Papers by Martina Romanelli
Studi di Filologia Italiana, LXXXI, 2023
L’articolo presenta l’edizione, con commento, della "Vita di Stefano Benedetto Pallavicini" (1757... more L’articolo presenta l’edizione, con commento, della "Vita di Stefano Benedetto Pallavicini" (1757): omaggio al poeta ma, al contempo, considerazione critica sull'annosa questione delle traduzioni e sintomo di un’insoddisfazione estetica che coinvolge ogni livello del sistema-letteratura.
in "Seicento&Settecento. Rivista di Letteratura italiana", XVII, 2022 , 2023
All’indagine storico-critica della letteratura italiana, Walter Binni ha quasi da subito accompag... more All’indagine storico-critica della letteratura italiana, Walter Binni ha quasi da subito accompagnato una altrettanto determinata esposizione e verifica del proprio metodo : nel caso degli studi settecenteschi, riuscendo a incanalare verso nuovi orizzonti di studio predilezioni personali (Alfieri) ed esperienze particolari o al punto disallineate da costituire la chiave metodologica per lo sviluppo della propria linea di ricerca.
in «La sintassi del mondo» La mappa e il testo, a cura di Laura Bardelli, Elisa Caporiccio, Ugo Conti, Antonio D'Ambrosio, Carlo Facchin, Martina Romanelli, 2023
Di Laura Bardelli, Elisa Caporiccio, Ugo Conti, Antonio D'Ambrosio, Carlo Facchin e Martina Roman... more Di Laura Bardelli, Elisa Caporiccio, Ugo Conti, Antonio D'Ambrosio, Carlo Facchin e Martina Romanelli
in «La sintassi del mondo» La mappa e il testo, a cura di Laura Bardelli, Elisa Caporiccio, Ugo Conti, Antonio D'Ambrosio, Carlo Facchin, Martina Romanelli (Firenze, Sef), 2023
Scrivendo di letteratura (traduzioni, metrica, stilistica…), alla scelta di
autori e testi appart... more Scrivendo di letteratura (traduzioni, metrica, stilistica…), alla scelta di
autori e testi appartenenti a latitudini diverse Francesco Algarotti associa un preciso programma ideologico e un altrettanto netto giudizio sullo spirito nazionale dei contemporanei. Un riordino geografico delle fonti, insomma, che si articola e trasfigura tra sodalizi, punte polemiche e, non ultime, ambiguità sfuggenti.
Writing about literature (translations, metrics, stylistics…), Francesco Algarotti associates the choice of authors and texts belonging to different latitudes with a precise ideological program and an equally clear judgment on the national spirit of his contemporaries. In short, a geographical reorganization of his sources, which is articulated and transfigured between partnerships, polemics and, last but not least, elusive ambiguities.
su «La Rassegna della Letteratura italiana», CXXVI, 1, 2022
L’articolo ricostruisce i rapporti tra Francesco Algarotti, Giuseppe Aubert (responsabile della s... more L’articolo ricostruisce i rapporti tra Francesco Algarotti, Giuseppe Aubert (responsabile della stamperia Coltellini di Livorno) e Giovanni Lami (la cui biblioteca resta, ad oggi, fra le raccolte più importanti in cui trovare gli esemplari delle opere di Algarotti).
In "Letteratura e scienze". Atti del XXIII Congresso dell'ADI - Associazione degli Italianisti (P... more In "Letteratura e scienze". Atti del XXIII Congresso dell'ADI - Associazione degli Italianisti (Pisa, 12-14 settembre 2019), a cura di Alberto Casadei, Francesca Fedi, Annalisa Nacinovich, Andrea Torre, Roma, Adi editore, 2021.
Edito su «Luziana. Rivista internazionale di studi su Mario Luzi e il suo tempo», 4, 2020, pp. 41... more Edito su «Luziana. Rivista internazionale di studi su Mario Luzi e il suo tempo», 4, 2020, pp. 41-47.
