Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, 2021
The project “Lanifica. The role of women in Roman Textile Manufacturing: the evidence given by fu... more The project “Lanifica. The role of women in Roman Textile Manufacturing: the evidence given by funerary contexts of Northern Italy and North-Western Provinces”, funded by Cariparo Foundation (Starting Grants, 2015) and carried out by the Department of Cultural Heritage of the University of Padua, aims to define the social and ideological context in which women lived and acted in Roman age, with particular attention to their role in textile production. This goal was pursued by collecting and analysing textile tools buried in tombs as grave goods; along with iconographic and literary evidence, these objects are a rich source of information about the relationship between textile activities and female world. The volume collects the preliminary results of the Lanifica project and similar investigations focused on different geographic or chronological contexts, carried out by Italian and foreign scholars, giving an opportunity to take stock of this important issue. The systematic approach of the Lanifica project and the opportunity to analyze the phenomenon of the deposition of textile tools inside the graves over a wide chronological period, between the first millennium BC and late antiquity, and in a large area made it possible to highlight similarities and geographical differences of the ideological and economic system connected to the textile production, in addition to its transformations over time. The picture that emerged reveals the specific role of local traditions and cultural contacts resulting from historical events, opening up to new stimuli and future insights.
ENGLISH: In the Roman period the location of the funerary sites was strictly linked to other feat... more ENGLISH: In the Roman period the location of the funerary sites was strictly linked to other features of the landscape: since the burials were located outside the inhabitations, along the streets and at the edges of the fields, they also played the role of secondary markers to the position of settlements, roads and boundaries. Therefore, the topographical analysis of the burials sites and the “topological” definition of their relationships with the other elements of the landscape provide an excellent tool for under¬standing the distribution and typology of the inhabited places, the structure and changes over time of the road system, the rural land system. Moving the attention from the sepultura to the locus sepultu¬rae, this work aims to take advantage of the topographical potential of the funerary evidences using them as a diagnostic tool for explaining settlement pattern, road system and rural organization in the Trentino-Alto Adige Region (Italy) between 1st and 3rd cent. A.D. The first section of this volume concerns the theoretical and methodological bases regarding the meaning of the burial sites as topographical markers; the second deals with the chronological and spatial analyses of the grave goods, rites and funerary structures. The subsequent three parts are more essentially topographical. The first one examines the relationship between burials and settlements in order to reconstruct forms and trends in the way of dwelling; the second part concerns the connection between burials and streets, tracing the Roman roads and their evolution in Val di Non; the last section deals with the relation between burials and field boundaries for verifying the hypothesis of centuriation in Basso Sarca and Oltradige. This work doesn’t pretend to provide unambiguous and final results; it’s proposed as a starting point for the development of a topographical research method that even if it’s multidiscipli¬nary, has its focus point on the funerary sites with all their potential of information.
ITALIAN: Nel mondo romano la collocazione dei siti sepolcrali era in stretta connessione con le altre componenti del paesaggio: situate fuori dagli abitati, allineate lungo le vie, dislocate ai bordi delle proprietà fondia¬rie, le sepolture costituivano dei marcatori indiretti dell’ubicazione di insediamenti, strade e confini. Di conseguenza, l’analisi topografica della loro posizione e la definizione “topologica” delle relazioni con gli altri elementi del paesaggio forniscono un formidabile strumento per comprendere la distribuzione e la tipologia degli abitati, la struttura e l’evoluzione della rete viaria, l’organizzazione agraria delle campagne. Spostando dunque l’attenzione dalla sepultura in senso stretto al locus sepulturae, questo la¬voro si pone l’obiettivo di sfruttare il potenziale topografico dell’evidenza funeraria utilizzandola come strumento diagnostico per ricostruire popolamento, viabilità e assetti agrari nell’attuale Trentino-Alto Adige tra I e III secolo d.C. Dopo due sezioni dedicate, l’una, alla disamina dei fondamenti teorici e metodologici relativi al valore topografico delle sepolture, l’altra all’analisi diacronica e distributiva di corredi, riti e strutture, il volume si articola in tre parti di tema più prettamente topografico: la prima esamina il rapporto tra sepolture e insediamenti, al fine di ricostruire modalità e dinamiche dell’abitare; la seconda verte sulla connessione tra sepolture e viabilità, delineando i percorsi e l’evoluzione nel tem¬po delle strade romane in Val di Non; la terza è incentrata sulla relazione tra sepolture e divisioni agrarie con l’obiettivo di verificare le ipotesi di centuriazione in Basso Sarca e in Oltradige. Il presente lavoro, lungi dal voler fornire risultati univoci e definitivi, si pone come punto di partenza per lo sviluppo di un metodo di ricerca topografica che, pur in una prospettiva multidisciplinare, abbia come fulcro l’eviden¬za funeraria e tutto il suo potenziale informativo.
Dal Neolitico in poi, la macinazione dei cereali è stata fondamentale per la sussistenza dell'uom... more Dal Neolitico in poi, la macinazione dei cereali è stata fondamentale per la sussistenza dell'uomo. Questo lavoro, incentrato sulle macine retiche, romane e medievali della Val di Non (Trentino) costituisce quindi un contributo alla conoscenza di questi strumenti, umili ma allo stesso tempo vitali per l'uomo. Dopo un primo capitolo dedicato alla storia e all'evoluzione tecnica delle macine nell'antichità, l'autore passa in rassegna gli esemplari della Val di Non, alcuni dei quali ancora inediti. Segue un terzo capitolo, più specificatamente metodologico, in cui si analizza il rapporto tra macine e contesti di rinvenimento. Chiudono il volume le tavole con i disegni dei reperti, un piccolo glossario dei termini tecnici e un'ampia ed aggiornata bibliografia di riferimento.
Previato C., Bonetto J. (a cura di), Terra, legno e materiali deperibili nell’architettura antica. 2. L’età romana, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Padova, 3-5 giugno 2021), Costruire nel mondo antico 6, Roma, 2023
From 2006 to 2010, the then Department of Archeology of the University of Padua investigated a wo... more From 2006 to 2010, the then Department of Archeology of the University of Padua investigated a workshop on the western edge of Montebelluna (Treviso), an ancient Venetian and later Roman town located on the slopes of the first range of Alpine hills. The building, used between the 1st and 3rd centuries AD, housed a forge with a raised furnace and furnishings that are still clearly legible. Despite the collapse and the heavy looting suffered after its abandonment, the complex had a good level of preservation of the wall structures and of the stratigraphic deposit, allowing us to hypothesize its construction techniques: walls in unbaked earth dried in the sun, raised to the above a base made of stones alternating with fragments of pan tiles and cover tiles, connected by a mixture of silty-clayey soil. The paper illustrates the morphological characteristics of the wall bases and the constituent elements of the earthen elevations, reconstructed thanks to the granulometric, sedimentological and micromorphological analyses carried out on the layers produced by the degradation of the elevations themselves. This innovative approach made it possible to recognize the construction technique of the elevations as rammed earth and to identify compositional analogies and differences between the mixture used for the plinth binder and the mixture used in the elevation, highlighting
how the locally available material prevailed over the theoretical standards.
Dal 2006 al 2010 l’allora Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova ha indagato un edificio produttivo ai margini occidentali di Montebelluna (Treviso), abitato veneto e poi romano situato alle pendici della prima fascia collinare. L’edificio, utilizzato tra il I e il III secolo d.C., ospitava una fucina con forgia rialzata e arredi ancora chiaramente leggibili. Nonostante il crollo e le pesanti spoliazioni subite dopo l’abbandono, il complesso presentava un buon livello di conservazione delle strutture murarie e del deposito stratigrafico, consentendo di avanzare un’ipotesi ricostruttiva sulle caratteristiche degli alzati: muri in terra cruda essiccata al sole innalzati al di sopra di uno zoccolo in pietre alternate a frammenti di tegole e coppi, legati da una miscela di terra limo-argillosa. Il contributo illustra le caratteristiche morfologiche degli zoccoli murari e gli elementi costitutivi degli alzati in terra, ricostruiti grazie alle analisi granulometriche, sedimentologiche e micro-morfologiche condotte sugli strati prodotti dal degrado degli alzati stessi. Questo approccio innovativo ha permesso di riconoscere come pisé la tecnica costruttiva degli alzati e di identificare analogie e differenze composizionali tra l’impasto utilizzato per il legante dello zoccolo e la miscela dell’alzato, evidenziando come la materia disponibile in loco abbia prevalso sulle norme teoriche.
La recente riconsegna di una coppa vitrea e di due bracciali in bronzo, recuperati alcuni decenni... more La recente riconsegna di una coppa vitrea e di due bracciali in bronzo, recuperati alcuni decenni fa lungo la strada tra Revò e Romallo e riapparsi solo nel 2021 a Revò, è stata l’occasione per lo studio e la ricontestualizzazione di questi reperti, visibili finora soltanto in due inedite fotografie in bianco e nero. L’identificazione del luogo di ritrovamento della tomba contenente il recipiente e i bracciali nelle immediate
vicinanze di un’altra sepoltura con materiali analoghi, descritta dal Campi a inizi ’900 e della quale è stato possibile ricomporre il corredo in parte ancora conservato, ha permesso di ipotizzare l’esistenza di una possibile necropoli tardoantica tra Revò e Romallo, ai margini dell’importante via che attraverso la Val di Non collegava i due versanti delle Alpi e veicolava prodotti di pregio importati e apprezzati anche in Anaunia.
The recent finding of a glass cup and two bronze armrings, recovered a few decades ago along the road between Revò and Romallo and reappeared only in 2021 in Revò, was an opportunity for the study and recontextualisation of these artifacts, which, up to now, had only been displayed in two unpublished black and white photographs. The tomb containing the vessel and the bracelets was found in the immediate vicinity of another burial with similar materials described by Campi at the beginning of the 1900s, of which it was possible to reassemble the partly still preserved kit. The identification of the site led researchers to surmise the existence of a late antique necropolis between Revò and Romallo, on the edge of the road that connected the two sides of the Alps through Val di Non, making it possible to transport valuable products imported and appreciated also in Anaunia.
Da secoli a Montorio (Verona) si conserva un importante monumento funerario inscritto, noto local... more Da secoli a Montorio (Verona) si conserva un importante monumento funerario inscritto, noto localmente come “cippo di Montorio”, che ricorda un certo Manio Cincio e i suoi genitori, Publio Cincio e Calidia Seconda. Il restauro e la ricollocazione del monumento in un’area espositiva appositamente allestita nella primavera del 2022 hanno fornito l’occasione per studiare “da vicino” il reperto, descriverne le caratteristiche morfologiche ed epigrafiche e riesaminare le notizie relative al suo ritrovamento, con l’intento di portare qualche nuovo contributo alla comprensione del significato storico e archeologico di
questo cippo nel proprio contesto territoriale.
Busana M.S., Rossi C., Francisci D. (a cura di), Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, Antenor Quaderni 51, Padova, 2021
This paper presents the preliminary results of spinning tests carried out by the University of Pa... more This paper presents the preliminary results of spinning tests carried out by the University of Padua within the TEXPA Project in order to verify whether the textile tools made of precious materials buried in Roman graves were functional or not. Three well-preserved spinning instruments from tombs dated between the 1st – 3rd century AD were selected for the experiment: a bone spindle with bone spindle-whorl, a glass ring-distaff and an amber hand distaff. The experimental tests were carried out by an expert spinner using faithful replicas of the three tools; these reproductions were made by artisans with the aid of copies from digital scans and 3D prints. The experimental activity has shown that these instruments were functional and allowed to spin both wool and flax, negating the common opinion that they were not usable for spinning, but just symbolic objects. The threads spun using reproduced tools were
compared with those spun using a wood spindle with clay whorl about four times heavier than the bone one: the threads resulting from these two very different sets are very similar in thickness, twist angle and – to a lesser extent – evenness. These results confirm that the spinner’s experience and skill along with the type and preparation of fibre affect characteristics and quality of the yarn more than morphometric and weight characteristics of the spinning tools.
