La letteratura nasce, in Occidente, con la descrizione di un’epidemia,
quella che nell’Iliade pro... more La letteratura nasce, in Occidente, con la descrizione di un’epidemia, quella che nell’Iliade provoca la contesa fra Achille e Agamennone. All’Iliade hanno fatto seguito un numero incalcolabile di testi che evocano o trattano la malattia contagiosa. Il volume ripercorre questa storia e propone un affascinante viaggio fra gli autori della letteratura italiana che sono stati diretti testimoni delle grandi epidemie susseguitesi nella nostra Penisola, dalla peste nera del 1348 al mal francese, che conobbe l’apice della sua diffusione nel Cinquecento, fino alle ricorrenti epidemie di colera dell’Età moderna. Le voci di alcuni tra i più grandi autori italiani – Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Manzoni, Verga – si intrecciano a quelle di autori meno noti che ai “grandi” guardano come a modelli imprescindibili per la narrazione del contagio.
Il saggio si propone di indagare i giudizi sulla produzione latina di Petrarca
espressi a partir... more Il saggio si propone di indagare i giudizi sulla produzione latina di Petrarca espressi a partire dalla morte del letterato fino al primo Rinascimento. Ricordiamo tra l’altro: la lettera inviata da Coluccio Salutati a Roberto Guidi da Battifolle; le parole dei primi umanisti (Leonardo Bruni, Sicco Polenton, Pietro Paolo Vergerio il Vecchio etc); ancora, il sorprendente giudizio formulato da Erasmo da Rotterdam il quale, nel Dialogus Ciceronianus, scrisse che «Franciscus Petrarcha, sua aetate celebris ac magnus, nunc vix est in manibus». Saranno presi in considerazione testi ascrivibili a differenti generi letterari, nel tentativo di mettere in rilievo elementi di continuità e discontinuità nella costruzione del ‘mito’ di Petrarca latino e di definirne, così, la parabola.
Il saggio intende proporre una lettura dell’incontro con Ulisse di Inf. XXVI che, in primo
luogo,... more Il saggio intende proporre una lettura dell’incontro con Ulisse di Inf. XXVI che, in primo luogo, tenga conto della centralità, nell’economia dell’intero poema, del tema ulissiaco che, debordando dai confini del canto di cui l’eroe greco è protagonista, assume valore di struttura portante, di metafora essenziale della scrittura dantesca; e una lettura che, in secondo luogo, accosti alla congerie di fonti già esplorate e valorizzate dalla critica in relazione al racconto dell’ultimo viaggio di Ulisse un riferimento, Hor. carm. I, 3, che sembra essere finora sfuggito all’attenzione dei commentatori e che potrebbe forse contribuire, da un canto, a meglio definire la natura dell’Ulisse dantesco e della sua ultima impresa, dall’altro, a saldare il racconto dell’eroe al resto del canto e, dunque, a inquadrarlo nell’ottica di Malebolge.
The essay intends to propose a reading of the encounter with Ulysses in Inf. XXVI which, in the first place, takes into account the centrality, in the economy of the entire poem, of the ulyssiac theme which, overflowing from the borders of the canto in which the Greek hero is the protagonist, takes on the value of a supporting structure, an essential metaphor of Dante’s writing; and a reading that, in the second place, combines the congeries of sources already explored and valued by critics in relation to the story of Ulysses’ last journey with a reference, Hor. carm. I, 3, which seems to have so far escaped the attention of commentators and which could perhaps contribute, on the one hand, to better define the nature of Dante’s Ulysses and his latest feat and, on the other hand, to connect the hero’s narrative to the rest of the canto and, therefore, to frame it in Malebolge’s perspective.
Il presente contributo, che trae spunto dalle riflessioni esposte da Gianfranco Folena nell’ormai... more Il presente contributo, che trae spunto dalle riflessioni esposte da Gianfranco Folena nell’ormai classico saggio dedicato a L’orologio del Petrarca (1979), intende ripercorrere il Canzoniere alla ricerca di indizi testuali che consentano di riconsiderare la semantica petrarchesca del tempo e di avanzare un’interpretazione che, mentre tiene conto della solida tradizione di studi esistente, vuole proporsi come momento di sintesi e, almeno in parte, di superamento di tale tradizione ; in secondo luogo, intende lumeggiare il rapporto Dante/Petrarca sub specie temporis per proporre una rinnovata visione dell’effettiva distanza che separa i due poeti.
