Books by Francesco Petrini
Il controllo sulle fonti di produzione e sulle reti di distribuzione e vendita del petrolio si è ... more Il controllo sulle fonti di produzione e sulle reti di distribuzione e vendita del petrolio si è strutturato nel corso del secolo attraverso la sinergia tra governi e grandi compagnie. Il libro ricostruisce l’evoluzione di questo rapporto, a partire dal 1914, quando la Gran Bretagna inaugurò la relazione tra pubblico e privato nel settore petrolifero, fino alla crisi dei primi anni Settanta, che rappresentò un momento di svolta cruciale in quella relazione. Si tratta in sostanza di un’indagine del concreto dispiegarsi della relazione tra potere statale e grande capitale, quel livello della vita economica e sociale che Braudel definiva il «contro-mercato […], il regno dell’arrangiarsi e della legge del più forte», ossia, tout court, il capitalismo .
Including several contributions from an international group of historians and experts of internat... more Including several contributions from an international group of historians and experts of international relations, this book analyses the relationship between the United Nations and European integration. The book, which covers from 1945 to the present, is organised into three sections, each dedicated to a different phase of the integration process, during which EU-UN relations had a different character. The essays of the first section deal with the 1950s and 1960s and show the active part played by UN bodies in shaping the integration process. In the second part, covering the 1970s and 1980s, it is the European Community which is shown to have had a visible impact on the life and the decision-making process of several UN bodies. Finally, the third part of the book, on the post-Cold War years, describes a more complex situation, characterised by new geopolitical responsibilities of the European Union, but also by its deep internal transformations due to several treaty revisions and the enlargement to Eastern Europe. Thus, dynamics similar to those described in the first section return, with UN bodies shaping some of the internal rules of the EU, but these coexist with strengthened European activity in the United Nations, in some cases leading to real partnerships.
Manuale di Storia dell'Organizzazione internazionale dal 1815 all'inizio del XXI secolo
I contributi qui pubblicati illustrano gli effetti giocati sulle forze sociali europee dall'apert... more I contributi qui pubblicati illustrano gli effetti giocati sulle forze sociali europee dall'apertura economica internazionale avviata negli anni cinquanta e sessanta, con particolare attenzione per quello che, almeno nel vecchio continente, ne fu l'elemento centrale: il mercato comune europeo.
Spostando progressivamente le decisioni di politica economica fuori dai confini nazionali, tali dinamiche costituirono una sfida soprattutto per le forze sindacali, che sempre più si trovarono costrette a confrontarvisi e a commisurarvi la loro azione, e che all'inizio degli anni settanta iniziarono a spostare a livello europeo gli obiettivi di pieno impiego e di redistribuzione tradizionalmente perseguiti in ambito nazionale.
Attraverso una serie di approfondimenti sulla situazione italiana, sui maggiori sindacati europei e su alcune sedi internazionali di particolare rilievo, i saggi contenuti nel volume offrono un contributo alla ricostruzione di tali vicende, mostrando l'evoluzione delle singole forze, i tentativi di un'effettiva azione sindacale europea e il rapido ridimensionamento di quest'ultima a causa delle nuove condizioni economiche degli anni settanta, caratterizzate da pressioni inflazionistiche e disoccupazione crescente.
La politica estera di uno Stato è il prodotto non solo di fattori strutturali e dei condizionamen... more La politica estera di uno Stato è il prodotto non solo di fattori strutturali e dei condizionamenti imposti dal sistema internazionale, ma anche della dialettica di soggetti politici, economici e sociali interni.
Il volume si propone di analizzare, sulla scorta di un'attenta disamina di fonti primarie e secondarie, l'influenza esercitata dalla Confindustria sul processo di adesione dell'Italia alla costruzione europea nel corso degli anni cinquanta. Il decennio fu caratterizzato, da un lato, dal consolidarsi di uno stretto rapporto politico tra la massima organizzazione di rappresentanza del padronato e i governi centristi, dall'altro dalla nascita, attraverso un processo per prove ed errori, delle prime comunità sovranazionali e del grande mercato europeo. In che misura e secondo quali priorità gli industriali privati riuscirono a condizionare le modalità di inserimento dell'economia italiana nel regionalismo europeo?