Busana M.S., Rossi C., Francisci D. (a cura di), Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, Antenor Quaderni 51, Padova, 2021
At the heart of the Lanifica Project is the deposition of textile tools among the grave goods in ... more At the heart of the Lanifica Project is the deposition of textile tools among the grave goods in Roman burials. This paper focuses on the data from cemeteries and single graves dated between the end of the 2nd century BC and the 5th century AD in north-western Italy (Piemonte, Liguria and western Lombardia), in the province of Alpes Maritimae and in the south-eastern part of Gallia Narbonensis. The aim is to observe and analyse the different forms of this funerary custom in a section of the Roman Empire with its own peculiar features, while comparing them with the evidence collected in Regio X. This work shows the data as they are, leaving to future investigations more detailed syntheses on the symbolic meanings; however, even in this initial stage of the research, the difference between Regio XI and the other territories is clear. This peculiarity highlights the existence of a significant variation in performing and probably in the intention of placing textile tools in burials, depending on period and context.
Busana M.S., Rossi C., Francisci D. (a cura di), Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, Antenor Quaderni 51, Padova, 2021
This paper presents the Project Lanifica - The role of women in Roman Textile Manufacturing. One ... more This paper presents the Project Lanifica - The role of women in Roman Textile Manufacturing. One of the research activities investigating textile archaeology carried out by the Department of Cultural Heritage of University of Padua, this project aims to reconstruct the social and ideological role of women in Roman textile manufacturing, starting from the analysis of funerary evidence of Northern Italy, Gallia Narbonensis, Gallia Lugdunensis and Germania Superior. After a brief introduction concerning the thirty years of studies regarding the textile production in Roman Venetia at the University of Padua, this paper focuses on the Lanifica Project, describing the background and origin of the research, choices related to geographical area and period of study, as well as the methods applied. In the last part, the quantitative data of the research are summarized and the digital tools used explained; the preliminary results of the project are presented in specific contributions within this volume.
Graduated colour maps, created through the mathematical classification of quantitative variables,... more Graduated colour maps, created through the mathematical classification of quantitative variables, are frequently used in archaeology. A Python script for implementing a classification method based on geometric intervals in QGIS is presented here. This method is more suitable than the standard methods in case the quantitative attribute to be classified follows a right-skewed distribution, which is common among archaeological data. After an overview of the main classification methods, this paper focuses on the benefits of the geometric interval subdivision scheme, describes the technical features of the script and demonstrates how it works. A final thought on the advantages of using FLOSS is proposed.
Purpureae Vestes VII. Redefining Ancient Textile Handcraft. Structures, Tools and Production Processes, Proceedings of the VIIth International Symposium on Textiles and Dyes in the Ancient Mediterranean World (Granada, Spain, 2-4 October 2019), 2020
The ongoing study on the shears is carried out by the Department of Cultural Heritage of the Univ... more The ongoing study on the shears is carried out by the Department of Cultural Heritage of the University of Padua as part of the researches concerning textile production during the Roman Age. Although this instrument is often related with sheep shearing and therefore considered a marker of textile activities, it is a multifunctional tool. The investigation started with a systematic census of the shears found in Northern Italy and dated from between the Romanization phase and the Roman age (2nd century BC – 5th century AD), over all coming from funerary contexts. The morphometric characteristics have been studied in order to define the different activities each shear could be used for. Function together with association with other grave goods are essential for understanding the symbolic meanings that shears took on when they were buried in a tomb. In this paper, the preliminary results of the research will be highlighted, in order to define how much the functions related to textile production were actually represented in the sample recorded so far.
Proceedings of the 2nd Meeting of the Association for Ground Stone Tools Research (Mainz, 12-15 September 2017), T. Gluhak and D.-M. Vornicu (eds.), 2020
The archaeological collection at the Museum of Feltre (province of Belluno, Veneto region, Italy)... more The archaeological collection at the Museum of Feltre (province of Belluno, Veneto region, Italy) includes fragments of two ancient millstones of type known as "Olynthus mill" or "hopper rubber". The first one (from San Donato, in the municipality of Lamón) is mentioned in a number of published and unpublished works; the other (generally from Feltre) is new to archaeological literature. Until now, they had never been identified as specimens of the Olynthus mill. Following a brief introduction on this type of device (its technical features, origin and geographic distribution) and the main hypotheses concerning its diffusion in the Alps, the first part of this paper describes the two stones from Feltre: their dimensions, morphological features, raw material, etc. Consequently, this article will focus on the topographical areas where the stones were found and on their importance for understanding the diffusion of the Olynthus mill model in the Alpine region characterised by Raetic culture, which is still an unresolved problem. The sites of discovery of the two Olynthus mills (along with the places of origin of the other hopper rubbers found in the Veneto region and in the eastern part of the province of Trento) could suggest new working hypotheses about the provenance of this type of millstone and its introduction into the Raetic territory between 5 th and 4 th century BCE. More specifically, the Olynthus mill model might have been introduced into the Alps through the Piave and Brenta valleys and not the Adige valley as previously thought; the Olynthian-type mills from the Veneto region could therefore mark the stages of this south-north path rather than being mere outlying specimens of the Raetic area, or items exported from there.
A. Biasi (a cura di), La Pieve di Santo Stefano in Revò, 1519-2019, 2019
Il contributo intende ricostruire, attraverso le scarne e talvolta contraddittorie testimonianze ... more Il contributo intende ricostruire, attraverso le scarne e talvolta contraddittorie testimonianze archeologiche edite, le preesistenze di età romana presso il sito della pieve di S. Stefano di Revò (TN). Mediante la revisione critica dei dati relativi all'epigrafe funeraria di L. Scantius Crescens, ai ritrovamenti sepolcrali del passato e alla presenza nelle collezioni museali del Castello del Buonconsiglio di Trento di un bronzetto della dea Diana proveniente dal sito in oggetto, si è tentato di proporre alcune ipotesi verosimili su che cosa poteva esistere presso la chiesa di S. Stefano prima della fondazione della pieve. Conclude il contributo, una breve appendice relativa al campanile della chiesa di S.Stefano, per capire se e quanto possa essere veritiera la tradizione che gli attribuisce un’origine romana o addirittura precedente.
Textiles and Dyes in the Mediterranean Economy and Society. Proceedings of the VIth International Symposium on Textiles and Dyes in the Ancient Mediterranean World (Padova - Este - Altino, Italy 17 – 20 October 2016), 2018
Statistical analysis is a useful research tool for the analysis of instruments related to textile... more Statistical analysis is a useful research tool for the analysis of instruments related to textile activities, especially spindle whorls and loom weights. Scholars almost exclusively use the most basic statistical techniques, namely the univariate or bivariate methods, while the use of the multivariate analysis is rare. Yet, multivariate techniques are well suited for exploring the numerous variables of textile tools, as these methods take into account two or more variables simultaneously, allowing for synthesising, distinguishing and classifying the various components of such a complex dataset. The aim of this short contribution is to apply some of the most common multivariate techniques to specific samples of instruments used for spinning and weaving. These data have been collected within the scope of the project Pondera, carried out by the Department of Cultural Heritage of the University of Padua. After a brief introduction, the methods and outcomes of Principal Component Analysis, Correspondence Analysis and Cluster Analysis are discussed. The preliminary results partially confirm what previous works on the same data have already highlighted, but also provide new ideas concerning the correlations among textile tools from Roman Venetia which had not been fully explored thus far.
LUIGI de CAMPI (1846-1917). Ricerca archeologica e tutela dei monumenti nel Trentino asburgico. Atti della giornata di studi (Cles, 27 ottobre 2017), 2018
Nel 1887 veniva alla luce l’unica necropoli romana nota di Cles (Trento). Lo studioso Luigi de Ca... more Nel 1887 veniva alla luce l’unica necropoli romana nota di Cles (Trento). Lo studioso Luigi de Campi fornisce un resoconto dettagliato della scoperta, grazie al quale è possibile oggi proporre nuove riflessioni intorno alla localizzazione del sito, alla topografia della necropoli e dell’abitato di Cles e alla rete viaria che lo attraversava. Oltre a ciò, l’acribia descrittiva dell’archeologo anaune consente di identificare sotto il profilo tipo-cronologico molti dei reperti pertinenti al contesto funerario – per parte dei quali, ancora oggi conservati presso il Castello del Buonconsiglio, si fornisce qui una prima edizione – e di approfondire il significato storico ed ideologico della sepoltura di un probabile soldato di epoca tetrarchica, inumato assieme ad un gruzzolo di monete piuttosto singolare.
Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, 2021
The project “Lanifica. The role of women in Roman Textile Manufacturing: the evidence given by fu... more The project “Lanifica. The role of women in Roman Textile Manufacturing: the evidence given by funerary contexts of Northern Italy and North-Western Provinces”, funded by Cariparo Foundation (Starting Grants, 2015) and carried out by the Department of Cultural Heritage of the University of Padua, aims to define the social and ideological context in which women lived and acted in Roman age, with particular attention to their role in textile production. This goal was pursued by collecting and analysing textile tools buried in tombs as grave goods; along with iconographic and literary evidence, these objects are a rich source of information about the relationship between textile activities and female world. The volume collects the preliminary results of the Lanifica project and similar investigations focused on different geographic or chronological contexts, carried out by Italian and foreign scholars, giving an opportunity to take stock of this important issue. The systematic approach of the Lanifica project and the opportunity to analyze the phenomenon of the deposition of textile tools inside the graves over a wide chronological period, between the first millennium BC and late antiquity, and in a large area made it possible to highlight similarities and geographical differences of the ideological and economic system connected to the textile production, in addition to its transformations over time. The picture that emerged reveals the specific role of local traditions and cultural contacts resulting from historical events, opening up to new stimuli and future insights.
ENGLISH: In the Roman period the location of the funerary sites was strictly linked to other feat... more ENGLISH: In the Roman period the location of the funerary sites was strictly linked to other features of the landscape: since the burials were located outside the inhabitations, along the streets and at the edges of the fields, they also played the role of secondary markers to the position of settlements, roads and boundaries. Therefore, the topographical analysis of the burials sites and the “topological” definition of their relationships with the other elements of the landscape provide an excellent tool for under¬standing the distribution and typology of the inhabited places, the structure and changes over time of the road system, the rural land system. Moving the attention from the sepultura to the locus sepultu¬rae, this work aims to take advantage of the topographical potential of the funerary evidences using them as a diagnostic tool for explaining settlement pattern, road system and rural organization in the Trentino-Alto Adige Region (Italy) between 1st and 3rd cent. A.D. The first section of this volume concerns the theoretical and methodological bases regarding the meaning of the burial sites as topographical markers; the second deals with the chronological and spatial analyses of the grave goods, rites and funerary structures. The subsequent three parts are more essentially topographical. The first one examines the relationship between burials and settlements in order to reconstruct forms and trends in the way of dwelling; the second part concerns the connection between burials and streets, tracing the Roman roads and their evolution in Val di Non; the last section deals with the relation between burials and field boundaries for verifying the hypothesis of centuriation in Basso Sarca and Oltradige. This work doesn’t pretend to provide unambiguous and final results; it’s proposed as a starting point for the development of a topographical research method that even if it’s multidiscipli¬nary, has its focus point on the funerary sites with all their potential of information.