Atti del Convegno internazionale a cura di Irene Chirico e Marco Galdi Tomo I ETPbooks atti danteDEF.indd 1 atti danteDEF.indd 1 23/8/21 12:47 23/8/21 12:47 collezione Sermonalia 02 Dante e la Grecia Atti del Convegno internazionale , 2021
L’intervento si propone d’indagare il modo in cui Dante, nella Commedia, a partire dalla definizi... more L’intervento si propone d’indagare il modo in cui Dante, nella Commedia, a partire dalla definizione aristotelica di tempo (Fisica IV, 10-14, 218a sgg.) accolta nel Convivio, manipola il rapporto tra tempo della storia e tempo del racconto e la percezione che il lettore ne ha, mettendo a frutto taluni accorgimenti retorici – l’uso sapiente della similitudine in particolare – per determinare un’accelerazione o, al contrario, un rallentamento del ritmo narrativo che risulta essere soggetto, così, alla partecipazione emotiva e all’intensità con cui i fatti esposti sono vissuti e ricordati dal personaggio/auctor Dante, ma anche, talvolta, a esigenze di chiarimento dottrinale.
Il saggio si propone di lumeggiare i caratteri della ricezione italiana della filogamia erasmiana... more Il saggio si propone di lumeggiare i caratteri della ricezione italiana della filogamia erasmiana, che si manifestò, tra l’altro, nell’interesse rivolto ai Colloquia matrimoniali e soprattutto all’Uxor μεμψίγαμος sive coniugium che conobbe, nel giro di pochi anni, diverse traduzioni, tra cui quella realizzata da Ortensio Lando sotto lo pseudonimo di Andronico Collodio, di cui viene offerta qui la prima edizione critica. Viene indagato, in particolare, il ruolo giocato dalla riflessione umanistica sui grandi temi che Erasmo contribuì a rilanciare – la polemica contro gli aspetti deteriori della vita del clero, la rivalutazione della vita activa, l’importanza sociale dell’istituto matrimoniale, il ruolo della donna nell’organizzazione della vita familiare – con lo scopo di dimostrare che, se è plausibile ritenere che fra la diffusione in Italia dei fermenti della Riforma, che aveva messo in discussione la sacramentalità del matrimonio, e l’interesse di taluni circoli eterodossi per gli scritti erasmiani più agevolmente riconducibili alla prospettiva luterana vi fosse un rapporto di interdipendenza, le radici umanistiche del dibattito de optimo vitae genere, che, nel corso del Cinquecento, si intreccia sempre più strettamente con la quaestio an uxor sit ducenda, danno vita a un contesto culturale particolarmente aperto alle suggestioni della posizione filogamica dell’umanista olandese.
This essay aims to present some of the most important ethical-political issues
dealt with by Fran... more This essay aims to present some of the most important ethical-political issues dealt with by Francesco Patrizi from Siena, bishop of Gaeta from 1464 onwards, in a weighty treatise, De regno et regis institutione, which he offered to Alfonso II of Aragon, son of Ferdinand I, in 1484, setting the work into the wider context of political literature during the age of Humanism and the Renaissance. It also describes the surviving manuscript and printed tradition of De regno.
The essay aims to highlight the peculiar characteristics of the utopian literature of the mature ... more The essay aims to highlight the peculiar characteristics of the utopian literature of the mature Italian Renaissance-a varied production, included among the works of More and Campanella-and to reconstruct its relations with fifteenth-century Human-ism, in order to demonstrate how the secularization of the paradigm of the fuga mundi carried out by Humanism and the attention paid by the latter to the concrete repercussions of each kind of life in terms of the common good, of the benefit brought by the individual to the rest of mankind, represent the theoretical background of the works taken into consideration, from La città felice by Francesco Patrizi from Cherso to the Repub-blica immaginaria by Ludovico Agostini to the utopian works by Ludovico Zuccolo.