Edito su «La Rassegna della Letteratura Italiana», CXXIV, 1, gennaio-giugno 2020, pp. 5-31.
Edito su «LEA – Lingue e Letterature d’Oriente e d’Occidente», 8, 2019 [2020], pp. 209-279.
The... more Edito su «LEA – Lingue e Letterature d’Oriente e d’Occidente», 8, 2019 [2020], pp. 209-279.
The article proposes a critical and commented edition of Francesco Algarotti’s manuscripts, dedicated to the translation of the "Bellum civile", from "Satyricon" by Petronius. The autographs, traces of a juvenile project preserved in the municipal library of Treviso, turn out to be very important documents: they anticipate many of the problems and of the theoretical solutions that Algarotti would face throughout his life, opening new perspectives on the interpretation of his critical experience and on the modern debate about translation.
In "Caro Giuseppe Dessì. Quaranta anni di libri", a cura di Anna Dolfi, Villacidro (SU), Fondazio... more In "Caro Giuseppe Dessì. Quaranta anni di libri", a cura di Anna Dolfi, Villacidro (SU), Fondazione Giuseppe Dessì, 2018, pp. 69-72.
In "Notturni e musica nella poesia moderna", a cura di Anna Dolfi, Firenze, Firenze University Pr... more In "Notturni e musica nella poesia moderna", a cura di Anna Dolfi, Firenze, Firenze University Press, 2018, pp. 309-316.
In "Stabat mater. Immagini e sequenze nel moderno", a cura di Anna Dolfi, Firenze, Firenze Univer... more In "Stabat mater. Immagini e sequenze nel moderno", a cura di Anna Dolfi, Firenze, Firenze University Press, 2018, pp. 137-150.
In "Raccontare la guerra. I conflitti bellici e la modernità", a cura di Nicola Turi, Firenze, Fi... more In "Raccontare la guerra. I conflitti bellici e la modernità", a cura di Nicola Turi, Firenze, Firenze University Press, 2017, pp. 79-98.
In "L’ermetismo e Firenze. Atti del convegno internazionale di studi (Firenze 27-31 ottobre 2014)... more In "L’ermetismo e Firenze. Atti del convegno internazionale di studi (Firenze 27-31 ottobre 2014)", a cura di Anna Dolfi, vol. II, "Luzi, Bigongiari, Parronchi, Bodini, Sereni", Firenze, Firenze University Press, 2016, pp. 347-364 (l’opera è disponibile anche in formato OA).
Books by Martina Romanelli
«La sintassi del mondo». La mappa e il testo, 2023
«Sono stanco che Il Sole resti in cielo, non vedo l’ora che si sfasci la sintassi del Mondo, che ... more «Sono stanco che Il Sole resti in cielo, non vedo l’ora che si sfasci la sintassi del Mondo, che si mescolino le carte del gioco, i fogli dell’in-folio, i frantumi di specchio del disastro». Decostruire per ricomporre secondo un nuovo schema, mappare i confini testuali per valicarli e crearne di inediti; accogliendo l’invito di Calvino nel Castello dei destini incrociati, il volume indaga il rapporto tra la mappa e il testo. La sezione Saggi restituisce la polivalenza della nozione di mappa nella letteratura, interrogandola secondo diversi approcci metodologici, tra filologia, linguistica e critica; la sezione Conversazioni ospita il dialogo tra Carlo Facchin e il poeta Michele Bordoni e quello tra la poetessa Antonella Anedda e Cecilia Bello Minciacchi, con un saggio critico di quest’ultima.