La posizione degli industriali italiani rispetto ai problemi posti dall'interdipendenza economica dell'Europa occidentale fu soggetta ad un cambiamento lento, ma sostanziale. Partendo da una posizione che si faceva scudo di un liberismo sui generis , assai intransigente contro qualsiasi tipo di interventismo statale e nel rifiutare ogni ipotesi di creazione di autorità sovranazionali dotate di poteri di regolazione dei mercati, ma molto più malleabile in tema di protezionismo e di intese dirette tra aziende e settori produttivi, si approdò alla fine del decennio all'accettazione, sia pure prudente e condizionata, dell'integrazione come l'unico schema che avrebbe potuto garantire l'abbattimento delle barriere che ostacolavano il commercio intereuropeo. In tal modo si assicurava l'accesso ai mercati esteri, ritenuto vitale per lo sviluppo dell'industria nella penisola, conciliando l'apertura del mercato interno alla concorrenza straniera con le esigenze di protezione molto sentite da larghe parti dell'economia italiana.
Papers by Francesco Petrini
Journal of Energy History, http://energyhistory.eu/en/node/196, 2020
Modern imperialism springs from the interaction of the geopolitical and economic logics. The inte... more Modern imperialism springs from the interaction of the geopolitical and economic logics. The international oil industry offers an ideal case study of this connection. The links between nation states and multinational oil companies have been close and mutually advantageous. The oil majors took advantage of the expansion of the U.S. hegemony, both in terms of access to crude and profitable markets; the U.S. profited from the control of a key energy source. This chapter sketches the consolidation of this relationship throughout the first half of the 20th century. This will retell a familiar story, but from a different perspective. How does the capitalist logic of imperialism interact with the geopolitical imperative?
European Review of History: Revue européenne d'histoire , 2019
Since its origins European integration has been closely connected to the social tensions that cap... more Since its origins European integration has been closely connected to the social tensions that capitalism generates. During the interwar years, one of the main rationales behind the push to deeper European economic integration was the search for increased prosperity as a means to prevent class conflict. After the economic collapse of the 1930s and the Second World War, the European Communities were an essential part of a larger effort towards the restoration of capitalism’s legitimacy and hierarchies. Since the end of the 1970s, following the crisis of the post-Second World War regime, the stabilizing role of European integration assumed new modes. Italy, as a weak link in the chain of capitalist development, showed in advance and with the utmost clarity how this new role worked. In two crucial passages of the post-1945 country’s history, when workers’ unrest strongly challenged the existing capitalist hierarchies, European governance played a crucial role in their restoration. Both in the early 1960s and in the late 1970s the European ‘vincolo esterno’ (external constraint) decisively helped the affirmation of the domestic deflationary forces.
in L' Italia degli anni Settanta : narrazioni e interpretazioni a confronto / a cura di Fiammetta Balestracci e Catia Papa , pp. 13-27 , 2019
in Vincent Dujardin et al. (eds), The European Commission 1986-2000 — History and memories of an institution, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2019
Imperialism dates back to the dawn of political history and it has been driven by a multitude of ... more Imperialism dates back to the dawn of political history and it has been driven by a multitude of factors, including human nature and, first and foremost, power politics. Yet there is a specificity of modern imperialism that cannot be ignored: imperialism in the modern era, say at least since the 1870s but we might maybe go back till the XVII century Holland, is understandable only in close connection with the development of capitalism. As Callinicos writes: “capitalist imperialism is constituted by the intersection of two forms of competition, namely economic and geopolitical”.
It follows that to understand oil imperialism it is crucial to clarify the nature of the interrelation between political power and big business, the sphere of relations that Braudel identified with capitalism tout court.
This was a two-way relations: the oil majors jumped on the boat of the expansion of the US hegemony and gained access to immensely profitable resources, while the US as an international power profited from the control of a key energy source. The paper sketches out the consolidation of this relationship throughout the first half of the XXth century as the main driver of oil imperialism.
The paper attempts at showing how the historical study of European integration could be improved ... more The paper attempts at showing how the historical study of European integration could be improved by the adoption of a different research method. The basic idea is that to understand the course and origin of european integration it is necessary to connect that story with that of capitalism. In this perspective the paper proposes the adoption of the concepts of uneven and combined development and of stabilisation as the basic interpretive tools of the historian.
My basic premise is that you can fully understand the origins and the development of European int... more My basic premise is that you can fully understand the origins and the development of European integration only if you strictly connect that story with the working of the capitalist system. In this perspective the concept of uneven and combined development, originally advanced by Lev Trotsky, and that of stabilization, as defined by Charles Maier in the early 1980s, provide two powerful heuristic tools to the historian. The paper tries to apply the two concepts to the history of European integration, with a focus on the 1970s.
