto, la cui natura intrinsecamente polifonica non può che essere considerata un valore aggiunto, necessario affinché il patriottismo femminile di età risorgimentale possa essere studiato anche e soprattutto a partire dalle sue apparenti incongruenze.
Il paper - presentato al XXII congresso ADI nell'ambito del panel "Il lettore di carta. Luoghi e ... more Il paper - presentato al XXII congresso ADI nell'ambito del panel "Il lettore di carta. Luoghi e corpi dei lettori nelle rappresentazioni della lettura" - verte sull'analisi della novella in versi "Agnese", composta nel 1858 dalla poetessa palermitana Concettina Ramondetta Fileti. Al centro dell’opera sta la sofferenza fisica dei due protagonisti e in particolare di Agnese, che finirà per patire sul proprio corpo i mali indotti dalla lettura dei romanzi francesi. Attraverso l’analisi puntuale delle situazioni in cui lettura e malattia sembrano legate a doppio filo, il mio intervento si propone altresì di inquadrare la novella in quel clima di sollecitazione a cui, a ridosso dell’Unità, le scrittrici vennero sottoposte al fine di spronarle a dare il loro contributo alla costruzione della moralità nazionale.
Book Reviews by Marta Riccobono
Nuova Informazione Bibliografica, 2017
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Papers by Marta Riccobono
Concettina Ramondetta Fileti e Rosina Muzio Salvo nel campo della traduzione nella Sicilia del primo Ottocento. Meglio conosciute per i loro versi patriottici a sostegno del Risorgimento, pubblicarono anche una serie di traduzioni letterarie, sia dalle lingue classiche che dall’inglese, usando la traduzione come mezzo per difendersi dalle critiche diffuse contro le donne che si dedicavano allo studio e alla scrittura.
protagonismo femminile sullo scenario della politica risorgimentale,
la poesia di Lauretta Li Greci ha l’indiscutibile pregio di raccontare
da un punto di vista inedito la rivoluzione siciliana del 1848. Donna, poeta, giovanissima, Li Greci seppe avvalersi con indubbia padronanza degli strumenti retorici e stilistici desunti tanto dalla tradizione classicista quanto da quella romantica. Attraverso l'analisi delle poesie "Messina" e "In morte di G. Turrisi Colonna", questo saggio cercherà di illustrare come attraverso l’ampio ricorso agli strumenti della citazione e del calco stilistico Lauretta Li Greci abbia cercato di conferire maggiore autorevolezza alla propria voce di donna e di poeta, riuscendo comunque a ritagliarsi qualche spiraglio di autonomia attraverso il quale lasciar correre, più liberamente, la propria voce.
1858, questo intervento si propone di riflettere su quello che può a tutti gli effetti essere considerato un fenomeno sociale e letterario
caratteristico degli anni a ridosso dell’Unità d’Italia: la stigmatizzazione dei romanzi francesi e, in particolar modo, della loro
lettura da parte delle donne. Accusati di nascondere un pericolosissimo veleno sotto la loro accattivante veste tipografica, i romanzi
francesi erano all’epoca considerati capaci di far deviare dalla retta via quella nutrita schiera di donne che avrebbero dovuto invece
essere educate a generare e istruire i futuri Italiani, cittadini della Nazione nata dal sangue dei martiri del Risorgimento.
Espressione di una simile ideologia, l’Agnese di Ramondetta Fileti assume quindi un valore paradigmatico, nella misura in cui
mostra quali fossero i più comuni espedienti narrativi adottati dagli autori e dalle autrici di allora per cercare di persuadere il loro
pubblico – specialmente quello femminile – a non lasciarsi sedurre da opere letterarie che avrebbero potuto attentare alla loro
integrità morale e trasformare donne e uomini in creature dissolute, devote al piacere piuttosto che alla patria.
Full article here: https://www.tandfonline.com/eprint/rzVR6AnpmWHFd3iid2QE/full
PhD Thesis by Marta Riccobono
Talks by Marta Riccobono
Se da una parte le Pie Sorelle cercavano attraverso il loro giornale di veicolare l’idea che il contributo femminile alla causa risorgimentale fosse tanto più ammirevole quanto più confinato all’ambito di quelle funzioni di cura ed educazione che erano le sole ad essere considerate confacenti alla “natura femminile”, dall’altra c’era anche chi si azzardava a proporre soluzioni che nei confronti delle aspettative sociali legate ai ruoli di genere si mostravano sicuramente meno riverenti. A dar voce a questa visione alternativa della natura e delle modalità dell’impegno femminile nelle vicende della rivoluzione ci pensò un giornale intitolato "La Tribuna delle Donne", nato anch’esso nell’estate del 1848 ma destinato ad avere vita più breve rispetto alla Legione. Le redattrici della Tribuna (che, al contrario di quelle della Legione, scelsero di rimanere anonime), dopo aver dichiarato di voler fondare un «club» alla maniera francese, decisero di approfittare del clima rivoluzionario per lanciare agli uomini – dai quali si riconoscevano oppresse – la propria sfida, dichiarando finalmente «sonata l’ora» del loro personale Risorgimento e dicendosi pronte a rivendicare il «congodimento» dei diritti fino ad allora riservati esclusivamente agli uomini.