Francesco Algarotti, "Lettere di Polianzio ad Ermogene intorno alla traduzione dell'Eneide del Caro", 2022
“Fredda, sconcia, puerile”. Per come emerge dalle Lettere di Polianzio, l’Eneide di Caro è forse ... more “Fredda, sconcia, puerile”. Per come emerge dalle Lettere di Polianzio, l’Eneide di Caro è forse uno dei più odiosi ‘delitti’ letterari della storia moderna. Eppure, fra commistioni estetico-scientifiche e calibrate allusioni al milieu arcadico, Algarotti trasforma la demolizione della più acclamata fra le traduzioni virgiliane in un eccellente casus belli: gli eclettici salti linguistici e gli ammiccamenti culturali (gli antichi, Tasso, Boileau, lo “Scriblerus Club”) fanno dell’Eneide l’occasione ottimale per confutare e rovesciare l’intero apparato critico e culturale dell’Italia post-barocca, ed è frutto di una profonda elaborazione della crisi del gusto
moderno – italiano soprattutto – di inizio Settecento. Interrogativi e ricerche per ‘pensare’ la poesia e il ruolo dell’intellettuale.
https://books.fupress.com/isbn/9788892739956
Isbn: 978-88-3613-167-9
Collana: Filologia e Letteratura italiana. Studi e testi
Stampata per la prima volta nel 1758 e rimasta a lungo ai margini degli interessi della critica, ... more Stampata per la prima volta nel 1758 e rimasta a lungo ai margini degli interessi della critica, la Nereidologia, o trattato sulle Nereidi, è forse una delle opere più mature di Francesco Algarotti (Venezia, 1712 – Pisa, 1764). L’operetta nasce come un eccentrico manifesto editoriale e promette di risolvere un articolato dibattito che attaglia scrittori e studiosi, da Rollin a Voltaire al gruppo degli enciclopedisti: un pesante interrogativo sull’utilità della mitologia – materia apparentemente ornamentale, relitto di un passato oramai da ipotecare o, persino, feticcio estetico di poeti dai gusti piuttosto attardati. Dietro a una prosa quasi grottesca e dai contenuti spesso stravaganti, accumulati saccheggiando disordinatamente lingue e luoghi più o meno frequentati dell’arte o del sapere scientifico, Algarotti nasconde tuttavia un’analisi lucidissima del suo tempo, che non risparmia qualche censura persino agli esponenti di punta di quell’Illuminismo di cui condivide in pieno lo spirito innovatore. È così che la Nereidologia, disegnando il profilo rinnovato dell’intellettuale moderno, finisce per innalzare un inno alla bellezza e al valore autonomo, inscalfibile, della poesia. Con questa edizione, Martina Romanelli ricostruisce il contesto culturale, ideologico e pubblicistico che ruota attorno alla Nereidologia e ne segna anche la risonanza europea. Accompagnano il testo un commento e uno studio critico e filologico che attinge – caso pressoché unico nella filologia algarottiana – anche a una preziosa stesura autografa integrale dell’opera, la quale, assieme ad alcuni brogliacci preparatori, offre uno scorcio privilegiato sull’Algarotti autore.
LEA - Lingue e Letterature d'Oriente e d'Occidente. Serie speciale "Quaderni di LEA - Scrittori e Scritture d'Oriente e d'Occidente", 5 (Firenze, FUP, 2021)
ISBN 978-88-5518-331-4 (online)
DOI: https://doi.org/10.13128/lea-1824-484x-12961
Firenze, Società editrice fiorentina, 2018
ISBN 978-88-6032-463-4
Carte alla mano, con un gruppo... more Firenze, Società editrice fiorentina, 2018
ISBN 978-88-6032-463-4
Carte alla mano, con un gruppo sparuto di testi e un ultimo, tormentatissimo abbozzo abbandonato alle soglie del 1820, è difficile parlare di un Leopardi drammaturgo. Ma se il teatro resta ai margini della sua esperienza letteraria, a differenza della prosa filosofica delle «Operette morali» e della poesia dei «Canti», è anche vero che il lettore dello «Zibaldone» si imbatte spesso in appunti, postille e digressioni che danno origine alle pagine più importanti del suo pensiero. È il caso di una nota come quella del 21 luglio 1823: un promemoria, pressoché insospettabile, sul teatro del tardo Cinquecento che nasconde in realtà i primi passi di una rivoluzione teorica destinata a cambiare radicalmente la poesia leopardiana. A partire da questo insolito spunto di lettura, che anche a distanza di anni continuerà a guidare i percorsi dello «Zibaldone», Martina Romanelli rilegge una fase cruciale della riflessione leopardiana sul senso e sulla legittimità della poesia all’indomani della crisi testimoniata dalle «Operette». Sulla scorta di testi e strumenti raramente messi in gioco anche a proposito dell’ultima produzione leopardiana, i termini e i problemi su cui a partire da «Zibaldone» 2999 si sviluppa la critica al genere teatrale assumono un nuovo significato, fino a rivelarsi un’occasione di fondamentale, e forse irripetibile, riflessione sulla letteratura che trova nella poesia l’ultima forma di riscatto di fronte al dramma dell’esistenza.