In occasione del settantesimo compleanno di Mauro de Nichilo, colleghi e amici italiani e stranie... more In occasione del settantesimo compleanno di Mauro de Nichilo, colleghi e amici italiani e stranieri gli fanno omaggio di una raccolta di saggi che, sulla linea di quelli che sono stati e sono i suoi interessi di ricerca, seguono itinerari di indagi-ne 'divergenti' e interdisciplinari, partendo da due cronotopi dal forte significato simbolico: Roma e Napoli. Il risultato è una sorta di storia della modernità, attraverso trentacinque testi e testimoni della cultura umanistica europea, a partire da un'età che reclama ancora oggi la sua presenza nella nostra cultura, nella sua funzione di strumento critico di conoscenza dell'humanitas, il Quattrocento, per arrivare fino al secolo passato che di quella si fa spesso attento, anche se talvolta inquieto, lettore.
This essay aims to highlight a significant chapter of the reception and the varied fortunes of Ci... more This essay aims to highlight a significant chapter of the reception and the varied fortunes of Ciceronianus dialogue by Erasmus of Rotterdam: among the intellectuals who intervened to support or reject the Dutch humanist’s position, there is the enigmatic figure of Hortensius Landus, who dedicated his first known work, Cicero relegatus et Cicero revocatus. Dialogi festivissimi (1534), to the question of Cicero’s imitatio and to the (polite) anti-Erasmian controversy. Are here analyzed the context, the issue of controversial dating and the contents of Lando’s text, attempting to discern the authentic position of the author, beyond the paradoxical nature of his writing.
Riassunto: il presente saggio indaga l'uso ariostesco delle categorie intellettuali della saggezz... more Riassunto: il presente saggio indaga l'uso ariostesco delle categorie intellettuali della saggezza e della follia, con particolare riferimento alle Satire, i sette componimenti in terza rima, databili agli anni compresi fra il 1517 e il 1525, in cui Ariosto, all'indomani della pubblicazione della prima edizione del Furioso, afferma con forza, in opposizione ai valori correnti e alla presunta e apparente saggezza del mondo, la propria individualità, frutto di un percorso tortuoso, che muove dall'abbandono degli stereotipi comuni per approdare, infine, alla consapevole accettazione della propria " ragion pazza " come unica forma possibile di salute. Abstract: This essay explores ariosto's use of the intellectual categories of wisdom and folly, with a particular focus on the Satires, the seven poems in " terza rima " (tercets) dating back to the years between 1517 and 1525. During this period, after which ariosto published the first edition of his Orlando Furioso, he strongly affirms, in opposition to the current values and the alleged and apparent wisdom of the world, his own individuality, the result of his following a tortuous path that led him ultimately to abandon common stereotypes in order to accept his " ragion pazza " (" mad reason ") as the only possible form of health.
La letteratura nasce, in Occidente, con la descrizione di un’epidemia,
quella che nell’Iliade pro... more La letteratura nasce, in Occidente, con la descrizione di un’epidemia, quella che nell’Iliade provoca la contesa fra Achille e Agamennone. All’Iliade hanno fatto seguito un numero incalcolabile di testi che evocano o trattano la malattia contagiosa. Il volume ripercorre questa storia e propone un affascinante viaggio fra gli autori della letteratura italiana che sono stati diretti testimoni delle grandi epidemie susseguitesi nella nostra Penisola, dalla peste nera del 1348 al mal francese, che conobbe l’apice della sua diffusione nel Cinquecento, fino alle ricorrenti epidemie di colera dell’Età moderna. Le voci di alcuni tra i più grandi autori italiani – Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Manzoni, Verga – si intrecciano a quelle di autori meno noti che ai “grandi” guardano come a modelli imprescindibili per la narrazione del contagio.