ITALIAN: Nel mondo romano la collocazione dei siti sepolcrali era in stretta connessione con le altre componenti del paesaggio: situate fuori dagli abitati, allineate lungo le vie, dislocate ai bordi delle proprietà fondia¬rie, le sepolture costituivano dei marcatori indiretti dell’ubicazione di insediamenti, strade e confini. Di conseguenza, l’analisi topografica della loro posizione e la definizione “topologica” delle relazioni con gli altri elementi del paesaggio forniscono un formidabile strumento per comprendere la distribuzione e la tipologia degli abitati, la struttura e l’evoluzione della rete viaria, l’organizzazione agraria delle campagne. Spostando dunque l’attenzione dalla sepultura in senso stretto al locus sepulturae, questo la¬voro si pone l’obiettivo di sfruttare il potenziale topografico dell’evidenza funeraria utilizzandola come strumento diagnostico per ricostruire popolamento, viabilità e assetti agrari nell’attuale Trentino-Alto Adige tra I e III secolo d.C. Dopo due sezioni dedicate, l’una, alla disamina dei fondamenti teorici e metodologici relativi al valore topografico delle sepolture, l’altra all’analisi diacronica e distributiva di corredi, riti e strutture, il volume si articola in tre parti di tema più prettamente topografico: la prima esamina il rapporto tra sepolture e insediamenti, al fine di ricostruire modalità e dinamiche dell’abitare; la seconda verte sulla connessione tra sepolture e viabilità, delineando i percorsi e l’evoluzione nel tem¬po delle strade romane in Val di Non; la terza è incentrata sulla relazione tra sepolture e divisioni agrarie con l’obiettivo di verificare le ipotesi di centuriazione in Basso Sarca e in Oltradige. Il presente lavoro, lungi dal voler fornire risultati univoci e definitivi, si pone come punto di partenza per lo sviluppo di un metodo di ricerca topografica che, pur in una prospettiva multidisciplinare, abbia come fulcro l’eviden¬za funeraria e tutto il suo potenziale informativo.
Dal Neolitico in poi, la macinazione dei cereali è stata fondamentale per la sussistenza dell'uom... more Dal Neolitico in poi, la macinazione dei cereali è stata fondamentale per la sussistenza dell'uomo. Questo lavoro, incentrato sulle macine retiche, romane e medievali della Val di Non (Trentino) costituisce quindi un contributo alla conoscenza di questi strumenti, umili ma allo stesso tempo vitali per l'uomo. Dopo un primo capitolo dedicato alla storia e all'evoluzione tecnica delle macine nell'antichità, l'autore passa in rassegna gli esemplari della Val di Non, alcuni dei quali ancora inediti. Segue un terzo capitolo, più specificatamente metodologico, in cui si analizza il rapporto tra macine e contesti di rinvenimento. Chiudono il volume le tavole con i disegni dei reperti, un piccolo glossario dei termini tecnici e un'ampia ed aggiornata bibliografia di riferimento.
Previato C., Bonetto J. (a cura di), Terra, legno e materiali deperibili nell’architettura antica. 2. L’età romana, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Padova, 3-5 giugno 2021), Costruire nel mondo antico 6, Roma, 2023
From 2006 to 2010, the then Department of Archeology of the University of Padua investigated a wo... more From 2006 to 2010, the then Department of Archeology of the University of Padua investigated a workshop on the western edge of Montebelluna (Treviso), an ancient Venetian and later Roman town located on the slopes of the first range of Alpine hills. The building, used between the 1st and 3rd centuries AD, housed a forge with a raised furnace and furnishings that are still clearly legible. Despite the collapse and the heavy looting suffered after its abandonment, the complex had a good level of preservation of the wall structures and of the stratigraphic deposit, allowing us to hypothesize its construction techniques: walls in unbaked earth dried in the sun, raised to the above a base made of stones alternating with fragments of pan tiles and cover tiles, connected by a mixture of silty-clayey soil. The paper illustrates the morphological characteristics of the wall bases and the constituent elements of the earthen elevations, reconstructed thanks to the granulometric, sedimentological and micromorphological analyses carried out on the layers produced by the degradation of the elevations themselves. This innovative approach made it possible to recognize the construction technique of the elevations as rammed earth and to identify compositional analogies and differences between the mixture used for the plinth binder and the mixture used in the elevation, highlighting
how the locally available material prevailed over the theoretical standards.
Dal 2006 al 2010 l’allora Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova ha indagato un edificio produttivo ai margini occidentali di Montebelluna (Treviso), abitato veneto e poi romano situato alle pendici della prima fascia collinare. L’edificio, utilizzato tra il I e il III secolo d.C., ospitava una fucina con forgia rialzata e arredi ancora chiaramente leggibili. Nonostante il crollo e le pesanti spoliazioni subite dopo l’abbandono, il complesso presentava un buon livello di conservazione delle strutture murarie e del deposito stratigrafico, consentendo di avanzare un’ipotesi ricostruttiva sulle caratteristiche degli alzati: muri in terra cruda essiccata al sole innalzati al di sopra di uno zoccolo in pietre alternate a frammenti di tegole e coppi, legati da una miscela di terra limo-argillosa. Il contributo illustra le caratteristiche morfologiche degli zoccoli murari e gli elementi costitutivi degli alzati in terra, ricostruiti grazie alle analisi granulometriche, sedimentologiche e micro-morfologiche condotte sugli strati prodotti dal degrado degli alzati stessi. Questo approccio innovativo ha permesso di riconoscere come pisé la tecnica costruttiva degli alzati e di identificare analogie e differenze composizionali tra l’impasto utilizzato per il legante dello zoccolo e la miscela dell’alzato, evidenziando come la materia disponibile in loco abbia prevalso sulle norme teoriche.
La recente riconsegna di una coppa vitrea e di due bracciali in bronzo, recuperati alcuni decenni... more La recente riconsegna di una coppa vitrea e di due bracciali in bronzo, recuperati alcuni decenni fa lungo la strada tra Revò e Romallo e riapparsi solo nel 2021 a Revò, è stata l’occasione per lo studio e la ricontestualizzazione di questi reperti, visibili finora soltanto in due inedite fotografie in bianco e nero. L’identificazione del luogo di ritrovamento della tomba contenente il recipiente e i bracciali nelle immediate
vicinanze di un’altra sepoltura con materiali analoghi, descritta dal Campi a inizi ’900 e della quale è stato possibile ricomporre il corredo in parte ancora conservato, ha permesso di ipotizzare l’esistenza di una possibile necropoli tardoantica tra Revò e Romallo, ai margini dell’importante via che attraverso la Val di Non collegava i due versanti delle Alpi e veicolava prodotti di pregio importati e apprezzati anche in Anaunia.
The recent finding of a glass cup and two bronze armrings, recovered a few decades ago along the road between Revò and Romallo and reappeared only in 2021 in Revò, was an opportunity for the study and recontextualisation of these artifacts, which, up to now, had only been displayed in two unpublished black and white photographs. The tomb containing the vessel and the bracelets was found in the immediate vicinity of another burial with similar materials described by Campi at the beginning of the 1900s, of which it was possible to reassemble the partly still preserved kit. The identification of the site led researchers to surmise the existence of a late antique necropolis between Revò and Romallo, on the edge of the road that connected the two sides of the Alps through Val di Non, making it possible to transport valuable products imported and appreciated also in Anaunia.
Da secoli a Montorio (Verona) si conserva un importante monumento funerario inscritto, noto local... more Da secoli a Montorio (Verona) si conserva un importante monumento funerario inscritto, noto localmente come “cippo di Montorio”, che ricorda un certo Manio Cincio e i suoi genitori, Publio Cincio e Calidia Seconda. Il restauro e la ricollocazione del monumento in un’area espositiva appositamente allestita nella primavera del 2022 hanno fornito l’occasione per studiare “da vicino” il reperto, descriverne le caratteristiche morfologiche ed epigrafiche e riesaminare le notizie relative al suo ritrovamento, con l’intento di portare qualche nuovo contributo alla comprensione del significato storico e archeologico di
questo cippo nel proprio contesto territoriale.
Busana M.S., Rossi C., Francisci D. (a cura di), Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, Antenor Quaderni 51, Padova, 2021
This paper presents the preliminary results of spinning tests carried out by the University of Pa... more This paper presents the preliminary results of spinning tests carried out by the University of Padua within the TEXPA Project in order to verify whether the textile tools made of precious materials buried in Roman graves were functional or not. Three well-preserved spinning instruments from tombs dated between the 1st – 3rd century AD were selected for the experiment: a bone spindle with bone spindle-whorl, a glass ring-distaff and an amber hand distaff. The experimental tests were carried out by an expert spinner using faithful replicas of the three tools; these reproductions were made by artisans with the aid of copies from digital scans and 3D prints. The experimental activity has shown that these instruments were functional and allowed to spin both wool and flax, negating the common opinion that they were not usable for spinning, but just symbolic objects. The threads spun using reproduced tools were
compared with those spun using a wood spindle with clay whorl about four times heavier than the bone one: the threads resulting from these two very different sets are very similar in thickness, twist angle and – to a lesser extent – evenness. These results confirm that the spinner’s experience and skill along with the type and preparation of fibre affect characteristics and quality of the yarn more than morphometric and weight characteristics of the spinning tools.
Busana M.S., Rossi C., Francisci D. (a cura di), Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, Antenor Quaderni 51, Padova, 2021
At the heart of the Lanifica Project is the deposition of textile tools among the grave goods in ... more At the heart of the Lanifica Project is the deposition of textile tools among the grave goods in Roman burials. This paper focuses on the data from cemeteries and single graves dated between the end of the 2nd century BC and the 5th century AD in north-western Italy (Piemonte, Liguria and western Lombardia), in the province of Alpes Maritimae and in the south-eastern part of Gallia Narbonensis. The aim is to observe and analyse the different forms of this funerary custom in a section of the Roman Empire with its own peculiar features, while comparing them with the evidence collected in Regio X. This work shows the data as they are, leaving to future investigations more detailed syntheses on the symbolic meanings; however, even in this initial stage of the research, the difference between Regio XI and the other territories is clear. This peculiarity highlights the existence of a significant variation in performing and probably in the intention of placing textile tools in burials, depending on period and context.
Busana M.S., Rossi C., Francisci D. (a cura di), Lanifica. Il ruolo della donna nella produzione tessile attraverso le evidenze funerarie, Antenor Quaderni 51, Padova, 2021
This paper presents the Project Lanifica - The role of women in Roman Textile Manufacturing. One ... more This paper presents the Project Lanifica - The role of women in Roman Textile Manufacturing. One of the research activities investigating textile archaeology carried out by the Department of Cultural Heritage of University of Padua, this project aims to reconstruct the social and ideological role of women in Roman textile manufacturing, starting from the analysis of funerary evidence of Northern Italy, Gallia Narbonensis, Gallia Lugdunensis and Germania Superior. After a brief introduction concerning the thirty years of studies regarding the textile production in Roman Venetia at the University of Padua, this paper focuses on the Lanifica Project, describing the background and origin of the research, choices related to geographical area and period of study, as well as the methods applied. In the last part, the quantitative data of the research are summarized and the digital tools used explained; the preliminary results of the project are presented in specific contributions within this volume.
Graduated colour maps, created through the mathematical classification of quantitative variables,... more Graduated colour maps, created through the mathematical classification of quantitative variables, are frequently used in archaeology. A Python script for implementing a classification method based on geometric intervals in QGIS is presented here. This method is more suitable than the standard methods in case the quantitative attribute to be classified follows a right-skewed distribution, which is common among archaeological data. After an overview of the main classification methods, this paper focuses on the benefits of the geometric interval subdivision scheme, describes the technical features of the script and demonstrates how it works. A final thought on the advantages of using FLOSS is proposed.
Purpureae Vestes VII. Redefining Ancient Textile Handcraft. Structures, Tools and Production Processes, Proceedings of the VIIth International Symposium on Textiles and Dyes in the Ancient Mediterranean World (Granada, Spain, 2-4 October 2019), 2020
The ongoing study on the shears is carried out by the Department of Cultural Heritage of the Univ... more The ongoing study on the shears is carried out by the Department of Cultural Heritage of the University of Padua as part of the researches concerning textile production during the Roman Age. Although this instrument is often related with sheep shearing and therefore considered a marker of textile activities, it is a multifunctional tool. The investigation started with a systematic census of the shears found in Northern Italy and dated from between the Romanization phase and the Roman age (2nd century BC – 5th century AD), over all coming from funerary contexts. The morphometric characteristics have been studied in order to define the different activities each shear could be used for. Function together with association with other grave goods are essential for understanding the symbolic meanings that shears took on when they were buried in a tomb. In this paper, the preliminary results of the research will be highlighted, in order to define how much the functions related to textile production were actually represented in the sample recorded so far.