Despite all the turmoil of the 1970s, at the beginning of the 1980s the big oil companies remaine... more Despite all the turmoil of the 1970s, at the beginning of the 1980s the big oil companies remained, by size and profitability, among the most significant players on the world scene. In 1983 six oil companies – the five US-based majors and Standard Oil of Indiana – were in the top 10 of US industrial firms in terms of revenues. In terms of profit, in 1972 the five US majors had made $3.8 billion, by and large one-seventh of all the profits of Fortune 500. By 1982 the same companies accounted for $9.1 billion in profits, still about one-seventh of the Fortune group . This impressive concentration of wealth and power cannot be dismissed as a passive bystander of such a pivotal event as the countershock. My thesis is that in the 1980s the companies tried to regain a degree of control over the working of the industry, snatching it away from OPEC and national oil companies. They did so mainly in two ways: by increasing production in areas outside the OPEC domain, and by fostering a new, wholly unprecedented (at least for international oil) way of determining the price of crude and products: the market.
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Books by Francesco Petrini
Spostando progressivamente le decisioni di politica economica fuori dai confini nazionali, tali dinamiche costituirono una sfida soprattutto per le forze sindacali, che sempre più si trovarono costrette a confrontarvisi e a commisurarvi la loro azione, e che all'inizio degli anni settanta iniziarono a spostare a livello europeo gli obiettivi di pieno impiego e di redistribuzione tradizionalmente perseguiti in ambito nazionale.
Attraverso una serie di approfondimenti sulla situazione italiana, sui maggiori sindacati europei e su alcune sedi internazionali di particolare rilievo, i saggi contenuti nel volume offrono un contributo alla ricostruzione di tali vicende, mostrando l'evoluzione delle singole forze, i tentativi di un'effettiva azione sindacale europea e il rapido ridimensionamento di quest'ultima a causa delle nuove condizioni economiche degli anni settanta, caratterizzate da pressioni inflazionistiche e disoccupazione crescente.
Il volume si propone di analizzare, sulla scorta di un'attenta disamina di fonti primarie e secondarie, l'influenza esercitata dalla Confindustria sul processo di adesione dell'Italia alla costruzione europea nel corso degli anni cinquanta. Il decennio fu caratterizzato, da un lato, dal consolidarsi di uno stretto rapporto politico tra la massima organizzazione di rappresentanza del padronato e i governi centristi, dall'altro dalla nascita, attraverso un processo per prove ed errori, delle prime comunità sovranazionali e del grande mercato europeo. In che misura e secondo quali priorità gli industriali privati riuscirono a condizionare le modalità di inserimento dell'economia italiana nel regionalismo europeo?
La posizione degli industriali italiani rispetto ai problemi posti dall'interdipendenza economica dell'Europa occidentale fu soggetta ad un cambiamento lento, ma sostanziale. Partendo da una posizione che si faceva scudo di un liberismo sui generis , assai intransigente contro qualsiasi tipo di interventismo statale e nel rifiutare ogni ipotesi di creazione di autorità sovranazionali dotate di poteri di regolazione dei mercati, ma molto più malleabile in tema di protezionismo e di intese dirette tra aziende e settori produttivi, si approdò alla fine del decennio all'accettazione, sia pure prudente e condizionata, dell'integrazione come l'unico schema che avrebbe potuto garantire l'abbattimento delle barriere che ostacolavano il commercio intereuropeo. In tal modo si assicurava l'accesso ai mercati esteri, ritenuto vitale per lo sviluppo dell'industria nella penisola, conciliando l'apertura del mercato interno alla concorrenza straniera con le esigenze di protezione molto sentite da larghe parti dell'economia italiana.
Papers by Francesco Petrini
It follows that to understand oil imperialism it is crucial to clarify the nature of the interrelation between political power and big business, the sphere of relations that Braudel identified with capitalism tout court.
This was a two-way relations: the oil majors jumped on the boat of the expansion of the US hegemony and gained access to immensely profitable resources, while the US as an international power profited from the control of a key energy source. The paper sketches out the consolidation of this relationship throughout the first half of the XXth century as the main driver of oil imperialism.
Spostando progressivamente le decisioni di politica economica fuori dai confini nazionali, tali dinamiche costituirono una sfida soprattutto per le forze sindacali, che sempre più si trovarono costrette a confrontarvisi e a commisurarvi la loro azione, e che all'inizio degli anni settanta iniziarono a spostare a livello europeo gli obiettivi di pieno impiego e di redistribuzione tradizionalmente perseguiti in ambito nazionale.
Attraverso una serie di approfondimenti sulla situazione italiana, sui maggiori sindacati europei e su alcune sedi internazionali di particolare rilievo, i saggi contenuti nel volume offrono un contributo alla ricostruzione di tali vicende, mostrando l'evoluzione delle singole forze, i tentativi di un'effettiva azione sindacale europea e il rapido ridimensionamento di quest'ultima a causa delle nuove condizioni economiche degli anni settanta, caratterizzate da pressioni inflazionistiche e disoccupazione crescente.
