Teaching Documents by Alberto Capotosto
Through the thought of the sociologist Mead and his "symbolic interactionism", we'll try to under... more Through the thought of the sociologist Mead and his "symbolic interactionism", we'll try to understand how people become familiar from the earliest age of physical objects in their familiar context in relation to their gender belonging. Mead talks about the primary importance of roles which people use to communicate with others and to understand interactions around them. Interactions are only the first step that children manipulate to manage situations and to understand themselves and the others. Then, they associate gender identity with gender symbols, like toys.
Drafts by Alberto Capotosto
Paper Immaginari dell'Alterità CFU: 6 Questo paper ha come intento quello di andare a indagare la... more Paper Immaginari dell'Alterità CFU: 6 Questo paper ha come intento quello di andare a indagare la negoziazione del senso che le partecipanti al focus group attuano circa il tema dell'omosessualità vista come un fenomeno di matrice cronica, ovvero derivante da un sentimento irrazionale negativo. Il concetto di omofobia cronica potrebbe portarci a pensare che sia stato definito fin dal principio dalla medicina e dalla psichiatria, a causa della parola cronica che la connota immediatamente ad una malattia incurabile, dal quale non si può guarire. In realtà, durante la discussione delle ragazze non è emersa la questione patologica del fenomeno, bensì una tendenza ad uno stato avverso che tutti gli individui hanno o potrebbero avere verso altri individui, quindi un elemento presente nella natura umana. Nel focus group si ha preso in analisi un pezzo di dialogo (vedi pag. 8 in cui parla Fiorella, studentessa di comunicazione di origine napoletana) in cui si discute dell'omofobia cronica e di come questo concetto venga usato per legittimare l'azione e gli atteggiamenti di altri soggetti esterni al gruppo di ricerca, ma molto vicini ai partecipanti dal punto di vista affettivo. Adesso riporterò il pezzo di testo che ho voluto prendere in considerazione in cui emergono molti aspetti, rispettivamente il concetto di omofobia latente, quello relativo alla vicinanza/lontananza della persona omosessuale e infine l'importanza del contesto culturale e familiare in cui si ha vissuto: (…) è ovvio che un ragazzo in genere, ad esempio i miei fratelli, non gli piacciono gli omosessuali, è logica questa cosa, perché sei ricchione, si dice dalle nostre parti, sfigato in una città come Napoli. Mentre forse l'omofobico cronico ha una.. oppure, anche i miei fratelli hanno un odio irrazionale, () irrazionale di doversi preservare quello che dicevo prima, cioè la virilità, tutto qua."(Fiorella, 20 anni, eterosessuale). Ciò che potrebbe ricondurci a far pensare ad una forma di omofobia latente è proprio il concetto di omofobia cronica qui intesa come una dimensione di naturalizzazione che si manifesta nell' ordinarietà. Il fatto di avere nella propria vita delle persone care, ci porta a creare degli spazi di vicinanza e di lontananza non di poco conto. Tendiamo ad allontanare chi ci appare diverso da noi, chi manifesta comportamenti diversi da quelli che noi riteniamo essere "normali" in quanto adottati da chi ci è caro. Viceversa, manifestiamo una vicinanza spaziale con persone simili, o che hanno condiviso con noi un certo periodo storico. Spesso ignoriamo anche il solo pensiero che una persona molto vicina a noi
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