Il saggio si propone di indagare i giudizi sulla produzione latina di Petrarca
espressi a partir... more Il saggio si propone di indagare i giudizi sulla produzione latina di Petrarca espressi a partire dalla morte del letterato fino al primo Rinascimento. Ricordiamo tra l’altro: la lettera inviata da Coluccio Salutati a Roberto Guidi da Battifolle; le parole dei primi umanisti (Leonardo Bruni, Sicco Polenton, Pietro Paolo Vergerio il Vecchio etc); ancora, il sorprendente giudizio formulato da Erasmo da Rotterdam il quale, nel Dialogus Ciceronianus, scrisse che «Franciscus Petrarcha, sua aetate celebris ac magnus, nunc vix est in manibus». Saranno presi in considerazione testi ascrivibili a differenti generi letterari, nel tentativo di mettere in rilievo elementi di continuità e discontinuità nella costruzione del ‘mito’ di Petrarca latino e di definirne, così, la parabola.
Il saggio intende proporre una lettura dell’incontro con Ulisse di Inf. XXVI che, in primo
luogo,... more Il saggio intende proporre una lettura dell’incontro con Ulisse di Inf. XXVI che, in primo luogo, tenga conto della centralità, nell’economia dell’intero poema, del tema ulissiaco che, debordando dai confini del canto di cui l’eroe greco è protagonista, assume valore di struttura portante, di metafora essenziale della scrittura dantesca; e una lettura che, in secondo luogo, accosti alla congerie di fonti già esplorate e valorizzate dalla critica in relazione al racconto dell’ultimo viaggio di Ulisse un riferimento, Hor. carm. I, 3, che sembra essere finora sfuggito all’attenzione dei commentatori e che potrebbe forse contribuire, da un canto, a meglio definire la natura dell’Ulisse dantesco e della sua ultima impresa, dall’altro, a saldare il racconto dell’eroe al resto del canto e, dunque, a inquadrarlo nell’ottica di Malebolge.
The essay intends to propose a reading of the encounter with Ulysses in Inf. XXVI which, in the first place, takes into account the centrality, in the economy of the entire poem, of the ulyssiac theme which, overflowing from the borders of the canto in which the Greek hero is the protagonist, takes on the value of a supporting structure, an essential metaphor of Dante’s writing; and a reading that, in the second place, combines the congeries of sources already explored and valued by critics in relation to the story of Ulysses’ last journey with a reference, Hor. carm. I, 3, which seems to have so far escaped the attention of commentators and which could perhaps contribute, on the one hand, to better define the nature of Dante’s Ulysses and his latest feat and, on the other hand, to connect the hero’s narrative to the rest of the canto and, therefore, to frame it in Malebolge’s perspective.
Il presente contributo, che trae spunto dalle riflessioni esposte da Gianfranco Folena nell’ormai... more Il presente contributo, che trae spunto dalle riflessioni esposte da Gianfranco Folena nell’ormai classico saggio dedicato a L’orologio del Petrarca (1979), intende ripercorrere il Canzoniere alla ricerca di indizi testuali che consentano di riconsiderare la semantica petrarchesca del tempo e di avanzare un’interpretazione che, mentre tiene conto della solida tradizione di studi esistente, vuole proporsi come momento di sintesi e, almeno in parte, di superamento di tale tradizione ; in secondo luogo, intende lumeggiare il rapporto Dante/Petrarca sub specie temporis per proporre una rinnovata visione dell’effettiva distanza che separa i due poeti.
Atti del Convegno internazionale a cura di Irene Chirico e Marco Galdi Tomo I ETPbooks atti danteDEF.indd 1 atti danteDEF.indd 1 23/8/21 12:47 23/8/21 12:47 collezione Sermonalia 02 Dante e la Grecia Atti del Convegno internazionale , 2021
L’intervento si propone d’indagare il modo in cui Dante, nella Commedia, a partire dalla definizi... more L’intervento si propone d’indagare il modo in cui Dante, nella Commedia, a partire dalla definizione aristotelica di tempo (Fisica IV, 10-14, 218a sgg.) accolta nel Convivio, manipola il rapporto tra tempo della storia e tempo del racconto e la percezione che il lettore ne ha, mettendo a frutto taluni accorgimenti retorici – l’uso sapiente della similitudine in particolare – per determinare un’accelerazione o, al contrario, un rallentamento del ritmo narrativo che risulta essere soggetto, così, alla partecipazione emotiva e all’intensità con cui i fatti esposti sono vissuti e ricordati dal personaggio/auctor Dante, ma anche, talvolta, a esigenze di chiarimento dottrinale.