Il volume si propone di analizzare, sulla scorta di un'attenta disamina di fonti primarie e secondarie, l'influenza esercitata dalla Confindustria sul processo di adesione dell'Italia alla costruzione europea nel corso degli anni cinquanta. Il decennio fu caratterizzato, da un lato, dal consolidarsi di uno stretto rapporto politico tra la massima organizzazione di rappresentanza del padronato e i governi centristi, dall'altro dalla nascita, attraverso un processo per prove ed errori, delle prime comunità sovranazionali e del grande mercato europeo. In che misura e secondo quali priorità gli industriali privati riuscirono a condizionare le modalità di inserimento dell'economia italiana nel regionalismo europeo?
La posizione degli industriali italiani rispetto ai problemi posti dall'interdipendenza economica dell'Europa occidentale fu soggetta ad un cambiamento lento, ma sostanziale. Partendo da una posizione che si faceva scudo di un liberismo sui generis , assai intransigente contro qualsiasi tipo di interventismo statale e nel rifiutare ogni ipotesi di creazione di autorità sovranazionali dotate di poteri di regolazione dei mercati, ma molto più malleabile in tema di protezionismo e di intese dirette tra aziende e settori produttivi, si approdò alla fine del decennio all'accettazione, sia pure prudente e condizionata, dell'integrazione come l'unico schema che avrebbe potuto garantire l'abbattimento delle barriere che ostacolavano il commercio intereuropeo. In tal modo si assicurava l'accesso ai mercati esteri, ritenuto vitale per lo sviluppo dell'industria nella penisola, conciliando l'apertura del mercato interno alla concorrenza straniera con le esigenze di protezione molto sentite da larghe parti dell'economia italiana.
It follows that to understand oil imperialism it is crucial to clarify the nature of the interrelation between political power and big business, the sphere of relations that Braudel identified with capitalism tout court.
This was a two-way relations: the oil majors jumped on the boat of the expansion of the US hegemony and gained access to immensely profitable resources, while the US as an international power profited from the control of a key energy source. The paper sketches out the consolidation of this relationship throughout the first half of the XXth century as the main driver of oil imperialism.
entities. This paper focuses on the relationship between oil
multinationals and governments in major oil consuming nations in a moment of change. After the Libyan revolution in 1969, the OPEC countries opened a cycle of negotiations with oil companies on oil prices that culminated in the Tehran and Tripoli agreements of spring 1971. The companies were in charge of these negotiations. Relations with consuming governments came under a severe strain. The public in
oil consuming nations, fearful of being ignored by firms more
interested in protecting their profits, became increasingly wary of companies' guardianship of their welfare, and many voices were raised to demand that governments step forward to defend the public interest. This paper will evaluate how much and in which sense the crisis of the early 1970s changed consumers-companies relations.
Stephen J. Randall, United States Foreign Oil Policy since World War I. For Profits and Security, McGill-Queen’s University Press, Montreal & Kingston, 2005, 418 pp.
Robert Vitalis, America’s Kingdom: Mythmaking on the Saudi Oil Frontier, Stanford University Press, Stanford, 2007, xxvii + 353 pp.
Fiona Venn, The Oil Crisis, Pearson Education, London, 2002 xii + 220 pp.
Duco Hellema, Cees Wiebes, Toby Witte, The Netherlands and the Oil Crisis. Business as Usual, Amsterdam University Press, Amsterdam, 2004, 320 pp.
It follows that to understand oil imperialism it is crucial to clarify the nature of the interrelation between political power and big business, the sphere of relations that Braudel identified with capitalism tout court.
This was a two-way relations: the oil majors jumped on the boat of the expansion of the US hegemony and gained access to immensely profitable resources, while the US as an international power profited from the control of a key energy source. The paper sketches out the consolidation of this relationship throughout the first half of the XXth century as the main driver of oil imperialism.
Nell’Italia post seconda guerra mondiale tali tratti originari sono stati messi in discussione almeno tre volte: nell’immediato dopoguerra; nella “congiuntura” che segnò la fine del boom economico a inizio anni Sessanta; e nei “lunghi anni Settanta” aperti dall’ondata di conflittualità socia-le del 1968-69. In tutti e tre i casi il vincolo esterno ha giocato un ruolo chiave per il ristabilimento delle gerarchie capitalistiche. Il paper cerca di illustrarne il ruolo negli ultimi due.