Proceedings of the 2nd Meeting of the Association for Ground Stone Tools Research (Mainz, 12-15 September 2017), T. Gluhak and D.-M. Vornicu (eds.), 2020
The archaeological collection at the Museum of Feltre (province of Belluno, Veneto region, Italy)... more The archaeological collection at the Museum of Feltre (province of Belluno, Veneto region, Italy) includes fragments of two ancient millstones of type known as "Olynthus mill" or "hopper rubber". The first one (from San Donato, in the municipality of Lamón) is mentioned in a number of published and unpublished works; the other (generally from Feltre) is new to archaeological literature. Until now, they had never been identified as specimens of the Olynthus mill. Following a brief introduction on this type of device (its technical features, origin and geographic distribution) and the main hypotheses concerning its diffusion in the Alps, the first part of this paper describes the two stones from Feltre: their dimensions, morphological features, raw material, etc. Consequently, this article will focus on the topographical areas where the stones were found and on their importance for understanding the diffusion of the Olynthus mill model in the Alpine region characterised by Raetic culture, which is still an unresolved problem. The sites of discovery of the two Olynthus mills (along with the places of origin of the other hopper rubbers found in the Veneto region and in the eastern part of the province of Trento) could suggest new working hypotheses about the provenance of this type of millstone and its introduction into the Raetic territory between 5 th and 4 th century BCE. More specifically, the Olynthus mill model might have been introduced into the Alps through the Piave and Brenta valleys and not the Adige valley as previously thought; the Olynthian-type mills from the Veneto region could therefore mark the stages of this south-north path rather than being mere outlying specimens of the Raetic area, or items exported from there.
A. Biasi (a cura di), La Pieve di Santo Stefano in Revò, 1519-2019, 2019
Il contributo intende ricostruire, attraverso le scarne e talvolta contraddittorie testimonianze ... more Il contributo intende ricostruire, attraverso le scarne e talvolta contraddittorie testimonianze archeologiche edite, le preesistenze di età romana presso il sito della pieve di S. Stefano di Revò (TN). Mediante la revisione critica dei dati relativi all'epigrafe funeraria di L. Scantius Crescens, ai ritrovamenti sepolcrali del passato e alla presenza nelle collezioni museali del Castello del Buonconsiglio di Trento di un bronzetto della dea Diana proveniente dal sito in oggetto, si è tentato di proporre alcune ipotesi verosimili su che cosa poteva esistere presso la chiesa di S. Stefano prima della fondazione della pieve. Conclude il contributo, una breve appendice relativa al campanile della chiesa di S.Stefano, per capire se e quanto possa essere veritiera la tradizione che gli attribuisce un’origine romana o addirittura precedente.
Textiles and Dyes in the Mediterranean Economy and Society. Proceedings of the VIth International Symposium on Textiles and Dyes in the Ancient Mediterranean World (Padova - Este - Altino, Italy 17 – 20 October 2016), 2018
Statistical analysis is a useful research tool for the analysis of instruments related to textile... more Statistical analysis is a useful research tool for the analysis of instruments related to textile activities, especially spindle whorls and loom weights. Scholars almost exclusively use the most basic statistical techniques, namely the univariate or bivariate methods, while the use of the multivariate analysis is rare. Yet, multivariate techniques are well suited for exploring the numerous variables of textile tools, as these methods take into account two or more variables simultaneously, allowing for synthesising, distinguishing and classifying the various components of such a complex dataset. The aim of this short contribution is to apply some of the most common multivariate techniques to specific samples of instruments used for spinning and weaving. These data have been collected within the scope of the project Pondera, carried out by the Department of Cultural Heritage of the University of Padua. After a brief introduction, the methods and outcomes of Principal Component Analysis, Correspondence Analysis and Cluster Analysis are discussed. The preliminary results partially confirm what previous works on the same data have already highlighted, but also provide new ideas concerning the correlations among textile tools from Roman Venetia which had not been fully explored thus far.
LUIGI de CAMPI (1846-1917). Ricerca archeologica e tutela dei monumenti nel Trentino asburgico. Atti della giornata di studi (Cles, 27 ottobre 2017), 2018
Nel 1887 veniva alla luce l’unica necropoli romana nota di Cles (Trento). Lo studioso Luigi de Ca... more Nel 1887 veniva alla luce l’unica necropoli romana nota di Cles (Trento). Lo studioso Luigi de Campi fornisce un resoconto dettagliato della scoperta, grazie al quale è possibile oggi proporre nuove riflessioni intorno alla localizzazione del sito, alla topografia della necropoli e dell’abitato di Cles e alla rete viaria che lo attraversava. Oltre a ciò, l’acribia descrittiva dell’archeologo anaune consente di identificare sotto il profilo tipo-cronologico molti dei reperti pertinenti al contesto funerario – per parte dei quali, ancora oggi conservati presso il Castello del Buonconsiglio, si fornisce qui una prima edizione – e di approfondire il significato storico ed ideologico della sepoltura di un probabile soldato di epoca tetrarchica, inumato assieme ad un gruzzolo di monete piuttosto singolare.
AdA - Archeologia delle Alpi. Studi in onore di Gianni Ciurletti, 2018
Negli ultimi anni il territorio di Romallo in Val di Non (Trento) ha restituito ben tre cimase pe... more Negli ultimi anni il territorio di Romallo in Val di Non (Trento) ha restituito ben tre cimase pertinenti ad altrettanti altari di epoca romana. Ai due reperti scoperti negli anni ’90 del secolo scorso e recentemente riconosciuti e pubblicati, si aggiunge oggi un terzo esemplare inedito recuperato nel 2016 tra le murature di una vecchia casa del paese. Questo contributo sarà dedicato, nella prima parte, alla descrizione del nuovo manufatto e alla sua contestualizzazione nell’ambito degli altri monumenti del territorio; nella seconda parte, alla presentazione dei risultati della caratterizzazione petrografica effettuata sulle tre cimase. Senza escludere un’origine alloctona dei manufatti, il materiale lapideo in cui sono scolpiti lascia aperta anche la possibilità di una produzione locale degli altari.
In the last few years, the upper parts of three Roman altars came to light in the municipality of Romallo in Val di Non (Trento, Italy). Two monuments were discovered in the 1990s and they have recently been identified and published. In 2016 a third, unknown specimen was found; it was reused in a wall of an old house in the centre of the village. The first part of this paper will focus on the description of the new monument and the analysis of this altar under the other specimens of the same region. In the second part, the results derived from the petrographic characterization of all the three monuments will be presented. Without excluding an external provenance, the rock types used for making the three altars are compatible with a possible local production.
Giarelli L. (a cura di), Memento mori. Ritualità, immagine e immaginario della morte nella Alpi, 2018
In archeologia è abbastanza comune trovare macine in siti abitativi e produttivi, in strati compo... more In archeologia è abbastanza comune trovare macine in siti abitativi e produttivi, in strati composti da materiali di scarto o in situazioni di reimpiego. Più insolito, e tuttavia ben documentato, è il rinvenimento di pietre da macina in contesti funerari: un fenomeno che, attestato già dall'età della pietra, perdura fin oltre l'età romana e trova esempi anche in territorio alpino. Il presente contributo propone, nella prima parte, un sintetico elenco di casi, dal Paleolitico all’alto Medioevo, in cui è attestata l'associazione tra strumenti molitori e sepolture, al fine di evidenziare le molteplici funzioni e i diversi significati che la macina poteva assumere nei siti funerari. Essa, infatti, poteva essere riutilizzata come materiale costruttivo, al pari di qualsiasi altra pietra, ma poteva anche acquisire un valore rituale e simbolico configurandosi come oggetto di corredo o di offerta per il defunto; inoltre, è ipotizzabile che, in talune circostanze, la macina venisse adoperata in maniera propria, cioè per macinare prodotti destinati alle ritualità funerarie. Nella seconda parte verranno presentati due casi di studio di area alpina provenienti dalla Provincia Autonoma di Trento (Italia) e relativi l'uno a un macinello di macina a sella per coloranti recuperato all’interno di un sepolcreto dell’età del Rame (Dos de la Forca – Mezzocorona), l'altro a una macina rotatoria per cereali pertinente probabilmente a una necropoli di età romana (Romallo).
In archaeology, it is quite common to find querns in dwelling or productive sites, in layers of waste materials or in recycling contexts. More unusual, but well documented, is the discovery of grinding stones in funerary sites; this situation is testified from the Stone Age onwards, it persists beyond the Roman period and there are also some examples in the Alpine region. In the former part, this paper presents a synthetic list of instances, from Palaeolithic to Early Middle Ages, where the association between querns and burials is attested; the aim is to highlight the multiple functions and meanings of the grinding stones in the funerary contexts. In fact, the quern could be reused as building material, like any other stone; it could have a ritual and symbolic meaning when it became a grave good or offering for the dead; in some circumstances, it’s possible that the quern was used properly for milling products for the funerary rituals. In the latter part the article focuses on two study cases from the Alpine region (Autonomous Province of Trento – Italy) concerning the upper stone of a saddle quern for dyes found in a burial place dating back to the Copper Age (Dos de la Forca – Mezzocorona) and a rotary quern for grain probably included in a Roman cemetery (Romallo).
Nicolis F. (a cura di), Vigilio Inama. Lo studioso, l’insegnante, il soldato, l’alpinista, 2018
Il contributo mira a presentare un rapido excursus degli scritti di Vigilio Inama inerenti la sto... more Il contributo mira a presentare un rapido excursus degli scritti di Vigilio Inama inerenti la storia medievale e moderna della Valle di Non. Attraverso l'analisi dei singoli contributi si tenterà di delineare l'idea di storia del professore di Fondo, i suoi metodi di ricerca storica - riassumibili nella metafora della “spigolatura d'archivio” -, e alcuni aspetti del suo pensiero e della sua figura di intellettuale nel contesto politico e culturale trentino di fine '800 - inizi '900.
This paper aims to present a quick overview of Vigilio Inama's writings concerning medieval and modern history of Non's Valley. Through the analysis of the individual publications we will attempt to outline the History's idea of Inama, his historical research methods - that could be resumed by the metaphoric image of “spigolatura d'archivio” (i.e. “archive gleaning”) - and some features of his thought and his intellectual's role in the political and cultural context of Trentino Region between 19th and 20th century.
In this paper some Roman lithic monuments from Non’s Valley (Trentino - Italy), partially or comp... more In this paper some Roman lithic monuments from Non’s Valley (Trentino - Italy), partially or completely unpublished, will be presented. These are four fragmentary altars probably used for funerary purposes and dating back between 1st and 3rd cent. A.D.: an almost complete altar from Portolo (Nanno) with symbols of ax and level; another one without inscription from Romeno; the upper parts of two altars from Romallo. Although no one keeps inscriptions, these stones represent interesting documents about history and culture of the ancient Anaunia. Thanks to these altars, it is possible to identify new sites or push back the chronology of known settlements; to make some hypothesis about production and owners of monuments; to confirm the adherence of the Non’s Valley to the customs and symbolism of the Roman world.
This brief paper focuses on a fragment of the relief depicting a winged Erote with a torch, conse... more This brief paper focuses on a fragment of the relief depicting a winged Erote with a torch, conserved in Denno in the Val di Non (Trentino–Alto Adige, Italy). After a brief description of the item, the reasons for attributing it to the Roman era will be analyzed. Indeed, despite certain details in contrast with traditional iconography, it is likely that the finding dates back to the imperial period (1st-3rd C AD), given the comparison with similar subjects and the geographical context in which it was found. The relief was probably part of a Roman funeral monument (an altar or corner stone) and shows the full participation of client in the traditions, and perhaps beliefs, of the Roman funeral culture, as well his high socioeconomic status.