Il saggio si propone di lumeggiare i caratteri della ricezione italiana della filogamia erasmiana... more Il saggio si propone di lumeggiare i caratteri della ricezione italiana della filogamia erasmiana, che si manifestò, tra l’altro, nell’interesse rivolto ai Colloquia matrimoniali e soprattutto all’Uxor μεμψίγαμος sive coniugium che conobbe, nel giro di pochi anni, diverse traduzioni, tra cui quella realizzata da Ortensio Lando sotto lo pseudonimo di Andronico Collodio, di cui viene offerta qui la prima edizione critica. Viene indagato, in particolare, il ruolo giocato dalla riflessione umanistica sui grandi temi che Erasmo contribuì a rilanciare – la polemica contro gli aspetti deteriori della vita del clero, la rivalutazione della vita activa, l’importanza sociale dell’istituto matrimoniale, il ruolo della donna nell’organizzazione della vita familiare – con lo scopo di dimostrare che, se è plausibile ritenere che fra la diffusione in Italia dei fermenti della Riforma, che aveva messo in discussione la sacramentalità del matrimonio, e l’interesse di taluni circoli eterodossi per gli scritti erasmiani più agevolmente riconducibili alla prospettiva luterana vi fosse un rapporto di interdipendenza, le radici umanistiche del dibattito de optimo vitae genere, che, nel corso del Cinquecento, si intreccia sempre più strettamente con la quaestio an uxor sit ducenda, danno vita a un contesto culturale particolarmente aperto alle suggestioni della posizione filogamica dell’umanista olandese.
This essay aims to present some of the most important ethical-political issues
dealt with by Fran... more This essay aims to present some of the most important ethical-political issues dealt with by Francesco Patrizi from Siena, bishop of Gaeta from 1464 onwards, in a weighty treatise, De regno et regis institutione, which he offered to Alfonso II of Aragon, son of Ferdinand I, in 1484, setting the work into the wider context of political literature during the age of Humanism and the Renaissance. It also describes the surviving manuscript and printed tradition of De regno.
The essay aims to highlight the peculiar characteristics of the utopian literature of the mature ... more The essay aims to highlight the peculiar characteristics of the utopian literature of the mature Italian Renaissance-a varied production, included among the works of More and Campanella-and to reconstruct its relations with fifteenth-century Human-ism, in order to demonstrate how the secularization of the paradigm of the fuga mundi carried out by Humanism and the attention paid by the latter to the concrete repercussions of each kind of life in terms of the common good, of the benefit brought by the individual to the rest of mankind, represent the theoretical background of the works taken into consideration, from La città felice by Francesco Patrizi from Cherso to the Repub-blica immaginaria by Ludovico Agostini to the utopian works by Ludovico Zuccolo.
In occasione del settantesimo compleanno di Mauro de Nichilo, colleghi e amici italiani e stranie... more In occasione del settantesimo compleanno di Mauro de Nichilo, colleghi e amici italiani e stranieri gli fanno omaggio di una raccolta di saggi che, sulla linea di quelli che sono stati e sono i suoi interessi di ricerca, seguono itinerari di indagi-ne 'divergenti' e interdisciplinari, partendo da due cronotopi dal forte significato simbolico: Roma e Napoli. Il risultato è una sorta di storia della modernità, attraverso trentacinque testi e testimoni della cultura umanistica europea, a partire da un'età che reclama ancora oggi la sua presenza nella nostra cultura, nella sua funzione di strumento critico di conoscenza dell'humanitas, il Quattrocento, per arrivare fino al secolo passato che di quella si fa spesso attento, anche se talvolta inquieto, lettore.
This essay aims to highlight a significant chapter of the reception and the varied fortunes of Ci... more This essay aims to highlight a significant chapter of the reception and the varied fortunes of Ciceronianus dialogue by Erasmus of Rotterdam: among the intellectuals who intervened to support or reject the Dutch humanist’s position, there is the enigmatic figure of Hortensius Landus, who dedicated his first known work, Cicero relegatus et Cicero revocatus. Dialogi festivissimi (1534), to the question of Cicero’s imitatio and to the (polite) anti-Erasmian controversy. Are here analyzed the context, the issue of controversial dating and the contents of Lando’s text, attempting to discern the authentic position of the author, beyond the paradoxical nature of his writing.