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Papers by Martina Romanelli
autori e testi appartenenti a latitudini diverse Francesco Algarotti associa un preciso programma ideologico e un altrettanto netto giudizio sullo spirito nazionale dei contemporanei. Un riordino geografico delle fonti, insomma, che si articola e trasfigura tra sodalizi, punte polemiche e, non ultime, ambiguità sfuggenti.
Writing about literature (translations, metrics, stylistics…), Francesco Algarotti associates the choice of authors and texts belonging to different latitudes with a precise ideological program and an equally clear judgment on the national spirit of his contemporaries. In short, a geographical reorganization of his sources, which is articulated and transfigured between partnerships, polemics and, last but not least, elusive ambiguities.
The article proposes a critical and commented edition of Francesco Algarotti’s manuscripts, dedicated to the translation of the "Bellum civile", from "Satyricon" by Petronius. The autographs, traces of a juvenile project preserved in the municipal library of Treviso, turn out to be very important documents: they anticipate many of the problems and of the theoretical solutions that Algarotti would face throughout his life, opening new perspectives on the interpretation of his critical experience and on the modern debate about translation.
Books by Martina Romanelli
moderno – italiano soprattutto – di inizio Settecento. Interrogativi e ricerche per ‘pensare’ la poesia e il ruolo dell’intellettuale.
https://books.fupress.com/isbn/9788892739956
LEA - Lingue e Letterature d'Oriente e d'Occidente. Serie speciale "Quaderni di LEA - Scrittori e Scritture d'Oriente e d'Occidente", 5 (Firenze, FUP, 2021)
ISBN 978-88-5518-331-4 (online)
DOI: https://doi.org/10.13128/lea-1824-484x-12961
ISBN 978-88-6032-463-4
Carte alla mano, con un gruppo sparuto di testi e un ultimo, tormentatissimo abbozzo abbandonato alle soglie del 1820, è difficile parlare di un Leopardi drammaturgo. Ma se il teatro resta ai margini della sua esperienza letteraria, a differenza della prosa filosofica delle «Operette morali» e della poesia dei «Canti», è anche vero che il lettore dello «Zibaldone» si imbatte spesso in appunti, postille e digressioni che danno origine alle pagine più importanti del suo pensiero. È il caso di una nota come quella del 21 luglio 1823: un promemoria, pressoché insospettabile, sul teatro del tardo Cinquecento che nasconde in realtà i primi passi di una rivoluzione teorica destinata a cambiare radicalmente la poesia leopardiana. A partire da questo insolito spunto di lettura, che anche a distanza di anni continuerà a guidare i percorsi dello «Zibaldone», Martina Romanelli rilegge una fase cruciale della riflessione leopardiana sul senso e sulla legittimità della poesia all’indomani della crisi testimoniata dalle «Operette». Sulla scorta di testi e strumenti raramente messi in gioco anche a proposito dell’ultima produzione leopardiana, i termini e i problemi su cui a partire da «Zibaldone» 2999 si sviluppa la critica al genere teatrale assumono un nuovo significato, fino a rivelarsi un’occasione di fondamentale, e forse irripetibile, riflessione sulla letteratura che trova nella poesia l’ultima forma di riscatto di fronte al dramma dell’esistenza.