Attraverso l’analisi di alcuni dei brani più significativi di entrambi i giornali, il mio intervento si propone in prima istanza di indagare i presupposti teorici sui quali queste due narrazioni alternative, nonché marginali, di un episodio rappresentativo del Risorgimento italiano si fondano; in secondo luogo ci si soffermerà sui linguaggi specifici utilizzati da entrambi i giornali per veicolare il loro racconto, la cui natura intrinsecamente polifonica non può che essere considerata un valore aggiunto, necessario affinché il patriottismo femminile di età risorgimentale possa essere studiato anche e soprattutto a partire dalle sue apparenti incongruenze.
Book Reviews by Marta Riccobono
Call for papers by Marta Riccobono
Concettina Ramondetta Fileti e Rosina Muzio Salvo nel campo della traduzione nella Sicilia del primo Ottocento. Meglio conosciute per i loro versi patriottici a sostegno del Risorgimento, pubblicarono anche una serie di traduzioni letterarie, sia dalle lingue classiche che dall’inglese, usando la traduzione come mezzo per difendersi dalle critiche diffuse contro le donne che si dedicavano allo studio e alla scrittura.
protagonismo femminile sullo scenario della politica risorgimentale,
la poesia di Lauretta Li Greci ha l’indiscutibile pregio di raccontare
da un punto di vista inedito la rivoluzione siciliana del 1848. Donna, poeta, giovanissima, Li Greci seppe avvalersi con indubbia padronanza degli strumenti retorici e stilistici desunti tanto dalla tradizione classicista quanto da quella romantica. Attraverso l'analisi delle poesie "Messina" e "In morte di G. Turrisi Colonna", questo saggio cercherà di illustrare come attraverso l’ampio ricorso agli strumenti della citazione e del calco stilistico Lauretta Li Greci abbia cercato di conferire maggiore autorevolezza alla propria voce di donna e di poeta, riuscendo comunque a ritagliarsi qualche spiraglio di autonomia attraverso il quale lasciar correre, più liberamente, la propria voce.
1858, questo intervento si propone di riflettere su quello che può a tutti gli effetti essere considerato un fenomeno sociale e letterario
caratteristico degli anni a ridosso dell’Unità d’Italia: la stigmatizzazione dei romanzi francesi e, in particolar modo, della loro
lettura da parte delle donne. Accusati di nascondere un pericolosissimo veleno sotto la loro accattivante veste tipografica, i romanzi
francesi erano all’epoca considerati capaci di far deviare dalla retta via quella nutrita schiera di donne che avrebbero dovuto invece
essere educate a generare e istruire i futuri Italiani, cittadini della Nazione nata dal sangue dei martiri del Risorgimento.
Espressione di una simile ideologia, l’Agnese di Ramondetta Fileti assume quindi un valore paradigmatico, nella misura in cui
mostra quali fossero i più comuni espedienti narrativi adottati dagli autori e dalle autrici di allora per cercare di persuadere il loro
pubblico – specialmente quello femminile – a non lasciarsi sedurre da opere letterarie che avrebbero potuto attentare alla loro
integrità morale e trasformare donne e uomini in creature dissolute, devote al piacere piuttosto che alla patria.
Full article here: https://www.tandfonline.com/eprint/rzVR6AnpmWHFd3iid2QE/full
Se da una parte le Pie Sorelle cercavano attraverso il loro giornale di veicolare l’idea che il contributo femminile alla causa risorgimentale fosse tanto più ammirevole quanto più confinato all’ambito di quelle funzioni di cura ed educazione che erano le sole ad essere considerate confacenti alla “natura femminile”, dall’altra c’era anche chi si azzardava a proporre soluzioni che nei confronti delle aspettative sociali legate ai ruoli di genere si mostravano sicuramente meno riverenti. A dar voce a questa visione alternativa della natura e delle modalità dell’impegno femminile nelle vicende della rivoluzione ci pensò un giornale intitolato "La Tribuna delle Donne", nato anch’esso nell’estate del 1848 ma destinato ad avere vita più breve rispetto alla Legione. Le redattrici della Tribuna (che, al contrario di quelle della Legione, scelsero di rimanere anonime), dopo aver dichiarato di voler fondare un «club» alla maniera francese, decisero di approfittare del clima rivoluzionario per lanciare agli uomini – dai quali si riconoscevano oppresse – la propria sfida, dichiarando finalmente «sonata l’ora» del loro personale Risorgimento e dicendosi pronte a rivendicare il «congodimento» dei diritti fino ad allora riservati esclusivamente agli uomini.
Attraverso l’analisi di alcuni dei brani più significativi di entrambi i giornali, il mio intervento si propone in prima istanza di indagare i presupposti teorici sui quali queste due narrazioni alternative, nonché marginali, di un episodio rappresentativo del Risorgimento italiano si fondano; in secondo luogo ci si soffermerà sui linguaggi specifici utilizzati da entrambi i giornali per veicolare il loro racconto, la cui natura intrinsecamente polifonica non può che essere considerata un valore aggiunto, necessario affinché il patriottismo femminile di età risorgimentale possa essere studiato anche e soprattutto a partire dalle sue apparenti incongruenze.