Riassunto: il presente saggio indaga l'uso ariostesco delle categorie intellettuali della saggezz... more Riassunto: il presente saggio indaga l'uso ariostesco delle categorie intellettuali della saggezza e della follia, con particolare riferimento alle Satire, i sette componimenti in terza rima, databili agli anni compresi fra il 1517 e il 1525, in cui Ariosto, all'indomani della pubblicazione della prima edizione del Furioso, afferma con forza, in opposizione ai valori correnti e alla presunta e apparente saggezza del mondo, la propria individualità, frutto di un percorso tortuoso, che muove dall'abbandono degli stereotipi comuni per approdare, infine, alla consapevole accettazione della propria " ragion pazza " come unica forma possibile di salute. Abstract: This essay explores ariosto's use of the intellectual categories of wisdom and folly, with a particular focus on the Satires, the seven poems in " terza rima " (tercets) dating back to the years between 1517 and 1525. During this period, after which ariosto published the first edition of his Orlando Furioso, he strongly affirms, in opposition to the current values and the alleged and apparent wisdom of the world, his own individuality, the result of his following a tortuous path that led him ultimately to abandon common stereotypes in order to accept his " ragion pazza " (" mad reason ") as the only possible form of health.
Il Sileno (1590) di Girolamo Vida è un dialogo in cui il dio Mercurio - «leggero e aereo, abile e... more Il Sileno (1590) di Girolamo Vida è un dialogo in cui il dio Mercurio - «leggero e aereo, abile e agile e adattabile e disinvolto», com’ebbe a definirlo Calvino nella lezione ‘americana’ sulla Rapidità - racconta al vecchio e saggio Sileno le numerose metamorfosi sperimentate in un percorso ascensionale dalle forme elementari ai vari gradi della vita minerale, vegetale e animale, conclusosi con l’acquisizione della forma umana nelle sue svariate manifestazioni. Il punto di arrivo è la perfetta beatitudine, che coincide con la condizione dell’amante. Neoplatonismo, ermetismo e petrarchismo sono sapientemente mescolati da Vida: le sue riflessioni sulla natura di amore, incorniciate in una ambientazione bucolica e alleggerite dalla forma dialogica, danno vita a un testo pregevole per erudizione e dottrina, vivace, brillante, piacevole, raffinato.
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quella che nell’Iliade provoca la contesa fra Achille e
Agamennone. All’Iliade hanno fatto seguito un numero incalcolabile
di testi che evocano o trattano la malattia contagiosa.
Il volume ripercorre questa storia e propone un affascinante
viaggio fra gli autori della letteratura italiana che sono stati diretti
testimoni delle grandi epidemie susseguitesi nella nostra
Penisola, dalla peste nera del 1348 al mal francese, che conobbe
l’apice della sua diffusione nel Cinquecento, fino alle
ricorrenti epidemie di colera dell’Età moderna.
Le voci di alcuni tra i più grandi autori italiani – Petrarca, Boccaccio,
Machiavelli, Manzoni, Verga – si intrecciano a quelle
di autori meno noti che ai “grandi” guardano come a modelli
imprescindibili per la narrazione del contagio.
espressi a partire dalla morte del letterato fino al primo Rinascimento.
Ricordiamo tra l’altro: la lettera inviata da Coluccio Salutati a Roberto Guidi
da Battifolle; le parole dei primi umanisti (Leonardo Bruni, Sicco Polenton,
Pietro Paolo Vergerio il Vecchio etc); ancora, il sorprendente giudizio
formulato da Erasmo da Rotterdam il quale, nel Dialogus Ciceronianus,
scrisse che «Franciscus Petrarcha, sua aetate celebris ac magnus, nunc vix est in manibus». Saranno presi in considerazione testi ascrivibili a differenti generi letterari, nel tentativo di mettere in rilievo elementi di continuità e discontinuità nella costruzione del ‘mito’ di Petrarca latino e di definirne, così, la parabola.