autori e testi appartenenti a latitudini diverse Francesco Algarotti associa un preciso programma ideologico e un altrettanto netto giudizio sullo spirito nazionale dei contemporanei. Un riordino geografico delle fonti, insomma, che si articola e trasfigura tra sodalizi, punte polemiche e, non ultime, ambiguità sfuggenti.
Writing about literature (translations, metrics, stylistics…), Francesco Algarotti associates the choice of authors and texts belonging to different latitudes with a precise ideological program and an equally clear judgment on the national spirit of his contemporaries. In short, a geographical reorganization of his sources, which is articulated and transfigured between partnerships, polemics and, last but not least, elusive ambiguities.
The article proposes a critical and commented edition of Francesco Algarotti’s manuscripts, dedicated to the translation of the "Bellum civile", from "Satyricon" by Petronius. The autographs, traces of a juvenile project preserved in the municipal library of Treviso, turn out to be very important documents: they anticipate many of the problems and of the theoretical solutions that Algarotti would face throughout his life, opening new perspectives on the interpretation of his critical experience and on the modern debate about translation.
moderno – italiano soprattutto – di inizio Settecento. Interrogativi e ricerche per ‘pensare’ la poesia e il ruolo dell’intellettuale.
https://books.fupress.com/isbn/9788892739956
LEA - Lingue e Letterature d'Oriente e d'Occidente. Serie speciale "Quaderni di LEA - Scrittori e Scritture d'Oriente e d'Occidente", 5 (Firenze, FUP, 2021)
ISBN 978-88-5518-331-4 (online)
DOI: https://doi.org/10.13128/lea-1824-484x-12961
ISBN 978-88-6032-463-4
Carte alla mano, con un gruppo sparuto di testi e un ultimo, tormentatissimo abbozzo abbandonato alle soglie del 1820, è difficile parlare di un Leopardi drammaturgo. Ma se il teatro resta ai margini della sua esperienza letteraria, a differenza della prosa filosofica delle «Operette morali» e della poesia dei «Canti», è anche vero che il lettore dello «Zibaldone» si imbatte spesso in appunti, postille e digressioni che danno origine alle pagine più importanti del suo pensiero. È il caso di una nota come quella del 21 luglio 1823: un promemoria, pressoché insospettabile, sul teatro del tardo Cinquecento che nasconde in realtà i primi passi di una rivoluzione teorica destinata a cambiare radicalmente la poesia leopardiana. A partire da questo insolito spunto di lettura, che anche a distanza di anni continuerà a guidare i percorsi dello «Zibaldone», Martina Romanelli rilegge una fase cruciale della riflessione leopardiana sul senso e sulla legittimità della poesia all’indomani della crisi testimoniata dalle «Operette». Sulla scorta di testi e strumenti raramente messi in gioco anche a proposito dell’ultima produzione leopardiana, i termini e i problemi su cui a partire da «Zibaldone» 2999 si sviluppa la critica al genere teatrale assumono un nuovo significato, fino a rivelarsi un’occasione di fondamentale, e forse irripetibile, riflessione sulla letteratura che trova nella poesia l’ultima forma di riscatto di fronte al dramma dell’esistenza.
Comitato scientifico: Proff. Concetta Bianca, Paola Manni, Teresa Spignoli, Marco Villoresi
Comitato organizzativo: Laura Bardelli, Elisa Caporiccio, Ugo Conti, Antonio D'Ambrosio, Carlo Facchin, Martina Romanelli
Responsabile scientifico e organizzativo: Prof.ssa Anna Dolfi
Segreteria: Martina Romanelli