Proceedings of ArcheoFOSS. Free, Libre and Open Source Software e Open Format nei processi di ricerca archeologica. VIII Edizione (Catania 18-19 giugno 2013), a cura di F. Stanco e G. Gallo, Oxford 2016, pp. 35-45
Between 2009 and 2011, University of Padua carried out the research project “ Wool Archaeology: b... more Between 2009 and 2011, University of Padua carried out the research project “ Wool Archaeology: breeding, production and trade in the Roman Cisalpine “. The project was aimed at the study of archaeological marks of textile production in Veneto Region and in Province of Brescia in Roman Age. One of the most important step of the work has consisted of a survey of Roman textile tools, in order to collect data for further investigations on the technology and economic, social and ideological aspects of textile craft. About 2800 finds have been recorded so far, that include shears, spindle whorls, spindle shafts, distaffs, spindle hooks, loom weights and spools, dated to the 2nd century BC to the 5th century AD, a sample believed to be significant and able to reveal trends, with a good degree of reliability. Within the project, a relational database has been created with the software SQLite-SpatiaLite for storing and managing qualitative and quantitative attributes of tools related to textile activities. After a brief description of the research project, this paper aims to show the potential of the SQLite-SpatiaLite database for the management of archaeological data. At the first, the needs that led to the choice of this solution will be described. The RDBMS had to be simple, but efficient; it had to allow multiple queries (crossed, nested, etc.), an easy connection with GIS and high level statistical analysis; the software had to be completely FLOSS and easy to use for users with diversified skills (not all equally experts in RDBMS, SQL or GIS). At the end, the RDBMS had to be portable and running on different operative systems, in order to make easy the data exchange. For these reasons we chose to build a RDBMS using SQLite, with its geographic extension SpatiaLite, as database engine and LibreOffice Base as interface between users and the DB engine. The database is organized in two table (sites and finds) with relation 1:n; triggers and automated functions make easy inserting and managing the alphanumeric and geographic data. This solution, completely FLOSS, combines the power of SQL language with the easiness of LibreOffice Base; it allows the connection with GIS (QGIS) and with statistical software R; furthermore, the RDBMS is portable (all the data are stored in a single “.sqlite” file), multiplatform and easy to use also for users not SQL experts. After the technical description of RDBMS, we will analyse pros and cons of using this RDBMS in archaeology: among the pros, we will emphasize how the software portability is one of the most useful and appreciated advantages by archaeologists; among the cons, some unsupported functions of SQL language could be a source of difficulty for not experts. At the end of this paper, we will show some case studies that highlight opportunities and results provided by the software and by the database structure designed. At the first, an example of crossed query will be described: this query have shown a likely different textile production between cities and countryside. Afterwards, the results of a spatial analysis in QGIS (based on the different weight of spindle whorls) and of a statistical analysis in R (based on the different shape, weight and thickness of loom weights) will be briefly discussed.
This presentation is a review of my PhD thesis. The topic is the use of topographical and topolo... more This presentation is a review of my PhD thesis. The topic is the use of topographical and topological features of Roman funerary sites (cemeteries, single burials, funerary inscriptions) as primary source in order to study the landscape organization (settlements, field boundaries, road system) of alpine Region between 1st cent. B.C. and 3rd cent. A.D. In this talk will be presented old and new perspectives of my research.
""Graduated symbols for vector layers is largely used in archaeology. The graduated symbology is ... more ""Graduated symbols for vector layers is largely used in archaeology. The graduated symbology is built by the "classification” of a numeric variable: for example, if we have an excavation grid of 60 squares that register the weight of finds for each of them, vector layer classification consists of defining the number of weight's classes (e.g. 5), intervals in which data are grouped (0-10 g, 11-20 g, 21-30 g, etc.) and colors or symbols representing each class. This classification may be different depending on the different mathematical and statistical method applied: it's therefore very important to know how different classification methods work in order to choose the most suitable one and to read correctly the results. Moreover, sometimes it may be necessary to construct a method that fits our personal needs.
This proposal aims to present an example of a new classification method (geometric classification) developed for QGIS and very useful for archaeological data. This contribute could be a workshop or a programming session divided in these steps: presentation of the problem; representing correctly an archaeological grid with graduated colors; statistical approach to main classification methods; comparison between classification methods in different GIS softwares; developing and using the new geometric classification method by participants. The objectives are to present a new classification method useful for archaeologists and to demonstrate the role of FLOSS for knowing how the software works and for adapting software's functions to our needs.""
Da diversi anni studiosi dell’Università di Padova si dedicano allo studio dell’economia della la... more Da diversi anni studiosi dell’Università di Padova si dedicano allo studio dell’economia della lana nella Venetia romana, i cui tessuti sono stati prodotti d’eccellenza, come attestano le fonti. La ricerca, dopo aver affrontato l’aspetto letterario-epigrafico e quello topografico-territoriale, si è rivolta alla documentazione archeologica, in particolare alle testimonianze indirette sulla lavorazione della lana (ma anche di altre fibre, come il lino o la canapa) per la produzione di filati e tessuti, testimonianze che sono in genere da riferire agli strumenti utilizzati. Nell’ambito di un Progetto di Ateneo dal titolo “Archeologia della lana: allevamento, lavorazione e commercio nella Cisalpina romana”, sviluppato nel biennio 2009-2011 (responsabile: Maria Stella Busana), è stato infatti avviato il censimento sistematico e lo studio degli indicatori archeologici legati -con maggior o minor certezza- alla produzione e lavorazione tessile (fusi, fusaiole, rocche, rocchetti, pesi da telaio), che sta proseguendo con una tesi di dottorato, attualmente in corso (Annarosa Tricomi). A tale scopo, un gruppo di lavoro costituito da esperti delle Università di Padova, Verona e Venezia e della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, competenti per la fase preromana (civiltà veneta) e romana, ha elaborato due schede: la “scheda sito” (dove far confluire tutte le informazioni relative al contesto di rinvenimento) e la “scheda materiali” (dove far confluire, per ogni oggetto, i dati amministrativi, le caratteristiche di classe, materiale, morfometria, peso, decorazione, stato di conservazione, usure, descrizione, cronologia, bibliografia e dati d’archivio, foto e talora disegno), prevedendo vocabolari fissi per la maggior parte dei lemmi. Per i parametri identificativi della classe e delle tipologie si è fatto riferimento ai principali studi condotti su tali reperti in ambito italiano e straniero (Cottica, Béal, etc.). Tali schede, tra loro correlate attraverso un codice, sono state quindi trasformate in un database relazionale, collegato ad un sistema GIS attraverso le coordinate geografiche (per le localizzazioni incerte è stato indicato un raggio di precisione), utilizzando esclusivamente software liberi (Denis Francisci) (cfr. infra).
Il censimento dei reperti, già ultimato per le province occidentali del Veneto (oltre che per Brescia) e in fase di completamento per le province orientali, ha riguardato i materiali esposti nei musei e nelle raccolte locali, ma talora anche esemplari presenti nei depositi museali e nei magazzini delle Soprintendenze. L’identificazione dei materiali rimane in alcuni casi incerta, a causa dello stato di conservazione frammentario o dell’ambiguità funzionale: perciò nelle schede è stato inserito un “Codice di affidabilità di classe”, che tiene conto delle caratteristiche morfometriche e di contesto; inoltre è certa la polifunzionalità di alcuni oggetti e un loro possibile impiego secondario. Tenuto conto della problematicità interpretativa e funzionale dei materiali, uno degli obiettivi del censimento sistematico in corso e dell’elaborazione dei dati mediante il sistema informatico è il tentativo di riconoscere possibili parametri associabili ad un effettivo impiego nelle attività tessili. In generale, il sistema database-GIS, che potrà in futuro dialogare con altri sistemi di dati (ambientali, storici, archeologici, toponomastici ecc.), contribuirà alla definizione, in chiave diacronica e sincronica, di molteplici aspetti del fenomeno: da quelli tecnologici alle caratteristiche peculiari delle produzioni dei diversi territori, dall’organizzazione del lavoro al ruolo sociale attribuito alle diverse attività.
Il database che è stato necessario progettare e costruire per tale progetto doveva rispondere a specifiche caratteristiche tecniche che, da un lato, garantissero una descrizione il più completa possibile degli aspetti formali e metrici dei materiali indagati, dall'altro venissero incontro alle specifiche esigenze del variegato team di schedatori; tra le principali necessità vi erano la semplicità di utilizzo, soprattutto per coloro i quali non erano particolarmente esperti di informatica; la possibilità di usare il sistema in locale sul proprio computer (PC, GNU-Linux o Mac) e in qualsiasi punto del territorio, dovendo schedare materiali conservati in magazzini, musei e depositi vari dispersi in tutto il Nord Est d'Italia e spesso non serviti da connessione internet; la necessità di avere un sistema di schedatura uniforme e condiviso tra utenti diversi e operanti in contesti territoriali differenziati. Oltre a ciò il database doveva possedere altre due caratteristiche: essere predisposto per successive analisi sui dati acquisiti, in particolare analisi spaziali tramite GIS ed elaborazioni statistiche di vario livello, ed essere aperto ad eventuali futuri sviluppi del progetto come la pubblicazione dei dati on-line attraverso la creazione di un WebGIS dedicato.
Date queste premesse, la scelta è caduta sui software SQLite come motore database, SpatiaLite - l'estensione geografica di SQLite - per la gestione dei dati geografici e OpenOffice.org Base (poi sostituito con LibreOffice Base) come interfaccia per l'inserimento dati. Tale struttura software ha permesso di unire la potenza del linguaggio SQL (con la possibilità di costruire elaborate query e di creare trigger e funzioni automatiche) alla semplicità d'uso di Base; trattandosi di applicativi multi-piattaforma e installabili in locale, essi hanno consentito un utilizzo autonomo in qualsiasi parte della regione; ma soprattutto, la possibilità di spostare l'intero DB da una cartella all'altra o da un computer all'altro utilizzando il singolo file .sqlite ha garantito la piena portabilità del sistema. Sqlite-SpatiaLite, inoltre, sono facilmente interfacciabili con diversi software GIS, in particolare QGIS, e con il potente software di statistica R, il che ha permesso di riversare i dati raccolti entro questi applicativi e di processarli dal punto di vista della distribuzione spaziale e da un punto di vista più prettamente statistico. Non ultimo la scelta di una struttura dati basati sull'SQL, un linguaggio aperto quindi e non un formato database proprietario, garantisce la durata nel tempo dei dati che potranno essere non solo conservati a lungo, ma anche resi disponibili per ulteriori sviluppi del progetto o per una diffusione on-line degli stessi.
Nel presente contributo verranno presentate le caratteristiche essenziali del progetto di ricerca, la struttura e le principali funzionalità del database in Sqlite-SpatiaLite con un'analisi dei pro e dei contro circa l'utilizzo di questi software in ambito archeologico. Tra i pro si punterà l'attenzione, in particolare, sulla portabilità di Sqlite-SpatiaLite: tale caratteristica risulta molto utile e apprezzata in un ambito quale quello archeologico, dove la poca dimestichezza con applicazioni informatiche di livello medio alto e server-based (quali PostgreSQL o MySQL) e l'abitudine a lavorare con database (Microsoft Access, Filemaker, etc.) che producono singoli file con relativa estensione (.mdb, .fp5, .fp7, etc.) rendevano molti archeologi piuttosto diffidenti verso le soluzioni FLOSS per i database, ritenute troppo complesse e quindi non efficacemente alternative rispetto alle soluzione closed.
Si passerà poi ad illustrare alcuni risultati esemplificativi ottenuti grazie alla gestione integrata dei dati tra database, GIS e software di statistica R: nello specifico verranno presentati esempi di queries, di analisi spaziali e di elaborazioni statistiche che hanno fornito informazioni e risultati nuovi – e talora inaspettati – sui materiali archeologici inerenti la produzione tessile e sui rispettivi siti di ritrovamento.
Infine, verrà descritta la prospettiva di medio e lungo termine del progetto di ricerca che consta nel rilascio del tracciato SQL dell'attuale database, nella sua trasposizione su una piattaforma database PostgreSQL-PostGIS in vista di un possibile fruizione tramite WebGIS e, per quanto possibile in base ai vincoli imposti dalle diverse Soprintendenze, nella messa in rete dei dati grezzi con libero accesso agli stessi.