luogo, tenga conto della centralità, nell’economia dell’intero poema, del tema ulissiaco
che, debordando dai confini del canto di cui l’eroe greco è protagonista, assume valore di
struttura portante, di metafora essenziale della scrittura dantesca; e una lettura che, in secondo
luogo, accosti alla congerie di fonti già esplorate e valorizzate dalla critica in relazione
al racconto dell’ultimo viaggio di Ulisse un riferimento, Hor. carm. I, 3, che sembra
essere finora sfuggito all’attenzione dei commentatori e che potrebbe forse contribuire, da
un canto, a meglio definire la natura dell’Ulisse dantesco e della sua ultima impresa, dall’altro,
a saldare il racconto dell’eroe al resto del canto e, dunque, a inquadrarlo nell’ottica
di Malebolge.
The essay intends to propose a reading of the encounter with Ulysses in Inf. XXVI which,
in the first place, takes into account the centrality, in the economy of the entire poem, of
the ulyssiac theme which, overflowing from the borders of the canto in which the Greek
hero is the protagonist, takes on the value of a supporting structure, an essential metaphor
of Dante’s writing; and a reading that, in the second place, combines the congeries of
sources already explored and valued by critics in relation to the story of Ulysses’ last journey
with a reference, Hor. carm. I, 3, which seems to have so far escaped the attention of
commentators and which could perhaps contribute, on the one hand, to better define the
nature of Dante’s Ulysses and his latest feat and, on the other hand, to connect the hero’s
narrative to the rest of the canto and, therefore, to frame it in Malebolge’s perspective.
dealt with by Francesco Patrizi from Siena, bishop of Gaeta from 1464 onwards,
in a weighty treatise, De regno et regis institutione, which he offered to Alfonso II
of Aragon, son of Ferdinand I, in 1484, setting the work into the wider context
of political literature during the age of Humanism and the Renaissance. It also
describes the surviving manuscript and printed tradition of De regno.
dialogue by Erasmus of Rotterdam: among the intellectuals who intervened to support or reject the
Dutch humanist’s position, there is the enigmatic figure of Hortensius Landus, who dedicated his first
known work, Cicero relegatus et Cicero revocatus. Dialogi festivissimi (1534), to the question of Cicero’s imitatio
and to the (polite) anti-Erasmian controversy. Are here analyzed the context, the issue of controversial
dating and the contents of Lando’s text, attempting to discern the authentic position of the author,
beyond the paradoxical nature of his writing.
Abstract: This essay explores ariosto's use of the intellectual categories of wisdom and folly, with a particular focus on the Satires, the seven poems in " terza rima " (tercets) dating back to the years between 1517 and 1525. During this period, after which ariosto published the first edition of his Orlando Furioso, he strongly affirms, in opposition to the current values and the alleged and apparent wisdom of the world, his own individuality, the result of his following a tortuous path that led him ultimately to abandon common stereotypes in order to accept his " ragion pazza " (" mad reason ") as the only possible form of health.
quella che nell’Iliade provoca la contesa fra Achille e
Agamennone. All’Iliade hanno fatto seguito un numero incalcolabile
di testi che evocano o trattano la malattia contagiosa.
Il volume ripercorre questa storia e propone un affascinante
viaggio fra gli autori della letteratura italiana che sono stati diretti
testimoni delle grandi epidemie susseguitesi nella nostra
Penisola, dalla peste nera del 1348 al mal francese, che conobbe
l’apice della sua diffusione nel Cinquecento, fino alle
ricorrenti epidemie di colera dell’Età moderna.
Le voci di alcuni tra i più grandi autori italiani – Petrarca, Boccaccio,
Machiavelli, Manzoni, Verga – si intrecciano a quelle
di autori meno noti che ai “grandi” guardano come a modelli
imprescindibili per la narrazione del contagio.
espressi a partire dalla morte del letterato fino al primo Rinascimento.