Incastonata nelle Alpi del Trentino occidentale (Italia), la Val di Non – nota dalle fonti antich... more Incastonata nelle Alpi del Trentino occidentale (Italia), la Val di Non – nota dalle fonti antiche col nome di “Anaunia” – costituisce da sempre, per la sua posizione geografica, un territorio di passaggio tra l’Italia padana e il mondo transalpino. L’importanza del suo ruolo viario, tuttavia, varia a seconda dei momenti storici e dei differenti contesti geo-politici. Per l’età romana si possono distinguere almeno due periodi: se nella prima età imperiale (I-III d.C.) l’importanza della valle come territorio di transito fu – probabilmente – assai contenuta in quanto le valli dell’Adige e dell’Isarco costituivano le principali arterie da e verso il Nord, tra IV e V secolo d.C. le mutate condizioni militari e politiche, in particolare le necessità di difesa del limes danubiano minacciato dai “barbari”, determinarono un mutamento di ruolo e di orizzonti anche nella viabilità locale che divenne alternativa, in quanto più protetta e sicura, rispetto al corridoio atesino più esposto al pericolo delle invasioni. È in questo periodo, infatti, che la Val di Non, in quanto segmento della più lunga via Po – Mincio – Garda – Resia, acquisisce una nuova valenza nelle strategie difensive della catena alpina e nella mobilità civile e militare ad essa connessa.
L’evoluzione appena descritta costituisce oggi un’ipotesi realistica, basata non solo su considerazioni storiche generali, ma anche – e soprattutto – su dati archeologici e topografici. In questa comunicazione verranno presentati i risultati di un recente studio sull’evoluzione della viabilità e del popolamento della valle, a partire dalle principali e più numerose evidenze archeologiche documentate sul territorio, ossia le necropoli e le tombe di età romana. L’analisi distributiva delle sepolture, tramite GIS, geo-database e metodi geo-statistici, integrata con lo studio topografico del territorio, ha condotto alla ricostruzione dei più probabili percorsi di età romana, alla scoperta/rivalutazione di infrastrutture viarie presenti nell’area e alle sopra citate ipotesi circa il ruolo e l’importanza della rete stradale locale nei diversi periodi. Strettamente connesse all’evoluzione del sistema stradale sembrano essere, inoltre, le dinamiche di popolamento della valle nel corso dell’età romana: strategie insediative che nel quadro più generale della viabilità imperiale trovano una nuova e suggestiva chiave di lettura.
ArchaeSection is a simple tool for the translation and rotation of points measured on a section l... more ArchaeSection is a simple tool for the translation and rotation of points measured on a section line, in order to make easier the section's drawing
Fabric analysis in archaeology is the study of the orientation of each individual component of an... more Fabric analysis in archaeology is the study of the orientation of each individual component of an archaeological layer. In other words, the angular values of direction (“bearing”) and inclination (“plunge”) of every single element of an archaeological record (stones, artifacts, etc.) have to be measured. Each element has three axes: long axis (a), intermediate axis (b) and short axis (c); the measures can be done either on 'a' or on 'c' (“sedimentological fabric”), or on the vector resulting from the sum of 'a' and 'b' (“archaeological fabric”). These data, processed with statical methods, provide comparative models of fabric which allow to understand origins, causes, and dynamics that produced a specific deposit. Fabric analysis is a method used in archaeology since 60's of 20th century, but almost only in paleolithic contexts. In non-prehistoric archaeology this method is rarely used: one of the most important reasons is the disproportion between long time required and final results. In this contribution I would like to propose a method for rapid collection, precise elaboration and effective visualization of data: this method is thought to reduce time required for analysis and to give useful comparative models of fabric. For this aim a combination of open source software is used: PostgreSQL-PostGIS and GRASS for analysis and data management; ParaView for three-dimensional visualization and R for statistical elaboration.
Numbers are rarely used in archaeological studies about classical periods (i.e. Greek and Roman a... more Numbers are rarely used in archaeological studies about classical periods (i.e. Greek and Roman ages). In this talk I'll present the application of quantitative methods in excavations and researches concerning roman imperial period in the North of Italy. Through some practical examples, several techniques of statistical analysis (descriptive, multivariate, circular statistics; spatial analyses; morphometrics; etc.) will be showed and their partial or final results will be discussed.
Numbers are rarely used in archaeological studies about classical periods (i.e. Greek and Roman a... more Numbers are rarely used in archaeological studies about classical periods (i.e. Greek and Roman ages). In this talk I'll present the application of quantitative methods in excavations and researches concerning roman imperial period in the North of Italy. Through some practical examples, several techniques of statistical analysis (descriptive, multivariate, circular statistics; spatial analyses; morphometrics; etc.) will be showed and their partial or final results will be discussed.
In this paper we would like to present the new version of ArcheOS (codename Caesar), the Archeolo... more In this paper we would like to present the new version of ArcheOS (codename Caesar), the Archeological Operating System based on GNU/Linux and composed only by Free/Libre and Open Source Software. The suite is developed by a community of volunteers and released by Arc-Team under the General Public License. The main innovations of the new version (4.0) are the migration of the base system from Kubuntu to Debian and the implementation of a repository platforn.
For normal users the changes reguards essentially the GUI (Graphical User Interface), which turns from KDE (K Desktop Environment) to Gnome (GNU Object Model Environment) and the new update system based on real repository and on simple deb packages. This should help people to mantain ArchaeOS update and clean in a faster and easier way.
From a developer point of view, Debian grants a very stabile platform and a standardized and almost universal packaging procedure, which simplify the software administration inside the distribution (install, update, remove). Moreover ArcheOS project is now organized through a open source project management web application (Redmine) to optimize the community contribute.
Finally ArcheOS 4 presents also some news in the software selection, with the integration of application in the field of Structure from Motion, Image-Based Modeling (Python Photogrammetry Toolbox and PPT-GUI) and of automatic archaeological illustration (Stippler).
Some examples of Circular Statistics techniques applied in archaeological researches, mostly in F... more Some examples of Circular Statistics techniques applied in archaeological researches, mostly in Fabric Analysis.
The first step of this research project was the construction of a complex geo-database; all infor... more The first step of this research project was the construction of a complex geo-database; all informations about cemeteries, tombs and funerary inscriptions of I-III A.D. in Trentino – Alto Adige/Südtirol (Italy) were stored in tables of this database. Several analyses were realized with the data stored in the database and with statistical and spatial (GIS) methods. The objects of analyses were the evolution of funerary usage in alpine context and the description of ways of territorial occupation. Funerary features were used for description of strategies of settlement displacement and for reconstruction of ancient rural country planning and of roman road network in valley context. The results were: complete database of funerary sites in this region; description of typology and evolution of alpine settlements; reconstruction of the centuriation in places where it was known and in places where it was only supposed; reconstruction of road network in a single valley (Val di Non). This work was completly produced with Free/Libre/Open Source Software: PostgreSQL – PostGIS for database; R for statistical analyses; GRASS and QGIS for spatial analysis and GIS; latex for writing this work.
Since the end of the 19th century the museum of Feltre (Veneto Region – Italy) has in its collect... more Since the end of the 19th century the museum of Feltre (Veneto Region – Italy) has in its collection a fragment of an ancient millstone. Although this artifact is only half preserved, it is clearly identifiable as a part of a so-called “Olynthus mill” or "hopper rubber". In the first part this poster describes the stone (dimensions, morphological features, raw material, etc.) and the topographical place where it was found; in the second part the attention will be focused on its importance for understanding the diffusion of this type of hand mill in the Alpine Region, which is a still unresolved problem. In fact, the site of the discovery of this Olynthus mill (together with the locations of the other hopper rubbers found in Veneto Region and in western part of the Province of Trento) could suggest new working hypotheses about the provenance of this type of millstone and how it was introduced in the Raetic territory between 5th and 4th cent. B.C.
The statistical analysis is one of the research methods used for the study of the instruments rel... more The statistical analysis is one of the research methods used for the study of the instruments related to textile activity, in particular spindle whorls and loom weights. Scholars generally use almost exclusively the most common or basic statistical techniques, in particular the univariate analysis methods, that is, those based on a single variable (measures of central tendency, measures of dispersion, histograms, bar charts, etc.), or at best bivariate analysis methods, that is, those based on two variables (contingency table, scatter diagram, linear regression, etc.). More rare is instead the use of the multivariate analysis techniques which take account simultaneously of two or more variables of a specific set of data and allow to synthesize, distinguish and classify the numerous components that characterize a phenomenon or an archaeological object. In this poster the intent is to apply some of the most common techniques of multivariate analysis (Cluster Analysis, Principal Component Analysis, Correspondence Analysis) to the sample of objects related to spinning and weaving collected in recent years within the scope of the project "Archaeology of the wool: breeding, production and trade in the Roman Cisalpina", coordinated by the Department of cultural heritage of the University of Padua (Maria Stella Busana). After a brief introduction on the sample of data and methods used, the results of these analyzes will be described and discussed. They partially confirm what has already been highlighted by previous works, but also provide new insights into situations and correlations not considered to date among textile tools of the Roman Venetia.
"Dal 2001 l’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con la Scuola Archeologica Italia... more "Dal 2001 l’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con la Scuola Archeologica Italiana di Atene, è impegnata nello studio architettonico e nello scavo stratigrafico del teatro del Pythion di Gortina (Creta – Grecia).
Costruito nel II secolo d.C. in adiacenza all’antichissimo tempio di Apollo Pizio (VII secolo a.C.) l’edificio aveva, verosimilmente, un ruolo funzionale allo svolgimento degli agoni in onore di tale divinità.
La costruzione, organizzata secondo lo schema tipico del teatro latino (corpo edilizio unitario con cavea sostenuta da arcate in muratura), fu interessata da almeno quattro distinte fasi di vita concentrate in un breve periodo: dopo la fase di costruzione e d’uso collocabile tra II e prima metà del III secolo d.C., il teatro venne presto abbandonato e subì, dapprima, una potente attività di spolio e successivamente, nella prima metà del IV d.C., la trasformazione degli spazi in vani destinati ad attività artigianali e alla stabulazione di animali. Infine, un terremoto avvenuto poco oltre la metà del IV secolo d.C. (molto probabilmente quello del 365 d.C. ricordato dalle fonti) determinò il crollo dell’edificio che venne definitivamente abbandonato e trasformato in una grande discarica di materiali: livelli di pietre, ceneri, frammenti ceramici, etc. colmarono nei secoli successivi l’invaso della cavea producendo un deposito pluristratificato di oltre 5 metri d’altezza.
Il poster che qui si presenta illustrerà sinteticamente le caratteristiche architettoniche dell’edificio teatrale, le diverse fasi di vita e di utilizzo dello stesso e i principali reperti mobili recuperati dagli scavi ancora in corso. "
Le campagne d'indagine in località Posmòn di Montebelluna (TV), condotte tra 2006 e 2007 dal Dipa... more Le campagne d'indagine in località Posmòn di Montebelluna (TV), condotte tra 2006 e 2007 dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Padova e inserite nel più ampio progetto di ricerca “Archeogeo Montebelluna” finanziato dalla Fondazione Cassamarca di Treviso con la collaborazione del Comune di Montebelluna, hanno permesso di riportare alla luce i resti di un edificio a destinazione produttiva databile tra I e II sec. d.C. con attività di spolio che si protraggono fino al III sec. d.C. Tale scavo si caratterizza dal punto di vista metodologico per l'utilizzo esclusivo di software open source in tutto ciò che riguarda sia la fase di documentazione digitale sul campo (dal rilievo bi- e tridimensionale alla registrazione dei dati relativi alle unità stratigrafiche e ai reperti) sia le attività connesse all'elaborazione dei dati nella successiva fase di post-scavo. Il poster evidenzierà le fasi salienti di questa metodologia di documentazione presentando alcuni esempi di applicazione dei software open source nel rilievo digitale realizzato con metodi fotogrammetrici, nella raccolta di informazioni mediante database relazionale (PostgreSQL - PostGIS), nella gestione dei dati attraverso l'utilizzo di piattaforme GIS e nella loro successiva elaborazione finalizzata ad analisi sperimentali come la visualizzazione e lo studio della fabric dei livelli di crollo. Scopo dell'esposizione è quello di dimostrare come ormai anche nell'ambito di uno scavo universitario il livello raggiunto dal software open source consenta la completa gestione dell'intera attività di documentazione, dalla raccolta dei dati sul campo all'elaborazione finale degli stessi.
Un corso destinato a studenti, docenti, archeologi professionisti o semplici appassionati per l'a... more Un corso destinato a studenti, docenti, archeologi professionisti o semplici appassionati per l'apprendimento delle nozioni di base della statistica archeologica e dell'uso del software R
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Books by Denis Francisci
The volume collects the preliminary results of the Lanifica project and similar investigations focused on different geographic or chronological contexts, carried out by Italian and foreign scholars, giving an opportunity to take stock of this important issue. The systematic approach of the Lanifica project and the opportunity to analyze the phenomenon of the deposition of textile tools inside the graves over a wide chronological period, between the first millennium BC and late antiquity, and in a large area made it possible to highlight similarities and geographical differences of the ideological and economic system connected to the textile production, in addition to its transformations over time. The picture that emerged reveals the specific role of local traditions and cultural contacts resulting from historical events, opening up to new stimuli and future insights.
ITALIAN: Nel mondo romano la collocazione dei siti sepolcrali era in stretta connessione con le altre componenti del paesaggio: situate fuori dagli abitati, allineate lungo le vie, dislocate ai bordi delle proprietà fondia¬rie, le sepolture costituivano dei marcatori indiretti dell’ubicazione di insediamenti, strade e confini. Di conseguenza, l’analisi topografica della loro posizione e la definizione “topologica” delle relazioni con gli altri elementi del paesaggio forniscono un formidabile strumento per comprendere la distribuzione e la tipologia degli abitati, la struttura e l’evoluzione della rete viaria, l’organizzazione agraria delle campagne. Spostando dunque l’attenzione dalla sepultura in senso stretto al locus sepulturae, questo la¬voro si pone l’obiettivo di sfruttare il potenziale topografico dell’evidenza funeraria utilizzandola come strumento diagnostico per ricostruire popolamento, viabilità e assetti agrari nell’attuale Trentino-Alto Adige tra I e III secolo d.C. Dopo due sezioni dedicate, l’una, alla disamina dei fondamenti teorici e metodologici relativi al valore topografico delle sepolture, l’altra all’analisi diacronica e distributiva di corredi, riti e strutture, il volume si articola in tre parti di tema più prettamente topografico: la prima esamina il rapporto tra sepolture e insediamenti, al fine di ricostruire modalità e dinamiche dell’abitare; la seconda verte sulla connessione tra sepolture e viabilità, delineando i percorsi e l’evoluzione nel tem¬po delle strade romane in Val di Non; la terza è incentrata sulla relazione tra sepolture e divisioni agrarie con l’obiettivo di verificare le ipotesi di centuriazione in Basso Sarca e in Oltradige. Il presente lavoro, lungi dal voler fornire risultati univoci e definitivi, si pone come punto di partenza per lo sviluppo di un metodo di ricerca topografica che, pur in una prospettiva multidisciplinare, abbia come fulcro l’eviden¬za funeraria e tutto il suo potenziale informativo.
Papers by Denis Francisci
how the locally available material prevailed over the theoretical standards.
Dal 2006 al 2010 l’allora Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova ha indagato un edificio produttivo ai margini occidentali di Montebelluna (Treviso), abitato veneto e poi romano situato alle pendici della prima fascia collinare. L’edificio, utilizzato tra il I e il III secolo d.C., ospitava una fucina con forgia rialzata e arredi ancora chiaramente leggibili. Nonostante il crollo e le pesanti spoliazioni subite dopo l’abbandono, il complesso presentava un buon livello di conservazione delle strutture murarie e del deposito stratigrafico, consentendo di avanzare un’ipotesi ricostruttiva sulle caratteristiche degli alzati: muri in terra cruda essiccata al sole innalzati al di sopra di uno zoccolo in pietre alternate a frammenti di tegole e coppi, legati da una miscela di terra limo-argillosa. Il contributo illustra le caratteristiche morfologiche degli zoccoli murari e gli elementi costitutivi degli alzati in terra, ricostruiti grazie alle analisi granulometriche, sedimentologiche e micro-morfologiche condotte sugli strati prodotti dal degrado degli alzati stessi. Questo approccio innovativo ha permesso di riconoscere come pisé la tecnica costruttiva degli alzati e di identificare analogie e differenze composizionali tra l’impasto utilizzato per il legante dello zoccolo e la miscela dell’alzato, evidenziando come la materia disponibile in loco abbia prevalso sulle norme teoriche.
vicinanze di un’altra sepoltura con materiali analoghi, descritta dal Campi a inizi ’900 e della quale è stato possibile ricomporre il corredo in parte ancora conservato, ha permesso di ipotizzare l’esistenza di una possibile necropoli tardoantica tra Revò e Romallo, ai margini dell’importante via che attraverso la Val di Non collegava i due versanti delle Alpi e veicolava prodotti di pregio importati e apprezzati anche in Anaunia.
The recent finding of a glass cup and two bronze armrings, recovered a few decades ago along the road between Revò and Romallo and reappeared only in 2021 in Revò, was an opportunity for the study and recontextualisation of these artifacts, which, up to now, had only been displayed in two unpublished black and white photographs. The tomb containing the vessel and the bracelets was found in the immediate vicinity of another burial with similar materials described by Campi at the beginning of the 1900s, of which it was possible to reassemble the partly still preserved kit. The identification of the site led researchers to surmise the existence of a late antique necropolis between Revò and Romallo, on the edge of the road that connected the two sides of the Alps through Val di Non, making it possible to transport valuable products imported and appreciated also in Anaunia.
questo cippo nel proprio contesto territoriale.
compared with those spun using a wood spindle with clay whorl about four times heavier than the bone one: the threads resulting from these two very different sets are very similar in thickness, twist angle and – to a lesser extent – evenness. These results confirm that the spinner’s experience and skill along with the type and preparation of fibre affect characteristics and quality of the yarn more than morphometric and weight characteristics of the spinning tools.
The volume collects the preliminary results of the Lanifica project and similar investigations focused on different geographic or chronological contexts, carried out by Italian and foreign scholars, giving an opportunity to take stock of this important issue. The systematic approach of the Lanifica project and the opportunity to analyze the phenomenon of the deposition of textile tools inside the graves over a wide chronological period, between the first millennium BC and late antiquity, and in a large area made it possible to highlight similarities and geographical differences of the ideological and economic system connected to the textile production, in addition to its transformations over time. The picture that emerged reveals the specific role of local traditions and cultural contacts resulting from historical events, opening up to new stimuli and future insights.
ITALIAN: Nel mondo romano la collocazione dei siti sepolcrali era in stretta connessione con le altre componenti del paesaggio: situate fuori dagli abitati, allineate lungo le vie, dislocate ai bordi delle proprietà fondia¬rie, le sepolture costituivano dei marcatori indiretti dell’ubicazione di insediamenti, strade e confini. Di conseguenza, l’analisi topografica della loro posizione e la definizione “topologica” delle relazioni con gli altri elementi del paesaggio forniscono un formidabile strumento per comprendere la distribuzione e la tipologia degli abitati, la struttura e l’evoluzione della rete viaria, l’organizzazione agraria delle campagne. Spostando dunque l’attenzione dalla sepultura in senso stretto al locus sepulturae, questo la¬voro si pone l’obiettivo di sfruttare il potenziale topografico dell’evidenza funeraria utilizzandola come strumento diagnostico per ricostruire popolamento, viabilità e assetti agrari nell’attuale Trentino-Alto Adige tra I e III secolo d.C. Dopo due sezioni dedicate, l’una, alla disamina dei fondamenti teorici e metodologici relativi al valore topografico delle sepolture, l’altra all’analisi diacronica e distributiva di corredi, riti e strutture, il volume si articola in tre parti di tema più prettamente topografico: la prima esamina il rapporto tra sepolture e insediamenti, al fine di ricostruire modalità e dinamiche dell’abitare; la seconda verte sulla connessione tra sepolture e viabilità, delineando i percorsi e l’evoluzione nel tem¬po delle strade romane in Val di Non; la terza è incentrata sulla relazione tra sepolture e divisioni agrarie con l’obiettivo di verificare le ipotesi di centuriazione in Basso Sarca e in Oltradige. Il presente lavoro, lungi dal voler fornire risultati univoci e definitivi, si pone come punto di partenza per lo sviluppo di un metodo di ricerca topografica che, pur in una prospettiva multidisciplinare, abbia come fulcro l’eviden¬za funeraria e tutto il suo potenziale informativo.
how the locally available material prevailed over the theoretical standards.
Dal 2006 al 2010 l’allora Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova ha indagato un edificio produttivo ai margini occidentali di Montebelluna (Treviso), abitato veneto e poi romano situato alle pendici della prima fascia collinare. L’edificio, utilizzato tra il I e il III secolo d.C., ospitava una fucina con forgia rialzata e arredi ancora chiaramente leggibili. Nonostante il crollo e le pesanti spoliazioni subite dopo l’abbandono, il complesso presentava un buon livello di conservazione delle strutture murarie e del deposito stratigrafico, consentendo di avanzare un’ipotesi ricostruttiva sulle caratteristiche degli alzati: muri in terra cruda essiccata al sole innalzati al di sopra di uno zoccolo in pietre alternate a frammenti di tegole e coppi, legati da una miscela di terra limo-argillosa. Il contributo illustra le caratteristiche morfologiche degli zoccoli murari e gli elementi costitutivi degli alzati in terra, ricostruiti grazie alle analisi granulometriche, sedimentologiche e micro-morfologiche condotte sugli strati prodotti dal degrado degli alzati stessi. Questo approccio innovativo ha permesso di riconoscere come pisé la tecnica costruttiva degli alzati e di identificare analogie e differenze composizionali tra l’impasto utilizzato per il legante dello zoccolo e la miscela dell’alzato, evidenziando come la materia disponibile in loco abbia prevalso sulle norme teoriche.
vicinanze di un’altra sepoltura con materiali analoghi, descritta dal Campi a inizi ’900 e della quale è stato possibile ricomporre il corredo in parte ancora conservato, ha permesso di ipotizzare l’esistenza di una possibile necropoli tardoantica tra Revò e Romallo, ai margini dell’importante via che attraverso la Val di Non collegava i due versanti delle Alpi e veicolava prodotti di pregio importati e apprezzati anche in Anaunia.
The recent finding of a glass cup and two bronze armrings, recovered a few decades ago along the road between Revò and Romallo and reappeared only in 2021 in Revò, was an opportunity for the study and recontextualisation of these artifacts, which, up to now, had only been displayed in two unpublished black and white photographs. The tomb containing the vessel and the bracelets was found in the immediate vicinity of another burial with similar materials described by Campi at the beginning of the 1900s, of which it was possible to reassemble the partly still preserved kit. The identification of the site led researchers to surmise the existence of a late antique necropolis between Revò and Romallo, on the edge of the road that connected the two sides of the Alps through Val di Non, making it possible to transport valuable products imported and appreciated also in Anaunia.
questo cippo nel proprio contesto territoriale.
compared with those spun using a wood spindle with clay whorl about four times heavier than the bone one: the threads resulting from these two very different sets are very similar in thickness, twist angle and – to a lesser extent – evenness. These results confirm that the spinner’s experience and skill along with the type and preparation of fibre affect characteristics and quality of the yarn more than morphometric and weight characteristics of the spinning tools.
In the last few years, the upper parts of three Roman altars came to light in the municipality of Romallo in Val di Non (Trento, Italy). Two monuments were discovered in the 1990s and they have recently been identified and published. In 2016 a third, unknown specimen was found; it was reused in a wall of an old house in the centre of the village. The first part of this paper will focus on the description of the new monument and the analysis of this altar under the other specimens of the same region. In the second part, the results derived from the petrographic characterization of all the three monuments will be presented. Without excluding an external provenance, the rock types used for making the three altars are compatible with a possible local
production.