Ricordiamo tra l’altro: la lettera inviata da Coluccio Salutati a Roberto Guidi
da Battifolle; le parole dei primi umanisti (Leonardo Bruni, Sicco Polenton,
Pietro Paolo Vergerio il Vecchio etc); ancora, il sorprendente giudizio
formulato da Erasmo da Rotterdam il quale, nel Dialogus Ciceronianus,
scrisse che «Franciscus Petrarcha, sua aetate celebris ac magnus, nunc vix est in manibus». Saranno presi in considerazione testi ascrivibili a differenti generi letterari, nel tentativo di mettere in rilievo elementi di continuità e discontinuità nella costruzione del ‘mito’ di Petrarca latino e di definirne, così, la parabola.
luogo, tenga conto della centralità, nell’economia dell’intero poema, del tema ulissiaco
che, debordando dai confini del canto di cui l’eroe greco è protagonista, assume valore di
struttura portante, di metafora essenziale della scrittura dantesca; e una lettura che, in secondo
luogo, accosti alla congerie di fonti già esplorate e valorizzate dalla critica in relazione
al racconto dell’ultimo viaggio di Ulisse un riferimento, Hor. carm. I, 3, che sembra
essere finora sfuggito all’attenzione dei commentatori e che potrebbe forse contribuire, da
un canto, a meglio definire la natura dell’Ulisse dantesco e della sua ultima impresa, dall’altro,
a saldare il racconto dell’eroe al resto del canto e, dunque, a inquadrarlo nell’ottica
di Malebolge.
The essay intends to propose a reading of the encounter with Ulysses in Inf. XXVI which,
in the first place, takes into account the centrality, in the economy of the entire poem, of
the ulyssiac theme which, overflowing from the borders of the canto in which the Greek
hero is the protagonist, takes on the value of a supporting structure, an essential metaphor
of Dante’s writing; and a reading that, in the second place, combines the congeries of
sources already explored and valued by critics in relation to the story of Ulysses’ last journey
with a reference, Hor. carm. I, 3, which seems to have so far escaped the attention of
commentators and which could perhaps contribute, on the one hand, to better define the
nature of Dante’s Ulysses and his latest feat and, on the other hand, to connect the hero’s
narrative to the rest of the canto and, therefore, to frame it in Malebolge’s perspective.
dealt with by Francesco Patrizi from Siena, bishop of Gaeta from 1464 onwards,
in a weighty treatise, De regno et regis institutione, which he offered to Alfonso II
of Aragon, son of Ferdinand I, in 1484, setting the work into the wider context
of political literature during the age of Humanism and the Renaissance. It also
describes the surviving manuscript and printed tradition of De regno.
dialogue by Erasmus of Rotterdam: among the intellectuals who intervened to support or reject the
Dutch humanist’s position, there is the enigmatic figure of Hortensius Landus, who dedicated his first
known work, Cicero relegatus et Cicero revocatus. Dialogi festivissimi (1534), to the question of Cicero’s imitatio
and to the (polite) anti-Erasmian controversy. Are here analyzed the context, the issue of controversial
dating and the contents of Lando’s text, attempting to discern the authentic position of the author,
beyond the paradoxical nature of his writing.
Abstract: This essay explores ariosto's use of the intellectual categories of wisdom and folly, with a particular focus on the Satires, the seven poems in " terza rima " (tercets) dating back to the years between 1517 and 1525. During this period, after which ariosto published the first edition of his Orlando Furioso, he strongly affirms, in opposition to the current values and the alleged and apparent wisdom of the world, his own individuality, the result of his following a tortuous path that led him ultimately to abandon common stereotypes in order to accept his " ragion pazza " (" mad reason ") as the only possible form of health.
nella lezione ‘americana’ sulla Rapidità - racconta al vecchio e saggio Sileno
le numerose metamorfosi sperimentate in un percorso ascensionale dalle forme
elementari ai vari gradi della vita minerale, vegetale e animale, conclusosi con
l’acquisizione della forma umana nelle sue svariate manifestazioni. Il punto
di arrivo è la perfetta beatitudine, che coincide con la condizione dell’amante.
Neoplatonismo, ermetismo e petrarchismo sono sapientemente mescolati da
Vida: le sue riflessioni sulla natura di amore, incorniciate in una ambientazione bucolica e alleggerite dalla forma dialogica, danno vita a un testo pregevole per erudizione e dottrina, vivace, brillante, piacevole, raffinato.