In archaeology, it is quite common to find querns in dwelling or productive sites, in layers of waste materials or in recycling contexts. More unusual, but well documented, is the discovery of grinding stones in funerary sites; this situation is testified from the Stone Age onwards, it persists beyond the Roman period and there are also some examples in the Alpine region. In the former part, this paper presents a synthetic list of instances, from Palaeolithic to Early Middle Ages, where the association between querns and burials is attested; the aim is to highlight the multiple functions and meanings of the grinding stones in the funerary contexts. In fact, the quern could be reused as building material, like any other stone; it could have a ritual and symbolic meaning when it became a grave good or offering for the dead; in some circumstances, it’s possible that the quern was used properly for milling products for the funerary rituals. In the latter part the article focuses on two study cases from the Alpine region (Autonomous Province of Trento – Italy) concerning the upper stone of a saddle quern for dyes found in a burial place dating back to the Copper Age (Dos de la Forca – Mezzocorona) and a rotary quern for grain probably included in a Roman cemetery (Romallo).
This paper aims to present a quick overview of Vigilio Inama's writings concerning medieval and modern history of Non's Valley. Through the analysis of the individual publications we will attempt to outline the History's idea of Inama, his historical research methods - that could be resumed by the metaphoric image of “spigolatura d'archivio” (i.e. “archive gleaning”) - and some features of his thought and his intellectual's role in the political and cultural context of Trentino Region between 19th and 20th century.
production and owners of monuments; to confirm the adherence of the Non’s Valley to the customs and symbolism of the Roman world.
This proposal aims to present an example of a new classification method (geometric classification) developed for QGIS and very useful for archaeological data. This contribute could be a workshop or a programming session divided in these steps: presentation of the problem; representing correctly an archaeological grid with graduated colors; statistical approach to main classification methods; comparison between classification methods in different GIS softwares; developing and using the new geometric classification method by participants. The objectives are to present a new classification method useful for archaeologists and to demonstrate the role of FLOSS for knowing how the software works and for adapting software's functions to our needs.""
Il censimento dei reperti, già ultimato per le province occidentali del Veneto (oltre che per Brescia) e in fase di completamento per le province orientali, ha riguardato i materiali esposti nei musei e nelle raccolte locali, ma talora anche esemplari presenti nei depositi museali e nei magazzini delle Soprintendenze. L’identificazione dei materiali rimane in alcuni casi incerta, a causa dello stato di conservazione frammentario o dell’ambiguità funzionale: perciò nelle schede è stato inserito un “Codice di affidabilità di classe”, che tiene conto delle caratteristiche morfometriche e di contesto; inoltre è certa la polifunzionalità di alcuni oggetti e un loro possibile impiego secondario. Tenuto conto della problematicità interpretativa e funzionale dei materiali, uno degli obiettivi del censimento sistematico in corso e dell’elaborazione dei dati mediante il sistema informatico è il tentativo di riconoscere possibili parametri associabili ad un effettivo impiego nelle attività tessili. In generale, il sistema database-GIS, che potrà in futuro dialogare con altri sistemi di dati (ambientali, storici, archeologici, toponomastici ecc.), contribuirà alla definizione, in chiave diacronica e sincronica, di molteplici aspetti del fenomeno: da quelli tecnologici alle caratteristiche peculiari delle produzioni dei diversi territori, dall’organizzazione del lavoro al ruolo sociale attribuito alle diverse attività.
Il database che è stato necessario progettare e costruire per tale progetto doveva rispondere a specifiche caratteristiche tecniche che, da un lato, garantissero una descrizione il più completa possibile degli aspetti formali e metrici dei materiali indagati, dall'altro venissero incontro alle specifiche esigenze del variegato team di schedatori; tra le principali necessità vi erano la semplicità di utilizzo, soprattutto per coloro i quali non erano particolarmente esperti di informatica; la possibilità di usare il sistema in locale sul proprio computer (PC, GNU-Linux o Mac) e in qualsiasi punto del territorio, dovendo schedare materiali conservati in magazzini, musei e depositi vari dispersi in tutto il Nord Est d'Italia e spesso non serviti da connessione internet; la necessità di avere un sistema di schedatura uniforme e condiviso tra utenti diversi e operanti in contesti territoriali differenziati. Oltre a ciò il database doveva possedere altre due caratteristiche: essere predisposto per successive analisi sui dati acquisiti, in particolare analisi spaziali tramite GIS ed elaborazioni statistiche di vario livello, ed essere aperto ad eventuali futuri sviluppi del progetto come la pubblicazione dei dati on-line attraverso la creazione di un WebGIS dedicato.
Date queste premesse, la scelta è caduta sui software SQLite come motore database, SpatiaLite - l'estensione geografica di SQLite - per la gestione dei dati geografici e OpenOffice.org Base (poi sostituito con LibreOffice Base) come interfaccia per l'inserimento dati. Tale struttura software ha permesso di unire la potenza del linguaggio SQL (con la possibilità di costruire elaborate query e di creare trigger e funzioni automatiche) alla semplicità d'uso di Base; trattandosi di applicativi multi-piattaforma e installabili in locale, essi hanno consentito un utilizzo autonomo in qualsiasi parte della regione; ma soprattutto, la possibilità di spostare l'intero DB da una cartella all'altra o da un computer all'altro utilizzando il singolo file .sqlite ha garantito la piena portabilità del sistema. Sqlite-SpatiaLite, inoltre, sono facilmente interfacciabili con diversi software GIS, in particolare QGIS, e con il potente software di statistica R, il che ha permesso di riversare i dati raccolti entro questi applicativi e di processarli dal punto di vista della distribuzione spaziale e da un punto di vista più prettamente statistico. Non ultimo la scelta di una struttura dati basati sull'SQL, un linguaggio aperto quindi e non un formato database proprietario, garantisce la durata nel tempo dei dati che potranno essere non solo conservati a lungo, ma anche resi disponibili per ulteriori sviluppi del progetto o per una diffusione on-line degli stessi.
Nel presente contributo verranno presentate le caratteristiche essenziali del progetto di ricerca, la struttura e le principali funzionalità del database in Sqlite-SpatiaLite con un'analisi dei pro e dei contro circa l'utilizzo di questi software in ambito archeologico. Tra i pro si punterà l'attenzione, in particolare, sulla portabilità di Sqlite-SpatiaLite: tale caratteristica risulta molto utile e apprezzata in un ambito quale quello archeologico, dove la poca dimestichezza con applicazioni informatiche di livello medio alto e server-based (quali PostgreSQL o MySQL) e l'abitudine a lavorare con database (Microsoft Access, Filemaker, etc.) che producono singoli file con relativa estensione (.mdb, .fp5, .fp7, etc.) rendevano molti archeologi piuttosto diffidenti verso le soluzioni FLOSS per i database, ritenute troppo complesse e quindi non efficacemente alternative rispetto alle soluzione closed.
Si passerà poi ad illustrare alcuni risultati esemplificativi ottenuti grazie alla gestione integrata dei dati tra database, GIS e software di statistica R: nello specifico verranno presentati esempi di queries, di analisi spaziali e di elaborazioni statistiche che hanno fornito informazioni e risultati nuovi – e talora inaspettati – sui materiali archeologici inerenti la produzione tessile e sui rispettivi siti di ritrovamento.
Infine, verrà descritta la prospettiva di medio e lungo termine del progetto di ricerca che consta nel rilascio del tracciato SQL dell'attuale database, nella sua trasposizione su una piattaforma database PostgreSQL-PostGIS in vista di un possibile fruizione tramite WebGIS e, per quanto possibile in base ai vincoli imposti dalle diverse Soprintendenze, nella messa in rete dei dati grezzi con libero accesso agli stessi.
L’evoluzione appena descritta costituisce oggi un’ipotesi realistica, basata non solo su considerazioni storiche generali, ma anche – e soprattutto – su dati archeologici e topografici. In questa comunicazione verranno presentati i risultati di un recente studio sull’evoluzione della viabilità e del popolamento della valle, a partire dalle principali e più numerose evidenze archeologiche documentate sul territorio, ossia le necropoli e le tombe di età romana. L’analisi distributiva delle sepolture, tramite GIS, geo-database e metodi geo-statistici, integrata con lo studio topografico del territorio, ha condotto alla ricostruzione dei più probabili percorsi di età romana, alla scoperta/rivalutazione di infrastrutture viarie presenti nell’area e alle sopra citate ipotesi circa il ruolo e l’importanza della rete stradale locale nei diversi periodi. Strettamente connesse all’evoluzione del sistema stradale sembrano essere, inoltre, le dinamiche di popolamento della valle nel corso dell’età romana: strategie insediative che nel quadro più generale della viabilità imperiale trovano una nuova e suggestiva chiave di lettura.
These data, processed with statical methods, provide comparative models of fabric which allow to understand origins, causes, and dynamics that produced a specific deposit.
Fabric analysis is a method used in archaeology since 60's of 20th century, but almost only in paleolithic contexts. In non-prehistoric archaeology this method is rarely used: one of the most important reasons is the disproportion between long time required and final results.
In this contribution I would like to propose a method for rapid collection, precise elaboration and effective visualization of data: this method is thought to reduce time required for analysis and to give useful comparative models of fabric.
For this aim a combination of open source software is used: PostgreSQL-PostGIS and GRASS for analysis and data management; ParaView for three-dimensional visualization and R for statistical elaboration.
For normal users the changes reguards essentially the GUI (Graphical User Interface), which turns from KDE (K Desktop Environment) to Gnome (GNU Object Model Environment) and the new update system based on real repository and on simple deb packages. This should help people to mantain ArchaeOS update and clean in a faster and easier way.
From a developer point of view, Debian grants a very stabile platform and a standardized and almost universal packaging procedure, which simplify the software administration inside the distribution (install, update, remove). Moreover ArcheOS project is now organized through a open source project management web application (Redmine) to optimize the community contribute.
Finally ArcheOS 4 presents also some news in the software selection, with the integration of application in the field of Structure from Motion, Image-Based Modeling (Python Photogrammetry Toolbox and PPT-GUI) and of automatic archaeological illustration (Stippler).
Several analyses were realized with the data stored in the database and with statistical and spatial (GIS) methods. The objects of analyses were the evolution of funerary usage in alpine context and the description of ways of territorial occupation. Funerary features were used for description of strategies of settlement displacement and for reconstruction of ancient rural country planning and of roman road network in valley context.
The results were: complete database of funerary sites in this region; description of typology and evolution of alpine settlements; reconstruction of the centuriation in places where it was known and in places where it was only supposed; reconstruction of road network in a single valley (Val di Non).
This work was completly produced with Free/Libre/Open Source Software: PostgreSQL – PostGIS for database; R for statistical analyses; GRASS and QGIS for spatial analysis and GIS; latex for writing this work.
Costruito nel II secolo d.C. in adiacenza all’antichissimo tempio di Apollo Pizio (VII secolo a.C.) l’edificio aveva, verosimilmente, un ruolo funzionale allo svolgimento degli agoni in onore di tale divinità.
La costruzione, organizzata secondo lo schema tipico del teatro latino (corpo edilizio unitario con cavea sostenuta da arcate in muratura), fu interessata da almeno quattro distinte fasi di vita concentrate in un breve periodo: dopo la fase di costruzione e d’uso collocabile tra II e prima metà del III secolo d.C., il teatro venne presto abbandonato e subì, dapprima, una potente attività di spolio e successivamente, nella prima metà del IV d.C., la trasformazione degli spazi in vani destinati ad attività artigianali e alla stabulazione di animali. Infine, un terremoto avvenuto poco oltre la metà del IV secolo d.C. (molto probabilmente quello del 365 d.C. ricordato dalle fonti) determinò il crollo dell’edificio che venne definitivamente abbandonato e trasformato in una grande discarica di materiali: livelli di pietre, ceneri, frammenti ceramici, etc. colmarono nei secoli successivi l’invaso della cavea producendo un deposito pluristratificato di oltre 5 metri d’altezza.
Il poster che qui si presenta illustrerà sinteticamente le caratteristiche architettoniche dell’edificio teatrale, le diverse fasi di vita e di utilizzo dello stesso e i principali reperti mobili recuperati dagli scavi ancora in corso. "